Academic literature on the topic 'Azioni che derivano dal fallimento'

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Journal articles on the topic "Azioni che derivano dal fallimento"

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Paradiso, Michele, and Carlos Humberto Gómez Arciniegas. "LA BASILICA MINORE DI NUESTRA SEÑORA DEL SOCORRO E IL SUO GRADO DI SICUREZZA STRUTTURALE." Revista M 15 (August 16, 2019): 28–47. http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v15i0.2177.

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Abstract:
L’articolo si riferisce allo stato di degrado strutturale della Basilica Minore della città di Socorro nella Regione di Santander (Colombia). La Concattedrale di Socorro, recentemente elevata al rango di Basilica Minore, ha meno di un secolo di vita e presenta un quadro fessurativo critico a tal punto da sollecitare la massima urgena per gli interventi di salvaguardia. Dopo un breve escursus storico e la descrizione dell’impianto architettonico, si descrive nel dettagli il quadro fessurativo, alla data del marzo 2017. La Concattedrale presenta un tipico meccanismo di collasso che consiste nello scivolamento verso il basso dei conci dei grandi archi e delle piattabande delle grandi aperture sui fronti estreni. Tale tipo di meccanismo é ascrivibile ad azioni di tipo cinematico, riconducibili a cedimenti fondali. Sopratutto si raccontano le vicende che hanno accompagnato, dal novembre 2016 al maggio 2017, un tentativo, poi fallito, di intervento tecnico da parte delle istituzioni preposte alla salvaguardia del bene, dichiarato peraltro monumento nazionale, fallimento dovuto, in base alle conclusioni della ricerca effettuata, alla mancanza di un piano strategico di salvaguardia del patrimonio storico del Socorro.
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IBAÑEZ, César Augusto. "Como educar sem contribuir para um novo Auschwitz?" INTERRITÓRIOS 6, no. 10 (April 14, 2020): 27. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i10.244892.

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Abstract:
RESUMOO artigo apresenta um ensaio analítico sobre o que poderia ser feito, em termos de ações educacionais, no sentido de se evitar um novo fracasso civilizatório, como o ocorrido em Auschwitz. Busca aprender do paradoxo vivenciado no Terceiro Reich: uma sociedade alemã, tão bem-educada e culta, ter descambado para a barbárie. Para tanto, teve como linha central a preocupação de Adorno sobre esse paradoxo, dialogando com autores como: Gramsci, Le Goff, Freire e Fanon. Refletiu-se acerca dos vários aspectos que envolveram Auschwitz, e de que maneira uma formação humana integral, poderia contribuir para evitar uma nova barbárie. Analisamos orientações presentes nas DCNs para o Ensino Médio, e para a Educação em Direitos Humanos; nos Cadernos de Formação de Professores do Ensino Médio; abordando a politecnia ou omnilateralidade de Gramsci. Concluiu-se constatando o quanto as circunstâncias de Auschwitz ainda têm a nos ensinar, assim como, o quanto o tema é atual; e que algo pode ser feito na educação, no sentido de se buscar evitar um novo Holocausto.Educação. Emancipação. Políticas Públicas. Auschwitz. How to educate without contributing to a new Auschwitz? ABSTRACT The article presents an analytical essay on what could be done, in terms of educational activities, in order to avoid a new civilizatory failure, like happened in Auschwitz. Seeks on learning from the paradox experienced in the Third Reich: a German society, well educated and cultured, to have collapsed into barbarism. Therefore, Adorno's concern about this paradox was the central line, in dialogue with authors such as Gramsci, Le Goff, Freire, and Fanon. We reflected upon various aspects that involved Auschwitz, and how an integral human formation could contribute to avoiding new barbarism. We analyzed guidelines present in the National Curricular Guidelines (DCN) for High School, and Human Rights Education; in the High School Teacher Training Material; addressing Gramsci's polytechnic or omnilaterality. We concluded by verifying that the circumstances in Auschwitz have a lot to teach us, as well as, how current the topic is; and, regarding education, that something can be done in order to avoid a new holocaust.Education. Emancipation. Public Policy. Auschwitz. ¿Cómo educar sin contribuir con un nuevo Auschwitz? RESUMEN El artículo presenta un ensayo analítico sobre lo que podría hacerse, en términos de acciones educativas, para evitar un nuevo fracaso de civilización, como lo que sucedió en Auschwitz. Busca aprender de la paradoja experimentada en el Tercer Reich: una sociedad alemana, tan bien educada y culta, que, así mismo, descendió a la barbarie. En ese sentido, tuvimos como línea central la preocupación de Adorno acerca de esta paradoja, dialogamos con autores como: Gramsci, Le Goff, Freire y Fanon. Reflexionamos sobre los diversos aspectos que involucraron a Auschwitz y cómo una formación humana integral podría contribuir a evitar una nueva barbarie. Analizamos las pautas presentes en las DCN para la educación secundaria y para la educación en derechos humanos; en los cuadernos de formación de docentes de secundaria; abordando la politécnica u omnilateralidad de Gramsci. Concluimos averiguando lo mucho que nos tienen que enseñar las circunstancias de Auschwitz, la actualidad del tema; y que se puede hacer algo en educación, en el sentido de buscar evitar un nuevo Holocausto.Educación. Emancipación. Políticas Públicas. Auschwitz. Come educare senza contribuire a una nuova Auschwitz?SINTESEL'articolo presenta un saggio analitico su cosa si potrebbe fare, in termini di azioni educative, per evitare un nuovo fallimento della civiltà, come quello che è successo ad Auschwitz. Cerca di imparare dal paradosso sperimentato nel Terzo Reich: una società tedesca, così ben educata e istruita, che allo stesso modo discese nella barbarie. In questo senso, abbiamo avuto la preoccupazione di Adorno per questo paradosso come linea centrale, abbiamo parlato con autori come: Gramsci, Le Goff, Freire e Fanon. Riflettiamo sui vari aspetti che hanno coinvolto Auschwitz e su come una formazione umana integrale possa contribuire a evitare una nuova barbarie. Analizziamo le linee guida presenti nel DCN per l'istruzione secondaria e per l'educazione ai diritti umani; nei quaderni di formazione degli insegnanti delle scuole superiori; rivolgendosi al politecnico o onnilateralità di Gramsci. Concludiamo scoprendo quanto le circostanze di Auschwitz devono insegnarci, l'attualità della materia; e che qualcosa può essere fatto nell'educazione, nel senso di cercare di evitare un nuovo Olocausto.Istruzione. l'emancipazione. Politiche pubbliche. Auschwitz.
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Bueno, Beatriz Cardoso, and Roberta Donini Favalessa. "Relazioni socioeconomiche e impatti sull’ambiente." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, April 9, 2021, 132–52. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/impatti-sullambiente.

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Abstract:
La società si sviluppa ogni giorno e, insieme ai cambiamenti positivi nell’evoluzione, si osserva che ci sono problemi interconnessi, non solo urbani, ma anche socioeconomici e ambientali. La qualità della vita dell’individuo è legata all’attitudine del suo ambiente, e le società si adattano a questi mezzi, quindi, ci sono società formate in zone rurali, urbane e persino che vivono in luoghi lontani e isolati da altre civiltà, come i villaggi indigeni del Parco Xingu. L’obiettivo di questo lavoro è quello di esporre alcune relazioni socio-ambientali, dimostrando che le società che si sviluppano in grandi centri hanno un maggior numero di dispositivi tecnologici, con possibilità che spesso non si trovano in altri tipi di società, ma in entrambi i luoghi si verificano problemi socio-ambientali ed economici. A causa dei cambiamenti che derivano dalle azioni dell’uomo, è chiaro che qualsiasi forma di esperienza modifica la portata naturale, se effettuata inconsciamente, in modo inopportuno e illegale, i problemi saranno sempre interconnessi alla società, causando cambiamenti negativi nella qualità della vita, portando con essa difficoltà al minimo necessario per la dignità umana, poiché ci sarà una carenza di servizi igienico-sanitari di base, che causa diverse malattie , con conseguente mancanza di opportunità e disoccupazione di massa. Il lavoro è stato sviluppato attraverso la lettura e la ricerca sul campo, tra cui un’intervista concessa dal responsabile del coordinamento tecnico locale del Pole Wawi di Funai, con sede nel comune di Canarana, Stato del Mato Grosso.
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Dissertations / Theses on the topic "Azioni che derivano dal fallimento"

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LUNETTI, CHIARA TERESA MARIA. "ACTIONS DERIVING DIRECTLY FROM INSOLVENCY PROCEEDINGS AND CLOSELY LINKED WITH THEM UNDER REGULATION EU 848/2015 ON INSOLVENCY PROCEEDINGS." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/710018.

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Abstract:
La questione delle azioni individuali che derivano direttamente dal fallimento e ad esso ineriscono (nel seguito, c.d. “azioni ancillari”) nel contesto europeo è stata storicamente affrontata con riferimento all’ambito di applicazione della Convenzione di Bruxelles del 1968 sulla competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (la “Convenzione di Bruxelles”). In mancanza (all’epoca) di una disciplina comunitaria sull’insolvenza transfrontaliera, con la nota sentenza Gourdain, la CGE ha interpretato la nozione di azione ancillare sotto il prisma dell’esclusione relativa a “i fallimenti, i concordati e le procedure affini”, prevista dall’articolo 1(2)(2) della Convenzione di Bruxelles. È stato in quell’occasione che la Corte ha ritenuto che le azioni in qualche modo riferibili al fallimento sono escluse dal campo di applicazione della Convenzione di Bruxelles (oggi Regolamento Bruxelles Ibis) a condizione che esse derivino direttamente dal fallimento e si inseriscano stretta¬mente nell'ambito del procedimento concorsuale (così coniando quella che, negli anni, è stata definita la “Formula Gourdain”). Le incertezze interpretative derivanti da una formulazione così ambigua, allora riferita al solo ambito di applicazione della Convenzione di Bruxelles, non venivano rimosse (e, anzi, forse erano acuite) dall’introduzione di una specifica disciplina relativa alle procedure di insolvenza. Ed infatti, il successivo Regolamento (CE) 1346/2000 (il “Regolamento Insolvenza”), da un lato conteneva una grave lacuna normativa, poiché nulla diceva in tema di giurisdizione sulle azioni ancillari e, dall’altro lato, anche laddove le menzionava (per fini diversi dalla giurisdizione), si limitava a riprodurre la Formula Gourdain. Il nebuloso quadro normativo appena descritto è stato in parte chiarito dal Regolamento (UE) 2015/848 (il “Regolamento Recast”), che ha provveduto a rimediare alla predetta omissione, prevedendo espressamente la vis attractiva (dimezzata) europea, ai sensi della quale la competenza giurisdizionale sulle azioni ancillari spetta ai giudici dello Stato membro in cui è aperta la procedura. Se è stato così chiarito l’aspetto “dinamico”, relativo alla giurisdizione, resta, invece, parzialmente immutato il problema di una definizione autonoma di azione ancillare, i cui confini, anche nel Regolamento Recast, continuano ad essere delineati dalla Formula Gourdain. Indicazioni solo parziali possono trarsi dal Considerando 35 Regolamento Recast e, soprattutto, dalle pronunce della CGE, che pur consentendo, in parte, di avanzare una più definita sistematizzazione della nozione di azioni ancillari, rivelano sostanzialmente un orientamento ondivago, che non consente di rintracciare (ancora) un criterio generale, certo e condiviso sul punto. Si può allora ipotizzare che, ai fini della normativa europea, ancillari siano quelle azioni che sottendono una pretesa che sorge ex novo dal fallimento, il cui DNA, potremmo dire, è ontologicamente legato all’insolvenza. Si tratta di un numero assai ridotto di azioni quali (prevedibilmente) la revocatoria; le azioni di responsabilità nei confronti di organi della procedura, e le azioni che derivano dallo scioglimento dei contratti esercitato dal curatore per un’espressa previsione della legge concorsuale. Per contro, non sarebbero ancillari tutte le altre azioni rispetto a cui il fallimento si pone quale evento neutro (es. quelle che presentano con il fallimento un legame solo occasionale e quelle che preesistevano nel patrimonio del fallito). Permangono, tuttavia, notevoli dubbi rispetto a quelle azioni, collocabili in un’incerta twilght-zone, al confine tra il diritto civile, commerciale e il diritto fallimentare che, preesistenti al fallimento, sono in qualche misura influenzate dall’apertura di una procedura concorsuale. Nel solco di queste preliminari osservazioni, la tesi si ripropone di analizzare specificatamente il tema delle azioni ancillari nella disciplina europea, non solo indagandone gli aspetti processuali (in particolare, della giurisdizione), ma valutando anche una possibile individuazione di una nozione autonoma di azione ancillare e l’elaborazione di un catalogo di azioni che, pur nelle differenze proprie di ogni ordinamento nazionale, rivelino uno jus commune europaeum che consenta di inquadrarle nell’ambito di applicazione del Regolamento Recast.
Historically, the topic of individual actions directly deriving from and closely linked with insolvency proceedings (hereinafter referred to as “Annex Actions”) has been addressed in the European scenario with reference to the scope ratione materiae of the Brussels Convention dated 1968 on the jurisdiction, recognition and enforcement of judgments in civil and commercial matters (the “Brussels Convention”). In the absence (at that time) of Community rules on cross-border insolvencies, in the Gourdain judgment the ECJ interpreted the notion of Annex Actions under the prism of the exception relating to “bankruptcy, proceedings relating to the winding-up of insolvent companies or other legal persons, judicial arrangements, compositions and analogous proceedings”, set forth by Article 1(2)(2) Brussels Convention. It was on that occasion that the Court held that actions which are related to insolvency proceedings are excluded from the scope of the Brussels Convention (now the Brussels 1a Regulation), with the proviso that they derive directly from insolvency proceedings and are closely linked with them (thus coining what has been called, over the years, the “Gourdain Formula”). The interpretative uncertainties arising from such an ambiguous wording - at the time referring only to the scope of application of the Brussels Convention - were not removed (and possibly were even exacerbated) by the introduction of the European regime on insolvency proceedings. Indeed, the Regulation (EC) 1346/2000 (the “Insolvency Regulation”), on the one hand, revealed a serious regulatory gap, since it did not provide for a rule on the jurisdiction of Annex Actions and, on the other hand, even where it mentioned them (for purposes other than jurisdiction), it laconically restated the Gourdain Formula, with no further clarifications. The nebulous legislative framework described above has been partly clarified by Regulation (EU) 2015/848 (the “Recast Regulation”), which has remedied the aforementioned omission, expressly providing for the (halved) European vis attractiva concursus. According to that principle, the courts of the Member State in the territory of which insolvency proceedings are opened, are vested with the jurisdiction to hear and determine Annex Actions. The impact of the reform over the “dynamic” profile of the vis attractiva concursus must be positively assessed since it has dispelled many of the doubts concerning the allocation of jurisdiction on Annex Actions. Yet, the problem of the autonomous definition of Annex Actions remains partially unsolved, because also under the Recast Regulation, the contours of that concept continue to be defined by the vague Gourdain Formula. Only partial indications can be drawn from Recital 35 Recast Regulation and, above all, from the extensive case-law of the ECJ. The latter, however, allows only to some extent to draw a systematic notion of Annex Actions, as it substantially reveals a wavering orientation, which does not permit to trace (yet) a general criterion, certain and shared on this point. It is suggested that, for the purposes of the European legislation, Annex Actions are those actions underpinning a right or obligation which stems from the opening of insolvency proceedings, whose DNA, we might say, is ontologically linked to insolvency proceedings. They would count a very small number of actions such as (predictably) avoidance actions, liability actions against the trustee and other bodies of the procedure, and actions arising from the termination of contracts exercised by the trustee by virtue of the express powers conferred upon him by insolvency law. On the contrary, all other actions in respect of which the procedure is a neutral (legal) event should not be characterised as Annex Actions (e.g. actions that have only an occasional link with insolvency proceedings and those that existed in the legal sphere of the insolvent debtor prior to the opening of the procedure). However, considerable doubts remain with respect to the characterisation of some actions, which can be placed in an uncertain twilight-zone at the crossline between civil, commercial law and bankruptcy law. Although the legal foundation of those action exists even before insolvency proceedings, they prove to be affected by the opening of the procedure to such an extent that they may be considered as different actions. In the wake of these preliminary observations, the thesis aims to specifically analyse the topic of Annex Actions under the European regime of cross-border insolvencies. Not only it investigates the procedural aspects of the issue (in particular, the jurisdiction), but it also assesses whether it is possible to draw an autonomous notion of Annex Action and elaborate a catalogue of actions, which, despite the differences inherent in each national system, reveal a jus commune europaeum that allows to trace them back under the umbrella of the Recast Regulation.
La thèse intitulé « les actions qui découlent directement de la procédure d’insolvabilité et qui y sont étroitement liées dans le cadre du Règlement UE 2015/848 sur les procédures d'insolvabilité » se concentre sur les critères de détermination des juridictions compétentes en matière de litiges découlant de la procédure d’insolvabilité dans le contexte de procédures transfrontalières. Selon son Article 1(1)(b), les procédures d’insolvabilité sont exclues du Règlement (UE) n° 1215/2012 concernant la compétence judiciaire, la reconnaissance et l’exécution des décisions en matière civile et commerciale (« Règlement Bruxelles ») et devraient relever du champ d’application du Règlement (UE) n° 848/2015 relatif aux procédures d’insolvabilité (« Règlement Refondu »). Pour cette raison, en principe, l’interprétation de deux susmentionnés Règlements devrait, autant que possible, combler les lacunes entre les deux instruments. Le texte du nouvel article 6 du Règlement Refondu prévoit désormais que les juridictions compétentes en vertu de son article 3 soient compétentes également pour toutes les actions qui découlent directement de la procédure d’insolvabilité et y sont étroitement liées. Toutefois, ce principe (appelé la vis attractiva concursus européenne), malgré quelques clarifications ont été fournies par la Cour de Justice, ne résoudre pas la question et l’interprétation du champ d’application du Règlement Refondu par rapport au Règlement Bruxelles est encore douteuse, car il y a encore beaucoup de zones grises dans l’interprétation de cette règle. L'objectif de la thèse est d'analyser quel type d'actions doit être considéré comme « découlant directement » et « étroitement lié » aux procédures d'insolvabilité, et d'analyser les cas où il est controversé de savoir si l'action doit entrer dans le champ d'application du Règlement Refondu plutôt que dans celui du Règlement Bruxelles.
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PETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

Full text
Abstract:
Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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