Dissertations / Theses on the topic 'Arte Veneta'
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Daminato, Federica <1988>. "TURISMO CULTURALE E TERRITORIO. LUOGHI E ARTE NELL'ALTA PIANURA VENETA TRA BRENTA E SILE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4008.
Full textSokolova, Iana. "Pittura veneta a San Pietroburgo sotto i regni di Elisabetta e Caterina II (1741-1796)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423318.
Full textThe present work places the magnifying glass on the artistic and cultural relations between the Republic of Venice and the Russian Empire in the eighteenth century, highlighting the presence of Venetian painting in St. Petersburg. The consolidation of ties with Venice, initiated in the era of Peter the Great, had allowed Venetian painting to 'expand' to the banks of the city on the Neva river. In the 1720s the first Venetian painter to arrive in Russia was Bartolomeo Tarsia, while it was necessary to wait for the reign of Elisabetta Petrovna, daughter of Tsar Pietro, to see a large number of Venetian artists at work at the same time: Giuseppe Valeriani, Antonio Peresinotti, Pietro and Francesco Gradizzi, Francesco Fontebasso, Pietro Rotari, Andrea Urbani and Carlo Zucchi. First of all, the living and working conditions of Venetian painters in St. Petersburg were investigated, with particular attention paid to engagements, privileges and interpersonal relations. Subsequently, the decorative activity within the sumptuous imperial residences, such as the Winter Palaces, the Summer Palaces, the Catherine Palace in Tsarskoe Selo and the Peterhof Palace, were examined on one hand, while on the other hand, the teaching in the largest institutions of artistic education in Russia at the time. The biographical profiles of Diego Bodissoni, Giuseppe Dall'Oglio and Pano Maruzzi were also outlined, active as intermediaries and art dealers, who have the merit of having favoured the arrival of paintings of the Venetian school in St. Petersburg.
Ciocci, Margherita <1990>. "Takashi Murakami: arte in vendita." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6170.
Full textPierantoni, Lisa <1989>. "Fra arte e politica: Francesco Galvagna (1773-1860), presidente dell'Accademia di Belle Arti a Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6400.
Full textVillalonga, Fermín José. "El comercio electrónico de la venta de arte." Bachelor's thesis, Universidad Nacional de Cuyo. Facultad de Ciencias Económicas, 2013. http://bdigital.uncu.edu.ar/5623.
Full textFil: Villalonga, Fermín José. Universidad Nacional de Cuyo. Facultad de Ciencias Económicas.
Fornasiero, Alice <1989>. "Influenze venete nella pittura boema. Dipinti di Jacopo Tintoretto nel castello di Praga, artisti boemi a Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3109.
Full textDa, Re Elena <1995>. "L'innovativa arte di esporre: Harald Szeemann a Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17663.
Full textLorenzin, Ruggero. "Francesco Zorzi Veneto - De harmonia mundi totius cantica tria (Venezia, 1525) - Teorie musicali e kabbalah." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3425263.
Full textLa tesi raccoglie i risultati del progetto di ricerca che ha avuto come obiettivo l’indagare i rapporti esistenti tra la teoria musicale rinascimentale e le scienze matematiche, considerando soprattutto le testimonianze prodotte in area veneta. In particolare, la riflessione si è concentrata sulle relazioni tra le proporzioni armoniche, la numerologia e la simbologia cabalistica contenute nel trattato di Francesco Zorzi De harmonia mundi totius, pubblicato a Venezia nel 1525. La prima sezione della tesi è dedicata all’opera dello Zorzi e alle sue fonti, specialmente a quelle di natura musicale che sono state individuate attraverso un’indagine analitica conseguente alla lettura e allo studio integrale del trattato De harmonia mundi totius. È stato così possibile enucleare una serie di analogie e divergenze presenti in area veneta nel secolo XVI tra il sistema numerologico utilizzato dalla teoria tradizionale delle proporzioni musicali e quello della kabbalah. In pratica, è stato verificato in quale misura i numeri utilizzati dalla cultura occidentale per descrivere gli intervalli e le consonanze musicali possano trovare precisi riscontri di ordine simbolico e religioso negli insegnamenti esoterici e mistici propri dell’ebraismo, fino a spiegare l’ordine dell’universo (nella duplice dimensione di macrocosmo e microcosmo) e, quindi, evidenziare sotto una nuova luce lo stretto rapporto che si voleva esistesse tra l’opera creatrice di Dio e la musica. In un’apposita appendice sono stati trascritti tutti i passi del trattato di Francesco Zorzi nei quali si parla di musica secondo questa prospettiva. Essi sono stati ordinati nell’originaria versione in lingua latina e nella traduzione in quella italiana, indicando per ognuno le fonti relative. La seconda sezione della tesi è dedicata all’analisi della ragguardevole quantità di riferimenti musicali disseminati nel trattato De harmonia mundi totius, ripetutamente presi in esame dai musicologi, mai però con criteri sistematici. Poiché lo Zorzi sviluppa la teoria dell’armonia universale da un punto di vista filosofico, scientifico e musicale che privilegia il linguaggio delle proporzioni, è stato prioritario stabilire i punti in comune con la tradizione platonica e pitagorica, con particolare riguardo per: l’utilizzo del linguaggio delle proporzioni musicali nella definizione della disposizione dei pianeti; il rapporto tra gli elementi naturali (terra, aria, acqua e fuoco), le serie numeriche e le figure geometriche; il legame del macrocosmo con il microcosmo, che si corrispondono secondo le medesime proporzioni musicali. Inoltre sono state illustrate le novità proposte dallo Zorzi rispetto alla teoria musicale tradizionale, in particolare il suo sistema di suddivisione della scala musicale e la sua rielaborazione del sistema delle serie numeriche. Risultando originale, per vari aspetti, anche l’accostamento che lo Zorzi propone tra la numerologia cabalistica e il linguaggio delle proporzioni musicali, si è cercato quindi di individuare e analizzare la natura del rapporto posto tra il valore numerico assegnato dalla kabbalah ad ogni lettera o parola e la numerologia delle serie musicali. Dal punto di vista musicologico, il trattato De harmonia mundi totius è importante anche per i numerosi riferimenti musicali ed organologici, che sono stati analizzati con attenzione per gli aspetti riconducibili in primo luogo a testi esoterici come il Corpus hermeticum di Ermete Trismegisto, alla letteratura cabalistica come il De vita del Ficino o, ancora, alla tradizione ebraica dei testi biblici. Considerati in questo contesto, assumono nuovi significati gli stessi elementi iconografici e organologici derivati dalla tradizione medievale, come l’accostamento delle figure mitologiche delle Muse a quelle delle schiere dei Cherubini o dei Serafini. Era consueto anche indagare i pianeti per mezzo degli intervalli musicali, come pure illustrare la «Città della luce» attraverso la visione musicale dell’Apocalisse, ma lo Zorzi si spinge oltre fino a descriverne le dimensioni attraverso precise proporzioni legate, ancora una volta, alla simbologia numerica della kabbalah. Considerato l’interesse che il trattato De harmonia mundi totius riserva alla teoria musicale e all’organologia, nella sezione conclusiva della tesi sono state indagate le corrispondenze esistenti tra le teorie dello Zorzi e quelle di alcuni tra i più autorevoli trattatisti del Rinascimento attivi in area veneta, quali Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino. In particolare, sono stati verificati quali siano i punti in comune e le divergenze che intercorrono tra i vari teorici nella discussione dei concetti di armonia e proporzione, nell’interpretazione delle fonti iconografiche e nell’utilizzo delle testimonianze organologiche. La ricerca è stata sviluppata attraverso un costante confronto con l’ampia bibliografia dedicata al trattato di Francesco Zorzi e che, dal punto di vista musicologico, ha privilegiato gli aspetti che presentano un interesse prevalente per lo studio dei repertori musicali e la conoscenza della prassi esecutiva tra i secoli XV e XVI. Concentrandosi, invece, sul rapporto scarsamente indagato tra la numerologia della teoria musicale e quella cabbalitica, si è pervenuti a una decodificazione dei complessi calcoli numerici e delle corrispondenze simboliche e iconografiche, ricchi di rinvii sapienziali se non addirittura magici, che sono alla base del sistema teorico di Francesco Zorzi. È stata messa a fuoco l’originale rielaborazione della teoria delle proporzioni elaborata dal religioso veneziano attraverso un’abile combinazione di elementi matematici, costituiti dalla serie geometriche, aritmetiche e armoniche, e calcolo cabbalistico, fondato sulla permutazione, la duplicazione e il notariqon. I risultati ottenuti inducono a riconsiderare la figura di Francesco Zorzi come teorico musicale, superando gli schemi di lettura fin qui adottati. Infatti, se per certi aspetti il De harmonia mundi rimane in linea con la trattatistica antica e medievale, ora risulta alquanto evidente il proposito del suo autore di superare i limiti delle speculazioni tradizionali sulle consonanze e, più in generale, sull’armonia, nel tentativo di garantire delle basi scientifiche certe e aggiornate alle sperimentazioni del linguaggio polifonico.
Checchin, Alessandra <1964>. "Bibliografia della pittura veneta dell'800." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2415.
Full textCometto, Chiara <1985>. "Il progetto: un teatro per il Veneto. La riscoperta e la messa in scena degli autori veneti della prima met`a del Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5085.
Full textPetracco, Claudia <1992>. "Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: confronto gestionale di due organizzazioni culturali a partecipazione pubblica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16274.
Full textBianchi, Giovanni <1965>. "Arte a Venezia: 1938-1948: fermenti e segnali di rinnovamento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/723.
Full textAmadi, Francesca <1984>. "Arte relazionale alla Biennale di Venezia dal 1999 al 2017." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10827.
Full textSouza, Mariana Pincinato Quadros de. "Uma imagem entre dois mundos: um estudo sobre o mosaico do Juízo Final de Torcello (Veneza - século XI)." Universidade de São Paulo, 2017. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/8/8138/tde-08052017-120244/.
Full textThe Basilica of Santa Maria Assunta, located in Torcello, one of the islands in the Venetian Lagoon, houses an iconographic program of three mosaic panels, characterized as Byzantine. In one of them, on the counter-façade, is figured the panel of the Last Judgment, our object of study. Produced on the second half of the eleventh century, it inaugurates (together with the fresco of Sant\'Angelo in Formis, in the city of Capua) the tradition of monumental representation of this iconographic theme in Italy, approaching the so-called \"classical Byzantine model\", found in Constantinople from the 11th century. There are, however, some differences from the known examples of this Byzantine model, such as the support and the location on a churchs counter-façade. Thus, our concern in this dissertation was twofold: on the one hand, to analyze such differences and, on the other hand, to discuss what led to the choice of this very uncommon subject to decorate a church, trying to understand its modes of functioning and the functions it performed, both in the church and in its iconographic program, as well as in Venetian society itself at the time of its confection.
Bottos, Júnior Norival. "A OBRA DE ARTE EM “MORTE EM VENEZA”, DE THOMAS MANN: EMBRIAGUEZ, INFLUÊNCIA E INVERSÃO." Pontifícia Universidade Católica de Goiás, 2012. http://tede2.pucgoias.edu.br:8080/handle/tede/3805.
Full textMade available in DSpace on 2017-10-10T16:46:36Z (GMT). No. of bitstreams: 1 NORIVAL BOTTOS JÚNIOR.pdf: 878309 bytes, checksum: 189059bee321c390492588b58bf0ca4f (MD5) Previous issue date: 2012-02-08
This work has as main objective to discuss the importance of Thomas Mann`s intelectual reflexion about the concepts of art and how the this artist as a figure of deviation of the social and cultural context that he does not attempt to perform. For instance, we Will study how Thomas Mann appropriate to the nietzschian`s philosophy as a model os misreading tradition,to emphasize the main concepts of “drunkeness”, “sickness” and “Will to power”. We Will search yeat, how Thomas Mann promove his asthetic misreading and position himself in a originaly way in front of all tradition, promoting, as we believe, a existencial reflexion that concerns the problems of original creation and the influence of the intertextual object of art.
Este trabalho tem como objetivo principal discutir a importância da reflexão intelectual de Thomas Mann sobre os conceitos de arte moderna e de como esse artista, como desviante da tradição cultural e social do ocidente busca se posicionar esteticamente dentro de um contexto de mundo que não lhe é inerente. Para tanto, estudaremos como Thomas Mann se apropria da filosofia de Nietzsche como modelo de desleitura da tradição, destacando-se os conceitos de “embriaguez”, “doença” e “vontade de potência”. Buscaremos evidenciar também como Thomas Mann promove sua desleitura da estética tradicional e se posiciona de modo original perante a tradição, promovendo uma reflexão existencial em torno dos problemas de criação e da angústia da influência literária.
Marin, Chiara. "La presenza delle arti figurative e sceniche nella stampa periodica lombardo-veneta (1800-1848)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3426120.
Full textAbstract Il presente lavoro prende le mosse dalla collaborazione ad un progetto PRIN, chiuso due anni fa, volto ad indagare il rilievo assunto dal mezzo giornalistico nella diffusione della conoscenza artistica, anzitutto per quanto riguarda la produzione contemporanea e poi anche la storia dell’arte in generale. Nell’ambito di questi studi, il nostro lavoro si è proposto l’obiettivo di indagare in maniera più sistematica, di quanto fatto finora, il materiale primo-ottocentesco, il quale ci è parso particolarmente stimolante per la specificità dei periodici pubblicati in quegli anni, costituendo una sorta di fase embrionale della divulgazione artistica di massa: nel tardo affermarsi di una critica figurativa specifica, quasi assente nel panorama italiano della prima metà del XIX secolo, le riviste di letteratura o di intrattenimento, strenne, riviste militanti svolsero una fondamentale funzione supplente, con l’accentuazione di volta in volta degli aspetti dell’arte più fruibili per i diversi tipi di pubblico, cui esse si rivolgevano. Nella loro scarsa professionalità, queste testate garantiscono una pluralità di visuali, fondamentali per una considerazione unitaria del complesso universo culturale ottocentesco, aliena da preventive idiosincrasie monolitiche: esse non furono infatti semplici contenitori di idee e manifestazioni, che sarebbero potute figurare comunque altrove, bensì agirono quali precisi collettori di istanze, gusti e intenzioni didattiche in buona parte originali e generati appunto dal mezzo, sensibile agli umori del pubblico, ma guidato da esigenze di orientamento di tali umori secondo finalità diverse, previste dai vari compilatori. Osservatorio privilegiato per una valutazione dialettica del classico binomio di avanguardia e tradizione, tali periodici offrono dunque la possibilità di procedere allo studio del panorama artistico ottocentesco, da una molteplicità di prospettive, tali da intaccare uno sterile esclusivismo e sensibilizzare l’attenzione degli studiosi su aspetti altrimenti trascurati del moderno fare artistico, agevolando così i nostri tentativi di comprendere la modernità. La compresenza, in gran parte delle pubblicazioni esaminate, di argomenti legati alla letteratura, alle arti figurative ed a quelle sceniche e musicali, ci ha quindi posti di fronte alla necessità di considerare con una nuova prospettiva la controversa questione delle arti sorelle, pensata non più (o non semplicemente) nell’ottica del produrre artistico, bensì nei termini della ricezione e dell’interpretazione delle opere stesse: negli anni di passaggio da un sistema di produzione e consumo dell’opera d’arte interno a predeterminati circuiti informativi e culturali, entro i quali artefici e spettatori condividevano i medesimi valori e le stesse conoscenze basilari (peraltro reiterati attraverso un intenso scambio epistolare), ad un’inedita forma di relazione, delegittimante qualsivoglia predeterminazione del pubblico, cui il prodotto artistico si rivolgeva, la percezione della nuova, forse incolmabile distanza tra artista e consumatore incoraggiò lo studio comparato delle diverse tipologie espressive, stimolando un rinnovamento nella ricerca delle sollecitazioni reciproche, offerte dall’una all’altra forma artistica, ai fini del conseguimento di un sistema storico-critico più fruibile dal variegato pubblico moderno. Nel corso della nostra indagine è stato pertanto determinante raccogliere un quantitativo opportuno di documenti e testimonianze, atto ad evidenziare le modalità e le intenzioni, secondo cui nel corso dell’Ottocento si impostarono concretamente i rapporti fra arti sceniche e figurative, cercando di cogliere tutti i punti di volta della gestazione di quel pensiero, grazie all’interna dinamica di operazioni concettuali per loro natura estremamente sensibili alle attitudini, agli orientamenti od anche semplicemente al gusto del coevo milieu culturale: si è così chiarita l’importanza dei rapporti di mutuo soccorso, che le diverse forme critiche offrirono l’una all’altra nel momento in cui, entrando in crisi la tradizionale concezione mimetica, il consueto rapportarsi al reale, quale referente privilegiato della produzione artistica, sembrò incompiuto e carente dentro le forme tradizionali delle singole arti, oramai avviate ad una sintesi superiore. Abbiamo scelto di ordinare la documentazione attorno ad alcuni nuclei chiave della riflessione artistica ottocentesca, che, indagati in questa prospettiva unitaria di relazione tra le arti, ne ricevono nuova luce: innanzitutto il Classico, con la presenza più o meno costante e conduttrice del Bello Ideale, la Storia ed il Vero, temi, intorno a cui si mossero argomenti e discussioni, eventi artistici vecchi e nuovi. Nel renderne conto ed interagendo con essi, la pubblicistica ci offre la possibilità di mettere a fuoco aspetti trascurati circa le sollecitazioni reciproche tra le singole arti, coinvolte in un gioco di rimandi interpretativi, fondamentali per l’affinamento di un sistema critico, capace di riconoscere e rendere conto della qualità e della novità delle opere e delle tendenze, di cogliere insomma i punti caldi della produzione contemporanea e mettere in campo strumenti adatti ad evidenziare, in senso positivo o negativo, il loro peculiare significato. Se nel primo capitolo una dominante viene trovata nella scultura (paragrafo sulla fortuna di Canova) e parzialmente nel ballo pantomimo, la pittura di storia emerge nel secondo capitolo, dedicato agli anni Venti-Quaranta, quale nucleo propulsivo di intenzioni ed istanze civili e patriottiche, in stretto rapporto con il melodramma, che invade le scene con i nuovi contenuti emozionali: indagando il rapporto fra vero e verosimile, dove ancora il teatro fornisce un modello, ora acclamato ora fortemente paventato, per la qualità espressiva della pittura soprattutto, nel gioco conflittuale tra affetti (sentimenti invocati dal Purismo per svecchiare le convenzioni cristallizzate del passato) ed effetti (oltranze espressive, che forzano la misura delle possibilità comunicative delle immagini) sono ripercorse e contestualizzate le note relazioni fra Hayez ed il melodramma. Quindi, nel quarto capitolo vengono affrontate direttamente questioni critico-linguistiche, già presentatesi nelle precedenti campionature, mettendo a fuoco l’uso fatto dai commentatori dei diversi settori (figurativo, letterario, teatrale, musicale) delle relazioni fra i vari campi, cercando di collegarle con eventi che, in ciascuno di tali ambiti, avessero catturato l’attenzione del momento, fornendo elementi di novità, o di immediata percepibilità di emozioni, sentimenti, messaggi, promettenti ottimo materiale anche per gli altri: la verifica ivi compiuta delle commistioni attuate dai vari gazzettieri a diverso livello di pertinenza, ha permesso di controllare lo stimolo, che ne derivò per la creazione di uno strumento descrittivo e valutativo sempre più affilato, offrendo in ogni caso testimonianza del virtuale superamento in atto dei limiti chiusi in sé delle varie arti e del bisogno di allargarsi verso le tecniche e le possibilità delle altre, con effettive invasioni di campo, più o meno pertinenti, più o meno alla moda. All’esposizione descritta sono aggiunti una scheda relativa alle riviste consultate, con la menzione dei più importanti personaggi che vi scrissero, un cd-rom con i dati ricavati dagli spogli, un’antologia disposta per argomento dei pezzi più significativi.
Tavian, Lisa <1993>. "Il rapporto dialettico tra arte e impresa: il caso Oikos Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15284.
Full textMaritan, Martina <1992>. "Le relazioni possibili tra arte e impresa. Il caso di un distretto produttivo del Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13416.
Full textSandrin, Nicolo' <1988>. "Forme di governance dei teatri nell’area veneta al “tempo della crisi”." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2429.
Full textChia, Samantha <1993>. "Il padiglione della Repubblica di Corea alla Biennale di Venezia. Arte come Identità." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15126.
Full textDel, Monte Marco <1974>. "Il film sull'arte e la Mostra internazionale del cinema di Venezia." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/986.
Full textThis thesis addresses the debate on films on art which emerged from the post-war years to the end of the fifties, by reconstructing the history and the initiatives of international institutions created for its regulation, use and circulation. After identifying and contextualizing the role of UNESCO, the first part of the thesis follows the birth of the Fédération Internationale du Film sur l'Art in 1948, as well as the protagonists and congresses that established its policies and targets; it shall then proceed with the analysis of other institutions and of a several catalogues produced worldwide. The second part focuses on the context of internationals festivals, in particular on the Venice International Film Festival. We shall thereby address the production of films as well as the gradual definition of critical and methodological debate around this genre.
Cappellazzo, Gianluca <1992>. "Antonio Diedo e l'Accademia di Belle Arti di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12336.
Full textLocatelli, Sofia <1990>. "Le lapidi dell'Antico Cimitero Ebraico del Lido di Venezia. Storia, arte, poesia e paleografia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8770/1/Locatelli_Sofia_Tesi.pdf.
Full textThe Ancient Cemetery of the Lido in Venice was built in 1386, but it was regularly used only from 1516 onwards, when the Ghetto was established. Due to its favorable location, the cemetery was occasionally used for military purposes. Many tombstones were lost, destroyed or reused, others were moved to a more internal area of the lagoon, which in 1774 became the official cemetery known as “New Cemetery”. Venetian tombstones are artifacts rich in history, poetry and art. Their study allows us not only to rebuild the lives and the fortunes of the community members, but also to detect meaningful aspects of the culture of that time. A substantial number of epitaphs are written in verse, rhyme and rhythm, and tombstones show a refined and elaborate architecture engraved with peculiar heraldic symbols. This work is a catalogue of all the 1240 tombstones (fragments included) incorporated in the “Ancient” cemetery of the Lido. Each gravestone presents an analysis of the architectural style as well as the kind of stone used and an assessment of his condition, a description of the coat of arms if engraved on the stone, a paleographic analysis of the writing, a note about the poetic and grammatical features of the text and a historical commentary detailing any relevant information found in the community death records. Transcriptions and translations of the epitaphs from Hebrew to Italian have been also added for 410 tombs. This analysis is supplemented with a detailed study of the history of the cemetery and the Jewish community of Venice, as well as the poetry of epitaphs, the paleography and art. This last topic has been further explored through an architectural analysis of the tombstones and a study on the Hebrew heraldry in light of the emblems engraved on the stones of the Venetian cemetery
L'ancien cimetière du Lido de Venise a été construit en 1386. En raison de son emplacement favorable, juste en face de la lagune, le cimetière était parfois utilisé à des fins défensives et militaires. De nombreuses pierres tombales ont été perdues, détruites ou réutilisées, d'autres ont été déplacées vers une zone plus interne de la lagune, qui est devenue en 1774 le cimetière officiel connu sous le nom de «Nouveau cimetière». Les pierres tombales vénitiennes sont des artefacts riches en histoire, en poésie et en art. Leur étude nous permet non seulement de reconstruire la vie et les événements des membres de la communauté, mais également de détecter des aspects significatifs de la culture littéraire et artistique de l’époque. Cet ouvrage est un catalogue de toutes les 1240 pierres tombales incorporées dans le cimetière «Ancien» du Lido. Chaque fiche présente une analyse du style architectural des tombeaux ainsi que le type de pierre utilisé et son état de conservation, une description du blason gravé sur la pierre, une analyse paléographique de l'écriture, une note sur les caractéristiques poétiques et grammaticales du texte et un commentaire historique avec les information trouvées dans les registres de morts de la communauté. Les transcriptions et les traductions des épitaphes de l'hébreu à l'italien ont également été ajoutées pour 410 tombeaux. Cette analyse est complétée par une étude détaillée de l'histoire du cimetière et de sa communauté, ainsi que de la poésie des épitaphes, de la paléographie et de l'art. Ce dernier sujet a été approfondi par une analyse architecturale des pierres tombales et une étude inédite sur l'héraldique juive.
Ceccon, Enrica Annamaria <1985>. "I concorsi di architettura all'Accademia di Belle Arti di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1549.
Full textLestani, Laura <1987>. "I dipinti veneti nelle collezioni francesi del Settecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5036.
Full textMissagia, Andrea <1991>. "Oreficerie medievali a smalto traslucido in territorio veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14621.
Full textBaldassa, Elisa <1995>. "La danza contemporanea: il caso Operaestate Festival Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17356.
Full textPepa, Paola Natalia <1985>. "Arte argentina: dall'indipendenza al contemporaneo con suggestioni europee. Quattro artisti contemporanei nella Biennale di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5106.
Full textCosta, Gaia <1991>. "Una città da conservare: Angelo Alessandri tra arte e copia nella Venezia di Otto-Novecento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14203.
Full textCibin, Alberto. "I futuristi alle Esposizioni Biennali Internazionali d'Arte di Venezia (1926-1942)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3426760.
Full textLa ricerca indaga la storia del gruppo futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, alle Esposizioni Biennali Internazionali d’Arte di Venezia tra il 1926 e il 1942. Le partecipazioni dei futuristi in questo arco temporale fu costante e avvenne sempre in forma collettiva, tanto da contare in alcune edizioni anche più di trenta espositori. Le mostre veneziane nel corso degli anni Trenta assunsero un ruolo primario nella riforma del sistema espositivo fascista in relazione all’arte contemporanea. Tale sistema prevedeva, attraverso successivi gradi di selezione, l’accesso degli artisti dapprima a manifestazioni sindacali, provinciali e interprovinciali, poi alle Quadriennali nazionali di Roma e, infine, alle Biennali internazionali di Venezia, che avrebbero dovuto rappresentare al meglio l’arte italiana in vista del confronto con nazioni straniere. Le esposizioni veneziane sono state quindi un osservatorio privilegiato per indagare non solo le varie fasi dell’arte futurista e le reazioni della critica coeva, ma anche il complesso e talvolta conflittuale rapporto tra i seguaci di Marinetti e i vertici della Biennale, sotto l’egida forzatamente armonizzante dello Stato fascista.
Norris, Rebecca M. "Carpaccio's Hunting on the lagoon, and Two Venetian ladies a vignette of fifteenth-century Venetian life /." [Kent, Ohio] : Kent State University, 2007. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc%5Fnum=kent1185214455.
Full textTitle from PDF t.p. (viewed November 14, 2007). Advisor: Gustav Medicus. Keywords: Carpaccio; Vittore Carpaccio; Hunting on the Lagoon; Two Venetian Ladies; Social Studies, Venice; Renaissance, Venice; Material Culture, Venice; Gender Studies, Venice; Furniture, Venice; Domestic, Venice; Women's Fashion, Venice; Letter Rack; Venetian Soceity. Includes bibliographical references (p. 71-75).
PALAZZO, NADIA. "Il teatro ispano - veneto di Carlo Gozzi." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/849.
Full textPALAZZO, NADIA. "Il teatro ispano - veneto di Carlo Gozzi." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/849.
Full textNienaber, J. E. "Distopie in die grafiese roman : V for Vendetta as voorbeeld." Thesis, Stellenbosch : Stellenbosch University, 2008. http://hdl.handle.net/10019.1/21688.
Full textENGLISH ABSTRACT: This thesis examines the genre of dystopian fiction in the graphic novel, V for Vendetta in which a futuristic police state, run by a totalitarian regime is portrayed. Since V for Vendetta draws on a number of other dystopian texts, New Historicist theory is employed which begins its analysis of literary texts by attempting to look at other texts as well as the historical context in which it originated, to aid in the understanding of that text. Therefore, V for Vendetta with its thorough character development and multi-dimensional storyline that the larger format of the graphic novel allows, is studied alongside other highly regarded novels. The characteristics of the nightmarish anti-utopia is identified and analysed in V for Vendetta by looking at real examples of totalitarian regimes from history. The chapters are divided into what I identified as the main themes of the totalitarian dystopia. Chapter one explains the concept of the utopia in order to grasp the concept of dystopia, and more specifically, the Totalitarian dystopia. Chapter two looks at the social structure of V for Vendetta as well as the common Totalitarian dystopia. Chapter three discusses the issue of censorship which is a recurring theme in dystopian fiction. Chapter four examines the manner in which the totalitarian regime manipulates the populace of the dystopia through propaganda. Chapter five discusses the systems of surveillance and lack of privacy in the Totalitarian dystopia and a chapter on the protagonist in dystopia concludes this study.
AFRIKAANSE OPSOMMING: In hierdie studiestuk word die genre van distopiese fiksie in die grafiese roman, V for Vendetta behandel, wat ’n futuristiese polisiestaat teen die agtergrond van ’n totalitêre staatsbestel uitbeeld. Omdat V for Vendetta by soveel ander distopiese tekste leen, word dit vanuit die teoretiese oogpunt van New Historicism bestudeer, wat in die ontleding van ’n roman ander tekste asook die geskiedkundige konteks van daardie roman ondersoek, ten einde dit beter te begryp. Daarom word V for Vendetta, wat vanweë die grafiese roman se langer formaat wat ruimte skep vir deeglike karakterontwikkeling en ’n veelvlakkige storielyn, as volwaardige roman naas ander hoogaangeskrewe romans behandel. Aan die hand van ware voorbeelde van totalitêre regimes uit die geskiedenis word die eienskappe eie aan ’n nagmerriestaat in V for Vendetta geïdentifiseer en geanaliseer en dit is waardeur ek my laat lei het ten opsigte van die hoofstukindeling. In hoofstuk een word die begrip van utopie eers duidelik gemaak om die distopie, en meer spesifiek die Totalitêre distopie te verstaan. In hoofstuk twee word daar gekyk na die sosiale samestelling en magstruktuur binne V for Vendetta en die Totalitêre distopie in die algemeen. Hoofstuk drie bespreek die kwessie van sensuur - ’n gewilde tema in distopiese fiksie. In hoofstuk vier word ondersoek ingestel na die manier waarop die Totalitêre-distopie die burgery breinspoel deur propaganda. Hoofstuk vyf bespreek die verskynsel van bewaking en die skending van privaatheid in die totaliêre distopie en in die sesde hoofstuk word daar gefokus op die protagonis in die distopie.
Bourdua, Louise. "Aspects of Franciscan patronage of the arts in the Veneto during the later Middle Ages." Thesis, University of Warwick, 1991. http://wrap.warwick.ac.uk/35830/.
Full textPrelz, Galiani Francesca <1993>. "I disegni dei concorsi e dei premi d'industria dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17238.
Full textGentili, Mirco. "Modelli e Metodi per il Disegno di Aree di Tentata Vendita." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19587/.
Full textTonetti, Ana Carolina. "Interseções entre arte e arquitetura. O caso dos pavilhões." Universidade de São Paulo, 2013. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/16/16136/tde-04072013-115801/.
Full textThis dissertation is focused on the study of pavilions and their relationship with the three-dimensional production - understood as installation and sculpture. Therefore, the concept of \"expanded field\", elaborated by Rosalind Krauss in the 1979 essay to encompass the transformation of sculpture from the 60\'s, is articulated with the recent shift of this same concept into the realm of architecture by some authors, namely Antony Vidler. The research is not just an investigation on the contribution of the architectural space for sculpture or, on the other hand, from sculpture to architecture, but focuses especially the line that separates them, understood as a disposition of convergence by the two disciplines which dissolves the reciprocal bonds in a interstitial production, performed by artists, architects or even both together. The pavilion has always been understood as an experimental field for architects, especially during the twentieth century when it helped consolidate the assumptions of modern architecture. Today it has gained great visibility through several programs that offer specific conditions by commissioning and assuming a unique architecture design that sets up a production untied from the binomial form-function, resulting in a self referent building whose subject is the architecture itself. From the point of view of the arts, it represents an expansion of the installation configuring a spatial whole that also implicate the building and, when taken as meta architecture, also operates as a platform for critical confrontation. The opposition on theory about the ramifications of the expanded field, as well as a research on the essential characteristics to a malleable term, are faced with a critical analysis of selected cases in three institutions gathering rather distinct characteristics - the Venice Biennale, the Institute of Contemporary Art Inhotim and the Serpentine Gallery -, and allow conclusions on this contemporary production in a disciplinary threshold.
Filippin, Sara. "La riproduzione fotografica delle opere d'arte a Venezia tra la metà del sec. XIX e il 1920 ca. Materiali per una ricostruzione storica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423882.
Full textI primi studi sulla storia della fotografia a Venezia risalgono alla fine degli anni anni ’70 del Novecento quando fu per la prima volta ricostruito un panorama generale delle vicende fotografiche legate alla città e furono messe in evidenza le personalità di alcuni fotografi. Tali studi, condotti essenzialmente da Alberto Prandi, furono proseguiti negli anni ’80 e ’90 da Paolo Costantini e Italo Zannier che focalizzarono la loro attenzione soprattutto sulla fotografia vedutistica e d’architettura, analizzandola sia sotto l’aspetto storico che proponendo le prime approfondimenti critici. Quella linea tematica e interpretativa ha improntato di se gli studi successivi, mentre l’interesse verso altri campi di applicazione è stato molto scarso se non assente. Tra di essi, l’attività di riproduzione delle opere d’arte, che fu molto importante a Venezia, grazie alla fama di Venezia e degli artisti che nel tempo ne hanno illustrato il nome. Questo lavoro si pone come prima ricerca in questo settore. Esso riguarda soprattutto le opere pittoriche, e ne propone una prima ricostruzione evolutiva a partire dalla metà del secolo XIX e fino agli anni a ridosso della prima guerra mondiale. Esso si fonda essenzialmente sulla ricerca d’archivio presso alcuni organismi cittadini. L’archivio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia è stato il riferimento principale, in considerazione del ruolo svolto dall’Ente nella seconda metà dell’Ottocento, che lo portò a stretto contatto con l’attività fotografica. Altre ricerche sono state condotte presso la Fondazione Musei Civici Venezia, soprattutto in relazione al Museo Correr, oltre che presso l’Archivio di Stato di Venezia. Per alcuni casi specifici sono stati inoltre utili alcuni documenti presenti presso la Biblioteca Marciana di Venezia, la Procuratoria di San Marco, l’archivio della Basilica dei Frari, presso le Biblioteche Civiche di Padova e Treviso, presso l’Archivio della Galleria degli Uffizi, e infine presso le Istituzioni di Ricovero ed Educazione - IRE di Venezia, dove è conservato l’archivio di Tomaso Filippi, anch’egli attivamente impegnato nella riproduzione delle opere d’arte veneziane, sia nei musei che in occasione di mostre, che su commissione di vari studiosi. Per le ricerche iconografiche sono state fondamentali le raccolte veneziane presenti presso la Fondazione Musei Civici, presso l’archivio Filippi, l’Archivio Turio Böhm e infine il Fondo storico dell’Accademia di Belle Arti. Altre ricerche sono state condotte anche presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze, la Biblioteca Hertziana e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. La documentazione emersa è molto consistente e consente di identificare, sul piano cronologico, alcune principali fasi evolutive. Nel primo quindicennio circa della seconda metà dell’Ottocento le testimonianze furono per lo più occasionali e riconducibili a specifiche motivazioni o sollecitazioni ben individuate. Dopo l’unità d’Italia, soprattutto a partire dal 1867-1868, la situazione si fece più vivace e vide impegnati molto attivamente alcuni importanti fotografi veneziani tra i quali Giovanni Battista Brusa, Pietro Bertoja, Paolo Salviati, e soprattutto Carlo Naya. Una fase ancora diversa si verificò a partire dalla prima metà degli anni ’90, sia a motivo degli sviluppi tecnici in campo fotografico che portarono alla diffusione delle lastre ortocromatiche, sia per l’avvio a Venezia di vaste campagne di ripresa da parte dei due grandi studi fotografici dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson che si impegnarono attivamente sia nella documentazione dell’architettura e del paesaggio, sia anche delle opere d’arte presenti nei musei e nelle chiese della città. I documenti emersi presso l’Accademia di Belle Arti riguardano soprattutto il periodo fino alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento. A partire da quella data essi diventano molto scarsi, fino a scomparire del tutto, dal momento che alcune disposizioni di legge trasferirono la competenza sulla disciplina in campo fotografico al Ministero della Istruzione Pubblica. Per il periodo successivo, sono invece importanti i documenti presenti al Museo Correr che riguardano l’attività dello Studio Naya, dei Fratelli Alinari e di Domenico Anderson. La tesi è organizzata in modo aderente all’andamento della documentazione. Una prima parte è dedicata ai momenti di avvio della riproduzione fotografica delle opere d’arte veneziane. Un capitolo riguarda la fotografia del disegno allora ritenuto di Raffaello, Apollo e Marsia (1857), e fa luce su una vicenda nota da tempo (cfr. F. Haskell, Un martire dell’attribuzionismo), ma sulla quale permanevano parecchi punti oscuri. Un secondo capitolo riguarda la vicenda della riproduzione fotografica della Pala d’oro della Basilica di San Marco (1860). Pur allora non realizzata a causa delle notevoli difficoltà tecniche, essa è molto significativa perché rivela una rete di relazioni e di problematiche di grande interesse per la storia della fotografia. Segue poi un capitolo dedicato alla prima riproduzione fotografica del Breviario Grimani (1861-1862) che fu un’impresa laboriosa e molto impegnativa, e che come nei due casi precedenti, vede ancora protagonista Antonio Perini. La vicenda della riproduzione fotografica dei disegni dei grandi maestri allora conservati all’Accademia di Belle Arti (1864-1876), e realizzata in tempi diversi da alcuni fotografi, il primo dei quali fu Perini, costituisce uno snodo fondamentale tra la prima e la seconda fase storica che ho sopra indicato. Essa evidenzia, anche in ambito veneziano, l’importanza e l’interesse verso il disegno già attivi da tempo in altri paesi europei e ne descrive le probabili connessioni con il “Raphael Project” del principe consorte inglese Alberto. Il periodo delle campagne fotografiche su ampia scala viene introdotto da un capitolo dedicato alle normative - prima locali, e poi nazionali - sulla riproduzione fotografica delle opere d’arte. In esso viene descritto anche il ruolo dell’Accademia in relazione alla tutela dei beni artistici che coinvolse l’ente anche nel settore fotografico. Nel capitolo vengono anche messe in luce le problematiche legate all’attività dei molti pittori copisti che frequentemente lavoravano alle Gallerie dell’Accademia e nelle chiese veneziane, in rapporto all’attività dei fotografi, mostrando come l’attività dei primi presentasse molti più problemi che nel caso dei secondi. L’ultimo capitolo riguarda le campagne fotografiche condotte tra la fine d egli anni ’60 e l’inizio del XX secolo, e analizza i documenti nei loro punti principali. La tesi pubblica ca. 220 documenti suddivisi in due appendici: - l’Appendice A raccoglie quelli relativi ai capitoli 1-3 e 5; - nell’Appendice B sono invece raccolti i documenti analizzati nei capitoli 4 e 6; - l’Appendice C raccoglie tabelle ed elenchi che possono essere utili alla migliore comprensione del testo, e ne costituiscono in alcuni casi un’efficace sintesi. Tali appendici costituiscono parte integrante del testo che può quindi essere pienamente compreso solo nel costante riferimento con i documenti. Oltre a proporre una prima ricostruzione storica di questo genere fotografico a Venezia, questa tesi fornisce ulteriori elementi di conoscenza su alcuni fotografi veneziani, soprattutto su Antonio Perini e Carlo Naya, e confronta il lavoro di quest’ultimo con quello dei Fratelli Alinari e Domenico Anderson. Attraverso l’analisi di alcuni casi di studio, essa mette altresì in evidenza l’importante ruolo avuto dalla fotografia non solo per la diffusione della conoscenza delle opere d’arte, ma come strumento efficace capace di creare immagini autonome, che in molti casi diventarono indipendenti dagli originali, e che erano molto legate alla sfera intima e personale del pubblico, un aspetto che influenzò notevolmente l’attività dei fotografi.
Bianco, Angela <1979>. "Esperto in processi di valorizzazione, conservazione e gestione del patrimonio artistico culturale del "distretto" veneziano." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1239.
Full textThis work focuses mainly on three parts. The first chapter investigates the so called venetian “district” of contemporary art, in comparison with the most updated theories for the valorisation of the cultural heritage. The second chapter, defines the key point of the thesis and deals with the topic of the museum professions. The third part, subdivided in as many chapters, describes the projects carried out: Cultural Mediators, A.Mu.C – Multimedia Archive of Contemporary art, and Art Night Venice. Through the actionresearch method, some new professionals, intended to bridge between the different institutions, have been positively tested, aiming to a better fruition of the historical and artistic heritage. The outcome of the research has defined strategies and procedures suitable to enhance the cultural and professional expertises of highly trained subjects, who are not yet absorbable in the compartment of the venetian cultural “district” of contemporary art, but in prospect, configurable for a broader labour market.
Todero, Luiz Ney. "De Canudos a Veneza: o projeto terra do artista plástico Juraci Dórea." Programa de Pós- Graduação em Artes Visuais da UFBA, 2004. http://www.repositorio.ufba.br/ri/handle/ri/9850.
Full textSubmitted by Suelen Reis (suziy.ellen@gmail.com) on 2013-04-08T19:19:14Z No. of bitstreams: 8 luiztoderopt8.pdf: 492535 bytes, checksum: 6a4c283d6681019ba17d4ea9321a28ce (MD5) luiztoderopt7.pdf: 46815 bytes, checksum: 7cb09c240d891508db71b4a9a7c3406f (MD5) luiztoderopt6.pdf: 5073384 bytes, checksum: e0197eb7144fc9554786845f50597c02 (MD5) luiztoderopt5.pdf: 4167005 bytes, checksum: 3b1ed3ea33e697ba087f605587167236 (MD5) luiztoderopt4.pdf: 5440628 bytes, checksum: 75de0b6c7556adad5fd5d2b8412e9043 (MD5) luiztoderopt3.pdf: 2108515 bytes, checksum: 3c29af309f78b90fbd88cbd3a30b66e6 (MD5) luiztoderopt2.pdf: 2863611 bytes, checksum: b8f9a9e4d39ea2e7a61266f43b4ea78e (MD5) luiztoderopt1.pdf: 3530685 bytes, checksum: b5849fca9594af05cf123f156548011c (MD5)
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Destaca-se, de forma mais ampla, o Projeto Terra e, consequentemente, o seu criador – o artista plástico Juraci Dórea, no contexto da produção artística contemporânea. A proposta do Projeto Terra visa à criação de grandes esculturas de couro e madeira, de murais e de quadros da série Histórias do Sertão inspirados na iconografia do cordel, empregando material do próprio local. Inclui-se, ainda, à proposta, a utilização do Sertão baiano como espaço não apenas temático, mas de produção, exposição e consumo das criações artísticas. Estabelecemse os horizontes de expectativas que motivam a produção/movência e a experiência/fruição das artes visuais na contemporaneidade, mediante apresentação das principais questões e experimentos atualmente vivenciados nessa área do conhecimento humano, canalizando este estudo para uma breve leitura das artes na Bahia, nas décadas de 1960 e 1970. Apresenta-se Juraci Dórea no contexto das artes plásticas contemporâneas, focalizando os perfis do artista e sua produção anterior e simultânea à realização do Projeto Terra. Descreve-se este Projeto, destacando suas concepções, propostas e projeções, bem como, a predileção do artista pelo Sertão como tema e destinação de sua experiência, por ter levado seu nome para além das fronteiras do Nordeste brasileiro. A pesquisa desenvolvida em fontes primárias e secundárias,com a utilização do método analítico-sintético como básico, e dos métodos histórico e comparativo como complementares, confirmou a hipótese levantada: o Sertão, no Projeto Terra, deixa de ser um espaço simplesmente geográfico e passa a designar uma atitude, um método ou, ainda, um procedimento pelo qual a arte, simultaneamente, se modifica e modifica o ambiente.
Salvador
Viverit, Guido. "Problemi di attribuzione conflittuale nella musica strumentale veneta del Settecento." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423996.
Full textLa tesi affronta il fenomeno delle attribuzioni conflittuali, un problema che si verifica quando una composizione è attribuita a differenti autori nelle fonti in qui essa appare. Lo scopo della ricerca è stato quello di approfondire il fenomeno per comprenderne le cause, considerando come ambito di indagine la musica strumentale veneta del Settecento e ponendo particolare attenzione sia all’aspetto storico-musicologico che a quello concettuale. Per indagare più a fondo il fenomeno sono stati presi in esame tre casi di studio attentamente selezionati in quanto rappresentativi dell’ampia casistica che il repertorio presenta: il Concerto per oboe in Re minore attribuito ad Alessandro e Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi e Johann Sebastian Bach; la raccolta di Sonate a tre attribuite a Domenico Gallo e Giovanni Battista Pergolesi; la raccolta di Concerti a cinque op. 1 libro terzo attribuita a Giuseppe Tartini e a Gasparo Visconti. L’indagine riguardante i singoli casi di studio ha condotto all’individuazione di nuovi testimoni e di nuove informazioni relative ai soggetti coinvolti nelle attribuzioni. La ricostruzione dettagliata della storia attributiva e l’esame delle fonti ha reso possibile avanzare alcune ipotesi in merito all’origine delle varie attribuzioni considerate. Più in generale la tesi tenta di indagare in profondità tutti gli aspetti relativi al contesto in cui un’opera nacque e fu trasmessa; agli interessi economici che gravitarono attorno alla diffusione di un’opera; alle modalità di produzione delle fonti musicali; agli strumenti di cui il compositore disponeva per tutelare la propria opera e la propria condizione autoriale; in definitiva, si interroga sul concetto di autore e di proprietà intellettuale nell’ambito della musica strumentale medio-settecentesca.
Calogero, Giacomo Alberto <1982>. "Marco Zoppo e il Rinascimento tra l'Emilia e il Veneto." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6713/1/Calogero_Giacomo_Tesi.pdf.
Full textThis research deals with the crucial personality of Marco Zoppo, painter and multi-talented artist, who was born in Cento, Emilia, in about 1432. The study focuses primarily on his beginnings and early adulthood, which he spent mostly in important artistic centers such as Bologna, Padua and Venice.
Calogero, Giacomo Alberto <1982>. "Marco Zoppo e il Rinascimento tra l'Emilia e il Veneto." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6713/.
Full textThis research deals with the crucial personality of Marco Zoppo, painter and multi-talented artist, who was born in Cento, Emilia, in about 1432. The study focuses primarily on his beginnings and early adulthood, which he spent mostly in important artistic centers such as Bologna, Padua and Venice.
Segalla, Silvia. "Le radici del cibo. Donne venete e culture della cucina tipica in differenti aree della Regione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423975.
Full textUna grande enfasi accompagna attualmente ogni discorso sulla cucina tradizionale e locale, contraltare ideale alla proliferazione di culture e filosofie alimentari che accompagna la circolazione sempre più ampia e rapida di persone, beni e informazioni. Entro questo panorama vitale ma confuso, le identità gastronomiche locali identificate con la tradizione vera o presunta incarnata nella cucina delle nonne, nella convivialità schietta delle vecchie osterie, si prestano non solo a rappresentare abitudini e certezze alimentari, ma anche a evocare, spesso idealizzandoli, figure sociali e stili relazionali. A partire da queste premesse, il presente lavoro si propone di decostruire le auto-rappresentazioni di donne hanno lavorato come cuoche e cameriere nelle cucine e nelle sale di trattorie e osterie a conduzione familiare tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. La ricerca è stata condotta nelle sette province della Regione Veneto e si basa sulla raccolta di 39 interviste semi-strutturate effettuate in italiano o in veneto. Le narrazioni, contestualizzate entro un periodo storico di grande evoluzione sociale ed economica, sono sottoposte a un'analisi di carattere sociologico inserita in una prospettiva di genere e, in particolare, nel filone di studi che indaga la relazione tra genere e cibo. Nei locali a gestione familiare raccontati dalle interviste, l'assegnazione di compiti e responsabilità disegna il posizionamento di ciascuno entro lo spazio familiare e sociale. Raccontando la vita nel locale, e in particolare la preparazione e il servizio dei piatti, le narrazioni delineano l'interazione tra donne – diverse per età, status sociale e familiare – familiari e clienti – uomini adulti di diversa estrazione sociale – mettendo in luce le strategie di negoziazione dei confini tra vita familiare e vita lavorativa, produzione e riproduzione, endocucina ed esocucina (Lévi-Strauss 1967) e, con questi, quelli tra cura e accessibilità personale, costrutti fondamentale nella prospettiva di genere e, in particolare, nelle letture che individuano le donne come soggetti di studio (Bimbi 2014). L'analisi mette in luce la trasmissione infra-femminile delle conoscenze culinarie (Giard 1994), le dinamiche della sala, le strategie di conciliazione tra responsabilità familiari e impegni lavorativi, l’organizzazione del lavoro di cucina (DeVault 1991, Fine 1999), l’interazione tra il retroscena della cucina e la ribalta della sala (Goffman 1959), nonché l'esecuzione di alcune ricette tipiche (Greimas 1979). Decostruendo questi aspetti, il lavoro cerca di restituire la complessità delle rappresentazioni messe in scena, che costringono a problematizzare l'alternativa tra il cibo come dono (Caillé 1998; Godbout 1996, 2000; Mauss 1965), simbolo dell'amore ma anche delle costrizioni familiari (Charles, Kerr 1986, 1988; Counihan 2004, 2009; Devault 1991; Lupton 1996, 2000) e il cibo come merce, preparato e servito in base a logiche strettamente correlate all'interesse.
Brunello, Francesca <1991>. "La fotografia nelle attività delle Onlus. Il caso del Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10529.
Full textNaim, Margherita <1982>. "La fotografia di promozione turistica: Giuseppe Mazzotti e la costruzione di un’identità territoriale veneta (1935-1973)." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/8276.
Full textPontarolo, Chiara <1997>. "Virtù e Beatitudini nella cupola dell'Ascensione in San Marco a Venezia (XII secolo): arte, teologia e liturgia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21723.
Full textScansani, Marco. "Giovanni De Fondulis : un protagonista dell’arte della terracotta nel Quattrocento tra Lombardia e Veneto." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/85778.
Full textVedovetto, Chiara <1987>. "In hoc signo: croci scolpite. Indagine sulla diffusione in area veneta, nel contesto italiano e alto adriatico." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2522.
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