Journal articles on the topic 'Azione di riduzione'

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Chieffallo, Lucia, Annunziata Palermo, and Maria Francesca Viapiana. "Tecniche geo-statistiche per la mappatura territoriale di divari multipli. La "geografia" della Regione Calabria." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 133 (March 2022): 104–29. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-133005.

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Abstract:
La ricerca muove dalla necessità di ripensare la dimensione spaziale entro cui collocare le politiche regionali di sviluppo e coesione per una effettiva riduzione dei divari nei territori intermedi. A questo scopo la metodologia di mappatura proposta e applicata al caso della Regione Calabria individua un'inedita "geografia" dei territori soggetti a divari multipli dimostrando l'utilità dei risultati nella definizione degli ordini di priorità di azione per il riequilibrio regionale.
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Bianchi, Alfio Ernesto, Antonio Maggi, Francesca Colombo, and Riccardo Raddino. "La lipoproteina (a): un fattore di rischio cardiovascolare complesso e polimorfo." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 202–13. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-1.

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Abstract:
La Lipoproteina (a) [LP(a)] viene oggi ritenuta un emergente ed importante fattore di rischio cardiovascolare per la sua azione di tipo pro-aterogeno, pro-trombotico e pro-infiammatorio. L’incremento dei livelli plasmatici di LP(a) concorre a determinare un proporzionale incremento del rischio cardiovascolare. L’aumento plasmatico della LP(a) può favorire la comparsa di cardiopatia ischemica, di stenosi aortica e dello stroke. La riduzione dei livelli di LP(a) si può ottenere mediante l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale (PCSK9i), dell’oligonucleotide antisense e del tutto recentemente mediante l’inclisiran. Le statine non hanno mostrato alcun effetto riduttivo sulla LP(a), anzi il loro utilizzo sembra possa incrementarne i valori.
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3

Bosso, Giorgio, Mariarosaria De Luca, and Ugo Oliviero. "SGLT2 inibitori: dalla prevenzione al trattamento dello Scompenso Cardiaco." Cardiologia Ambulatoriale 29, no. 1 (May 30, 2021): 23–29. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-4.

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Abstract:
Gli inibitori del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2 (SGLT2i) o gliflozine rappresentano i farmaci più innovativi nel trattamento del Diabete Mellito di tipo 2. Sono attualmente disponibili quattro molecole: Canagliflozin, Dapagliflozin, Empagliflozin and Ertugliflozin. La loro azione è basata sul blocco del Costrasportatore Sodio-Glucosio 2, che aumenta l’escrezione renale di glucosio, con conseguente natriuresi e diuresi, proporzionali ai livelli di glicemia plasmatica, ma indipendenti dall’azione insulinica. Il principale effetto collaterale è l’aumentata incidenza di infezioni del tratto urogenitale. Le gliflozine hanno mostrato straordinari benefici nei grandi trials di outcome cardiovascolare in pazienti con documentata malattia cardiovascolare o multipli fattori di rischio, con una riduzione significativa delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. Questo effetto è stato confermato anche in pazienti affetti da scompenso cardiaco, con e senza diabete, collocando gli SGLT2i nell’armamentario terapeutico dei pazienti con insufficienza cardiaca. Diverse teorie sono state proposte per spiegare gli effetti benefici cardiovascolari degli SGLT2i eppure il preciso meccanismo d’azione non è ancora ben definito.
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4

Monda, V. M. "Association of GLP-1 RA once weekly and basal insulin: a valid therapeutic option from the complications of SARS-CoV-2 infection too?" Journal of AMD 24, no. 4 (February 2022): 295. http://dx.doi.org/10.36171/jamd21.24.4.5.

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Abstract:
Gli agonisti recettoriali del glucagon like peptide-1 (GLP1-RAs) sono un gruppo di farmaci antidiabetici con una rilevante azione sul controllo glicemico, basata sull’aumento della secrezione di insulina glucosio-dipendente con concomitante riduzione della secrezione di glucagone e ritardato svuotamento gastrico. I GLP1-RA hanno inoltre attività pleiotropiche come proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiobesogeniche, con evidenti benefici su eventi cardiovascolari maggiori, mortalità cardiovascolare e danno renale. Tutto ciò rende questa classe di farmaci un elemento chiave nella gestione dei pazienti con diabete tipo 2 e potenzialmente utile nei soggetti con COVID-19 (2019nCoV – Coronavirus disease 2019, COVID-19). Per le proprietà antinfiammatorie è stato ipotizzato che le terapie a base di incretino-mimetici esercitino effetti benefici sugli esiti di COVID-19. Qui riportiamo un caso di una donna di 82 anni con diabete tipo 2 scarsamente controllato, che utilizzava un regime insulinico basal-bolus più metformina. Il miglioramento del controllo glicemico ottenuto passando dal trattamento con insulina basale al GLP-1RA aggiunto al regime insulinico basale, con la sospensione dell’insulina prandiale (trattamento di de-escalation) in questo caso è risultato associato agli effetti benefici sugli esiti di COVID-19. PAROLE CHIAVE GLP1-RAs; DMT2; SARS-CoV-2; COVID-19.
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5

Magistroni, Riccardo. "La ricerca oggi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 3 (July 10, 2013): 282–87. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1056.

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Abstract:
La ricerca di base ha identificato i due principali difetti legati alla patologia policistica: a) le cellule cistiche proliferano eccessivamente e b) queste cellule secernono del fluido che ingrossa le cisti. Le principali strategie in studio nell'ADPKD consistono nell'utilizzo di farmaci in grado di interferire con i meccanismi cellulari legati a questi difetti. Una delle strategie esplorate è stata l'inibizione del sistema mTOR. Purtroppo, due trial clinici hanno fallito nel mostrare un'attività protettiva di questa classe di farmaci. La somatostatina è un'altra molecola sotto intensa validazione clinica. Al momento, i dati suggeriscono una sua possibile azione di contrasto sulla malattia ADPKD, ma i dati sono ancora preliminari per conclusioni clinicamente significative. Il Tolvaptan è un antagonista recettoriale della vasopressina che è stato ampiamente studiato: un trial clinico di numerosità adeguata ha suggerito un possibile effetto positivo di questa molecola nella riduzione della crescita dei volumi renali e nel raggiungimento di target clinici significativi. Il prossimo futuro vede in campo nuovi trial clinici esplorativi di molecole già valutate nel recente passato e di nuove strategie terapeutiche. Per la numerosità dei pazienti arruolati attira l'attenzione della comunità scientifica lo studio HALT, che esplorerà il ruolo dei farmaci antagonisti del sistema renina-angiotensina nel rallentamento della progressione dell'ADPKD. Inf ne, una categoria di farmaci precedentemente inesplorati riguarda gli inibitori del recettore dell'Epidermal Growth Factor. La ricerca clinica nell'ADPKD è straordinariamente attiva in questo periodo e questa considerazione permette un cauto ottimismo sulle possibili prospettive terapeutiche in questa patologia rimasta a lungo orfana. Qualche ombra sulla prospettiva dei risultati futuri nella ricerca clinica in questo campo proviene dalla constatazione in un numero considerevole di trial di disegni metodologicamente non adeguati.
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6

Sabatini, U., O. Rascol, C. Colonnese, F. Chollet, G. Brughitta, I. Berry, K. Boulanouar, C. Manelfe, and L. Bozzao. "Fisiopatologia dell'acinesia Parkinsoniana: Studio in risonanza magnetica funzionale." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s211.

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Abstract:
Le tecniche ad emissione hanno evidenziato nel paziente affetto dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico una alterazione funzionale dell'area supplementare motoria (SMA). Tale alterazione, reversibile dopo terapia dopaminergica, sembra coinvolgere altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA sia a livello corticale che sotto-corticale1,2. Confermare mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) i dati precedentemente osservati con le tecniche ad emissione. Estendere lo studio ad altre aree cerebrali funzionalmente connesse alla SMA. Sono stati ammessi allo studio 6 volontari sani e 6 pazienti affetti dalla malattia di Parkinson di tipo acinetico. Lo studio RM è stato effettuato mediante apparecchiatura Magnetom Vision, 1.5 T, Siemens, con gradienti ecoplanari (25 mT/m). L'esame RM comprendeva uno studio anatomico (3D MPRAGE) ed uno funzionale (FID-EPI), quest'ultimo effettuato nel corso di un movimento della mano destra3. I pazienti parkinsoniani hanno effettuato l'esame funzionale in condizione “off”, privi della loro terapia da almeno 12 ore, e dopo somministrazione di terapia dopaminergica a rapido assorbimento. Le immagini RM ottenute sono state successivamente trasferite su computer Sun dove sono state sottoposte a conversione, ridimensionamento ed analisi statistica mediante il programma Analyze. Nel gruppo dei soggetti sani l'esecuzione della prova motoria ha indotto un aumento significativo nel numero dei pixels attivati e dell'intensità del segnale a livello della corteccia sensori-motoria contro-laterale ed a livello della SMA. Nei pazienti parkinsoniani, in condizione “off”, è stato osservato un aumento significativo a livello di entrambe le aree sensori-motorie ed un ridotto numero di pixels attivi a livello della SMA. La somministrazione della terapia dopaminergica aumentava significativamente il numero di pixels attivati a livello della SMA ed induceva una riduzione di attività delle aree sensori-motorie. Lo studio fMRI conferma la presenza di una deafferentazione funzionale e reversibile della SMA nei pazienti parkinsoniani acinetici e supporta l'ipotesi che tale alterazione coinvolge altre aree funzionalmente connesse alla SMA ed aventi azione compensatoria.
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7

Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Hassemer, Chiara. "Ambiente e territorio in una prospettiva europea e italiana." Veredas do Direito: Direito Ambiental e Desenvolvimento Sustentável 12, no. 23 (October 30, 2015): 17. http://dx.doi.org/10.18623/rvd.v12i23.462.

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Abstract:
La produzione normativa in materia di politiche ambientali e territoriali della attuale legislatura italiana è prevalentemente contenuta in decreti legge e decreti legislativi, emanati anche al fine di adeguare l'ordinamento nazionale alla legislazione europea.Le tematiche ambientali sono presenti anche nei documenti di bilancio (eco bilancio ed eco rendiconto) e nell'ambito dei documenti di economia e finanza (DEF), che recano specifiche sezioni dedicate proprio allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (cd. Allegato "Kyoto").Inoltre nella nuova programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 è presente una particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione dei beni ambientali, nonché alla promozione di interventi e azioni per favorire l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi.
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Cerardi, Ilaria, and Giorgio Gadda. "Un team di infermieri dedicato alla gestione degli accessi vascolari." Dissertation Nursing 1, no. 1 (July 29, 2022): 87–106. http://dx.doi.org/10.54103/dn/17763.

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Abstract:
INTRODUZIONE: L’ accesso vascolare difficile si manifesta nel 30% degli assistiti che necessitano un accesso vascolare. E’ una condizione clinica che determina l’esecuzione di molteplici tentativi di incannulamento della vena. La gestione è affidata ad un team infermieristico dedicato con competenze avanzate nell’impianto di cateteri venosi periferici (CVP), PICC e Midline tramite tecnica ad ultrasuoni. OBIETTIVO:Effettuare un’analisi della letteratura indagando outcome e benefici della gestione di questi assistiti da parte di un team infermieristico con competenze avanzate negli accessi vascolari. METODI: Sono state consultate le banche dati PubMed, CINAHL, EMBASE, Cochrane Library, ILISI e Web of Science ed i siti ufficiali dell’ INS e del GAVeCeLT. RISULTATI: Sette studi sono stati inclusi. Il team è composto in media da 15 infermieri e 4 medici specialisti. Emerge un tasso di successo della procedura al primo tentativo dell’88-100% ed una riduzione del 90% e 70 % dei tassi di CLABSI e infezioni catetere-correlate. In media il 44.1% dei device sono stati rimossi per termine del trattamento. L’ attesa del device idoneo si è ridotta dell’ 80%. Il tasso medio di soddisfazione è risultato dell’ 88.23% (score medio registrato 8.56/10) ed una media di 2.85/10 per il dolore percepito. Le aziende hanno riportato una riduzione media di 261.358,27 euro/anno sulle spese aziendali. CONCLUSIONI: Un team dedicato per gli accessi vascolari difficili rappresenta una risorsa fondamentale per l’ erogazione di cure di qualità grazie ad una gestione tempestiva, una riduzione dei tassi di complicazioni, un’ ottimizzazione del timing assistenziale e delle spese aziendali.
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Bonadies, Aldo, Rita Mancini, Marilia Maci, Chiara Gibertoni, and Anna Maria Petrini. "Laboratorio Unico Metropolitano: innovazione e alta tecnologia per un nuovo paradigma di medicina di laboratorio." MECOSAN, no. 115 (January 2021): 79–94. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2020-115005.

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Abstract:
Il Laboratorio Unico Metropolitano (LUM) e un intervento di programmazione sanitaria nato sulla spinta delle indicazioni della Regione Emilia- Romagna e volto a ridefinire le capacita produttive attraverso la riduzione delle duplicazioni. Il LUM e un esempio di integrazione in rete tra le strutture e soprattutto tra i professionisti che si occupano di salute. E il primo caso in Italia di cessione del ramo d'azienda tra Aziende Pubbliche: Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Orsola-Malpighi (AOU), AUSL Imola, Istituto Ortopedico Rizzoli (IOR) hanno "ceduto" le risorse umane e tecnologiche, nonche i contratti di qualsiasi natura relativi alle attivita di diagnostica di laboratorio di patologia clinica, all'AUSL Bologna, individuata quale Azienda Capofila del progetto, presso la quale e localizzata la struttura del Laboratorio Unico.
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Tadi, Massimo, and Angela Colucci. "Terredoltreadda: un caso campione per un nuovo modello insediativo responsabile." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 138–47. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058013.

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Abstract:
Č in corso la redazione del Piano strategico e di alcuni progetti pilota all'interno della pianifi cazione concertata di tre comunitŕ del Parco Regionale Adda Sud, unite sotto la denominazione di Terreoltreadda, che condividono l'orientamento verso uno sviluppo territoriale sostenibile, la riduzione di emissioni in atmosfera e l'innovazione nei sistemi produttivi, insediativi e dei servizi. Apripista nel 2006 č stato il comune di Boffalora d'Adda, che ha cominciato a integrare la pianifi cazione urbanistica, approvando un Pgt sperimentale, e le singole azioni di progetto. Gli asset sui quali si gioca questa scommessa sono quelli dell'energia, con la sperimentazione di tecniche ambientali e di produzione di energie rinnovabili, della biodiversitŕ e delle acque, per la stretta correlazione non solo con il fi ume, ma con una rete storica di canali e fontanili, e quello della cultura, con la presenza dell'abbazia di Cerreto, dei nuclei storici e delle cascine.
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Imbruglia, Girolamo. "Osservazioni conclusive." SOCIETÀ E STORIA, no. 134 (February 2012): 735–40. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134005.

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Abstract:
L'elemento che accomuna i saggi di Morales, Melai e Bianchini, presentati nel seminario La Compańía de Jesús y la cultura del siglo XVIII (Instituto Internacional Xavier María de Munibe di Azkoitia, 26-27 giugno 2009), č costituito dall'analisi dell'azione della Compagnia di Gesů nella seconda metÀ del XVIII secolo, prima e dopo la sua soppressione. Tale azione č colta in tre momenti significativi: la pratica missionaria nelle riduzioni del Paraguay descritta da una testimonianza coeva, le strategie educative accampate in Francia dagli ex-gesuiti e infine la difesa e l'apologia dell'attivitÀ evangelizzatrice in Sud-America. La discussione sulla Compagnia di Gesů fu uno dei motivi che accompagnň l'intera parabola dello sviluppo della cultura illuminista; la prospettiva proposta dai tre saggi privilegia l'epoca della dissoluzione della Compagnia, soprattutto in riferimento al suo ramo spagnolo. Quel dibattito affrontň, al di lÀ della polemica politica contingente, la questione piů generale della natura dello stato d'antico regime; i saggi qui discussi ci fanno sentire la voce del potere monarchico assoluto, che si fondava sul tradizionalismo, sul nesso e non sulla separazione di religione e politica.
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Quaglia, Marco, Guido Merlotti, Cristina Izzo, and Piero Stratta. "L'Acidosi Tubulare di tipo IV: una nefropatia emergente." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 4 (September 25, 2014): 329–37. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.933.

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Abstract:
L'acidosi tubulare tipo IV (RTA di tipo IV) è una forma di acidosi metabolica ipercloremica causata da un ipoaldosteronismo assoluto o funzionale, che determina un deficit dell'acidificazione distale attraverso un'inibizione dell'ammoniogenesi e dell'escrezione di H+ a livello del dotto collettore. L'eziologia è spesso multifattoriale e include disordini che determinano una riduzione dei livelli di aldosterone o della sensibilità del dotto collettore alle azioni dell'ormone. I farmaci che inibiscono il sistema renina-angiotensina (RAS) a qualunque livello aumentano il rischio di sviluppare una RTA di tipo IV, soprattutto quando sono impiegati in associazione in pazienti anziani affetti da diabete mellito, scompenso cardiaco e insufficienza renale cronica oppure portatori di trapianto renale. La diagnosi si basa sul riscontro di un'iperkaliemia sproporzionata alla funzione renale associata a un'acidosi metabolica con anion gap sierico normale e anion gap urinario positivo; il pH urinario può essere inferiore a 5.5. Vari elementi laboratoristici consentono la diagnosi differenziale con l'acidosi tubulare distale di tipo 1. L'impatto clinico della RTA di tipo IV sta diventando sempre più rilevante a causa della diffusione di farmaci bloccanti il RAS in pazienti anziani già affetti da condizioni a rischio per questa complicanza, contribuendo a una rivalutazione critica delle indicazioni ad alcune terapie di associazione. Lo sviluppo di iperkaliemia pone in questi contesti un dilemma terapeutico, in quanto proprio i pazienti a maggior rischio per RTA di tipo IV sono quelli che possono trarre il massimo vantaggio cardiovascolare dal blocco farmacologico del RAS. È, quindi, essenziale trovare un punto di equilibrio nel rapporto rischio/beneficio nel singolo paziente, prevenendo la RTA di tipo IV con opportune misure.
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Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Mueck, Tobias. "Estratto di radice di altea e miele: sollievo dalla tosse grazie all'azione mucoprotettiva." Evidence for Self-Medication 1 (2021). http://dx.doi.org/10.52778/efsm.21.0084.

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Abstract:
Lo studio sperimentale ha esaminato le proprietà bioadesive degli sciroppi per la tosse contenenti estratti di piante con o senza aggiunta di miele. Gli autori dello studio hanno concluso che l'aggiunta del miele ha esteso il tempo di adesione alla mucosa nel modello utilizzato, migliorando così il sollievo fisico-chimico dall'irritazione. Gli sciroppi esaminati hanno mostrato un'ulteriore azione calmante, causando una riduzione della permeabilità della mucosa alle sostanze nocive irritanti; anche in questo caso, l'aggiunta del miele ha contribuito all'effetto complessivo.
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Chagas, Jéssica Andréa Silva das, Talita de Oliveira Matos, Cláudio Alberto Gellis de Mattos Dias, Carla Viana Dendasck, Euzébio de Oliveira, Maria Helena Mendonça de Araújo, and Amanda Alves Fecury. "Tentativi di suicidio a Macapá, Amapá, Amazônica, Brasile, nel 2018." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, June 5, 2020, 17–35. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/tentativi-di-suicidio.

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Abstract:
Il suicidio è l’atto umano di porre fine alla propria vita. Gli atteggiamenti suicidi con l’intenzione di morire, ma senza portare alla morte, sono chiamati tentativi di suicidio, cioè sono atti intenzionali di autolesionismo senza che il risultato sia la morte. Questo studio ha analizzato, epidemiologicamente, le cure fornite dal Mobile Emergency Service – SAMU / AP relative ai tentativi di suicidio nel 2018 a Macapá / AP. È stata condotta una ricerca trasversale, descrittiva e quantitativa. I dati sono stati raccolti da 61 record di cure iniziali riferiti a eventi nel 2018, dal sistema di archiviazione di file SAMU / AP. Questo studio ha permesso di ampliare la conoscenza delle caratteristiche dei casi di tentativi di suicidio e suicidi consumati avvenuti a Macapá / AP, consentendo così al supporto di professionisti di lavorare su interventi con la popolazione alla ricerca della riduzione delle statistiche esistenti. È interessante notare che il problema della mancata o notifica di casi di tentato suicidio eseguiti in modo insufficiente è un aspetto importante per l’indebolimento delle informazioni epidemiologiche, delle azioni di assistenza in rete e per la realizzazione della territorializzazione e intersettoriale nella salute mentale. Azioni educative e politiche pubbliche che rafforzano al medico e alle squadre di pronto soccorso in generale l’importanza della corretta e completa registrazione delle informazioni.
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Barros, Paulo Henrique Nunes De, and Josefa Sônia Pereira da Fonseca. "Come ottenere la riduzione dei costi attraverso lo stoccaggio e la distribuzione: un approccio logistico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, April 22, 2021, 110–41. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/economia-aziendale/approccio-logistico.

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Abstract:
Il presente lavoro mira a rivelare la possibilità di ridurre i costi delle aziende con interferenze nella Gestione della Catena di fornitura, in particolare in Magazzino e Distribuzione, attraverso la presentazione dettagliata del tema riduzione dei costi e il argomento di studio dei risultati ottenuti dall’azienda UPS, scelta per essere la più grande azienda nel settore logistico. Lo studio cerca di rispondere alla domanda su come ottenere la riduzione dei costi attraverso lo stoccaggio e la distribuzione, dal punto di vista della logistica. Per questo verrà presentata la prospettiva della logistica nella business administration, chiarendo i concetti di gestione e visione della filiera, trasporto e stoccaggio, raccolta e distribuzione dei prodotti, combinando il case study proposto con i concetti di rilevanza nell’area della Gestione della Catena di fornitura (CS). Di conseguenza, abbiamo scoperto che è possibile ottenere una riduzione dei costi attraverso una gestione razionale di CS, evidenziando l’importanza della Logistica, dei suoi strumenti e della sua storia, mostrando i metodi utilizzati da UPS nella sua gestione di CS, per raggiungere livelli internazionali di eccellenza sul territorio, e risultati sopra le attese, prestando particolare attenzione a ciascuna delle fasi di gestione: Stoccaggio e Distribuzione dei prodotti. Il documento conclude che le aziende che intendono affermarsi nel complesso campo della logistica devono comprendere non solo tutti gli anelli della filiera, avendo come valore l’impegno per il risultato della qualità, ma anche un efficiente Magazzino e gestione della distribuzione, con l’utilizzo di moderni strumenti di integrazione come nel caso dei sistemi ERP, puntando al loro reale inserimento nel mercato internazionale che ha numerose attrattive. Per riuscire a ridurre i costi della Catena di fornitura, è essenziale un modello di business basato sulla risposta con la sofisticazione finanziaria richiesta dalle best practice, è essenziale la gestione totale e la visione del ciclo della Catena di fornitura, raggiungendo una maggiore agilità ed efficacia.
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Foddis, A. "Il Controllo di Gestione e la Spending Review." Working Paper of Public Health 2, no. 1 (June 15, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2013.6757.

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Abstract:
Obiettivi: In un’ottica di razionalizzazione dei costi, tenuto conto che la regionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e la sua articolazione in aziende sanitarie sono state concepite dalle riforme come strumento proprio per tentare di raggiungere un equilibrio tra le limitate risorse e la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), obiettivo del presente lavoro è quello di delineare il ruolo fondamentale che il Controllo di Gestione (CdG), in quanto strumento in grado di verificare l’efficienza di gestione delle singole strutture in cui si articola il SSN, riveste in tale contesto. Metodologia: Caso studio legato agli adempimenti compiuti dall’Azienda Ospedaliera di Alessandria in attuazione della DGR 2-4474 del 06.08.2012 “Determinazione obiettivi economici-finanziari delle aziende sanitarie regionali per l’anno 2012”. Dalla data di approvazione di tale provvedimento, la direzione aziendale si è impegnata in una serie di azioni volte a garantire l’equilibrio economico finanziario della gestione nel rispetto delle citate disposizioni della Regione Piemonte in materia di Spending Review (SR), emanate a compimento di quelle decretate a livello nazionale (DL 95/12 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”). Tali obiettivi hanno di fatto stimolato l’esigenza di dare ulteriore impulso alle già avviate attività aziendali in ambito di Controllo di Gestione (CdG), con particolare riguardo al sistema di budget, quale strumento di responsabilizzazione dirigenziale sulle azioni intraprese e sui risultati raggiunti in riferimento a tali vincoli. Risultati: Il sistema di Cdg collegato a quello di valutazione della performance risulta essere confacente alle misure di SR, solo se inteso come strumento di valutazione di efficacia e di valutazione della capacità delle politiche pubbliche di produrre gli effetti desiderati. La valutazione di efficacia diventa rilevante per identificare spese che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono stati affidati alle diverse strutture sanitarie o che li raggiungono solo in maniera inefficiente, a fronte di spese molto più alte del necessario; tale valutazione deve essere mirata a interventi volti a indurre un cambiamento in condizioni o comportamenti ritenuti problematici. Conclusioni: La SR non dovrebbe assumere carattere di misure correttive straordinarie mirate ad assicurare il rispetto dei vincoli di bilancio (come sembrano essere finalizzate, da ultime, quelle decretate dal Governo Monti), ma intrecciarsi all’interno dell’intero processo di budgeting e di performance management per farle divenire uno strumento sistematico attraverso il quale ricercare le modalità più efficienti ed efficaci di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) su tutto il territorio nazionale, in un contesto di controllo e razionalizzazione della spesa sanitaria. Concludendo, al fine di realizzare un sistematico programma di analisi e valutazione della stessa, e quindi di eludere in futuro la necessità di dover ricorrere ad ulteriori riduzioni per garantire l’equilibrio dei conti pubblici, diventa improrogabile l’esigenza di rafforzare le attività di programmazione strategica e di controllo sul sistema di gestione delle aziende sanitarie potenziando, nel contempo, le strutture e gli strumenti di controllo e monitoraggio all’interno delle medesime.
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Nava, Felice, Alfredo Alberti, Massimo Andreoni, Sergio Babudieri, Giorgio Barbarini, Pietro D'Egidio, Claudio Leonardi, and Alfio Lucchini. "Position Paper. Per un programma di eliminazione della Epatite C nella popolazione a rischio dei consumatori di sostanze e dei detenuti." MISSION, no. 49 (February 2018). http://dx.doi.org/10.3280/mis49-2018oa5655.

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Abstract:
I dati contenuti nella letteratura scientifica di recente pubblicazione individuano nel consumo di sostanze il fattore di rischio più importante per la trasmissione di HCV evidenziando altresì come i dipendenti da sostanze rappresentino il serbatoio più importante della malattia. Un' altra popolazione a rischio è rappresentata dai detenuti, soprattutto perché la maggior parte di essi ha una storia di consumo di sostanze.Il trattamento della popolazione a rischio (consumatori di sostanze e detenuti) deve diventare una priorità per i sistemi sanitari sia per garantire l'equità di accesso alle cure che per raggiungere l'obiettivo di sanità pubblica di eliminazione dell'HCV.I programmi di presa in carico devono essere integrati, multidisciplinari flessibili, individuali e di prossimità, basati sulle evidenze scientifiche e diffusi omogeneamente su tutto il territorio nazionale. La presa in carico deve essere supportata da procedure e linee guida che devono comprendere anche le azioni di riduzione del danno, cosi come suggerite dall'OMS.
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Favilli, Leonardo, Sandro Piazzini, and Giuseppe Manganelli. "I Lepidotteri Ropaloceri della Montagnola Senese (Siena, Toscana meridionale) (Lepidoptera)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, August 15, 2013, 69–86. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2013.69.

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Abstract:
Una ricerca ventennale (1991-2011) sulla ropalocerofauna della Montagnola Senese, un Sito d’importanza Comunitaria della Toscana meridionale, ha permesso di accertare la presenza di 97 specie, (15 Hesperiidae, 3 Papilionidae, 13 Pieride, 31 Lycaenidae, 35 Nymphalidae). Le specie più significative sono Pyrgus sidae (Esper, 1784), Carcharodus lavatherae (Esper, 1783), Lycaena thersamon (Esper, 1784), Satyrium w-album (Knoch, 1782), Cupido minimus (Fuessly, 1775), Phengaris arion (Linnaeus, 1758), Polyommatus daphnis (Denis & Schiffermuller, 1775), Polyommatus hispanus (Herrich-Schaffer, 1851) e Brenthis hecate (Denis & Schiffermuller, 1775), entità di valore conservazionistico o di interesse biogeografico. Particolarmente interessanti risultano C. minimus e P. daphnis poiché in nessun’altro comprensorio della Toscana meridionale risultano così abbondanti come nella Montagnola Senese. Gli habitat di maggior interesse sono le praterie xeriche, le garighe e gli ex coltivi (“insule coltivate”) che ospitano oltre i tre quarti delle specie note per la Montagnola Senese. Anche le leccete, tuttavia, rivestono una certa importanza dal momento che ospitano entità di pregio faunistico e conservazionistico come S. w-album e Charaxes jasius (Linnaeus, 1767). La principale minaccia è rappresentata dall’attività estrattiva che determina perdita di habitat. La riduzione o la riprogrammazione delle attività di estrazione insieme alla tutela di praterie, garighe e “insule coltivate” si configurano come azioni fondamentali per garantire la sopravvivenza della ropalocerofauna della Montagnola Senese.
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Speroni, Marisanna, Antonio Bruni, Maurizio Capelletti, Sara Caré, Antonio Melchiorre Carroni, Salvatore Claps, Emilio Sabia, et al. "Adempimento agli impegni del “Pacchetto igiene” in quattro allevamenti italiani." Italian Journal of Agronomy 10, no. 1s (December 17, 2015). http://dx.doi.org/10.4081/ija.2015.727.

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Abstract:
<p>Il DM 22/12/2009 che disciplina il regime di condizionalità ai sensi del regolamento (CE) n. 73/2009 e delle riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale, fa riferimento, nel campo di condizionalità ”Sanità pubblica, salute degli animali e delle piante”, ai seguenti atti:</p><p>Atto B9 -Direttiva 91/414/CEE concernente l’immissione in commercio dei prodotti <em>fitosanitari</em>;</p><p>Atto B10 - Direttiva 96/22/CE concernente il divieto d'utilizzazione di talune sostanze ad azione ormonica, tireostatica e delle sostanze Beta-agoniste nelle produzioni animali e abrogazione delle direttive 81/602/ CEE, 88/146/CEE e 88/299/CEE;</p><p>Atto B11 -Regolamento (CE) 178/2002 del Parlamento europeo e del consiglio che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. Articoli 14, 15, 17 (paragrafo 1)*, 18, 19 e 20.</p><p> </p>
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Calenda, Giorgio, and Umbro Sciamannini. "Le tecnologie tutte italiane per la prevenzione delle infezioni nosocomiali." Journal of Advanced Health Care, August 24, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1908-013.

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Abstract:
Prevenire il 30% delle infezioni contratte dai pazienti durante e dopo il ricovero ospedaliero è l’obiettivo di medici, politici e associazioni di pazienti per arginare quest’emergenza sanitaria, che conta mezzo milione di casi all’anno e che uccide -numeri alla mano- più degli incidenti stradali: ogni anno le regioni pagano indennizzi milionari alle famiglie che hanno subito danni nella sanità. Una tecnologia innovativa tutta italiana è stata messa a punto per porre una valida ed efficace barriera, sulle infezioni e sepsi d’organo, in ambito delle strutture Ospedaliere ad alta tecnologia. La gamma è denominata ABT 9000 ed ABT 3000 realizzate dopo circa 20 anni di ricerca. Da una attenta analisi emerge la necessità di tutela prima, durante e dopo l’attività lavorativa in ambito sanitario: mettere a disposizione degli operatori tecnologie sempre innovative per la loro protezione, per quella ambientale e, in sostanza, generare automaticamente l’innalzamento della qualità lavorativa e –più in generale- di tutto l’ambiente. Il controllo del rischio biologico-chimico reale, effettivamente validato in ABT, diminuisce lo stress professionale, migliora il microclima di lavoro, abbatte i costi delle gravissime infezioni o sepsi d’organo con meno utilizzo di antibiotici e relativa antibiotico resistenza, dovuta all’uso sempre maggiore di antimicrobici sofisticati ad alto peso. Altro aspetto migliorativo –non meno importante– è quello di poter ottenere un elevato miglioramento dei tempi di lavoro. In tal senso, una sola apparecchiatura ABT 9000 si stima possa catturare circa 24 tonnellate annue (ipotizzando un pieno al giorno) e inertizzare con un’azione biologica (denaturazione/inibizione) i nuclei interni alle Rna resistenti, presenti nel Dna. Inoltre, viene garantita la difesa ambientale nel rispetto degli accordi stato-regione tra Ministero della Salute e quello dell’Ambiente -la tecnologia soddisfa infatti l’art. 214 del dLg 152/2006 inerente la riduzione di rifiuti speciali e la loro gestione in sicurezza- oltre che il risparmio che la Struttura ottiene non dovendo affidare i rifiuti liquidi a ditta specializzata per il loro smaltimento. Il sistema è unico ed esclusivo, dotato di due patent PCT internazionali e realizzato nel rispetto delle recenti normative ISO 62366 Usability al servizio delle risorse umane impiegate. La nuova proposta “ABT” fornisce ulteriori vantaggi sulla gestione delle risorse umane, migliorando le condizioni psico-fisico-relazionali e organizzative che ne caratterizzano il lavoro all’interno delle aziende sanitarie.
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Giannini, Alberto. "Il ruolo della consulenza di etica clinica in ospedale." Medicina e Morale 64, no. 6 (August 1, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.8.

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Abstract:
La complessità della medicina contemporanea e delle relazioni di cura sono tali che molto di frequente medici infermieri incontrano aspetti dilemmatici sul piano etico e dunque di difficile risoluzione. La consulenza di etica clinica è una pratica comune e consolidata nel Nord America, a differenza di quanto accade nei Paesi europei. Essa rappresenta uno strumento utile ed efficace per affrontare gli aspetti più complessi riguardanti le cure in ambito sanitario, per comprendere i valori coinvolti e gli aspetti etici delle diverse scelte. Tuttavia è ampiamente condiviso che la consulenza etica non debba essere direttiva. Dobbiamo inoltre essere consapevoli che, per quanto autorevoli essi siano, il parere del consulente di etica clinica o del Comitato etico non possono però essere considerati ultimativi. In particolare, la responsabilità delle scelte e delle azioni ricade su coloro che le compiono. È dunque oltremodo importante sottolineare che la consulenza etica non rimuove né attenua la responsabilità dei curanti, tanto sul piano clinico quanto su quello etico. Deve pertanto essere fatto ogni sforzo per creare nei medici e negli infermieri la consapevolezza che l’etica clinica è una specifica competenza professionale e come tale da acquisire e aggiornare. L’esperienza in particolare del Nord America ha reso evidente come la consulenza etica possa essere uno strumento efficace nei reparti di Terapia Intensiva, aiutando l’équipe nel processo decisionale, così come i pazienti e le loro famiglie. Ad esempio, per i pazienti che sono destinati a non sopravvivere alla dimissione, la consulenza etica ha dimostrato di avere un effetto statisticamente significativo nel ridurre l’utilizzo dei trattamenti di supporto vitale, così come nella riduzione della durata della degenza in ospedale e in Terapia Intensiva, senza per altro comportare una differenza per quanto riguarda la mortalità In prospettiva, è condivisibile l’idea che il consulente di etica clinica divenga una figura familiare per il clinico e sia presente a sostegno dei pazienti, delle loro famiglie e di tutti i soggetti coinvolti a diverso titolo sui temi della salute (dai medici sino agli amministratori della cosa pubblica). Si rende dunque indispensabile definire un solido percorso formativo perché l’etica clinica (intesa come “a structured approach to ethical questions in clinical medicine”) non è concepibile come un’attività di tipo “ideologico” ma, al contrario, richiede grande competenza e grande equilibrio. ---------- The complexity of medicine today and of the relationships between healthcare professionals and patients (and family members) is such that very often doctors and nurses are faced with ethical dilemmas which are difficult to resolve. Ethics consultation is a common and consolidated practice in North America, unlike in most European countries. It is a valuable and effective tool for dealing with the most complex aspects of healthcare and in understanding the values involved and the ethical aspects of the possible choices. However, it is a widely held view that ethics consultation must not be directive. Moreover, we also have to be aware that, as authoritative as the ethics consultant or the ethics committee is, their opinions on ethical matters cannot be considered definitive. In particular, the responsibility for decisions and actions belongs to those who carry them out. It is important, therefore, to stress that ethics consultation does not remove or attenuate the responsibility of healthcare professionals in decision making, either in clinical or ethical terms. Meanwhile, every possible effort must be made to create awareness among doctors and nurses that clinical ethics is a specific area of professional competency that needs to be improved and updated. In the critical care setting, the experience in North America in particular has highlighted how ethics consultation can be an effective tool in intensive care unit (ICU) by assisting the team in decision making, as well as helping patients and their families. Specifically, ethics consultation has had a statistically significant impact in reducing the use of life support as well as in decreasing the length of hospital stay and the days spent in ICU in those patients who ultimately will not survive to discharge, without, however, affecting death rates. Looking ahead, we can agree that the clinical ethics consultant should become a familiar figure for the clinician and there to support patients, their families and all those variously involved in healthcare (from doctors to administrators of the health system). However, it is essential to define a sound training program for consultants so that clinical ethics (taken to mean “a structured approach to ethical questions in clinical medicine”) is not seen as an “ideological” activity, but instead as one that demands both great competence and great equilibrium.
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