Journal articles on the topic 'Archivio di nuova scrittura'

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Marazzi, Massimiliano. "Scrittura e atti di scrittura: riflessioni su alcune novità editoriali." Kadmos 59, no. 1-2 (April 1, 2020): 25–42. http://dx.doi.org/10.1515/kadmos-2020-0002.

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Abstract:
Abstract La nuova pubblicazione in Italia del libro di S. Ferrara, La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture diverse (Milano 2019), rappresenta uno dei piu recenti tentativi di affrontare il complesso fenomeno della nascita e dello sviluppo di sistemi scrittori nella storia secondo schemi innovativi. Con questo contributo l’Autore intende, partendo da un’analisi critica dell’opera in oggetto, aprire un dibattito sui modi e le prospettive di approccio al fenomeno scrittorio, puntualizzando, allo stesso tempo, i risultati raggiunti nell’ambito di una serie di ambiti della ricerca sui sistemi scrittorî piú conosciuti.
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Zucchi, Valentina. "Il percorso esistenziale di Sibilla Aleramo: la scrittura verso una nuova identità, la libertà e l'amore." Cuadernos de Filología Italiana 29 (June 24, 2022): 357–68. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.75861.

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Abstract:
L’articolo propone una riflessione sul percorso esistenziale di Sibilla Aleramo attraverso la scrittura e verso una nuova identità, la libertà e l’amore universale. Quest’ultimo costituisce il nucleo tematico del romanzo epistolare Amo dunque sono. Partendo da alcuni riferimenti alla lotta femminista della scrittrice e alla sua drammatica vicenda autobiografica narrata in Una donna, si metterà l’accento sulla poetica al femminile del diario che esprime, sia per i contenuti sia per lo stile di scrittura, la sensibilità della ‘nuova’ donna ormai emancipata, rinnovata e ricostruita; con una nuova identità. Vedremo come questo diario arrivi ad essere l’espressione piú alta della fede nell’amore, vissuto dalla scrittrice come unico mezzo per arrivare al principio divino e alla comprensione dell’invisibile delle cose.
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Antonelli, Quinto. "Una società che si racconta." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 79–94. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7056.

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Abstract:
Per il suo radicamento locale, l’Archivio della scrittura popolare di Trento ha avuto una storia molto specifica. Ha assunto, dapprima, le funzioni di un «contro-archivio» (raccogliere e conservare le scritture delle classi sociali subalterne), rimanendo tuttavia anche il luogo della memoria della minoranza italiana all’epoca dell’impero asburgico. Ha accolto in seguito i piccoli archivi famigliari con le tante scritture legate alla casa (perlopiù contadina). E infine, con il deposito delle lettere delle ammiratrici e ammiratori della cantante Gigliola Cinquetti, è diventato un archivio d’importanza nazionale, superando, nella qualità delle scritture raccolte, anche la definizione così connotativa di «popolare».
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Di Patre, Patrizia. "L'impianto aristotelico della nuova etica machiavelliana." Ingenium. Revista Electrónica de Pensamiento Moderno y Metodología en Historia de las Ideas 18 (July 2, 2024): 15–26. http://dx.doi.org/10.5209/inge.91544.

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Abstract:
Un’attenta analisi del trattato machiavelliano Il Principe mostra l’utilizzazione di due metodi molto differenti: 1.- L’aggruppamento insiemistico, che darà origine all’algebra di Boole ed è tipica dei capitoli I-XIV e XX-XXVI (con esclusione della parte centrale). 2.- Una logica del ragionamento approssimato riservata ai capitoli XV, XIX, dove a un ordine ancora ragionevolmente “borghese” subentrano le dinamiche più rivoluzionarie. Tali principi, entrambi di derivazione aristotelica ma appartenenti a settori diversi della sua opera, avranno un’incidenza enorme sia sulla caratterizzazione della scienza politica machiavelliana, che ora emerge da una prospettiva totalmente differente, sia sui caratteri più emblematici della scrittura, come la famosa scelta dilemmatica.
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Patuano, Chiara. "The development of life skills: between archive and teaching." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 3 (December 31, 2022): 252–59. http://dx.doi.org/10.36253/form-13114.

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Abstract:
Being a teacher is a complex and articulated task. The pandemic and the consequent introduction of distance learning in schools, has increased the difficulties of the Italian educational system. Students have lost the opportunity to learn through an involving sensorial, emotional and cognitive experience, while teaching has become even more transmissive, and in other words, mis-educational, mis-instructional and ineffective. This contribution seeks to highlight the importance of an historical reflection as the tool for understanding our own personal identity. A particular focus is given to the Ligurian Archive of People’s Writing (Archivio Ligure della Scrittura Popolare - ALSP), which, in collaboration with the University Museum System (Sistema Museale dell’Ateneo - SMA) of Genoa, aims at bringing the archive closer to the schools by creating and implementing educational paths. Lo sviluppo delle competenze per la vita: tra archivio e didattica. Essere insegnante è un compito complesso e articolato: la pandemia, con la conseguente attivazione della didattica a distanza, ha acuito le difficoltà del sistema scolastico italiano sottraendo agli studenti la possibilità di imparare attraverso l’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale, rendendo l’insegnamento ancor più trasmissivo e quindi de-formante, dis-educante e de-istruttivo. Questo contributo cerca di mettere in evidenza l’importanza della riflessione storica come strumento di comprensione dell’identità personale. Particolare attenzione verrà data all’Archivio Ligure della Scrittura Popolare (ALSP), che, in collaborazione con il Sistema Museale dell’Ateneo (SMA) dell’Università degli Studi di Genova, si pone l’obiettivo di avvicinare l’archivio al mondo delle scuole attraverso la creazione e la sperimentazione di percorsi didattici.
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Banfi, Enrico, and Agnese Visconti. "L’Orto di Brera alla fine della dominazione asburgica e durante l’età napoleonica." Natural History Sciences 154, no. 2 (September 1, 2013): 173. http://dx.doi.org/10.4081/nhs.2013.173.

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Abstract:
Il saggio illustra, la storia dell’Orto di Brera e della sua funzione come strumento didattico per la cattedra di botanica del Ginnasio, dal 1802 Liceo, di Brera nel periodo compreso tra la fine della dominazione asburgica e l’intero periodo napoleonico. Esso si fonda su una documentazione per la massima parte inedita conservata nelle seguenti istituzioni: Biblioteca Braidense di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano, Archivio di Stato di Pavia, Accademia delle Scienze di Torino; Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca dell’Orto botanico dell’Università di Padova, Bibliothèque Centrale du Muséum d’Histoire Naturelle di Parigi.<br />La prima parte del lavoro è dedicata al periodo che va dall’entrata in attività dell’Orto (1777) alla conduzione di Ciro Pollini (1805-1807) e si incentra in particolare sul legame tra la scelta delle piante dell’Orto, per lo più officinali, e l’insegnamento ai medici e ai farmacisti.<br />Si passa quindi alla ricostruzione del lavoro svolto dal custode Filippo Armano che diede all’Orto una nuova fisionomia, introducendo piante ornamentali, esotiche e rare, e che redasse il primo Catalogo (1812) di cui si presenta una lista degli aggiornamenti nomenclaturali.<br />Viene infine illustrata la figura del direttore Paolo Sangiorgio che resse l’Orto per tutto il periodo napoleonico, opponendosi alla concezione di Armano e applicandosi con forte impegno alla didattica.
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Deo, Federica. "Disegnare la città staliniana. Opere e progetti della Masterskaja di Il'ja Golosov." TERRITORIO, no. 98 (March 2022): 7–17. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-098001.

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Abstract:
Nei primi anni '30 del Novecento l'architettura sovietica cambiò drasticamente. Il periodo che vide il passaggio dalla scena di avanguardia al Realismo Socialista è un interessante momento per comprendere la strategia politica sottesa alla costruzione della nuova capitale sovietica: la Mosca monumentale e imponente di Stalin. Attraverso l'analisi di documenti di archivio relativi ai progetti e alle opere dell'Atelier guidato da Il'ja Golosov al Mossovet e al dibattito architettonico del periodo considerato, questo scritto si propone di individuare le nuove strategie politiche per il controllo delle masse e la centralizzazione del potere attraverso la forma della città.
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Tripodi, Irene. "La “nuova antichità” di Luigi Dallapiccola. Analisi della Tartiniana Seconda MR58a." Ex Chordis, no. 1 (November 15, 2023): 43–63. http://dx.doi.org/10.54103/3034-8781/22483.

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Abstract:
Il saggio mira all’analisi della Tartiniana Seconda MR58a per violino e pianoforte di Luigi Dallapiccola. La composizione si inserisce nel panorama di riscoperta della musica strumentale italiana del passato e mutua i temi della Sonata VII B.a1 di Giuseppe Tartini che con Dallapiccola condivide la terra d’origine: l’Istria. Dallapiccola modifica i temi tartiniani unendo l’uso dell’antico contrappunto ai procedimenti seriali, creando una linea violinistica (che già nell’originale tartiniano presentava vari virtuosismi) e una pianistica (non semplice “accompagnamento” ma intrecciata alla prima). L’analisi prende spunto dai suggerimenti di ricerca di Sandro Perotti in merito al tema della ri-scrittura, per proseguire con l’analisi della forma, dei canoni, della sintassi armonica e degli elementi motivici, proponendo degli schemi che riassumono le costruzioni di natura matematica tipiche di Dallapiccola.
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Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Abstract:
Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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Merkù, Pavle. "Onomastica tergestina nel Trecento." Linguistica 31, no. 1 (December 1, 1991): 317–24. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.317-324.

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Abstract:
Dallo spoglio dei nomi personali attestati nei sette codici di entrate e uscite conservati presso l' Archivio Capitolare di S. Giusto in Trieste e che riguardano uno dei secoli piu ricchi di testimonianze storiche della città giuliana (1307-1406), risultano numerose forme cognominali e soprannominali espresse nel registro linguistico tergestino. La mancata pubblicazione del dizionario linguistico tergestino di Mario Doria rende impossibile un raffronto con il materiale lessicale tergestino fino a oggi noto, per cui si basa, a fini comparativi, esclusivamente sui due repertori lessicali tergestini dal Doria finora publicati (Elementi friulaneggianti ne/ dialetto triestino, in Italia linguistica nuova ed antica II, Galatina 1978, 329-405; Nuovi materiali per lo studio degli elementi lessicali friulaneggianti del dialetto triestino, in Archivio per l' Alto Adige LXVII, 1979 (Studi in memoria di Carlo Battisti editi dall'Istituto di Studi per l' Alto Adige), Firenze 1979, 65-100); sul Dizionario del dialetto muglisano di Diomiro Zudini e Pierpaolo Dorsi (Casamassima, Udine 1981) e sui due grandi vocabolari friulani: II nuovo Pirana di Giulio Andrea Pirona, Ercole Carletti e Giovanni Battista Corgnali (Udine 1935, rist. 1977) e il Vocabolario de/la linguafriu/ana di Giorgio Faggin (Del Bianco, Udine 1985).
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Berardi, Elisabetta. "La scrittura come gioco e prima cura del trauma." PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 124–33. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001008.

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Abstract:
L'autrice racconta un particolare utilizzo della scrittura e, nello specifico, del "giocare" con le parole come mezzo terapeutico o pre-terapeutico, utile per "raffreddare" e affrontare indirettamente aspetti traumatici e talvolta uscire, attraverso la narrazione, dall'identificazione con l'aggressore. La prima esperienza riportata è quella di un atelier proposto a un gruppo di ragazze come un gioco in cui, partendo da disegni, testi autobiografici o stralci di narrativa scelti, il materiale viene fatto girare, di mano in mano, così che dalle mani di ognuno si possa attingere alla propria mente e all'apporto che ne può dare in termini di nuova significazione. Tale modalità, pur permettendo alle diverse significazioni di unirsi e permettendo a ognuno di nutrirsene, permette al contempo a ognuno di proteggersi da un contatto esclusivo e troppo approfondito con materiali psichici molto incandescenti. Nelle altre due esperienze riportate, il rapporto è a due, terapeuta paziente, ma anche in questi casi si utilizza il giocare con le parole, con il loro transito da una mente all'altra per mezzo della concretezza di carta e mani. L'attenzione viene posta in particolare sulla dinamica che si crea nel momento in cui il materiale di qualcuno viene rimaneggiato da qualcun altro, che permette di farsi toccare dal materiale stesso, per poi restituirlo al mittente in una sorta di rêverie mediata dal testo.
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Belisario, Maria Laura. "Dar voce ai tessuti. Tagliare, scucire e ricucire le storie di cui siamo fatti." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (December 2023): 57–65. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2023oa16416.

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Abstract:
Il presente contributo pone l'accento sull'intreccio tra arte tessile e narrazione autobiografica come strumento per portare in luce e ri-definire le storie che l'individuo si trova "cucite addosso" a sua stessa insaputa sin dalla nascita (Mancino, 2021) e che rimandano ad un ambiente non solo fisico, ma anche familiare, sociale e culturale. Viene fatto, in particolare, riferimento ai lavori di Giovanna Del Grande, fiber artist e membro del Gruppo di Ricerca "Trame educative" dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. L'artista da tempo utilizza la metafora tessile in contesti pedagogico-formativi per promuovere e valorizzare la narrazione di sé in soggetti adulti, con un me-todo che consiste nel mettere le persone in condizione di dar voce e, al tempo stesso, nuova vita al proprio archivio tessile, ovvero alle stoffe e agli indumen-ti riposti nell'armadio e non più utilizzati. Dopo aver illustrato il modo in cui Del Grande invita, nel corso dei suoi work-shop, a ricavare da tali archivi tessili dei tessuti cui dare nuova forma e nuova vita attraverso ago, filo e parole, l'articolo pone l'accento sul progetto "Pelle 2", che tratta della realizzazione di una "tunica narrante", personalizzabile con immagini, decorazioni e parole che la rendano una vera e propria "autobiogra-fia tessile" e che la fiber artist ha in progetto di sperimentare prossimamente con le detenute impiegate nella sartoria del carcere di Pozzuoli.
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Pelillo-Hestermeyer, Giulia. "Tra il dire e il non dire." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 11. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12013.

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Abstract:
Lo studio muove dalla descrizione della zona d’ombra compresa tra il detto e il non detto, ossia dallo spazio occupato dall’implicito in un corpus di lettere della Missione Cattolica Italiana di Mannheim, nella Germania meridionale. In contrasto con lo stile ‘semplice’, che si propone di coinvolgere il destinatario, è l’analisi del significato implicito che rivela squarci di quotidianità, problemi della comunità, e la percezione dell’identità della Missione nel contesto socio-culturale tedesco. La descrizione delle strategie comunicative impiegate nelle lettere testimonia inoltre la diffusione, anche nella lingua della predicazione, di una nuova forma di semplicità linguistica che, superato il conflitto fra italiano e dialetto, fa dell’espressività il proprio mezzo stilistico privilegiato, senza distinzione tra oralità e scrittura.
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Ferrara, Silvia, and Diego Cristiani. "Il geroglifico cretese: nuovi metodi di lettura (con una nuova proposta di interpretazione del segno 044 i)." Kadmos 55, no. 1-2 (May 24, 2016): 17–36. http://dx.doi.org/10.1515/kadmos-2016-0002.

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Abstract:
Abstract In base a recenti analisi dei sigilli in pietra iscritti nel sistema di scrittura geroglifico cretese, ancora indecifrato, si puo proporre una nuova ipotesi di interpretazione della funzione di alcuni segni. Alcuni elementi che erano stati considerati come simboli decorativi sono stati re-interpretati, invece, come elementi semantici del repertorio geroglifico cretese. Nel valutare l’attendibilita di questa ipotesi a livello sistemico, proponiamo di attribuire ad alcuni segni del repertorio una funzione logografica, sottolineata dall’uso di filler decorativi che sembrano isolarne la posizione all’interno di una sequenza di sillabogrammi. Come esempio sotteso a questa metodologia, si e rivelata istruttiva una computazione statistica delle attestazioni del segno 044 i soprattutto per gli esempi integrati nelle sequenze ripetute fino ad oggi interpretate come ‘formule’. Alla luce di queste considerazioni, offriamo una nuova interpretazione dell’iconografia di questo segno. Dagli inizi degli studi sul geroglifico, il segno 044 i e stato associato alla rappresentazione di una ‘cazzuola’ (‘trowel’). Qui invece dimostriamo come sia piu plausibile e coerente associarlo alla raffigurazione del cosiddetto Petschaft, una forma funzionale e sofisticata di sigillo a una faccia, utilizzata in un periodo in cui il sistema amministrativo era basato sulla rendicontazione delle attivita attraverso l’uso di sigilli impressi su cretule d’argilla.
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Aloisio, Miriam. "Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba." Quaderni d'italianistica 36, no. 2 (July 27, 2016): 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Abstract:
Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Beard, Mary. "Writing and Ritual: A Study of Diversity and Expansion in the Arval Acta." Papers of the British School at Rome 53 (November 1985): 114–62. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011521.

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Abstract:
LA SCRITTURA E IL RITUALE: UNO STUDIO DELLE DIFFERENZE E DELL'ESPANSIONE NEGLI ACTA DEGLI ARVALII documenti iscritti (‘Acta’) della Confraternità degli Arvali a Roma sono tradizionalmente trattati come documenti rigidamente standardizzati. Questo studio offre una nuova analisi di questo materiale religioso e dimostra sia la differenza dei documenti scritti sia la loro (a volte strana) tendenza all'espansione nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. Queste due caratteristiche sono poi messe in relazione con la funzione dei documenti degli Arvali—che non sono, come in genere si pensa, una pratica fonte di riferimento per i preti, ma una convalida simbolica della loro attività rituale.
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Alberghina, Mario. "Se il cavaliere Gioeni avesse riletto Linneo e Dezallier d’Argenville." Bullettin of the Gioenia Academy of Natural Sciences of Catania 54, no. 384 (September 23, 2021): FP343—FP350. http://dx.doi.org/10.35352/gioenia.v54i384.95.

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Abstract:
Ultimamente si è accumulato un certo numero di articoli divulgativi e citazioni di letteratura che riferiscono il giudizio del matematico Charles Babbage sulla frode scientifica del cavaliere Giuseppe Gioeni nel 1783. Un articolo recente (2021) e un passo di una biografia celebrativa (1842) del personaggio hanno tentato di riabilitare un naturalista presunto fraudolento per la scoperta di una nuova specie di mollusco rinvenuto sul litorale di Catania, già nota come Scaphander lignarus o Bulla lignaria di Linneo. È presentata una rassegna di commenti demolitivi in proposito. Nelle vicissitudini culturali e nelle traversie della vita pubblica e privata di Gioeni può trovarsi l’origine di un errore scientifico mai riconosciuto dall’autore, così come appare nei documenti di archivio oggi noti. Inoltre sono riportati un altro non riconosciuto errore malacologico a carico del chimico Carmelo Maravigna e alcune approvazioni sulla tassonomia ottocentesca adottata dallo zoologo Andrea Aradas a riguardo di nuovi molluschi siciliani.
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Ghisu, Eliseo. "Una conversazione immaginaria con Edgar Morin." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 36 (December 2012): 61–68. http://dx.doi.org/10.3280/pr2012-036004.

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Abstract:
L'autore immagina una conversazione tra uno psicologo specializzando in psicoterapia della famiglia e il filosofo francese Edgar Morin. Lo studente ha appena letto il primo volume de "Il metodo" ed č desideroso di approfondire la conoscenza attraverso l'incontro con l'autore. La conversazione dunque si dipana attraverso le domande del giovane e gli insegnamenti dell'anziano pensatore, riprendendo i concetti epistemologici espressi nel libro. Morin confessa allo studente gli intenti che stanno alla base della scrittura del libro, chiarifica la propria posizione epistemologica e si pone come autentico "maître ŕ penser", aiutando il giovane specializzando verso una nuova visione della complessitŕ del reale.
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Giacchino, Giovanna. "Il corpo violato, il corpo liberato: autodistruzione e catarsi in La Muñeca menor di Rosario Ferré." e-Scripta Romanica 11 (November 8, 2023): 107–17. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.11.10.

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Abstract:
La teoria sull’auto-riconoscimento dell’universo femminile elaborata da Hélène Cixous nel saggio La Risa de la Medusa (1975) unitamente ai meccanismi di alienazione postcoloniale analizzati da Franz Fanon ne I Dannati della terra (1961) hanno, a mio avviso, ispirato Rosario Ferré nell’elaborazione delle strategie letterarie adottate nel racconto La Muñeca menor. L’intento di Ferré è quello di demistificare e rovesciare il sistema patriarcale vigente attraverso una scrittura autobiografica, sovversiva e iraconda. La ribellione che caratterizza le eroine femminili de La Muñeca menor si compie attraverso la catarsi e la consunzione dei loro corpi. La loro autodistruzione liberatoria apre la strada a una vera e propria decolonizzazione dell’anima. La scrittrice portoricana si prefigge di mettere in luce attraverso il racconto le ripercussioni emotive generate dai processi coloniali. Ferré teorizza inoltre una nuova cosmogonia in cui le donne portoricane, doppiamente vittime del sistema coloniale e patriarcale, possano rivestire un ruolo attivo e partecipativo.
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Perna, Valerio. "Cristianesimo etico e socialismo metafisico in Mario Pomilio." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 54, no. 1 (April 15, 2020): 428–38. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820910881.

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Abstract:
Mario Pomilio è scrittore dimenticato, e invece il valore del suo messaggio risulta tuttora attuale. Nelle sue opere, come critico e scrittore, si evidenzia un percorso che vuole essere coerenza vissuta prima che teorizzata. Ricerche, domande e inquietudini risultano sempre legate alla religiosità e agli ideali politici dell’autore. Per l’intellettuale socialista lacerato dall’ansietà del mondo contemporaneo, la ricostruzione del “mito” nell’animo degli uomini si configura come esigenza di verità etiche assolute; per il credente immerso totalmente nella storia, la verifica della presenza di un Dio assente, manifesta l’esistenza di un testimone trascendente. In un contesto del genere, ogni azione comporta responsabilità morali senza alcuna compromissione. La scelta politica di Pomilio diventa così utopia morale: l’idea di una società più giusta, che percorre in sottofondo la storia e ne è il lievito. Allo stesso modo il suo cristianesimo è inquieto e interrogante, tanto da prospettare il bisogno di una nuova Sacra Scrittura: il mito del Quinto Evangelio.
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Duyck, Mathijs. "Appunti in margine a Il castello di Udine: tra presunta prosa d’arte e la narratività della forma raccolta." Quaderni d'italianistica 34, no. 1 (July 22, 2013): 133–51. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i1.19876.

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Abstract:
L’articolo prende spunto dalla definizione di prosatore attribuita a Gadda dai primi recensori negli anni ’30 e recuperata di recente da una parte della critica gaddiana. Tale definizione fa riferimento alla categoria della prosa d’arte, la quale però, per quanto solesse fungere da contenitore indistinto per scritti prosastici non-narrativi, in realtà includeva anche testi caratterizzati da strutture narrative diverse da quelle tradizionali e che venivano definiti in altra sede come “nuova narrativa”. L’etichetta di prosatore risulta dunque essere generica e sembra prescindere da una effettiva comprensione della singolare narratività gaddiana, che merita di essere analizzata in quanto tale. Nel presente articolo, attraverso la rivalutazione di alcuni aspetti e interpretazioni della prosa d’arte degli anni ’30, si intende indagare la narratività della scrittura gaddiana al suo esordio, in particolare nella raccolta Il castello di Udine (Solaria, 1934), nella quale il passaggio dalla pubblicazione dei testi brevi su riviste all’integrazione dei testi nella raccolta comporta una notevole fortificazione delle strutture narrative non delle singole componenti testuali, ma della raccolta nel suo insieme, attraverso l’ordinamento dei testi in una sequenza e l’allestimento di un paratesto peculiare.
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Sapienza, Annamaria. "Oltre il testo. La sperimentazione teatrale napoletana negli anni Sessanta e Settanta." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (April 22, 2018): 631–47. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757476.

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Abstract:
Negli anni ’60 e ’70 un aspetto particolarmente incisivo del teatro a Napoli è costituito dalle esperienze di ricerca condotte da alcune formazioni che, con diverse modalità, lanciano un chiaro segnale di rinnovamento. In nome di un più libero legame con la tradizione e rifiutando come unico il modello eduardiano, i gruppi sperimentali di questi anni generano un’autentica spinta vitale che, per la presenza di un patrimonio artistico stratificatosi nei secoli, assume particolari connotazioni all’interno del generale clima di rinnovamento del teatro italiano. Il rapporto acentrico con il testo drammatico costituisce una delle caratteristiche principali di questo processo nel quale, attraverso l’integrazione di espressioni proprie delle varie arti, la scrittura scenica è spostata sulla sfera del visivo. Il sTeatro, Napoli, Recitazione, Avanguardia, Sperimentazioneaggio intende tracciare la parabola dellã avanguardia teatrale napoletana nei due decenni che precedono la nascita della nuova drammaturgia (Moscato, Ruccello, Santanelli), ovvero, identificare i protagonisti di una generazione di artisti che si nega alla visione folklorica della cultura partenopea volgendo l’attenzione ai testi teorici (ad esempio le prime traduzioni degli scritti di Brecht e Artaud), alla drammaturgia straniera (Genet, De Ghelderode, Lorca, Ionesco, Beckett) e ai padri del Nuovo Teatro (Living Theatre, Grotowski), preparando l’humus germinale di una più serena relazione con il passato che consente la produzione testuale degli anni a venire.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. "«In pubblico»: tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio»: sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Abstract:
Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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Mancuso Prizzitano, Maria Giulia. "«Sulla terra dell’irregolarità»: viaggio intorno ai “vent’anni” de La figlia prodiga." altrelettere, July 8, 2024. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-90.

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Abstract:
L’articolo intende esplorare la produzione di Alice Ceresa precedente agli anni Sessanta per porla in dialogo con La figlia prodiga, pubblicata nel 1967 e vincitrice del premio Viareggio Opera Prima nello stesso anno. Più volte l’autrice ci ha parlato di una lunga stesura per il suo testo d’esordio, che sarebbe l’esito di un lavoro di vent’anni e di tre riscritture. Attraverso un preliminare approccio di tipo cronologico, si cercherà di individuare le “tre versioni” e quindi di ricostruirne consistenza e datazione sfruttando le evidenze presenti nelle carte private e inedite del fondo di Ceresa in ASL (Archivio Svizzero di Letteratura di Berna). In particolare si illustrerà il processo redazionale di Il ratto delle Sabine, inedito a cui Ceresa lavorò almeno per una decina d’anni e che, nella prospettiva della presente ricerca, assume un ruolo fondamentale. Un’analisi critica tenterà poi di legare aspetti esperienziali e riflessioni personali dell’autrice nei riguardi della letteratura, tenendo necessariamente in considerazione anche il cambiamento – esistenziale, sociale, culturale – che, soprattutto nel secondo Novecento, scuote la tradizione e fa emergere nuove soggettività femminili. Questa sarà infatti la lente per cogliere ulteriori analogie e rimandi tematici nelle diverse redazioni del Ratto e ci porterà a La figlia prodiga. In questo modo, infine, si proveranno a chiarire anche i confini e i motivi dello sperimentalismo ceresiano, valutando lo sforzo che Ceresa compie, mentre si interroga sulla possibilità di una scrittura delle donne, nel tentativo di trovare una propria voce. -------------------------------------------------------------------------------------------------------- This article intends to explore Alice Ceresa’s production before the 1960s to place it in dialogue with La figlia prodiga, published in 1967 and winner of the Viareggio Opera Prima prize in the same year. The author has repeatedly spoken of a long draft for her debut text, which would be the outcome of twenty years of work and the third rewriting of the same work. Through a preliminary chronological approach, an attempt will be made to identify the “three versions” and thus to reconstruct their consistency and dating by exploiting the evidence present in the private and unpublished papers of Ceresa’s fund in ASL (Swiss Literary Archives in Bern). In particular, the editorial process of the Il ratto delle Sabine will be illustrated, an unpublished work on which Ceresa worked for at least a decade and which, in the perspective of the present research, assumes a fundamental role. Space will then be given to a more critical analysis that will attempt to link experiential aspects of Ceresa’s life and the author’s reflections on literature, necessarily also taking into consideration the change – existential, social, cultural – that, especially in the second half of the 20th century, shook tradition and made new female subjectivities emerge. This will be the lens through which to grasp further analogies and thematic cross-references in the different draftings of Il ratto delle Sabine and which will lead us to La figlia prodiga. In this way, finally, we will also try to clarify the boundaries and motives of Ceresian experimentalism, assessed from a perspective that cannot ignore, precisely, the effort that Ceresa makes as she questions the possibility of women’s writing in an attempt to find her own voice.
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Angrisano, Elisabetta. "Memoria, scrittura e diari: l’archivio di Sibilla Aleramo." Clionet 8, no. 2024 (March 27, 2024). http://dx.doi.org/10.30682/clionet2408h.

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Abstract:
Sibilla Aleramo fu scrittrice senza censure, scandalosa, pellegrina d’amore e simbolo di donna trasgressiva e ribelle. Nel 1906 pubblica il romanzo autobiografico Una donna che rappresenta un grido di rivolta sociale per tutte le donne, che come lei avevano subito maltrattamenti da uomini violenti. I documenti di archivio diventano così l’occasione per riscoprire una scrittrice che con il suo percorso di vita, le sue scelte, il suo impegno lavorativo ha saputo essere un esempio per il mondo femminile e che ha lottato fino alla fine per non cadere nell’oblio.
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Niglio, Olimpia. "La cartella Angiolo Mazzoni al Museo MART di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto in Italia." La Tadeo Dearte 3, no. 3 (December 15, 2017). http://dx.doi.org/10.21789/24223158.1306.

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Abstract:
La parola «archivio» deriva dal greco ἀρχεῖον e dal latino archīvum ed indica un insieme ordinato ed inventariato di documenti, sia essi pubblici che privati, che si riferiscono ad una collezione che può avere anche valore storico. Tuttavia la parola «archivio» non solo definisce la raccolta documentaria ma con lo stesso termine si indica il luogo in cui tali documenti sono custoditi. In realtà sin dall’antichità l’uomo ha avvertito la necessità di lasciare testimonianza del suo passaggio e lo ha fatto mediante azioni diversificate. Tra queste certamente la rappresentazione del linguaggio, prima con l’incisione e poi con la nascita della scrittura (già intorno al 3400 a. C. in Mesopotamia con i Sumeri), ha costituito uno strumento fondamentale affinché l’uomo potesse descrivere e pertanto trasmettere al futuro la propria storia. É stata questa una prima importante formazione di archiviazione delle informazioni.Ovviamente il concetto si è evoluto tanto che in Italia già dal 78 a.C. a Roma si trovava il Tabularium ossia il luogo in cui erano custodite le tavole delle leggi relative allo Stato Romano. Così il concetto di archivio sin dall’epoca romana e per tutto il periodo medievale ha rappresentato nient’altro che il «luogo nel quale gli atti pubblici sono custoditi affinché acquisiscano fede pubblica» , ossia un valore legale.
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Della Casa, Martina. "«Impossibile tracciare confini»: Franco Beltrametti e l’arte dell’(auto-)traduzione poetica. Ricerche in corso all’Archivio svizzero di letteratura." Versants. Revista suiza de literaturas románicas 2, no. 66 (November 8, 2019). http://dx.doi.org/10.22015/v.rslr/66.2.8.

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Abstract:
Questo studio è consacrato alla presentazione di una ricerca in corso all’Archivio svizzero di letteratura (ASL) di Berna su un aspetto specifico dell’opera eclettica di Franco Beltrametti (1937-1995), ossia la sua scrittura plurilingue, ambito nel quale rientra anche il suo lavoro di (auto-)traduzione. L’analisi dei suoi scritti (in gran parte inediti) sulla poesia e sulla traduzione e dell’auto-traduzione verso l’inglese della sua prima raccolta – Uno di quella gente condor / One of Those Condor People – permetterà di evidenziare la profonda coerenza del processo traduttivo beltramettiano rispetto a quello creativo ma anche all’ideale poetico da cui entrambi dipendono. Keywords: Beltrametti, plurilinguismo, (auto-)traduzione, poetica, Archivio svizzero di letteratura.
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Liotti, Caterina. "La Rete regionale archivi Udi Emilia-Romagna: nascita e consolidamento di una pratica politica." Clionet 06 (December 19, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/clionet2206af.

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Abstract:
L’articolo ricostruisce la precoce costituzione in Emilia-Romagna dei Gruppi archivio delle Udi locali, dopo la destrutturazione decretata dall’XI Congresso (1982) – riuniti prima in un Coordinamento regionale, poi in una Associazione – quale nucleo politico e operativo per la valorizzazione degli archivi e della propria storia attorno a cui si riallacciano legami singoli e collettivi. Trenta anni di attività che consolidano, anche attraverso la relazione continuativa con istituzioni e professioniste di generazioni diverse, una nuova pratica politica.
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Scarabelli, Laura. "L’immaginazione del passato nella recente narrativa cilena: la scrittura si fa memoria(le)." Altre Modernità, May 8, 2022, 101–13. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17810.

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Abstract:
Seguendo le orme del famoso saggio di Agamben, in questo lavoro intendo indagare il palinsesto testuale del romanzo La dimensión desconocida di Nona Fernández con i seguenti obiettivi:1) analizzare la voce e il ruolo del 'testimone' nell'economia narrativa, con enfasi sul gioco dialettico tra la presenza autoriale e la figurazione dell'aguzzino e sull'importanza dell'immaginazione nella pratica testimoniale; 2) riconoscendo la dimensione spaziale come nucleo fondamentale dell'architettura del romanzo, esplorare i legami tra le diverse 'scene' narrative e il Museo della Memoria, uno spazio metaforico che regola il suo tessuto; 3) riconoscendo la dimensione spaziale come nucleo fondamentale dell'architettura del romanzo, esplorare i legami tra le diverse "scene" narrative e il Museo della Memoria, metafora che organizza il testo. Sulla base di queste speculazioni, La dimensión desconocida può essere pensata come un "luogo della memoria", un archivio alternativo che, grazie all'immaginazione, ricompone i resti del passato.
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Scotti, Mariamargherita. "Giovanni Pirelli, intellettuale e militante anticolonialista." Altre Modernità, January 31, 2024, 63–76. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/22355.

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Abstract:
L’articolo analizza la traiettoria intellettuale e politica di Giovanni Pirelli (1918-1973) alla luce del suo impegno di intellettuale e militante anticolonialista. Dal soutien alla lotta di liberazione algerina alla fine degli anni Cinquanta – in una Milano fortemente coinvolta nella solidarietà al FLN – alla radicalizzazione terzomondista della seconda metà degli anni Sessanta, Pirelli ha infatti rappresentato un importante punto di riferimento per il composito ed eterogeneo arcipelago della cosiddetta “nuova sinistra”. Grazie alla disponibilità del suo prezioso archivio personale, negli ultimi anni la storiografia sull’anticolonialismo ha saputo infatti finalmente restituire l’impegno di Pirelli alla sua dimensione internazionale, ricostruendone il ruolo cruciale nella diffusione del pensiero di Frantz Fanon in Europa e la funzione catalizzatrice di (contro)informazione e sostegno ai movimenti di liberazione anticoloniale, africani e non solo.
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Floriani, Mariaelena. "Natalia Ginzburg. «Scrivere con il corpo» sul margine del «buco del Reale»." altrelettere, January 4, 2022. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-57.

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Abstract:
Quest’articolo si propone di illustrare il legame tra corpo e scrittura che caratterizza la parabola creativa di Natalia Ginzburg (1916-1991) attraverso alcuni strumenti ermeneutici della psicanalisi lacaniana. Nella prima parte dell’articolo - Linguaggio e Inconscio - si definisce la natura del soggetto lacaniano, scisso tra parola soggettiva e struttura linguistica, tra il sé e l’illusione del sé: due poli divisi da un’opacità connaturata all’esistenza, che il linguaggio e la scrittura non possono risolvere. La seconda parte - La frammentazione come strumento narrativo e psicanalitico – indaga i modi in cui Natalia Ginzburg ha assunto su di sé la responsabilità di questa scissione trasformandola in contenente e contenuto di tutta la sua narrativa: da un lato, la frattura si manifesta tramite lo strumento della frammentazione, nelle diverse voci sperimentate dalla Ginzburg fra il 1942 e il 1984; dall’altro, la crepa diventa strumento psicanalitico-esistenziale per l’indagine del rapporto problematico tra soggetto e mondo. Ogni (non) presa di parola da parte dell’autrice o dei suoi personaggi è sintomo di un vuoto personalissimo e sempre diverso a seconda delle storie raccontate. Tenteremo di ricondurre la molteplicità di questi soggetti scissi all’unità tramite alcune delle pathosformeln descritte da Lacan, investendole di nuova luce. Nella terza parte - Scrivere con il corpo - si riassumono le strategie elaborate dalla scrittrice per rispondere al suo enjeux biografico, ovvero riuscire a scrivere malgrado l’infelicità causata dal rapporto con il «buco del Reale». Ogni parola vergata dalla penna di Natalia Ginzburg è una presa d’atto dell’intangibilità della vita e un atto di amore verso «l’opacità dell’enunciazione che soggiace agli enunciati che ne derivano».
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Agovino, Teresa. "“Una sostanza instabile per definizione”: Primo Levi dall’esperienza del lavoro in fabbrica alla stesura dei racconti." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies, June 22, 2023. http://dx.doi.org/10.1177/00145858231180868.

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Abstract:
L’esperienza lavorativa di Levi, in qualità di chimico impiegato – non esclusivamente ma in maggior misura – presso la Siva, torna a più riprese nella sua scrittura, in particolar modo nei racconti brevi contenuti all’interno della raccolta Il sistema periodico. Nonostante la visione del lavoro in fabbrica certamente positiva e ottimistica, – come appare all’interno de La chiave a stella, testo ampiamente analizzato dalla critica – una lettura approfondita dei racconti sopra menzionati mostra anche una certa posizione critica di fondo, specie nel trattamento destinato ai lavoratori che si fa, a tratti, ancora metafora del trattamento disumano subìto in Lager. Questo saggio analizza, dunque, cinque tra i racconti contenuti nella raccolta ( Nichel, Cromo, Arsenico, Azoto e Vanadio) allo scopo di cercare di ottenere una panoramica, quanto più possibile completa, del problema trattato. Lungi, dunque, dallo sconfessare la visione ottimistica del lavoro in Levi, questo testo vuole accostare agli studi sul tema una nuova prospettiva di lettura che apra, come sempre in Levi, alla complessità.
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Palermo, Massimo. "TESTUALITÀ DIGITALE E MULTIMODALE: OSSERVAZIONI SULLA STRUTTURA DEI REEL." Italiano LinguaDue 14, no. 2 (January 17, 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19628.

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Abstract:
Il contributo è dedicato all’analisi della struttura testuale dei reel, video brevi realizzati dagli utenti e diffusi sulla piattaforma TikTok. La metodologia utilizzata cerca di far dialogare le categorie concettuali della linguistica del testo con gli studi sulla multimodalità sviluppatisi nell’ambito della socio-semiotica. Anche se i reel condividono alcune caratteristiche generali degli ipertesti, emergono delle specificità. Per esempio, i reel sono caratterizzati da una disposizione dei contenuti più simile a quella della pagina che al modello a scorrimento continuo degli ipertesti concepiti per gli schermi dei computer. Una disposizione dei contenuti sulla pagina altamente codificata garantisce che le diverse risorse semiotiche utilizzate acquistino significati aggiuntivi di tipo posizionale. Appare rilevante inoltre la ridefinizione delle gerarchie tra componente grafica, acustica e visuale. Gesti, espressioni, posture non si limitano a svolgere una funzione integrativa della comunicazione verbale ma si affiancano ad essa, imponendosi come livello di significazione primaria. La convivenza tra parola detta e parola scritta determina una nuova centralità della scrittura. Tuttavia la parola scritta non raggiunge quasi mai la dimensione frasale. Si tratta piuttosto di brandelli di testo, key-words perfettamente inserite nel modello della scrittura digitale concepita come database, come tali esonerate dai vincoli di coesione della testualità tradizionale. Digital and multimodal textuality: observations on reel structure The aim of this paper is to analyze the textual structure of reels, short videos disseminated on the TikTok platform. The methodology used attempts to bring into dialogue the conceptual categories of text linguistics with the studies on multimodality developed in the field of socio-semiotics. Although reels share the general characteristics of hypertexts, some specificities emerge. For example, reels are characterized by a content arrangement more similar to that of the page than to the continuous scrolling pattern of “traditional” hypertexts designed for computer screens. A highly coded arrangement of contents on the page ensures that the various semiotic resources used acquire additional positional meanings. Also relevant appears to be the redefinition of hierarchies between graphic, acoustic and visual components. Gestures, expressions, and postures do not merely perform an integrative function to verbal communication but stand alongside it, imposing themselves as the primary level of signification. The coexistence of spoken and written word determines a new centrality of writing. However, the written word almost never reaches the phrasal dimension. Rather, it consists of scraps of text, key-words that fit perfectly into the model of digital writing conceived as a database, and as such exempt from the cohesive constraints of traditional textuality.
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FABRE, Daniel. "Per lettera. La scrittura epistolare femminile tra archivio e tipografia (secoli XV-XVII), a cura di Gabriella Zarri, Roma, Viella Libreria Editrice, 1999, XXIX ­ 630 p." Clio, no. 11 (April 1, 2000). http://dx.doi.org/10.4000/clio.221.

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