Academic literature on the topic 'Armonizzazione penale'

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Dissertations / Theses on the topic "Armonizzazione penale"

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ROSSI, Francesco. "Il contrasto al terrorismo internazionale nelle fonti penali multilivello. Convergenze normative e modelli circolari." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2487976.

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Abstract:
La rinnovata emergenza del terrorismo internazionale ha riacceso la percezione di allarme sociale nelle democrazie occidentali. L’inafferrabile fenomeno di portata transnazionale dei foreign fighters e dei lone wolves complica la prevenzione di attentati terroristici e costringe i legislatori a individuare risposte penali adeguate. L’evoluzione del terrorismo jihadista e i recenti attacchi violenti commessi in diverse zone d’Europa hanno dato il via a un processo di riforma delle normative penali antiterrorismo ai diversi livelli ordinamentali (internazionale, regionale e nazionale). Sempre in Europa, questo processo procede nella direzione di un’armonizzazione a due facce sempre più intensa tra le legislazioni di settore degli Stati membri dell’Unione europea: l’armonizzazione spontanea tra Stati europei e quella indotta con efficacia verticale top-down. Il diritto penale antiterrorismo è stato ampliato e irrigidito a scopi preventivi se non addirittura precauzionali, allo scopo di facilitare l’intervento anticipato delle autorità di law enforcement per neutralizzare il maggior numero possibile di aspiranti terroristi che abbiano commesso atti preparatori – o, sempre più spesso, pre-preparatori – di eventuali attentati. Tuttavia, la struttura del tutto atipica dei reati terroristici rispetto ai principi fondamentali della materia penale, l’interferenza con diverse sfere di libertà dell’individuo delle relative fattispecie e l’intreccio di queste ultime con normative processuali e amministrative derogatorie pone la legittimità delle suddette fattispecie in forte dubbio. Inoltre, al di là della sua attitudine a incapacitare a lungo singoli individui prima che essi passino all’azione, risulta altrettanto controversa l’idoneità del nuovo diritto penale antiterrorismo iper-radicalizzato a dispiegare effetti general-preventivi di massa e, soprattutto, a orientare la punizione alla risocializzazione del condannato. Sorge dunque la necessità di analizzare i profili essenziali dei nuovi testi penali in materia per individuare in quale direzione (moderatamente garantista, di lotta contro una tipologia d’autore o di guerra aperta a un nemico) procede l’armonizzazione europea del diritto penale volto al contrasto al terrorismo. Questa indagine comparata su scala europea mappa altresì la relazione biunivoca tra le fonti nazionali e sovranazionali di settore. Tale relazione finisce per innescare una circolarità di modelli normativi su scala continentale che cela una responsabilità politica condivisa tra Stati e organizzazioni sovranazionali per gli eccessi punitivi denunciati di frequente dalla dottrina, ma censurati assai più raramente dai giudici costituzionali.
The renewed emergence of international terrorism has brought a sense of social alarm in Western democracies. The elusive transnational phenomenon of foreign fighters and lone wolves complicates the prevention of terrorist attacks and forces legislators to identify adequate criminal law responses. The evolution of international terrorism and the recent violent attacks committed in different parts of Europe have given rise to a process of criminal law reforms to cope with terrorism at the different levels of the legal system (international, regional, and national). In Europe, this process is heading towards a more and more intense, two-facetted approximation between the counter-terrorism legislations of the Member States of the European Union: the spontaneous and horizontal harmonisation between those States, and the induced and top-down harmonisation. The anti-terrorist criminal law has been extended and stiffened for preventive if not precautionary purposes, with the aim of facilitating the anticipated intervention of the law enforcement authorities to neutralize the greatest possible number of aspiring terrorists who have committed preparatory acts (or pre-preparatory acts) of possible attacks. However, the completely atypical structure of the terrorist offences with respect to the fundamental principles of the criminal matter, the interference of the same crimes with different fundamental freedoms and the interweaving of substantive criminal law with procedural and administrative provisions, place the legitimacy of these offences in strong doubt. Moreover, beyond its skill to incapacitate individuals for a long time before they harm legal interests and goods, the suitability of the new hyper-radicalized anti-terrorist criminal law to deploy general-preventive mass effects and, especially, to resocialize terrorists is equally controversial. It is therefore necessary to analyse the essential profiles of the new anti-terrorism criminal law in this field in order to identify in which direction (the restricted protection of fundamental rights, the fight against the terrorist type of perpetrator, or the open war against an enemy) the European harmonisation of counter-terrorism criminal law is proceeding. This comparative survey on a European scale also maps the biunivocal relationship between the national and supranational legal sources. This law reforms end up triggering a circular relationship of normative models on a continental scale, which conceals a shared political responsibility between States and supranational organizations for the punitive excesses often denounced by scholars but censored much more rarely by constitutional judges.
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LOMBARDO, Emilia. "Diritti processuali e garanzie della persona nella cooperazione giudiziaria penale: tra mutuo riconoscimento e armonizzazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90927.

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Abstract:
La tesi di dottorato affronta le linee evolutive della cooperazione giudiziaria in materia penale onde cogliere un percorso che, dalla nascita del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie in materia penale, porta all’affermazione di un rapporto di cointeressenza tra il menzionato principio e il ravvicinamento delle discipline nazionali relative alle garanzie e ai diritti del soggetto coinvolto, quale imputato o indagato, nel procedimento penale. Nella menzionata tesi, infatti, si evidenzia l’emersione di una crescente attenzione delle istituzioni europee nei confronti dei diritti della persona nel processo penale; un’attenzione che, invero, affonda le sue radici nei limiti dei primi interventi normativi dell’Unione europea nel settore della cooperazione giudiziaria penale. In un primo momento, infatti, all’indomani del noto vertice di Tampere del 1999, l’azione delle istituzioni europee si dirige verso l’attuazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie: il citato principio, divenuto- proprio in occasione del menzionato Consiglio europeo- il fondamento della cooperazione giudiziaria penale, si basa sulla reciproca fiducia tra gli Stati membri nei rispettivi ordinamenti; l’esistenza di una reciproca fiducia tra i paesi europei avrebbe dovuto permettere la libera circolazione delle decisioni giudiziarie tra gli Stati membri dell’Unione. In realtà l’esperienza della prima, oltreché più nota, applicazione del principio del reciproco riconoscimento dimostra come la menzionata fiducia reciproca tra gli Stati membri non possa essere puramente e semplicemente proclamata, quasi come un dogma: la possibilità che gli ordinamenti nazionali considerino le decisioni giudiziarie degli altri Stati membri come equivalenti alle proprie impone un certo ravvicinamento delle legislazioni nazionali. La vicenda della “decisione quadro del Consiglio sul mandato d’arresto europeo e sulle procedure di consegna tra gli Stati membri” e del relativo recepimento sul piano interno, rappresenta un esempio emblematico di come la reciproca fiducia non possa essere presunta, ma debba essere costruita e di come l’assenza di un armonizzazione delle legislazioni nazionali possa, talvolta, tradursi in un ostacolo al funzionamento del reciproco riconoscimento. Nella tesi di dottorato vengono esaminate, pertanto, le forti resistenze manifestate dal nostro legislatore nei confronti della decisione quadro 2002/584/GAI. La legge 69/2005 e i suoi numerosi esempi di scollamento rispetto ai contenuti della decisione quadro lasciano trasparire chiaramente - nonostante i successivi interventi correttivi operati dalla giurisprudenza di legittimità- il timore, che mediante il riconoscimento delle decisioni giudiziarie le garanzie e i diritti dell’individuo, previsti dal sistema processuale interno, possano essere sacrificati. La vicenda del MAE mette in discussione il funzionamento del principio del reciproco riconoscimento e l’esistenza di una dogmatica fiducia reciproca tra gli Stati membri. Probabilmente, sono proprio le valutazioni a consuntivo di tale esperienza a determinare un mutamento di prospettiva nell’attività delle istituzioni europee. In un contesto istituzionale riformato dal trattato di Lisbona, vedono la luce il Programma di Stoccolma e la tabella di marcia per il rafforzamento dei diritti processuali di indagati o imputati in procedimenti penali. Tali documenti programmatici sono la chiara manifestazione di una nuova acquisita consapevolezza in capo alle istituzioni eurounitarie: viene chiaramente affermata la necessità di dar vita a un processo di armonizzazione delle legislazioni processuali nazionali, volto a rafforzare quella reciproca fiducia necessaria al funzionamento del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie; una reciproca fiducia che non può presumersi ma che deve essere costruita. Sulla base dei menzionati documenti vengono adottate le prime direttive in materia di diritti processuali. Le direttive, sul diritto all’interpretazione e alla traduzione e sul diritto all’informazione nei procedimenti penali, oggetto di indagine nella seconda parte della presente tesi di dottorato, contribuiscono a rafforzare, attraverso la predisposizione di norme minime comuni, la fiducia reciproca tra gli Stati membri. Ancorchè connessa al più volte citato rafforzamento del principio del reciproco riconoscimento, l’adozione delle direttive citate rivela anche una rinnovata attenzione dell’Unione nei confronti dei diritti processuali della persona. Le direttive contengono norme minime comuni in materia di diritti e garanzie processuali nel procedimento penale, alle quali deve conformarsi il legislatore nazionale. La seconda parte della tesi di dottorato affronta, pertanto, i contenuti delle due direttive sul diritto all’interpretazione e alla traduzione e sul diritto all’informazione nei procedimenti penali, nel tentativo di cogliere le possibili ripercussioni delle norme europee sulla disciplina interna.
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MAZZON, Mariela Eva. "HACIA UN PROYECTO DE DERECHO PENAL DEL MERCOSUR A PARTIR DE LA EXPERIENCIA DE ARMONIZACIÓN DEL DERECHO PENAL DE LA UNION EUROPEA." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2014. http://hdl.handle.net/11392/2389381.

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Abstract:
The harmonization of the law has been highlighted as one form of integration currently preferred by States not only to solve the problems of organized crime but also as a way to ensure the protection of human rights. The European Union has tried different ways to combat criminal problems arising from the integration process undertaken after World War II. Gradually, member States have accepted more penetrating obligations in their own elections of criminal and criminal procedural laws. With the Lisbon Treaty, the Union has reached an original supranational harmonization model in the field of criminal law. A model introduced during the European constitutional process consisting mainly of the recognition of different catalogs of fundamental rights and principles. But before coming to this model, the European Union has experienced several failures in attempts at harmonization of the laws and has had a sustained fight against the resistance of States to cede their criminal power. Indeed, the European Union needed to set up diverse flexibility mechanisms for those countries more resistant to cede part of their criminal power. Within the MERCOSUR regional scope, there are serious problems in fighting transnational crime and members share a common history of severe human rights violations. The harmonization of the laws seems to be the right path to strengthen regional integration and to resolve these problems. In MERCOSUR, criminal cooperation instruments already adopted are not enough and some disordered harmonization initiatives never managed to enter into force. Europe has always been a role model for South America given the historical cultural, social and legal ties. The study of the process of harmonization leads us to make valuable insights on how to take the path of criminal law harmonization in MERCOSUR and the “communitarisation” of the third pillar also helps us to identify the reforms to be made in the founding treaties in order to improve the effectiveness and legitimacy of the policy instruments of this process of integration. Given that the MERCOSUR now is part of the UNASUR, its experience of laws harmonization not only becomes crucial to fight new forms of criminality but also constitutes the first germ of what could be a process of criminal harmonization of all South America.
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Bianco, Floriana. "Il principio del mutuo riconoscimento in materia penale: contenuti, dinamiche, vincoli garantistici nella prospettiva di un diritto penale europeo." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1474.

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Abstract:
La tesi è incentrata sul principio del mutuo riconoscimento in materia penale, analizzato nella peculiare dimensione da questo assunta con riguardo alla definizione dello spazio penale europeo inteso quale spazio che vede la progressiva affermazione e il consolidamento di un diritto penale europeo, e che riflette, più in generale, un significativo salto di qualità realizzato - in particolare con le ultime riforme dei Trattati - dalla costruzione europea. L analisi delle origini e delle principali tappe evolutive della cooperazione giudiziaria europea consente di cogliere i momenti di snodo fondamentali a partire dai quali l azione dell ente sovrannazionale ha progressivamente realizzato un significativo mutamento di scala : da intervento funzionale e di agevolazione alla cooperazione tra Stati a vera e propria politica europea, come definita a Lisbona, passando attraverso la consacrazione operata dal Trattato di Amsterdam dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia quale obiettivo dell Unione. L evoluzione della cooperazione in materia penale trova il suo momento culminante nell affermazione del principio del mutuo riconoscimento, principio da tempo consolidato nell ordinamento comunitario ma pressoché rivoluzionario laddove trasposto alla sfera d azione della cooperazione giudiziaria. Sebbene il mutuo riconoscimento non sembra necessitare, ai fini del suo funzionamento, modifiche alle legislazioni penali nazionali, l analisi si propone di mettere in luce come, al contrario, il ravvicinamento delle normative penali nazionali sia una componente essenziale, al fine di instaurare e consolidare quella fiducia reciproca che, a sua volta, rappresenta un elemento imprescindibile di efficacia ed effettività del principio. Il reciproco riconoscimento e l armonizzazione delle legislazioni proposti in origine come meccanismi alternativi, separati e autonomi , sono al contrario due modelli che operano tra loro in stretta sinergia, e per tal via, raggiungono il fondamentale obiettivo costituito dalla realizzazione dell integrazione penale europea. Inquadrato il principio e la sua ratio essendi, l analisi prosegue con un indagine relativa alla mise en uvre del suddetto principio, dapprima a livello europeo attraverso l adozione di numerose decisioni-quadro poi a livello nazionale, con specifico riferimento agli ordinamenti giuridici italiano e francese. L attuazione del mutuo riconoscimento in materia penale, in uno spazio che insieme alla sicurezza, deve caratterizzarsi, altresì, per la garanzia della libertà e della giustizia, rivela un rapporto ambivalente tra il principio e i diritti fondamentali della persona. L indagine viene, quindi, concentrata dapprima sulle tensioni tra il mutuo riconoscimento e taluni principi fondamentali di matrice penalistica, primo fra tutti il principio di legalità in materia penale, come anche sulle frizioni tra tale principio e taluni diritti fondamentali di carattere procedurale. Attraverso l analisi degli ostacoli e delle tensioni rilevate nell attuazione degli strumenti di mutuo riconoscimento, si individua nell armonizzazione il percorso-chiave dell integrazione europea, quale veicolo di quel comune sentire valoriale che non può non essere alla base della costituenda identità europea, sia nelle scelte di penalizzazione che l Unione è ormai competente ad esprimere, sia nella dimensione garantistica della tutela dei diritti che deve trovare espressione in ogni manifestazione dell ordinamento sovrannazionale. Sotto altro profilo, il mutuo riconoscimento si è affermato quale significativo strumento di garanzia dei diritti fondamentali; emblematico, a tale riguardo, il riferimento al principio del ne bis in idem che, oltre ad essere una forma di riconoscimento delle decisioni giudiziarie costituisce, altresì, attuazione di un diritto fondamentale, espressamente sancito dall art. 50 della Carta dei diritti fondamentali dell Unione europea.
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ARANCI, MATTEO. "EFFETTIVITÀ DEL DIRITTO DELL¿UNIONE EUROPEA E POTERI SANZIONATORI: GLI OBBLIGHI DI CRIMINALIZZAZIONE COME STRUMENTO DI ENFORCEMENT DELLE POLITICHE SOVRANAZIONALI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/813683.

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Abstract:
The EU legal system can be considered a phénomène nouveau in the international setting. It has felt, since the time immediately following its foundation, the need to affirm its effectiveness and, over the years, the institutions – thanks to the decisive role played by the Court of Justice – have sought the tools able to ensure their policies the highest degree of enforcement. Among those tools, the affirmation of obligations to protect, at national level, the Community rights is of course included. The structural asymmetry that characterizes the European Union, endowed with regulatory powers but not equipped with its own administrative-judicial structure, requires Member States to de facto realize what EU law provides. Thus, each national system is called, considered the principle of sincere cooperation (Article 4, paragraph 3, TEU), to make their substantial and procedural means available for the implementation of the discipline emanating from the European Union, within the constraints of equivalence and effectiveness imposed by the Court of Justice. In order to make any legal system effective, it is necessary, in addition to its ability to protect citizens’ rights, that it can adopt preventive and repressive measures, so that it can avoid the risk of non-compliance with the rules deriving from it. Without the ability to impose sanctions, a legal system would be deprived of one of the essential tools to prove itself authentically effective. Within the broad genus labelled “sanctions” – which includes different types of measures – a prominent role has been attributed to criminal law, considered as a preventive and dissuasive tool. Since the Maastricht Treaty, the European Union has been given progressively more extensive powers in criminal matters, today enshrined by Article 83 TFEU. The second paragraph of this provision allows the institutions to adopt directives containing minimum rules concerning offences and sanctions when the approximation proves essential to ensure the effective implementation of a Union policy, already subject to harmonisation measures. This provision clearly shows the possibility to use criminalization as a tool to ensure better enforcement of the regulatory system adopted by supranational institutions. At present, only two directives have been adopted based on Article 83, paragraph 2, TFEU. The former, approved in 2014, concerns sanctions for market abuse; the latter, adopted in 2017, deals with the fight against fraud to the Union’s financial interests. These directives allow an initial analysis on the ability of criminal offences to ensure a deeper degree of effectiveness of the European legal system. The use of directives based on Article 83, paragraph 2, TFEU has been invoked in further areas: among these, the protection of the environment and competition. The objective, in this sense, consists in verifying the prospects for intervention by the European Union and investigating the effects that this could achieve.
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DE, LUCA CARLOTTA. "L'ORDINE EUROPEO D'INDAGINE PENALE: DISCIPLINA NORMATIVA E PRIME ESPERIENZE APPLICATIVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/919437.

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Abstract:
L’ordine europeo di indagine penale, introdotto dalla direttiva 2014/41/UE, è uno strumento di cooperazione giudiziaria nel settore delle prove divenuto imprescindibile a fronte della crescente dimensione transnazionale assunta dalla criminalità, quale conseguenza dell’evaporazione dei confini geografici nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea. La direttiva sovranazionale, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il d.lgs. n. 108 del 2017, ha dato vita a un istituto avente natura ibrida, animato dal principio del reciproco riconoscimento, che conserva, al contempo, alcuni tratti tipici della mutua assistenza giudiziaria tradizionale, nel tentativo di coniugare l’efficienza investigativa e la tutela delle garanzie fondamentali. Sullo sfondo di un contesto caratterizzato dall’assenza di armonizzazione tra le regole processuali e probatorie nazionali, il meccanismo di acquisizione della prova all’estero ruota attorno al principio di proporzionalità, che prende forma nel giudizio di bilanciamento, da condursi in concreto tenendo conto delle peculiarità del caso, tra le esigenze connesse all’accertamento del reato e il sacrificio imposto ai diritti delle persone a vario titolo coinvolte nelle procedure di emissione ed esecuzione dell’ordine. La presente tesi di dottorato intende fornire un’analisi a trecentosessanta gradi dell’ordine europeo d’indagine, prendendo le mosse dalla disciplina normativa, con l’obiettivo di mettere in luce le principali problematiche emerse nelle sue prime esperienze applicative e individuare soluzioni in grado di accorciare le distanze che separano teoria e prassi. A tal fine, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle prime pronunce giurisprudenziali rese sul tema dalla Corte di giustizia e dalla Corte di cassazione, che rivelano complessivamente la tendenza a prediligere le istanze di efficienza investigativa a scapito dei diritti della difesa, per poi esporre, in chiave critica, alcuni casi pratici selezionati presso le Procura della Repubblica di Milano e di Monza
The European criminal investigation order, introduced by Directive 2014/41/EU, is an instrument of judicial cooperation in the field of evidence, which has become necessary, given the growing transnational dimension of crime as a result of the sublimation of geographical boundaries in the European Union's Area of Freedom, Security and Justice. The supranational directive, implemented by Italian Legislative Decree no. 108 of 2017, has given rise to a construct of hybrid nature, inspired by the principle of mutual recognition, which maintains, at the same time, certain features typical of traditional mutual legal assistance, in an attempt to combine investigative efficiency and protection of fundamental guarantees. In an underlying backdrop still characterized by the absence of harmonization of national procedural and evidentiary rules, the mechanism for adducing evidence in a foreign country revolves around the principle of proportionality, which in turn takes shape in the context of a balancing judgement - to be conducted in the actual case and taking into consideration the specificities of such case - between the needs related to the detection of crime and the sacrifices imposed on the rights of the persons involved, for various reasons, in the procedures aimed at issuing and executing the relevant order. This doctoral thesis intends to provide a comprehensive analysis of the European Investigation Order, beginning with its legal framework, for the purposes of highlighting the main problems that have emerged in its early-stage enforcement and of identifying solutions capable of shorten the gap between theory and practice. To this end, a large space is firstly dedicated to the analysis of the early case-law rendered by the Court of Justice and by the Italian Court of Cassation on this theme, which reveals the overall tendency to prefer purposes of investigatory efficiency to the detriment of defense rights; secondly, this thesis critically evaluates some practical cases selected at the Public Prosecutor's Office of Milan and Monza.
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Books on the topic "Armonizzazione penale"

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De Pamphilis, Matteo. Rinegoziazione e default rule. Bononia University Press, 2020. http://dx.doi.org/10.30682/alph03.

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Abstract:
"Nella lunga vita di molti contratti, possono verificarsi eventi imprevisti che incrinano l’equilibrio, soprattutto economico, delle reciproche prestazioni. Il discorso intorno al diritto-dovere di rinegoziare gli accordi esposti a sopravvenienze è ormai un tema classico del diritto civile, che rispunta ciclicamente in occasione di eventi di rilevanza mondiale capaci di compromettere la tenuta di innumerevoli contratti in corso. La pandemia di COVID-19 è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo. Questa ricerca si propone di individuare il miglior approccio giuseconomico per affrontare il dilemma della rinegoziazione, in prospettiva strutturale, cercando di coniugare le soluzioni proposte dagli interpreti del diritto civile con i contributi di analisi economica del diritto, nella prospettiva della riforma del codice civile italiano e della progressiva armonizzazione del diritto privato europeo e internazionale. In questo percorso, l’individuazione di una regola di default stabile e duratura per un contesto mutevole e multiforme è forse la contraddizione in termini che più vale la pena affrontare. Matteo de Pamphilis, dopo la laurea in Giurisprudenza e il conseguimento del dottorato di ricerca in Diritto civile nell’Università di Bologna, collabora con la stessa Alma Mater come professore a contratto e tutor didattico in materie privatistiche. Negli ultimi anni è stato docente degli insegnamenti in lingua inglese Planning and public intervention in the lifestyle and health sector e Public and private action for the development of services nel corso di laurea magistrale in Wellness culture: sport, health and tourism. È socio aggregato dell’Associazione Civilisti Italiani e svolge la professione di avvocato nel Foro di Bologna, prevalentemente nel settore civile, commerciale e concorsuale."
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Book chapters on the topic "Armonizzazione penale"

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Sabella, Pietro Maria. "IL PERCORSO AD OSTACOLI DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE E ARMONIZZAZIONE EUROPEA IN MATERIA PENALE." In El mercado único en la Unión Europea. Balance y perspectivas jurídico-políticas, 1301–22. Dykinson, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv105bch6.95.

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