Dissertations / Theses on the topic 'Attività di ricerca'
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Asic, Viktor. "Attività di gestione patrimoniale di una società di gestione del risparmio." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4495.
Full textRiassunto della tesi di dottorato Titolo: “Attività di gestione patrimoniale di una società di gestione del risparmio” Le società di gestione di risparmio costituiscono il “new vehicle” orientato alla gestione per conto di terzi di portafogli mobiliari. Note con l’acronimo di SGR, le società in questione rappresentano un intermediario finanziario che negli ultimi anni ha assunto notevole importanza grazie ai progressi e alle prospettive offerti dalla nuova normativa che disciplina l’intermediazione finanziaria e grazie alle rinnovate esigenze di razionalizzazione dei servizi finanziari. La gestione del risparmio corrisponde all’investimento di milioni di euro in titoli di società quotate in borsa. Il capitale che vi si impiega è alimentato dai risparmi di un’estesa collettività di persone, ma anche da investimenti assicurativi e previdenziali (investimento delle riserve matematiche e tecniche delle imprese di assicurazione, investimento del fondo trattamento fine rapporto, ed altri dipendenti da processi di previdenza sociale). E’ proprio l“asset management” a rappresentare una vasta opportunità di profitto. Dato che sul mercato italiano sono sempre più presenti banche e assicurazioni a capitale estero, il management delle società di gestione di risparmio testimonia anche una sfida sul piano delle tecniche più evolute e competenze sia ai fini della gestione che nell’offerta dei prodotti e servizi finanziari. Nel presente lavoro si è cercato di ricostruire un quadro sufficientemente completo per interpretare il ruolo che una società di gestione del risparmio (SGR) svolge sul mercato del risparmio gestito e del mercato finanziario nel suo insieme, esaminandone la struttura e l’attività di gestione patrimoniale che la caratterizza. Oggetto di questa tesi è, per l’appunto, lo studio dell’attività delle società di gestione del risparmio. Il presente lavoro di tesi si articola in più parti. La prima parte evidenzia il ruolo della società di gestione del risparmio nel sistema finanziario e l’importanza di tale servizio per la stabilità dei mercati finanziari e dell’economia in genere e il ruolo delle istituzioni rilevanti collegate. Tratta anche le principali categorie dei fondi d’investimento: fondi comuni, hedge funds, fondi di fondi, index funds, ETF – exchange traded funds. La seconda parte descrive indici di performance dei portafogli (indici di Jensen, Treynor e Sharpe), asset allocation strategica, rendimento dei portafogli, prodotti e strumenti finanziari (titoli corporate e titoli di stato, azioni), indici di borsa (price, value weighted e unweighted). La terza parte evidenzia in concreto una società di gestione di risparmio italiana, l’attività di gestione patrimoniale per segmento, i fondi pensione aperti come underlying asset, il benchmark quale parametro oggettivo, l’andamento dei mercati finanziari e le prospettive degli stessi. La quarta parte si occupa dell’analisi di portafoglio vs rendimento, con riguardo a fondi pensione aperti, per linea d’investimento, con i rispettivi benchmark e della volatilità dei rendimenti e dei benchmark. L'ultima parte si articola in due fasi: Sintesi dei risultati e conclusioni e testi consultati e bibliografia di riferimento. Oggetto della tesi è dunque lo studio dell'efficienza operativa e della redditività delle società di gestione del risparmio attraverso l'esame di dati professionali. La tesi, in generale, sottolinea la teoria gestionale del portafoglio e gli stili di gestione, valore di capitalizzazione (valore di mercato delle azioni di una società), dati anagrafici dei titoli e oscillazione dei titoli, ed in particolare interpreta i fondi pensione aperti come “underlying asset” delle società di gestione del risparmio. La decisione di sviluppare la gestione del risparmio e la consulenza finanziaria ha assunto una forte valenza strategica per molti intermediari finanziari sia in Italia sia negli altri paesi. Per incrementare stabilmente la redditività nel comparto finanziario è necessario aumentare il valore aggiunto (added value) della propria offerta. La maggior parte dei gestori finanziari continua a porsi l’obiettivo di superare il benchmark di riferimento ma i risultati evidenziano che in molti casi il risultato stesso non è in linea con le aspettative. L’evoluzione nel mondo del risparmio gestito porterà a differenziare in modo più esplicito le gestioni passive (volte a replicare il benchmark di riferimento) dalle gestioni attive (volte al superamento dell’indice puntando sull’attività di stock picking e market timing). E’ presumibile che si possa assistere nei prossimi anni a una più netta differenziazione degli stili di gestione con una più esplicita parametrazione dei costi allo stile di gestione adottato ed ai risultati effettivamente ottenuti. Lo studio svolto ha analizzato il comportamento di fondi pensione aperti come underlying assets delle società di gestione del risparmio. L’importanza dell’asset allocation cresce con la crescita dell’orizzonte operativo (operating time) di riferimento degli investitori. In particolare i fondi pensione dimostrano quanto sia importante la ripartizione iniziale dell’investimento, attribuendo il risultato economico di un investimento su un orizzonte temporale di dieci anni all’asset allocation strategica, stock picking, market timing e altri fattori. È fondamentale ripartire in un modo efficace il capitale tra le varie asset class d’investimento (liquidità, obbligazioni, azioni, fondi comuni d’investimento, ecc). Si devono individuare le categorie di strumenti finanziari che rappresentano combinazioni rischio-rendimento similari e cosi si tende a generare i risultati indipendenti cioè con bassa correlazione. Asset allocation strategica è legata alla condizione soggettiva di chi investe ma asset allocation tattica all’analisi della situazione di mercato attesa. In futuro, lo scopo delle società di gestione del risparmio è di sviluppare l’offerta con innovative strategie di gestione attiva e passiva. Lo studio svolto ha mostrato che la gestione passiva è applicata dai gestori dei fondi comuni d’investimento che hanno come obbiettivo una composizione del portafoglio dei titoli il più possibile in linea con il valore del loro benchmark che è poi un indice di riferimento. Il risultato di questo tipo di gestione è la replica della performance dell’indice di mercato. Una buona gestione passiva è quella che rispetta il benchmark senza aumentare la volatilità del portafoglio. Se la volatilità aumenta, si sopporta un extrarischio che non è motivato dall’extra-rendimento atteso. La gestione attiva è più costosa di quella passiva. Per ottenere una buona gestione attiva è necessario sopportare un extra costo che va a remunerare un team di gestori con superiori skills le cui prestazioni sono ben al di là dei livelli raggiungibili con sofisticati software. Infine, esaminando il problema in oggetto da un osservatorio privilegiato com’è Allianz Spa e Allianz Global Investors SGR e confrontando i rendimenti delle linee d’investimento, nella gestione passiva, con i rispetivi benchmark, possiamo concludere che il successo di una società di gestione del risparmio è legato anche al fatto fi fare parte di un gruppo importante come già sottolineato e di avere un mercato significativo nazionale ed internazionale.
ABSTRACT Asset Management Activities of Investment Management Company (IMCO) The aim of thesis is: To understand and to let understand what is the asset management of investment Management Company? What are management activities in these companies? Organizational model. What are the types of investment funds? Which are the roles of an investment management company? What is the structure of the investments on concrete examples? What is the portfolio composition and what is the net asset value of the investments? What are the benefits for the “small” investors, looking at profitability and volatility of funds and its benchmarks? What is the effectiveness of the investments inside the investment fund? What is the diversification and what are the investment decisions? What is the asset allocation of an investment and what are the main financial instruments used to make an effective portfolio? The following thesis is composed by five chapters; in the first chapter an asset management of an investment company is elaborated, as well as the characteristics of investment funds, costs and valuation of funds. In the second one there is an elaboration of financial products and instruments like government and corporate bonds and stocks, price index and volatility of investments and benchmarks. In the third part there is a presentation of an investment company with the underlying assets, the structure of the investments and the main indicators. In the fourth chapter there is an elaboration of three pension funds, by compartment, as an underlying asset of the investment company. Finally, the last chapter works out the results and the conclusions and, of course, a set of questions for the future elaboration. The identified key words are: asset management, management activities, investment funds, volatility, profitability, pension funds, index, benchmark, price index, traded funds, quotations, expense ratio, transaction costs, Sharpe index, underlying asset, stock market, bond market, net asset value.
XXIII Ciclo
1980
Galdieri, Michela. "Sport, disabilità e tecnologia: nuove prospettive di ricerca." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2011. http://hdl.handle.net/10556/242.
Full textLo studio sulle possibili relazioni scientifiche tra attività motorie, sport, nuove tecnologie e disabilità in ambiente educativo rappresenta ancora uno spazio di ricerca relativamente inesplorato. Questo originale campo di indagine, in direzione di una necessaria sintesi movimento-tecnologie, richiede preliminarmente, uno studio complesso della persona e delle inesplorate potenzialità che la caratterizzano e che le tecnologie possono utilizzare in forma “diversa e originale” per favorire i processi di integrazione. Questo orizzonte di studio, prima di approcciare alle diverse dimensioni che possono collegare didatticamente le tecnologie, il movimento e la disabilità nei contesti educativi, richiede una riflessione epistemologica che chiarisca il valore etico della “diversità”, la significatività della presenza dello studente con disabilità nella costruzione di un percorso formativo del gruppo classe allo scopo di trasformare sempre l’integrazione dei compagni in situazione di handicap in una risorsa educativa e didattica per tutti. La disabilità rappresenta, infatti, un’ originale occasione di crescita del gruppo, una costante sollecitazione sul piano didattico per costruire nella scuola uno spazio privilegiato e multiesperienziale per sperimentare un sistema alternativo degli apprendimenti e per sviluppare abilità e competenze cognitive troppo spesso compresse dal sistema tradizionale della didattica. La presenza dello studente disabile è un vero “motore di ricerca” dei diversi stili cognitivi, uno stimolo all’impiego metodologico di dimensioni diverse della cognizione, in quanto “un’educazione costruita su una molteplicità di intelligenze può riuscire più solida ed efficace di una costruita su due soltanto, potendo sviluppare una gamma più vasta di talenti e rendere il curricolo tradizionale accessibile a un numero più elevato di studenti. Le attività di movimento, nella complessità dei campi applicativi salutistici, sportivi, ricreativi, adattivi e sociali, rappresentano un contesto formativo con forte valenza educativa, un’originale area di valorizzazione del soggetto anche in presenza di difficoltà psicofisiche e sensoriali, ma necessita di tecnologie e supporti capaci di garantire opportunità e diritti per favorire la partecipazione dei disabili. La scuola primaria in particolare, prima Istituzione educativa che dovrebbe garantire il diritto/dovere delle persona in situazione di handicap, ha rappresentato negli ultimi decenni un vero laboratorio della didattica, sperimentando in ragione di una specificità formativa, itinerari di integrazione che hanno capitalizzato la dimensione corporeo-chinestesica della persona. La ricerca sulla relazione tra corporeità, nuove tecnologie e didattiche per l’integrazione scolastica del disabile nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, ponendosi in una prospettiva complessa e plurale delle scienze motorie, capace di esprimere a pieno la sua dimensione educativa in una chiave integrata e sistemica ha coniugato studi: - sulla relazione tra corpo, movimento e accesso alla conoscenza; - sulle potenzialità adattive e compensative del movimento e sulla sua possibile educabilità finalizzata all’uso ed alla costruzione di abilità diverse; - sulle caratteristiche e le modalità d’uso di tecnologie finalizzate ai processi di facilitazione di accesso ai percorsi formativi, compresi quelli educativomotorio- sportivi. Il lavoro, nella sua parte iniziale, è stato caratterizzato dalla costruzione di una cornice epistemologica interdisciplinare del versante educativo della attività motorie e sportive che, investigando la relazione tra corpo, movimento e processi apprenditivi, ha evidenziato la centralità della dimensione corporeo-chinestesica nei processi di costruzione dei saperi e il potenziale educativo, formativo ed integrativo di una pratica didattica orientata alla valorizzazione delle attività motorie e sportive anche nella loro forma adattata. L’analisi delle radici scientifiche del gioco e delle attività motorie e sportive, della possibile relazione tra movimento ed esperienza ludica in ambiente educativo, ha richiesto uno studio della storia del fenomeno sportivo nelle sue fasi evolutive, dal mondo classico all’età contemporanea, approfondendo alcune tappe di un percorso di trasformazione sociale e culturale che ha coinvolto tradizioni, ideologie politiche, principi filosofici, dottrine religiose. La consapevolezza scientifica della relazione intercorrente tra dimensione corporea, qualità morali e spirituali e modelli educativi ha richiesto una lettura dinamica del fenomeno motorio-sportivo e della diversabilità, soggetto ed oggetto di culture diverse ed organizzazione sociale. In particolare, le scienze psico-pedagogiche, hanno gradualmente consentito una correlazione delle attività motorio-sportive ai valori educativi ed ai processi formativi, riconoscendo alla dimensione ludica un ruolo fondamentale nello sviluppo psicofisico del fanciullo e nel corpo il primo strumento di accesso alla conoscenza. L’attivismo di J. Dewey e di M. Montessori, l’approccio cognitivista di J. Bruner, e senso-motorio di J. Piaget, il pluralismo di H. Gardner, l’approccio emozionale di D. Goleman, l’approccio metacognitivo di D. P. Ausubel e J. P. Novak, hanno contribuito ad una valorizzazione della dimensione corporeo-chinestesica come base di ogni apprendimento, al riconoscimento di una pluralità di formae mentis indipendenti ma interagenti, alla rivalutazione di una “mente emotiva” capace di condizionare il nostro agire razionale e la comunicazione delle nostre emozioni e hanno affermato, indirettamente, una rivalutazione dei giochi motori, delle diverse forme di giochi sportivi e delle attività di movimento come strumenti per la formazione e occasioni di espressione personale dei bambini. La lettura filosofica delle relazioni esistenti tra dimensione biologica, psicologica e sociale, e il contributo originale di M. Merleau Ponty, ha consentito un’analisi dei rapporti tra pratica motoria e sportiva e modelli sociali, individuando nel corpo e nel movimento un prezioso strumento di mediazione con il mondo. Lo studio, ancora, dei principali approcci teorici relativi alla comunicazione corporea attraverso i contribuiti di P. Watzlawich, M. Argyle, V. Birkenbihl, E. Goffman, ha favorito la comprensione dei numerosi e “immediati” segnali del corpo svelando parte di quell’alfabeto che costituisce il “linguaggio del corpo”. I recenti studi nel settore neuro-bio-fisiologico, grazie al dawinismo neurale di G.M. Edelman e gli studi di G. D. Kandel, i contributi di A. Damasio e J. LeDoux, di G. Rizzolatti, di A. Berthoz hanno fornito alla scienza risposte significative sui meccanismi cognitivi ed emotivi, sull’analisi del movimento e sulle sorprendenti capacità anticipative e simulative del nostro cervello, aprendo nuovi orizzonti della didattica e del fare educativo. Anche se non di recente elaborazione, l’approccio neurodidattico di Donald Hebb ha giustificato scientificamente la soggettività dei processi mnemonici ed il rapporto tra emozione e apprendimento, ispirando ed orientando una continua ricerca dello stimolo forte nei processi formativi e sollecitando, implicitamente, l’esplorazione di nuovi campi interdisciplinari come quelli sportivo-motorio. La sua teoria scarica-connetti ha rappresentato un nuovo orizzonte della didattica, un campo inesplorato aperto al protagonismo di nuove metodologie di insegnamento, un terreno neurobiologico e psicologico che ha incoraggiato una visione dell’azione didattica orientata e supportata da esperienze motorie e corporee. La trasferibilità dei contenuti disciplinari, attraverso l’esperienza corporea apre l’accesso ad un sapere plurimo, capace di ancorarsi simultaneamente ai diversi canali conoscitivi e sensopercettivi. Il corpo diventa soggetto interagente per la soluzione di problemi, per la rielaborazione di strategie complementari o alternative della conoscenza, un vero motore di supporto alla didattica, un ambiente di apprendimento nel quale è possibile seguire un itinerario complesso dove si possono aprire spazi del ‘sapere, del saper fare e del saper essere’ attraverso una didattica partecipata. Questa nuova modalità didattica consente di regolare ed utilizzare di volta in volta le diverse forme di comunicazione analogica, di orientare e supportare con l’ausilio dei gesti, di favorire la costante azione chinestesica e la relazione tra una pluralità di formae mentis realizzando un ambiente di apprendimento motorio-sportivo in cui si valorizzano competenze ed abilità potenzialmente vicarianti sul piano formativo, si aprono finestre sul mondo del disagio, della disabilità e più generalmente sulle modalità di costruzione del successo formativo, offrendo al mondo dell’educazione la possibilità di un ripensamento complessivo della prassi educativa che parta dalla soggettività, dai bisogni individuali della persona, dalle sua inscindibilità corporeocognitiva ed emotiva. In questa chiave di lettura le attività motorie e sportive diventano modulatori e facilitatori di percorsi cooperativi e solidali, mettono in campo valori come tolleranza, solidarietà e rispetto delle differenze e si pongono come canali privilegiati per l’accesso ai saperi anche per i disabili supportati dalla presenza, sul territorio nazionale ed internazionale, da organizzazioni quali Special Olympics e CIP che favoriscono la partecipazione sportiva e da un ampio ventaglio di disposizioni legislative che tutelano il loro diritto di integrazione sociale. La seconda parte del lavoro, non a caso, ha riguardato l’analisi delle norme italiane ed europee in materia di integrazione sociale dei disabili che orientano le politiche sociali verso l’inclusione e l’integrazione del disabile anche attraverso le nuove tecnologie (D.P.R. 5 febbraio 1992, n. 104 – Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate; Risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 20 dicembre 1993, n. 48/96 - Standard Rules on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities; Direttiva del Consiglio Europeo del 27 novembre 2000, n. 200/78/EC - “A General Framework for Equal Treatment in Employment and Occupation”; Direttiva del Consiglio Europeo del 12 maggio 2000, COM. n. 284 - “Towards a Barrier Free Europe for People with Disabilities”). Le disposizioni normative in merito (Consiglio Europeo Straordinario di Lisbona del 24 marzo 2000, COM n. 99/680 - Piano Europeo “e-Europe 2002: An Information Society for All”; COM – UE del Il 25 settembre 2001, n. 529 - “eEurope 2002: Accessibility of Public Web Sites and their Content”; Decisione del Consiglio e del Parlamento Europeo del 18 dicembre 2006, n. 1982/2006/ - “Seventh Framework Programme of the European Community for Research, Technological Development and Demonstration Activities 2007-2013) promuovono, infatti, il rispetto dei diritti e la rimozione di tutti gli ostacoli di natura giuridica, economica e socio-culturale che impediscono l’uguaglianza e la valorizzazione delle diversità, ma soprattutto prevedono tra le azioni prioritarie la “eparticipation” ossia la partecipazione di tutti, ivi i compresi i disabili, alla società dell’informazione e invitano a sviluppare dei percorsi di studi “adattati” alle “esigenze speciali” con l’ausilio delle nuove tecnologie o Tecnologie Assistive. La riflessione, a questo punto, si è estesa al tema dell’accessibilità e dell’adattabilità degli strumenti informatici e tecnologici in ambito didattico. Questo studio è nato da una preventiva analisi dei benefici che gli utenti con abilità diverse possono ricavare dall’ utilizzazione di software e ausili specifici in relazione alla tipologia di deficit sensoriale e psicofisico. L’ipotesi, inoltre, di una progettazione di spazi all’interno dei quali realizzare percorsi che si ispirino a modalità d’insegnamento alternative e complementari alla didattica tradizionale, ha determinato nella parte finale del lavoro, l’esame delle più importanti tecnologie presenti sul mercato funzionali alla sperimentazione di diverse strade di applicazione dei saperi appresi e alla stimolazione di nuove forme di conoscenza attraverso il corpo e il movimento. In particolare le diverse tipologie di sistemi tecnologici presentati (motion capture, pedane dinamometriche, calorimetri) aprono degli scenari impensabili fino a pochi anni fa nel campo della comunicazione e dello studio, per quanto concerne la didattica inclusiva, e arricchiscono gli ambienti della ricerca didattica di nuove metodologie di insegnamento dei saperi disciplinari e di nuove modalità di analisi e di valutazione delle grandezze coinvolte nel movimento, dalla postura ai gesti motori, dalle sequenze motorie ai modelli coordinativi dei disabili.[a cura dell’autore]
IX ciclo n.s.
Massaro, Giorgio <1976>. "Metodi di gestione delle aree marine protette: attività di ricerca per l'applicazione di tecniche ed indicatori di efficacia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1009.
Full textTolazzi, Giada <1991>. "Il turismo dello shopping: attività di ricerca e analisi dell'offerta veneziana e italiana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9805.
Full textTirelli, Margherita. "Ottimizzazione e pianificazione delle attività di taratura: il caso Comer Industries Spa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.
Find full textVita, Giovanni Antonio. "Modelli euristici per la programmazione operativa di blocchi operatori e reparti di degenza per intensità di cura." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.
Find full textBlois, Luciano <1957>. "Ricerca e sviluppo di un sistema gerarchizzato di indicatori di sostenibilità ambientale applicabile alla valutazione di politiche, programmi e piani per lo sviluppo sostenibile delle attività di cava." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2004. http://amsdottorato.unibo.it/13/1/Luciano_Blois_2003.pdf.
Full textBlois, Luciano <1957>. "Ricerca e sviluppo di un sistema gerarchizzato di indicatori di sostenibilità ambientale applicabile alla valutazione di politiche, programmi e piani per lo sviluppo sostenibile delle attività di cava." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2004. http://amsdottorato.unibo.it/13/.
Full textGambaro, Sabrina Eliana. "Ruolo dei citocromi P450 cerebrali nell’ossidazione della bilirubina: inducibilità ed attività." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10116.
Full textAbstract Hyperbilirubinemia is the most common clinical diagnosis during neona- tal life. The neonatal jaundice may be physiological without any clinical consequence, or can lead to an acute form of bilirubin en- cephalopathy with minimal neurological damage, or to more severe and dangerous condition called kernicterus (permanent neurological sequelae). The Gunn rat is one of the models in which bilirubin encephalopathy was studied. It was shown that jaundiced newborn animals display an hepatic compensatory mechanism for the incapacity to eliminate bilirubin (Ugt1A1 mutant enzyme) by upregulation of cyotochrome P450 enzymes (Cyp) 1A1 and 1A2 compared with their not jaun- diced littermates. In addition, their expression in brain was selec- tively induced (cortex higher and early vs. cerebellum lower and late induction) by sudden increase of bilirubin content. Cyotochrome P450 enzymes are the main enzymes involved in the detoxification of drug and endogenous compounds. In liver their role in bilirubin oxidation has been deeply demonstrated. In brain, there are many works that analyzed Cyps expression and induction, but their role in bilirubin oxidation has never been evaluated till now. This thesis focused in; 1) analyze the inducibility of Cyps enzymes, by a known inducer, βNF in cortex and cerebellum astrocytes; 2) Select the optimal conditions to induce specifically each of them; 3) analyze their activity and 4) evaluate their capacity to oxidize bilirubin; 5) Last but not least, assess the protective effect of Cyps induction by challenging the cells with high concentrations of bilirubin.We demonstrated that astrocytes Cyps were inducible (both mRNA and activity) by βNF and this induction varies depending on the brain region and among the Cyps. To explain the differences we hypoth- esized the presence of: i) a different protein isoforms (discarded for Cyp1A1) ii) different maturation stage of astrocytes in the two brain regions (P2 rats: Cll is less developed than Cx), iii) differential regu- latory mechanisms. Our work showed that in Cx astrocytes Cyp1A1 induction (mRNA and activity) was an early event (6h), requiring low concentration of the drug, making this approach theoretically possible in vivo. On the other hand, to reach the higher levels of Cyp1A1 (mRNA and activ- ity) in Cll we needed 24h. In both cases Cyp1A1 was able to oxidize bilirubin producing an increase in viability only after TCB addition. The Cyp1A2 was the major catalyst of bilirubin degradation (with- out the need of TCB), but its modulation was more difficult to be achieved. In addition, while Cyp1A2 modulation increased bilirubin oxidation in cortex (also reflected in an increment in viability), in cerebellum we noticed a slight reduction in bilirubin clearance (no improvements in viability). All this data could lead to the basis of the cerebellum susceptibility to UCB. The observation that the TCB addition in Cyp1A1 astrocytes increases bilirubin oxidation and via- bility suggest the possibility to induce Cll resistance toward bilirubin neurotoxicity by Cyps modulation and uncoupling. --------------------------------------------- Riassunto Una delle condizioni neonatali pi`u comuni `e l’ittero. Esso rappresenta l’aumento fisiologico della bilirubina nel sangue e tessuti. Tuttavia esso pu`o divenire una condizione patologica (encefalopatia da biliru- bina), caratterizzata da un danno neurologico minimo, o condurre a una condizione severa e pericolosa per il neonato chiamata kernit- tero (danni permanenti), in caso di una esposizione prolungata ad alti livelli del pigmento. Attualmente, la patologia da iperbilirubinemia rappresenta la principale causa di riammissione in ospedale nel primo mese di vita. Per il danno neurologico da bilirubina esiste un modello animale, il ratto Gunn, che presenta la stessa mutazione genica dei pazienti Crigler-Najjar I. Come nella condizione umana, esso manca della uridin di fosfo glucuronisil tranferasi 1a1 (Ugt1A1), enzima epatico deputato alla coniugazione della bilirubina. Tuttavia l’animale ri- esce a compensare la mancanza mantenendo bassi i livelli serici di bilirubina, grazie ad una incrementata attivit`a delle citocromo P450 mono-ossigenasi epatiche (Cyps, Cyp1A1 and Cyp1A2). Tali enzimi riducono la concentrazione del pigmento attraverso la sua ossidazione. ` E stato supposto che questo meccanismo possa essere alla base anche della capacit`a di specifiche aree del cervello (cortex e collicoli superiori, vs. i danneggiati cervelletto, ippocampo e collicoli inferiori) di ridurre la concentrazione del pigmento, limitando/impedendo il danno neu- rologico associato. Sebbene il loro ruolo, i meccanismi ed i prodotti della loro attivit`a di clearance della bilirubina siano stati ampiamente dimostrati in fegato, in cervello non sono ancora disponibili evidenze funzionali della loro capacit`a di ossidare la bilirubina. L’obiettivo di questa tesi `e stato di analizzare 1) la modulazione delle Cyps cerebrali (brain Cyp: bCyp) utilizzando un noto induttore, βNF; 2) selezionare le condizione ottimali per una induzione selettiva di cias- cuna bCyp; 3) allo scopo di valutare la loro attivit`a (EROD/MROD);4) e la capacit`a specifica di ossidare bilirubina; 5) conferendo pro- tezione (aumento vitalit`a) alle culture primarie di astrociti (da cortex e cervelletto) esposte a dosi tossiche di bilirubina. Questo studio ha dimostrato la inducibilit`a delle bCyps (mRNA e attivit`a) tramite βNF. Abbiamo evidenziato una modulazione dipen- dente della regione cerebrale da cui sono state prodotte le cellule, in aggiunta ad un comportamento differenziale delle Cyps tra loro. Pos- sibili spiegazioni possono essere: i) la presenza di diverse isoforme tra le regioni (ipotesi scartata in seguito ad analisi tramite western blot); ii) diversa presenza delle vie di segnalazione alla base dei meccanismi di modulazione, o, iii) una diversa risposta dovuta al diverso stadio sviluppo degli astrociti preparati dalle due regioni (ratti P2: il Cll `e meno sviluppato del Cx). Inoltre, abbiamo documentato una precoce (6h) inducibilit`a della Cyp1A1 nei astrociti dal Cx, che inoltre necessit`a di minori concen- trazioni del principio. Tali caratteristiche suggeriscono che la Cyp1A1 sia pi`u facilmente modulabile in vivo. Tuttavia, per ottenere una buona modulazione nel cervelletto (regione pi`u sensibile al danno), bisogna mantenere la concentrazione dell’ induttore per un tempo lungo (24h). In entrambe le regioni, un incremento significativo della capacit`a di ossidare bilirubina, migliorando la vitalit`a delle cellule, `e stato ottenuto solo dopo il co-trattamento con TCB (disaccoppia- mento). La Cyp1A2 `e stata significativamente modulata solo negli astrociti da Cx (24h), in cui abbiamo evidenziato un chiara capacit`a dell’enzima di ossidare la bilirubina e migliorare la vitalit`a in assenza di TCB. I risultati ottenuti permettono di comprendere la suscettibilit`a differenziale (tra regioni del cervello) tipica di questa patologia. La capacit`a di indurre Cyp1A1 e renderli pronti a ossidare la bilirubina nei astrociti da Cll (regione pi`u danneggiata) e Cyp1A1/Cyp1A2 in Cx e oltre migliorando la viabilit`a di questi suggeriscono la possibilit`a di conferire resistenza a la tossicit`a da bilirubina.
XXVI Ciclo
1986
Martinuzzi, Paolo. "Isolamento e determinazione strutturale di composti ad attività inibitoria della trombina da gloeophyllum odoratum e amanita virosa." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3736.
Full textLe malattie cardiovascolari e specialmente le varie forme di trombosi rappresentano la principale causa di morte nelle società occidentali. La formazione di un trombo occlusivo può essere il risultato di disordini del normale flusso sanguigno o di un’eccessiva attivazione delle piastrine, o di un’attivazione fuori norma dei meccanismi di coagulazione del sangue. Il sistema emostatico è responsabile della prevenzione dell’eccessiva perdita di sangue e del ripristino nel minor tempo possibile del normale torrente circolatorio dopo un danno tissutale. Le reazioni a cascata che permettono il meccanismo della coagulazione del sangue coinvolgono delle reazioni di proteolisi catalizzate da diverse serino-proteasi che stanno alla base dell’equilibrio che permette l’emostasi. Si ritiene, quindi, che intervenendo sui meccanismi che presiedono l’azione di queste molecole si possa avere anche un maggior controllo sulle cause che spesso portano ad eventi patologici. La trombina è una glicoproteina appartenente alla classe delle serino-proteasi, che svolge un ruolo centrale nella fase plasmatica del processo di emostasi. Le serino-proteasi coinvolte nel complesso meccanismo di coagulazione del sangue, come la trombina e il fattore Xa sono emerse quindi come nuovi ed importanti target per un diverso approccio alla terapia antitrombotica. I funghi del phylum Basidiomycota, pur essendo oggetto di notevole interesse scientifico per le loro molteplici proprietà farmacologiche, sono stati finora scarsamente investigati quali inibitori della trombina. Uno studio preliminare, condotto su 95 specie selezionate di funghi, ha evidenziato che gli estratti dei funghi Gloeophyllum odoratum e Amanita virosa presentavano significativa attività inibitoria della trombina e della tripsina. Nell’ambito di uno studio volto ad isolare ed identificare nuovi composti ad attività inibitoria della trombina i funghi Gloeophyllum odoratum e Amanita virosa sono stati oggetto di approfondimento da un punto di vista fitochimico, ed a tale scopo sono stati sottoposti ad una serie di frazionamenti che prevedevano il parallelo monitoraggio dell’attività inibitoria (Bioassay oriented fractionation) . Nel caso del fungo Gloeophyllum odoratum, le procedure di purificazione hanno portato all’isolamento di quattro frazioni significativamente attive per quanto riguarda l’inibizione della trombina. Sulla base di dati spettroscopici (NMR ; FT-IR) e di spettrometria di massa sono state isolate ed identificate principalmente delle molecole a struttura triterpenica tetraciclica. Tra queste gli acidi 3α-idrossi-12β-acetossi-lanosta-8,24-dien-29-oico e l’acido3α-idrossi-12β-acetossi-lanosta-24-metilen-8-en-29-oico sono nuovi, mentre l’acido trametenolico (acido 3β-idrossi-lanosta-8,24-dien-21-oico) e l’acido 15α-idrossitrametenolico (acido 3β,15α-diidrossi-lanosta-8,24-dien-21-oico) sono già noti in letteratura. Gli acidi trametenolico, 3α-idrossi-12β-acetossi-lanosta-8,24-dien-29-oico e 3β,15α-diidrossi-lanosta-8,24-dien-21-oico sono stati poi considerati per il docking sulla trombina ed è stata valutata sperimentalmente, per ciascuno di essi, la costante di equilibrio per l’inibizione. Le energie libere stimate sono piuttosto simili e correlano con l’attività inibitoria osservata ed i valori di Ki . Sebbene la loro capacità di inibizione non sia così efficace, gli studi di docking suggeriscono come lo scheletro triterpenico potrebbe risultare un utile frammento per la progettazione e la sintesi di potenti inibitori della trombina. Nel caso del fungo Amanita virosa, le procedure di purificazione hanno portato all’isolamento di quattro frazioni, di cui tre con significativa attività inibitoria della trombina. Sempre sulla base di dati spettroscopici (NMR ; FT-IR) e di spettrometria di massa sono state isolate ed identificate delle miscele di trigliceridi, miscele di acidi grassi liberi e miscele di monoacilgliceroli. Inoltre è stato isolato ed identificato l’Ergosterolo, uno sterolo ubiquitario nei funghi, ancora caratterizzato da un’attività inibitoria nei confronti della trombina, sebbene non elevata.
1958
Baruzzo, Enrico. "Pensiero e attività pastorale in Elia Dalla Costa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425646.
Full textPresentazione Nel Conclave 1939 veniva eletto papa Eugenio Pacelli, che assumeva il nome di Pio XII. Nonostante il diffondersi dell’idea sull’unanimità che c’era stata tra i cardinali di S. Romana Chiesa nello scegliere il segretario di Stato di Pio XI, sembra che una valida alternativa alla sua nomina fosse rappresentata da Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze e figura di spicco nella Chiesa cattolica italiana dei decenni centrali del Novecento. Il presente lavoro analizza la vita e l’azione pastorale di questo importante perso-naggio. Nato nel 1872, Elia Dalla Costa si formò e visse le sue prime esperienze pastorali nel quadro di una Chiesa vicentina, segnata dalla dura intransigenza cattolica. Dal 1911 al 1923 fu arciprete di Schio, importante centro operaio veneto, dove si distinse per l’organizzazione del locale movimento cattolico e per l’impegno a tutela della popolazione civile durante il primo conflitto mondiale. Nominato vescovo di Padova nel 1923, dovette affrontare nella città di Sant’Antonio questioni assai delicate, come la difficile gestione di un clero diocesano diviso e il problematico distacco dai popolari nel momento in cui il fascismo si affermava. Nel 1932 fu trasferito a Firenze e nel 1933 venne elevato alla porpora cardinalizia. In Toscana si contraddistinse per il suo ruolo di riferimento nell’episcopato regionale e l’opera di riorganizzazione della sua diocesi. Durante gli anni della seconda guerra mondiale si segnalò per la difesa della popolazione e del patrimonio artistico fiorentini e, nel dopoguerra, si impegnò per riaffermare i principi cattolici nella società e per gestire nuovi problemi pastorali. Morì nel 1961. Un ruolo importante in questa indagine è ricoperto dalla parrocchia, intesa non solo come circoscrizione ecclesiastica dotata di un beneficio ma anche come comunità dei fedeli, come soggetto, quindi, capace di avere un’incidenza sociale. Attraverso lo studio delle Visite pastorali e delle lettere e relazioni dei parroci si è potuta ricostruire la ricaduta che ebbero le scelte di governo di Dalla Costa. Per la stesura del presente lavoro sono stati esaminati documenti conservati in di-versi archivi, distribuiti tra Vicenza, Padova, Firenze (luoghi dove visse ed operò Dalla Costa) e Roma. Le fonti a cui si è attinto sono di varia tipologia e spaziano dagli atti delle Visite pastorali, depositate presso l’Archivio della Curia Vescovile di Padova, alle lettere che il vescovo inviava a Roma alla Segreteria di Stato e alla Congregazione Concistoriale, passando attraverso le relazioni di prefetti e questori presenti nell’Archivio Centrale dello Stato e nell’Archivio dello Stato di Padova.
Faudale, Mariangela. "Studio dell'attività antinfiammatoria ed antimicrobica di prodotti vegetai derivati da Hippophae Rhamnoides L. e da Plantago Major L. per il controllo della mastite negli allevamenti biologici." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3522.
Full textL’attività di ricerca svolta durante l’attività di dottorato si colloca nell’ambito del progetto PhytoVet, finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, volto ad individuare molecole ad attività antinfiammatoria ed antimicrobica, utili nel trattamento della mastite negli animali da reddito. Sono state studiate le proprietà antinfiammatorie ed antimicrobiche dei frutti di Hippophae rhamnoides (olivello spinoso) e delle foglie di Plantago major (piantaggine maggiore), due piante presenti sul territorio regionale. Lo scopo è stato quello di individuare frazioni o composti dotati di tali proprietà da utilizzare nella preparazione di formulazioni per il trattamento della mastite bovina anche negli allevamenti biologici. Il regolamento comunitario CE 1804/99 ha, infatti, introdotto il divieto dell’utilizzo di farmaci allopatici e i successivi interventi sulla normativa hanno confermato il provvedimento. Da qui è nata la necessità di prendere in considerazione metodi alternativi di cura. I frutti di olivello spinoso e le foglie di piantaggine maggiore sono stati sottoposti sia ad estrazioni con solventi organici a diversa polarità, che ad estrazioni acquose. Seguendo il metodo del frazionamento guidato dal saggio biologico, sono state analizzate le capacità antinfiammatorie ed antimicrobiche degli estratti ottenuti e solo quelli risultati attivi sono stati poi frazionati fino ad identificare i composti responsabili di tali attività. Nelle foglie di P. major è stato individuato l’acido ursolico, un triterpene dotato di notevoli proprietà antinfiammatorie ed antimicrobiche, evidenziate rispettivamente mediante il test di inibizione della dermatite da olio di Croton nel padiglione auricolare del topo e mediante saggi in vitro su ceppi microbici coinvolti nella mastite. Verificate tali proprietà, è stata messa a punto una formulazione per somministrazione intramammaria, contenente l’acido ursolico, da sperimentare in vivo negli ovini, a cui è stata indotta la mastite mediante un inoculo di Staphylococcus epidermidis, nei confronti del quale il triterpene ha mostrato una notevole attività battericida nel corso dei precedenti studi in vitro. Lo studio in vivo negli ovini con mastite è tuttora in corso.
XXII Ciclo
1976
Perissinotto, Silvia <1990>. "Il task-based approach nasce negli anni '80 del secolo scorso e negli anni ha trovato ampio riscontro a livello mondiale. E' attualmente uno degli approcci maggiormente utilizzati nel campo dell'insegnamento linguistico grazie alla sua natura comunicativa; trova infatti le sue radici nel Communicative Language Teaching degli anni '70 con il quale condivide la forte contrapposizione per gli approcci basati sull'esposizione di rigide regole grammaticali. L'biettivo comunicativo che ci si pone nella progettazione dei task è strettamente legato all'autenticità delle attività, ovvero la loro concretezza e capacità di riprodurre situazioni di vita reale. L'approccio per task è fonte di ricerca in quanto dimostra essere particolarmente proficuo nelle classi di L2 e LS: i maggiori effetti sono riscontrabili sul miglioramento delle abilità comunicative dei discenti. Se da una parte la letteratura sul task-based approach è molto ampia e in fase di continua sperimentazione, un aspetto più ristretto che è stato considerato in misura minore è la sua efficacia all'interno di classi di principianti (basic user, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue: livelli A1 e A2). Pochi ricercatori hanno finora investigato gli effetti dell'utilizzo di task su questo campo di discenti e i principali risultati ottenuti sono legati alle abilità di comprensione. Operando con apprendenti la competenza linguistica è ai primi stadi di sviluppo l'applicazione di attività di comprensione risulta limitante: è a questo proposito che l'orientamento suggerito dai ricercatori è quello di impiegare dapprima dei task che favoriscano la comprensione linguistica per poi passare ad attività di produzione. Gli effetti dei task di comprensione sono ancora una questione in fase di ricerca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12962.
Full textSTRACQUADANEO, GIUSEPPE MARIA. "Ricerca di metodi e sviuppo di mezzi per la propriocezione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/209614.
Full textThe purpose of this study was aimed at finding ways and means to improve the development of proprioception. After an historical and physiological section, the thesis is based on the research done over the years. In the scientific literature can be inferred the positive aspects of the proprioceptive exercises carried out mainly on Freeman tablets for the purpose of prevention, training, rehabilitation and riatletizzazione. As to the methods of work stands out how the activity has developed on proprioceptive postural control and much less on the control of dynamic balance. Regarding the researchs (MuscleLab) on Proprioceptive Platforms AMV (Patent No. 0000261127) we saw on nine new players (32.6 ± 7.4 years, 70.9 ± 5.6 kg, 174 ± 6 cm) that asymmetric plans allow you to seek (sEMG) differently musclolar groups of lower limbs with joint excursions and different angular velocities and specifications for each type of platform. The right tibial muscle has been more activated than the contralateral one (P <0.05), while for all other muscles, different degrees of activation depended on the test carried out on different platforms used. From different works carried out to assess the posture control (Libra) we realized that the asymmetric bipodalic position (wedge - cuboid) gave a better performance than working in classic bipodalic position. On a Libra we found on twelve players (21.917 ± 4.999 years, 70.00 ± 4.843 kg, 1.769 ± 0.059 cm) that the monopodalic foot detachment control was always better than the other and both found to be better respect to a symmetric and asymmetric bipodalic position. Also on the Libra it is detected in eight athletes, (24.6 ± 6.2 years, 56.2 ± 8.2 kg, 162 ± 7 cm) that in standing position (5.4 ± 1.9 pitch, roll and 6.0 ± 1.9) atletes will always perform worse than in sitting position (3.7 ± 1.0 pitch, roll and 3.5 ± 1.1). Among stabilization works drawn up on stable plans (Up) and exercises on unstable surface (Down) we can see, both on an unstable surface (Libra) and on stable surface (force platform) that the destabilizing activity in the upper body (Up) produces greater improvements than working on unstable plans (Down). The results of the CMJ monopodalic stabilization in the group Up (R + L) were the first after 21 ± 2.9 and 23.1 ± 3.1 (+9.7% P <0.001), whereas in group Down instability were before and after 22.1 ± 4 22.4 ± 3.7 (+1.2% P <0.19). The results of the CMJ bipodalic Up stabilization in the group were the first after 34 ± 4.4 and 37.3 ± 2.8 (+10%, P <0.02), while in Group Down instability were before and after 37.1 ± 3.4 37.6 ± 3.9 (+1.5% , P <0.35). From the video analysis the leg detachment appears in these young athletes as the most coordinated, in fact, both in the boost phase the knee (right 0.98 ± 0.62, left 0.61 ± 0.37, -38%, P <0.03) tends very less to valgizzare as in falling (right 1.60 ± 0.76, left 0.81 ± 0.33, -49%, P <0.01), the displacement of the foot (right 1.64 ± 0.71, sinistro1.17 ± 0.54, -29%, P <0.03 ) during the jump is reduced to the left so as it is better both the torso (right 1.64 ± 0.50, left 1:40 ± 0.59, -15%, P <0.12) and the stability (right 2.19 ± 0.46, left 1.83 ± 0.58, -16%, P <0.02) in the fall after the jump. The qualitative assessment of the observers was reasonably related to the displacement of CG during the flight carried out on the force platform and it is highly correlated with the displacement of the center of gravity measured in 150 cents after landing, where in both was also numerically better the control of 'limb detachment. On the Libra we have found an improvement in both groups [Up (32.743%), Down (32.654%)]. From the ideas came out from the scientific literature and the experience gained during the works carried out it came off (co-inventor Dr. Elvira Padua) a new proprioceptive tool. The CVRTT of the Athenaeum of the University of "Tor Vergata" has filed a patent application (No. RM2011A000109) "proprioceptive surface with variable traction control " (Class A63B2100) at the Chamber of Commerce. In the technic field the invention will be the only to create a destabilization while the subject moves to step or ride in all directions through a loss of traction in a controlled manner. Structurally, the tool has a wear layer formed by deformable tiles (polygonal) distant from each other by a few millimeters. Each tile has a rubber band “ core” attached to a lower base of support. To have a more or less marked sliding it is possible to calibrate the elasticity of the "core" and / or provide "leak" more or less wide. For a very small space such land will be used in a treadmill, while larger sizes will be assembled for different modules. Technically, the foot when the user pushes on the hard pavement, results in a sliding tile on the floor below, causing a corresponding loss of traction similarly to what happens on slippery surfaces. The use is suitable not only for the purpose of physiotherapy, particularly for individual sports or team, to work individually or in groups, with no or small tools.
BIGI, FRANCESCO. "Ricerca e sviluppo di tecnologie e protocolli innovativi atti a migliorare la sicurezza alimentare e ridurre lo spreco di alimenti." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1276512.
Full textFood technologies have played a crucial role since the beginning of human civilization. The evolution of food processing and packaging have led to an increase of food quality and safety, improving the quality of human life. Recently, academic research and industries have gained awareness about the economic and environmental impact of conventional technologies. This consciousness oriented the efforts towards more sustainable techniques and materials, paving the way to a new “green era” of food technology. This PhD project is an example of multidisciplinary approach in which food microbiology, biomaterial science, extraction techniques, and statistic tools are synergistically applied to develop and test sustainable protocols and active packaging materials with promising applications in food sector. An outline of the thesis chapters is provided below. Chapter 1 introduces sustainable non-thermal technologies as promising substitutes of conventional thermal treatments to ensure food safety and quality. A focus is dedicated to biodegradable polymers from renewable sources (e.g., agri-food by-products) and their application to produce active packaging films with antimicrobial and antioxidant properties. Moreover, this chapter gives to the readers an overview about the concept of “hurdle technology”. Chapter 2 aims to evaluate cold storage coupled with gaseous ozone as a prospective strategy to inhibit pathogenic and spoilage bacteria growth in food storage cold chambers. The research investigated the impact of gaseous ozone (0.05 ppm, different exposures) on the bacterial contamination of internal surfaces and air in a cold chamber (3°C). The effectiveness of this combination of technologies was also tested in vitro against E. coli, L. monocytogenes, S. enterica Typhimurium, C. jejuni, and P. fluorescens. Chapter 3 focuses on the complex interaction between the properties of biodegradable films and the manufacturing parameters, leading the need for statistical models to describe and predict this interdependence. This study analysed the impact of 8 compositional and drying factors on microstructural and functional properties of films based on chitosan and pectin through a multivariate approach. 32 formulations were developed and the results were analysed through principal component analysis (PCA). An in-depth discussion of the results was provided, highlighting the suitability of multivariate data analysis to predict the technical behaviour of films related to the manufacture process. Chapter 4 explores the use of plant leaf extracts to produce active biodegradable films with antioxidant properties. This research aimed to set up an optimised protocol to extract polyphenols from sage and nettle leaves and to incorporate them into films based on chitosan/hydroxypropyl methylcellulose (CS/HPMC) blend, hence characterising their structural, technical, and antioxidant performances. The results showed that the obtained natural films could be employed as valuable alternative to synthetic plastics with antioxidant activity to prolong the shelf-life of food products. In Chapter 5, cellulose nanocrystals (CNCs) were isolated from orange peel discarded by orange juice industry using an alkaline/H2O2 bleaching followed by sulfuric acid hydrolysis. Extracted CNCs were added as reinforcing agent into CS/HPMC films enriched with lauroyl arginate ethyl (LAE) to produce nanocomposite antimicrobial films. The biocidal activity of the films against E. coli, S. enterica, L. monocytogenes, and P. fluorescens was tested. Overall, nanocomposite films enriched with LAE showed potentiality as a suitable strategy to replace antimicrobial petroleum-derived materials and to valorise discarded orange peels, using food waste to reduce food loss.
Pisani, Federico. "Knowledge workers management. Concorrenza e invenzioni nel rapporto di lavoro subordinato: il modello statunitense." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3425914.
Full textThis work addresses the issues of competition and inventions in the U.S. employment relationships. The research was carried out in part at the Boston University School of Law of, under the supervision of Micheal C. Harper, professor of Labour Law. The selection of the topic is justified in the light of its importance, given that in the new production organization, based largely on globalized knowledge, employees are now increasingly being asked for professionalism, innovation and creativity. The decision to examine this issue from the perspective of the "U.S. laboratory" is due to the primacy that this nation holds at international level on the economic, scientific and innovation of work processes, which bring out critical issues that in other Countries probably have not yet been raised. In order to frame the above-mentioned topics, it has become appropriate to give an account of the system of regulatory sources in the USA, with particular focus on the Restatement of Employment Law, i.e. the collection of fundamental principles developed over the years by common law in the field of employment relationships. The examination of the sources is followed by the definition of the concept of employee and self-employed worker (independent contractor), necessary for the assessment of the application of the obligations arising from the employment relationships, including the duty of loyalty, involved in the fiduciary law. In this context, the evolution of the case law has been observed, as well as the examination of the criteria relating to the distinction between employees and independent contractors, mainly concerning the judgement on the relevance of the factual elements determining the assessment of the existence of an employment relationship. Subsequently, this study addresses the issue of the typical form of the U.S. employment contract, the so-called employment-at-will. This peculiarity is originated from the principle that the parties are not bound by any obligation to provide reasons for termination. The third part of the work has as its object the discipline of competition of the worker carried out on the basis of the knowledge acquired, legally or illegally, during the relationship and the relative legal remedies for the employer, against the violation of the duty of loyalty, intended as an obligation of the employee to perform the work in the exclusive interest of the entrepreneur and, consequently, to refrain from engaging in prejudicial conduct against the company. About the remedies available in the event of breach of the obligations examined, the legal and equitable remedies that U.S. law offers the employer have been explained. The final part of this study deals with the rules governing the ownership of rights arising from inventions developed by employees in the course of their employment. The definitions of "invention" and "patent" and their relationship in the context of employment law has been examined and the difference between invention as a work of genius and intellectual property protected by copyright has been highlighted. In addition, the mechanisms underlying the basic rules governing the subject matter and their coexistence with the contractual freedom of the parties and their power to dispose of these rights have been observed.
Fabjan, Dunja. "The effect of star formation and feedback on the X-ray properties of simulated galaxy clusters." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3434.
Full textThe aim of this Thesis was to study the X--ray properties of the IntraCluster Medium (ICM) in a cosmological context resorting to high resolution hydrodynamical simulations. The thermodynamical and chemical properties of the ICM were inspected and studied within a set of galaxy clusters that were simulated with the TREE-SPH Gadget2 code (Springel 2005). This code included a detailed model of chemical evolution (Tornatore et al. 2007) as well as prescriptions for different physical processes: star formation, galactic winds and AGN feedback. We use this large set of simulated galaxy clusters with a twofold aim. First, we study the effect of different sources of feedback on the ICM observable properties, in particular on its metal enrichment and on thermo and chemo--dynamical properties when AGN feedback is at work. Second, we test the robustness of cluster mass proxies against the different physical processes included in the simulations. When exploring the effect on metal enrichment and its evolution we found that among different prescriptions for the stellar Initial Mass Function (IMF), the best results on Iron abundance profiles and global Iron evolution are found when applying the Salpeter IMF (Salpeter 1955). We also found that the positive evolution of the metal abundance in the central regions of simulated clusters can not be simply interpreted as a consequence of an excess of low--redshift star formation. Instead the evolution of the metallicity pattern is driven by the combined action of gas--dynamical processes, which redistribute already enriched gas, and of star formation, which acts both as a source and as a sink of metals (Fabjan et al. 2008, Borgani et al. 2008). Our analysis on the AGN feedback effect on ICM properties lends further support to the idea that a feedback source associated to gas accretion onto super-massive BHs is required by the observational properties of the ICM (e.g. McNamara & Nulsen 2007). However, our results also show that there are still a number of discrepancies between observations and the predictions made by simulations. This is especially true within the core regions of massive clusters, where a more efficient way of extracting and/or thermalising energy released by AGN is required. Our results further demonstrate that different astrophysical feedback sources leave distinct signatures on the pattern of chemical enrichment of the ICM. These differences are much more evident in the outskirts of galaxy clusters, which retain memory of the past efficiency that energy feedback had in displacing enriched gas from star-forming regions and in regulating star formation itself (Fabjan et al. 2010). The characterization of thermal and chemical properties in cluster external regions requires X--ray telescopes with large collecting area and an excellent control of the background, characteristics which should be eventually met by a future generation of X--ray satellites. In the last part of this Thesis we studied the effect that different physical processes included in the simulations have on the mass--observable scaling relations and their evolution with redshift. We focused on two cluster mass proxies, the gas mass M_gas and a new Y_X proxy defined by Kravtsov et al. (2006) as the product of gas mass and cluster temperature and test the robustness of the two relations, M_tot-M_gas and M_tot-Y_X, in simulations before including any observational effect. Furthermore we test the relations against the change of prescription for the physics that describes the ICM, such as viscosity, thermal conduction, star formation, galactic winds and AGN feedback. We found that the evolutions of both relations do not show any significant deviation from the predictions of the simple self--similar model. However we found that the Y_X proxy is less sensitive to the change of physical processes included in simulations. Since Y_X is by definition a measure of the thermal pressure support in the ICM, once the central cluster region is excised, the relation M_tot-Y_X is more stable against the change of physical processes included in the simulations (Fabjan et al., in preparation). In the future, the improved numerical resolution expected to be reached in simulations of the next generation needs to be accompanied by a suitable description of the subresolution physics, both concerning the star formation physics and and the AGN feedback. Within the latter, the inclusion of the jet injection by AGN would of course provide a physically meaningful description of the interplay between BH accretion and ICM properties. While Chandra, XMM and Suzaku will be pushed to their limits in these studies in the next few years, there is no doubt that a detailed knowledge of the ICM out the cluster virial boundaries and reaching very high redshift has to await for the advent of the next generation of X--ray telescopes (Giacconi et al. 2009, Arnaud et al.2009).
XXII Ciclo
1979
SCARPELLI, SERENA. "Neurobiologia del ricordo onirico: la ricerca delle basi elettrofisiologiche del richiamo e dell'oblio del sogno." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/952101.
Full textSBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.
Full textFORMICONI, Cristina. "LÈD: Il Lavoro È un Diritto. Nuove soluzioni all’auto-orientamento al lavoro e per il recruiting online delle persone con disabilità." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251119.
Full textPETRINI, Maria Celeste. "IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE: ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.
Full textRECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.
Full text