Academic literature on the topic 'Attività fisica adattata'

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Journal articles on the topic "Attività fisica adattata"

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Miragoli, Sarah, and Paola Di Blasio. "Propensione al maltrattamento fisico in padri e madri di bambini in età prescolare." MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no. 1 (May 2012): 57–75. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-001005.

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Abstract:
A seguito del devastante terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile 2009, l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di Psicologia, ha proposto un intervento di supporto ai minori vittime del disastro naturale. L'intervento, attivato all'interno del campo di accoglienza di Paganica 5, si è ispirato alle basi teoriche e alla metodologia che definiscono la NET (Narrative Exposure Therapy) un approccio standardizzato a breve termine per il trattamento del disturbo post-traumatico (PTSD). L'utilizzo della KIDNET (versione per i bambini) presentata sotto forma di un gioco a più incontri, denominato "Linea della vita", si è rivelato una metodologia particolarmente adatta ed efficace nel contesto di emergenza post-terremoto per ridurre in breve tempo l'attivazione psico-fisiologica dei bambini, operare una ristrutturazione cognitiva dell'esperienza entro il concetto di sé e normalizzare le risposte emotive associate all'evento traumatico.
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Dai Prà, Mirko. "Uno studio di caso di paziente con Disabilità Intellettiva e disturbo Bipolare in contesto residenziale: comportamenti aggressivi, furto, Qualità della Vita e terapia farmacologica. Un intervento Comportamentale e Cognitivo." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 115–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002007.

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Abstract:
Il presente lavoro si pone lo scopo di descrivere un intervento diretto ad un paziente con disabilità cognitiva e disturbo Bipolare e la valutazione degli esiti rispetto a: comportamenti di aggressività e furto, terapie farmacologiche assunte e Qualità della Vita. Metodo: È stato utilizzato un intervento integrato con tecniche di tipo Comportamentale e Cognitivo condotto dall'équipe riabilitativa a seguito di valutazione funzionale del caso con modello Comportamentale ABC (Antecedenti Behavior Conseguenze) con un paziente di 41 anni con disabilità cognitiva di tipo moderato e disturbo Bipolare. L'intervento è stato progettato con modelli di condizionamento operante e l'équipe riabilitativa è stata istruita. Al primo intervento è seguito un secondo additivo di token economy volto a rinforzare i comportamenti acquisiti. In fine è stato eseguito un intervento di tipo Cognitivo seguendo i principi della psicoeducazione ed è stato adattato alle capacità di comprensione dell'utente. Gli outcome sono stati il tipo e la quantità di farmaci assunti, il numero di comportamenti aggressivi e di comportamenti di furto, i risultati relativi alla Qualità della Vita percepita. È stato condotto uno studio di caso. Risultati: Sono diminuiti comportamenti di Aggressività e furto, diminuita l'assunzione di Benzodiazepine e di Antipsicotici, diminuita la somministrazione di terapie meccaniche restrittive quali terapia al bisogno Intra Muscolo e isolamento in camera, migliorata la Qualità della Vita nei domini Ruolo e salute Fisica, Salute in Generale, Vitalità, Attività Sociali Ruolo e Stato emotivo. Conclusioni: L'intervento si è dimostrato efficace a livello di decremento di comportamenti problema, diminuzione dei farmaci assunti e di Qualità della Vita percepita. Il lavoro offre spunti di riflessione relativi ai fattori del gruppo di lavoro e dei singoli che possono favorire l'intervento.
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Dissertations / Theses on the topic "Attività fisica adattata"

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Cucinotta, Lelio. "Studio retrospettivo su un gruppo di pazienti diabetici di tipo 2 sottoposti ad un protocollo di attività fisica adattata." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1287.

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Abstract:
L'attività fisica opportunamente adattata si può considerare una risorsa importante nella gestione della malattia diabetica. Promuovendo la strutturazione di un lifestyle supportato da un couseling specificato sul soggetto, si riesce a dotare il paziente di una propria autoconsapevolezza per il self-managment del suo profilo glicemico. L'attività fisica se svolta in regime continuativo riesce a fare la differenza per quanto attiene la conservazione ed in certi casi il potenziamento dell'autonomia motoria che determina una miglior qualità della vita. L'esito dello studio si conclude validando lo stile di vita attivo come mezzo d'elezione multifattoriale, infatti, riesce ad incidere nella terapia clinica, nell'evoluzione delle complicanze a medio e lungo termine e nella gestione della malattia stessa ponendo il paziente in una condizione di approccio positivo alla vita. I dati relativi al parametro in oggetto di studio (la glicemia) indicano come l attività motoria con impegno funzionale pari al 50% delle performance massimali del paziente, svolto in maniera continuata, organizzato sulla base di schemi motori già presenti nel paziente, e condotto in ambiente dedicato (presenza costante del diabetologo) possa costituire un plus nella classica terapia farmacologica del diabete. Gli effetti farmacologici della terapia sono spesso potenziati. I pazienti arrivano a controllare il loro profilo glicemico con un dosaggio spesso inferiore a quello al quale si sottoponevano prima di intraprendere un percorso di stile di vita attivo. Infine la modalità collettiva con la quale questo percorso è stato strutturato ha fornito un ottimo supporto di rete sociale a tutti gli intervenuti, che si sono ritrovati a condividere la stessa condizione clinica, lo stesso ambiente operativo e lo stesso specialista medico.
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TRIOSSI, TAMARA. "Valutazione funzionale ed esercizio fisico adattato." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/211085.

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Calugi, Simona <1975&gt. "Attivita' fisica adattata nella riabilitazione post-ictus: Risultati al follow-up di 12 mesi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6288/1/Calugi_Simona_tesi.pdf.

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Abstract:
L’ictus è un importante problema di salute pubblica, è causa di morte e disabilità nella popolazione anziana. La necessità di strategie di prevenzione secondaria e terziaria per migliorare il funzionamento post-ictus e prevenire o ritardare altre condizioni disabilitanti, ha portato l’Italia a sviluppare un intervento di Attività Fisica Adattata (AFA) per l’ictus, che permettesse di migliorare gli esiti della riabilitazione. Obiettivo dello studio è di valutare se l’AFA unita all’Educazione Terapeutica (ET), rispetto al trattamento riabilitativo standard, migliora il funzionamento e la qualità di vita in pazienti con ictus. Studio clinico non randomizzato, in cui sono stati valutati 229 pazienti in riabilitazione post-ictus, 126 nel gruppo sperimentale (AFA+ET) e 103 nel gruppo di controllo. I pazienti sono stati valutati al baseline, a 4 e a 12 mesi di follow-up. Le misure di esito sono il cambiamento a 4 mesi di follow-up (che corrisponde a 2 mesi post-intervento nel gruppo sperimentale) di: distanza percorsa, Berg Balance Scale, Short Physical Performance Battery, e Motricity Index. Le variabili misurate a 4 e a 12 mesi di follow-up sono: Barthel Index, Geriatric Depression Scale, SF-12 e Caregiver Strain Index. La distanza percorsa, la performance fisica, l’equilibrio e il punteggio della componente fisica della qualità di vita sono migliorate a 4 mesi nel gruppo AFA+ET e rimasti stabili nel gruppo di controllo. A 12 mesi di follow-up, il gruppo AFA+ET ottiene un cambiamento maggiore, rispetto al gruppo di controllo, nell’abilità di svolgimento delle attività giornaliere e nella qualità di vita. Infine il gruppo AFA+ET riporta, nell’ultimo anno, un minor numero di fratture e minor ricorso a visite riabilitative rispetto al gruppo di controllo. I risultati confermano che l’AFA+ET è efficace nel migliorare le condizioni cliniche di pazienti con ictus e che gli effetti, soprattutto sulla riabilitazione fisica, sono mantenuti anche a lungo termine.
Stroke is one of the main public health concerns, because it is a leading cause of death and long-term disability in elderly people. Responding to the need for secondary and tertiary prevention strategies to improve function post stroke and prevent or delay subsequent strokes as well as other disabling conditions, Italy has pioneered development of Adaptive Physical Activity (APA) for stroke. The aim of this study is to assess whether the combination of Adapted Physical Activity (APA) and Therapeutic Patient Education (TPE) improves function and quality of life in stroke survivors. This non-randomized controlled study enrolled 229 patients with mild to moderate hemiparesis, 126 in the experimental group and 103 in the control group. Data were assessed in baseline and at 4 and 12 month follow-up. The outcome measures were 4-month change (that corresponds to 2 months post-intervention in the experimental group) in gait velocity endurance, Short Physical Performance Battery (SPPB), Berg Balance Scale, Barthel Index, Geriatric Depression Scale, the SF-12 and Caregiver Strain Index. Gait endurance, physical performance, balance and the physical component of quality of life score increased significantly at 4 months in the APA group and remained stable in the control group. At 12 month follow-up, the experimental group had a significantly higher improvement on physical performance, quality of life and a lower number of fractures and readmissions compared to the control group. Our results confirm that it is feasible and potentially effective to implement APA programs for elderly patients after stroke and suggest that, when combined with TPE, the effects of a post-rehabilitation APA program are enduring.
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Calugi, Simona <1975&gt. "Attivita' fisica adattata nella riabilitazione post-ictus: Risultati al follow-up di 12 mesi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6288/.

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Abstract:
L’ictus è un importante problema di salute pubblica, è causa di morte e disabilità nella popolazione anziana. La necessità di strategie di prevenzione secondaria e terziaria per migliorare il funzionamento post-ictus e prevenire o ritardare altre condizioni disabilitanti, ha portato l’Italia a sviluppare un intervento di Attività Fisica Adattata (AFA) per l’ictus, che permettesse di migliorare gli esiti della riabilitazione. Obiettivo dello studio è di valutare se l’AFA unita all’Educazione Terapeutica (ET), rispetto al trattamento riabilitativo standard, migliora il funzionamento e la qualità di vita in pazienti con ictus. Studio clinico non randomizzato, in cui sono stati valutati 229 pazienti in riabilitazione post-ictus, 126 nel gruppo sperimentale (AFA+ET) e 103 nel gruppo di controllo. I pazienti sono stati valutati al baseline, a 4 e a 12 mesi di follow-up. Le misure di esito sono il cambiamento a 4 mesi di follow-up (che corrisponde a 2 mesi post-intervento nel gruppo sperimentale) di: distanza percorsa, Berg Balance Scale, Short Physical Performance Battery, e Motricity Index. Le variabili misurate a 4 e a 12 mesi di follow-up sono: Barthel Index, Geriatric Depression Scale, SF-12 e Caregiver Strain Index. La distanza percorsa, la performance fisica, l’equilibrio e il punteggio della componente fisica della qualità di vita sono migliorate a 4 mesi nel gruppo AFA+ET e rimasti stabili nel gruppo di controllo. A 12 mesi di follow-up, il gruppo AFA+ET ottiene un cambiamento maggiore, rispetto al gruppo di controllo, nell’abilità di svolgimento delle attività giornaliere e nella qualità di vita. Infine il gruppo AFA+ET riporta, nell’ultimo anno, un minor numero di fratture e minor ricorso a visite riabilitative rispetto al gruppo di controllo. I risultati confermano che l’AFA+ET è efficace nel migliorare le condizioni cliniche di pazienti con ictus e che gli effetti, soprattutto sulla riabilitazione fisica, sono mantenuti anche a lungo termine.
Stroke is one of the main public health concerns, because it is a leading cause of death and long-term disability in elderly people. Responding to the need for secondary and tertiary prevention strategies to improve function post stroke and prevent or delay subsequent strokes as well as other disabling conditions, Italy has pioneered development of Adaptive Physical Activity (APA) for stroke. The aim of this study is to assess whether the combination of Adapted Physical Activity (APA) and Therapeutic Patient Education (TPE) improves function and quality of life in stroke survivors. This non-randomized controlled study enrolled 229 patients with mild to moderate hemiparesis, 126 in the experimental group and 103 in the control group. Data were assessed in baseline and at 4 and 12 month follow-up. The outcome measures were 4-month change (that corresponds to 2 months post-intervention in the experimental group) in gait velocity endurance, Short Physical Performance Battery (SPPB), Berg Balance Scale, Barthel Index, Geriatric Depression Scale, the SF-12 and Caregiver Strain Index. Gait endurance, physical performance, balance and the physical component of quality of life score increased significantly at 4 months in the APA group and remained stable in the control group. At 12 month follow-up, the experimental group had a significantly higher improvement on physical performance, quality of life and a lower number of fractures and readmissions compared to the control group. Our results confirm that it is feasible and potentially effective to implement APA programs for elderly patients after stroke and suggest that, when combined with TPE, the effects of a post-rehabilitation APA program are enduring.
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MIRANDOLA, DANIELA. "Effetti morfo-funzionali dell’attività motoria adattata sull'arto superiore affetto da linfedema secondario a patologia oncologica Morpho-functional changes in cancer-related upper limb lymphedema after adapted physical activity." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/2158/1227728.

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Abstract:
La localizzazione del linfedema agli arti superiori riconosce quasi sempre una natura secondaria dovuta nel 98% dei casi a linfoadenectomia ascellare e/o radioterapia per il trattamento del carcinoma mammario. Attualmente sono diverse le possibilità di trattamento per il linfedema, ma nessuna sembra essere efficace nel ridurre l’edema in modo permanente. In questo contesto, scopo di questo progetto di ricerca è stato quello di valutare gli effetti morfo-funzionali dell’attività motoria adattata (AMA) sull'arto superiore affetto da linfedema secondario a patologia per tumore mammario. In particolare, è stata indagata l’efficacia di un protocollo di AMA, incentrato su un esercizio specifico adattato, utilizzando una tavoletta propriocettiva appositamente costruita (Hand Walk), per il management del linfedema cronico di grado medio-grave a carico dell’arto superiore. Inoltre, questo tipo di intervento è stato confrontato con un trattamento di agopuntura (AGO) specifico per la gestione del linfedema. Dall’analisi dei dati al baseline, i due gruppi sono risultati omogenei per età, tipo di intervento e trattamenti adiuvanti, mentre differenze statisticamente significative sono state riscontrate per le variabili relative all’indice di massa corporea, alla circonferenza vita e fianchi, alla gravità del linfedema e per la percezione del dolore del tratto cervicale e lombare. Inoltre, il gruppo AMA mostrava caratteristiche psicologiche peggiori rispetto al gruppo AGO. Tali differenze nei parametri descritti evidenziavano una condizione al baseline peggiore nel gruppo AMA. Queste differenti caratteristiche possono aver determinato la scelta individuale del percorso, indirizzando i soggetti verso AMA o AGO. Tuttavia, i risultati ottenuti al post-intervento hanno mostrato nel gruppo AMA miglioramenti statisticamente significativi nella mobilità articolare, nella percezione del dolore e nella qualità della vita. L’intervento AGO è invece risultato più efficace solo nella riduzione dell’edema. Le valutazioni di follow-up (effettuate a 3 e 4 mesi dalla presa in carico) sono state eseguite e analizzate solo per il gruppo AMA in quanto i soggetti del gruppo AGO hanno scarsamente aderito alle valutazioni, quindi non è stato possibile elaborare i dati in modo statistico. In particolare, è emerso che nella valutazione a 3 mesi dalla presa in carico i valori dei parametri analizzati si mantenevano più o meno stabili, mentre nell’ultimo follow-up (a 4 mesi dalla presa in carico) quasi tutti i valori tendevano a peggiorare ritornando simili a quelli del baseline. La mobilità del polso, invece, progressivamente migliorava in maniera statisticamente significativa. Quindi, si può dedurre che l’AMA risulti efficace nel migliorare la percezione psicofisica dei soggetti. Pertanto, un intervento programmato e strutturato di attività fisica progettato in base alle esigenze del soggetto può essere utile nella gestione del linfedema cronico di grado medio-grave. Tuttavia, è da notare che più ci si allontana dalla presa in carico più i soggetti tendono a peggiorare. In conclusione, complessivamente i risultati ottenuti suggeriscono che un percorso integrato tra le due attività (AMA e AGO) possa risultare più efficace nel management del linfedema medio-grave secondario al trattamento per carcinoma mammario.
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