Dissertations / Theses on the topic 'Biennale Teatro di Venezia'

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Bruzzese, Benedetta <1990&gt. "Il Teatro in soffitta. Gli Archivi teatrali in Italia e il caso dell'Archivio storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6692.

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Abstract:
Il 2015 è stato definito dal Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, l'anno degli Archivi e delle Biblioteche. Muovendo dalla convinzione dell'assoluta importanza della Memoria teatrale per il futuro del bene culturale Teatro, la ricerca si propone di mostrare la situazione degli archivi teatrali in Italia, con una mappatura di questi centri della memoria, sia fisici che digitali, per poi soffermarsi sul caso dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. A partire da uno studio fatto sul Fondo Varagnolo conservato a Casa Goldoni, sul Fondo Dorigo conservato presso l'Università Ca' Foscari e sul Fondo ASAC dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale; si percorreranno le tappe fondamentali della storia dell'Istituto, dagli anni d'oro dei grandi conservatori Varagnolo e Dorigo, fino ai giorni nostri. Dalla raccolta di quelle che sono le esigenze e i desideri di utenti e operatori, si proporranno delle vie per mantenere vivo il patrimonio teatrale dell'Archivio Storico, nella speranza di riuscire a valorizzare un Archivio dell'Effimero che si rivolga ad una comunità e non ai soli addetti ai lavori.
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2

Marchesin, Giorgia <1990&gt. "La Biblioteca della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10227.

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Abstract:
L’intento del mio elaborato di tesi è quello di analizzare e mettere in luce una delle realtà bibliotecarie più importanti per l’arte contemporanea, non solo a Venezia, ma in tutta Italia; la Biblioteca della Biennale. Ho scelto di renderla il soggetto della mia tesi di Laurea Magistrale per due motivi: in primo luogo perché ho avuto la possibilità di svolgervi il tirocinio durante un anno di Servizio Civile, con il compito di catalogare una parte della sezione di cinema e di arte, vivendo a stretto contatto con le varie collezioni e le attività della biblioteca stessa; il secondo motivo è la necessità, a mio avviso, di scrivere nero su bianco che cos’è la Biblioteca della Biennale di Venezia, tracciandone la storia, analizzandone il patrimonio e la mission che la caratterizzano. La tesi si suddivide in due parti, una prima storica ed una seconda più analitica e tecnica. Nella prima parte, dopo attente ricerche d’archivio ed interviste, traccio una breve panoramica storica di che cos’è la Biennale di Venezia, per contestualizzare l’argomento di tesi. A seguire una parte dedicata alla storia della Biblioteca, dalla sua nascita nel 1928, alle varie rinascite nel corso degli anni fino ad oggi. Nella seconda parte, più tecnica, tramite interviste e studi statistici, analizzo la nuova sede che dal 2009 la ospita ed il patrimonio librario conservatovi; soffermandomi sulle varie sezioni che la compongono e confrontandola con altre biblioteche contemporanee, proprie di musei e fondazioni, in Italia. A seguire un’analisi sui metodi di acquisizione e politica di gestione propri della Biblioteca della Biennale di Venezia. In conclusione ho dedicato qualche riga alla mia esperienza di catalogatrice acquisita durante l’anno di Servizio Civile.
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3

Ancorato, Angelo <1986&gt. "La partecipazione delle Filippine alla Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9414.

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Abstract:
Indagare le ragioni per cui economie emergenti (ex. Filippine), acquisicono lgettimità attraverso l'investimento di ingenti somme di denaro per partecipare ad una manifestazione internazionale d'arte come la Biennale di Venezia. Qualio sono gli obbiettivi che questi paesi vogliono raggiungere attraverso questi investimenti, e quali sono le modalità di operazione. Modalità di ricerca: qualitativa attraverso interviste, e organizzativo quantitativa, attraverso dati relativi ai progetti di partecipazione.
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Martini, Maria Vittoria <1975&gt. "La Biennale di Venezia 1968-1978 : la rivoluzione incompiuta." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1125.

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Abstract:
Nel 1968 il critico d’arte inglese Lawrence Alloway terminava The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl sostenendo che fosse urgente che la Biennale elaborasse un “sistema di controllo” sulle mostre che risolvesse la sua complessa “struttura cellulare”. E’ in questo punto che cronologicamente si innesta questa ricerca: la crisi istituzionale e funzionale della Biennale giunse al culmine diventando la causa che ne fece l’obiettivo della contestazione sessantottina e il radicale rinnovamento richiesto dalla società civile si espresse nella riforma dello statuto “democratico e antifascista” del 1973. L’ipotesi di questa ricerca è che quel “sistema di controllo” sia stato trovato e testato con l’edizione del 1976 e che questo non sia altro che il frutto delle irripetibili esperienze civili e culturali realizzate all’interno e intorno alla Biennale immediatamente dopo la contestazione.
In 1968 the art critic Lawrence Alloway ended The Venice Biennale 1895-1968. From salon to goldfish bowl asserting that it was necessary that Venice Biennale worked out a “control system” on its exhibitions in order to solve its complex “cellular structure”. It is in this very moment that this research inserts itself chronologically. The institutional and functional crisis came to the apex in 1968 when the Biennale became the target of the protests for these reasons. The quest for a radical renewal of the cultural institution coming from civil society, finally expressed itself in the 1973 “democratic and antifascist” reform. This research hypothesis is that the “control system” on the exhibitions has found and tested in occasion of 1976 Biennale and that it was the result of all the civil and cultural experiences developed soon after ’68 protests in and around the Venice Biennale.
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Ricci, Clarissa <1977&gt. "La Biennale di Venezia 1993-2003 : l'esposizione come piattaforma." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4596.

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Abstract:
La ricerca prende in esame la mostra centrale di Arti Visive della Biennale di Venezia tra il 1993 e il 2003 e indaga il mutamento delle pratiche espositive e l’emergere della mostra come piattaforma nelle esposizioni di arte contemporanea. Nel decennio preso in esame, si avvicendano sei edizioni di arti visive che segnano, seppure in maniera diversa, tanto la storia della Biennale di Venezia, che in quegli anni si rinnova sia dal punto di vista burocratico-organizzativo che nell’agenda culturale, quanto la storia delle esposizioni. Il baricentro dell'indagine è la ricostruzione del display espositivo e del contesto storico-organizzativo dell'Ente. La disamina della mostra permette di comprendere l'articolazione espositiva, le novità apportate e le caratteristiche teoriche.
The research examines The Venice Biennale main exhibition of visual arts from the years of 1993 to 2003, investigating the consolidation of the “exhibition platform model” in contemporary art practices. During the decade examined, six consecutive exhibitions of visual arts mark, in different ways, the history of the Venice Biennale, in those years undergoing a bureaucratically and organizational renovation encompassing also the cultural agenda, and the history of art exhibitions. The research’s focal points are the reconstruction of the exhibitions’ displays and the Biennale‘s historical and organizational context. Such examination allows us to understand the exhibitions structures, their theoretical characteristics and the changes they spark.
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Crespi, Giulia <1986&gt. "La Spagna alla Biennale di Venezia dal 1976 al 2009." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2100.

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7

Tessari, Laura <1989&gt. "Gli eventi collaterali. Il caso studio della Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8948.

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Abstract:
L'elaborato si pone l'obiettivo di analizzare l'evento culturale, con un approfondimento rivolto alla declinazione di collaterale. Partendo da una definizione teorica di "evento", si indagano le fasi organizzative e il suo inserimento nel sistema dell'offerta, facendo quindi ricorso ad un noto caso di applicazione, in cui viene esposto al meglio il significato di “collaterale”. L'esempio preso in esame è, in particolare, quello fornito dalla Fondazione la Biennale di Venezia. La proposta culturale della Biennale si compone della Mostra per Padiglioni Nazionali, dell'Esposizione Internazionale e, a partire dal 1998, di una sezione per le mostre esterne alle sedi canoniche: gli eventi collaterali. L'analisi di tali manifestazioni verte sulle modalità di partecipazione previste, non tralasciandone l'aspetto economico da queste generato e, in generale, sulle ricadute e sull'indotto della Biennale nel territorio veneziano. Venezia è una Città che si offre quotidianamente come palcoscenico per centinaia di eventi, nazionali e internazionali, aumentando il numero di proposte culturali nei mesi estivi, in particolare in concomitanza con l'Esposizione della Biennale. Noto è l'esempio dell'Expo Aquae, evento che, svoltosi nel 2015 in un'area a pochi chilometri dal centro storico, ottenne il patrocinio di Expo Milano 2015. Pur essendo collaterale di un evento di interesse mondiale quale l'Expo e pur collocandosi in una Città che nei mesi estivi è in pieno fermento culturale, esso non è riuscito ad ottenere la stessa visibilità dell'esposizione milanese, né lo stesso successo di un evento collaterale della Biennale. L'elaborato tenterà di indagare il consenso sorto attorno alle manifestazioni autorizzate dalla Biennale le quali, diffuse nell'intero territorio veneziano “occupando” palazzi, teatri, scuole, chiese, raccolgono di edizione in edizione un maggior numero di adesioni e di visitatori. Si affronta, così, un'analisi con aspetti di carattere economico, gestionale, ma anche di marketing, comunicazione, immagine.
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Amadi, Francesca <1984&gt. "Arte relazionale alla Biennale di Venezia dal 1999 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10827.

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Abstract:
La tesi descrive il dibattito critico degli ultimi decenni che riguarda l’arte relazionale e individua le opere presentate alla Biennale di Venezia tra il 1999 ed il 2017 che rientrano in questo ambito. Viene descritto il percorso artistico dei singoli artisti antecedente alle opere analizzate e viene proposta una analisi delle opere di arte relazionale.
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MOSETTI, ALESSANDRO VIRGILIO. "Venezia teatro di teoria e tecnica." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/11578/315468.

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Abstract:
L’emersione di un progetto perduto offre la possibilità di riflettere su come la metafora teatrale associata alla prassi del progetto costruisca uno dei versanti teorico-pratici maggiormente riconosciuti della scuola italiana inerenti alla disciplina della composizione architettonica-urbana. Proseguendo nel solco delineato da questo assunto inziale, la figura dell’autore si erge a necessario interpréte. Il progetto-composizione di Gian Carlo Leoncilli Massi per l’allestimento della mostra Venezia e lo spazio scenico curata dalla Biennale Architettura/Teatro del 1979, oltre agli aspetti inediti di un progetto scenico riflettuto alla scala urbana, ambisce a mettere in tensione il rapporto che sussiste tra una metodologia compositiva che interiorizza l’azione della mise-en-scène, e uno sguardo capace di interpretare il luogo-territorio in termini di ‘teatro di teoria e di tecnica’. Se nel comporre è intrinseca l’operazione di messa in scena, l’allestimento per Venezia e lo spazio scenico costituisce un momento di riflessione nodale per la messa a fuoco di alcuni temi teorici capaci di chiarire quali corollari pratico-compositivo-progettuali scaturiscano dall’assunzione del luogo in termini di ‘teatro’: luogo nel quale si esige il doppio della narrazione: finzione e verità, immaginazione e realtà, tradizione e invenzione. È nella tensione tra reale e mentale che il processo compositivo si attua come prassi alchemica, ars combinatoria, abile nel comporre figure che siano in grado di avvalorare la duplice natura che struttura ogni luogo: il comporre scenico garantisce la permanenza nel mox delle convenzioni di valori che hanno costruito, stratificandosi, lo stesso concetto di luogo e assicura mediante l’esercizio dell’artificio della rappresentazione l’esercizio che il soggetto autorale deve rivendicare per sé: lo straniamento. Approfondendo tali spunti teorici e tenendo come fondale l’esperienza compositiva della Biennale del 1979, il progetto di ricerca, sviando dalla metafora ormai usurata che riconosce la città come scenografia fissa e il cittadino in veste di attore, sfrutta l’occasione del progetto di Leoncilli Massi per ricostruire il senso dell’agire compositivo-scenico, le finalità, le potenzialità che un tale approccio al luogo è capace di proiettare all’interno del processo di elaborazione compositiva a fini progettuali. Le conclusioni che la tesi di ricerca individua sono trattate in apertura nella sezione Prospettive di ricerca per il teatro lagunare mediante l’unico mezzo che si ritiene coerente al tema trattato dalla ricerca: un saggio compositivo-progettuale veneziano. Predisponendo una lettura teatrale pluriscalare del territorio-laguna, il progetto ricerca lo scenario che il luogo è capace di evocare qualora sia riletto criticamente a partire da documenti storici, cronache, miti e leggende. Il progetto si definisce affermando il suo valore primo nel disegno di una geografia scenica entro la quale l’architettura si specchia e si riconosce come compartecipe di un ‘doppio’.
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Chia, Samantha <1993&gt. "Il padiglione della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia. Arte come Identità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15126.

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Abstract:
La mia tesi prende in analisi la partecipazione della Repubblica di Corea alle esposizioni internazionali di arti visive della Biennale di Venezia dal 1995 (anno dell’inaugurazione del padiglione nazionale) a oggi. Il mio lavoro parte dalla ricostruzione storico - artistica dell’arte coreana, da quando la penisola viene unificata territorialmente nel VII secolo d.c, fino ad arrivare agli anni Novanta e al contesto postmoderno. Successivamente ho analizzato tutte e dodici le edizioni in cui la Corea ha ufficialmente partecipato, esaminandone i protagonisti, le opere e le tematiche. Da questa breve analisi ho attinto per andare ad approfondire una delle tematiche che, a mio avviso, è emersa maggiormente da queste edizioni: la questione identitaria coreana. Ho dunque approfondito questo tema facendo un focus sulle edizioni, personalità e lavori che ho ritenuto più significativi in tal senso, chiedendomi come l’approccio a questo tema fosse cambiato nel tempo e come gli artisti l’hanno sviluppato, interpretato e declinato. Ho analizzato come l’identità coreana, attraverso il mezzo artistico, si è confrontata con il contesto globale, con il post colonialismo, con il genere e come il tutto sia sfociato in un voler definire un “io” in quanto individuo unico, piuttosto che un “io” parte di una moltitudine, di una Nazione, di un gruppo etnico.
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Fontana, Cristina <1990&gt. "Manifesti e pubblicità della Biennale di Venezia dal 1895 al 1950." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5122.

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Abstract:
Il seguente elaborato analizza l’attività pubblicitaria e le caratteristiche dei manifesti della Biennale di Venezia, dalle sue origini sino al 1950, periodo d’anni in cui l’Istituzione fu in grado di assumere consapevolmente le metodologie di una moderna azienda di propaganda. La prima parte è focalizzata sulle modalità di organizzazione della pubblicità durante la Segreteria di Antonio Fradeletto (1895-1914). Augusto Sezanne, cartellonista ufficiale delle biennali dell’anteguerra, appoggiato dall'autorevole Segretario generale, sfruttò - da antesignano nel panorama nazionale e delle esposizioni d’arte - i mezzi di comunicazione dell’epoca, concependo l’icona con cui la Biennale si sarebbe imposta sull’immaginario collettivo e sulla scena europea. L’obiettivo dell’elaborato è di analizzare come si svilupparono ed intensificarono progressivamente le strategie di comunicazione dell’Istituzione veneziana, che si consolidarono verso la fine degli anni Quaranta, grazie a personalità come Pica, Maraini e Pallucchini. In particolare, l’elaborato si concentra sulle caratteristiche dei manifesti della Biennale - dell’Esposizione d’Arte e dei Festival collaterali - che rivestirono un ruolo fondamentale nell’azione pubblicitaria, in quanto mezzi prediletti per dare visibilità all’Ente e diffondere la sua immagine nel mondo. L’organizzazione grafica accurata, l’adesione estetica ai moderni cambiamenti di gusto e l’allusione persistente a Venezia, contribuirono a diffondere un’immagine della Biennale comprensibile anche al popolo, allargando il pubblico, sempre più vasto e diversificato.
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Gaggetta, Giulia <1991&gt. "Venezia. Cinema anni '80. Dal cinema all'aperto alla Biennale di Lizzani." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12158.

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De, Stefano Sabina Laura <1992&gt. "Giovani artisti alla Biennale di Venezia: la rassegna “Aperto” (1980-1993)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16652.

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Abstract:
La tesi nasce dalla volontà di svolgere un'analisi storica e sistematica delle sette edizioni di “Aperto”, rassegna organizzata nell'ambito dell'Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia dal 1980 al 1993. Questa sezione della Biennale, ideata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann, è nata, ed è stata reiterata, con l'intento di rappresentare nel modo più genuino quelle che potevano essere, di volta in volta, le tendenze attuali ed emergenti nel campo delle pratiche artistiche. Tale obiettivo veniva perseguito tramite l'accurata selezione di giovani artisti che non avessero mai esposto presso la Biennale, individuati a livello internazionale. Una premessa sullo sviluppo della Biennale d’Arte nel corso degli anni Settanta introduce la trattazione. L’indagine prosegue svolgendo una sintetica analisi delle diverse edizioni della manifestazione veneziana in cui la rassegna “Aperto” si colloca. Di quest’ultima vengono, poi, esaminate le seguenti questioni: i presupposti che hanno portato alla sua ideazione, la genesi delle singole edizioni, le scelte curatoriali e la ricezione da parte di critica e stampa. La tesi si conclude considerando l’eredità lasciata da “Aperto” ed effettuando un breve excursus riguardante altre opportunità rivolte a giovani artisti, localizzate sempre su suolo italiano e svoltesi nel medesimo arco temporale di attività della rassegna.
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May, Jan Andreas. "La Biennale di Venezia : Kontinuität und Wandel in der venezianischen Ausstellungspolitik 1895-1948 /." Berlin : Akademie-Verl, 2009. http://bvbr.bib-bvb.de:8991/F?func=service&doc_library=BVB01&doc_number=017123813&line_number=0001&func_code=DB_RECORDS&service_type=MEDIA.

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May, Jan Andreas. "La Biennale di Venezia Kontinuität und Wandel in der venezianischen Ausstellungspolitik 1895 - 1948." Berlin Akad.-Verl, 2006. http://d-nb.info/991757661/04.

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Bertocco, Samuele <1996&gt. ""Our machines are disturbingly lively". L'arte digitale alla 58° Biennale di Venezia del 2019." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20159.

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Abstract:
La decisione di intraprendere una tesi dedicata all’analisi della presenza dell’arte digitale nella 58° edizione della Biennale di Venezia, svoltasi dal 11 maggio al 24 novembre 2019, proviene dalla mia personale esperienza all’interno della stessa, in uno stage svolto durante il mese di ottobre presso il padiglione nazionale della Georgia, in Arsenale. Nel contesto dell’esposizione d’arte veneziana, ho potuto constatare come lo spazio dedicato all’arte digitale sia stato sempre maggiore, segno di un riconoscimento di questa pratica artistica contemporanea negli eventi di carattere internazionale. L’interesse verso questa disciplina nasce dalla curiosità su come l’arte riesca a usufruire delle recenti innovazioni tecnologiche, rendendole proprie, nella necessità di una continua evoluzione del fare artistico. La tesi verterà dapprima su un riassunto della storia dell’arte digitale, per comprenderne meglio l’evoluzione e la complessità, passando successivamente all’analisi di diverse opere digitali esposte nell’ambito della 58° esposizione internazionale d’arte di Venezia, inserendo artisti come Ed Atkins e Jon Rafman, specializzati nell’animazione digitale e famosi per i loro video distopici e inquietanti, Shu Lea Cheang e Hito Steyerl, due artiste i cui lavori trattano del particolare rapporto tra uomo e macchina e come questa forma di convivenza possa celare numerose problematiche; e Fei Jun, che con la App per Smartphone Re-Search dimostra, invece, l’utilità della tecnologia in chiave artistica per creare connessioni tra città di tutto il mondo. La ricerca bibliografica per questa tesi è basata in maniera sostanziale sul materiale consultabile presso la Biblioteca della Biennale, che conserva i cataloghi delle attività svolte in Biennale, oltre ad essere uno dei principali poli bibliotecari in Italia dedicati all’arte contemporanea. Il fine di questa ricerca è quello di redigere una tesi che possa mettere in relazione in maniera esaustiva le varie opere di arte digitale presentate durante la 58° Biennale e, allo stesso tempo, far crescere l’interesse verso questa branca artistica. Infatti, l’arte digitale offre varie e stimolanti opportunità di evoluzione, come dimostrato, per esempio, dalla vendita record nel marzo 2021 della prima opera interamente digitale presso la casa d’aste Christie’s. Nonostante ciò, non è ancora spesso non è considerata al pari delle tecniche artistiche tradizionali, come pittura o scultura, sia da parte della critica, sia da parte dei visitatori di manifestazioni come la Biennale di Venezia.
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Gori, Giulia. "ARIANNA - percorso a filo d'acqua per la riconnessione tra gli spazi disgiunti della Biennale di Venezia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Nonostante il mito di Arianna sia conosciuto in più versioni e con diverse varianti, il nocciolo della storia non cambia: Arianna aiuta Teseo a uscire dal labirinto una volta ucciso il Minotauro imprigionatovi all’interno. Tramite un gomitolo di lana consegnatogli dalla ragazza, il giovane eroe ha la possibilità di segnare la strada percorsa e di trovare facilmente la via di fuga. Una soluzione tanto semplice quanto efficace. Il valore allegorico di questo mito è estremamente forte anche ai giorni nostri: il termine filo di Arianna è comunemente usato per indicare la soluzione a un problema. Il titolo del seguente progetto di Tesi oscilla volutamente tra il significato proverbiale e quello evocativo del mito. “ARIANNA - percorso a filo d’acqua per la riconnessione tra gli spazi disgiunti della Biennale di Venezia” assume, come presupposto di progetto, il labirinto come metafora simbolica della città. Isola o città, collegata da ponti e al tempo stesso disconnessa, Venezia emerge come un organismo unico. Le strade sono i corridoi di un tessuto urbano che soltanto percorrendolo svela le sue complessità e le sue contraddizioni. Per questo motivo il progetto si configura come un sistema di collegamenti che s’inserisce nella “promenade” urbana della città. I giardini della Biennale e la zona dell’Arsenale, attualmente, comunicano a livello di eventi e iniziative ma risultano disconnessi fisicamente. Passare da una parte all’altra significa entrare nelle labirintiche strade di Venezia. ARIANNA è una semplice soluzione in grado di agevolare la relazione tra queste due aree: un percorso lungo il canale che non s’identifica come un mero elemento connettivo ma è capace di inserirsi nel sistema della Biennale e della città tramite una serie di situazioni architettoniche. Obiettivo del progetto è rispondere a una finalità pratica sfruttando le innumerevoli suggestioni che la città di Venezia, da sempre, offre.
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Coidessa, Clarissa <1992&gt. "Donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. Analisi e studio di una partecipazione ancora tutta da scoprire." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14651.

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Abstract:
Il presente lavoro intende indagare la presenza delle donne artiste alla Biennale d’arte di Venezia. L’arco temporale preso in considerazione si estende dal 1895, anno di apertura della rassegna veneziana, al 1995, un periodo di cento anni scelto per avere un’ampia visione sulla partecipazione delle artiste espositrici. Nella prima parte della tesi è stato compiuto un primo lavoro di analisi sui dati: numero delle artiste, quantità e tipologia delle opere presentate per ognuna di esse. Tale ricerca ha riscontrato diverse difficoltà in corso d’opera per la mancanza e in molti casi per l’inesattezza di alcuni dati, problematicità che sono state esposte e giustificate all’interno dell’elaborato. Come principale fonte è stato scelto l’archivio digitale dell’ASAC (Archivio Storico delle Arti Contemporanee) nonché diversi siti disponibili in rete. Nella seconda parte dello studio si è deciso di adottare una visione più ravvicinata, compiendo da un lato un focus su alcune personalità che si sono particolarmente distinte all’esposizione biennale di Venezia, dall’altro riscoprendo artiste che sono cadute nell’oblio ma che hanno parimenti importanza. Lo scopo finale del presente lavoro è quello di intraprendere una prima e generale ricerca organica, non ancora compiuta fino ad adesso, su un tema avvincente e ricco di potenzialità come quello della partecipazione femminile alla Biennale di Venezia.
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Tavano, Maria Novella <1996&gt. "Ai lati d’Italia. Interventi e acquisti di Vittorio Viale, direttore dei Musei Civici di Torino, alla Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20338.

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Abstract:
Vittorio Viale, direttore dal 1930 al 1965 dei Musei Civici di Torino, è stato una figura fondamentale nel panorama culturale italiano. Lo scopo che questa tesi si prefigge è quello di esplorare un lato poco conosciuto della sua attività prendendo in esame le diverse sue collaborazioni con l’Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Si è inoltre qui ricostruita la storia di quegli acquisti che, da lui promossi in laguna, hanno arricchito e orientato le collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Allo studio della letteratura è stata affiancata la ricerca presso l’Archivio Storico dei Musei Civici di Torino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia; fondamentali per ricostruire il milieu culturale in cui Viale si mosse sono state inoltre le testimonianze dei protagonisti di quel periodo e di chi oggi ne custodisce la memoria.
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Orzes, Anita <1988&gt. "Il Padiglione Spagnolo alla Biennale di Venezia: un’analisi critica dell'attività espositiva dal 2001 al 2013." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5105.

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Abstract:
Nel XXI secolo il “fenomeno biennale”, ovvero la proliferazione delle esposizioni biennali e triennali d’arte contemporanea, in cui convivono ambizioni culturali e geopolitiche, ha determinato la moltiplicazione dei centri di cultura. In questo complesso e vario panorama si distingue la Biennale di Venezia: non solo è stata la prima esposizione internazionale d’arte, con frequenza biennale, ed il modello di riferimento per la maggior parte delle biennali esistenti – tra cui si ricorda quella di San Paolo in Brasile-, ma è anche l’unica che mantiene la struttura iniziale, attualmente molto discussa, suddivisa in padiglioni nazionali. La Spagna, un paese che vi partecipa fin dalla sua prima edizione e che dal 1922 possiede un padiglione ai Giardini di Castello, è un interessante caso di studio. Nelle prime due decadi del XXI secolo il padiglione nazionale è palcoscenico di progetti curatoriali che si relazionano, da una parte, con il “fenomeno biennale” e, dall’altra, con la città di Venezia in cui ha luogo l’evento. I sette progetti curatoriali analizzati in questa tesi, che prende in considerazione il periodo che va dal 2001 al 2013, mostrato approcci differenti rispetto a tematiche affini e distinte modalità di curatela, tanto da parte dei commissari quanto da parte degli artisti. Questa tesi non intende configurarsi come una elencazione compilativa delle presenze nelle decadi citate, bensì essere un’interpretazione critica, capace di offrirne una nuova prospettiva. Contemporaneamente, si vogliono ampliare le ricerche inerenti alla partecipazione spagnola alla Biennale di Venezia, dato che l’unico testo dedicato al tema è "Un siglo de Arte Español en el Exterior. España en la Bienal de Venecia" di Rosalía Torrent Escalpés, la cui prima edizione del 1997 è stata aggiornata fino al 2003. Tale ampliamento consiste nel citare in forma schematica i protagonisti della partecipazione spagnola dalla metà degli anni Novanta al 2003. Pertanto, "Il Padiglione Spagnolo alla Biennale di Venezia: un’analisi critica dell'attività espositiva dal 2001 al 2013" si configura come un proposta per progredire nella rilettura della qualità della presenza spagnola alla Biennale di Venezia nelle prime edizioni del XXI secolo.
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Pepa, Paola Natalia <1985&gt. "Arte argentina: dall'indipendenza al contemporaneo con suggestioni europee. Quattro artisti contemporanei nella Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5106.

Full text
Abstract:
Una rapida panoramica che orienta verso il percorso artistico della nazione Argentina, sottolineando i forti legami che la uniscono all'Italia e al resto d'Europa. L'excursus storico-artistico si arricchisce di tendenze moderne e nuove sperimentazioni, fra influenze esterne e desiderio di esprimere un'arte voce del proprio popolo, legittimata dal riconoscimento mondiale.
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Shlyakhtina, Elvira <1984&gt. "L‘evoluzione dell‘utopia socialista nelle opere degli artisti russi nella Biennale d‘arte di Venezia (1920-1970)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8149.

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Abstract:
Scopo della tesi è relazionare la partecipazione dell’URSS alla biennale di Venezia seguendo l’evoluzione dell’idea comunista nell’arte sovietica nel periodo 1920-1970. La Biennale, laboratorio espositivo dove vengono esposte le opere più rappresentative delle idee nazionali, ci consente di seguire lo sviluppo delle idee artistiche in modo attento e selezionato. Dopo la Rivoluzione, era necessario trovare un linguaggio artistico che esprimesse la costruzione del socialismo; i movimenti d’avanguardia, in sintonia con l'epoca post-rivoluzionaria, all’inizio esprimevano le aspirazioni del nuovo sistema in fase di costruzione; presto tuttavia l’avanguardia russa venne messa sotto divieto; gli artisti russi emigrati (tra cui anche i classicisti d’avanguardia) non potevano partecipare al padiglione dell’URSS, anche se erano regolarmente esposti alla Biennale nel programma principale. Alla fine degli anni ‘20 il potere sovietico si rese conto che era necessario ricercare uno stile paradigmatico; dalle esperienze formalistiche, il focus dell’arte si trasferì nell’autorità suprema del Partito comunista. Ciò portò allo sviluppo di uno stile, che esprimeva nel modo più significativo l’idea comunista, ovvero il “realismo sociale”, divenuto dall’inizio degli anni 30’ lo stile predominante. Sperimentazioni e variazioni del realismo socialista tornano ad essere accettate tra gli anni ’60-‘70, con lo stile severo, il realismo romantico, e l’arte non conformista dei dissidenti; tuttavia si crea ben presto una contrapposizione fra realismo socialista e arte informale, che culmina nel 1977 con la Biennale del dissenso. Le due realtà sovietiche si incontrano finalmente con l’arrivo della “perestrojka”, alla Biennale del 1988.
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Di, Paolo Stefania <1986&gt. ""Tutti torneranno a danzare" Il gesto di Virgilio Sieni tra arte e antropologia alla Biennale Danza di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4527.

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Abstract:
L'elaborato si propone di analizzare il concetto di gesto nella poetica coreutica di Virgilio Sieni attraverso un'indagine interdisciplinare di un percorso di danza ideato dal coreografo per la Biennale College Danza di Venezia del 2013 da lui diretta, all'interno del più ampio progetto “Abitare il mondo, trasmissione e pratiche”. Il percorso in esame Agorà Madri e Figli nasce con l'intento di portare alla danza dodici coppie di madri e figli non danzatori attraverso un percorso di costruzione di una performance presentata al pubblico in occasione del celebre Festival dedicato alla danza. Attraverso un incontro tra la prospettiva antropologica e l'approccio storico-artistico, questo lavoro intende analizzare l'esperienza in esame come una forma di resistenza attuabile attraverso la danza al modo normato di vivere la quotidianità, al fine di un ripensamento tanto individuale quanto collettivo sull'idea di danza, di gesto e di corpo. Il primo capitolo tenterà un inquadramento storico-artistico dell'esperienza di danzatore e coreografo di Virgilio Sieni, con particolare riferimento ai progetti con amatori degli ultimi dieci anni. Proporrà inoltre una breve storiografia della disciplina dell'antropologia della danza dagli anni Sessanta ad oggi al fine di dimostrare l'utilità di un approccio interdisciplinare ai dance studies. Il secondo capitolo metterà a confronto l'idea che Virgilio Sieni ha della danza come esperienza rituale con la percezione dei partecipanti al progetto Agorà Madri e Figli e la prospettiva antropologica sulla materia del rito. Nel terzo capitolo analizzerò l'intera concezione del festival come strumento di ridefinizione della relazione tra uomo e città. Tenterò infine di dimostrare come la performance inserita nel tessuto cittadino produca una demarcazione spaziale che induce i partecipanti a ridefinire la propria percezione dello spazio pubblico. Il quarto capitolo prende in esame la visione della danza di Virgilio Sieni come una questione di “durata”. Attraverso un'analisi del percorso di costruzione coreografica messo a punto da Virgilio Sieni da un punto di vista temporale tenterò di dimostrare come il gesto si configuri come un momento di sospensione del quotidiano e di riappropriazione della memoria nella narrazione del sé. Il quinto capitolo analizza invece il metodo di creazione coreografica di Virgilio Sieni da un punto di vista percettivo. Finalità del capitolo sarà dimostrare come l'esperienza e la concezione del coreografo metta in discussione la percezione comune del senso del tatto e sia considerabile come una pratica di educazione dello sguardo.
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Malizia, Sofia <1995&gt. "Curatorial Activism tra pratiche artistiche e riflessioni teoriche. 3x3x6, Il padiglione di Taiwan alla 58° Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19573.

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Abstract:
La tesi affronta il tema del curatorial activism, ossia delle modalità espositive e delle scelte curatoriali volte a fornire alternative alle narrazioni egemoniche tradizionali e a combattere le discriminazioni sulla base del genere, dell’etnia e dell’orientamento sessuale presenti nel mondo dell’arte. Nello specifico, si vuole proporre un’analisi del padiglione Taiwan 3x3x6 alla 58esima Biennale di Venezia all’interno di questa visione e indagare se il curatorial activism possa rappresentare effettivamente una pratica contro-egemonica nel contesto della Biennale. Nel primo capitolo si presenterà il concetto di curatorial activism elaborato da Maura Reilly in Curatorial activism: Towards an ethics of curating (2018). Si inquadrerà tale concetto all’interno delle pratiche curatoriali contemporanee e si mostrerà come questo sia stato trattato in maniera differente in altri contesti come quello della New Museology. Il secondo capitolo esporrà le teorie sulla sessualità, il potere e i sistemi di controllo sviluppate da Michel Foucault e riprese da Paul B. Preciado all’interno delle Queer Theories. Questi primi due capitoli intendono fornire gli strumenti necessari all’analisi del padiglione Taiwan 3x3x6 di Shu Lea Cheang e curato da Paul Preciado a cui è dedicato il terzo e ultimo capitolo.
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Foffani, Anna <1989&gt. "La Finlandia alla Biennale di Venezia (1909-2015) : esposizioni nazionali e performance di mercato delle partecipazioni nel XXI secolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8422.

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Abstract:
Percorso nell'arte finlandese attraverso la partecipazione alla Biennale di Venezia. Si analizzano le partecipazioni di anno in anno per ricostruirne la storia e il contesto artistico-culturale. Si analizzano inoltre le performance di mercato legate alla partecipazione nel XXI secolo.
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Gabriele, Marta <1983&gt. "Drammaturgia del sacro prima e dopo il padiglione della Santa Sede alla 55a Biennale di Venezia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7479/1/Gabriele_Marta_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca tenta di analizzare la relazione ambigua tra il sacro e l’arte contemporanea alla luce di eventi recenti: la partecipazione del padiglione della Santa Sede alla 55a e alla 56a Biennale d’Arte di Venezia. Arte e sacro in passato, nella loro reciproca dipendenza, rivelavano la dimensione essenziale e originaria dell’uomo; rivelavano la condizione rituale, cultuale, individuale e collettiva, che risponde alla primaria sacralità della vita. Questo tipo di osmosi è stata sostituita da singole entità non più sovrapponibili in un’era secolarizzata. L’arte può esprimere un’aura di sacralità, considerando la prevalenza dei suoi aspetti secolari? Cos’è che definisce l’arte sacra? Possiamo parlare di arte sacra o lavoro secolare sul sacro? Alcune sezioni riguardano la negoziazione di simboli sacri nell’arte contemporanea, specialmente nel rapporto tra figurativo e a-figurativo; nella committenza ecclesiale, arte e liturgia; nella retorica della citazione del sacro, tra ironia e blasfemia. Le riflessioni aprono un campo d’indagine che considera l’arte come interazioni di prospettive plurime: storica, filosofica, antropologica e psicologica. Questo lavoro tenta di analizzare il ruolo dell’immagine sacra nel contemporaneo, nell’era del disincanto, alla luce di questo ritrovato interesse per il sacro appunto e per una ormai obsoleta storiografia dell’arte, che tenta di mutuarsi in storia delle immagini.
The research tries to analyze the ambiguous relationship between the sacred and contemporary art in the light of recent events: the pavilion of the Holy See at the 55th and 56th Venice Biennale. Art and sacred, in the past, in their mutual dependence, revealed the essential and original dimension of man; they revealed the ritual, cultish, individual and collective condition, that responds to the primary sacredness of life. This kind of osmosis has been replaced by individual entities that no longer overlap in the secularized era. Can art express an aura of sacredness, considering the prevalence of its secular aspects? What is it that defines the sacred art? Can we talk about sacred art or secular work on sacred? Some section of the thesis concerns the negotiation of sacred symbols in contemporary art, especially in: figurative and a-figurative art; religious patronage, art and liturgy; rhetoric of the sacred quote between irony and blasphemy. Reflections open up the field of investigation and consider art as a result of the interaction between plural perspectives: historical, philosophical, anthropological and psychological. So this work attempts to analyze the role of the sacred image in contemporary era, the era of disenchantment, in the light of this renewed interest in the sacred and in the obsolete historiography of art, that tries to become history of images.
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Gabriele, Marta <1983&gt. "Drammaturgia del sacro prima e dopo il padiglione della Santa Sede alla 55a Biennale di Venezia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7479/.

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Abstract:
La ricerca tenta di analizzare la relazione ambigua tra il sacro e l’arte contemporanea alla luce di eventi recenti: la partecipazione del padiglione della Santa Sede alla 55a e alla 56a Biennale d’Arte di Venezia. Arte e sacro in passato, nella loro reciproca dipendenza, rivelavano la dimensione essenziale e originaria dell’uomo; rivelavano la condizione rituale, cultuale, individuale e collettiva, che risponde alla primaria sacralità della vita. Questo tipo di osmosi è stata sostituita da singole entità non più sovrapponibili in un’era secolarizzata. L’arte può esprimere un’aura di sacralità, considerando la prevalenza dei suoi aspetti secolari? Cos’è che definisce l’arte sacra? Possiamo parlare di arte sacra o lavoro secolare sul sacro? Alcune sezioni riguardano la negoziazione di simboli sacri nell’arte contemporanea, specialmente nel rapporto tra figurativo e a-figurativo; nella committenza ecclesiale, arte e liturgia; nella retorica della citazione del sacro, tra ironia e blasfemia. Le riflessioni aprono un campo d’indagine che considera l’arte come interazioni di prospettive plurime: storica, filosofica, antropologica e psicologica. Questo lavoro tenta di analizzare il ruolo dell’immagine sacra nel contemporaneo, nell’era del disincanto, alla luce di questo ritrovato interesse per il sacro appunto e per una ormai obsoleta storiografia dell’arte, che tenta di mutuarsi in storia delle immagini.
The research tries to analyze the ambiguous relationship between the sacred and contemporary art in the light of recent events: the pavilion of the Holy See at the 55th and 56th Venice Biennale. Art and sacred, in the past, in their mutual dependence, revealed the essential and original dimension of man; they revealed the ritual, cultish, individual and collective condition, that responds to the primary sacredness of life. This kind of osmosis has been replaced by individual entities that no longer overlap in the secularized era. Can art express an aura of sacredness, considering the prevalence of its secular aspects? What is it that defines the sacred art? Can we talk about sacred art or secular work on sacred? Some section of the thesis concerns the negotiation of sacred symbols in contemporary art, especially in: figurative and a-figurative art; religious patronage, art and liturgy; rhetoric of the sacred quote between irony and blasphemy. Reflections open up the field of investigation and consider art as a result of the interaction between plural perspectives: historical, philosophical, anthropological and psychological. So this work attempts to analyze the role of the sacred image in contemporary era, the era of disenchantment, in the light of this renewed interest in the sacred and in the obsolete historiography of art, that tries to become history of images.
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Ladoucette, Laura <1993&gt. "Il riordino delle serie Cinema del Fondo Storico dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (Biennale di Venezia)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14141.

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Abstract:
Il cuore di questo elaborato risiede nel riordino della serie Cinema del Fondo Storico dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee, ovvero l'archivio della Biennale di Venezia. Ripercorrendo la storia della Biennale e dell'archivio, siamo giunti a un ulteriore tappa della storia dell'istituto: il riordino completo del Fondo Storico, di cui fa parte la serie di nostro interesse. Il lavoro descrive le modalità dell'inventariazione e critica, nel positivo e nel negativo, le scelte eseguite, le difficoltà incontrate e le loro soluzioni.
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Kranitz, Judith <1992&gt. "Medardo Rosso alla Biennale. La corrispondenza dello scultore conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15065.

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Abstract:
L’elaborato si prefigge di analizzare la corrispondenza di Medardo Rosso (1958-1928) conservata presso l'Archivio Storico delle Arti Contemporanee di Venezia. Parte della documentazione è relativa alle esperienze dell’artista con la Biennale di Venezia, mentre parte è di natura privata. Le lettere inviate agli organizzatori dell’Esposizione e agli amici sono integrate ad aspetti dell’ideologia dello scultore, alle sue esperienze personali e all'ambito artistico in cui si inserisce.
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Basilicata, Alessia <1997&gt. "Uno sguardo da Oltreoceano: la critica d'arte americana rispetto i primi decenni della Biennale d'arte di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16200.

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Abstract:
La tesi ha lo scopo di indagare lo sviluppo della critica artistica negli Stati Uniti attraverso lo studio e l'analisi degli articoli e recensioni riguardanti la Biennale d'arte di Venezia. La ricerca riguarda le pubblicazioni precedenti alla seconda guerra mondiale; l’obiettivo è quello di approfondire la costituzione della critica statunitense sulla base delle pubblicazioni attinenti le prime Biennali: dalle poche righe sull’apertura agli articoli, con illustrazioni, dedicati ad esse.
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Tibaldo, Davide <1990&gt. "Attività di sensibilizzazione dei giovani al teatro nell’asse territoriale di Venezia, Padova, Vicenza e Verona." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10403.

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Abstract:
Il mio elaborato intende occuparsi delle attività di sensibilizzazione attuate da alcuni enti teatrali dell’asse Verona-Vicenza-Padova-Venezia riguardo i ragazzi e i giovani in età scolastica, dalla scuola dell’obbligo fino all’università. Si cercherà di partire da alcuni quesiti di base: quali metodi vengono attuati per portare a tetro i giovani in tale età? In quale modo si può colpire la loro sensibilità, il loro interesse, la loro curiosità? Alla base di tutto questo sta la convinzione del sottoscritto di dover ricercare nel sistema teatrale odierno un lavoro sinergico tra tipologia di produzioni, prezzo del biglietto, modalità di informazione per i giovani. Procedendo dunque da una prima introduzione al sistema teatrale veneto e all’importanza rivestita da tale tipologia di offerta culturale per i giovani, si cercherà di esporre in maniera dettagliata tutte le varie tipologie di offerte, convenzioni e promozioni messe in atto dai teatri per avvicinare una fascia di età che è reputata da molti anni la più difficile da raggiungere e attirare a teatro. Si analizzeranno, dove ce ne siano, i risultati passati di queste attività, mettendo in luce le operazioni più meritevoli e quelle meno fortunate. In base ai risultati ottenuti nella ricerca, dunque, si cercherà di trarre delle conclusioni per poter stabilire come il teatro può tornare ad essere luogo di frequentazione anche per coloro che sono l’immediato futuro della nostra società e che diventeranno gli spettatori di domani.
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Rossi, Federica <1993&gt. "I «Notatori» di Pietro Gradenigo: musica e teatro nell'ambito del quotidiano a Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14277.

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Abstract:
La presente tesi si pone come obiettivo l’analisi di alcuni dati presenti nei «Notatori del Nobil Uomo Pietro Gradenigo», in particolar modo quelli inerenti alle arti performative e visive del mondo veneziano del XVIII secolo. Attraverso le consuetudini dell’epoca, riportate all’interno degli scritti di Gradenigo, è possibile comprendere la struttura di tale società ed il suo sviluppo, sia culturale che sociale.
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Cibin, Alberto. "I futuristi alle Esposizioni Biennali Internazionali d'Arte di Venezia (1926-1942)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426760.

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Abstract:
This research explores the history of the Futurist Group (led by Filippo Tommaso Marinetti) and its involvement in the International Biennale Art Exhibition of Venice between 1926 and 1942. The Futurists involvement during this period was continuous and exhibitors always formed a collective, at times with over thirty artists. The exhibitions in Venice during the 30s took on a major role in the reform of contemporary art events in line with the Fascist regime. This new process aimed, through subsequent selection processes, to open doors at a local level, then on to Rome’s National Quadrennial Exhibition and finally onto the international stage of the Biennale Art Exhibition of Venice where they should have represented the best of Italian art, to be viewed by and compared with foreign nations. The Venetian exhibitions give a privileged viewpoint of not only the various phases of Futurist art and its relationship with art critics of the time, but also the often conflicting and complex relationships between Marinetti’s followers and heads of the Biennale under the forced harmony of the Fascist regime.
La ricerca indaga la storia del gruppo futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, alle Esposizioni Biennali Internazionali d’Arte di Venezia tra il 1926 e il 1942. Le partecipazioni dei futuristi in questo arco temporale fu costante e avvenne sempre in forma collettiva, tanto da contare in alcune edizioni anche più di trenta espositori. Le mostre veneziane nel corso degli anni Trenta assunsero un ruolo primario nella riforma del sistema espositivo fascista in relazione all’arte contemporanea. Tale sistema prevedeva, attraverso successivi gradi di selezione, l’accesso degli artisti dapprima a manifestazioni sindacali, provinciali e interprovinciali, poi alle Quadriennali nazionali di Roma e, infine, alle Biennali internazionali di Venezia, che avrebbero dovuto rappresentare al meglio l’arte italiana in vista del confronto con nazioni straniere. Le esposizioni veneziane sono state quindi un osservatorio privilegiato per indagare non solo le varie fasi dell’arte futurista e le reazioni della critica coeva, ma anche il complesso e talvolta conflittuale rapporto tra i seguaci di Marinetti e i vertici della Biennale, sotto l’egida forzatamente armonizzante dello Stato fascista.
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Varotto, Eleonora <1992&gt. "Videoarte e arti performative in Spagna: il caso del padiglione spagnolo alla Biennale di Venezia dal 2001 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11503.

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Abstract:
La diffusione della videoarte e delle arti performative in Spagna è una questione indissolubilmente legata alla situazione politica ed economica del paese, questa circostanza differenzia in maniera sostanziale il caso spagnolo dal resto d’Europa. Le peculiarità di questi due linguaggi artistici sono conseguenza dei quasi quarant’anni di dittatura franchista e del prolungato isolamento socioculturale; la repressione della libertà d’espressione estesa alle espressioni artistiche emergenti ostacola la formazione di una tradizione audiovisuale propria. L’analisi critica del contesto socioculturale è quindi lo strumento di indagine utilizzato in questa tesi per analizzare e definire la storia della videoarte e della performance in Spagna, valutando le differenze rispetto al contesto internazionale. Le prime due parti di questo scritto sono dedicate allo studio dello sviluppo di videoarte e performance spagnole, alla ricerca dei loro confini che spesso si sovrappongono e confondono, nell’intento di comporre una genealogia accanto ad una realtà ancora poco tracciata. Le lacune e i problemi incontrati sono stati analizzati teoricamente mediante un’attenta analisi delle fonti svoltasi nel corso di un anno di permanenza all’estero. Attraverso l’approfondimento delle varie decadi susseguitesi dagli anni Settanta del Novecento fino ai giorni nostri, vengono esaminati tutti gli avvenimenti quali la creazione di centri culturali, i fori di dibattito internazionali, i festival e le esposizioni antologiche che hanno contribuito all’affermazione di questi linguaggi artistici nel territorio spagnolo. Gli scritti e la critica di studiosi come Eugeni Bonet, Manuel Palacio e Fernando Baena aiutano a comprendere i dubbi e le problematiche che hanno contraddistinto le discussioni e i tentativi di istituzionalizzazione del linguaggio artistico audiovisivo e performativo all’interno del contesto nazionale e internazionale. A questo proposito, la Biennale di Venezia si configura da sempre come l’opportunità di mostrare all’esteriore l’eccellenza delle tendenze contemporanee internazionali. La terza parte della tesi prende in esame tre progetti monografici presentati dal padiglione spagnolo in occasione dell’Esposizione Internazionale nel XXI secolo. Gli artisti protagonisti di queste edizioni sono due videoartisti e una performer di grande rilevanza per quanto riguarda la nascita e lo sviluppo dei due linguaggi artistici in questione. È interessante analizzare le loro proposte attraverso lo studio delle tematiche affrontate e nelle modalità di dialogo con la città di Venezia.
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Cicalini, Giorgia <1991&gt. "Palma Bucarelli e la Biennale di Venezia (1948-68): acquisizioni, prestiti e interventi critici della Direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9773.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è analizzare le relazioni che Palma Bucarelli ha intrattenuto con la Biennale di Venezia, prendendo in considerazione il periodo 1948 - 1968. La questione viene esaminata da due punti di vista: quello istituzionale, che impegna la Bucarelli, in qualità di direttrice della Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma, nel prestare ed acquistare opere alla manifestazione veneziana, e nel presentare il proprio museo, attraverso una selezione di recenti acquisizioni, alla mostra speciale “Arte d’Oggi nei Musei” organizzata durante la Biennale del 1964; e quello più “critico”, in particolare focalizzato sulle personali, organizzate con la sua collaborazione, di Turcato, Fautrier, Giacometti e Pascali. Da entrambi i livelli di lettura emerge la linearità e l’avanguardia del pensiero della Bucarelli, che sempre si dedicò coraggiosamente alla salvaguardia del patrimonio e all'affermazione dell’arte astratta, difendendo e promuovendo gli artisti che più stimava. Così il museo inevitabilmente si identifica con la figura della sua direttrice, documentando l’arte attuale attraverso l’aggiornamento sul piano internazionale, la cura dell’aspetto didattico, e dando spazio all'arte nuova e ai giovani artisti. Modalità oltretutto analoghe a quelle adottate dalle Biennali prese in esame. La ricerca è stata svolta principalmente attraverso la consultazione di documenti conservati presso: l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, l’Archivio Storico della Galleria Nazionale di Roma e l’Archivio Centrale dello Stato.
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Gambardella, Annachiara <1997&gt. "Esposizioni internazionali d’arte. La prospettiva della Francia sulle Biennali di Venezia del secondo dopoguerra e la nascita della Biennale di Parigi nel 1959." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18406.

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Abstract:
Partendo dalla volontà di indagare le motivazioni che spinsero la Francia a realizzare la terza Biennale d’arte sull’impronta dell’esempio veneziano, la tesi inquadra questo desiderio nel delicato contesto postbellico che prese vita nel decennio 1948-1958. La Biennale de jeunes artistes nacque infatti proprio nel 1959, come conseguenza di una serie di fattori artistici ma insieme anche istituzionali, politici e diplomatici, di cui furono testimoni i Giardini della Biennale di Venezia. Se in un primo momento il Paese d’oltralpe formulò l’ipotesi di ritirarsi dal confronto veneziano, con la conclusione del ciclo della Biennali di Pallucchini venne sentita una vera e propria « inévitable obligation » di creare una Biennale anche nella capitale francese, differenziandola dal modello originario ammettendo la sola partecipazione di artisti tra i venti e trentacinque anni. Allo scopo di osservare l’emergere, edizione dopo edizione della manifestazione veneziana, dell’insofferenza francese dinnanzi alla messa in dubbio del proprio predominio artistico, oltre che politico, a favore degli Stati Uniti, la tesi analizza le dinamiche delle partecipazioni francesi a Venezia, così come la ricezione della critica, della stampa e delle giurie di premiazione della Biennale.
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Pacini, Andrea <1990&gt. "Un tessuto sociale in disgregazione: la riapertura dell'Antico Teatro Anatomico "La Vida" di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15062.

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Abstract:
Dal settembre del 2017 l’Antico Teatro Anatomico di Palazzo La Vida in Campo San Giacomo dall’Orio è stato riaperto dai cittadini come forma di opposizione alla cessione ad un privato per evitarne la trasformazione in esercizio commerciale. Da allora, dopo anni di abbandono e utilizzo sporadico, il Palazzo e il campo sono diventati teatro di numerose iniziative che hanno coinvolto la cittadinanza del sestiere e non solo: eventi per i più piccoli, presentazioni di libri, cene, convegni pubblici… Tutto ciò è stato possibile grazie all’iniziativa dei singoli cittadini (riunitisi ogni settimana in forma assembleare per decidere il da farsi e tenere aggiornati gli interessati sulle questioni giudiziarie riguardanti alcuni soggetti indagati per l’occupazione), i quali hanno rinunciato all’idea di costituirsi come associazione, preferendo mantenere la forma di un soggetto fluido, senza gerarchie, bandiere politiche o ideologiche: il campo e la Vida sono della gente di San Giacomo dall’Orio. L’elaborato intende mettere in luce i meccanismi inediti che questa esperienza ha messo in gioco, attraverso le numerose iniziative promosse anche in coordinazione con altre realtà regionali ed extraregionali, i discorsi e le parole che hanno animato e continuano ad animare questo processo all’interno del più ampio panorama dell’associazionismo a Venezia che negli ultimi anni vive di particolare fervore sia su questioni ambientali che di problematiche di residenzialità.
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Monahan, Laurie Jean. "The new frontier goes to Venice : Robert Rauschenberg and the XXXII Venice biennale." Thesis, University of British Columbia, 1985. http://hdl.handle.net/2429/25472.

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Abstract:
The XXXII Venice Biennale, held in 1964, presented an important moment in the history of American art, for it was the first time that an American painter was awarded the major prize at the prestigious international show. The fact that Robert Rauschenberg captured the most coveted award of the Biennale, the Grand Prize for painting, had major repercussions for the art scene in the United States and the international art community. For the Americans, the prize was "proof" that American art had finally come into its own, that through its struggle for recognition over the European avant-garde, it had finally reached its well-deserved place as leader of the pack. For the Europeans, especially the French, the award represented the "last frontier" of American expansionism--for it seemed that the economic and military dominance of the United States finally had been supplemented by cultural dominance. It seems pertinent to this study to examine the French response in particular, since they had traditionally dominated Biennale prizes. By analyzing the French reviews and responses to the prize, and situating these in a broader political context, I will discuss how the U.S. was perceived as the new cultural leader, despite the vehement objections to the culture of the New Frontier, which seemed to be only Coke bottles, stuffed eagles and carelessly dripped paint. Given the vehement objections engendered by the Rauschenberg victory, it seems somewhat curious that the United States would choose Rauschenberg as a representative of American culture. In order to discover how the pop imagery in the work was linked to the image : of U.S. culture promoted by the U.S. Information Agency (the government agency responsible for the show), it is necessary to analyze the cultural and intellectual debates of the early 1960s. Rejecting earlier notions that high art should remain separate from mass culture, a prominent group of intellectuals argued for a "new sensibility" in art which would embrace popular culture, thereby elevating it. This positive notion of a single, all-embracing culture corresponds to a more general optimism among many intellectuals; their rallying cry was the "end of ideology," which disdained radical critique in favor of the promise of Kennedy's "progressivism" and the welfare state. These intellectuals argued that while the system was not perfect, any major problems could be averted by simply "fine-tuning" the existing state; in the meantime, the promise of Kennedy's New Frontier required a more affirmative than critical stance. The elements shared between these discourses on culture and society at this time were of seminal importance to the critical understanding of Rauschenberg's work, particularly as it was presented at the Biennale.
Arts, Faculty of
Art History, Visual Art and Theory, Department of
Graduate
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De, Stefano Sabina Laura <1992&gt. "Jeff Koons e i rapporti con l'Italia: dalla Biennale di Venezia del 1990 a "Jeff Koons in Florence" (2015-2016)." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10559.

Full text
Abstract:
Questa tesi nasce dalla volontà di indagare ed analizzare la carriera e la poetica dell’artista Jeff Koons, spesso etichettato come “re del kitsch”, seguendo un filo rosso costituito dalle sue partecipazioni ad esposizioni ed eventi artistici avvenuti in Italia, con particolare attenzione alla ricezione da parte di pubblico e critica. Esaminando in primo luogo il contesto storico-artistico statunitense ed europeo degli anni Ottanta e primi anni Novanta, periodo che corrisponde al primo decennio di attività dell’artista, si passa all’analisi delle diverse fasi creative della sua produzione artistica fino al 1990. Si giunge quindi al fulcro della tesi rappresentato dalla riflessione sulla partecipazione di Jeff Koons alla XLIV edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia nel 1990, che costituisce il suo esordio ( ufficiale) in Italia. Vengono, in seguito, analizzate le partecipazioni italiane di minore rilevanza, per passare poi alla prima mostra antologica italiana di Koons realizzata nel 2003 a Napoli, approdando infine all’esame del recente e intensamente dibattuto evento fiorentino “Jeff Koons in Florence”, che ha avuto luogo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. La trattazione si conclude analizzando la situazione italiana in riferimento a una produzione artistica “kitsch”- nell'accezione delineata dal critico Gillo Dorfles - e attuando un esame tra possibili punti di contatto e differenze tra Jeff Koons e alcuni artisti italiani attivi sulla scena artistica contemporanea.
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Ferretti, Annachiara <1987&gt. "Artisti contemporanei sulle scene dell'opera lirica. Un caso di studio: "Madama Butterfly" al Teatro la Fenice di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4859.

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Abstract:
La tesi esplora le contaminazioni tra l'arte contemporanea e il melodramma. Dallo studio delle avanguardie novecentesche attive in campo teatrale si passa alla disamina di alcuni esponenti chiave nelle sperimentazioni scenografiche a metà tra il mondo delle arti figurative e il teatro d'opera. Individuando in Robert Wilson, affermato regista teatrale e artista visivo, una figura centrale in questo contesto e analizzandone l'operato artistico in particolar modo nell'opera in musica, si arriva ad affrontare il dramma musicale “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini che più volte, nelle diverse edizioni tenutesi presso il Teatro la Fenice di Venezia, ha visto la collaborazione con artisti contemporanei, fino alla partecipazione della Biennale di Venezia nell'edizione del 2013 per la quale l'artista Mariko Mori ha realizzato scene e costumi.
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Petracco, Claudia <1992&gt. "Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: confronto gestionale di due organizzazioni culturali a partecipazione pubblica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16274.

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Abstract:
Lo scopo di questo lavoro di tesi è l’analisi della gestione di due Teatri Stabili regionali, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, in quanto organizzazioni culturali a partecipazione pubblica. La scelta è ricaduta su questi enti in virtù della radicata cultura teatrale delle aree in cui hanno sede e della comune posizione geograficamente rilevante nel contesto europeo e mediterraneo. D’altra parte, si tratta di due città, Trieste e Venezia, che hanno avuto un percorso storico e politico di natura differente, per quanto indissolubilmente legato a causa della loro vicinanza. L’obiettivo dell’analisi è dunque definire la situazione odierna, tenendo conto delle inevitabili differenze tra le due realtà. Dopo un iniziale riepilogo del contesto culturale e delle più recenti statistiche sulla produzione e fruizione dell’arte teatrale in queste zone, si procederà ad un’approfondita descrizione dei due istituti, dando spazio ad un’analisi gestionale basata soprattutto sulle fonti pubblicamente disponibili all’interno della sezione Amministrazione Trasparente dei siti web ufficiali. A conclusione sarà richiamato il concetto di trasparenza degli enti pubblici, ne sarà descritta l'effettiva applicazione da parte dei due enti ed i limiti riscontrati per gli istituti culturali analizzati.
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Bertele', Matteo <1978&gt. "La Russia all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia (1895-1914) : per una storia della ricezione dell'arte russa in Italia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1075.

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Abstract:
La tesi segue due filoni di ricerca principali: il contributo russo all’Esposizione Internazionale di Venezia dalla prima fino all’ultima edizione prebellica e la sua accoglienza da parte della critica coeva italiana. Da un lato emerge uno scarso interesse, da parte russa, verso una rappresentanza continuativa a Venezia, dall’altro una ricezione critica italiana spesso mediata dalla cultura francese e tedesca, fortemente ancorata a preconcetti e stereotipi di derivazione letteraria e condizionata da pregiudizi di matrice eurocentrica. Questo è dovuto sia alla mancanza di una critica artistica professionale sia alla scarsa conoscenza della Russia e della sua cultura figurativa, presentata per la prima volta su suolo italiano proprio a Venezia come “scuola nazionale”. Solo istanze di natura politica e diplomatica avrebbero portato alla realizzazione del padiglione russo, inaugurato nel 1914, all’apice del fasto auto-celebrativo zarista.
This doctoral dissertation is based on the analysis of two main subjects: the Russian contribution to the International art exhibition of Venice from the very first edition, to the pre-war one and its reception by the Italian coeval critique. The Russian interest towards a continuous presence at the Exhibition was low, from the other side an Italian critic reception, often mediated by French and German institutions and shows, strongly tied up to prejudice and stereotypes of literature's derivation and influenced by preconceptions of Eurocentric matrix. This was due to the absence of a professional art critic and, also, to the spare knowledge of the Russian art, presented in Venice for the first time in Italy as "national style". Only political and diplomatic pressure brought to the construction of the Russian Pavilion, which opened in 1914, at the top of self-celebratory tzarist splendour.
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Bonomi, Emilia <1995&gt. "Arte e Ambiente: Un binomio in evoluzione. Dalle pratiche estetiche della Biennale di Venezia del 1978 alle riflessioni ecologiche della Triennale di Milano del 2019." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18798.

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Abstract:
La tesi indaga l’evoluzione del rapporto tra arte e ambiente dagli anni Sessanta-Settanta ad oggi tra pratiche estetiche e riflessioni ecologiche. La ricerca parte dalla complessità terminologica del tema e dall’analisi storico-critica di esperienze come la Land Art e la cosiddetta Art in Nature (si veda in particolare il lavoro di Joseph Beuys, Richard Long e dei poveristi) per arrivare allo studio del lavoro di quegli artisti contemporanei che con la loro arte sensibilizzano lo spettatore sulle gravi condizioni del pianeta, dovute a una visione prevalentemente antropocentrica. Come casi studio principali, che segnano l’arco cronologico della tesi (1978-2019), vengono esaminate due mostre internazionali: la XXXVIII Biennale di Venezia (Dalla Natura all’Arte, Dall’Arte alla Natura, 1978) e la XXII Triennale di Milano (Broken Nature: Design Takes on Human Survival, 2019). L’analisi di queste due mostre, diverse ma complementari, permette di capire quanto il dibattito teorico e la produzione artistica che riguardano la natura siano cambiati nel corso del tempo parallelamente all’evolversi della nozione di ambiente e del diverso rapporto tra l’uomo e l’ecosistema di cui è parte.
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Burgarello, Nadia <1992&gt. "Il difficile equilibrio economico e il posizionamento strategico delle fondazioni lirico-sinfoniche: il Teatro La Fenice di Venezia e il Teatro Massimo di Palermo a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19494.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi si affronta il delicato tema dell'equilibrio economico delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche e del loro posizionamento strategico. Nella prima parte, dopo averne enunciato l’evoluzione storica e normativa, verrà evidenziato come il primario obiettivo che le Fondazioni Lirico-Sinfoniche devono perseguire, ovvero la diffusione dell'arte musicale, si combini sempre più con obiettivi e vincoli di tipo economico e con una visione sempre più aziendale del teatro. Esse, infatti, nel perseguimento dei propri scopi, è necessario che operino secondo criteri di imprenditorialità ed economicità e nel rispetto del vincolo di bilancio. Il settore teatrale è contraddistinto, per sua natura, da una situazione di strutturale squilibrio economico: ciò significa che con i suoi ricavi di vendita non è in grado di coprire i costi di produzione. Pertanto, l'incapacità di un’autonoma sopravvivenza secondo le regole del mercato, determina e comporta il ricorso a forme di contribuzione pubbliche e private e allo svolgimento di attività commerciali accessorie. Nella seconda parte della tesi tutti gli aspetti di cui si è discusso in precedenza verranno contestualizzati all'interno di un’analisi comparativa delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche di Venezia e Palermo. Partendo da un confronto sulla storia e sulle caratteristiche delle fondazioni, si analizzerà la strategia produttiva e i dati economici di bilancio, focalizzandosi sull'importanza che esercita il tessuto sociale e territoriale sulla strategia perseguita dal teatro, e di come tutti questi aspetti si influenzino reciprocamente. Infine, si guarderà all’impatto che la recente pandemia da Covid-19 sta avendo sulla loro gestione e a quello che potrà essere il futuro delle fondazioni liriche.
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DI, STEFANO CHIARA. "Gli Stati Uniti alla Biennale : le strategie espositive e la diffusione dell'arte americana in Italia intorno al padiglione di Venezia 1948-1958." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/11578/278332.

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Carraro, Martina <1967&gt. "I Belgi e la Biennale: premesse e protagonisti del primo padiglione nazionale ai giardini (1895-1914)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1030.

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Abstract:
La tesi prende in esame il contributo degli artisti belgi alla Biennale di Venezia. L'interesse nasceva da due questioni di fondo: capire le ragioni che hanno fatto del Belgio la prima nazione a costruire un padiglione nei giardini dell'esposizione (1907) e valutare il ruolo che quel padiglione poteva aver avuto nell'istituzione del nuovo sistema espositivo policentrico. In relazione al primo quesito la ricerca ha evidenziato due dati fondamentali: - l'apporto dell'arte belga e di alcuni suoi protagonisti aveva già segnato profondamente l'ambiente lagunare a partire dal 1895, cioè dalla prima edizione dell'esposizione; - l'invenzione del padiglione nasce dalla volontà di mettere in pratica il principio della sintesi delle arti che costituisce il principale terreno d'intesa tra Belgi e Biennale, in quanto obiettivo perseguito da entrambi almeno fino al 1914. Quanto alla seconda ipotesi, va invece riconosciuto che la storia del padiglione belga non costituisce una chiave d'accesso utile a comprendere il nuovo corso della Biennale. Nella sua specificità, questo primo edificio rappresenta un episodio del tutto particolare: l'esatto opposto di un modello ripetibile.
This doctoral dissertation is about the contribution of Belgian artists to the Venice Biennale from its foundation to 1914. Two main questions were at the basis of the research: which the reasons have been why Belgium was the first country to build a national pavilion at the Giardini and what role the Pavilion had in the creating of the new polycentric exhibition system. As to the first point, the research has highlighted two fundamental issues: - Belgian art and some of its protagonists had deeply influenced the Venetian context since 1895, year of the first Biennale. - The invention of the pavilion is grounded on the will to put into practice the principle of the Synthesis of Arts. Both the Belgians and the Biennale were mostly concerned with it and eager to pursue it at least up to 1914. About the second assumption, it must be acknowledged that the making of Belgium Pavilion cannot be seen as a useful tool to understand Biennale's new deal. In its specifity, this first building represents a singular event, not at all an example to refer to.
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Botte, Francesca <1994&gt. "Il museo teatrale per la città Due esempi e una proposta di progetto per il museo del Teatro La Fenice di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14947.

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Abstract:
La ricchezza di una città abbraccia un'eredità culturale ricca ed affascinante costituita, non solo da un patrimonio tangibile, ma soprattutto da un “capitale” apparentemente invisibile: il cosiddetto patrimonio immateriale. Questo è costituito dalla memoria, dalle conoscenze storiche ed artistiche che rendono unica una comunità. Preservare questa ricchezza, garantirne la conoscenza e la diffusione attraverso una corretta ed efficace informazione nonché renderne possibile il godimento nella piena accessibilità e valorizzazione sono compiti preziosi di istituzioni teatrali, museali ed archivistiche. Il presente studio vuole soffermarsi, in particolar modo, sul ruolo fondamentale che un archivio storico può avere per una fondazione lirico-sinfonica. Questo detentore delle memorie musicali ed artistiche dell’istituzione può diventare una vera a propria “vetrina” del patrimonio culturale ed artistico. Un Museo. Un mezzo per incrementare le attività collaterali a quella strettamente teatrale, per rinsaldare il legame con il territorio e per creare un turismo intelligente e colto. S’intende analizzare due casi studio quali esempi di musei legati a fondazioni lirico-sinfoniche in Italia: il Memus - Museo e Archivio Storico della Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli ed il Museo Teatro Alla Scala di Milano. Questo, per procedere con una proposta per la realizzazione del museo teatrale della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia.
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Zazzeron, Mauro. "Tra la Biennale, Ca' Pesaro e la Secessione romana. Per un catalogo ragionato dei dipinti di Umberto Moggioli." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424968.

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Abstract:
L’elaborato si propone di ripercorrere, attraverso una puntuale analisi storico-critica delle opere pittoriche, l’intera produzione di Umberto Moggioli, dagli esordi all’epilogo romano, entro un orizzonte temporale scalato tra il 1904 e il 1918. Non è stata oggetto di schedatura la produzione grafica e quella incisoria; ciò nonostante, per ciascun dipinto, si è tenuto conto di come e in che misura la prassi disegnativa abbia influito nella messa a punto del soggetto di volta in volta rappresentato. Per meglio comprendere le varie tappe che scandiscono il cammino pittorico dell’artista – i suoi tempi di crescita e i suoi mutamenti di rotta, la partecipazione alle esposizioni italiane (e veneziane in particolare) a cavallo delle due guerre, la rete di relazioni di cui egli fu parte – è stata fondamentale, da un punto di vista metodologico, l’analisi delle referenze e degli scambi epistolari da lui stesso promossi, nonché del carteggio tenuto dalla vedova Anna fra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. A tal fine è stato riordinato e inventariato il materiale documentario custodito nell’Archivio privato degli eredi Moggioli, in parte confluito nell’Appendice documentaria; uno strumento di corredo, quest’ultimo, indispensabile per la disamina delle singole opere, poiché ha permesso di sciogliere nodi di carattere biografico, di ripensare tempi e modalità di esecuzione di alcuni dipinti – facendone avanzare o recedere nel tempo la genesi –, fornendo inoltre informazioni preziose per risalire alle provenienze. Al corpus di lettere, cartoline postali e telegrammi trascritti nell’Appendice si rinvia di frequente nelle singole schede, proprio per garantire alle opere pittoriche un coerente inquadramento filologico. Una sezione è stata dedicata ai dipinti ritenuti controversi sotto il profilo attributivo o dell’identificazione stilistica, privi cioè di quei parametri formali e stilistici che consentano di riconoscere con sicurezza la mano del pittore. Completa il lavoro un saggio introduttivo dedicato all’approfondimento di alcuni temi specifici: dalla fortuna critica dell’autore, a partire dalle figure e dalle esposizioni che più ne hanno seguito e indagato l’evoluzione stilistica, alla riconsiderazione del periodo formativo mediante la comparazione della documentazione rinvenuta nell’Archivio Storico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e le lettere scritte dal giovane artista ai familiari fra l’ottobre 1904 e il giugno 1907. Dalle ipotesi di ricostruzione “ambientale” delle mostre personali allestite a Ca’ Pesaro nel 1909 e nel 1912 (alle quali si lega il problema di riuscire a determinare la fisionomia delle opere esposte), fino a una breve riflessione sullo stile, la tecnica e i generi (la pittura di paesaggio, la ritrattistica, la natura morta) maggiormente affrontati dall’artista nell’arco della sua carriera.
The paper proposes to recall, through a precise historical-critical analysis of the paintings, the entire production of Umberto Moggioli, from the beginning to his roman epilogue, within a time horizon included between 1904 and 1918. The graphic and the engraving productions were not the object of cataloging; nevertheless, it was taken into account how and to what extent the design practice has influenced the development of the subject from time to time represented. To better understand the various stages that mark the artist’s pictorial journey – its growth times and changes of course, participation in Italian (and Venetian in particular) exhibitions straddle two World Wars, the network of relationships of which he was a part of – it was fundamental, from a methodological point of view, the analysis of references and exchanges of letters promoted by him, as well as the correspondence held by the widow Anna between the Twenties and the Fifties. To this end, the documentary material kept in the private archive of the Moggioli heirs, partly merged in the Documentary Appendix, was reorganized and inventoried; an instrument of support, this last, indispensable for the examination of individual works, as it has allowed to unravel biographical crux, to rethink times and modalities of execution of some paintings – making progress or recede in time the genesis – also providing valuable information to trace back to the origins. The corpus of letters, postcards and telegrams transcribed in the Appendix frequently refer to the individual sheets, precisely to guarantee a coherent philologic framing of the paintings. A section was dedicated to paintings considered controversial under the attributional profile or stylistic identification, that is, devoid of those formal and stylistic parameters that allow to recognize with confidence the painter’s hallmark. Complete the work an introductory essay dedicated to the deepening of some specific themes: from the author’s critical fortune, starting from the figures and the exposures that have followed and investigated the stylistic evolution, to the reconsideration of the training period through the comparison of the documentation found in the Historical Archives of the Academy of Fine Arts in Venice and the letters written by the young artist to the family between october 1904 and june 1907. From the hypothesis of “environmental” reconstruction of the personal exhibitions set up at Ca’ Pesaro in 1909 and in 1912 (which binds the problem of being able to determine the physiognomy of the exhibited works), up to a brief reflection on style, technique and genres (landscape painting, portraiture, still life) most addressed by the artist during hid career.
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CHICHIRICCO', EMANUELA. "Il Teatro comico all'osteria del Pellegrino di Carlo Gozzi. Introduzione, edizione critica e commento." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2015. http://hdl.handle.net/11567/1082172.

Full text
Abstract:
The thesis proposes a complete critical study on Il Teatro comico all'osteria del Pellegrino di Carlo Gozzi, including introduction, critical edition and commentary in view of the publication in the National Edition of Carlo Gozzi's work (scheduled for Venice, Marsilio, 2023).
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Testi, Cesare. "Lo stato dell’arte della sicurezza antincendio in italia: il passaggio dall'approccio di tipo prescrittivo a quello di tipo prestazionale e le nuove prospettive per la tutela dagli incendi negli edifici di interesse storico-artistico. Un caso di studio: l'incendio del Teatro La Fenice di venezia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12226/.

Full text
Abstract:
L'elaborato ha l'obiettivo di illustrare lo stato dell'arte della sicurezza antincendio in Italia e descrivere al contempo il cambiamento che, negli ultimi anni, sta interessando la materia in ordine alle modalità di approccio progettuale, ovvero della repentina traslazione da un quadro normativo di tipo "prescrittivo" a quello di tipo "prestazionale". Verranno illustrate le principali disposizioni europee che hanno dato avvio a questo nuovo modo di intendere la sicurezza contro il rischio di incendio, nonchè come l'Italia abbia recepito tali nuovi concetti e strumenti non solo nei settori della normazione e della certificazione, ma anche in quello della ricerca su prodotti ed opere di costruzione. Verranno illustrati in modo particolare il DM 9/5/2007, con il quale vengono fornite le prime direttive per l’attuazione dell’approccio prestazionale ed il recente DM 3/8/2015, cosiddetto Codice di Prevenzione Incendi, con il quale il Dipartimento VV.F. ha di fatto ufficializzato la necessità di ricorrere ai principi della Fire Safety Engineering. Alla luce poi delle difficoltà inerenti l'applicazione di misure prescrittive negli edifici tutelati ai sensi del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, l'elaborato illustrerà come il metodo prestazionale, pur sempre nel rispetto della sicurezza di persone e beni, risulti più flessibile verso determinate esigenze. Verrà illustrato come i mezzi e le tecnologie oggi disponibili consentano un approccio alla materia sicuramente più mirato, oltre che per l'ovvia necessità di limitare gli oneri inutili. L'elaborato si conclude con un caso di studio relativo all'evento che nel 1996 ha coinvolto, e quasi del tutto distrutto, il Teatro La Fenice di Venezia: verranno illustrate le varie fasi dell'evento, a partire dall'accertamento delle cause da parte della Procura fino alle attuali misure di protezione dagli incendi adottate nel nuovo Teatro ricostruito su progetto di Aldo Rossi.
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