Dissertations / Theses on the topic 'Biennale Venezia'

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Marchesin, Giorgia <1990&gt. "La Biblioteca della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10227.

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Abstract:
L’intento del mio elaborato di tesi è quello di analizzare e mettere in luce una delle realtà bibliotecarie più importanti per l’arte contemporanea, non solo a Venezia, ma in tutta Italia; la Biblioteca della Biennale. Ho scelto di renderla il soggetto della mia tesi di Laurea Magistrale per due motivi: in primo luogo perché ho avuto la possibilità di svolgervi il tirocinio durante un anno di Servizio Civile, con il compito di catalogare una parte della sezione di cinema e di arte, vivendo a stretto contatto con le varie collezioni e le attività della biblioteca stessa; il secondo motivo è la necessità, a mio avviso, di scrivere nero su bianco che cos’è la Biblioteca della Biennale di Venezia, tracciandone la storia, analizzandone il patrimonio e la mission che la caratterizzano. La tesi si suddivide in due parti, una prima storica ed una seconda più analitica e tecnica. Nella prima parte, dopo attente ricerche d’archivio ed interviste, traccio una breve panoramica storica di che cos’è la Biennale di Venezia, per contestualizzare l’argomento di tesi. A seguire una parte dedicata alla storia della Biblioteca, dalla sua nascita nel 1928, alle varie rinascite nel corso degli anni fino ad oggi. Nella seconda parte, più tecnica, tramite interviste e studi statistici, analizzo la nuova sede che dal 2009 la ospita ed il patrimonio librario conservatovi; soffermandomi sulle varie sezioni che la compongono e confrontandola con altre biblioteche contemporanee, proprie di musei e fondazioni, in Italia. A seguire un’analisi sui metodi di acquisizione e politica di gestione propri della Biblioteca della Biennale di Venezia. In conclusione ho dedicato qualche riga alla mia esperienza di catalogatrice acquisita durante l’anno di Servizio Civile.
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2

Ancorato, Angelo <1986&gt. "La partecipazione delle Filippine alla Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9414.

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Abstract:
Indagare le ragioni per cui economie emergenti (ex. Filippine), acquisicono lgettimità attraverso l'investimento di ingenti somme di denaro per partecipare ad una manifestazione internazionale d'arte come la Biennale di Venezia. Qualio sono gli obbiettivi che questi paesi vogliono raggiungere attraverso questi investimenti, e quali sono le modalità di operazione. Modalità di ricerca: qualitativa attraverso interviste, e organizzativo quantitativa, attraverso dati relativi ai progetti di partecipazione.
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Martini, Maria Vittoria <1975&gt. "La Biennale di Venezia 1968-1978 : la rivoluzione incompiuta." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1125.

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Abstract:
Nel 1968 il critico d’arte inglese Lawrence Alloway terminava The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl sostenendo che fosse urgente che la Biennale elaborasse un “sistema di controllo” sulle mostre che risolvesse la sua complessa “struttura cellulare”. E’ in questo punto che cronologicamente si innesta questa ricerca: la crisi istituzionale e funzionale della Biennale giunse al culmine diventando la causa che ne fece l’obiettivo della contestazione sessantottina e il radicale rinnovamento richiesto dalla società civile si espresse nella riforma dello statuto “democratico e antifascista” del 1973. L’ipotesi di questa ricerca è che quel “sistema di controllo” sia stato trovato e testato con l’edizione del 1976 e che questo non sia altro che il frutto delle irripetibili esperienze civili e culturali realizzate all’interno e intorno alla Biennale immediatamente dopo la contestazione.
In 1968 the art critic Lawrence Alloway ended The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl asserting that it was necessary that Venice Biennale worked out a “control system” on its exhibitions in order to solve its complex “cellular structure”. It is in this very moment that this research inserts itself chronologically. The institutional and functional crisis came to the apex in 1968 when the Biennale became the target of the protests for these reasons. The quest for a radical renewal of the cultural institution coming from civil society, finally expressed itself in the 1973 “democratic and antifascist” reform. This research hypothesis is that the “control system” on the exhibitions has found and tested in occasion of 1976 Biennale and that it was the result of all the civil and cultural experiences developed soon after ’68 protests in and around the Venice Biennale.
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Ricci, Clarissa <1977&gt. "La Biennale di Venezia 1993-2003 : l'esposizione come piattaforma." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4596.

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Abstract:
La ricerca prende in esame la mostra centrale di Arti Visive della Biennale di Venezia tra il 1993 e il 2003 e indaga il mutamento delle pratiche espositive e l’emergere della mostra come piattaforma nelle esposizioni di arte contemporanea. Nel decennio preso in esame, si avvicendano sei edizioni di arti visive che segnano, seppure in maniera diversa, tanto la storia della Biennale di Venezia, che in quegli anni si rinnova sia dal punto di vista burocratico-organizzativo che nell’agenda culturale, quanto la storia delle esposizioni. Il baricentro dell'indagine è la ricostruzione del display espositivo e del contesto storico-organizzativo dell'Ente. La disamina della mostra permette di comprendere l'articolazione espositiva, le novità apportate e le caratteristiche teoriche.
The research examines The Venice Biennale main exhibition of visual arts from the years of 1993 to 2003, investigating the consolidation of the “exhibition platform model” in contemporary art practices. During the decade examined, six consecutive exhibitions of visual arts mark, in different ways, the history of the Venice Biennale, in those years undergoing a bureaucratically and organizational renovation encompassing also the cultural agenda, and the history of art exhibitions. The research’s focal points are the reconstruction of the exhibitions’ displays and the Biennale‘s historical and organizational context. Such examination allows us to understand the exhibitions structures, their theoretical characteristics and the changes they spark.
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Crespi, Giulia <1986&gt. "La Spagna alla Biennale di Venezia dal 1976 al 2009." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2100.

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Tessari, Laura <1989&gt. "Gli eventi collaterali. Il caso studio della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8948.

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Abstract:
L'elaborato si pone l'obiettivo di analizzare l'evento culturale, con un approfondimento rivolto alla declinazione di collaterale. Partendo da una definizione teorica di "evento", si indagano le fasi organizzative e il suo inserimento nel sistema dell'offerta, facendo quindi ricorso ad un noto caso di applicazione, in cui viene esposto al meglio il significato di “collaterale”. L'esempio preso in esame è, in particolare, quello fornito dalla Fondazione la Biennale di Venezia. La proposta culturale della Biennale si compone della Mostra per Padiglioni Nazionali, dell'Esposizione Internazionale e, a partire dal 1998, di una sezione per le mostre esterne alle sedi canoniche: gli eventi collaterali. L'analisi di tali manifestazioni verte sulle modalità di partecipazione previste, non tralasciandone l'aspetto economico da queste generato e, in generale, sulle ricadute e sull'indotto della Biennale nel territorio veneziano. Venezia è una Città che si offre quotidianamente come palcoscenico per centinaia di eventi, nazionali e internazionali, aumentando il numero di proposte culturali nei mesi estivi, in particolare in concomitanza con l'Esposizione della Biennale. Noto è l'esempio dell'Expo Aquae, evento che, svoltosi nel 2015 in un'area a pochi chilometri dal centro storico, ottenne il patrocinio di Expo Milano 2015. Pur essendo collaterale di un evento di interesse mondiale quale l'Expo e pur collocandosi in una Città che nei mesi estivi è in pieno fermento culturale, esso non è riuscito ad ottenere la stessa visibilità dell'esposizione milanese, né lo stesso successo di un evento collaterale della Biennale. L'elaborato tenterà di indagare il consenso sorto attorno alle manifestazioni autorizzate dalla Biennale le quali, diffuse nell'intero territorio veneziano “occupando” palazzi, teatri, scuole, chiese, raccolgono di edizione in edizione un maggior numero di adesioni e di visitatori. Si affronta, così, un'analisi con aspetti di carattere economico, gestionale, ma anche di marketing, comunicazione, immagine.
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Amadi, Francesca <1984&gt. "Arte relazionale alla Biennale di Venezia dal 1999 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10827.

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Abstract:
La tesi descrive il dibattito critico degli ultimi decenni che riguarda l’arte relazionale e individua le opere presentate alla Biennale di Venezia tra il 1999 ed il 2017 che rientrano in questo ambito. Viene descritto il percorso artistico dei singoli artisti antecedente alle opere analizzate e viene proposta una analisi delle opere di arte relazionale.
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Fontana, Cristina <1990&gt. "Manifesti e pubblicità della Biennale di Venezia dal 1895 al 1950." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5122.

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Abstract:
Il seguente elaborato analizza l’attività pubblicitaria e le caratteristiche dei manifesti della Biennale di Venezia, dalle sue origini sino al 1950, periodo d’anni in cui l’Istituzione fu in grado di assumere consapevolmente le metodologie di una moderna azienda di propaganda. La prima parte è focalizzata sulle modalità di organizzazione della pubblicità durante la Segreteria di Antonio Fradeletto (1895-1914). Augusto Sezanne, cartellonista ufficiale delle biennali dell’anteguerra, appoggiato dall'autorevole Segretario generale, sfruttò - da antesignano nel panorama nazionale e delle esposizioni d’arte - i mezzi di comunicazione dell’epoca, concependo l’icona con cui la Biennale si sarebbe imposta sull’immaginario collettivo e sulla scena europea. L’obiettivo dell’elaborato è di analizzare come si svilupparono ed intensificarono progressivamente le strategie di comunicazione dell’Istituzione veneziana, che si consolidarono verso la fine degli anni Quaranta, grazie a personalità come Pica, Maraini e Pallucchini. In particolare, l’elaborato si concentra sulle caratteristiche dei manifesti della Biennale - dell’Esposizione d’Arte e dei Festival collaterali - che rivestirono un ruolo fondamentale nell’azione pubblicitaria, in quanto mezzi prediletti per dare visibilità all’Ente e diffondere la sua immagine nel mondo. L’organizzazione grafica accurata, l’adesione estetica ai moderni cambiamenti di gusto e l’allusione persistente a Venezia, contribuirono a diffondere un’immagine della Biennale comprensibile anche al popolo, allargando il pubblico, sempre più vasto e diversificato.
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Gaggetta, Giulia <1991&gt. "Venezia. Cinema anni '80. Dal cinema all'aperto alla Biennale di Lizzani." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12158.

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De, Stefano Sabina Laura <1992&gt. "Giovani artisti alla Biennale di Venezia: la rassegna “Aperto” (1980-1993)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16652.

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Abstract:
La tesi nasce dalla volontà di svolgere un'analisi storica e sistematica delle sette edizioni di “Aperto”, rassegna organizzata nell'ambito dell'Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia dal 1980 al 1993. Questa sezione della Biennale, ideata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann, è nata, ed è stata reiterata, con l'intento di rappresentare nel modo più genuino quelle che potevano essere, di volta in volta, le tendenze attuali ed emergenti nel campo delle pratiche artistiche. Tale obiettivo veniva perseguito tramite l'accurata selezione di giovani artisti che non avessero mai esposto presso la Biennale, individuati a livello internazionale. Una premessa sullo sviluppo della Biennale d’Arte nel corso degli anni Settanta introduce la trattazione. L’indagine prosegue svolgendo una sintetica analisi delle diverse edizioni della manifestazione veneziana in cui la rassegna “Aperto” si colloca. Di quest’ultima vengono, poi, esaminate le seguenti questioni: i presupposti che hanno portato alla sua ideazione, la genesi delle singole edizioni, le scelte curatoriali e la ricezione da parte di critica e stampa. La tesi si conclude considerando l’eredità lasciata da “Aperto” ed effettuando un breve excursus riguardante altre opportunità rivolte a giovani artisti, localizzate sempre su suolo italiano e svoltesi nel medesimo arco temporale di attività della rassegna.
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Bubula, Laura. "La sala della città di Trieste alla Biennale di Venezia del 1910." Bachelor's thesis, Università degli Studi di Trieste, 2004. http://hdl.handle.net/10077/21679.

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Gori, Giulia. "ARIANNA - percorso a filo d'acqua per la riconnessione tra gli spazi disgiunti della Biennale di Venezia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Nonostante il mito di Arianna sia conosciuto in più versioni e con diverse varianti, il nocciolo della storia non cambia: Arianna aiuta Teseo a uscire dal labirinto una volta ucciso il Minotauro imprigionatovi all’interno. Tramite un gomitolo di lana consegnatogli dalla ragazza, il giovane eroe ha la possibilità di segnare la strada percorsa e di trovare facilmente la via di fuga. Una soluzione tanto semplice quanto efficace. Il valore allegorico di questo mito è estremamente forte anche ai giorni nostri: il termine filo di Arianna è comunemente usato per indicare la soluzione a un problema. Il titolo del seguente progetto di Tesi oscilla volutamente tra il significato proverbiale e quello evocativo del mito. “ARIANNA - percorso a filo d’acqua per la riconnessione tra gli spazi disgiunti della Biennale di Venezia” assume, come presupposto di progetto, il labirinto come metafora simbolica della città. Isola o città, collegata da ponti e al tempo stesso disconnessa, Venezia emerge come un organismo unico. Le strade sono i corridoi di un tessuto urbano che soltanto percorrendolo svela le sue complessità e le sue contraddizioni. Per questo motivo il progetto si configura come un sistema di collegamenti che s’inserisce nella “promenade” urbana della città. I giardini della Biennale e la zona dell’Arsenale, attualmente, comunicano a livello di eventi e iniziative ma risultano disconnessi fisicamente. Passare da una parte all’altra significa entrare nelle labirintiche strade di Venezia. ARIANNA è una semplice soluzione in grado di agevolare la relazione tra queste due aree: un percorso lungo il canale che non s’identifica come un mero elemento connettivo ma è capace di inserirsi nel sistema della Biennale e della città tramite una serie di situazioni architettoniche. Obiettivo del progetto è rispondere a una finalità pratica sfruttando le innumerevoli suggestioni che la città di Venezia, da sempre, offre.
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May, Jan Andreas. "La Biennale di Venezia : Kontinuität und Wandel in der venezianischen Ausstellungspolitik 1895-1948 /." Berlin : Akademie-Verl, 2009. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=017123813&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.

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May, Jan Andreas. "La Biennale di Venezia Kontinuität und Wandel in der venezianischen Ausstellungspolitik 1895 - 1948." Berlin Akad.-Verl, 2006. http://d-nb.info/991757661/04.

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Chia, Samantha <1993&gt. "Il padiglione della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia. Arte come Identità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15126.

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Abstract:
La mia tesi prende in analisi la partecipazione della Repubblica di Corea alle esposizioni internazionali di arti visive della Biennale di Venezia dal 1995 (anno dell’inaugurazione del padiglione nazionale) a oggi. Il mio lavoro parte dalla ricostruzione storico - artistica dell’arte coreana, da quando la penisola viene unificata territorialmente nel VII secolo d.c, fino ad arrivare agli anni Novanta e al contesto postmoderno. Successivamente ho analizzato tutte e dodici le edizioni in cui la Corea ha ufficialmente partecipato, esaminandone i protagonisti, le opere e le tematiche. Da questa breve analisi ho attinto per andare ad approfondire una delle tematiche che, a mio avviso, è emersa maggiormente da queste edizioni: la questione identitaria coreana. Ho dunque approfondito questo tema facendo un focus sulle edizioni, personalità e lavori che ho ritenuto più significativi in tal senso, chiedendomi come l’approccio a questo tema fosse cambiato nel tempo e come gli artisti l’hanno sviluppato, interpretato e declinato. Ho analizzato come l’identità coreana, attraverso il mezzo artistico, si è confrontata con il contesto globale, con il post colonialismo, con il genere e come il tutto sia sfociato in un voler definire un “io” in quanto individuo unico, piuttosto che un “io” parte di una moltitudine, di una Nazione, di un gruppo etnico.
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Bertocco, Samuele <1996&gt. ""Our machines are disturbingly lively". L'arte digitale alla 58° Biennale di Venezia del 2019." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20159.

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Abstract:
La decisione di intraprendere una tesi dedicata all’analisi della presenza dell’arte digitale nella 58° edizione della Biennale di Venezia, svoltasi dal 11 maggio al 24 novembre 2019, proviene dalla mia personale esperienza all’interno della stessa, in uno stage svolto durante il mese di ottobre presso il padiglione nazionale della Georgia, in Arsenale. Nel contesto dell’esposizione d’arte veneziana, ho potuto constatare come lo spazio dedicato all’arte digitale sia stato sempre maggiore, segno di un riconoscimento di questa pratica artistica contemporanea negli eventi di carattere internazionale. L’interesse verso questa disciplina nasce dalla curiosità su come l’arte riesca a usufruire delle recenti innovazioni tecnologiche, rendendole proprie, nella necessità di una continua evoluzione del fare artistico. La tesi verterà dapprima su un riassunto della storia dell’arte digitale, per comprenderne meglio l’evoluzione e la complessità, passando successivamente all’analisi di diverse opere digitali esposte nell’ambito della 58° esposizione internazionale d’arte di Venezia, inserendo artisti come Ed Atkins e Jon Rafman, specializzati nell’animazione digitale e famosi per i loro video distopici e inquietanti, Shu Lea Cheang e Hito Steyerl, due artiste i cui lavori trattano del particolare rapporto tra uomo e macchina e come questa forma di convivenza possa celare numerose problematiche; e Fei Jun, che con la App per Smartphone Re-Search dimostra, invece, l’utilità della tecnologia in chiave artistica per creare connessioni tra città di tutto il mondo. La ricerca bibliografica per questa tesi è basata in maniera sostanziale sul materiale consultabile presso la Biblioteca della Biennale, che conserva i cataloghi delle attività svolte in Biennale, oltre ad essere uno dei principali poli bibliotecari in Italia dedicati all’arte contemporanea. Il fine di questa ricerca è quello di redigere una tesi che possa mettere in relazione in maniera esaustiva le varie opere di arte digitale presentate durante la 58° Biennale e, allo stesso tempo, far crescere l’interesse verso questa branca artistica. Infatti, l’arte digitale offre varie e stimolanti opportunità di evoluzione, come dimostrato, per esempio, dalla vendita record nel marzo 2021 della prima opera interamente digitale presso la casa d’aste Christie’s. Nonostante ciò, non è ancora spesso non è considerata al pari delle tecniche artistiche tradizionali, come pittura o scultura, sia da parte della critica, sia da parte dei visitatori di manifestazioni come la Biennale di Venezia.
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Gambardella, Annachiara <1997&gt. "Esposizioni internazionali d’arte. La prospettiva della Francia sulle Biennali di Venezia del secondo dopoguerra e la nascita della Biennale di Parigi nel 1959." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18406.

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Abstract:
Partendo dalla volontà di indagare le motivazioni che spinsero la Francia a realizzare la terza Biennale d’arte sull’impronta dell’esempio veneziano, la tesi inquadra questo desiderio nel delicato contesto postbellico che prese vita nel decennio 1948-1958. La Biennale de jeunes artistes nacque infatti proprio nel 1959, come conseguenza di una serie di fattori artistici ma insieme anche istituzionali, politici e diplomatici, di cui furono testimoni i Giardini della Biennale di Venezia. Se in un primo momento il Paese d’oltralpe formulò l’ipotesi di ritirarsi dal confronto veneziano, con la conclusione del ciclo della Biennali di Pallucchini venne sentita una vera e propria « inévitable obligation » di creare una Biennale anche nella capitale francese, differenziandola dal modello originario ammettendo la sola partecipazione di artisti tra i venti e trentacinque anni. Allo scopo di osservare l’emergere, edizione dopo edizione della manifestazione veneziana, dell’insofferenza francese dinnanzi alla messa in dubbio del proprio predominio artistico, oltre che politico, a favore degli Stati Uniti, la tesi analizza le dinamiche delle partecipazioni francesi a Venezia, così come la ricezione della critica, della stampa e delle giurie di premiazione della Biennale.
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Orzes, Anita <1988&gt. "Il Padiglione Spagnolo alla Biennale di Venezia: un’analisi critica dell'attività espositiva dal 2001 al 2013." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5105.

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Abstract:
Nel XXI secolo il “fenomeno biennale”, ovvero la proliferazione delle esposizioni biennali e triennali d’arte contemporanea, in cui convivono ambizioni culturali e geopolitiche, ha determinato la moltiplicazione dei centri di cultura. In questo complesso e vario panorama si distingue la Biennale di Venezia: non solo è stata la prima esposizione internazionale d’arte, con frequenza biennale, ed il modello di riferimento per la maggior parte delle biennali esistenti – tra cui si ricorda quella di San Paolo in Brasile-, ma è anche l’unica che mantiene la struttura iniziale, attualmente molto discussa, suddivisa in padiglioni nazionali. La Spagna, un paese che vi partecipa fin dalla sua prima edizione e che dal 1922 possiede un padiglione ai Giardini di Castello, è un interessante caso di studio. Nelle prime due decadi del XXI secolo il padiglione nazionale è palcoscenico di progetti curatoriali che si relazionano, da una parte, con il “fenomeno biennale” e, dall’altra, con la città di Venezia in cui ha luogo l’evento. I sette progetti curatoriali analizzati in questa tesi, che prende in considerazione il periodo che va dal 2001 al 2013, mostrato approcci differenti rispetto a tematiche affini e distinte modalità di curatela, tanto da parte dei commissari quanto da parte degli artisti. Questa tesi non intende configurarsi come una elencazione compilativa delle presenze nelle decadi citate, bensì essere un’interpretazione critica, capace di offrirne una nuova prospettiva. Contemporaneamente, si vogliono ampliare le ricerche inerenti alla partecipazione spagnola alla Biennale di Venezia, dato che l’unico testo dedicato al tema è "Un siglo de Arte Español en el Exterior. España en la Bienal de Venecia" di Rosalía Torrent Escalpés, la cui prima edizione del 1997 è stata aggiornata fino al 2003. Tale ampliamento consiste nel citare in forma schematica i protagonisti della partecipazione spagnola dalla metà degli anni Novanta al 2003. Pertanto, "Il Padiglione Spagnolo alla Biennale di Venezia: un’analisi critica dell'attività espositiva dal 2001 al 2013" si configura come un proposta per progredire nella rilettura della qualità della presenza spagnola alla Biennale di Venezia nelle prime edizioni del XXI secolo.
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Pepa, Paola Natalia <1985&gt. "Arte argentina: dall'indipendenza al contemporaneo con suggestioni europee. Quattro artisti contemporanei nella Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5106.

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Abstract:
Una rapida panoramica che orienta verso il percorso artistico della nazione Argentina, sottolineando i forti legami che la uniscono all'Italia e al resto d'Europa. L'excursus storico-artistico si arricchisce di tendenze moderne e nuove sperimentazioni, fra influenze esterne e desiderio di esprimere un'arte voce del proprio popolo, legittimata dal riconoscimento mondiale.
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Shlyakhtina, Elvira <1984&gt. "L‘evoluzione dell‘utopia socialista nelle opere degli artisti russi nella Biennale d‘arte di Venezia (1920-1970)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8149.

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Abstract:
Scopo della tesi è relazionare la partecipazione dell’URSS alla biennale di Venezia seguendo l’evoluzione dell’idea comunista nell’arte sovietica nel periodo 1920-1970. La Biennale, laboratorio espositivo dove vengono esposte le opere più rappresentative delle idee nazionali, ci consente di seguire lo sviluppo delle idee artistiche in modo attento e selezionato. Dopo la Rivoluzione, era necessario trovare un linguaggio artistico che esprimesse la costruzione del socialismo; i movimenti d’avanguardia, in sintonia con l'epoca post-rivoluzionaria, all’inizio esprimevano le aspirazioni del nuovo sistema in fase di costruzione; presto tuttavia l’avanguardia russa venne messa sotto divieto; gli artisti russi emigrati (tra cui anche i classicisti d’avanguardia) non potevano partecipare al padiglione dell’URSS, anche se erano regolarmente esposti alla Biennale nel programma principale. Alla fine degli anni ‘20 il potere sovietico si rese conto che era necessario ricercare uno stile paradigmatico; dalle esperienze formalistiche, il focus dell’arte si trasferì nell’autorità suprema del Partito comunista. Ciò portò allo sviluppo di uno stile, che esprimeva nel modo più significativo l’idea comunista, ovvero il “realismo sociale”, divenuto dall’inizio degli anni 30’ lo stile predominante. Sperimentazioni e variazioni del realismo socialista tornano ad essere accettate tra gli anni ’60-‘70, con lo stile severo, il realismo romantico, e l’arte non conformista dei dissidenti; tuttavia si crea ben presto una contrapposizione fra realismo socialista e arte informale, che culmina nel 1977 con la Biennale del dissenso. Le due realtà sovietiche si incontrano finalmente con l’arrivo della “perestrojka”, alla Biennale del 1988.
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Cibin, Alberto. "I futuristi alle Esposizioni Biennali Internazionali d'Arte di Venezia (1926-1942)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426760.

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Abstract:
This research explores the history of the Futurist Group (led by Filippo Tommaso Marinetti) and its involvement in the International Biennale Art Exhibition of Venice between 1926 and 1942. The Futurists involvement during this period was continuous and exhibitors always formed a collective, at times with over thirty artists. The exhibitions in Venice during the 30s took on a major role in the reform of contemporary art events in line with the Fascist regime. This new process aimed, through subsequent selection processes, to open doors at a local level, then on to Rome’s National Quadrennial Exhibition and finally onto the international stage of the Biennale Art Exhibition of Venice where they should have represented the best of Italian art, to be viewed by and compared with foreign nations. The Venetian exhibitions give a privileged viewpoint of not only the various phases of Futurist art and its relationship with art critics of the time, but also the often conflicting and complex relationships between Marinetti’s followers and heads of the Biennale under the forced harmony of the Fascist regime.
La ricerca indaga la storia del gruppo futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, alle Esposizioni Biennali Internazionali d’Arte di Venezia tra il 1926 e il 1942. Le partecipazioni dei futuristi in questo arco temporale fu costante e avvenne sempre in forma collettiva, tanto da contare in alcune edizioni anche più di trenta espositori. Le mostre veneziane nel corso degli anni Trenta assunsero un ruolo primario nella riforma del sistema espositivo fascista in relazione all’arte contemporanea. Tale sistema prevedeva, attraverso successivi gradi di selezione, l’accesso degli artisti dapprima a manifestazioni sindacali, provinciali e interprovinciali, poi alle Quadriennali nazionali di Roma e, infine, alle Biennali internazionali di Venezia, che avrebbero dovuto rappresentare al meglio l’arte italiana in vista del confronto con nazioni straniere. Le esposizioni veneziane sono state quindi un osservatorio privilegiato per indagare non solo le varie fasi dell’arte futurista e le reazioni della critica coeva, ma anche il complesso e talvolta conflittuale rapporto tra i seguaci di Marinetti e i vertici della Biennale, sotto l’egida forzatamente armonizzante dello Stato fascista.
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Gabriele, Marta <1983&gt. "Drammaturgia del sacro prima e dopo il padiglione della Santa Sede alla 55a Biennale di Venezia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7479/1/Gabriele_Marta_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca tenta di analizzare la relazione ambigua tra il sacro e l’arte contemporanea alla luce di eventi recenti: la partecipazione del padiglione della Santa Sede alla 55a e alla 56a Biennale d’Arte di Venezia. Arte e sacro in passato, nella loro reciproca dipendenza, rivelavano la dimensione essenziale e originaria dell’uomo; rivelavano la condizione rituale, cultuale, individuale e collettiva, che risponde alla primaria sacralità della vita. Questo tipo di osmosi è stata sostituita da singole entità non più sovrapponibili in un’era secolarizzata. L’arte può esprimere un’aura di sacralità, considerando la prevalenza dei suoi aspetti secolari? Cos’è che definisce l’arte sacra? Possiamo parlare di arte sacra o lavoro secolare sul sacro? Alcune sezioni riguardano la negoziazione di simboli sacri nell’arte contemporanea, specialmente nel rapporto tra figurativo e a-figurativo; nella committenza ecclesiale, arte e liturgia; nella retorica della citazione del sacro, tra ironia e blasfemia. Le riflessioni aprono un campo d’indagine che considera l’arte come interazioni di prospettive plurime: storica, filosofica, antropologica e psicologica. Questo lavoro tenta di analizzare il ruolo dell’immagine sacra nel contemporaneo, nell’era del disincanto, alla luce di questo ritrovato interesse per il sacro appunto e per una ormai obsoleta storiografia dell’arte, che tenta di mutuarsi in storia delle immagini.
The research tries to analyze the ambiguous relationship between the sacred and contemporary art in the light of recent events: the pavilion of the Holy See at the 55th and 56th Venice Biennale. Art and sacred, in the past, in their mutual dependence, revealed the essential and original dimension of man; they revealed the ritual, cultish, individual and collective condition, that responds to the primary sacredness of life. This kind of osmosis has been replaced by individual entities that no longer overlap in the secularized era. Can art express an aura of sacredness, considering the prevalence of its secular aspects? What is it that defines the sacred art? Can we talk about sacred art or secular work on sacred? Some section of the thesis concerns the negotiation of sacred symbols in contemporary art, especially in: figurative and a-figurative art; religious patronage, art and liturgy; rhetoric of the sacred quote between irony and blasphemy. Reflections open up the field of investigation and consider art as a result of the interaction between plural perspectives: historical, philosophical, anthropological and psychological. So this work attempts to analyze the role of the sacred image in contemporary era, the era of disenchantment, in the light of this renewed interest in the sacred and in the obsolete historiography of art, that tries to become history of images.
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Gabriele, Marta <1983&gt. "Drammaturgia del sacro prima e dopo il padiglione della Santa Sede alla 55a Biennale di Venezia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7479/.

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Abstract:
La ricerca tenta di analizzare la relazione ambigua tra il sacro e l’arte contemporanea alla luce di eventi recenti: la partecipazione del padiglione della Santa Sede alla 55a e alla 56a Biennale d’Arte di Venezia. Arte e sacro in passato, nella loro reciproca dipendenza, rivelavano la dimensione essenziale e originaria dell’uomo; rivelavano la condizione rituale, cultuale, individuale e collettiva, che risponde alla primaria sacralità della vita. Questo tipo di osmosi è stata sostituita da singole entità non più sovrapponibili in un’era secolarizzata. L’arte può esprimere un’aura di sacralità, considerando la prevalenza dei suoi aspetti secolari? Cos’è che definisce l’arte sacra? Possiamo parlare di arte sacra o lavoro secolare sul sacro? Alcune sezioni riguardano la negoziazione di simboli sacri nell’arte contemporanea, specialmente nel rapporto tra figurativo e a-figurativo; nella committenza ecclesiale, arte e liturgia; nella retorica della citazione del sacro, tra ironia e blasfemia. Le riflessioni aprono un campo d’indagine che considera l’arte come interazioni di prospettive plurime: storica, filosofica, antropologica e psicologica. Questo lavoro tenta di analizzare il ruolo dell’immagine sacra nel contemporaneo, nell’era del disincanto, alla luce di questo ritrovato interesse per il sacro appunto e per una ormai obsoleta storiografia dell’arte, che tenta di mutuarsi in storia delle immagini.
The research tries to analyze the ambiguous relationship between the sacred and contemporary art in the light of recent events: the pavilion of the Holy See at the 55th and 56th Venice Biennale. Art and sacred, in the past, in their mutual dependence, revealed the essential and original dimension of man; they revealed the ritual, cultish, individual and collective condition, that responds to the primary sacredness of life. This kind of osmosis has been replaced by individual entities that no longer overlap in the secularized era. Can art express an aura of sacredness, considering the prevalence of its secular aspects? What is it that defines the sacred art? Can we talk about sacred art or secular work on sacred? Some section of the thesis concerns the negotiation of sacred symbols in contemporary art, especially in: figurative and a-figurative art; religious patronage, art and liturgy; rhetoric of the sacred quote between irony and blasphemy. Reflections open up the field of investigation and consider art as a result of the interaction between plural perspectives: historical, philosophical, anthropological and psychological. So this work attempts to analyze the role of the sacred image in contemporary era, the era of disenchantment, in the light of this renewed interest in the sacred and in the obsolete historiography of art, that tries to become history of images.
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Ladoucette, Laura <1993&gt. "Il riordino delle serie Cinema del Fondo Storico dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (Biennale di Venezia)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14141.

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Abstract:
Il cuore di questo elaborato risiede nel riordino della serie Cinema del Fondo Storico dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee, ovvero l'archivio della Biennale di Venezia. Ripercorrendo la storia della Biennale e dell'archivio, siamo giunti a un ulteriore tappa della storia dell'istituto: il riordino completo del Fondo Storico, di cui fa parte la serie di nostro interesse. Il lavoro descrive le modalità dell'inventariazione e critica, nel positivo e nel negativo, le scelte eseguite, le difficoltà incontrate e le loro soluzioni.
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Monahan, Laurie Jean. "The new frontier goes to Venice : Robert Rauschenberg and the XXXII Venice biennale." Thesis, University of British Columbia, 1985. http://hdl.handle.net/2429/25472.

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Abstract:
The XXXII Venice Biennale, held in 1964, presented an important moment in the history of American art, for it was the first time that an American painter was awarded the major prize at the prestigious international show. The fact that Robert Rauschenberg captured the most coveted award of the Biennale, the Grand Prize for painting, had major repercussions for the art scene in the United States and the international art community. For the Americans, the prize was "proof" that American art had finally come into its own, that through its struggle for recognition over the European avant-garde, it had finally reached its well-deserved place as leader of the pack. For the Europeans, especially the French, the award represented the "last frontier" of American expansionism--for it seemed that the economic and military dominance of the United States finally had been supplemented by cultural dominance. It seems pertinent to this study to examine the French response in particular, since they had traditionally dominated Biennale prizes. By analyzing the French reviews and responses to the prize, and situating these in a broader political context, I will discuss how the U.S. was perceived as the new cultural leader, despite the vehement objections to the culture of the New Frontier, which seemed to be only Coke bottles, stuffed eagles and carelessly dripped paint. Given the vehement objections engendered by the Rauschenberg victory, it seems somewhat curious that the United States would choose Rauschenberg as a representative of American culture. In order to discover how the pop imagery in the work was linked to the image : of U.S. culture promoted by the U.S. Information Agency (the government agency responsible for the show), it is necessary to analyze the cultural and intellectual debates of the early 1960s. Rejecting earlier notions that high art should remain separate from mass culture, a prominent group of intellectuals argued for a "new sensibility" in art which would embrace popular culture, thereby elevating it. This positive notion of a single, all-embracing culture corresponds to a more general optimism among many intellectuals; their rallying cry was the "end of ideology," which disdained radical critique in favor of the promise of Kennedy's "progressivism" and the welfare state. These intellectuals argued that while the system was not perfect, any major problems could be averted by simply "fine-tuning" the existing state; in the meantime, the promise of Kennedy's New Frontier required a more affirmative than critical stance. The elements shared between these discourses on culture and society at this time were of seminal importance to the critical understanding of Rauschenberg's work, particularly as it was presented at the Biennale.
Arts, Faculty of
Art History, Visual Art and Theory, Department of
Graduate
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Coidessa, Clarissa <1992&gt. "Donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. Analisi e studio di una partecipazione ancora tutta da scoprire." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14651.

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Abstract:
Il presente lavoro intende indagare la presenza delle donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. L’arco temporale preso in considerazione si estende dal 1895, anno di apertura della rassegna veneziana, al 1995, un periodo di cento anni scelto per avere un’ampia visione sulla partecipazione delle artiste espositrici. Nella prima parte della tesi è stato compiuto un primo lavoro di analisi sui dati: numero delle artiste, quantità e tipologia delle opere presentate per ognuna di esse. Tale ricerca ha riscontrato diverse difficoltà in corso d’opera per la mancanza e in molti casi per l’inesattezza di alcuni dati, problematicità che sono state esposte e giustificate all’interno dell’elaborato. Come principale fonte è stato scelto l’archivio digitale dell’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) nonché diversi siti disponibili in rete. Nella seconda parte dello studio si è deciso di adottare una visione più ravvicinata, compiendo da un lato un focus su alcune personalità che si sono particolarmente distinte all’esposizione biennale di Venezia, dall’altro riscoprendo artiste che sono cadute nell’oblio ma che hanno parimenti importanza. Lo scopo finale del presente lavoro è quello di intraprendere una prima e generale ricerca organica, non ancora compiuta fino ad adesso, su un tema avvincente e ricco di potenzialità come quello della partecipazione femminile alla Biennale di Venezia.
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Kranitz, Judith <1992&gt. "Medardo Rosso alla Biennale. La corrispondenza dello scultore conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15065.

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Abstract:
L’elaborato si prefigge di analizzare la corrispondenza di Medardo Rosso (1958-1928) conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia. Parte della documentazione è relativa alle esperienze dell’artista con la Biennale di Venezia, mentre parte è di natura privata. Le lettere inviate agli organizzatori dell’Esposizione e agli amici sono integrate ad aspetti dell’ideologia dello scultore, alle sue esperienze personali e all'ambito artistico in cui si inserisce.
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Basilicata, Alessia <1997&gt. "Uno sguardo da Oltreoceano: la critica d'arte americana rispetto i primi decenni della Biennale d'arte di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16200.

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Abstract:
La tesi ha lo scopo di indagare lo sviluppo della critica artistica negli Stati Uniti attraverso lo studio e l'analisi degli articoli e recensioni riguardanti la Biennale d'arte di Venezia. La ricerca riguarda le pubblicazioni precedenti alla seconda guerra mondiale; l’obiettivo è quello di approfondire la costituzione della critica statunitense sulla base delle pubblicazioni attinenti le prime Biennali: dalle poche righe sull’apertura agli articoli, con illustrazioni, dedicati ad esse.
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Di, Paolo Stefania <1986&gt. ""Tutti torneranno a danzare" Il gesto di Virgilio Sieni tra arte e antropologia alla Biennale Danza di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4527.

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Abstract:
L'elaborato si propone di analizzare il concetto di gesto nella poetica coreutica di Virgilio Sieni attraverso un'indagine interdisciplinare di un percorso di danza ideato dal coreografo per la Biennale College Danza di Venezia del 2013 da lui diretta, all'interno del più ampio progetto “Abitare il mondo, trasmissione e pratiche”. Il percorso in esame Agorà Madri e Figli nasce con l'intento di portare alla danza dodici coppie di madri e figli non danzatori attraverso un percorso di costruzione di una performance presentata al pubblico in occasione del celebre Festival dedicato alla danza. Attraverso un incontro tra la prospettiva antropologica e l'approccio storico-artistico, questo lavoro intende analizzare l'esperienza in esame come una forma di resistenza attuabile attraverso la danza al modo normato di vivere la quotidianità, al fine di un ripensamento tanto individuale quanto collettivo sull'idea di danza, di gesto e di corpo. Il primo capitolo tenterà un inquadramento storico-artistico dell'esperienza di danzatore e coreografo di Virgilio Sieni, con particolare riferimento ai progetti con amatori degli ultimi dieci anni. Proporrà inoltre una breve storiografia della disciplina dell'antropologia della danza dagli anni Sessanta ad oggi al fine di dimostrare l'utilità di un approccio interdisciplinare ai dance studies. Il secondo capitolo metterà a confronto l'idea che Virgilio Sieni ha della danza come esperienza rituale con la percezione dei partecipanti al progetto Agorà Madri e Figli e la prospettiva antropologica sulla materia del rito. Nel terzo capitolo analizzerò l'intera concezione del festival come strumento di ridefinizione della relazione tra uomo e città. Tenterò infine di dimostrare come la performance inserita nel tessuto cittadino produca una demarcazione spaziale che induce i partecipanti a ridefinire la propria percezione dello spazio pubblico. Il quarto capitolo prende in esame la visione della danza di Virgilio Sieni come una questione di “durata”. Attraverso un'analisi del percorso di costruzione coreografica messo a punto da Virgilio Sieni da un punto di vista temporale tenterò di dimostrare come il gesto si configuri come un momento di sospensione del quotidiano e di riappropriazione della memoria nella narrazione del sé. Il quinto capitolo analizza invece il metodo di creazione coreografica di Virgilio Sieni da un punto di vista percettivo. Finalità del capitolo sarà dimostrare come l'esperienza e la concezione del coreografo metta in discussione la percezione comune del senso del tatto e sia considerabile come una pratica di educazione dello sguardo.
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Malizia, Sofia <1995&gt. "Curatorial Activism tra pratiche artistiche e riflessioni teoriche. 3x3x6, Il padiglione di Taiwan alla 58° Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19573.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del curatorial activism, ossia delle modalità espositive e delle scelte curatoriali volte a fornire alternative alle narrazioni egemoniche tradizionali e a combattere le discriminazioni sulla base del genere, dell’etnia e dell’orientamento sessuale presenti nel mondo dell’arte. Nello specifico, si vuole proporre un’analisi del padiglione Taiwan 3x3x6 alla 58esima Biennale di Venezia all’interno di questa visione e indagare se il curatorial activism possa rappresentare effettivamente una pratica contro-egemonica nel contesto della Biennale. Nel primo capitolo si presenterà il concetto di curatorial activism elaborato da Maura Reilly in Curatorial activism: Towards an ethics of curating (2018). Si inquadrerà tale concetto all’interno delle pratiche curatoriali contemporanee e si mostrerà come questo sia stato trattato in maniera differente in altri contesti come quello della New Museology. Il secondo capitolo esporrà le teorie sulla sessualità, il potere e i sistemi di controllo sviluppate da Michel Foucault e riprese da Paul B. Preciado all’interno delle Queer Theories. Questi primi due capitoli intendono fornire gli strumenti necessari all’analisi del padiglione Taiwan 3x3x6 di Shu Lea Cheang e curato da Paul Preciado a cui è dedicato il terzo e ultimo capitolo.
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Foffani, Anna <1989&gt. "La Finlandia alla Biennale di Venezia (1909-2015) : esposizioni nazionali e performance di mercato delle partecipazioni nel XXI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8422.

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Abstract:
Percorso nell'arte finlandese attraverso la partecipazione alla Biennale di Venezia. Si analizzano le partecipazioni di anno in anno per ricostruirne la storia e il contesto artistico-culturale. Si analizzano inoltre le performance di mercato legate alla partecipazione nel XXI secolo.
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Varotto, Eleonora <1992&gt. "Videoarte e arti performative in Spagna: il caso del padiglione spagnolo alla Biennale di Venezia dal 2001 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11503.

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Abstract:
La diffusione della videoarte e delle arti performative in Spagna è una questione indissolubilmente legata alla situazione politica ed economica del paese, questa circostanza differenzia in maniera sostanziale il caso spagnolo dal resto d’Europa. Le peculiarità di questi due linguaggi artistici sono conseguenza dei quasi quarant’anni di dittatura franchista e del prolungato isolamento socioculturale; la repressione della libertà d’espressione estesa alle espressioni artistiche emergenti ostacola la formazione di una tradizione audiovisuale propria. L’analisi critica del contesto socioculturale è quindi lo strumento di indagine utilizzato in questa tesi per analizzare e definire la storia della videoarte e della performance in Spagna, valutando le differenze rispetto al contesto internazionale. Le prime due parti di questo scritto sono dedicate allo studio dello sviluppo di videoarte e performance spagnole, alla ricerca dei loro confini che spesso si sovrappongono e confondono, nell’intento di comporre una genealogia accanto ad una realtà ancora poco tracciata. Le lacune e i problemi incontrati sono stati analizzati teoricamente mediante un’attenta analisi delle fonti svoltasi nel corso di un anno di permanenza all’estero. Attraverso l’approfondimento delle varie decadi susseguitesi dagli anni Settanta del Novecento fino ai giorni nostri, vengono esaminati tutti gli avvenimenti quali la creazione di centri culturali, i fori di dibattito internazionali, i festival e le esposizioni antologiche che hanno contribuito all’affermazione di questi linguaggi artistici nel territorio spagnolo. Gli scritti e la critica di studiosi come Eugeni Bonet, Manuel Palacio e Fernando Baena aiutano a comprendere i dubbi e le problematiche che hanno contraddistinto le discussioni e i tentativi di istituzionalizzazione del linguaggio artistico audiovisivo e performativo all’interno del contesto nazionale e internazionale. A questo proposito, la Biennale di Venezia si configura da sempre come l’opportunità di mostrare all’esteriore l’eccellenza delle tendenze contemporanee internazionali. La terza parte della tesi prende in esame tre progetti monografici presentati dal padiglione spagnolo in occasione dell’Esposizione Internazionale nel XXI secolo. Gli artisti protagonisti di queste edizioni sono due videoartisti e una performer di grande rilevanza per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo dei due linguaggi artistici in questione. È interessante analizzare le loro proposte attraverso lo studio delle tematiche affrontate e nelle modalità di dialogo con la città di Venezia.
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Tavano, Maria Novella <1996&gt. "Ai lati d’Italia. Interventi e acquisti di Vittorio Viale, direttore dei Musei Civici di Torino, alla Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20338.

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Abstract:
Vittorio Viale, direttore dal 1930 al 1965 dei Musei Civici di Torino, è stato una figura fondamentale nel panorama culturale italiano. Lo scopo che questa tesi si prefigge è quello di esplorare un lato poco conosciuto della sua attività prendendo in esame le diverse sue collaborazioni con l’Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Si è inoltre qui ricostruita la storia di quegli acquisti che, da lui promossi in laguna, hanno arricchito e orientato le collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Allo studio della letteratura è stata affiancata la ricerca presso l’Archivio Storico dei Musei Civici di Torino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia; fondamentali per ricostruire il milieu culturale in cui Viale si mosse sono state inoltre le testimonianze dei protagonisti di quel periodo e di chi oggi ne custodisce la memoria.
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Carraro, Martina <1967&gt. "I Belgi e la Biennale: premesse e protagonisti del primo padiglione nazionale ai giardini (1895-1914)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1030.

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Abstract:
La tesi prende in esame il contributo degli artisti belgi alla Biennale di Venezia. L'interesse nasceva da due questioni di fondo: capire le ragioni che hanno fatto del Belgio la prima nazione a costruire un padiglione nei giardini dell'esposizione (1907) e valutare il ruolo che quel padiglione poteva aver avuto nell'istituzione del nuovo sistema espositivo policentrico. In relazione al primo quesito la ricerca ha evidenziato due dati fondamentali: - l'apporto dell'arte belga e di alcuni suoi protagonisti aveva già segnato profondamente l'ambiente lagunare a partire dal 1895, cioè dalla prima edizione dell'esposizione; - l'invenzione del padiglione nasce dalla volontà di mettere in pratica il principio della sintesi delle arti che costituisce il principale terreno d'intesa tra Belgi e Biennale, in quanto obiettivo perseguito da entrambi almeno fino al 1914. Quanto alla seconda ipotesi, va invece riconosciuto che la storia del padiglione belga non costituisce una chiave d'accesso utile a comprendere il nuovo corso della Biennale. Nella sua specificità, questo primo edificio rappresenta un episodio del tutto particolare: l'esatto opposto di un modello ripetibile.
This doctoral dissertation is about the contribution of Belgian artists to the Venice Biennale from its foundation to 1914. Two main questions were at the basis of the research: which the reasons have been why Belgium was the first country to build a national pavilion at the Giardini and what role the Pavilion had in the creating of the new polycentric exhibition system. As to the first point, the research has highlighted two fundamental issues: - Belgian art and some of its protagonists had deeply influenced the Venetian context since 1895, year of the first Biennale. - The invention of the pavilion is grounded on the will to put into practice the principle of the Synthesis of Arts. Both the Belgians and the Biennale were mostly concerned with it and eager to pursue it at least up to 1914. About the second assumption, it must be acknowledged that the making of Belgium Pavilion cannot be seen as a useful tool to understand Biennale's new deal. In its specifity, this first building represents a singular event, not at all an example to refer to.
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Bertele', Matteo <1978&gt. "La Russia all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia (1895-1914) : per una storia della ricezione dell'arte russa in Italia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1075.

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Abstract:
La tesi segue due filoni di ricerca principali: il contributo russo all’Esposizione Internazionale di Venezia dalla prima fino all’ultima edizione prebellica e la sua accoglienza da parte della critica coeva italiana. Da un lato emerge uno scarso interesse, da parte russa, verso una rappresentanza continuativa a Venezia, dall’altro una ricezione critica italiana spesso mediata dalla cultura francese e tedesca, fortemente ancorata a preconcetti e stereotipi di derivazione letteraria e condizionata da pregiudizi di matrice eurocentrica. Questo è dovuto sia alla mancanza di una critica artistica professionale sia alla scarsa conoscenza della Russia e della sua cultura figurativa, presentata per la prima volta su suolo italiano proprio a Venezia come “scuola nazionale”. Solo istanze di natura politica e diplomatica avrebbero portato alla realizzazione del padiglione russo, inaugurato nel 1914, all’apice del fasto auto-celebrativo zarista.
This doctoral dissertation is based on the analysis of two main subjects: the Russian contribution to the International art exhibition of Venice from the very first edition, to the pre-war one and its reception by the Italian coeval critique. The Russian interest towards a continuous presence at the Exhibition was low, from the other side an Italian critic reception, often mediated by French and German institutions and shows, strongly tied up to prejudice and stereotypes of literature's derivation and influenced by preconceptions of Eurocentric matrix. This was due to the absence of a professional art critic and, also, to the spare knowledge of the Russian art, presented in Venice for the first time in Italy as "national style". Only political and diplomatic pressure brought to the construction of the Russian Pavilion, which opened in 1914, at the top of self-celebratory tzarist splendour.
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De, Stefano Sabina Laura <1992&gt. "Jeff Koons e i rapporti con l'Italia: dalla Biennale di Venezia del 1990 a "Jeff Koons in Florence" (2015-2016)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10559.

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Abstract:
Questa tesi nasce dalla volontà di indagare ed analizzare la carriera e la poetica dell’artista Jeff Koons, spesso etichettato come “re del kitsch”, seguendo un filo rosso costituito dalle sue partecipazioni ad esposizioni ed eventi artistici avvenuti in Italia, con particolare attenzione alla ricezione da parte di pubblico e critica. Esaminando in primo luogo il contesto storico-artistico statunitense ed europeo degli anni Ottanta e primi anni Novanta, periodo che corrisponde al primo decennio di attività dell’artista, si passa all’analisi delle diverse fasi creative della sua produzione artistica fino al 1990. Si giunge quindi al fulcro della tesi rappresentato dalla riflessione sulla partecipazione di Jeff Koons alla XLIV edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia nel 1990, che costituisce il suo esordio ( ufficiale) in Italia. Vengono, in seguito, analizzate le partecipazioni italiane di minore rilevanza, per passare poi alla prima mostra antologica italiana di Koons realizzata nel 2003 a Napoli, approdando infine all’esame del recente e intensamente dibattuto evento fiorentino “Jeff Koons in Florence”, che ha avuto luogo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. La trattazione si conclude analizzando la situazione italiana in riferimento a una produzione artistica “kitsch”- nell'accezione delineata dal critico Gillo Dorfles - e attuando un esame tra possibili punti di contatto e differenze tra Jeff Koons e alcuni artisti italiani attivi sulla scena artistica contemporanea.
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Bruzzese, Benedetta <1990&gt. "Il Teatro in soffitta. Gli Archivi teatrali in Italia e il caso dell'Archivio storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6692.

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Abstract:
Il 2015 è stato definito dal Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, l'anno degli Archivi e delle Biblioteche. Muovendo dalla convinzione dell'assoluta importanza della Memoria teatrale per il futuro del bene culturale Teatro, la ricerca si propone di mostrare la situazione degli archivi teatrali in Italia, con una mappatura di questi centri della memoria, sia fisici che digitali, per poi soffermarsi sul caso dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. A partire da uno studio fatto sul Fondo Varagnolo conservato a Casa Goldoni, sul Fondo Dorigo conservato presso l'Università Ca' Foscari e sul Fondo ASAC dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale; si percorreranno le tappe fondamentali della storia dell'Istituto, dagli anni d'oro dei grandi conservatori Varagnolo e Dorigo, fino ai giorni nostri. Dalla raccolta di quelle che sono le esigenze e i desideri di utenti e operatori, si proporranno delle vie per mantenere vivo il patrimonio teatrale dell'Archivio Storico, nella speranza di riuscire a valorizzare un Archivio dell'Effimero che si rivolga ad una comunità e non ai soli addetti ai lavori.
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DI, STEFANO CHIARA. "Gli Stati Uniti alla Biennale : le strategie espositive e la diffusione dell'arte americana in Italia intorno al padiglione di Venezia 1948-1958." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/11578/278332.

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Cicalini, Giorgia <1991&gt. "Palma Bucarelli e la Biennale di Venezia (1948-68): acquisizioni, prestiti e interventi critici della Direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9773.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è analizzare le relazioni che Palma Bucarelli ha intrattenuto con la Biennale di Venezia, prendendo in considerazione il periodo 1948 - 1968. La questione viene esaminata da due punti di vista: quello istituzionale, che impegna la Bucarelli, in qualità di direttrice della Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma, nel prestare ed acquistare opere alla manifestazione veneziana, e nel presentare il proprio museo, attraverso una selezione di recenti acquisizioni, alla mostra speciale “Arte d’Oggi nei Musei” organizzata durante la Biennale del 1964; e quello più “critico”, in particolare focalizzato sulle personali, organizzate con la sua collaborazione, di Turcato, Fautrier, Giacometti e Pascali. Da entrambi i livelli di lettura emerge la linearità e l’avanguardia del pensiero della Bucarelli, che sempre si dedicò coraggiosamente alla salvaguardia del patrimonio e all'affermazione dell’arte astratta, difendendo e promuovendo gli artisti che più stimava. Così il museo inevitabilmente si identifica con la figura della sua direttrice, documentando l’arte attuale attraverso l’aggiornamento sul piano internazionale, la cura dell’aspetto didattico, e dando spazio all'arte nuova e ai giovani artisti. Modalità oltretutto analoghe a quelle adottate dalle Biennali prese in esame. La ricerca è stata svolta principalmente attraverso la consultazione di documenti conservati presso: l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, l’Archivio Storico della Galleria Nazionale di Roma e l’Archivio Centrale dello Stato.
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Bonomi, Emilia <1995&gt. "Arte e Ambiente: Un binomio in evoluzione. Dalle pratiche estetiche della Biennale di Venezia del 1978 alle riflessioni ecologiche della Triennale di Milano del 2019." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18798.

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Abstract:
La tesi indaga l’evoluzione del rapporto tra arte e ambiente dagli anni Sessanta-Settanta ad oggi tra pratiche estetiche e riflessioni ecologiche. La ricerca parte dalla complessità terminologica del tema e dall’analisi storico-critica di esperienze come la Land Art e la cosiddetta Art in Nature (si veda in particolare il lavoro di Joseph Beuys, Richard Long e dei poveristi) per arrivare allo studio del lavoro di quegli artisti contemporanei che con la loro arte sensibilizzano lo spettatore sulle gravi condizioni del pianeta, dovute a una visione prevalentemente antropocentrica. Come casi studio principali, che segnano l’arco cronologico della tesi (1978-2019), vengono esaminate due mostre internazionali: la XXXVIII Biennale di Venezia (Dalla Natura all’Arte, Dall’Arte alla Natura, 1978) e la XXII Triennale di Milano (Broken Nature: Design Takes on Human Survival, 2019). L’analisi di queste due mostre, diverse ma complementari, permette di capire quanto il dibattito teorico e la produzione artistica che riguardano la natura siano cambiati nel corso del tempo parallelamente all’evolversi della nozione di ambiente e del diverso rapporto tra l’uomo e l’ecosistema di cui è parte.
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41

Zazzeron, Mauro. "Tra la Biennale, Ca' Pesaro e la Secessione romana. Per un catalogo ragionato dei dipinti di Umberto Moggioli." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424968.

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Abstract:
L’elaborato si propone di ripercorrere, attraverso una puntuale analisi storico-critica delle opere pittoriche, l’intera produzione di Umberto Moggioli, dagli esordi all’epilogo romano, entro un orizzonte temporale scalato tra il 1904 e il 1918. Non è stata oggetto di schedatura la produzione grafica e quella incisoria; ciò nonostante, per ciascun dipinto, si è tenuto conto di come e in che misura la prassi disegnativa abbia influito nella messa a punto del soggetto di volta in volta rappresentato. Per meglio comprendere le varie tappe che scandiscono il cammino pittorico dell’artista – i suoi tempi di crescita e i suoi mutamenti di rotta, la partecipazione alle esposizioni italiane (e veneziane in particolare) a cavallo delle due guerre, la rete di relazioni di cui egli fu parte – è stata fondamentale, da un punto di vista metodologico, l’analisi delle referenze e degli scambi epistolari da lui stesso promossi, nonché del carteggio tenuto dalla vedova Anna fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. A tal fine è stato riordinato e inventariato il materiale documentario custodito nell’Archivio privato degli eredi Moggioli, in parte confluito nell’Appendice documentaria; uno strumento di corredo, quest’ultimo, indispensabile per la disamina delle singole opere, poiché ha permesso di sciogliere nodi di carattere biografico, di ripensare tempi e modalità di esecuzione di alcuni dipinti – facendone avanzare o recedere nel tempo la genesi –, fornendo inoltre informazioni preziose per risalire alle provenienze. Al corpus di lettere, cartoline postali e telegrammi trascritti nell’Appendice si rinvia di frequente nelle singole schede, proprio per garantire alle opere pittoriche un coerente inquadramento filologico. Una sezione è stata dedicata ai dipinti ritenuti controversi sotto il profilo attributivo o dell’identificazione stilistica, privi cioè di quei parametri formali e stilistici che consentano di riconoscere con sicurezza la mano del pittore. Completa il lavoro un saggio introduttivo dedicato all’approfondimento di alcuni temi specifici: dalla fortuna critica dell’autore, a partire dalle figure e dalle esposizioni che più ne hanno seguito e indagato l’evoluzione stilistica, alla riconsiderazione del periodo formativo mediante la comparazione della documentazione rinvenuta nell’Archivio Storico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e le lettere scritte dal giovane artista ai familiari fra l’ottobre 1904 e il giugno 1907. Dalle ipotesi di ricostruzione “ambientale” delle mostre personali allestite a Ca’ Pesaro nel 1909 e nel 1912 (alle quali si lega il problema di riuscire a determinare la fisionomia delle opere esposte), fino a una breve riflessione sullo stile, la tecnica e i generi (la pittura di paesaggio, la ritrattistica, la natura morta) maggiormente affrontati dall’artista nell’arco della sua carriera.
The paper proposes to recall, through a precise historical-critical analysis of the paintings, the entire production of Umberto Moggioli, from the beginning to his roman epilogue, within a time horizon included between 1904 and 1918. The graphic and the engraving productions were not the object of cataloging; nevertheless, it was taken into account how and to what extent the design practice has influenced the development of the subject from time to time represented. To better understand the various stages that mark the artist’s pictorial journey – its growth times and changes of course, participation in Italian (and Venetian in particular) exhibitions straddle two World Wars, the network of relationships of which he was a part of – it was fundamental, from a methodological point of view, the analysis of references and exchanges of letters promoted by him, as well as the correspondence held by the widow Anna between the Twenties and the Fifties. To this end, the documentary material kept in the private archive of the Moggioli heirs, partly merged in the Documentary Appendix, was reorganized and inventoried; an instrument of support, this last, indispensable for the examination of individual works, as it has allowed to unravel biographical crux, to rethink times and modalities of execution of some paintings – making progress or recede in time the genesis – also providing valuable information to trace back to the origins. The corpus of letters, postcards and telegrams transcribed in the Appendix frequently refer to the individual sheets, precisely to guarantee a coherent philologic framing of the paintings. A section was dedicated to paintings considered controversial under the attributional profile or stylistic identification, that is, devoid of those formal and stylistic parameters that allow to recognize with confidence the painter’s hallmark. Complete the work an introductory essay dedicated to the deepening of some specific themes: from the author’s critical fortune, starting from the figures and the exposures that have followed and investigated the stylistic evolution, to the reconsideration of the training period through the comparison of the documentation found in the Historical Archives of the Academy of Fine Arts in Venice and the letters written by the young artist to the family between october 1904 and june 1907. From the hypothesis of “environmental” reconstruction of the personal exhibitions set up at Ca’ Pesaro in 1909 and in 1912 (which binds the problem of being able to determine the physiognomy of the exhibited works), up to a brief reflection on style, technique and genres (landscape painting, portraiture, still life) most addressed by the artist during hid career.
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Zorzi, Alberto Gerardo <1958&gt. "Ambiente - Azione - Partecipazione - 1970 - 1990. La Scultura entra nella realtà urbana, l'Arte diventa sociale. Esperienze plastiche in Italia:Volterra 1973, Biennale Internazionale d'Arte di Venezia 1976- 1978, Tuoro sul Trasimeno - Campo del Sole, 1986 - 1988." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2657.

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Abstract:
La Tesi è relativa alla scultura italiana contemporanea. Verrà particolarmente indagato il ventennio del novecento anni '70 - '90. La ricerca analizzerà il versante della scultura in rapporto all'Ambiente, al contesto sociale e architettonico in Italia. Affrontando alcune esperienze molto significative che sono avvenute in quel periodo, in un ambito anche di forte partecipazione sociale. La tesi avrà come relatore il Professore Nico Stringa dell'Università Cà Foscari di venezia e correlatore il Professore emerito Enrico Crispolti dell'Università di Siena.
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Mogorovich, Eliana. "Dalla realtà alla coscienza: il percorso della ritrattistica tra fine Ottocento e inizio Novecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4516.

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Abstract:
2009/2010
Il recente e diffuso interesse suscitato dalla ritrattistica nell’ambito di esposizioni di carattere nazionale ha sollecitato una riflessione sull’accoglienza ad essa riservata in un periodo cruciale della sua evoluzione, quello situato a cavallo fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Si tratta di un momento che – data l’ascesa di una classe bisognosa di conferme dello status appena acquisito come la borghesia – ha visto il proliferare di immagini destinate all’autocelebrazione e che proprio per rispondere a tale necessità imponevano l’adozione di uno stile strettamente realistico. Tuttavia il medesimo torno d’anni coincide anche con la nascita della psicoanalisi freudiana (al 1895 risale la pubblicazione degli Studi sull’isteria, al 1899 L’interpretazione dei sogni mentre risale al 1901 la prima edizione della Psicopatologia della vita quotidiana), una rivoluzione che finì col riguardare anche le discipline artistiche e che, potenzialmente, poteva condurre a uno stravolgimento dell’approccio fotografico fino allora imposto dai committenti per le loro effigi. Il presente progetto si propone dunque l’obiettivo di individuare eventuali punti di contatto fra due filoni di ricerca finora affrontati come binari paralleli, il primo coincidente con le richieste maturate dalla situazione sociale dell’epoca e, il secondo riguardante le possibili ripercussioni connesse all’apertura di un nuovo orizzonte culturale. La ritrattistica ha conosciuto nel periodo preso in esame il passaggio da forme ufficiali e borghesi, centrate solo sulla verosimiglianza fisica e su blandi accenni al carattere dell’effigiato, a una concezione rivolta principalmente allo scavo psicologico del personaggio. Tale premessa, che può essere confermata dall’esame del catalogo di singoli autori, non trova però alcun riscontro nella stampa esaminata; gli articoli monografici e le recensioni di mostre rintracciate in “Emporium”, “L’illustrazione Italiana”, “The Studio” e “Die Künst für Alle” hanno infatti portato alla luce un panorama completamente diverso evidenziando continue e mai sanate discrepanze fra l’effettiva produzione degli artisti e quanto veniva poi riportato dalla stampa tanto in termini iconografici che di semplice citazione o descrizione. Nonostante le continue lagnanze sull’arretratezza dell’arte italiana e la proclamata intenzione di aggiornare il gusto artistico del pubblico, i quattro periodici esaminati continuano infatti a propagandare e diffondere quello che si può definire un “tono medio” della pittura, che esclude da recensioni e interventi di vario tipo tanto movimenti come l’impressionismo, il cubismo e il futurismo quanto gli autori europei più aggiornati cui talvolta si accenna solo una volta tramontata l’ondata rivoluzionaria della loro arte e sempre limitatamente alle opere meno eversive. Dal punto di vista della ritrattistica si assiste dunque a una sorta di silenzioso passaggio dal solido realismo ottocentesco alle forme pacate e immobili di Novecento, tendenza cui sembrano uniformarsi tutti i pittori italiani del nuovo secolo. La ripresa di interesse verso la rappresentazione della figura umana che contraddistingue il gruppo milanese non ha comportato, purtroppo, un effettivo aumento di ritratti riproponendo anzi le problematiche già osservate per i decenni precedenti poiché alla labilità del confine fra ritratto e pittura di genere viene a sostituirsi quella fra ritratto e semplice rappresentazione di figure per le quali non è sempre possibile stabilire il riferimento a fisionomie e caratteri individuali. Quanto fin qui osservato ha avuto come conseguenza la revisione nell’impostazione del presente lavoro in cui il mancato sviluppo di alcune parti è compensato dall’ampliamento dell’orizzonte geografico di riferimento dal momento che tanto nelle appendici poste a margine della tesi quanto nella sua prima parte sono stati inseriti autori dell’intera Penisola e stranieri allo scopo di ricostruire il panorama storico-artistico e critico del periodo considerato. Dal punto di vista operativo, dunque, i capitoli seguono una scansione temporale su base quinquennale: all’interno di ognuno è stato analizzato ogni singolo anno partendo dall’iniziale confronto fra i periodici italiani e ampliando poi la visuale su quanto pubblicato dalle riviste straniere, fonte utilizzata soprattutto dal punto di vista dell’apparato iconografico presente. La sporadica presenza di monografie dedicate ad artisti che hanno svolto principalmente l’attività di ritrattisti (presenti per lo più su “Emporium”) ha fatto sì che l’attenzione si concentrasse sulla posizione assunta dai vari critici rispetto alle mostre recensite, messe fra l’altro a confronto con i cataloghi delle esposizioni stesse nel caso delle biennali veneziane e di eventi come la mostra del ritratto di Firenze del 1911, quella dell’Autoritratto organizzata dalla Famiglia Artistica di Milano nel 1916 e quella del Ritratto femminile contemporaneo ospitata nella villa Reale di Monza nel 1924. La marginalità di cui ha costantemente sofferto il filone pittorico cui ci si è dedicati si riverbera, naturalmente, su una presenza sporadica e poco significativa degli artisti veneto-giuliani ai quali, comunque, è interamente dedicato il catalogo in cui è organizzata la seconda parte della tesi. Basato sulle ricorrenze dei pittori nelle riviste esaminate, il catalogo segue la scansione in sezioni distribuite a seconda della tipologia di ritratto cui appartengono, cominciando da quelli di singoli personaggi (a loro volta distinti fra ritratti muliebri, virili e effigi di critici d’arte), ritratti di gruppo, ritratti di artisti e autoritratti, sezione quest’ultima che vede l’inclusione delle opere facenti parte della collezione di autoritratti della Galleria degli Uffizi, assunta come evidente certificato di importanza dell’autore cui l’opera è stata richiesta o da cui è stata donata. Ogni sezione è aperta da una breve introduzione che prevede, per la parte degli autoritratti, il riferimento ai più recenti studi inerenti la relazione fra arte e psicanalisi, anche in virtù del fatto che la destinazione eminentemente privata di questi lavori consentiva all’autore una maggiore libertà stilistica e un più sincero dialogo con il proprio modello. Il lavoro di tesi è completato dal catalogo delle opere ritenute più significative per ciascuna sezione e dalle appendici critiche tratte da “Emporium” e “L’Illustrazione Italiana”.
XXIII Ciclo
1978
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44

Ferrarin, Matilde <1990&gt. "Gli artisti veneziani alla Biennale (1895-1905)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8439.

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Abstract:
La tesi si propone di analizzare il ruolo degli artisti veneziani durante il momento di avvio della Biennale, cercando sottolineare le mansioni e le responsabilità che vennero loro affidati. L’iniziativa, nata dalla volontà degli artisti veneziani, docenti e allievi dell’Academia, membri del Circolo Artistico o affiliati alla Famiglia Artistica, sarà in seguito gestita quasi autonomamente dalla nuova figura del Segretario Generale, Antonio Fradeletto. La tesi affronta, attraverso un’analisi dei documenti d’archivio, questo delicato momento di passaggio di potere, riportando le vicende avvenute in seno all’amministrazione durante i primi anni della Biennale. Sono inoltre messe in luce similitudini e differenze con un diretto antecedente, l’Esposizione Nazionale Artistica del 1887, e con le altre esperienze espositive estere. Viene poi esaminata la produzione artistica dei veneziani, attraverso un’analisi delle opere da loro scelte per rappresentare la produzione locale in un contesto internazionale. Attraverso le riviste e i periodici dell’epoca si riporta la fortuna critica che tali opere ebbero sulla stampa locale e nazionale, nel tentativo di verificare se gli ideatori della Biennale riuscirono nella difficile impresa di emergere e farsi notare in un contesto artistico così vasto e internazionale. Sono infine riportati grafici e tabelle che illustrano in percentuale la presenza degli artisti veneziani all’interno delle cariche amministrative, tra gli artisti espositori, tra i premiati e infine tra le opere citate dalla stampa.
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45

Perosin, Mauro <1982&gt. "Per una biblioteca di immagini del moderno : storia, ruoli e usi della fotografia d'arte dall'archivio della Biennale veneziana (1946-1958)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/6532.

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46

Rampazzo, Elisa <1992&gt. "I pittori veneti alle "Biennali di Pallucchini" (1948 - 1956): le partecipazioni attraverso la ricezione della stampa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12479.

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Abstract:
L’elaborato è incentrato sull’analisi delle presenze dei pittori veneti, di nascita o di residenza, a La Biennale di Venezia per le Edizioni caratterizzate dalla presenza di Rodolfo Pallucchini alla carica di Segretario Generale dell’Ente. Le Esposizioni oggetto d’esame sono quindi La Biennale XXIV del 1948, La Biennale XXV del 1950, La Biennale XXVI del 1952, La Biennale XXVII del 1954, La Biennale XXVIII del 1956. A seguito di una presentazione introduttiva che contestualizza le cinque Edizioni della Biennale all’interno del periodo storico in esame (Cap.I), sono analizzati i protagonisti delle Esposizioni: Ponti, Pallucchini e la Commissione per le arti figurative (Cap.II). Segue l’esame della partecipazione dei pittori veneti all’interno delle correnti artistiche, corredato di analisi statistiche e grafiche che permettono una visione più completa dell’andamento (Cap.III). Altra tematica oggetto di analisi è stata la ricezione della stampa sull’operato degli artisti veneti, in particolare la diatriba tra gli artisti e la critica in merito alle presenze (Cap. IV). Infine, la ricerca si conclude con la mappatura dei pittori veneti partecipanti alle Biennali in oggetto, l’elenco delle opere presentate dagli artisti e gli articoli apparsi sui quotidiani in cui vengono citati i pittori veneti (Cap. V). L’apparato grafico e la selezione della rassegna stampa concludono l’analisi.
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47

Silva, Marina Barzon. "Fugindo da antinomia: a crítica de Lionello Venturi e o Gruppo degli Otto, da Bienal de Veneza ao Brasil." Universidade de São Paulo, 2017. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/93/93131/tde-24052018-124153/.

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Abstract:
Esta pesquisa de mestrado teve por objetivo o estudo das obras em acervo no Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo de autoria dos artistas do Gruppo degli Otto, adquiridas por Francisco Matarazzo Sobrinho, em 1952 e 1954, na XXVI e na XXVII Bienal de Veneza, para o acervo do antigo Museu de Arte Moderna de São Paulo. As obras permitem, um estudo sobre os artistas e a formação do Gruppo degli Otto, além de uma imersão na produção de Lionello Venturi (Modena, 1885 Roma, 1961), crítico e historiador da arte que se coloca a frente desses artistas. Levaram também a uma pesquisa a respeito do cenário artístico daquele momento, tanto da Itália, de onde as obras partem, quanto do Brasil, para onde as obras se destinam, e à construção de uma história a respeito da crítica de arte italiana no ambiente da Bienal de Veneza na Guerra Fria, além do estudo do papel da instituição veneziana na fundação da Bienal de São Paulo e os impactos e ramificações deste debate crítico no Brasil.
This master\'s research intended to study the works in the collection not Museum of Contemporary Art, University of São Paulo by the artists of the Gruppo degli Otto, that were acquired by Francisco Matarazzo Sobrinho, in 1952 and 1954, at the XXVI and XXVII Venice Biennale, to integrate the collection of the former Museum of Modern Art of São Paulo. Those paintings led to a study on the artists that composed the Gruppo degli Otto and its foundation. They also allowed an immersion in the production of Lionello Venturi (Modena, 1885 - Rome, 1961), critic and art historian, who took to himself the role of the critic ahead of the group. The works also lead to a research on the artistic scene of that moment, both in Italy, where the paintings are made, as well as in Brazil, the place to where those paintings would be destined to live, as well as the study of the history of Italian art criticism in the environment the Venice Biennale in the Cold War, and lastly the study of the role of the Venetian institution in the founding of the São Paulo Bienal and the impacts and changes of this critical debate in Brazil.
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48

Tonetti, Ana Carolina. "Interseções entre arte e arquitetura. O caso dos pavilhões." Universidade de São Paulo, 2013. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/16/16136/tde-04072013-115801/.

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Abstract:
Esta dissertação tem como foco central o estudo de edifícios pavilhões e sua relação com a produção tridimensional - entendida como instalação e escultura. Para tanto, articula-se o conceito de \"campo ampliado\", elaborado por Rosalind Krauss em texto de 1979 para abarcar as transformações da escultura a partir dos anos 60, com seu recente deslocamento, para o âmbito da arquitetura por parte de alguns autores, nomeadamente Antony Vidler. A pesquisa não se resume apenas a uma investigação da contribuição do espaço arquitetônico para a escultura ou da escultura para a arquitetura, mas foca especialmente a linha que as separa, visto que a tendência de convergência das duas disciplinas faz com que seu elo de reciprocidade se dissolva numa produção intersticial, realizada por artistas, arquitetos ou mesmo por ambos em colaboração. O pavilhão sempre foi entendido como um campo experimental para os arquitetos, especialmente ao longo do século XX quando ajudou a consolidar as premissas da arquitetura moderna. Hoje, apresenta grande visibilidade através de diversos programas que oferecem condições únicas de encomenda e concepção pressupondo uma arquitetura singular, que configura uma produção desvinculada do binômio forma-função e cujo assunto autorreferente é a própria arquitetura. Do ponto de vista das artes o pavilhão representa uma expansão da instalação para um todo espacial que passa a envolver também o edifício e, quando tomado como meta arquitetura, opera também como plataforma de afrontamento crítico. O embate teórico acerca dos desdobramentos do \"campo ampliado\", bem como a investigação sobre aspectos essenciais do termo \"pavilhão\", de natureza maleável, são confrontados com uma análise crítica de casos selecionados em três instituições com características bem distintas- Bienal de Veneza, Instituto de Arte Contemporânea do Inhotim e Serpentine Gallery -, e possibilitam alinhavar conclusões sobre esta produção contemporânea no limiar dessas duas disciplinas.
This dissertation is focused on the study of pavilions and their relationship with the three-dimensional production - understood as installation and sculpture. Therefore, the concept of \"expanded field\", elaborated by Rosalind Krauss in the 1979 essay to encompass the transformation of sculpture from the 60\'s, is articulated with the recent shift of this same concept into the realm of architecture by some authors, namely Antony Vidler. The research is not just an investigation on the contribution of the architectural space for sculpture or, on the other hand, from sculpture to architecture, but focuses especially the line that separates them, understood as a disposition of convergence by the two disciplines which dissolves the reciprocal bonds in a interstitial production, performed by artists, architects or even both together. The pavilion has always been understood as an experimental field for architects, especially during the twentieth century when it helped consolidate the assumptions of modern architecture. Today it has gained great visibility through several programs that offer specific conditions by commissioning and assuming a unique architecture design that sets up a production untied from the binomial form-function, resulting in a self referent building whose subject is the architecture itself. From the point of view of the arts, it represents an expansion of the installation configuring a spatial whole that also implicate the building and, when taken as meta architecture, also operates as a platform for critical confrontation. The opposition on theory about the ramifications of the expanded field, as well as a research on the essential characteristics to a malleable term, are faced with a critical analysis of selected cases in three institutions gathering rather distinct characteristics - the Venice Biennale, the Institute of Contemporary Art Inhotim and the Serpentine Gallery -, and allow conclusions on this contemporary production in a disciplinary threshold.
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49

Nuovo, Lorenzo. "La pagina d'arte de "Il Mondo" di Mario Pannunzio (1949-1966)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3633.

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Abstract:
2008/2009
Nel panorama degli studi di storia della critica figurativa del secondo dopoguerra, manca una disamina delle posizioni degli autori della pagina d’arte del periodico romano “Il Mondo” . Studi - raccolte di documenti, indagini sul rapporto tra arte e critica militante in Italia e affondi sulla trasformazione del vocabolario visivo tra anni Quaranta e Cinquanta - che, anche quando hanno centrato la propria attenzione su periodici o giornali non specialistici, hanno sempre finito per tenere fuori fuoco la definizione dei tratti propri della specola sulle arti costituita dal settimanale diretto da Mario Pannunzio. L'analisi delle pagine culturali de “Il Mondo” dimostra l'insufficienza di un ragionamento costruito sulla base di una mera contestualizzazione degli scritti figurativi comparsi nel settimanale nel dibattito critico del secondo Novecento. “Il Mondo” è stato espressione di un clan, della élite raccoltasi a partire dagli anni Trenta attorno a Mario Pannunzio; un gruppo che, in alcuni dei suoi protagonisti e in piena continuità politica e culturale, è poi confluito nell'avventura de “L’Espresso” di Benedetti e Scalfari. Sulla costituzione del gruppo vale la pena di indugiare, resistendo alla tentazione di una distinzione tra questioni prettamente storico-artistiche e culturali in senso generale, o addirittura tra scelte di campo in materia di arti visive e battaglie politiche e civili: sono gli stessi autori della pagina d’arte de “Il Mondo” ad indicare questa strada, in un dibattito che, negli anni dell’immediato dopoguerra, era giocoforza carico di ragioni ideologiche. Obiettivo del presente lavoro è quello di fare luce sulla sintesi operata nell’ambito della redazione del settimanale tra le due componenti salienti del gruppo gravitante attorno a Pannunzio. Serbatoi di uomini e di idee, essenzialmente cultura di fronda per quel che attiene agli autori delle pagine culturali, intellettualità liberaldemocratica per quanto attiene alla definizione della rotta politica, economica e civile del settimanale.
XXII Ciclo
1979
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50

Balestri, Roberto. "Intelligenza artificiale e industrie culturali storia, tecnologie e potenzialità dell’ia nella produzione cinematografica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25176/.

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Abstract:
Negli ultimi anni stiamo assistendo, in svariati campi, a un sempre più vasto utilizzo di tecnologie che utilizzano quella che viene comunemente chiamata “intelligenza artificiale”. Anche il settore audiovisivo, da sempre recettore di novità e incline a evolversi continuamente, sta già vivendo quei processi che lo porteranno a essere rivoluzionato da questo tipo di tecnologie. In un periodo di frenetico progresso scientifico è difficile riuscire a fissare nel tempo e su carta lo stato attuale dello sviluppo tecnologico, dato che ciò che oggi viene considerato come novità domani potrebbe già essere stato superato. È necessario, quindi, uno strumento che riesca a catalogare, se non tutte, almeno le più importanti rivoluzionarie tecnologie d’intelligenza artificiale che hanno investito il mondo della produzione artistica e delle industrie culturali. Uno studio approfondito è dedicato, in particolare, all’industria cinematografica. Dopo una breve introduzione di carattere storico, vengono descritti i principali tipi di rete neurale artificiale e la loro evoluzione. Sono poi delineate e descritte le principali tecnologie d’IA applicate all’elaborazione, comprensione e generazione automatica o assistita d’immagine e testo. Ancora più nel dettaglio sono osservate alcune soluzioni tecnologiche che interessano le varie fasi del processo di produzione cinematografica, come la fase di scrittura e analisi della sceneggiatura, quella di editing e montaggio video, così come quelle riguardanti l’implementazione di effetti visivi e la composizione musicale. Il testo risulta essere, da un lato, una fotografia sul passato che ha interessato lo sviluppo delle tecnologie d’IA, dall’altro uno strumento che illustra il presente così da aiutarci, se non a predire, almeno a non trovarci completamente impreparati di fronte agli sviluppi futuri che interesseranno sia la produzione audiovisiva che, in senso più ampio, la nostra vita di tutti i giorni.
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