Academic literature on the topic 'Archivio della Scuola romana'
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Journal articles on the topic "Archivio della Scuola romana"
Fiume, Giovanna. "Santo Oficio Imperial. Dinámicas Globales y El Caso Siciliano (2022)." Xihmai 19, no. 37 (June 30, 2024): 233–44. http://dx.doi.org/10.37646/xihmai.v19i37.622.
Full textČoralić, Lovorka. "Lasso alla Scuola mia dei Schiavoni … Trogirski iseljenici u Mlecima i hrvatska Bratovština sv. Jurja i Tripuna (15. – 18. stoljeće)." Croatica Christiana periodica 45, no. 88 (2021): 47–55. http://dx.doi.org/10.53745/ccp.45.88.3.
Full textCicerchia, Andrea. "El archivo del Santo Oficio a los ojos de la República romana del 1849." Revista de fontes 5, no. 9 (January 23, 2019): 70–97. http://dx.doi.org/10.34024/fontes.2018.v5.9141.
Full textCantatore, Lorenzo. "Una casa della scuola per Roma Capitale." Historia y Memoria de la Educación, no. 13 (December 14, 2020): 113. http://dx.doi.org/10.5944/hme.13.2021.27131.
Full textSaviani, Benjamim, and Luciano Migliaccio. "Mafai e Scipione: a Scuola Romana di Pittura no MAC-USP." ARS (São Paulo) 10, no. 19 (2012): 76–105. http://dx.doi.org/10.1590/s1678-53202012000100007.
Full textAntonio Reda, Mario. "Cognitivismum Nostrum: alcuni contributi della "scuola romana" allo sviluppo della terapia cognitiva." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 42 (July 2018): 35–40. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2018-042003.
Full textDel Puppo, Dario. "Lino Leonardi, ed., La tradizione della lirica nel medioevo romanzo: Problemi di filologia formale. Atti del Convengno internazionale (Firenze-Siena 12–14 novembre 2009). (Archivio Romanzo 21; Pubblicazaioni della Scuola di Dottorato Europea in Filologia Romanza 5.) Florence: Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2011. Pp. viii, 476. €62. ISBN: 9788884504470." Speculum 88, no. 3 (July 2013): 823–25. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713413002492.
Full textFedeles, Tamás. "Ungarische Weihekandidaten in Curia Romana im späten Mittelalter." Specimina Nova Pars Prima Sectio Medaevalis 10 (April 27, 2022): 121–36. http://dx.doi.org/10.15170/spmnnv.2019.10.06.
Full textBosch Carrera, Jordi. "Enrico Flaiani, Storia dell’Archivio della Rota romana, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 2016, 277 pp." Anuario de Historia de la Iglesia 27 (October 5, 2018): 504. http://dx.doi.org/10.15581/007.27.26513.
Full textCalamai, Silvia, and Francesca Biliotti. "Archivi orali, memoria, migrazione." Mnemosyne, no. 10 (October 15, 2018): 18. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i10.14103.
Full textDissertations / Theses on the topic "Archivio della Scuola romana"
BONACCORSO, GIUSEPPE. "Lo studio e la scuola di Carlo Fontana : la formazione romana dei suoi allievi stranieri." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1996. http://hdl.handle.net/11578/278385.
Full textGRISOLIA, FRANCESCO. "La collezione di disegni di Ignazio Enrico Hugford." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2011. http://hdl.handle.net/2108/202171.
Full textIgnazio Enrico Hugford (1703-1778) was a painter of English parentage who was trained in Florence under Anton Domenico Gabbiani. As art dealer and connoisseur, he was among the most important collectors of works of art in eighteenth-century Florence and had prolific and wideranging contacts throughout Europe. He was in close touch with Francesco Maria Niccolò Gabburri, and his correspondents also included Pierre Jean Mariette and Giovanni Gaetano Bottari. He was also active as an art historian. Hugford was the first collector in Florence to be interested and to promote works of art of the so called “primitives” and put together a vaste collection of paintings, sculptures and drawings of all schools and every century. Among the over three thousand sheets bequeathed to his heirs and acquired in 1779 for the Uffizi by its director Giuseppe Pelli Bencivenni, the most part was assigned to artists of the tuscan school, followed by all the artists strongly active in Rome, that can be identified as roman school. All the most important artists of both schools were represented in his drawings collection. The attentive descriptions of Pelli’s manuscript inventory, the characteristic mounts applied by Hugford and his inscriptions on some of the sheets have made it possible to identify almost all of these drawings, now in the Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Research has also revealed Hugford’s talent as connoisseur, his interest in certain artists, especially for those who can be related to a classical ideal of art. Although many of Hugford’s attributions are no longer acceptable, the identification of individual drawings has made it possible to reconstruct their collecting history, to confirm their authorship, and in some cases to suggest new attributions
Visentini, Sara. "Problemi di trasmissione e ricezione della letteratura greca nei 'papiri scolastici' di età ellenistica e romana." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10008.
Full textQuesto lavoro si concentra sull’analisi dei papiri di età ellenistica e romana nei quali ho individuato ‘libri di scuola’, che contengono passi di letteratura greca e che sono riconducibili all’istruzione superiore. I ritrovamenti papiracei e i più recenti contributi nei congressi di papirologia (Cassino nel 1996 e nel 2004, Salamanca nel 2008) dimostrano come nella comunità scientifica il tema dell’istruzione sia sempre vivo. Gli studi di Guglielmo Cavallo sulla readership, gli apporti di Lucio Del Corso sulle pratiche didattiche antiche e gli studi sulla scuola condotti da Raffaella Cribiore hanno avuto il merito di provocare nuovi spunti di riflessione su temi di grande interesse per la ricostruzione della cultura dei milieux di livello medio-alto nell’Egitto greco e romano. Come testimoniato dai papiri, l’aumento dell’alfabetizzazione e del commercio librario in epoca romana nelle aree urbane, ma non solo, provano che qualche forma di letteratura veniva diffusa a scuola e circolava anche al di fuori di essa. Lo studio del testi di scuola di livello superiore offre un contributo considerevole alla nostra conoscenza sul pubblico dei lettori e dei redattori di questi sussidi per lo studio. Il dossier dei ‘libri di scuola’ raccoglie i frammenti che contengono differenti tipologie di passi letterari più o meno brevi. La raccolta si compone di 158 papiri.
XXVI Ciclo
1972
Comar, Nicoletta. "Carlo Sbisà: catalogo generale dell'opera pittorica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3632.
Full textCarlo Sbisà è stato uno dei protagonisti della stagione del Novecento italiano non solo nel contesto triestino, dove ha esposto in mostre personali e collettive, ma anche nazionale, grazie alla sua partecipazione assidua alle Biennali veneziane e ad altre rassegne di carattere internazionale. Nasce a Trieste nel 1899. Negli anni giovanili frequenta le Scuole Reali di Trieste; in seguito si trasferisce a Firenze dove frequenta l’Accademia di Belle Arti (1919-1923) e si trattiene fino al 1928, avendo modo di conoscere e frequentare Felice Carena, Ubaldo Oppi, Achille Funi e altri artisti suoi coetanei coinvolti nella temperie di Novecento e Valori plastici. A Firenze l’artista rimane nove anni fino al 1928, anno della sua prima personale a Trieste, presso la Galleria Michelazzi con presentazione firmata da Italo Svevo. Seguono anni di intensa attività, soprattutto nell’ambito della pittura da cavalletto; molte e prestigiose le mostre collettive a cui partecipa in Italia e all’estero e le personali allestite presso gallerie d’arte di Trieste, Milano, Roma. Negli anni trenta inizia a lavorare ad affresco per la decorazione di palazzi sia pubblici che privati, riscuotendo anche in questo campo notevole successo e riconoscimenti. Nel secondo dopoguerra Sbisà oltre a continuare l’attività pittorica si dedicherà sempre più alla scultura, in particolare in ceramica, tecnica con la quale realizza sia opere autonome, sia cicli decorativi di arte sacra e per decorazioni navali. Dal 1946 al 1953 ricopre l’incarico di curatore del Civico Museo Revoltella e insegna nella Scuola Libera di Nudo annessa al museo. L’attività didattica continuerà nell’ambito della Scuola libera dell’acquaforte presso l’Università popolare di Trieste, che egli promuove e dirige a partire dal 1960 fino al 1964, anno della morte. Carlo Sbisà ha prodotto pittura da cavalletto, affreschi, decorazioni navali, ceramiche, disegni, grafica. Della ricca e variegata produzione dell’artista era stata catalogata sistematicamente solo quella ceramica, mentre sia le opere pittoriche che quelle grafiche sono state oggetto di mostre, ma limitatamente ad alcuni periodi, in particolare quello tangente al Novecento Italiano. La catalogazione dell'opera pittorica di Sbisà ha messo in luce alcuni aspetti della sua attività e personalità artistiche finora poco note e indagate: l'importanza della formazione fiorentina e il suo perdurare negli stilemi dell'artista; la cosciente adesione alla poetica del secondo Novecento italiano; il "senso del mestiere", l'idea che quello del pittore sia un lavoro professionalela, e la conseguente produzione "per generi"; l'attività espositiva in piena coincidenza con il sistema delle arti del tempo; l'idea che la partecipazione a esposizioni e concorsi sia parte integrante di un percorso di formazione oltre che di promozione; la scelta di passare dalla pittura alla ceramica e le motivazioni umane, storiche, pratiche che hanno portato a tale svolta, tecnica prima ancora che artistica; l'attività didattica.
XXII Ciclo
1964
Redaelli, Davide. "I veterani delle milizie urbane in Italia e nelle province di lingua latina. Indagine storico-epigrafica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/11103.
Full textLe coorti pretorie, le coorti urbane e gli equites singulares Augusti costituivano i corpi d'élite dell'esercito romano per via di un reclutamento selezionato e di un trattamento privilegiato rispetto alle altre unità. Lo studio si propone di indagare il fenomeno del veteranato di queste tre formazioni in un arco di tempo che va da Augusto all'ascesa di Diocleziano e in uno spazio che copre l'Italia, con l'esclusione di Roma e del suo suburbio fino al X miglio, e le province di lingua latina. L'indagine si basa sull'esame della documentazione epigrafica nella quale lo status di veterano di uno o più personaggi menzionati nel testo è sicuro e l'appartenenza ad uno dei tre corpi analizzati è certa o molto probabile. Il lavoro si divide in due parti: nella prima vi è un commento ad ogni singola testimonianza, nella seconda vengono svolte considerazioni di carattere generale sui veterani delle milizie urbane. Tali considerazioni scaturiscono da una visione complessiva della documentazione. Si vuole tentare in questo modo di rispondere a interrogativi riguardanti i rapporti sociali e l'integrazione di questi veterani nelle comunità scelte come residenza dopo il congedo, la loro partecipazione alla vita civica e le attività economiche cui si dedicavano. Una particolare attenzione è rivolta a riconoscere quanti veterani decidevano di rientrare in patria o di stabilirsi in località diverse da quelle natie e le motivazioni che guidavano tale scelta, la loro provenienza e la loro estrazione sociale.
Due to a preferential treatment and special recruitment among the military units, praetorian guard, urban cohorts and equites singulares Augusti were the élite troops of ancient roman army. This research aims to investigate the social and material life of the veterans of this élite troops, in a period of time included between Augustan age and Diocletian rise. It also considers a territory including Italy, except Rome and its suburbs until the tenth mile, and latin speaking provinces. This work is based on an epigraphic documentation in wich the veteran status of one or more subjects is proven and the belonging to one of the three élite corps is certain or probable. The research is divided into two parts. In the first part an analysis and a description is made for each documentary source. In the second part, general considerations are expressed about the veterans of urban militias. These considerations stem from an accurate documentation overview. The purpose is to answer questions regarding the integration and social relations between veterans and the community chosen to live with after the disbandment or, for example, the activities and the role of a veteran in civic and economical life. Specific attention is also paid to the territorial origin, social background and about the choice, made by a veteran, to return home or settle elsewhere after the service.
XXVII Ciclo
1986
Cigaina, Lorenzo. "La formazione dell’identità regionale di Creta (III sec. a.C. - IV sec. d.C.): il ruolo costitutivo della religione." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/9487.
Full textL’unificazione politica di Creta si realizzò nel III sec. a.C. con la fondazione della «Federazione dei Cretesi» (koinon ton Kretaieon). Questa istituzione coordinava l’azione delle numerose città-stato dell’isola nei rapporti con le grandi potenze del Mediterraneo, Roma inclusa. Per quanto riguarda la politica interna, tuttavia, le città-stato mantenevano ampli margini di autonomia. Questa ricerca indaga i fattori extra-politici di coesione (etnici, culturali, religiosi) che contribuirono all’unificazione di Creta. La religione rivestì un ruolo determinante nella formazione di un polo identitario in cui i Cretesi poterono riconoscersi. Le due divinità locali principali, Zeus Kretagenés («Zeus nato a Creta») e Artemide-Diktynna, furono venerate sul piano federale dall’ellenismo fino a tutta l’epoca imperiale. Gli aspetti religiosi mostrano dunque un rilevante grado di continuità attraverso le diverse epoche. Grazie alla loro adattabilità, infatti, essi poterono essere declinati nelle diverse circostanze storiche e politiche. La storia del koinon cretese si articola in quattro fasi, ciascuna delle quali corrisponde a un capitolo della tesi: ellenismo (III sec. – 67 a.C.), epoca tardo-repubblicana (67-31 a.C.), età imperiale (31 a.C. – 297 d.C.) e tardo-antica (IV – inizio V sec. d.C.). L’istituzione ellenistica è stata recentemente definita come una mera “alleanza” per sottolineare la priorità degli interessi politico-militari delle città-stato che ne erano membri. La ricerca ha potuto mettere in evidenza alcuni aspetti in precedenza poco considerati, che indicano un livello di coesione maggiore e più profondo – se non di fatto, almeno nelle intenzioni dei Cretesi: i tentativi di sviluppare una monetazione comune, l’elaborazione di un’unità etnica attraverso l’idea di una Creta unitaria, l’esistenza di uno stadio per gli agoni federali a Gortina, la convergenza degli interessi religiosi attorno alla figura di Zeus Kretagenés già in questa fase. In epoca tardo-repubblicana si compì l’unificazione politica dell’isola, ma ciò avvenne a prezzo dell’indipendenza, poiché l’isola fu sottomessa a Roma e ridotta a provincia (67 a.C.). Il koinon fu trasformato in un’assemblea provinciale assimilabile per molti versi ad altri istituti analoghi dell’Impero. Zeus Kretagenés restò la divinità principale dell’isola e venne raffigurato su un cistoforo d’argento emesso a nome del koinon. In età imperiale si completò il processo di unificazione e di accentramento già avviato: Gortina si affermò come sede di riunione e di zecca del koinon, oltre che come capitale provinciale. L’agorà della città divenne il luogo di rappresentanza dei Cretesi e dei membri dell’amministrazione romana. Il koinon, infatti, si profila in questa fase come un organo complementare dell’amministrazione imperiale, con funzioni di rappresentanza della popolazione provinciale. Nel teatro dell’acropoli di Gortina si svolgevano le assemblee federali; le festività religiose comuni erano celebrate nel tempio (dedicato forse a Zeus) con l’annesso stadio presso il Pretorio. La fase originaria di questo tempio può essere datata all’epoca augustea e riferita alle rievocazioni imperiali della vittoria di Azio (31 a.C.). Il koinon imperiale era presieduto da un sommo sacerdote (archiereus), i cui compiti principali erano l’organizzazione delle attività di culto federale, il finanziamento di costose evergesie e la rappresentanza dei Cretesi di fronte alle autorità romane. L’esame delle immagini scelte per la monetazione del koinon dimostra una pluralità di interessi religiosi che si estendono ben oltre il culto imperiale, affondando le loro radici nella tradizione locale. Accanto alla venerazione del Divo Augusto risaltano in primo piano il culto di Zeus Kretagenés e quello di Diktynna, i cui maggiori santuari erano rispettivamente situati nella Grotta sul monte Ida e nella Creta occidentale, presso Capo Spatha nelle vicinanze di Kydonia. Nel I-II secolo emerge come santuario sovraregionale anche l’Asklepieion di Lebena. La cassa federale era probabilmente custodita nel tesoro sacro del Diktynnaion di Capo Spatha. Il culto dinastico ellenistico ebbe importanza limitata a Creta e rimase circoscritto al piano civico di singole poleis (Itanos in particolare), ma fu importante nel creare le premesse per il successivo sviluppo del culto imperiale. Dopo la morte di Augusto nel 14 d.C., fu istituito un culto federale dell’Imperatore divinizzato. Al suo santuario era associato il diritto di asilo, che era stato in precedenza abolito da Roma per i santuari locali probabilmente a causa di abusi da parte dei Cretesi durante il periodo tardoellenistico. L’aspetto delle statue di culto del Divo Augusto e di Zeus Kretagenés può essere ricostruito sulla base delle immagini monetali. Queste due divinità somme presentano diversi punti di contatto nell’iconografia, in particolare nell’associazione col motivo delle sette stelle dell’Orsa Maggiore, da leggersi come riferimento all’apoteosi imperiale e, insieme, ai miti locali connessi con la nascita di Zeus a Creta. In questo caso si può constatare uno scambio di temi tra Roma e la provincia, con una collaborazione attiva della seconda all’elaborazione della propaganda imperiale. L’Imperatore divinizzato, inserendosi nel pantheon locale, si integrava nella vita religiosa dei Cretesi, promuovendo l’articolazione della provincia nella cornice dell’Impero. Nell’epoca tardo-antica si registra un declino dell’istituzione federale, la cui iniziativa politica viene notevolmente ridimensionata e subordinata all’amministrazione provinciale. Si rilevano comunque segnali di una continuità del culto di Zeus Kretagenés. La tradizione religiosa costituisce quindi l’asse portante dell’identità regionale cretese – poi evolutasi in identità «romano-cretese» – attraverso sette secoli densi di mutamenti storico-politici.
Die vorliegende Forschung untersucht die außerpolitischen Faktoren, die zu der politischen Vereinigung und der Bildung einer regionalen Identität Kretas beigetragen haben. Darauf wirkten von Anfang an religiöse Elemente der lokalen Tradition, die nicht nur städtisch, sondern auch regional verbindend für die ganze Insel aufgefasst wurden. Zwei Gottheiten spielten dabei eine wichtige Rolle: Zeus Kratagenes und Artemis/Diktynna. Bei der Bildung der regionalen Identität sind auch mythische, ethnische und verfassungsmäßige Elemente tätig. Die politische Struktur der kretischen Einheit bildete das s.g. koinon („Bund“) der Kreter, das tatsächlich eine lockere Institution war, jedoch nicht ein rein politisch-militärisches Bündnis wie neulich behauptet worden ist. Die außerpolitischen Faktoren, die sich im Rahmen der Kulte polarisieren, unterstützten nachweislich den Zusammenhalt des Bundes. Die Geschichte der kretischen Föderation gliedert sich chronologisch in vier Phasen, jeder von denen ein Kapitel der Dissertation gewidmet ist: die hellenistiche (3. Jh. – 67 v.Chr.), die spätrepublikanische (44-31 v.Chr.), die kaiserzeitliche (31 v.Chr. – 297 n.Chr.) und die spätrömische Zeit (4. – Anfang 5. Jh.). Mit der Übergangsphase von der hellenistischen in die römische Zeit hing eine markante Umformulierung der Ziele und Kompetenzen des Bundes, der nun seine politische Unabhängigkeit zugunst der Römer einbüßte. Nach wie vor diente die Institution grundsätzlich den Repräsentationszwecken der gesamten Insel gegenüber den Großmächten des Mittelmeerraumes, und zwar früher den hellenistischen Reichen und später Rom. Diesbezüglich sind in der Arbeit die literarischen, epigraphischen und archäologischen Quellen versammelt und kritisch dargelegt, um den organisatorischen Aufbau und die Zwecke der Einrichtung festzustellen. Daraus geht hervor, dass der Bund einen eigenen politischen Handlungsspielraum besaß, der während der Römerzeit in der Macht der Provinzialverwaltung seine Grenze hatte und sich gemäß den zeitgenössischen Bedingungen entwickelte. Trotz dieser Wandlungen zeigt der religiöse Rahmen der Institution von griechischer Zeit bis in die Kaiserzeit eine verwunderliche Beständigkeit. Es hat den Anschein, dass die Religion die grundlegende identitätsstiftende Aufgabe absolvierte, während den hellenistischen Versuch, eine ethnische Identität der Kreter zu gründen, die Römer wahrscheinlich hatten platzen lassen oder jedenfalls erheblich abgebaut. Das numismatische Material stellt eine wichtige Quelle dar, weil es uns über die wirtschaftliche Initiative sowie über die Selbstdarstellung und die religiösen Prioritäten des Bundes informiert. Das höchste Amt des koinon war dasjenige des Provinzialoberpriesters, der außer der Aufsicht über die Provinzialkulte anderen rein politischen Aufgaben nachkam und für die finanzielle Unterstützung des Bundes sorgte. Was das Finanzwesen angeht, verfügten die Kreter über einen Bundesschatz, den sie mit bestimmter Selbstständigkeit verwalten konnten. Daraus ergibt sich das Bild einer organischen komplementären Zusammenarbeit der Provinzialen neben der römischen Verwaltung. Durch den Kaiserkult wurde der römische Kaiser in die lokale Religion hineinbezogen und eng mit der Hauptgestalt des kretischen Pantheons, dem Zeus Kretagenes, verbunden. Auf Dauer bahnte sich ein Wechselspiel an, indem die auf Kreta entwickelten Elemente teilweise nach Rom zurückflossen. Das enge Nebeneinander römischer und einheimischer Instanzen spiegelte sich auch topographisch in der Hauptstadt Gortyn wider. Zusammenfassend, bot die Religion den Kretern eine aussichtsreiche Integrationsmöglichkeit im römischen Reich, ohne dass sie auf ihre historichen Wurzeln verzichten müssten. Das kretische Oberpriestertum konnte nämlich das Sprungbrett für eine politische Karriere in der römischen Verwaltung bilden. Die lokale mythologische bzw. religiöse Tradition brachte durch die Übernahme römischer Elementen und insbesondere des Kaiserkultes die Macht Roms in die unmittelbare Erfahrung der Kreter hinein. Die Identität der oberhalb der einzelnen Stadtstaate erreichten politischen Vereinigung stützte sich auf den konstituierenden und zusammenhaltenden Faktor der Religion.
XXV Ciclo
1979
Picro, Laura. "La représentation de Rome par les peintres italiens entre 1918 et 1965 : du retour à la belle peinture à la crise de la représentation." Paris 1, 2012. http://www.theses.fr/2012PA010618.
Full textFrétigny-Ryczek, Marie. "L'Ecole romaine de 1918 à nos jours : histoire d'une fortune critique." Thesis, Paris, Institut d'études politiques, 2013. http://www.theses.fr/2013IEPP0051/document.
Full textThis PhD thesis questions the label « Ecole romaine » (also known as Scuola romana) used to designate a group of painters and sculptors in Rome between 1918 and 1945. We aim to understand the reasons for the success of this expression until now. We use various methods in order to investigate the discourses of both art critics and scholars as well as more fictional texts, often written as testimonies. Furthermore, this work analyses the singular career of each artist and the reception of their works in order to consider the Ecole Romaine within a history of taste in Italy and abroad. Our study follows a chronological development. First, we analyse the reception of the School when active, between 1918 and 1945. Then, we examine the place of our artists in post-war Italy, in a context of great political divisions. Finally, we study how, in the early 1980s, various actors on the artistic scene tried to raise the value of the Ecole Romaine's works on the art market. What were the results of their attempt, and to what extent this renewal of interest had a lasting impact, especially in the museums field ? The questions of artistic modernity and of the relationship between the Ecole Romaine and the fascist regime are central in this research. These constitute new approaches to a theme which has remained relatively unknown outside of Italy
PERSICO, ALESSANDRO. "ADRIANO BERNAREGGI E IL RINNOVAMENTO DELLA CULTURA ECCLESIASTICA ITALIANA (1884 - 1932)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3159.
Full textThe research focuses the role played by Adriano Bernareggi, priest in Milan, then bishop of Bergamo since 1932, in the renewal movement of ecclesiastical studies during the first three decades of the twentieth century. Trained at the Gregorian and Lateran Universities, in a climate marked by modernism and vatican reaction, Bernareggi taught at the seminary of Milan, from 1909 to 1932, and at the Catholic University, from 1922 to 1926. In these sites, he strove to give a modern response - not modernist – to the spiritual anxiety of modern man, through a new religious language, able to enhance Church history and, especially, its liturgy. Particular attention has been paid to: the teaching, including the attempt to promote an update of the Ratio Studiorum of the Theological Faculty, following lines that anticipated Deus Scientiarum Dominus; the direction of the magazine “La Scuola Cattolica”, that he attempted to transform in a national periodic of sacred sciences, to regenerate religious studies through the application of an historical perspective and critical-philological research method; the participation in the liturgical and artistic movement in Milan, looking to french teachings and Maria Laach, especially to rediscovery the initiation value of rites; the prevostship at St. Vittore al Corpo, a laboratory of a new “liturgical practice”; the role in the debate on the Roman Question and Conciliation.
PERSICO, ALESSANDRO. "ADRIANO BERNAREGGI E IL RINNOVAMENTO DELLA CULTURA ECCLESIASTICA ITALIANA (1884 - 1932)." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3159.
Full textThe research focuses the role played by Adriano Bernareggi, priest in Milan, then bishop of Bergamo since 1932, in the renewal movement of ecclesiastical studies during the first three decades of the twentieth century. Trained at the Gregorian and Lateran Universities, in a climate marked by modernism and vatican reaction, Bernareggi taught at the seminary of Milan, from 1909 to 1932, and at the Catholic University, from 1922 to 1926. In these sites, he strove to give a modern response - not modernist – to the spiritual anxiety of modern man, through a new religious language, able to enhance Church history and, especially, its liturgy. Particular attention has been paid to: the teaching, including the attempt to promote an update of the Ratio Studiorum of the Theological Faculty, following lines that anticipated Deus Scientiarum Dominus; the direction of the magazine “La Scuola Cattolica”, that he attempted to transform in a national periodic of sacred sciences, to regenerate religious studies through the application of an historical perspective and critical-philological research method; the participation in the liturgical and artistic movement in Milan, looking to french teachings and Maria Laach, especially to rediscovery the initiation value of rites; the prevostship at St. Vittore al Corpo, a laboratory of a new “liturgical practice”; the role in the debate on the Roman Question and Conciliation.
Books on the topic "Archivio della Scuola romana"
1918-1982, Fiorentino Mario, Angeletti Paolo 1936-, Ciancarelli Luca, Petrini Sergio 1944-, and Università degli studi di Roma "La Sapienza." Dipartimento di architettura e analisi della città., eds. Esiste una Scuola romana? Roma: Università di Roma "La Sapienza," Dipartimento di architettura e analisi della città, 1985.
Find full textPalazzo del Vittoriano (Rome, Italy), ed. La Campagna Romana dai Bamboccianti alla Scuola Romana. Rome: De Luca Editori d'Arte, 2010.
Find full textRisaliti, Sergio, and Claudio Crescentini. La scuola scultorea romana del Quattrocento. Roma: Erreciemme, 2018.
Find full textScarpati, Anna Maria. Libero De Libero e la scuola romana. Roma: Kappa, 2000.
Find full textScarpati, Anna Maria. Libero De Libero e la scuola romana. Roma: Kappa, 2000.
Find full textMoroni, Giuseppe. Giuseppe Moroni: Tra Novecento italiano & Scuola Romana. Parma]: MUP, 2019.
Find full textScarpati, Anna Maria. Libero De Libero e la Scuola romana. Roma: Kappa, 2000.
Find full text1939-, Fagiolo Dell'Arco Maurizio, Rivosecchi Valerio, Braun Emily 1957-, and Palazzo reale di Milano, eds. Scuola romana: Artisti tra le due guerre. Milano: Mazzotta, 1988.
Find full textDuranti, Giovanni, and B. Todaro. Scuola romana di architettura: Tracce 1919-1980. Roma: Kappa, 2006.
Find full textBassotti, Giancarlo. La scuola di San Lorenzo: Una factory romana. Cinisello Balsamo, Milano: Silvana editoriale, 2018.
Find full textBook chapters on the topic "Archivio della Scuola romana"
Baroncelli, Orsetta. "Operare come archivista in un archivio della nobiltà romana nel Seicento." In Spectacles et performances artistiques à Rome (1644-1740), 69–84. Publications de l’École française de Rome, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.efr.16712.
Full textEmanuela Chiavoni. "Transizioni espressive nell’archivio dei disegni di architettura della scuola romana." In Transizioni / Transitions. FrancoAngeli srl, 2023. http://dx.doi.org/10.3280/oa-1016-c293.
Full textLanzillotta, Eugenio, and Virgilio Costa. "La Riscoperta di Tucidide presso la scuola romana tra ottocento e novecento." In Ombres de Thucydide, 551–70. Ausonius Éditions, 2010. http://dx.doi.org/10.4000/books.ausonius.2552.
Full textConference papers on the topic "Archivio della Scuola romana"
Salamone, Giancarlo. "Towards the contemporary city. Reading method of post-unification restructuring of Trastevere in Rome." In 24th ISUF 2017 - City and Territory in the Globalization Age. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/isuf2017.2017.6046.
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