Academic literature on the topic 'Attività autonomica'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Attività autonomica.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Attività autonomica"

1

Gigli, Gian Luigi. "Lo stato vegetativo “permanente”: oggettività clinica, problemi etici e risposte di cura." Medicina e Morale 51, no. 2 (April 30, 2002): 207–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.697.

Full text
Abstract:
L’autore, alla luce della più aggiornata letteratura specialistica, illustra le due condizioni cliniche definite come stato vegetativo (SV) persistente rispettivamente SV permanente, condizioni a loro volta distinte da altre situazioni cliniche quali il coma e la morte cerebraele. Infatti, con SV persistente si intende uno SV - cioè la perdita completa di coscienza pur in presenza di cicli sonno-veglia e di attività ipotalamica e troncoencefalica autonomica - presente a distanza di un mese da un insulto cerebrale oppure per almeno un mese in disturbi metabolici o degenerativi o in sindromi malformative. Con SV permanente, invece, si definisce uno SV irreversibile, anche se l’organismo che ne da la definizione più aggiornata, la Multi-Society Task Force on PVS, ne precisa la connotazione probabilistica e non di certezza. Dunque mentre per lo SV persistente si pone una diagnosi, per lo SV permanente solo un giudizio prognostico. Nel prosieguo dell’articolo, l’autore illustra inoltre il dibattito di bioetica clinica attivatosi sull’argomento, mettendo in guardia da inaccettabili tentativi di introduzione surrettizia di pratiche eutanasiche per questi pazienti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Bottalico, Andrea, and Annalisa Murgia. "Posizionamenti liminali tra autonomia e dipendenza. Il caso del settore bancario e assicurativo." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (January 2023): 35–69. http://dx.doi.org/10.3280/so2022-002002.

Full text
Abstract:
Il dibattito sulla liminalità nei contesti organizzativi ha fornito spunti rilevanti per l'interpretazione delle mutevoli dinamiche del lavoro contemporaneo, rappresentando transizioni e posizionamenti ambigui. Ciò è ancora più rilevante nel caso del lavoro autonomo, a cui si accompagna una diversità di posizioni che oscillano tra autonomia e eteronomia, corrispondenti a diverse forme di liminalità legate alle caratteristiche individuali e ai contesti organizzativi in cui i soggetti svolgono la propria attività professionale. Alla luce di questo dibattito, l'articolo indaga il caso del lavoro autonomo nel settore finanziario offrendo un duplice contributo. In primo luogo, il concetto di liminalità viene esteso a un settore largamente inesplo-rato, ma in cui sono sempre più presenti forme di lavoro ai confini tra lavoro autonomo e lavoro dipendente. In secondo luogo, il concetto stesso di liminalità viene ridiscusso alla luce del dibattito scientifico e della ricerca condotta - dal momento che non necessariamente esso rappresenta una condizione di passaggio tra uno stato e l'altro, ma può assumere anche le caratteristiche di una condizione perma-nente. Nelle conclusioni, nell'intento di mettere in luce la varietà delle esperienze liminali insite nel lavoro contemporaneo, viene discusso uno schema concettuale che mostra alcune tendenze di fondo che caratterizzano le trasformazioni dei rapporti d'impiego in un mercato del lavoro in rapida evoluzione e sempre più fluido.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Cassamagnaghi, Silvia. "Il Foster Parents' Plan: l'"invenzione" dell'adozione a distanza e gli esordi dell'attività in Italia." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 296 (August 2021): 231–54. http://dx.doi.org/10.3280/ic296-oa2.

Full text
Abstract:
Il Foster Parents' Plan nacque nel 1937, per sostentare i bambini vittime della Guerra civile in Spagna, grazie a un corrispondente di guerra inglese, che ebbe l'idea di creare "legami per-sonali" tra bambini profughi e orfani e i loro benefattori, creando uno dei primissimi esperi-menti di "adozione a distanza". I "genitori adottivi" sostenevano finanziariamente i piccoli e mantenevano contatti con loro, attraverso lo scambio di lettere. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il Fpp estese i propri aiuti ai bambini di altri paesi e, alla fine del conflitto, si occupò di migliaia di giovani europei in situazioni di indigenza e disagio. Il Plan approdò stabilmente in Italia solo nel 1947 e le sue prime attività furono rivolte ai fanciulli che si tro-vavano ricoverati presso istituti e che avevano subito gravi menomazioni fisiche a causa della guerra. Per poter trattare i casi più urgenti e avere un contatto diretto con la realtà italiana, si cercò da principio il supporto di enti già presenti sul territorio. Tuttavia, a partire dai primis-simi anni Cinquanta, il Plan cominciò a operare con maggiore autonomia, grazie anche alle sue collaudate capacità organizzative.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Cinelli, Gianmario, and Francesco Longo. "Un Servizio Nazionale per gli Anziani Non Autosufficienti." MECOSAN, no. 118 (August 2021): 155–73. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118008.

Full text
Abstract:
Gli anziani non autosufficienti, ossia le persone di eta superiore o uguale a 65 anni che non sono in grado di compiere in autonomia e senza bisogno di assistenza le attivita di vita quotidiana, sono circa 2,9 milioni. Si tratta di un numero destinato a crescere fortemente nei prossimi anni. Nel PNRR il governo italiano si e impegnato ad adottare entro la primavera del 2023 "una riforma organica degli interventi destinati agli anziani non autosufficienti". Lo studio si pone l'obiettivo di contribuire al dibattito su come realizzare tale riforma, attraverso alcune stime originali e riflessioni sulle lezioni che possono essere apprese dall'esperienza di altri Paesi o dal Sistema Sanitario Nazionale. In particolare, lo studio mira a offrire quattro principali contributi: 1) stima originale della spesa pubblica e privata per gli interventi destinati agli anziani non autosufficienti, rispettivamente pari a 15,48 e 10,21 miliardi di euro; 2) stima originale del tasso di copertura del bisogno, ossia del numero degli anziani che ricevono servizi pubblici per tipologia di servizio, che e pari a circa il 52%; 3) gli elementi principali per la riforma organica degli interventi, che sarebbero: a) l'istituzione di un pilastro unico, integrato e distinto rispetto agli altri ambiti del welfare, dotato di un fondo nazionale unico, unita di accesso unificate e una politica nazionale di prevenzione; b) livelli di assistenza commisurati alle condizioni di salute; c) la promozione e la valorizzazione delle esperienze territoriali; d) orientare la spesa privata verso lo sviluppo di un settore professionale; 4) infine, e sviluppata una simulazione della spesa pubblica e del tasso di copertura del sistema proposto, mostrando come il sistema proposto possa avere un impatto positivo in termini di intensita e qualita dei livelli di assistenza.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Charrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

Full text
Abstract:
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

"Analisi delle attivitŕ dei servizi di collocamento mirato della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia." QT Quaderni di Tecnostruttura, no. 43 (January 2012): 62–78. http://dx.doi.org/10.3280/qt2012-043010.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Bevilacqua, Fiorenza. "Economico di Senofonte: la “maîtresse de la maison”." Revista Archai, no. 31 (June 12, 2021). http://dx.doi.org/10.14195/1984-249x_31_09.

Full text
Abstract:
L’Economico di Senofonte contiene un interessante trattato sulla vita matrimoniale: al centro di questo trattato si colloca la figura della moglie di Iscomaco, così come viene delineata da quanto quest’ultimo narra a Socrate. Una figura in parte innovativa, in quanto viene associata alla gestione dell’oikos come responsabile di quanto si svolge all’interno della casa: un ruolo diverso da quello del marito, che si occupa e dirige ciò che si svolge all’esterno: i compiti di moglie e marito risultano quindi diversi ma complementari. Questa differenza di attitudini e quindi di ruoli è presentata come voluta sia dalla divinità, sia dalla natura (in quanto strumento della divinità) sia dalla consuetudine (nomos). La moglie di Iscomaco viene quindi a configurarsi come una collaboratrice e una compagna per il marito. Tuttavia questa moglie non intrattiene con il marito una relazione paritaria: infatti gestisce attività e persone all’interno della casa secondo le direttive impartite dal marito; anche nella sfera della vita sessuale deve adeguarsi ai desideri e alle convinzioni di Iscomaco; il suo stesso status di moglie sarà mantenuto soltanto se lei risponderà alle sue aspettative: paradossalmente la sua stessa autonomia è in realtà eterodiretta. Se pure può considerarsi una “maîtresse de la maison”, tuttavia, come ha sottolineato con una formula efficacissima Foucault, si tratta comunque di una “maîtresse obéissante de la maison”.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Cavana, Paolo. "I ministri di culto in Italia." Stato, Chiese e pluralismo confessionale, November 13, 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/18999.

Full text
Abstract:
SOMMARIO: 1. La nozione di ministro di culto nell’ordinamento italiano - 2. Origini storiche della figura civilistica del ministro di culto - 3. Principi ispiratori dell’attuale normativa sui ministri di culto - 4. La normativa sui ministri di culto: le fonti - 5. Disposizioni restrittive sui ministri di culto - 6. I ministri di culto nel diritto penale - 7. I ministri di culto nella legislazione pattizia - 8. Ministri di culto e giurisdizione confessionale, tra autonomia e tutela dei diritti - 9. Il sostentamento dei ministri di culto - 10. La remunerazione del ministro di culto: natura della prestazione e tutela giurisdizionale - 11. Le molteplici attività socialmente rilevanti dei ministri di culto - 12. Problemi, vecchi e nuovi, e prospettive di riforma - 13. Osservazioni conclusive. The ministers of religion in Italian law ABSTRACT: This contribution analyses the status of ministers of religion in the Italian legal system. It starts from a description of the historical foundations, which lies in Nineteenth-century liberal legislation, and arrives at a synthetic representation of the regulations currently in force in the unilateral State law and in the Concordat and Treaty legislation. The regulatory evolution, which is still in progress, describes the transition from a uniform and homogeneous concept of minister of religion, inspired by the Catholic priest and placed at the basis of a mostly restrictive legislation, to a more articulate and comprehensive one, reflecting the growing confessional pluralism of Italian society and the assertion of the right to religious freedom. This new approach represents the premise for a legislation that increasingly aims at protecting and promoting the status and the manifold activities of ministers of religion, particularly in the context of the strong enhancement of the Welfare State and of the Third sector. Finally, the article focuses on some problematic issues of the current legislation and on the apparent paradox that, in the face of a more favorable State legislation, nowadays the status of the minister of religion, and in particular that of the Catholic priest - who still represents the main reference for Italy’s legislation - is undergoing a strong identity crisis in the ecclesial order, thus posing a series of problems also for society at large.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

"The Italian PROGRES project on non-hospital residential facilities." Epidemiology and Psychiatric Sciences 10, no. 4 (December 2001): 260–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005431.

Full text
Abstract:
RIASSUNTOScopo – 1. Effettuare un censimento di tutte le Strutture Residenziali (SR) psichiatriche presenti in Italia (Fase 1); 2. Condurre una approfondita valutazione delle strutture e dei pazienti ospitati in un campione rappresentativo pan al 20% delle SR censite (Fase 2); 3. Attivare programmi specifici di formazione per il personale delle SR (Fase 3). Metodi – Per la raccolta dei dati di Fase 1 e stata elaborata una scheda apposita. Questa scheda e stata somministrata, sotto forma di intervista strutturata, direttamente ai responsabili delle SR; in molti casi le informazioni sono state integrate con quelle fornite direttamente da operatori delle SR o dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM). Risultati – Al termine della Fase 1 sono state censite (maggio 2000) 1370 SR con 4 o più posti residenziali, con un numero totale di posti pari a 17138, un numero medio di 12.5 posti per SR ed un tasso di posti residenziali per 10000 abitanti pari a 2.98 (superiore allo standard del Progetto Obiettivo Tutela della Salute Mentale 1998-2000, pari a 2/10.000). II tasso di posti residenziali e pari a poco meno di 3/4 del tasso stimato da Ruggeri et al. (2000) di pazienti con disturbi mentali gravi e persistenti di tipo psicotico (13.9 per 10000). La dotazione di SR e risultata molto variabile tra le varie aree d'Italia. La maggioranza delle SR (51%) e stata attivata dal gennaio 1997 in poi; circa i tre quarti delle SR hanno una copertura assistenziale 24 ore su 24. I DSM gestiscono direttamente oltre la meta delle SR; la grande maggioranza delle SR (78%) e finanziata direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La meta circa delle SR (49%) ospita prevalentemente pazienti compresi nella fascia di eta tra 40 e 59 anni. Per quanto riguarda gli operatori, nelle SR lavorano 11240 operatori a tempo pieno, più una quota significativa di operatori a tempo parziale; il numero medio totale di operatori per SR e di 13.6. Circa il 40% degli operatori delle SR non ha una qualificazione specifica di tipo psichiatrico. Il totale dei pazienti ospitati nelle SR e di 15943; di essi, il 58% non e mai stato ricoverato in Ospedale Psichiatrico (OP), mentre il 40% circa lo e stato; una piccola quota (1.6%) e stata ricoverata in Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG). Infine, nel corso del 1999 il 38% delle SR non ha dimesso nessun ospite, il 31% ha dimesso un massimo di due ospiti, e soltanto nel 31% circa delle SR sono stati dimessi tre o più ospiti. Discussione – Dal PROGRES emerge un'ampia variabilita nella dotazione di SR tra le varie Regioni e P.A., che e correlata alia dotazione di altre strutture assistenziali psichiatriche. La maggior parte delle SR fornisce un'assistenza di tipo intensivo, e sembra mancare quel range differenziato di strutture, in termini di intensita assistenziale, livelli di autonomia, ecc, da molti considerato come ottimale per il trattamento prolungato di pazienti gravi con livelli di disabilita che fluttuano nel tempo. Le SR hanno un ridotto turn-over, il che pone dei problemi rispetto alia possibility di una futura, ulteriore espansione di queste strutture. Conclusioni – Il progetto PROGRES sta fornendo importanti informazioni relative ad un'intera tipologia di strutture, che riveste un particolare rilievo per l'attuale sistema dei servizi psichiatrici. L'esperienza fatta con il PROGRES dimostra inoltre che e possibile, utilizzando le risorse disponibili all'interno del SSN, progettare e portare avanti, con efficienza e in tempi rapidi, progetti di ricerca multicentrici di ampia portata.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Attività autonomica"

1

Marelli, Sara <1981&gt. "Attività autonomica cardiaca e funzioni neurocognitive nei pazienti affetti da sindrome delle gambe senza riposo (RLS): effetto dei farmaci dopamino agonisti in acuto e a lungo termine." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4052/1/Marelli_Sara_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Several studies showed that sleep loss/fragmentation may have a negative impact on cognitive performance, mood and autonomic activity. Specific neurocognitive domains, such as executive function (i.e.,prefrontal cortex), seems to be particularly vulnerable to sleep loss. Pearson et al.(2006) evaluated 16 RLS patients compared to controls by cognitive tests, including those particularly sensitive to prefrontal cortical (PFC) functioning and sleep loss. RLS patients showed significant deficits on two of the three PFC tests. It has been recently reported that RLS is associated with psychiatric manifestations. A high prevalence of depressive symptoms has been found in patients with RLS(Rothdach AJ et al., 2000). RLS could cause depression through its adverse influences on sleep and energy. On the other hand, symptoms of depression such as sleep deprivation, poor nutrition or lack of exercise may predispose an individual to the development of RLS. Moreover, depressed patients may amplify mild RLS, making occasional RLS symptoms appear to meet threshold criteria. The specific treatment of depression could be also implicated, since antidepressant compounds may worsen RLS and PLMD(Picchietti D et al., 2005; Damsa C et al., 2004). Interestingly, treatments used to relieve RLS symptoms (dopamine agonists) seem to have an antidepressant effects in RLS depressed patients(Saletu M et al., 2002&2003). During normal sleep there is a well-regulated pattern of the autonomic function, modulated by changes in sleep stages. It has been reported that chronic sleep deprivation is associated with cardiovascular events. In patients with sleep fragmentation increased number of arousals and increased cyclic alternating pattern rate is associated with an increase in sympathetic activity. It has been demonstrated that PLMS occurrence is associated with a shift to increased sympathetic activity without significant changes in cardiac parasympathetic activity (Sforza E et al., 2005). An increased association of RLS with hypertension and heart disease has been documented in several studies(Ulfberg J et al., 2001; Ohayon MM et al., 2002).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Marelli, Sara <1981&gt. "Attività autonomica cardiaca e funzioni neurocognitive nei pazienti affetti da sindrome delle gambe senza riposo (RLS): effetto dei farmaci dopamino agonisti in acuto e a lungo termine." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4052/.

Full text
Abstract:
Several studies showed that sleep loss/fragmentation may have a negative impact on cognitive performance, mood and autonomic activity. Specific neurocognitive domains, such as executive function (i.e.,prefrontal cortex), seems to be particularly vulnerable to sleep loss. Pearson et al.(2006) evaluated 16 RLS patients compared to controls by cognitive tests, including those particularly sensitive to prefrontal cortical (PFC) functioning and sleep loss. RLS patients showed significant deficits on two of the three PFC tests. It has been recently reported that RLS is associated with psychiatric manifestations. A high prevalence of depressive symptoms has been found in patients with RLS(Rothdach AJ et al., 2000). RLS could cause depression through its adverse influences on sleep and energy. On the other hand, symptoms of depression such as sleep deprivation, poor nutrition or lack of exercise may predispose an individual to the development of RLS. Moreover, depressed patients may amplify mild RLS, making occasional RLS symptoms appear to meet threshold criteria. The specific treatment of depression could be also implicated, since antidepressant compounds may worsen RLS and PLMD(Picchietti D et al., 2005; Damsa C et al., 2004). Interestingly, treatments used to relieve RLS symptoms (dopamine agonists) seem to have an antidepressant effects in RLS depressed patients(Saletu M et al., 2002&2003). During normal sleep there is a well-regulated pattern of the autonomic function, modulated by changes in sleep stages. It has been reported that chronic sleep deprivation is associated with cardiovascular events. In patients with sleep fragmentation increased number of arousals and increased cyclic alternating pattern rate is associated with an increase in sympathetic activity. It has been demonstrated that PLMS occurrence is associated with a shift to increased sympathetic activity without significant changes in cardiac parasympathetic activity (Sforza E et al., 2005). An increased association of RLS with hypertension and heart disease has been documented in several studies(Ulfberg J et al., 2001; Ohayon MM et al., 2002).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

CASSIOLI, FEDERICO. "Neuroscienze cognitive applicate: sviluppo di paradigmi elettrofisiologici innovativi per lo studio di moral reasoning e interazioni sociali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2023. http://hdl.handle.net/10280/136503.

Full text
Abstract:
Il seguente progetto di ricerca si innesta sulla riflessione che la complessità è un fenomeno endemico, presente in molti domini. Fornita una definizione di complessità (che, per ironia, non è compito affatto semplice), possiamo attribuire ai fenomeni sociali e morali tale caratteristica. In questo lavoro abbiamo preso in considerazione come oggetto di ricerca l’impatto che la tecnologia ha da un punto di vista cognitivo e affettivo nei contesti sociali e d’interazione, e nel ragionamento morale. Abbiamo evidenziato quelle che pensiamo siano le principali criticità della letteratura scientifica contemporanea, che possono essere riassunte nei seguenti punti: l’utilizzo esclusivo di dati self-report e la considerazione di fenomeni sociali a partire da casi statistici individuali, con l’assunto, anche se più o meno celato, che uno più uno sia uguale a due. Per questo, lo scopo principale del lavoro è la costruzione e l’implementazione di protocolli che superino questi limiti. Per farlo, abbiamo individuati tre assi attorno ai quali abbiamo sviluppato i tre studi che compongono il corpus scientifico del lavoro: l’elettrofisiologia, l’analisi multi-livello e la tecnica dell’hyperscanning, che permette l’acquisizione di dati fisiologici, e non, su più soggetti contemporaneamente. I tre studi si possono collocare su un continuum che va dalla ricerca di base-laboratoriale al setting più applicato. Nel primo studio, una ricerca di base, abbiamo implementato una versione modificata del noto trolley problem di Foot, andando a randomizzare i fattori che riguardano la natura dell’agente coinvolto (umano o automatico) e il comportamento dell’agente (intervenire o non intervenire nello “stallo” morale). Abbiamo raccolto dati EEG, autonomici, comportamentali e psicometrici. Abbiamo trovato evidenze che indicano che i nostri soggetti sperimentali abbiano applicato schemi morali e meta- rappresentazioni differenti in base alla natura dell’agente e tendano a non considerare l’agente artificiale come un’entità morale. Abbiamo rilevato anche pattern elettrofisiologici dissimili, che coinvolgono il processamento attentivo, emotivo e dell’agentività. Una maggiore complessità di elaborazione si è manifestata nel ragionamento morale che riguardava agenti non-umani. Questa “asimmetria” nel ragionamento morale, a parità di azioni, ci ha portato a concludere che la risposta automatica dell’essere umano potrebbe comportare delle problematiche in futuro. Il lavoro si conclude con una riflessione riguardante la tecnologia automatica, evidenziandone alcuni limiti in termini etico-morali. Nel secondo e terzo studio, che rappresentano la componente più applicata del lavoro, abbiamo cercato di evidenziare possibili differenze tra la modalità face-to-face e quella da remoto, focalizzandoci sul colloquio di selezione e sull’apprendimento in azienda. Abbiamo utilizzato misure elettrofisiologiche, sia centrali che periferiche, e l’analisi qualitativa del contenuto, rilevando dati in contemporanea durante l’interazione sociale. In generale, i dati raccolti indicano un maggior engagement emotivo nei soggetti di durante l’interazione face-to-face, insieme a livelli di arousal più elevati. La condizione remote invece non sembra essere associata a livelli di cognitive load maggiore, come studi precedenti indicavano. Queste evidenze ci hanno portato a concludere che una visione estremamente dicotomica nella valutazione delle due modalità prese in considerazione è da sconsigliare, in favore di un approccio più situazionale. Il lavoro si conclude andando a indicare i limiti degli studi presentati e suggerendo nuovi percorsi di ricerca per il futuro.
This research project lays its foundations on the observed ubiquity of complexity in many phenomena. Given the definition of complexity, human social and moral processes are to be considered part of the set of complex entities. We chose to investigate the cognitive and affective impact of technology and automation in social and morally-charged contexts. Highlighted possible inherent methodological issues in the state-of-art research, such as self-reported- only approaches and one-brain analyses, we propose to address the research object via electrophysiology (electroencephalography and autonomic activity analysis), multi-level analysis (both quantitative and qualitative: electrophysiology, psychometrics, behavioural, and content analysis), and the technique of hyperscanning, the simultaneous data collection in more than one subject and the computing of interbrain connectivity indices, which allows transcending the “one plus one equals two” line of reasoning. From this epistemological and methodological evidence, we proposed and implemented three studies that can be located across a continuum that goes from basic laboratory to fully applied research. In the first study, a basic research design, we implemented a modified version of the renowned Trolley problem, randomizing the agent nature (either human or automated) and its behaviour (intervening or not intervening in the ongoing moral impasse) and collecting the participants’ electroencephalography, autonomic, behavioural, and psychometrics data. We found evidence that suggests the existence of different moral schemata and meta-representations, together with peculiar allocations of brain resources for both the considered factors. The main differences involved attentional, emotional, social, and agency processes, and led to the following interpretation: a morality asymmetry toward humans and artificial agents in morally-charged situations might exist. Thus, we concluded that leaving up to people’s default response could be problematic from a moral and ethical perspective. We furnish a partial solution on the matter and bring to the attention possible inherent threats revolving around automation. In the second and third studies, we designed and implemented applied protocols that aimed at highlighting divergences in face-to-face and remote social interactions. In the second study, we chose to focus on job interviews, typical inter-individual exchanges in the organizational domain, and gather electroencephalography and autonomic data on all the involved social agents. In the third study, we zoomed on learning and training settings and gathered electroencephalography data with the aid of wearable and portable devices. The face-to-face condition seems associated with higher emotional engagement between participants and higher arousal. Remote settings instead seemed not to be particularly linked to increased cognitive difficulty. Thus, when it comes to evaluating the two considered modalities, we suggest the rejection of all-or-nothing or black-or-white interpretations in favour of situation-based examination. In the last part of the work, we listed and discussed the project’s weaknesses, in terms of validity and propose new research paths.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

MARTINELLI, Francesca. "Autonomie professionnelle, entrepreneuriat et coopération. Le cas des Coopératives d’Activités et d’Emploi en France / Autonomia professionale, imprenditoria e cooperazione. Il caso delle Cooperative di Attività e di Impiego in Francia." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77189.

Full text
Abstract:
L’obiettivo principale della ricerca è stato studiare il modello francese delle Cooperative di Attività e di Impiego (CAE). Obiettivo delle CAE è offrire ai lavoratori autonomi sia un modo per rientrare nel quadro del lavoro dipendente, ottenendone le tutele senza perdere l’autonomia nella gestione della propria attività, sia un modo per cooperare con altri professionisti. Nel quadro di questo obiettivo principale, la tesi si articola in tre parti. Nella prima parte, è studiato il contesto che fa emergere la figura del “soggetto-imprenditore di se stesso”, le sue caratteristiche principali e le ragioni che portano questa tipologia di lavoratore a coalizzarsi, collaborare e cooperare con altri professionisti. Nella seconda parte, è descritto il modello delle Cooperative di Attività e di Impiego (CAE) e analizzata la CAE parigina Coopaname. Nella terza parte, è studiata la trasferibilità del modello delle CAE in Italia a partire dalla presentazione del contesto italiano e della comparazione con la cooperativa italiana Doc Servizi.
The main purpose of the research is the study of the french model of the Cooperatives of activities and employment (CAE). The model of CAE offers to self-employed workers one way to obtain both the same rights of employees, without losing their autonomy in the management of their business, and the opportunity to cooperate with other professionals. Within this main goal, the thesis is articulated in three parts. In the first part, the research studies the context that supported the development of the “self-employed of second-generation”, its main features and the reasons that drive this kind of worker to collaborate and cooperate with other professionals. In the second part, the research describes the model of the Cooperatives of activities and employment (CAE) and analyses the Parisian CAE Coopaname. In the third part, the research focuses on the transferability of the model of the CAE in Italy, starting from the study of the Italian context and concluding with the comparison of Coopaname with the Italian cooperative Doc Servizi.
L’objectif principal de la recherche est l’étude du modèle français des Coopératives d’Activités et d’Emploi (CAE). La CAE offre aux travailleurs autonomes une manière de rentrer dans le cadre du salariat, avec ses protections et sans perdre leur autonomie dans la gestion de leur activité, et de coopérer en parallèle avec d’autres professionnels. Dans le cadre de cet objectif principal, nous avons articulé notre travail de thèse en trois parties. Dans la première partie, nous avons étudié le contexte qui fait émerger la figure du « travailleur autonome de deuxième génération », ses caractéristiques principales et les raisons qui poussent cette typologie de travailleurs à se coaliser, collaborer et coopérer avec d’autres professionnels. Dans la deuxième partie, nous avons décrit le modèle des Coopératives d’Activités et d’Emploi (CAE) et analysé la CAE parisienne Coopaname. Dans la troisième partie, nous avons étudié la transférabilité du modèle des CAE en Italie à partir du contexte italien et de la comparaison avec la coopérative italienne Doc Servizi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Pisani, Federico. "Knowledge workers management. Concorrenza e invenzioni nel rapporto di lavoro subordinato: il modello statunitense." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3425914.

Full text
Abstract:
Il presente studio affronta gli argomenti della concorrenza e delle invenzioni nel rapporto di lavoro subordinato statunitense. L’attività di ricerca è stata svolta in parte presso la School of Law della Boston University, USA, sotto la supervisione di Micheal C. Harper, professore di diritto del lavoro. L’argomento presenta una crescente rilevanza, considerato che nella nuova organizzazione produttiva, fondata in gran parte sulla conoscenza globalizzata, al lavoro dipendente si chiede ormai sempre maggiore professionalità, innovazione e creatività. La scelta di esaminare questa tematica dalla prospettiva del “laboratorio USA”, è dovuta al primato di cui tale nazione gode a livello internazionale sul piano economico, scientifico e dell’innovazione dei processi lavorativi, che fanno emergere criticità in altri Paesi probabilmente ancora non avvertite. Al fine di inquadrare gli istituti giudici menzionati nel modello statunitense, si è reso opportuno dare conto del sistema delle fonti normative negli USA, con particolare focus sul Restatement of Employment Law, cioè la raccolta di principi fondamentali elaborati negli anni dal common law in materia di rapporto di lavoro. All'esame delle fonti segue la definizione del concetto di lavoratore subordinato (employee) e lavoratore autonomo (independent contractor), necessario per l’inquadramento del campo di applicazione degli obblighi scaturenti dal rapporto di lavoro subordinato, tra cui il duty of loyalty, implicato nel rapporto fiduciario. In tale ambito, si è osservata l’evoluzione giurisprudenziale che ha condotto all'adozione dei criteri relativi alla distinzione in esame, prevalentemente concernenti il giudizio sulla rilevanza degli elementi fattuali determinanti per l’accertamento della subordinazione. Delineati i contorni della fattispecie di lavoro subordinato, il presente studio affronta la tematica della tipica forma del contratto di lavoro statunitense, il c.d. employment-at-will, cioè il rapporto a libera recedibilità. Tale peculiarità scaturisce dal principio fondamentale per cui le parti non sono vincolate ad alcun obbligo di fornire la motivazione per il licenziamento. La terza parte del lavoro ha ad oggetto la disciplina della concorrenza del lavoratore effettuata sulla base delle conoscenze acquisite, legalmente o illegalmente, durante il rapporto e le relative tecniche di tutela del datore di lavoro, a fronte della violazione del duty of loyalty, quale obbligo del lavoratore subordinato di esecuzione della prestazione lavorativa nell'interesse esclusivo dell’imprenditore e, conseguentemente, di astensione dal porre in essere condotte pregiudizievoli nei confronti di quest’ultimo. Quanto alle tecniche di tutela esperibili in caso di violazione degli obblighi esaminati, vengono illustrati i rimedi legali e equitativi che il diritto statunitense offre al datore di lavoro. La parte finale del presente studio si occupa della disciplina relativa alla titolarità dei diritti scaturenti dalle invenzioni sviluppate dai dipendenti nel corso del rapporto di lavoro. In questo senso si sono esaminate le definizioni di “invenzione” e “brevetto” ed il loro rapporto nel contesto della regolamentazione giuslavoristica; si è posta in rilievo la differenza tra invenzione come opera di ingegno e proprietà intellettuale tutelata dal diritto d’autore. Inoltre, si sono osservati i meccanismi sottesi alle norme fondamentali che regolano la materia e la loro convivenza con la libertà contrattuale delle parti e il loro potere di disporre dei suddetti diritti.
This work addresses the issues of competition and inventions in the U.S. employment relationships. The research was carried out in part at the Boston University School of Law of, under the supervision of Micheal C. Harper, professor of Labour Law. The selection of the topic is justified in the light of its importance, given that in the new production organization, based largely on globalized knowledge, employees are now increasingly being asked for professionalism, innovation and creativity. The decision to examine this issue from the perspective of the "U.S. laboratory" is due to the primacy that this nation holds at international level on the economic, scientific and innovation of work processes, which bring out critical issues that in other Countries probably have not yet been raised. In order to frame the above-mentioned topics, it has become appropriate to give an account of the system of regulatory sources in the USA, with particular focus on the Restatement of Employment Law, i.e. the collection of fundamental principles developed over the years by common law in the field of employment relationships. The examination of the sources is followed by the definition of the concept of employee and self-employed worker (independent contractor), necessary for the assessment of the application of the obligations arising from the employment relationships, including the duty of loyalty, involved in the fiduciary law. In this context, the evolution of the case law has been observed, as well as the examination of the criteria relating to the distinction between employees and independent contractors, mainly concerning the judgement on the relevance of the factual elements determining the assessment of the existence of an employment relationship. Subsequently, this study addresses the issue of the typical form of the U.S. employment contract, the so-called employment-at-will. This peculiarity is originated from the principle that the parties are not bound by any obligation to provide reasons for termination. The third part of the work has as its object the discipline of competition of the worker carried out on the basis of the knowledge acquired, legally or illegally, during the relationship and the relative legal remedies for the employer, against the violation of the duty of loyalty, intended as an obligation of the employee to perform the work in the exclusive interest of the entrepreneur and, consequently, to refrain from engaging in prejudicial conduct against the company. About the remedies available in the event of breach of the obligations examined, the legal and equitable remedies that U.S. law offers the employer have been explained. The final part of this study deals with the rules governing the ownership of rights arising from inventions developed by employees in the course of their employment. The definitions of "invention" and "patent" and their relationship in the context of employment law has been examined and the difference between invention as a work of genius and intellectual property protected by copyright has been highlighted. In addition, the mechanisms underlying the basic rules governing the subject matter and their coexistence with the contractual freedom of the parties and their power to dispose of these rights have been observed.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

PIAZZA, IPPOLITO. "Tra autonomia e garanzie. Regimi dell'attività amministrativa di soggetti privati." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/864155.

Full text
Abstract:
Il lavoro ha per oggetto il tradizionale fenomeno dell’esercizio privato di pubbliche funzioni. Il punto di partenza della ricerca è costituito da una norma che sottopone i soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative al rispetto dei criteri e dei principi che informano l’attività delle pubbliche amministrazioni (art. 1, c. 1-ter, legge 7 agosto 1990, n. 241). L’indagine è attraversata dalla necessità di chiarire, nell’ottica della tutela degli amministrati, il significato di tale rinvio ai principi dell’azione amministrativa e, in particolare, in quale rapporto esso si ponga con le regole procedimentali espresse dalla l. 241/1990. Inoltre, la ricerca si propone di saggiare l’influenza della disciplina di origine pubblicistica sull’autonomia organizzativa dei soggetti privati chiamati a svolgere un’attività amministrativa. Nel primo capitolo si definisce, anzitutto, il contesto in cui si inserisce il comma 1-ter e si cerca di mettere in discussione l’idea consolidata per cui la norma sarebbe priva di rilievo pratico. Poi si analizzano alcune questioni interpretative poste dalla disposizione e si propone una sua lettura sistematica. Nella seconda parte del primo capitolo è introdotto il concetto di attività oggettivamente amministrativa, che rende recessivi i profili inerenti alla qualificazione (pubblica o privata) del soggetto agente e accentua l’importanza delle garanzie soggettive. In chiusura, si avanza l’idea che il comma 1-ter contribuisca a individuare e fondare un insieme di garanzie dell’amministrato, le quali debbano trovare attuazione indipendentemente dalla natura del soggetto che svolga l’attività amministrativa. Il capitolo successivo è dedicato allo studio di alcune fattispecie che sono ritenute particolarmente significative ai fini della ricerca e, con riferimento a ciascuna di esse, sono individuate le questioni applicative che vengono in gioco. La parte successiva del secondo capitolo è dedicata ai principi di imparzialità e buon andamento: si tenta di verificare se si tratti di principi rilevanti nelle ipotesi esaminate e, soprattutto, si analizza il modo in cui essi si atteggiano nel caso di attività amministrativa di soggetti privati. A proposito dell’imparzialità, è messa in risalto la natura di ‘parte parziale’ propria dei privati. Sulla base dell’analisi condotta, si formula quindi un’ipotesi interpretativa della disposizione in esame capace di risolvere l’alternativa tra principi e regole nell’applicazione della legge sul procedimento. Il terzo capitolo è rivolto alla verifica dei riflessi che la prospettata conformazione dell’attività amministrativa dei soggetti privati ha sugli atti che gli stessi emanano. In particolare, si cerca di dimostrare come non esistano ostacoli a riconoscere l’esistenza di atti ‘oggettivamente’ amministrativi. Si volge, quindi, l’attenzione alla patologia degli atti amministrativi emanati da privati, procedendo alla verifica dei margini di applicabilità dei tradizionali vizi del provvedimento. In particolare, si avanza la tesi della rilevabilità, in alcune ipotesi, del vizio di incompetenza, nonostante la generale irrilevanza per i terzi dell’organizzazione privata.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

Full text
Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Books on the topic "Attività autonomica"

1

Trento (Italy : Province). Assessorato alle attività culturali. Catalogo del fondo trentino del Servizio alle attività culturali della Provincia autonoma di Trento. [Trento]: Provincia autonoma di Trento, 1987.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Tarasco, Antonio Leo. Beni, patrimonio e attività culturali: Attori privati e autonomie territoriali. Napoli: Editoriale scientifica, 2004.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Cintolesi, Edoardo. IRAP: L'imposta regionale sulle attività produttive : D.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446 : caratteristiche strutturali, imprese in contabilità ordinaria, imprese in contabilità semplificata, lavoratori autonomi, accertamento, riscossione e sanzioni. Milano: Giuffrè, 1998.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Attività Montessori 3. 0; il Manuale Più Aggiornato Sulle Attività Montessoriane DA 0 a 6 ANNI. Attività Pratiche Da Casa, Esercizi Di Comunicazione per Stimolare Autonomia e Mente. Independently Published, 2021.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Bambini attivi e autonomi: A cosa serve l'adulto? : L'esperienza di Lóczy. Scandicci (Firenze): Nuova Italia, 1990.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Felice, La Penna. Metodo Montessori: Manuale Pratico per Educare Tuo Figlio. Contiene Attività e Giochi per lo Sviluppo Di Autonomia, Comunicazione e Mente Del Bambino. Independently Published, 2021.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Donini, Annamaria. Il lavoro attraverso le piattaforme digitali. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg296.

Full text
Abstract:
Le attività di lavoro prestate attraverso piattaforme digitali hanno rapidamente guadagnato spazio nell’economia odierna. Eppure sfugge, non di rado, la struttura giuridica della relazione tra prestatori e intermediario digitale, tanto da rendere oltremodo incerta la disciplina applicabile al lavoro. Questo studio riconosce, innanzitutto, la pluralità dei modelli esistenti, provando a distinguere le ipotesi in cui la piattaforma fornisce servizi digitali di intermediazione per prestazioni che assumono caratteri di effettiva autonomia, senza disconoscere le molte circostanze in cui le specificità del modello tecnico-economico, in virtù delle condizioni generali di contratto e delle regole concretamente applicate, consentono di ricomporre le prestazioni e di imputarle alle piattaforme digitali. Così, alla luce dell’elaborazione giurisprudenziale in tema di qualificazione dei rapporti di lavoro, diviene possibile ravvisare, anche negli assetti organizzativi digitali, i tratti della subordinazione o della collaborazione eterorganizzata. La varietà dei modelli giuridici utilizzati e le concrete esigenze di tutela suggeriscono di ricorrere anche a un diverso approccio, che antepone l’effettività degli interventi protettivi rispetto alla tradizionale questione qualificatoria. Non viene infine tralasciata la verifica di adeguatezza e praticabilità della tutela sindacale e degli spazi applicativi per gli accordi collettivi, pur complicata dall’assenza di uno statuto giuridico predeterminato.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography