Dissertations / Theses on the topic 'Bio-medical Application - Drug Delivery'
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Rotan, Olga [Verfasser], and Matthias [Akademischer Betreuer] Epple. "Calcium phosphate nanoparticles for medical application : drug and vaccine delivery / Olga Rotan. Betreuer: Matthias Epple." Duisburg, 2016. http://d-nb.info/1099910277/34.
Full textMunusamy, Prabhakaran. "Design, Synthesis and Characterization of Porous Silica Nanoparticles and Application in Intracellular Drug Delivery." Diss., Virginia Tech, 2010. http://hdl.handle.net/10919/38808.
Full textPh. D.
Yamani, Zuhoor. "Design of Multi-function Polymeric Nanoparticles for Theranostic Application." Thesis, KTH, Skolan för kemi, bioteknologi och hälsa (CBH), 2019. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:kth:diva-255348.
Full textMa, Hui. "Nanomaterials for Biological Applications: Drug Delivery and Bio-sensing." ScholarWorks@UNO, 2013. http://scholarworks.uno.edu/td/1647.
Full textDavidson, Scott. "Bio-inspired silica : development for drug delivery applications and biocompatibility." Thesis, University of Strathclyde, 2016. http://digitool.lib.strath.ac.uk:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=27559.
Full textWadkins, David Allen. "Nanoparticles: nanoscale systems for medical applications." Thesis, University of Iowa, 2017. https://ir.uiowa.edu/etd/6008.
Full textPenchala, Sravan C. "Characterization of AG10, a potent stabilizer of transthyretin, and its application in enhancing in vivo half-life of therapeutic peptides." Scholarly Commons, 2016. https://scholarlycommons.pacific.edu/uop_etds/130.
Full textGeite, Patrik. "Medical Implant Applications of Mesoporous Silica Films." Thesis, Linköpings universitet, Nanostrukturerade material, 2019. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:liu:diva-154463.
Full textKakde, Deepak. "Synthesis, characterisation and applications of new polyesters for drug delivery." Thesis, University of Nottingham, 2016. http://eprints.nottingham.ac.uk/37381/.
Full textMoret, Francesca. "Nanovehicles for medical use: an in vitro evaluation of cytotoxicity and drug delivery efficiency." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423637.
Full textIl recente progresso apportato dalla nanotecnologia nella manipolazione della materia ha portato al conseguente sviluppo di diversi tipi di nanoparticelle e nanodevices per applicazioni biomediche. In campo oncologico, oggetti dalle dimensioni nanometriche si sono dimostrati particolarmente interessanti in qualità di sistemi per la veicolazione di farmaci, poiché si presume che l’ingegnerizzazione dei nanoveicoli e la loro funzionalizzazione con specifici ligandi/anticorpi possa portare ad un miglioramento dell’efficacia e della selettività delle terapie antitumorali sfruttando meccanismi di targeting del tumore sia passivi che attivi. L’utilizzo di sistemi di veicolazione è particolarmente importante nel caso di terapie nelle quali la somministrazione dei farmaci in formulazioni acquose conduce a fenomeni di aggregazione con conseguente diminuzione di attività e di disponibilità nel circolo sanguineo, o nel caso di farmaci con scarsa selettività per il tumore. Appartengono a queste categorie la maggior parte dei fotosensibilizzanti utilizzati in terapia fotodinamica (PDT), poiché farmaci di natura idrofobica e con scarsa selettività di accumulo nei tessuti maligni. Negli ultimi decenni, la PDT si è dimostrata una promettente tecnica di trattamento del cancro in alternativa alle terapie convenzionali che invece generalmente dimostrano alta tossicità sistemica e fenomeni di farmaco-resistenza. La PDT si basa sulla somministrazione di un fotosensibilizzante (PS) che accumulatosi nel tumore, e dopo essere stato attivato con opportune lunghezze d’onda di luce, è in grado di reagire con l’ossigeno molecolare che lo circonda generando specie reattive dell’ossigeno (ROS) altamente citotossiche con conseguente danno cellulare e vascolare. In questa tesi di dottorato, tre diversi nanosistemi quali liposomi, nanoparticelle PLGA (poly-(D,L-lactide-co-glycolide)) e nanoparticelle di silice organicamente modificata (ORMOSIL), sono stati presi in considerazione per la veicolazione del fotosensibilizzante di seconda generazione meta-tetra(hydroxyphenyl)chlorin (m-THPC, Temoporfin) in cellule tumorali in vitro. In particolare, sono state valutate l’efficienza di veicolazione del farmaco, la tossicità buia e fotoindotta delle diverse formulazioni di m-THPC. Per migliorare la biodisponibilità e la selettività per il tumore della m-THPC, nella progettazione dei nanoveicoli sono state considerate quali strategie essenziali la pegilazione e il targeting delle particelle, in modo da prolungare la circolazione dei nanosistemi nel flusso sanguineo e in modo da sfruttare meccanismi attivi di targeting del tumore. Per la veicolazione della m-THPC utilizzando liposomi unilamellari sono state saggiate in vitro quattro diverse formulazioni liposomiali pegilate (Fospeg®, fornito dalla ditta Biolitec Research) con lunghezza (PEG750, PEG2000, PEG5000) e densità del PEG (2%, 8%) variabili, utilizzando come linee cellulari fibroblasti di polmone normali (CCD-34Lu) e cellule tumorali di epitelio polmonare (A549). Se paragonate al farmaco somministrato in forma libera in soluzione (Foscan®, etanolo/PEG 400/acqua (20:30:50, vol/vol)), le formulazioni liposomiali di m-THPC hanno mostrato una ridotta internalizzazione in entrambe le linee cellulari, ma nello stesso tempo la presenza del sistema di veicolazione ha portato alla significativa riduzione della tossicità buia del farmaco. La riduzione della tossicità buia del farmaco è risultata proporzionale all’aumento della densità di PEG sulla superficie del liposoma mentre la lunghezza delle catene di PEG sembra essere ininfluente nel limitare l’effetto tossico della m-THPC al buio. Comunque, la ridotta internalizzazione della m-THPC veicolata tramite Fospeg® influenza in modo solo parziale la fototossicità misurata in cellule A549, mentre l’efficienza d’induzione di mortalità in seguito a trattamento fotodinamico è risultata paragonabile tra le diverse formulazioni saggiate. Indipendentemente dalla veicolazione tramite Fospeg® o Foscan®, è stata riscontrata la medesima localizzazione intracellulare della m-THPC (apparato del Golgi e reticolo endoplasmatico) suggerendo il possibile rilascio del farmaco dalla formulazione liposomiale in presenza di proteine del siero, essendo la m-THPC solamente fisicamente intrappolata all’interno dei liposomi. Il rilascio della m-THPC è stato confermato dal fatto che liposomi nei quali viene legata covalentemente rodamina vengono effettivamente internalizzati dalle cellule e, differentemente dalla m-THPC, si accumulano nei compartimenti acidi intracellulari. Nonostante il rilascio del fotosensibilizzante dai liposomi, la formulazione Fospeg® è comunque stata utilizzata per veicolare selettivamente la m-THPC in cellule cancerose tramite la coniugazione dei liposomi con acido folico, essendo i recettori del folato sovraespressi in diversi tumori umani. Quindi sono state valutate l’internalizzazione specifica e la fototossicità di liposomi coniugati con folato (liposomi folato) rispetto a liposomi della stessa composizione ma privi di acido folico (liposomi non coniugati) in cellule KB e A549, rispettivamente positive e negative per l’espressione di recettori del folato. In cellule KB, l’internalizzazione della m-THPC si è rivelata doppia in caso di veicolazione con liposomi folato, malgrado solo una modesta parte (~15%) dei nanosistemi coniugati con folato siano effettivamente internalizzati tramite meccanismi di endocitosi mediata da recettore, essendo invece un’internalizzazione di tipo aspecifico il meccanismo prevalente per l’internalizzazione dei liposomi in entrambe le linee cellulari saggiate. In ogni caso, all’aumentato accumulo di m-THPC ottenuto tramite la veicolazione con Fospeg coniugato con folato in cellule che sovra esprimono il recettore, ne è conseguita una tossicità dopo irradiamento aumentata di circa 1.5 volte. Riguardo invece la veicolazione di m-THPC tramite particelle PLGA, formulazioni nude o pegilate sono state sintetizzate (Prof. J. Kos, Università di Lubiana) e saggiate sia in vitro che in vivo per la loro potenziale applicazione in fototerapia o in diagnosi dei tumori, sfruttando la fluorescenza del fotosensibilizzante fisicamente intrappolato all’interno delle particelle. Studi in vitro condotti su cellule A549, MCF10A neo T (derivate da tumore del seno) e U937 (cellule pro-monocitiche derivate da linfoma), hanno mostrato una ridotta internalizzazione della formulazione di m-THPC pegilata rispetto a quella nuda. Anche con particelle PLGA e come già visto per il Fospeg®, l’utilizzo di un sistema di veicolazione porta alla significativa riduzione della citotossicità buia della m-THPC. L’efficienza d’internalizzazione del fotosensibilizzante veicolato tramite particelle PLGA pegilate viene ridotta circa del 50% rispetto alla sua veicolazione nella formulazione standard ma sorprendentemente l’effetto citotossico indotto in cellule A549 irradiate è quasi paragonabile. La biodistribuzione della m-THPC (veicolata tramite nanoparticelle PLGA nude o pegilate o nella formulazione standard) è stata valutata 24 ore dopo la sua iniezione in topi, mostrando una simile distribuzione nei vari organi ma una significativa riduzione dell’accumulo a livello epidermico per entrambe le formulazioni nanoparticellari. Quindi, nonostante anche per le particelle PLGA pegilate sia stato misurato il rilascio di m-THPC in presenza di proteine sieriche, esse appaiono un buon sistema di veicolazione di fotosensibilizzanti soprattutto per le loro caratteristiche ‘stealth’ e per la loro biodegradabilità. Il rilascio prematuro del fotosensibilizzante è stato invece completamente limitato con il legame covalente della m-THPC alla matrice silanica di particelle ORMOSIL altamente pegilate (Prof. F. Mancin, Università di Padova). Tuttavia questo tipo di particelle ha mostrato un’internalizzazione intracellulare estremamente bassa derivata dall’elevato grado di pegilazione, ponendo come requisito essenziale il targeting delle particelle. In qualità di agenti di targeting per le particelle ORMOSIL pegilate sono stati valutati, oltre al folato, anche il peptide ciclico RGD e l’anticorpo Cetuximab, essendo questi ultimi in grado di legarsi rispettivamente ad integrine α5ß3 e al recettore del fattore di crescite dell’epidermide (EGFR). L’internalizzazione selettiva e la fototossicità della m-THPC veicolata tramite le tre diverse nanoparticelle funzionalizzate sono state valutate in vitro in opportuni sistemi cellulari. Tale studio ha mostrato come le caratteristiche dell’agente di targeting influenzino in modo sostanziale la selettività di tali nanosistemi pegilati. Infatti, mentre il folato altamente idrofobico si ripiega verosimilmente verso la corona di PEG rendendosi inefficace nel guidare selettivamente le particelle ORMOSIL, il peptide RGD e l’anticorpo Cetuximab hanno mostrato una certa selettività nei confronti di cellule sovraesprimenti i rispettivi recettori (cellule HUVEC sovraesprimenti recettori per le integrine α5ß3 e cellule A431 sovraesperimenti EGFR). Tuttavia, l’aumentato accumulo selettivo della m-THPC ottenuto tramite la coniugazione delle nanoparticelle con RGD e Cetuximab non ha portato ad una conseguente aumentata efficienza e selettività nell’induzione di citotossicità in seguito ad irradiamento. Tale risultato è verosimilmente imputabile al fatto che la selettività di accumulo delle nanoparticelle viene raggiunta in condizioni nelle quali la disponibilità del farmaco nelle cellule è troppo bassa, con conseguente scarsa efficacia dopo trattamento fotodinamico. La valutazione della biocompatibilità delle nanoparticelle risulta di fondamentale importanza per un’applicazione sicura della nanotecnologia in campo medico. Quindi, poiché le nanoparticelle ORMOSIL non sono ancora state ben caratterizzate da tale punto di vista, un loro profilo tossicologico è stato tracciato in vitro in cellule polmonari normali (CCD-34Lu) e tumorali (A549, NCIH-2347). Nello studio sono stati combinati esperimenti tradizionali di valutazione della vitalità cellulare e della citotossicità (test MTS, saggio del rilascio di LDH, valutazione della produzione di ROS, misure di permeabilizzazione di membrana, analisi di microscopia elettronica) con un’analisi dei profili di espressione genica estesa all’intero genoma di cellule esposte alle nanoparticelle. I risultati hanno mostrato come diversi tipi di cellule rispondono in modo abbastanza differente all’esposizione alle nanoparticelle e come la pegilazione influisce fortemente sui profili di citotossicità. Infatti, la pegilazione delle particelle ORMOSIL è in grado di abolire completamente la tossicità dei nanosistemi in cellule CCD-34Lu e NCIH-2347 mentre le stesse particelle pegilate inducono morte per necrosi in cellule A549, aumentandone la permeabilità di membrana. Inoltre nelle medesime cellule, concentrazioni sub-letali di nanoparticelle inducono infiammazione e alterazione dell’espressione genica. La differente risposta all’esposizione alle nanoparticelle pegilate delle cellule A549 è spiegabile considerando la peculiarità di questo tipo cellulare, e in particolare l’interazione delle particelle stesse con le cellule e il loro meccanismo d’internalizzazione. Infatti, è stato mostrato in modo chiaro che le nanoparticelle vengono internalizzate in corpi lamellari contenenti il surfattante polmonare, peculiari di cellule alveolari di tipo II, delle quali le cellule A549 rappresentano un modello in vitro. Tale accumulo delle nanoparticelle nei corpi lamellari porta alla modifica della morfologia degli stessi e una pesante alterazione della loro funzionalità.
Shakir, Ali M. "A prototype multifunction differential pressure-flow sensor for medical and industrial applications." Diss., Online access via UMI:, 2009.
Find full textIncludes bibliographical references.
Griss, Patrick. "Micromachined Interfaces for Medical and Biochemical Applications." Doctoral thesis, KTH, Signals, Sensors and Systems, 2002. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:kth:diva-3353.
Full textCAILOTTO, SIMONE. "Synthesis of Carbon Dots for medical and photocatalytic applications." Doctoral thesis, Università degli Studi di Trieste, 2019. http://hdl.handle.net/11368/2938811.
Full textKatsamba, Panayiota. "Biophysics of helices : devices, bacteria and viruses." Thesis, University of Cambridge, 2018. https://www.repository.cam.ac.uk/handle/1810/283006.
Full textSanti, Melissa. "Modulation of nanoparticle interaction with serum proteins for targeted delivery of therapeutic payloads." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2018. http://hdl.handle.net/11384/85915.
Full textAbbasi, Sana. "Preparation and in vitro characterization of modified bio-degradable albumin-based nanoparticles for the efficient delivery of therapeutic drugs and genes in breast cancer applications." Thesis, McGill University, 2012. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=106547.
Full textLe cancer du sein est considéré comme le deuxième type de cancer le plus couramment diagnostiqué à travers le monde. La plupart des traitements sont characterisés par des effets secondaires nocifs qui limitent l'efficacité des médicaments, compromettent la qualité de vie des patients et conduisent souvent à d'autres troubles nocifs. L'un des principaux axes de recherche en nanobiotechnologie est de développer un nouveaux système de délivrance qui permet d'améliorer l'efficacité du médicament, de limiter les effets secondaires nocifs et aussi de permettre la livraison de molecules qui sont rapidement dégradées dans la circulation, tels que les petits ARN interférents (siRNA). Les nano-transporteurs sont utiles en particulier dans l'administration de médicaments anticancerigenes en raison de leur perméabilité accrue et de leur conservation (EPR). Dans l'étude de la recherche actuelle, nous avons développé et étudié l'utilisation de nanoparticules HSA à surface modifiée pour la livraison de médicaments anticancéreux dans les applications de cancer du sein. Les résultats ont montré la formation de nanoparticules HSA de tailles modifiées en dessous de 150 nm contenant une charge de surface positive. L'absorption cellulaire des nanoparticules est plus élevée dans les particules enrobées (moyenne: ~ 70%) que les particules non enrobée. Par ailleurs, l'évaluation de la cytotoxicité des nanoparticules HSA modifiées a suggéré que les particules vides sont biocompatibles et non toxiques pour les cellules. Par conséquent, les nanoparticules HSA revêtues de TAT et PEI-améliorée forment un système de prestation idéale pour les thérapies anti-cancereuses avec un potentiel d'application clinique.
Sukthankar, Pinakin Ramchandra. "Biophysical characterization of branched amphiphilic peptide capsules and their potential applications in radiotherapy." Diss., Kansas State University, 2014. http://hdl.handle.net/2097/18174.
Full textDepartment of Biochemistry and Molecular Biophysics
John M. Tomich
Branched Amphiphilic Peptide Capsules (BAPCs) are peptide nano-spheres comprised of equimolar proportions of two branched peptide sequences bis(FLIVI)-K-KKKK and bis(FLIVIGSII)-K-KKKK that self-assemble in water to form bilayer delimited poly-cationic capsules capable of trapping solutes. We examined the lipid-like properties of this system including assembly, fusion, solute encapsulation, and resizing by membrane extrusion as well as their capability to be maintained at a specific size by storage at 4˚C. These studies along with earlier work from the lab (Gudlur et al. (2012) PLOS ONE 7(9): e45374) demonstrated that the capsules, while sharing many properties with lipid vesicles, were much more robust. We next investigated the stability, size limitations of encapsulation, cellular localization, retention and, bio-distribution of the BAPCs. We demonstrated that the BAPCs are readily taken up by epithelial cells in culture, escape or evade the endocytotic pathway, and accumulate in the peri-nuclear region where they persist without any apparent degradation. The stability and persistence of the capsules suggested they might be useful in delivering radionuclides. The BAPCs encapsulated alpha particle emitting radionuclides without any apparent leakage, were taken up by cells and were retained for extended periods of time. Their potential in this clinical application is being currently pursued. Lastly we studied the temperature dependence of capsule formation by examining the biophysical characteristics of temperature induced conformational changes in BAPCs and examined the structural parameters within the sequences that contribute to their remarkable stability. A region in the nine-residue sequence was identified as the critical element in this process. The ability to prepare stable uniform nano-scale capsules of desired sizes makes BAPCs potentially attractive as delivery vehicles for various solutes/drugs.
Zheng, Yu. "Synthesis and conformational study of trans-2-aminocyclohexanol-based pH-triggered molecular switches and their application in gene delivery." Scholarly Commons, 2013. https://scholarlycommons.pacific.edu/uop_etds/153.
Full textBraz, Luís Manuel Lima Verde de. "Synthesis of Locust Bean Gum new derivatives and their application in nanoparticulate drug delivery systems." Doctoral thesis, 2016. https://repositorio-aberto.up.pt/handle/10216/85984.
Full textBraz, Luís Manuel Lima Verde de. "Synthesis of Locust Bean Gum new derivatives and their application in nanoparticulate drug delivery systems." Tese, 2016. https://repositorio-aberto.up.pt/handle/10216/85984.
Full textGhosh, Partha S. "Tailoring the surface-coating of gold nanoparticles for bio-applications." 2009. https://scholarworks.umass.edu/dissertations/AAI3379963.
Full textVazquez, Rodriguez Jesus Augusto. "Development of antibacterial medical devices by coupling 3D printing and drug repurposing." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11562/1074286.
Full textLOFFREDO, MARIA ROSA. "Insights into the mechanism(s) of action and therapeutic applications of Esculentin-1a-derived antimicrobial peptides." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1348056.
Full textVenkatesan, P., and 潘華森. "Design and synthesis of chemosensors for applications in bio-imaging and redox stimuli-responsive nanocarriers based on MSNPs for targeted drug delivery in cancer therapy." Thesis, 2022. http://ndltd.ncl.edu.tw/handle/15714718558205923919.
Full text國立交通大學
應用化學系碩博士班
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The prime objective of this thesis is the design and synthesis of chemosensor probes for applications in bio-imaging and redox stimuli-responsive nanocarriers based on MSNPs for targeted drug delivery in cancer therapy. Chapter 1 describes the significance of chemosensors and mechanism of signal transduction of several organic fluorescent probes for metal ions and ROS & RNS. Chapter 2 discusses a fluorescent probe HCTe for rapid detection of hypochlorous acid based on the specific HOCl-promoted oxidation of diphenyl telluride. The reaction is accompanied by an 82-fold increase in the fluorescence quantum yield (from 0.009 to 0.75). The fluorescence turn-on mechanism is achieved by the suppression of photoinduced electron transfer (PET) from the diphenyl telluride group to BODIPY. The fluorescence intensity of the reaction between HOCl and HCTe is linear in the HOCl concentration range of 1 to 10 μM with a detection limit of 41.3 nM (S/N = 3). In addition, confocal fluorescence microscopy imaging using RAW264.7 macrophages demonstrated that HCTe could be an efficient fluorescent probe for HOCl detection in living cells. Chapter 3 describes the pyrene-based fluorescent sensor for Cu(II) detection. It demonstrated high selectivity towards Cu2+ ions via PET based fluorescence enhancement. However, the metal ions Ag+, Ca2+, Co2+, Cr3+, Fe2+, Fe3+, Hg2+, K+, Mg2+, Mn2+, Ni2+, Pb2+, and Zn2+ produced no changes in the fluorescence emission of the system. The binding constant (Ka) of Cu2+ binding to PHP was found to be 1.00 X 104 M-1. The 1: 1 binding ratio of PHP-Cu2+ complex was determined from the Job plot. The maximum fluorescence enhancement caused by Cu2+ was observed between the pH ranges 5.0–10. Additionally, the PHP-Cu2+ complex reversibility with addition of EDTA was observed. Confocal fluorescence microscopy imaging using RAW264.7 cells showed that PHP can be used as an effective fluorescent probe for detecting Cu2+ in living cells. Chapter 4 describes the probe RhoSe for selective detection of mercury ions (Hg2+). RhoSe shows colorimetric and fluorescent turn-on responses towards Hg2+. The sensor probe RhoSe exhibited a fast response for Hg2+ with excellent sensitivity and the detection limits was found to be 12nM. The binding ratio of RhoSe-Hg2+ was determined by Job plots as a 1:1 ratio, and the effective pH range for Hg2+ detection was 4.0–10. Importantly, the reversibility of the RhoSe-Hg2+ complex was observed through the addition of Na2S. For practical applications, the strip method was utilized to detect Hg2+ in water. In addition, cell imaging experiments demonstrated that RhoSe is an effective fluorescent probe for Hg2+ detection in vitro and in vivo. Chapter 5 reports, a rhodamine based fluorescent probe RhoTe for Hg2+ detection. The fluorescent probe RhoTe displayed a selective response to mercury ions over other metal ions and ROS. Additionally, experiments with confocal fluorescence microscopy imaging using Hela cells and zebrafish showed that RhoTe can be used as an effective fluorescent probe for detecting Hg2+ in living cells and organism. To the best our knowledge, we first designed an incorporating of ‘dual lock’ rhodamine based fluorescent probe RhoTe receptors provides an alternative route for Hg2+ sensing. Chapter 6 discusses the mesoporous silica nanoparticle (MSNPs) for tumor-triggered targeting drug delivery to cancerous cells. Transferrin was covalently anchored on the surface of mesoporous silica nanoparticles via disulfide linking for glutathione-induced intracellular drug release. In this case, tumor-targeting agent enhances drug accumulation at the tumor site and transferrin functions as the gatekeeper to control the drug release. The successful functionalization of redox responsive MSNPs was confirmed by using BET / BJH, TEM, TGA, NMR and FT-IR respectively. More importantly, we demonstrated that the nanoparticles enter the cancer cell through the recognition of Tf receptor and the Tf gatekeeper is removed by the cleavage of the disulfide bond using an endogenous glutathione stimulus.