Dissertations / Theses on the topic 'Autonomia amministrativa'

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Fragale, Edoardo Nicola <1976&gt. "Principio democratico e autonomia della dirigenza amministrativa. Per un binomio possibile." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7724/1/TESI_DOTTORATO_PRINCIPIO_DEMOCRATICO_ED_AUTONOMIA_DELLA_DIRIGENZA.pdf.

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Abstract:
La tesi si propone di esaminare il principio di distinzione tra politica ed amministrazione, riguardato dall’angolo visuale della disciplina della burocrazia e, in particolare della dirigenza. Sintetizzando i risultati della ricerca, il lavoro muove verso risultati in controtendenza rispetto al panorama dottrinario e giurisprudenziale attuale, generalmente attratto dal problema dell’imparzialità e della lotta verso la corruzione, argomenti che in genere sottendono un giudizio di matrice antidemocratica. L’idea di fondo è che la creazione di cesure nette tra politica ed amministrazione, tali da recidere gli eliminabili elementi di fiduciarietà delle nomine, non possa che comportare una rimessa in discussione dell’intero modello della distinzione, specie in riferimento alle scelte discrezionali a più alto tasso di politicità, in relazione alle quali appare tuttora imprescindibile, pur nella salvaguardia delle prerogative tecniche ed istruttorie dell’amministrazioni, la remissione della scelta in capo agli organi legittimati dall’investitura popolare.
The thesis aims to examine the principle of distinction between politics and administration, regarded from the angle of the discipline of the bureaucracy, especially the leadership. Summarizing the results of research, the work moves results in contrast to the current doctrinal and jurisprudential views, generally attracted by the problem of impartiality and to fight corruption, topics that typically underlie a judgment of undemocratic matrix. The basic idea is that the creation of a clear break between politics and administration, such as to sever the eliminated elements of the trust- appointments, can only lead to a questioning of the entire model of the distinction, especially in reference to the discretionary choices highest rate of political nature, in relation to which still appears unavoidable, while recognizing the technical and investigative prerogatives of the administration, the remission of the choice that the managerial bodies legitimized popular investiture.
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MALDONATO, LUCIA. "QUESTIONI DI ANTICIPAZIONE DELLA TUTELA PENALE A PARTIRE DAI REATI AMBIENTALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/61786.

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Abstract:
La tesi si propone l'obiettivo di investigare il ruolo che il diritto penale può avere nel fronteggiare i cosiddetti "problemi della modernità". In particolare, ci si interroga sulle reali capacità che lo strumento penalistico, attraverso i reati di pericolo astratto e delle fattispecie incentrate sul principio di precauzione, può avere nel garantire adeguata tutela ai sistemi ecologici. Il primo capitolo del lavoro è dedicato alla disamina critica delle posizioni dottrinali emerse in ordine alla definizione del pericolo quale elemento costitutivo della fattispecie, mentre il secondo si concentra sull'analisi del principio comunitario di precauzione, con l'obiettivo di segnalare i rischi dell'appiattimento della legislazione penale su tale principio. Nel corso dei successivi capitoli lo studio si concentra sulla complessa realtà della legislazione ambientale e vuole evidenziare, da un lato, come le fattispecie di pericolo astratto presunto mal si prestino a garantire opportuna salvaguardia al sistema complesso costituito dalle matrici ecologiche e, dall'altro, come la recente introduzione dei reati contro il bene ambiente all'interno del codice penale non abbia affatto rimediato ai diversi profili di ineffettività del sistema. In conclusione del lavoro, si propone un nuovo modello di gestione della questione ambientale, fondato su una più marcata valorizzazione dei profili di responsabilità della persona giuridica, unico soggetto realmente in grado di prevenire e contrastare i più gravi fatti di compromissione ambientale.
The thesis aims to investigate the role that criminal law can play in dealing with the so-called "problems of modernity". In particular, the paper investigates the real capabilities that the criminal instrument can have in guaranteeing adequate protection to ecological systems. The first chapter of the work is dedicated to the critical examination of the doctrinal positions in order to define danger as a constitutive element of the crime, while the second focuses on the analysis of the precautionary principle. In the following chapters, the study focuses on the complex reality of environmental legislation and aims to highlight, on one hand, how crimes of abstract danger cannot guarantee adequate protection to the complex system constituted by the ecological matrices and, on the other hand, how the recent introduction of crimes against the environment within the criminal code has not at all remedied the different profiles of ineffectiveness of the system. In conclusion, a new model of managing environmental issue is proposed, based on a more marked enhancement of the profiles of responsibility of the legal person, the only subject really able to prevent and counter the most serious facts of environmental compromise.
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MALDONATO, LUCIA. "QUESTIONI DI ANTICIPAZIONE DELLA TUTELA PENALE A PARTIRE DAI REATI AMBIENTALI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/61786.

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Abstract:
La tesi si propone l'obiettivo di investigare il ruolo che il diritto penale può avere nel fronteggiare i cosiddetti "problemi della modernità". In particolare, ci si interroga sulle reali capacità che lo strumento penalistico, attraverso i reati di pericolo astratto e delle fattispecie incentrate sul principio di precauzione, può avere nel garantire adeguata tutela ai sistemi ecologici. Il primo capitolo del lavoro è dedicato alla disamina critica delle posizioni dottrinali emerse in ordine alla definizione del pericolo quale elemento costitutivo della fattispecie, mentre il secondo si concentra sull'analisi del principio comunitario di precauzione, con l'obiettivo di segnalare i rischi dell'appiattimento della legislazione penale su tale principio. Nel corso dei successivi capitoli lo studio si concentra sulla complessa realtà della legislazione ambientale e vuole evidenziare, da un lato, come le fattispecie di pericolo astratto presunto mal si prestino a garantire opportuna salvaguardia al sistema complesso costituito dalle matrici ecologiche e, dall'altro, come la recente introduzione dei reati contro il bene ambiente all'interno del codice penale non abbia affatto rimediato ai diversi profili di ineffettività del sistema. In conclusione del lavoro, si propone un nuovo modello di gestione della questione ambientale, fondato su una più marcata valorizzazione dei profili di responsabilità della persona giuridica, unico soggetto realmente in grado di prevenire e contrastare i più gravi fatti di compromissione ambientale.
The thesis aims to investigate the role that criminal law can play in dealing with the so-called "problems of modernity". In particular, the paper investigates the real capabilities that the criminal instrument can have in guaranteeing adequate protection to ecological systems. The first chapter of the work is dedicated to the critical examination of the doctrinal positions in order to define danger as a constitutive element of the crime, while the second focuses on the analysis of the precautionary principle. In the following chapters, the study focuses on the complex reality of environmental legislation and aims to highlight, on one hand, how crimes of abstract danger cannot guarantee adequate protection to the complex system constituted by the ecological matrices and, on the other hand, how the recent introduction of crimes against the environment within the criminal code has not at all remedied the different profiles of ineffectiveness of the system. In conclusion, a new model of managing environmental issue is proposed, based on a more marked enhancement of the profiles of responsibility of the legal person, the only subject really able to prevent and counter the most serious facts of environmental compromise.
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La, Placa Ennio <1983&gt. "Moduli consensuali nei rapporti tra Stato e autonomie territoriali e ruolo delle Conferenze." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6686/1/Tesi_di_dottorato.pdf.

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Abstract:
Ad oltre un decennio dalla riforma costituzionale del 2001, la non compiuta attuazione della stessa sembra condurre ad una nuova ed assai prossima revisione costituzionale. Nel mutato quadro costituzionale di quest’ultimo periodo l’attenzione e l’interesse sono stati richiamati da una grande quantità di accordi, di intese e di altri moduli consensuali, introdotti ed esitati nei rapporti tra Stato ed autonomie territoriali. Dall’esame del sistema delle Conferenze si è evidenziata la loro indispensabilità ai fini del coordinamento delle azioni politico –amministrative delle autonomie territoriali, ma è anche venuta fuori l’esigenza di ricorrere frequentemente ad altri tipi di moduli consensuali, spesso non tipizzati in ambito legislativo. I principi di sussidiarietà e di leale collaborazione inducono non di rado ad assumere, nella concretezza, forme eterogenee poco chiare e confuse (accordo, intesa, concerto, parere) che, pur considerati i contributi offerti dalla dottrina e dalla giurisprudenza, richiederebbero un intervento da parte del legislatore. L’approfondimento tematico ha rilevato, nel contesto di rapporti tra Stato ed autonomie territoriali, un movimento per così dire ondulatorio tra accese spinte autonomistiche e rimarcate esigenze centralistiche, lasciando ancora nella prospettiva una operativa ed efficiente armonia istituzionale.
More than one decade after the lack of implementation of the 2001constitutional reform leads to a forthcoming constitutional review. Recently, due to undergoing changes of the constitutional framework, the State and local authorities have focused their attention on establishing a large number of mutual agreements, arrangements and further consensual paradigms. The system of Conferences undertook an examination which emphasizes their essential role to coordinate both the political and administrative actions of local authorities, as well as necessity of further consensual paradigms rarely taken into account by the legislative field. The principles of subsidiarity and fairness often lead to unclear and confusing heterogeneous forms of agreements. although they are considered contributions of legal authors and jurisprudence, the intervention of the legislator should be required. Having regard to the relation between the State and the local autonomies, the analysis revealed an ambiguous trend between autonomist and centralist positions. In conclusion, in order to achieve significant and rapid changes in the second part of the Constitution, the aim is rationalization and simplification of the functions and procedures, which leads to time, energy and resources efficiency.
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La, Placa Ennio <1983&gt. "Moduli consensuali nei rapporti tra Stato e autonomie territoriali e ruolo delle Conferenze." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6686/.

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Abstract:
Ad oltre un decennio dalla riforma costituzionale del 2001, la non compiuta attuazione della stessa sembra condurre ad una nuova ed assai prossima revisione costituzionale. Nel mutato quadro costituzionale di quest’ultimo periodo l’attenzione e l’interesse sono stati richiamati da una grande quantità di accordi, di intese e di altri moduli consensuali, introdotti ed esitati nei rapporti tra Stato ed autonomie territoriali. Dall’esame del sistema delle Conferenze si è evidenziata la loro indispensabilità ai fini del coordinamento delle azioni politico –amministrative delle autonomie territoriali, ma è anche venuta fuori l’esigenza di ricorrere frequentemente ad altri tipi di moduli consensuali, spesso non tipizzati in ambito legislativo. I principi di sussidiarietà e di leale collaborazione inducono non di rado ad assumere, nella concretezza, forme eterogenee poco chiare e confuse (accordo, intesa, concerto, parere) che, pur considerati i contributi offerti dalla dottrina e dalla giurisprudenza, richiederebbero un intervento da parte del legislatore. L’approfondimento tematico ha rilevato, nel contesto di rapporti tra Stato ed autonomie territoriali, un movimento per così dire ondulatorio tra accese spinte autonomistiche e rimarcate esigenze centralistiche, lasciando ancora nella prospettiva una operativa ed efficiente armonia istituzionale.
More than one decade after the lack of implementation of the 2001constitutional reform leads to a forthcoming constitutional review. Recently, due to undergoing changes of the constitutional framework, the State and local authorities have focused their attention on establishing a large number of mutual agreements, arrangements and further consensual paradigms. The system of Conferences undertook an examination which emphasizes their essential role to coordinate both the political and administrative actions of local authorities, as well as necessity of further consensual paradigms rarely taken into account by the legislative field. The principles of subsidiarity and fairness often lead to unclear and confusing heterogeneous forms of agreements. although they are considered contributions of legal authors and jurisprudence, the intervention of the legislator should be required. Having regard to the relation between the State and the local autonomies, the analysis revealed an ambiguous trend between autonomist and centralist positions. In conclusion, in order to achieve significant and rapid changes in the second part of the Constitution, the aim is rationalization and simplification of the functions and procedures, which leads to time, energy and resources efficiency.
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Compostella, Roberto. "Diritto penale ed intelligenza artificiale: il caso delle auto a guida autonoma." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2021. http://hdl.handle.net/11572/315957.

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Abstract:
Il presente lavoro nasce con l’obiettivo di indagare le possibili ripercussioni penali derivanti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e più nello specifico dallo sviluppo delle auto a guida autonoma. In particolare, nel momento in cui si sta scrivendo questo lavoro, le auto a guida autonoma stanno già circolando per le strade di tutto il mondo, pur essendone autorizzata la circolazione, ad oggi, solo per le finalità di test scientifici. In breve tempo, tuttavia, tali veicoli potranno essere venduti ed utilizzati; questa circostanza impone una ricerca scientifica che indaghi quali potranno essere i più rilevanti problemi per il diritto penale; problemi che il legislatore, prima, ed i giudici, poi, si troveranno ad affrontare. Premessa tale finalità, la ricerca, metodologicamente, deve seguire necessariamente più direzioni. A fronte di una prima ricostruzione del fenomeno dell’intelligenza artificiale e delle auto a guida autonoma, ove si farà riferimento ai principali testi “normativi” che si sono finora interessati al tema, sarà necessario soffermarsi su due diverse “macro” aree della responsabilità penale: la responsabilità individuale del conducente dei veicoli a guida autonoma (fintanto che ci sarà la necessità di un conducente) e la responsabilità derivante dalla produzione dei veicoli. Medio tempore, tuttavia, fil rouge del lavoro sarà anche quello di comprendere se, per rispondere ai problemi che questo nuovo settore porrà, sia davvero necessario o consigliato l’utilizzo dello strumento penale o se, invece, non sia preferibile l’implementazione di strumenti giuridici diversi.
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CAMELI, RENATO. "La funzione di controllo della Corte dei Conti: profili evolutivi tra innovazioni amministrative, riforme costituzionali e processo di integrazione europea." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/667.

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Abstract:
La funzione di controllo della Corte dei Conti: profili evolutivi tra innovazioni amministrative, riforme costituzionali e processo di integrazione europea Preliminarmente si analizzano le ragioni storiche alla base dell’istituzione della Corte della Conti e si delineano i profili generali della legge 800/1862; sono poi studiate criticamente le teorie maggiormente rilevanti sulle disposizioni costituzionali relative ai controlli, sia con riferimento all’istituto nazionale di controllo sia alla vigilanza sugli enti territoriali. Le trasformazioni della funzione di controllo della Corte dei Conti si sviluppano in relazione a tre distinti fenomeni ancora in itinere che costituiscono delle coordinate entro cui inquadrare l’azione dell’organo in esame; in primo luogo, la trasformazione della pubblica amministrazione, oggi orientata verso un’accentuazione dei profili economici ed manageriali dell’azione, preordinata in vista dei risultati e degli obiettivi da perseguire. Sul punto si evidenzia sia il progressivo mutamento culturale, a partire dal “rapporto Giannini”, sia alcune innovazioni legislative particolarmente significative, come l’introduzione dei principi di efficienza, efficacia ed economicità. In secondo luogo, si sottolinea il riconoscimento, a seguito della l. cost. 3/2001, di un’autonomia particolarmente ampia a beneficio delle Regioni e degli enti locali, non più, questi ultimi, subordinati gerarchicamente allo Stato: conseguentemente, viene valorizzato nell’ordinamento il ruolo di un organo, quale la Corte dei Conti, proprio dello Stato comunità, secondo la definizione della giurisprudenza costituzionale. In terzo luogo, particolarmente problematico si configura il rapporto della Corte dei Conti con l’omologo organismo comunitario e le altre istituzioni nazionali di controllo; peraltro, si evidenzia, la leale collaborazione costituisce il principio cardine dei rapporti, in base quanto stabilito dal Trattato.
The audit of the italian Court of Auditors: the evolution because of administrative innovation, constitutional reform and european integration First of all, there are an analysis about the historical reasons that were the basis of the Court’s institution and a general study about the l. n. 800/1862; subsequently, in the 1948, the Italian republican Constitution provides for the presence of an independent national control’s organ, like the Court, and, also, for the control over regions and local authority. Three different reasons bringed about an audit’s transformation, now in progress: at first, the development of public administration, today oriented towards economics and managerial profiles, to carry out the results and the targets; these development was promoted by important cultural studies, like “Rapporto Giannini” in the seventies, and by the legislative elaboration of principles like efficiency, effectiveness and economically. Second reason for the evolution of Court of auditors, was the constitutional reform in the 2001: the recent constitutional law n. 3/2001 supported the local authority’s autonomy and selfgovernment; consequently the Court’s role is today more important than in the past because this is a republican, and not only statal, independent audit’s organ. At last, third reason is the European integration’s process: the relationship between Italian Court, European Court of Auditors and others Supreme Audit Institutions national of control are problematic; the Treaty requires the Court's audit visits in the Member States to be carried out in liaison with the national supreme audit institutions or other competent national audit bodies: the cooperation is also the general principle.
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CORDOVA, GIOVANNA. "GLI ACCORDI TRA IL CITTADINO E L'AMMINISTRAZIONE: I LIMITI ALL'AUTONOMIA NEGOZIALE E GLI ONERI ESORBITANTI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/123245.

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Abstract:
La tesi ha ricostruito il tema dell’esercizio del potere amministrativo in via consensuale. Si è partiti dalla constatazione che nello scenario attuale si è, sempre più, diffuso l’agire dell’amministrazione secondo modelli negoziati. Più in particolare, in assenza di una norma che disciplini puntualmente il processo di formazione dell’accordo pubblico, la ricerca ha indagato quali siano i poteri spettanti all’amministrazione ed al cittadino nella fase propedeutica alla conclusione dell’accordo. Si è, inoltre, evidenziato che si sta assistendo ad un fenomeno di espansione dell’istituto in esame anche al di là del dettato normativo. La ricerca ha affrontato anche il tema dei possibili contenuti degli accordi pubblici e ha individuato le clausole pattizie che più frequentemente sono inserite nei documenti convenzionali tra queste l’attenzione si è incentrata sulle clausole contenenti i cd. ‘oneri esorbitanti’. Ci si è chiesti se e in quale misura la pubblica amministrazione possa, attraverso tali clausole, ottenere risultati maggiori rispetto a quelli conseguibili con il provvedimento amministrativo unilaterale, senza che venga violato il principio di legalità. La giurisprudenza amministrativa, attualmente prevalente, ritiene tali clausole pienamente legittime in quanto frutto di un libero consenso del privato. L’analisi ha avuto come punto di riferimento di tutta la ricerca il quesito se e come il principio consensualistico possa coniugarsi con il principio di legalità. Infine nella ricerca si sono individuati i possibili limiti all’autonomia negoziale del privato e dell’amministrazione.
The thesis reconstructed the theme of the exercise of administrative power by consensus. We started from the observation that in the current scenario the action of the administration according to negotiated models has become increasingly widespread. More specifically, in the absence of a rule that regulates the process of forming the public agreement, the research investigated what are the powers due to the administration andthe citizen in the preparatory phase to the conclusion of the agreement. It was also highlighted how we are witnessing a phenomenon of expansion of the institute under consideration even beyond the regulatory dictate. The research also addressed the issue of the possible contents of public agreements and identified the contractual clauses that are most frequently included in conventional documents, among which the focus was on the clauses containing the cd. "exorbitant charges". The central question is whether and to what extent the public administration can, through these clauses, achieve greater results than those achievable by unilateral administrative measure, without violating the principle of legality. Theadministrative case-law, which currently prevails, considers that these clauses are fully legitimate as the result of the free consent of the private individual. The analysis had as a reference point of all the research the question of whether and how the consensual principle can be combined with the principle of legality. Finally, the research concerned the identification of limits to the negotiating autonomy of the private sector and the administration.
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MARZETTA, CRISTIAN. "ENTI TERRITORIALI MINORI NELL'ARCHITETTURA EUROPEA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40682.

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Abstract:
Negli ultimi decenni si segnalano due linee di tendenza in Europa: il ravvicinamento delle normative che interessano gli Enti territoriali minori (Comuni, Province e Città metropolitane), con una valorizzazione di tali realtà (ad eccezione della fase successiva alla recente crisi economica) ed un processo di progressivo spostamento delle decisioni dagli Stati membri all’Unione europea. È interessante comprendere, e lo si è fatto nel presente lavoro, come i due fenomeni si correlino ed in particolare, quanto influisca l’Unione europea sulle articolazioni interne degli Stati membri. La ricerca si concentra quindi sull’evoluzione della disciplina degli Enti territoriali minori non solo in Italia, ma anche negli altri Stati membri dell’Unione europea, al fine di apprezzarne le differenze e per evidenziare le linee di tendenza che accomunano i diversi ordinamenti (anche alla luce delle più recenti riforme). Quanto alla disciplina dell’Unione europea un’attenzione particolare viene dedicata, oltre che ai principi generali espressi nelle fonti primarie, anche all’analisi di specifiche politiche che prendono in considerazione la posizione dei livelli locali (ed in primo luogo le politiche di coesione economica, sociale e territoriale). Si è potuto così confrontare i dati per comprendere se ed in quale misura le riforme che hanno interessato gli Enti territoriali minori siano state indotte dalla normativa, dalle politiche e dalle azioni dell’Unione europea. Si è cercato infine di delineare il possibile e futuro ruolo degli Enti territoriali minori nell’architettura europea, in un’ottica di possibile federalismo multilivello.
During last decades, two trends have been underlined in Europe: laws on local authorities (municipalities, provinces and metropolitan areas) are getting less differing, enhancing the role of these entities (except for the phase following latest economic crisis) and we see a progressive transfer of decision-making powers from National States to European Union. It’s interesting – as it was done in this study – to understand how the two trends are connected and, particularly, how the European Union influences local authorities of member States. In order to appreciate differences and underline trends who associate different systems (also in the light of recent reforms), the analysis is focused on the evolution of legislation about local authorities, not only in Italy, but also in other States of European Union, Then, turning to European Union legislation, particular attention is dedicated not only to general principles listed into primary law, but also to the analysis of specific policies endowed with consideration for the role of local levels (primarily the policies about economic, social and territorial cohesion). In this way, a data comparison was made possible to understand whether the reforms interesting local authorities in recent past has been generated by legislation, by policies and actions of European Union, and to what extent. Finally, an attempt to outline the possible and future role of local Authorities into European architecture has been made, in a potential multi-level federalism perspective.
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MARZETTA, CRISTIAN. "ENTI TERRITORIALI MINORI NELL'ARCHITETTURA EUROPEA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/40682.

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Abstract:
Negli ultimi decenni si segnalano due linee di tendenza in Europa: il ravvicinamento delle normative che interessano gli Enti territoriali minori (Comuni, Province e Città metropolitane), con una valorizzazione di tali realtà (ad eccezione della fase successiva alla recente crisi economica) ed un processo di progressivo spostamento delle decisioni dagli Stati membri all’Unione europea. È interessante comprendere, e lo si è fatto nel presente lavoro, come i due fenomeni si correlino ed in particolare, quanto influisca l’Unione europea sulle articolazioni interne degli Stati membri. La ricerca si concentra quindi sull’evoluzione della disciplina degli Enti territoriali minori non solo in Italia, ma anche negli altri Stati membri dell’Unione europea, al fine di apprezzarne le differenze e per evidenziare le linee di tendenza che accomunano i diversi ordinamenti (anche alla luce delle più recenti riforme). Quanto alla disciplina dell’Unione europea un’attenzione particolare viene dedicata, oltre che ai principi generali espressi nelle fonti primarie, anche all’analisi di specifiche politiche che prendono in considerazione la posizione dei livelli locali (ed in primo luogo le politiche di coesione economica, sociale e territoriale). Si è potuto così confrontare i dati per comprendere se ed in quale misura le riforme che hanno interessato gli Enti territoriali minori siano state indotte dalla normativa, dalle politiche e dalle azioni dell’Unione europea. Si è cercato infine di delineare il possibile e futuro ruolo degli Enti territoriali minori nell’architettura europea, in un’ottica di possibile federalismo multilivello.
During last decades, two trends have been underlined in Europe: laws on local authorities (municipalities, provinces and metropolitan areas) are getting less differing, enhancing the role of these entities (except for the phase following latest economic crisis) and we see a progressive transfer of decision-making powers from National States to European Union. It’s interesting – as it was done in this study – to understand how the two trends are connected and, particularly, how the European Union influences local authorities of member States. In order to appreciate differences and underline trends who associate different systems (also in the light of recent reforms), the analysis is focused on the evolution of legislation about local authorities, not only in Italy, but also in other States of European Union, Then, turning to European Union legislation, particular attention is dedicated not only to general principles listed into primary law, but also to the analysis of specific policies endowed with consideration for the role of local levels (primarily the policies about economic, social and territorial cohesion). In this way, a data comparison was made possible to understand whether the reforms interesting local authorities in recent past has been generated by legislation, by policies and actions of European Union, and to what extent. Finally, an attempt to outline the possible and future role of local Authorities into European architecture has been made, in a potential multi-level federalism perspective.
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PIAZZA, IPPOLITO. "Tra autonomia e garanzie. Regimi dell'attività amministrativa di soggetti privati." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/864155.

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Abstract:
Il lavoro ha per oggetto il tradizionale fenomeno dell’esercizio privato di pubbliche funzioni. Il punto di partenza della ricerca è costituito da una norma che sottopone i soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative al rispetto dei criteri e dei principi che informano l’attività delle pubbliche amministrazioni (art. 1, c. 1-ter, legge 7 agosto 1990, n. 241). L’indagine è attraversata dalla necessità di chiarire, nell’ottica della tutela degli amministrati, il significato di tale rinvio ai principi dell’azione amministrativa e, in particolare, in quale rapporto esso si ponga con le regole procedimentali espresse dalla l. 241/1990. Inoltre, la ricerca si propone di saggiare l’influenza della disciplina di origine pubblicistica sull’autonomia organizzativa dei soggetti privati chiamati a svolgere un’attività amministrativa. Nel primo capitolo si definisce, anzitutto, il contesto in cui si inserisce il comma 1-ter e si cerca di mettere in discussione l’idea consolidata per cui la norma sarebbe priva di rilievo pratico. Poi si analizzano alcune questioni interpretative poste dalla disposizione e si propone una sua lettura sistematica. Nella seconda parte del primo capitolo è introdotto il concetto di attività oggettivamente amministrativa, che rende recessivi i profili inerenti alla qualificazione (pubblica o privata) del soggetto agente e accentua l’importanza delle garanzie soggettive. In chiusura, si avanza l’idea che il comma 1-ter contribuisca a individuare e fondare un insieme di garanzie dell’amministrato, le quali debbano trovare attuazione indipendentemente dalla natura del soggetto che svolga l’attività amministrativa. Il capitolo successivo è dedicato allo studio di alcune fattispecie che sono ritenute particolarmente significative ai fini della ricerca e, con riferimento a ciascuna di esse, sono individuate le questioni applicative che vengono in gioco. La parte successiva del secondo capitolo è dedicata ai principi di imparzialità e buon andamento: si tenta di verificare se si tratti di principi rilevanti nelle ipotesi esaminate e, soprattutto, si analizza il modo in cui essi si atteggiano nel caso di attività amministrativa di soggetti privati. A proposito dell’imparzialità, è messa in risalto la natura di ‘parte parziale’ propria dei privati. Sulla base dell’analisi condotta, si formula quindi un’ipotesi interpretativa della disposizione in esame capace di risolvere l’alternativa tra principi e regole nell’applicazione della legge sul procedimento. Il terzo capitolo è rivolto alla verifica dei riflessi che la prospettata conformazione dell’attività amministrativa dei soggetti privati ha sugli atti che gli stessi emanano. In particolare, si cerca di dimostrare come non esistano ostacoli a riconoscere l’esistenza di atti ‘oggettivamente’ amministrativi. Si volge, quindi, l’attenzione alla patologia degli atti amministrativi emanati da privati, procedendo alla verifica dei margini di applicabilità dei tradizionali vizi del provvedimento. In particolare, si avanza la tesi della rilevabilità, in alcune ipotesi, del vizio di incompetenza, nonostante la generale irrilevanza per i terzi dell’organizzazione privata.
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PICCHI, MARTA. "Sistema amministrativo regionale e rapporti centro-periferia. Spunti dal "federalismo d'esecuzione" nella prospettiva di una riforma costituzionale in Italia." Doctoral thesis, 1997. http://hdl.handle.net/2158/808074.

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Abstract:
Dopo aver esaminato il federalismo d'esecuzione in Germania, viene ricostruito il percorso che ha condotto all'attuazione delle Regioni in Italia evidenziando le problematiche sorte con la scelta di un sistema cd. binario legato al principio del parallelismo. Nell'ultima parte, il raffronto delle due esperienze consente l'esposizione critica di un possibile percorso riformatore della soluzione regionalista pensata in Assemblea Costituente.
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TAVERNI, BARBARA. "Le autonomie locali nella I legislatura repubblicana. Le leggi elettorali amministrative e la questione regionale." Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/2158/596131.

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VITI, VANESSA. "L'autonomia contrattuale della pubblica amministrazione tra tipicità e atipicità." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/940057.

Full text
Abstract:
Il lavoro è stato ispirato da un biennio di ricerca effettuato presso l’Unità contratti dell’Agenzia Spaziale Italiana nell’ambito degli affidamenti delle commesse pubbliche inerenti a servizi di ricerca e sviluppo, esclusi dall’applicazione del codice dei contratti pubblici . In quel ristrettissimo ambito la pubblica amministrazione si serve di strumenti di affidamento flessibili e di schemi contrattuali frutto del concertamento con la controparte privata che meglio si attagliano al particolare fine istituzionale degli enti pubblici di ricerca, in ragione della specificità dello scopo pubblico cui essi tendono. Ciò permette di asserire che nel settore della ricerca e dello sviluppo l’ente pubblico di ricerca goda di ampia discrezionalità nel definire l’iter procedurale di affidamento della commessa ed esercita una certa autonomia contrattuale nel definire i contenuti del contratto e la gestione dello stesso. Si tratta di un settore in cui più di altri il diritto amministrativo perde terreno e l’attività amministrativa vede il sovrapporsi del diritto comune come fonte di indirizzo e di disciplina. Nell’ambito da cui trae ispirazione la presente trattazione, a fronte di un vasto utilizzo di regole ed istituti del diritto civile, si è registrato altresì il forte influsso della normativa europea, che nel 2004 inseriva i servizi di ricerca e sviluppo nella cerchia dei c.d. contratti esclusi dall’ambito di applicazione del codice dei contratti pubblici e dieci anni dopo li relegava in un settore a sé stante, dotato, almeno in base ad una prima lettura della norma, di un’ancora maggiore elasticità nella determinazione dell’iter procedurale di affidamento e di quanto in termini di autonomia contrattuale ne consegue. La pubblica amministrazione si serve costantemente di contratti per il raggiungimento dei propri fini istituzionali e le regole e gli istituti di diritto privato vengono regolarmente utilizzati, pur a fronte di una sempre maggiore pubblicizzazione della normativa sulla contrattualistica pubblica dettata soprattutto dall’influsso del legislatore europeo. In ragione dell’esperienza maturata, ci si è chiesti allora se residuassero, nell’ambito dell’azione amministrativa per contratti, spazi di autonomia privata da riconoscersi in capo alla Pubblica amministrazione, soprattutto alla luce delle recenti trasformazioni della disciplina della contrattualistica pubblica scaturenti dalle direttive europee del 2014. Gli obblighi di pubblicità, la disciplina relativa alle varie tipologie di affidamento e, in particolare, la previa fissazione dei criteri di aggiudicazione immodificabili, e come si avrà modo di considerare, le disposizioni relative all’esecuzione dei contratti, l’imposizione di misure volte al perseguimento di obiettivi diversi dal risparmio di spesa, sono gli strumenti mediante i quali l’ordinamento europeo ha inciso sull’autonomia negoziale della pubblica amministrazione, nelle forme che nel corso della trattazione verranno analizzate. Da un certo punto di vista infatti, l’influenza del diritto comunitario, radicando l’affermarsi del principio dell’evidenza pubblica nell’ottica principale di tutelare la concorrenza, ha prodotto un graduale esaurimento della discrezionalità nella scelta del contraente, agendo in prima battuta sulle procedure selettive. In particolare si registrano da una parte la restrizione della possibilità di ricorrere all’istituto della trattativa privata mediante l’esplicitazione di ipotesi tassative, e una maggiore procedimentalizzazione delle altre procedure, dall’altra l’introduzione di nuove forme di contrattazione che in ragione della particolare natura della commessa pubblica, lasciano maggiori margini di esercizio dell’autonomia negoziale da parte dell’acquirente pubblico. Sin dall’emanazione delle direttive del 2014 si è sostenuto che esse, mediante l’introduzione di nuove forme di contrattazione, come il partenariato per l’innovazione e la promozione delle consultazioni preliminari di mercato, abbiano dato avvio allo sviluppo di un rapporto tra amministrazioni e privati improntato al principio di informalità, favorendo la rimozione di adempimenti formali, vincoli e regole piuttosto rigidi. Del resto la visione stessa e la fiducia che l’ordinamento europeo ripone nei confronti delle amministrazioni e delle imprese operanti nel mercato dei contratti pubblici si differenziano profondamente, per ragioni storico-sociali, da quelle nazionali. La principale conseguenza del diverso approccio nazionale si è concretizzata nell’ultimo decennio in una maggiore tipizzazione delle condotte e ad una preferenza per regole ed istituti del diritto pubblico a discapito della libertà delle forme tipica del diritto privato. Per converso la più recente tendenza dell’ordinamento europeo è stata quella di incentivare i soggetti pubblici ad agire secondo logiche più vicine a quelle dei soggetti privati, tendendo ad incrementare la capacità di scelta delle amministrazioni, ossia l’esercizio della loro discrezionalità. Come si avrà modo di verificare, dall’analisi effettuata emergerà un trend che inverte la rotta dalla privatizzazione delle norme applicabili all’amministrazione per contratti all’attrazione degli istituti civilistici nella disciplina pubblicistica. Si potrà apprezzare una sempre più radicata tendenza alla tipizzazione di schemi contrattuali un tempo considerati atipici e alla procedimentalizzazione estrema tanto delle fasi di selezione del contraente quanto della fase ancora precedente delle consultazioni preliminari di mercato incide profondamente sull’autonomia negoziale della p.a. Le aspettative del 2014 derivanti dalla vocazione e dall’intento dichiarato del legislatore comunitario di attribuire alla p.a. una maggiore flessibilità nella scelta del contraente e riconoscerle una maggiore discrezionalità nella fase selettiva, dovranno considerarsi tradite. L’impostazione adottata dal legislatore nazionale in ordine alla riorganizzazione della disciplina dei contratti pubblici ha completato il quadro, limitando l’autonomia contrattuale dell’ente pubblico mediante l’inserimento di prescrizioni vincolanti anche per l’affidamento e la gestione di contratti non tipizzati. Se da una parte i presupposti per utilizzare taluni istituti, come ad esempio il dialogo competitivo e la procedura competitiva con negoziazione, abbiano subito un ampliamento rispetto alla normativa precedente, da un altro punto di vista si è avuto modo di accertare che la pubblica amministrazione, pur a valle dell’introduzione di più flessibili procedure selettive, rimane limitata dalla normativa di stampo pubblicistico nella scelta del contraente così come nel determinare il contenuto del contratto, salvo limitati casi. L’ispessimento della trama pubblicistica avvolge gli istituti contrattuali, soprattutto in ambito di procedure ad evidenza pubblica. Nei pochi casi in cui l’ente pubblico è libero di identificare l’iter procedurale da seguire per lo svolgimento dell’attività amministrativa di migliore definizione del proprio bisogno, ovvero per l’attività di collaborazione da instaurare con il privato finalizzata alla scelta della tipologia contrattuale maggiormente utile allo scopo, perché manca una normativa cogente in tal senso, essa agisce esercitando comunque discrezionalità, che secondo la giurisprudenza e la dottrina mal si concilia con l’esercizio di autonomia contrattuale. Così già quando l’amministrazione è legittimata a fare ricorso alla consultazione preliminare del mercato al fine di definire in maniera più compiuta l’oggetto dell’appalto, questa agisce scegliendo un iter procedurale più conforme alle proprie esigenze, ma comunque nel rispetto dei principi cardine dell’attività contrattuale pubblica. L’estensione della disciplina pubblica ha avuto un effetto prescrittivo e condizionante che ingessa l’amministrazione anche quando si tratta di procedere alla determinazione delle caratteristiche tecniche dell’oggetto dell’affidamento, contrattando con gli operatori selezionati e addivenendo insieme con essi alla definizione della commessa per poi aggiudicare ad uno di essi, come avviene per il dialogo competitivo, per il partenariato per l’innovazione ed in misura ridotta per le procedure negoziate. L’esercizio della discrezionalità si riduce grandemente e anche la regolamentazione dell’iter procedurale si spessisce rispetto alla mera consultazione. Quella stessa discrezionalità si esaurisce quasi azzerandosi nelle procedure meccaniche. Si conferma così una normativa incentrata anche in ambito contrattuale a presidio dell’imparzialità, della trasparenza e della concorrenza che per tradizione ancora una volta favorisce modelli distanti dalla negoziazione competitiva privata e inclini al massimo abbattimento della discrezionalità amministrativa, tramite automatismi e una rigida regolamentazione del procedimento. Relativamente all’utilizzo di strumenti contrattuali non tipizzati, quel che emergerà è che a partire dalla fenomenologia dei partenariati pubblico-privati, il contratto atipico è passato da strumento osteggiato a modalità operativa standard e anzi, in taluni casi standardizzata. In questo senso si è rilevata una duplice tendenza dell’ordinamento: la procedimentalizzazione della fase prodromica di selezione del contraente e la sempre maggiore tipizzazione dello strumento contrattuale atipico. Tanto la procedimentalizzazione quanto la tipizzazione sono il frutto di un duplice intervento: il primo operato dal legislatore mediante l’estensione della disciplina pubblicistica che produce effetti prescrittivi e vincolanti nei confronti della p.a.; il secondo, dato dall’applicazione automatica del regime amministrativo da parte della giurisprudenza e dell’elaborazione dottrinale. Entrambi hanno per effetto la riduzione dello spazio di esercizio dell’autonomia contrattuale dell’ente pubblico. A livello nazionale si assiste al rafforzarsi della tendenza legislativa tutta italiana alla iper-regolamentazione e alla tipizzazione di quei modelli contrattuali un tempo atipici che di fatto si riverbera negativamente sull’esercizio dell’autonomia contrattuale della p.a. Ancora una volta dunque la tipizzazione settoriale di contratti un tempo atipici e l’irrigidimento delle procedure selettive denota una perdurante sfiducia nella capacità delle amministrazioni di esercitare la loro autonomia e discrezionalità, in completa controtendenza rispetto all’impostazione degli altri Paesi europei e rispetto all’impianto della stessa UE.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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