Academic literature on the topic 'Arti di Corte'

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Journal articles on the topic "Arti di Corte"

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BOHR, MICHAEL. "ENGLISCHE UHREN FÜR GROSSHERZOG COSIMO III. UND DIE ANKUNFT VON IGNAZIO HUGFORD AM HOFE IN FLORENZ'." Nuncius 9, no. 2 (1994): 593–618. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00964.

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Abstract:
Abstract<title> RIASSUNTO </title>Durante il suo soggiorno in Inghilterra, nell'anno 1669, il Granprincipe Cosimo, in seguito Granduca Cosimo III di Toscana, sviluppava un crescente interesse per le arti e le scienze britanniche. A Londra conobbe il mercante d'arte Francesco Terriesi che alcuni anni dopo nominò «Residente fiorentino» presso la corte inglese. Al suo ritorno a Firenze, Cosimo mantenne una fitta corrispondenza con il Terriesi, il quale acquistò per il Granduca strumenti scientifici quali bussole, telescopii ed astrolabii oltre a oggetti d'arte inglesi come quadri, tappeti, mobili ed orologi.In questi anni in Inghilterra furono fatti grandi progressi nello sviluppo e nel perfezionamento di strumenti per misurare il tempo. Le ordinazioni di orologi e pendole da parte di Cosimo confermano questi progressi: le ultime innovazioni sono puntualmente descritte infatti nella corrispondenza intercorsa tra il Francesco Terriesi al Granduca. Queste lettere costituiscono una valida documentazione per datare molte nuove invenzioni e per conoscere i nomi degli artefici.Nella seconda parte dell'articolo, l'autore pubblica quelle lettere di Cosimo e del Terriesi, che riguardano l'assunzione dell'orologiaio inglese Ignazio Hugford nelle botteghe granducali fiorentine. Tali lettere permettono di chiarire alcuni punti oscuri della biografia dell'Hugford, oltre fornire nuove informazioni sulla regolamentazione delle attività artistiche nella «Galleria dei Lavori» di Firenze.
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Rao, Anna Maria. "La corte di Carlo di Borbone a Napoli: sedi e cerimoniali." Librosdelacorte.es, no. 23 (December 23, 2021): 335–57. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.23.013.

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Abstract:
Negli ultimi anni la corte napoletana dei Borbone, a lungo trascurata dalla storiografia, è stata oggetto di studi sempre più numerosi, che hanno messo in rilievo numerosi aspetti della vita di corte: nascite, matrimoni, cerimonie funebri, apparati festivi. Questo contributo affronta un altro aspetto: la molteplicità delle sedi della corte borbonica create da Carlo di Borbone subito dopo il suo arrivo a Napoli. Appena insediatosi sul trono napoletano, il giovane sovrano avviò un impegnativo programma architettonico, rivolto a moltiplicare gli spazi della corte e a forgiare una nuova maestà: al palazzo reale di Napoli si aggiunsero i palazzi di Capodimonte e Caserta, e altre sedi minori legate alla caccia. Soprattutto Portici fu al centro dell’interesse del re e della regina Maria Amalia, che vi trascorsero ogni anno lunghi periodi.
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Garcia, Antonio Lopez. "Una corte di giustizia presso il Foro di Traiano?" Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité, no. 133-1 (June 1, 2021): 149–71. http://dx.doi.org/10.4000/mefra.11475.

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Gibson, Sheila, Janet DeLaine, and Amanda Claridge. "The Triclinium of the Domus Flavia: a new reconstruction." Papers of the British School at Rome 62 (November 1994): 67–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010047.

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Abstract:
IL TRICLINIUM DELLA DOMUS FLAVIA: UNA NUOVA RICOSTRUZIONEQuesto articolo presenta una nuova ricostruzione del Triclinium della Domus Flavia sul Palatino, basato sul rilevamento delle strutturie murarie esistenti e degli ornamenti architettonici intrapreso da Sheila Gibson e John Ward-Perkins negli anni '60. Viene suggerito che il Triclinium avesse un soffitto a capriata di legno piuttosto che una volta a botte, mentre un'analisi degli ornamenti architettonici ha permesso di interpretare le decorazioni interne come il prodotto della sovrapposizione di tre ordini corinzi. Mentre è stato possibile ricostruire che le fiancheggianti corti con fontana fossero a due piani, dubbi rimangono sulla ricostruzione della corte principale del peristilio, tanto che sia la versione ad un piano che quella a due piani vengono proposte. Nella discussione finale viene spiegato l'impatto che il Triclinium doveva avere sulla contemporanea società romana, in termini di costruzione domestica convenzionale resa eccezionale dalle dimensioni colossali e dalle ricche decorazioni più normalmente associate alle case degli dei.
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Bianchi, Paola. "Divise a Palazzo." Librosdelacorte.es, no. 25 (December 29, 2022): 207–24. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2022.14.25.008.

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Abstract:
La definizione dell'immagine militare della corte dei Savoia si realizzò compiutamente a seguito di alcune riforme avviate alla fine del regno del re Carlo Alberto, trovando applicazione nel corso dei decenni successivi. Tali riforme investirono non solo nominalmente la corte torinese, successivamente corte del Regno d'Italia, ma agirono sul profilo dei suoi organigrammi. Si trattò di un fenomeno, dunque, con effetti sociali e culturali, verificabile attraverso lo studio prosopografico dei soggeti coinvolti. La nuova "Casa militare" accolse, in tal senso, non solo la contrattazione, ma una più stretta commistione, di quanto non fosse stato nei secoli precedenti, fra dimensione curiale e governo dello Stato. Così, almeno, sino all'inizio del XX secolo, quando un regio decreto, che non aveva avuto precedenti, decise che la scelta delle figure chiamate a ricoprire le tre principali cariche di corte (ministro della Real Casa, prefetto di Palazzo e primo aiutante di campo) fosse sottoposta al controllo del governo.
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Lurgo, Elisabetta. "Diplomazia informale e strategie di resilienza. Il matromonio fra Carlo Emanuele II di Savoia e Mademoiselle de Valois nelle lettere di Margherita di Lorena, duchessa D’Orléans, a Cristina di Francia." Librosdelacorte.es, no. 23 (December 23, 2021): 85–113. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2021.13.23.004.

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Abstract:
Il presente articolo propone un'analisi della corrispondenza fra Margherita di Lorena, vedova di Gastone d'Orléans (1615-1672) e Cristina di Francia, vedova del duca Vittorio Amedeo I di Savoia, in occasione delle negoziazioni per le nozze tra la figlia di Margherita, Mademoiselle di Valois, e Carlo Emanuele II, duca di Savoia. L'obiettivo è quello di mostrare le opportunità offerte da una multicentrica società di corte a una principessa dallo statuto controverso, per sviluppare una forma di resilienza ed esercitare un'influenza informale sulle strategie matrimoniali di una dinastia regnante.
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Flick, Giovanni Maria. "Costituzione e processo penale tra principio di ragionevolezza e uno sguardo verso l'Europa." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 1 (March 2010): 9–21. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-001002.

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Abstract:
Con riferimento al processo penale la Corte costituzionale ha modulato, nei decenni, il proprio ruolo con una attenzione, volta a volta, maggiormente concentrata sui princěpi, sui valori, sul funzionamento della giurisdizione. Oggi il suo ruolo si misura, da un lato, sul delicato crinale dei rapporti tra politica (nel senso etimologico di arte del governo della cosa pubblica) e processo penale e, dall'altro, con significative e irreversibili aperture verso orizzonti piů ampi dell'ormai angusto "osservatorio" nazionale (che lasciano presagire - quanto meno secondo prospettive di larga massima - quale potrŕ essere lo scenario del "domani").
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Tomas, Émilie. "Rogliano (Haute-Corse). San Colombanu ; Luri (Haute-Corse). Castellu di Motti ; Prato-di-Giovellina (Haute-Corse). Castellu di Serravalle ; Santa Maria Sicchè (Corse-du-Sud). Palazzu de Sampiero." Archéologie médiévale, no. 47 (December 20, 2017): 256. http://dx.doi.org/10.4000/archeomed.7074.

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Baldini, Isabella. "Rituali di corte. Il Triclinio dei XIX Letti del Grande Palazzo di Costantinopoli." Byzantinische Zeitschrift 114, no. 1 (February 1, 2021): 65–110. http://dx.doi.org/10.1515/bz-2021-9004.

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Abstract:
Abstract The present contribution aims at reviewing the available data on the Triclinium of the Nineteen couches. It is divided into three parts: the first is intended to overview the information that Byzantine authors have handed down to us about this great banquet hall; the second aims at proposing reconstructive hypotheses about its dimensions and architecture, as well as to investigate the material aspects related to the organisation of the banquet in late antiquity; the third part deals with the ceremonial functions that were performed in it. Contrary to what is usually assumed, the Triclinium was probably not a huge hall with nine apses on each side, but a rectangular hall with a final apse and akkoubita arranged along the perimeter walls. In terms of ritual, the Triclinium must have continued to be in use throughout the early Middle Ages, with a particular revival in the 10th century.
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Tomas, Émilie. "Castello-di-Rostino (Haute-Corse). Macinelle." Archéologie médiévale, no. 41 (December 1, 2011): 187–88. http://dx.doi.org/10.4000/archeomed.11579.

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Dissertations / Theses on the topic "Arti di Corte"

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CHALLEAT, CLAIRE. "Le relazioni artistiche tra la corte di Borgogna e la corte di Napoli all'epoca di Alfonso d'Aragona." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2006. http://hdl.handle.net/11384/85746.

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Challéat, Claire. "Le relazioni artistiche tra la Corte di Borgogna e la Corte di Napoli all'epoca di Alfonso d'Aragona." Dijon, 2007. http://www.theses.fr/2007DIJOL024.

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Abstract:
La thèse de doctorat sur Les relations artistiques entre la cour de Bourgogne et la cour de Naples à l’époque d’Alphonse d’Aragon propose une étude de la cohérence et de la portée du modèle bourguignon-flamand dans l’art napolitain à l’époque d’Alphonse d’Aragon, mettant en évidence les caractéristiques et les spécificités d’une telle perception au sein du monde méditerranéen. Elle analyse les paradoxes qui caractérisent la diffusion des modèles flamands, comme le décalage existant entre la reprise rigoureuse des modèles iconographiques et stylistiques flamands, et la fidélité à la tradition technique méditerranéenne. Ces éléments permettent notamment de formuler de nouvelles hypothèses concernant le statut de Colantonio dans la capitale du royaume, probablement un des « familiares » du roi, ainsi que ses relations avec le peintre de cour en titre Jacomart. Par ailleurs, la personnalité d’Alphonse d’Aragon, amateur d’art flamand, affirme la valeur de collection et plus seulement de thésaurisation, l’expression de la délectation privée, en dépit du statut éminemment public du souverain. Le projet politique du roi réalise parfaitement l’articulation des idéaux de libéralité, magnificence et splendeur, avec les valeurs nouvelles de l’esthétique
The thesis for Ph. D. About The Relationships between the Burgundian Court and the Court of Naples at the time of Alphonse of Aragon present a study about the coherence and the reach of the burgundian pattern in the neapolitan art at the time of Alphonse of Aragon, and display the characteristics and the specificity of this influence in the mediterranean area. It analyse the paradoxes who characterize the diffusion of the flemish patterns, like the unwedging between the close imitation of iconographic and stylistic patterns and the closeness with mediterranean technical tradition. These elements permit new assumptions about the status of Colantonio in the capital of the Kingdom, probably one of the « familiares » of the King, and about his relationships with the court painter Jacomart. The personality of Alphonse of Aragon, amateur of flemish painting, confirm the value of collection and not only thesaurisation, the expression of private enjoyment in spite of the public status of the king. The politic project of the king perfectly realise the articulation of the ideals of liberality, magnificence and splendour, with the new values of esthetic
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EUSEBIO, FLAVIO. "GIACOMO TAZZINI, ARCHITETTO DI TRE CORTI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172807.

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Abstract:
Giacomo Tazzini, architect of three courts. Life and work by a versatile architect-engineer in Milan, from Repubblica Cisalpina to Italian Unification. PhD thesis by Flavio Eusebio The name of Giacomo Tazzini often comes out in many documents of restoration of buildings in Milan, Monza and other Lombard sites. Nonetheless it hasn’t been never realized a specific research about his work. Tazzini doesn't represent only a stylistic and professional continuances with his master Luigi Canonica. In forty years he creates some extraordinary works, for the aesthetic and the technique, that have changed the face of Milan. The matrix of the aesthetic taste of the facades of his buildings is the Neoclassic one, but in the interiors it is possible to see a progressive evolution of the ornamental language. The works of Tazzini are very numerous if we consider not only court's assignments such as Royal Palace and the Scala Theatre, but even buildings and interiors for private commitment such as Spinola Palace. These assignments took place in Milan and in other Lombard cities. Sometime he used to design churches even if most of the time the architect that projected these sacred buildings was Tazzini's brother Giuseppe. The presence of Giuseppe has often determined confusion in attributions of altars or facades' projects. The quantity and quality of discovered drawings made by Tazzini show a very clever figure, great architect and engineer and interior designer, able to consider all the details from the door-handles to the chandeliers. Tazzini represents one of the final complete designer. He has not studied at the university but at Canonica's studio. Considering the hugeness of the documents discovered the research examines only the most important works in Milan, as defined in the subtitle.
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Vallesi, Alessandra <1987&gt. "Dalla corte di Urbino alla città di Verona: Claudio Ridolfi e la pala di San Tomio, un'opera e il suo contesto nella Verona del Seicento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2425.

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Abstract:
La mia tesi si sviluppa intorno ad un'opera, la "Circoncisione" di Claudio Ridolfi, eseguita nel 1617 a Verona,la quale viene analizzata all'interno del suo contesto storico - artistico e attraverso lo studio dei documenti reperiti in archivio.
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PERI, Antonina. "La selezione dei giudici della Corte di giustizia dell'Unione. Nuove prospettive di integrazione e legittimazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91045.

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Abstract:
Abstract The appointment of judges to supranational and international courts has long been a neglected area of sovereign activity. However, the growing role and significance of the European Court of Justice (ECJ), by now one of the most significant players within the European political and constitutional space, demands reforms which also affect its architecture. The creation of the advisory panel under article 255 TFUE, whose task is to provide the Council with opinions on candidates suitability, it could be considered one of the most interesting novelties introduced by the Lisbon Treaty. Indeed, the panel is definitely a way to improve judicial independence and proficiency but also a means to centralize judicial selection process at the supranational level. we argue that panel activity is much more influential than the modesty of its formal powers let suppose. After a deep analysis on judicial selection procedures for the ECJ, we underline the strength and the weakness points of the new panel 255. This study let us to believe that the new panel is an important step forward a stronger European integration. In the second part, adopting a comparative approach, we propose some judicial selection models for supranational and international courts. In this way, the thesis contextualizes art.255 TFUE within a general trend present at a comparative level. Finally the thesis offers a critical reading of art.255 TFUE analyzing some important cross-cutting issues concerning independence, transparency, democracy and diversity in judicial nominations. To this extent, this doctoral thesis shows how judicial selection procedures may have important substantial implications: especially with regard to ECJ legitimacy.
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Rotunno, Fabio. "Core stability; aspetti anatomo-funzionali e implicazioni nella prevenzione degli infortuni agli arti inferiori e al rachide lombare: scoping review." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
INTRODUZIONE: Il core è definibile come il nucleo del nostro corpo, il principale elemento stabilizzante la colonna vertebrale e in quanto tale è direttamente implicato nella esecuzione di movimenti precisi e controllati delle estremità. Da queste premesse nasce l’ipotesi che la core stability sia un fattore di prevenzione per gli infortuni al rachide lombare e agli arti inferiori OBIETTIVI: Riportare le evidenze presenti in letteratura riguardo l’ipotesi che il rinforzo della muscolatura del core possa ridurre la possibilità di lombalgia e di lesioni agli arti inferiori METODI: La ricerca è avvenuta nelle principali banche dati, PubMed, PEDro e Cochrane Library e si è avvalsa del confronto con esperti. La ricerca sulle banche dati online è terminata il 15 settembre 2021 e sono stati considerati sia studi primari che secondari RISULTATI: Sono stati selezionati dalle banche dati 43 articoli di interesse che sono inerenti all’anatomia del core e alla core stability come fattore preventivo degli infortuni al rachide lombare e agli arti inferiori. Ci sono evidenze riguardo il fatto che le componenti della core stability siano correlate agli infortuni agli arti inferiori negli sportivi CONCLUSIONE: La core stability è un concetto multidimensionale che risulta pertanto difficile da valutare in maniera completa. Molti studi forniscono evidenze per le quali il core risulti un fattore potenzialmente preventivo nelle lesioni del rachide lombare e degli arti inferiori; esso è direttamente implicato nella stabilità del rachide e nella cinematica degli arti inferiori. L’allineamento posturale, in particolare del bacino, è correlato all’attivazione dei muscoli del core, motivo per cui risulta fondamentale una valutazione posturale che preceda la fase di rinforzo muscolare del “nucleo”. Servono ulteriori studi che definiscano in maniera univoca le componenti della core stability e indaghino ulteriormente la sua relazione con gli infortuni al rachide lombare e agli arti inferiori
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LADOGANA, RITA. "Le imprese artistiche di Giuseppe Verani (1773-1853) nella Corte sabauda alla luce di un manoscritto inedito ottocentesco." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2015. http://hdl.handle.net/11584/266802.

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Abstract:
The PHD thesis is focused on the transcription and analysis of an unpublished manuscript nineteenth-century, preserved in a private collection, which recounts events about Piedmontese Giuseppe Verani, became a court painter during the long roam through Italy in the wake of Duca d'Aosta, then King Vittorio Emanuele I, in exile because of the Napoleonic invasion of Piedmont. Particular attention is devoted to the period in which the royal family stayed in Cagliari, from 1806 to 1815, much prolific abut multifaceted activities by Verani. Educated to drawing from his father, the Turin artist Agostino Verani, Giuseppe developed a special aptitude for the landscape painting, a genre that allows him to combine an interest in landscape, so the soul of artist, with rigor topography of the scientific and technical design, assimilated through the attendance of the military environment. The views are flanked by the most varied activities, from decorations in the royal residences to designs for flags and uniforms, until the creation of the figures for the crib. These works are described in detail in the manuscript to witness the maturation of a long professional experience. On the strength of the manuscript and of discovery of works signed by Verani we are advancing a number of attributions of decorative works made in Cagliari until now considered to Anonymous.
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Battagliotti, Lisa <1992&gt. "Dall’Italia alla Francia, dalla Francia all’Italia: fonti letterarie e fortuna critica del Cabinet des singularitez di Florent Le Comte, manuale del collezionista di stampe." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21658.

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Abstract:
Opera dedicata al neonato pubblico di curieux, il Cabinet si contraddistingue per un’inedita attenzione nei confronti dell’arte incisoria. Se, da un lato, aspetti innovativi quali i cataloghi di stampe e la raccolta sistematica di monogrammi hanno, in tempi recenti, richiamato l’attenzione degli studi, dall’altro giace quasi del tutto inesplorato l’interesse di Florent Le Comte per la storia dell’incisione. Ponendosi alla fine di un secolo che aveva visto il proliferare dei ricorsi alla letteratura artistica italiana, l’autore si affida alle varie traduzioni della Vita di Marcantonio Bolognese confluite all’interno delle opere di André Felibién, Pierre Monier e Pierre Daret. Il lavoro si propone pertanto di indagare il rapporto dell’autore con la trattatistica precedente: a tal fine si esamineranno i criteri secondo i quali ciascun autore, mosso da specifiche esigenze teoriche, non solo ha tradotto il testo vasariano, ma ha anche impiegato altre fonti, come le Vite del Baglione e quelle di Bellori, per aggiornare la storia dell’arte incisoria narrata da Vasari; quindi, si evidenzieranno gli apporti originali di Le Comte rispetto agli antecedenti francesi. Infine, si indagherà la ricezione dell’opera in ambito italiano.
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Murat, Zuleika. "Pittura e contesto. Guariento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423040.

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Abstract:
The thesis, entitled “Pittura e contesto. Guariento”, is devoted to the Paduan painter Guariento di Arpo. Born around 1310, and dead before 1370, the painter is widely known because of the artworks he did for the Carraresi, and in particular the private chapel he painted inside their palace. Since he was an esteemed and much valued painter, his fame soon extended over the city boundaries, and he was involved in other important patrons' commissions. Indeed, the Rossi-Botsch wanted him to paint their funerary chapel inside the Dominican church of Bolzano, and later the Dogi called him in Venice to paint the funerary monument of Giovanni Dolfin, and the huge Coronation of the Virgin in the Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale. Guariento worked a lot in his native city as well; the Eremitani, in particular, commissioned him two chapels inside their church. Furthermore, Guariento painted several altarpieces, which are now mainly scattered and kept in Museums and private collections all over the world. Despite the fact that many ancient sources underlined the high quality and the innovative character of his paintings, modern scholars tend to underestimate his works. The fact that his most important works are partially or totally destroied, and the ambiguity of his style, has caused an evident misunderstanding of his paintings. Indeed, his models are yet to be identified properly, and the development of his style has been too strictly connected to other artistic schools, as if we were just a passive imitator. Through a new analisys of his paintings, of the sources, and of the historical context in which the painter lived and worked, this research rearranges Guariento's entire artistic development. The thesis consists in four chapters, which are followed by the usual devices, the historical documents and the catalogue of the paintings. The first chapter is devoted to the critical reception: the opinions that ancient and modern scholars gave of Guariento's works are analyzed within the wider historical and cultural context in which they were expressed. The second chapter is focused on the stylistic evolution, which is analyzed starting from the first paintings, reconnected to the context of the giottesque Paduan workshops, to the last ones. Particular attention is also paid to the decorative and material aspects of the paintings, that have been totally ignored by scholars untill now. The third chapter is devoted to patrons; the important frescoes commissioned by the Carraresi, the Rossi-Botsch, the Eremitani and the Dogi are the main subjects of this chapter. These fragmentary paintings are ideally recomposed in their original aspect, relocated in their sites, and analyzed in their inner meaning, that is often connected to the glorification and celebration of their patron. Finally, the last chapter is devoted to panel paintings. Here their functions, typologies and provenances are taken into account.
La tesi, dal titolo “Pittura e contesto. Guariento”, ha per oggetto la figura e l'opera del pittore padovano Guariento di Arpo. Nato attorno al 1310 e morto entro il 1370, l'artista è noto soprattutto per le sue imprese al servizio dei Carraresi, per i quali dipinse la cappella privata di palazzo e, secondo le testimonianze delle fonti, altre sale di rappresentanza all'interno della reggia, distrutte nel corso dei secoli successivi. Pittore stimato e richiesto all'epoca, la sua fama travalicò presto i confini cittadini, e venne infatti ingaggiato da altri committenti prestigiosi dapprima a Bolzano, dove lavorò per la ricca famiglia dei Rossi-Botsch, e poi a Venezia, dove in due diverse occasioni si aggiudicò importanti commissioni dogali. Nella stessa città natale fu attivo in numerose imprese, fra cui le principali, oltre alle carraresi, si individuano nella chiesa degli Eremitani, dove decorò la cappella maggiore e quella dedicata a Sant'Antonio abate. Infine, numerosi dipinti su tavola, per la maggior parte smembrati e conservati in musei e collezioni internazionali, lasciano immaginare una ricca produzione di pale d'altare, in competizione e su modello di quanto si andava contemporaneamente facendo a Venezia, oggi difficilmente stimabile per la scomparsa pressoché totale, e per gli invasivi rimaneggiamenti, dei dipinti stessi. La posizione innovatrice del pittore, pur ben rilevata dalle fonti antiche che lunghi elogi dedicarono alla sua opera, stenta ad essere riconosciuta dalla critica più recente, al punto che Guariento è spesso sottovalutato non solo per la distruzione parziale delle sue opere più importanti, che ne pregiudica l'apprezzamento, ma anche per l'ambivalenza del suo linguaggio, che spesso ha disorientato gli studiosi. Ancora in anni assai recenti, infatti, le radici stilistiche del maestro vengono confuse e male interpretate, così come il successivo evolversi del suo stile, troppo spesso letto in un rapporto di derivazione quasi passiva da modelli di scuole pittoriche diverse, fiorite negli stessi anni. Attraverso la rinnovata analisi dei dipinti, pertanto, delle fonti, e del contesto storico in cui Guariento operò, la ricerca che qui si presenta ricostruisce l'intera vicenda artistica del maestro, restituendo dignità ad un pittore che fu fra i massimi innovatori dell'arte padovana del Trecento. Il lavoro si articola in quattro capitoli, cui fanno seguito i canonici apparati, ovvero il regesto documentario e il catalogo delle opere. Il primo capitolo è dedicato alla fortuna critica; i giudizi espressi sull'opera del pittore vengono contestualizzati nel tessuto culturale in cui furono prodotti, e riletti alla luce delle conoscenze e correnti di pensiero coeve. Segue un capitolo dedicato all'analisi stilistica dell'intera opera del pittore, che viene riveduta a partire dalle fasi iniziali, contestualizzate nell'ambito delle botteghe giottesche padovane di inizio Trecento, fino agli sviluppi gotici più maturi e alla fase estrema, neogiottesca, dell'attività dell'artista; grande attenzione è riservata all'aspetto ornamentale e materico delle opere, finora totalmente trascurato dalla critica. Al fondamentale ambito della committenza è dedicato il terzo capitolo, che focalizza l'attenzione sugli importanti cicli finanziati dai Carraresi, dai Rossi-Botsch, dagli Eremitani e dai Dogi; i dipinti frammentari vengono idealmente ricomposti nella loro veste originaria e al contempo se ne indagano i significati encomiastici e celebrativi. L'ultimo capitolo è invece riservato all'analisi della produzione su tavola, e nello specifico alle funzioni, tipologie e provenienze di tali dipinti, oggi per la maggior parte smembrati. Attraverso lo studio diretto delle porzioni superstiti, lo spoglio delle fonti, e la comparazione con esempi meglio documentati e integri, si propongono nuove ipotesi ricostruttive.
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Copelli, Alessia. "Il ritrovamento delle origini: l'architettura rurale della bassa reggiana. Un progetto per la "casa rossa" di Claudio Parmiggiani." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15344/.

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Abstract:
Il lavoro affronta il tema del rapporto tra architettura e campagna, e propone come soluzione un intervento che riesca ad inserire un’architettura contemporanea all’interno del mondo rurale. La campagna copre la maggior parte del suolo mondiale ed è quindi essenziale studiare e comprendere i suoi mutamenti, e trovare una maniera per intervenirvi. Lo studio svolto si concentra sul patrimonio rurale della bassa pianura reggiana, considerato paradigmatico di un lavoro che potrebbe essere svolto per molte altre zone agresti. Sono state ricercate l’immagine e la composizione della campagna emiliana, del paesaggio e delle architetture che la abitano, le corti rurali. Si è inoltre indagata l’opera dell’artista contemporaneo Claudio Parmiggiani, originario delle stesse zone, la cui poetica è profondamente radicata nelle origini, per trovare la relazione tra arte, architettura e campagna. Il progetto nasce quindi dalla rilettura critica di regole e principi compositivi precedentemente estrapolati, per arrivare ad un intervento contemporaneo, che si integra nel contesto senza sconvolgerlo e rispettandolo, con un linguaggio puro e minimale ma efficacie.
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Books on the topic "Arti di Corte"

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Ornella, Casazza, ed. Il cammeo Gonzaga: Arti preziose alla corte di Mantova. Milano: Skira, 2008.

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Ornella, Casazza, ed. Il cammeo Gonzaga: Arti preziose alla corte di Mantova. Milano: Skira, 2008.

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Italia : Ministero per i beni e le attivita culturali, ed. Alla corte di Vanvitelli: I Borbone e le arti alla Reggia di Caserta. [Milano]: Electa, 2009.

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Vasco, Ferrari Paolo, and Apparuti Giorgio, eds. Ducato di Modena & Reggio: 1598-1859, lo Stato, la corte, le arti. Modena: Artioli, 2007.

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5

(Italy), Scuola normale superiore, ed. Primaticcio e le arti alla corte di Francia: Atti dell'incontro di studio (Pisa, Scuola Normale Superiore, 10-11 ottobre 2008). Roma: UniversItalia, 2011.

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Filipponi, Fernando. Souvenir d'Arcadia: Ispirazione letteraria, classicismo e nuovi modelli per le arti decorative alla corte di Clemente XI. Torino: Allemandi, 2020.

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7

Corti e cortigiani: Arte di governo e buone maniere nella vita di corte. Novara: Interlinea, 2005.

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8

Castris, Pierluigi Leone De. Arte di corte nella Napoli angioina. Firenze: Cantini, 1986.

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9

Bianco, Annalisa, Pierluigi Camicia, and Giacinto Leone. Un'altra musica: Le bande in terra d'Otranto nel XIX secolo : Lecce, Portico gotico dell'Accademia di belle arti, 24 aprile-6 maggio 2010, Brindisi, Palazzo Ex Corte d'Assise, 21 giugno-3 ottobre 2010. Lecce: Argo, 2010.

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10

Alessandro, Tomei, and Bologna Corrado, eds. Roma, Napoli, Avignone: Arte di curia, arte di corte 1300-1377. Torino: Seat, 1996.

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Book chapters on the topic "Arti di Corte"

1

Goldin, Paul R. "Mozi." In The Art of Chinese Philosophy, 54–78. Princeton University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.23943/princeton/9780691200798.003.0004.

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Abstract:
This chapter turns to the writings of Confucius' first great philosophical rival, Mozi, or Mo Di. From its obscure beginnings, Mohism quickly burgeoned into an influential philosophical school with a firm hierarchy and organization. Whatever their origins, Mohists soon came to be known first and foremost as thinkers. Mozi, the sole surviving repository of Mohist teachings, is extensive and is best understood as a school text. The core of the book is a sequence of what were originally thirty chapters advancing ten basic credos: “Exalting Worthies,” “Upward Conformity,” “Impartial Love,” “Objecting to [Military] Aggression,” “Moderating Expenditure,” “Moderating Funerals,” “The Will of Heaven,” “Clarifying Ghosts,” “Objecting to Music,” and “Objecting to Fatalism.”
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2

Bryant, Jan. "Still Deep in the Bones of the Bourgeoisie: Introduction." In Artmaking in the Age of Global Capitalism, 9–11. Edinburgh University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.3366/edinburgh/9781474456944.003.0014.

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Abstract:
The ‘gift of being disgusted’ is a challenge first raised by Walter Benjamin in the 1920s, insisting that each era has a responsibility to critically contest the inequalities of its time. This chapter looks at two 21st century art events, the 56th La Biennale di Venezia (2015), which had global politics as its core theme, and the 19th Biennale of Sydney (2014) that attracted artist boycotts as protest to successive Australian Governments’ treatment of asylum seekers. Venice and Sydney are examples of large publicly-funded art events that instrumentalise politics as spectacle. However, the experience of Sydney also revealed the chasm that often exists between a patron class and artists working on the ground. [113]
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3

Di Sabatino, Peter A. "(more)SoftAssertions." In Advances in Media, Entertainment, and the Arts, 315–54. IGI Global, 2020. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-7998-2823-5.ch015.

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Abstract:
This chapter examines the shifting landscape of disciplines and professions, with particular focus towards “Spatial and Experience Design.” In spite of trends and increasing examples of the erosion and overlapping of disciplinary and professional boundaries, there is a need for some sort of disciplinary and professional definition. There needs to be a body of knowledge and skills defined and practiced and routes to circumvent them. This is especially relevant in a world of inter-, multi-, and trans-disciplinary work and comprehensive creative practices. The chapter examines core aspects of spatial/interior design and how this may intersect with other related disciplines and practices. An articulated interior urbanism creates clear areas of contribution from “interior” designers within the city. The chapter explores these cross-fertilizations through the curricular use of intensive design workshops (often of one-week duration) with a singular focus of the student's attention; selected student works from two such workshops at Politecnico di Milano are included.
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4

Di Sabatino, Peter A. "SoftAssertions." In Advances in Media, Entertainment, and the Arts, 65–86. IGI Global, 2017. http://dx.doi.org/10.4018/978-1-5225-0666-9.ch003.

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Abstract:
This Chapter glances at the shifting landscape of disciplines and professions, with particular focus towards “Interior Design.” In spite of trends and increasing examples of the erosion and overlapping of disciplinary and professional boundaries, ironically or not, there remains the need for some sort of definition; in other words, there needs to be a body of knowledge and skills defined and practiced. This is especially relevant in a world of inter-, multi-, and trans-disciplinary work and comprehensive creative practices. After a very quick look at “Environmental Design” – or the design of environments and experiences – the paper spends a bit more time examining possible core aspects of Interior Design while promoting its expanded field. An articulated interior urbanism creates clear areas of contribution from the interior designers within the city. Additionally, the chapter explores the curricular use of intensive design workshops with a singular focus of the student's attention; selected student work from Politecnico di Milano is included.
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5

Agazzi, Michela. "Il mercato antiquariale nella Venezia di Ruskin: l’arte medievale in Germania." In John Ruskin’s Europe. A Collection of Cross-Cultural Essays With an Introductory Lecture by Salvatore Settis. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-487-5/012.

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Abstract:
Ruskin made his first trips to Venice when the city was under the Austrian domination, a long period which witnessed the dispersion of many Venetian medieval objects. These objects became of interest to a market which had to meet several requests, including not only those of private collectors, amateurs and foreign tourists looking for “souvenirs”, but also high-standard commissions aimed at creating museums and evocative places. This is the case with the massive purchase by Frederick William of Prussia, in the 1840s, of some ancient medieval sculptures in Italy which would become an important core in the medieval and Byzantine art sections of national museums under construction. Among these sculptures we can find an interesting group of Venetian masterpieces all bought from the same Venetian trader (Pajiaro). Frederick William’s brother as well, Charles, bought several Venetian works of art to replicate a Venetian cloister in the Glienicke Palace. Again: the Church of Peace in Potsdam is adorned with a mosaic bought in Murano, once part of the demolished Saint Cyprian Church. Fragments and entire works of art make up collections intended for the public and its education, or for the embellishment of neo-medieval or picturesque buildings, that was a pillage going in the opposite direction ofRuskin’s interests. His eye and his hand gave us the graphic and visual documentation of a heritage in context. His writings are characterized by the attention to each and every fragment as the witness of a manner of doing which is also history. Some traces of the exportation of medieval works of art can be found in Venetians’ reaction, Seguso’s first of all. In their writings and following actions we can appreciate a greater attention and responsibility for an heritage that will be perceived as an element of their identity. After the annexation to Italy, although this market and sales continued to exist, we witness not only a new dynamic which gives more importance to the restoration of buildings relevant on a national level (such as Piazza San Marco and the Doge’s Palace) or on a civil level (the Fondaco dei Tedeschi), but also the establishment of museums where the fragments emerged from the restoration and decontextualized statues can find their place. All of this has been accomplished in the name of a new spirit and of an attention of whom Ruskin has been the main promoter and protagonist.
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Conference papers on the topic "Arti di Corte"

1

Mussari, Bruno. "Architettura e vicende costruttive della Rocca di Capalbio (GR): un modello di torrione quattrocentesco ai confini della Repubblica senese." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11488.

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Abstract:
Architecture and construction events of the fortress of Capalbio (GR): a fifteenth century tower model on the borders of the Republic of SienaCapalbio (GR) is located in the heart of the southern Maremma, along the border strip that in the second half of the fifteenth century marked the line between the Republic of Siena –became part of the Grand Duchy of Tuscany with the peace of Cateau-Cambrésis of 1559– and the Papal State. The historic center, built around the hill on which it stands, enclosed by a double circle of walls, emerges in the skyline of the surrounding landscape. The fortified structure of Capalbio has a non-simple construction history, especially for the remote phases, but that gradually becomes simpler from the second half of the sixteenth century. The reasons why the defence structure was built were exhausted in a relatively short period of time. The advent of firearms and the evolution of the tools and techniques to which the art of war used, as is well known, imposed a radical transformation of military architecture, which only in some cases, responding to a necessarily changed strategy, they were updated or completely renewed. The fortress of Capalbio was not part of the renovation program and this decision allowed the Maremma village to maintain its historic medieval core until the modern era. The results of this research derive from the identification and study of fifteenth century construction accounting documents, compared with the structures that still exist. It was thus possible to retrace the main construction and transformation phases of the fortified complex, identifying the period in which it was built. Finally, it is not by chance that in that context the fortress of the Rocca replicates a reiterated model, probably due to the widespread use of Ticino and itinerant Lombard workers, also documented on this site.
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