Dissertations / Theses on the topic 'Architetture industriali'

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1

MEDORI, Silvia. "Aree industriali dismesse: quale tema di Architettura? Conservare, Ri-fare, Ri-formare: riprogettare la dismissione industriale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Camerino, 2011. http://hdl.handle.net/11581/401847.

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2

Tentarelli, Edoardo. "Architetture serverless per algoritmi massicciamente paralleli in ambito Industria 4.0." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20286/.

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Abstract:
L’edge computing permette di distribuire l’elaborazione di servizi direttamente sulle macchine di produzione, evitando di inviare la richiesta verso data center esterni all’organizzazione, con vantaggi evidenti in termini di latenza e sicurezza. Questo modello di esecuzione, molto diffuso in industria manufatturiera, sta portando ad una migrazione dei servizi verso ambienti edge, ma la quantità limitata di risorse rende difficile il deployment di servizi computazionalmente onerosi verso questo modello. Ultimamente, sono state rilasciate sul mercato piattaforme che garantiscono la completa gestione dell’ambiente di esecuzione, sollevando lo sviluppatore da qualsiasi pratica operazionale. Ogni allocazione di risorse è ottimizzata, trasparentemente, dalla piattaforma, garantendo elevati gradi di disponibilità e tolleranza dei servizi. Questo modello di esecuzione viene definito serverless, e molte organizzazioni stanno migrando i propri servizi verso queste soluzioni. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare le prestazioni del serverless nell’elaborazione di funzioni di image processing in ambienti edge. In particolare, lo studio è stato effettuato su algoritmi massicciamente paralleli, per cui è stato possibile parallelizzare il carico in task indipendenti. Le sperimentazioni hanno confrontato una soluzione serverless, in cui parti di immagini sono state ruotate in parallelo, ed una soluzione sequenziale, in cui la rotazione è stata effettuata sull’intera immagine. I risultati ottenuti mostrano evidenti benefici verso la soluzione serverless, in quanto offre parametri di scalabilità maggiori. Inoltre, i consumi di risorse sono decisamente più limitati, garantendo una soluzione più idonea ad ambienti edge e adatta al caso d’uso applicativo preso in esame. Per queste considerazioni, è consigliata la migrazione di servizi CPU intensive verso architetture serverless, per poter beneficiare dei risparmi e dei vantaggi offerti da questo tipo di soluzioni.
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3

Bonetto, Alessandro <1987&gt. "Sintesi di nuove molecole chirali per lo sviluppo di architetture supramolecolari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2536.

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4

Quadretti, Debora. "Nuovi polimeri tiofenici per celle fotovoltaiche con architettura BHJ." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16662/.

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Abstract:
Recently, as the fossil fuels strongly decreased, several studies have been conducted in order to exploit solar power as an alternative source of energy. To make this possible with sustainable costs, the attention has been focused on the development of organic photovoltaic solar cells (OPVs) based on polymeric photoactive layer. The aim of this work is to describe the synthesis and characterization of new copolymers, poly[3-(6-fullerenylhexyl)thiophene-co-3-(6-bromohexyl)thiophene], starting from soluble regioregular (PT6BrR) and regiorandom (PT6Br) homopolymeric precursors. These materials are new intrinsically conductive copolymers made of thiophenic units bearing a fullerene and a bromine atom at the end of a hexylic side chain. The obtained homopolymers and copolymers have been widely characterized with different techniques, such as 1H-NMR, FT-IR and UV-Vis spectroscopy, thermal analysis (DSC and TGA) and gel permeation chromatography (GPC). All the synthesized materials were tested as active media in organic solar devices of BHJ type, blended with PC61BM (1:1 w/w) as the acceptor material and as double-cable materials.
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5

MANDRACCIO, LUIGI. "Big Science. Architettura e strutture speciali per la ricerca scientifica." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1058492.

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Abstract:
Le nuove scoperte scientifiche sono connesse sempre più spesso a dispositivi fuori dal comune e a programmi di ricerca impostati sul principio della cooperazione internazionale. Gli investimenti in Research & Development sono in crescita in tutto il mondo – secondo l’Unesco Science Report 2021 – e riguardano in misura sempre maggiore queste due direttrici: gli sforzi delle singole nazioni rientrano in un quadro di iniziative sempre più ampio, quale soluzione per sostenerne i costi altrimenti proibitivi – non solo economici, ma anche rispetto all’impegno delle comunità scientifiche dei ricercatori. In questo contesto, le strutture dedicate alla ricerca scientifica – impianti e attrezzature per lo più speciali e del tutto fuori dal comune – stanno diventando sempre più rilevanti. Man mano che consolidano la propria centralità in ambito scientifico, si fanno strada anche nell’immaginario collettivo dell’opinione pubblica, animando un dibattito che riguarda sia gli ingenti investimenti necessari che la strategia per gestirli, oltre a stupire con gli straordinari risultati che sono in grado di raggiungere. La tesi ha per oggetto di studio le strutture speciali per la ricerca scientifica, la Big Science. Si tratta di casi che al di fuori della comunità scientifica restano poco conosciuti, a parte la relativa notorietà di alcuni di loro. Per l’architettura si tratta di uno studio inedito. La specie della Big Science è stata indagata per livelli progressivi di approfondimento, fino allo studio specifico di tre strutture di rilevanza mondiale: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS), l’International Thermonuclear Experimental Reactor (ITER) e la European Organization for Nuclear Research (CERN). La tesi è articolata in tre parti, secondo l’approccio metodologico adottato. Lo schema prevede una sintetica introduzione del contesto (Parte I), la costruzione delle basi della conoscenza (Parte II) e infine la discussione analitico-critica (Parte III). Applicandosi in questo senso e facendo utile ricorso al principio di autorità, la tesi affronta l’obiettivo programmatico della tesi – appropriarsi della Big Science, attraverso un processo di sublimazione dei suoi caratteri – ed elabora due scenari a completamento e insieme prosecuzione del lavoro di ricerca. Considerando sia le caratteristiche dell’oggetto della ricerca che la natura architettonica del punto di vista adottato, è parso naturale iniziare dall’evoluzione del legame tra scienza e architettura. La Parte I introduce, quindi, alcuni elementi di contesto alla questione della Big Science, senza pretese di esaustività. È stato più coerente, invece, presentare una serie di fatti e di temi qualificati, sia seguendo una progressione temporale che evidenziando argomenti trasversali. Gli aspetti toccati in questa fase iniziale, con un peso specifico forse inferiore alle successive, costituiscono in qualche modo una costellazione utile a rappresentare il clima generale in cui si inseriscono gli oggetti della tesi e il loro studio. Successivamente si procede alla costruzione della conoscenza di base sull’oggetto della tesi – all’interno della Parte II. La logica seguita è quella della progressiva discesa di scala, chiarendo via via i termini caratteristici di ogni approfondimento e partendo anzitutto dall’espressione “Big Science” e dalla definizione complessiva della specie. L’approccio è dapprima tassonomico, con la campionatura di trenta casi di strutture notevoli, illustrate attraverso schede introduttive; la raccolta è preceduta dalla messa in evidenza delle categorie principali e maggiormente ricorrenti, presentate nei tratti più salienti. In seguito, lo studio diventa analitico, a partire dalla definizione di tre tipologie; infatti, tre sono le tipologie individuate dal punto di vista dei caratteri delle strutture – infrastruttura, macchina e laboratorio. Tuttavia, sono tre anche le tipologie di esperienze avute durante l’esplorazione delle strutture maggiormente approfondite (LNGS, ITER e CERN); presentare e confrontare queste esperienze consente di sottolineare alcune circostanze che hanno condizionato il lavoro. Infatti, confrontarsi con oggetti inediti ha significato in qualche modo approntare un approccio inedito e, in questo senso, affrontare una sfida di cui può essere utile dare alcuni elementi. A ciascuno dei tre casi studio principali sono dedicati i capitoli conclusivi della Parte II, per una disamina quanto più completa ed esaustiva possibile. La parte finale della tesi porta a conclusione il lavoro di conoscenza e di appropriazione ed è segnata dal processo di sublimazione a cui si considerano sottoposte le strutture della Big Science. Si tratta della figura utilizzata per declinare quelle che, anche in ambito architettonico, sono note come estetizzazioni o trasfigurazioni. Il primo passo è consistito nel fare ricorso al principio di autorità di alcuni maestri dell’architettura, in continuità con il clima introdotto nella Parte I, per introdurre forme e metodi storicizzati di operazioni di estetizzazione e di appropriazione di elementi e temi precedentemente estranei alla disciplina. Sulla scorta di questi riferimenti, si analizza criticamente l’esperienza dello spazio della Big Science. Premettendo un chiarimento sul concetto di spazio, si è poi proceduto a richiamare dai casi studio una serie di elementi e di fattori significativi nell’ambito dei fenomeni percettivi. Con questa fase si procede oltre la semplice conoscenza delle strutture, attivando un meccanismo di appropriazione a termini caratterizzanti la disciplina dell’architettura. Significa, soprattutto, innescare la reazione definita di “sublimazione”: si tratta, originariamente, della transizione di fase di una sostanza semplice o di un composto chimico dallo stato solido allo stato aeriforme, senza passare per lo stato liquido. La sublimazione diviene il metodo analitico-critico, analogamente al metodo paranoico-critico di Salvator Dalì richiamato poi da Rem Koolhaas. Il composto chimico di partenza è rappresentato dalle strutture della Big Science, quale stato solido; lungo l’analisi della percezione dei fenomeni spaziali ed estetici si realizza idealmente il passaggio allo stato aeriforme. L’ultimo capitolo indica i due scenari con cui si conclude la tesi e che rappresentano il completamento e insieme la prosecuzione dei suoi obiettivi. Il primo scenario è quello che porta idealmente a conclusione il processo chimico, realizzando la sublimazione inversa, dallo stato aeriforme nuovamente a quello solido. Ciò non è possibile direttamente nell’ambito della tesi, ma richiede un esercizio differente, come mostrano i riferimenti ai maestri: laddove un processo di estetizzazione – o anche trasfigurazione – si compie, questo non accade come fatto analitico-critico, ma comporta, in ultima analisi, un processo in qualche modo progettuale. Il lavoro di conoscenza e di appropriazione compiuto dalla tesi mette a disposizione un materiale che può cristallizzarsi in nuove estetiche attraverso le molteplici forme del progetto. Il secondo scenario vede la Big Science in termini strategici e territoriali. Si tratta di un approccio latente nell’ambito di questa ricerca, dal momento che fin da subito questo genere di questioni, intese come criticità, sono state rilevate nella stragrande maggior parte dei casi considerabili, anche al di là della campionatura effettuata; alcune circostanze specifiche sono state descritte all’interno degli approfondimenti dei tre casi di studio principali. La scelta di tenere sottotraccia questo tema vuole dare priorità alla consistenza della Big Science, credendo opportuno appropriarsi completamente di queste strutture prima di affrontare ogni discorso strategico-territoriale che li riguardi. Riconoscerle effettivamente, quindi, come centralità anche a una scala più complessiva. Il secondo scenario rappresenta, quindi, ulteriori possibili ricadute della tesi. Nel rapporto con il contesto si intravedono delle potenzialità operative, dal momento che queste strutture non andrebbero trattate come comparse casuali nei processi di territorializzazione, ma dovrebbero nascere con la prospettiva di diventare valore aggiunto di un nuovo paesaggio elaborato anche attraverso di esse. La natura di questo valore aggiunto passa attraverso l’identità delle strutture; dall’essenza scientifica al modo in cui questa ha preso forma e, infine, nel modo in cui se ne può dare una lettura diversa. Sul piano strategico e territoriale, i riferimenti a Claude Parent e al suo lavoro con il Collège des architectes du nucléaire, ma anche all’opera di Rino Tami per le autostrade ticinesi, mostrano le potenzialità di un progetto anche architettonico che riguardi ambiti inaspettati, eventualmente anche con ricadute normative. Occorre, pertanto, che la Big Science si affranchi dalla logica dell’isolamento e dell’occultamento delle macchine, senza estraniarsi dalla reale consistenza delle strutture, che possono avere, come si cerca di mostrare, non solo un fascino, ma un preciso valore estetico, tale da poter presupporre a nuove estetiche.
New scientific discoveries increasingly depend on exceptional devices and research programs. Investments in Research & Development are growing all over the world - according to the UNESCO Science Report 2021 - and more and more concerned those two aspects. The efforts of individual nations fall within the framework of international cooperation to meet the huge costs - both in terms of funds and the number of researchers needed. In this context, the structures dedicated to scientific research - special and unusual plants and equipment - are becoming steadily more important. While they become the fulcrum of scientific activities, they also make their way into the collective imagination of public opinion, animating the debate (regarding both the huge investments and the strategy to manage them) and amazing with the extraordinary results they can achieve. This PhD thesis focuses on the special structures for scientific research, Big Science. They are pretty unknown outside the scientific community, apart from the relative fame of a few of them. Concerning Architecture, this is an unprecedented study. The Big Science species has been investigated here for progressive levels of in-depth analysis, up to the specific study of three structures of global resonance: the Gran Sasso National Laboratories (LNGS), the International Thermonuclear Experimental Reactor (ITER), and the European Organization for Nuclear Research (CERN). The thesis has three parts, marking the methodological approach adopted. The scheme foresees a concise introduction of the context (Part I), the construction of basic knowledge (Part II), and finally, the analytical-critical discussion (Part III). In this way, using the authority principle too, the thesis addresses the programmatic purpose of the thesis - appropriating Big Science, through the process of sublimation of its characters - and develops two scenarios to complete simultaneously continue the research work. The inquiry starts from the evolution of the bond between science and architecture. It is due to the scientific nature of the structures and the architectural character of the research; besides, the two disciplines have significant intersections which are interesting to understand. Therefore, Part I introduces some contextual factors related to Big Science without claiming to be exhaustive. In fact, it was more consistent with the purpose of the thesis to present a series of facts and qualified topics, both following a temporal progression and highlighting transversal topics. The themes dealt with in this initial phase, perhaps less important than the following ones, somehow constitute an applicable constellation to represent the general climate in which the objects of the thesis and their study are inserted. After that, the construction of basic knowledge on the subject takes place within Part II. The path moves forward in progressive stages, deepening specific characteristics. Defined the species called “Big Science,” there is the sampling of thirty cases of remarkable structures, according to a taxonomic approach and thanks to introductory insets. Classifying the leading and most recurrent categories, presented in the most salient features, precedes the collection. Then the study becomes analytical, starting from the definition of three typologies; in fact, there are three typologies identified on the characteristics of the structures - infrastructure, machine, and laboratory. However, the number of typologies of experiences exploring the main structures (LNGS, ITER, and CERN) is also three. Presenting and comparing these experiences allows underlining some circumstances that conditioned the research. In fact, dealing with unpublished circumstances has meant in some way to develop a new approach and, in this sense, to face a challenge of which it may be helpful to give some elements. The concluding chapters of Part II are dedicated to each of the three main case studies for an examination as complete and exhaustive as possible. The final part (III) develops and concludes the work on knowledge and appropriation. It is marked by the process of sublimation of Big Science's structures. It is a way of declining what is known as aestheticization or transfiguration even in the architectural field. The first step is using the authority principle of some Master of Architecture to introduce forms and methods of aestheticization and appropriation of elements and themes previously unrelated to the discipline. Then the experience of space in Big Science is critically analyzed: after clarifying the concept of space, some significant elements and factors from the case studies are linked to the perceptual phenomena. This allows going beyond the simple knowledge of structures, activating a mechanism of appropriation to the field of architecture. Above all, it means triggering the reaction defined as "sublimation": originally the phase transition of a simple substance or a chemical composite from the solid-state to the gaseous state without passing through the liquid state. Here sublimation becomes the analytical-critical method, similarly to the paranoic-critical method of Salvator Dalì, then recalled by Rem Koolhaas. The starting chemical composite is the structures of Big Science, as a solid-state; along with the perception of spatial and aesthetic phenomena, the transition to the gaseous state is ideally achieved. The last chapter suggests two scenarios as the thesis' conclusion. Both represent the completion and, at the same time, the continuation of its aims. The first scenario is the one that ideally closes the chemical process, realizing the inverse sublimation from the gaseous state back to the solid one. It is not possible directly in the context of the thesis. However, it requires a different exercise, as the references to the Masters show: where a process of aestheticization - or even transfiguration - takes place, this does not happen as an analytic-critical fact but involves, ultimately, a project – design or theory. The work of knowledge and appropriation carried out by the thesis provides a material that can crystallize into new aesthetics through the multiple forms of the project. The second scenario sees Big Science in strategic and territorial terms. This approach is latent within the research, but this criticality was found in most of cases considered, even beyond the sampling carried out. The choice to keep this theme in the background wants to put the consistency of Big Science at the center, believing that it is needed to fully appropriate these structures before addressing any strategic-territorial discourse that concerns them. They are a fulcrum at every scale. Therefore, the second scenario represents a further possible fallout of the thesis. In the relationship with the landscape context, operational potentials can be glimpsed. These structures should not be treated as random extras in the territorialization processes but should be born from the idea of becoming an added value of a new landscape also elaborated through them. The nature of this added value passes through the identity of the structures; from the scientific essence to how this took shape and, finally, to how it can be interpreted differently. On a strategic and territorial level, the references to Claude Parent and his work with the Collège des architectes du nucléaire, but also Rino Tami's work for the Ticino motorways, show the potential of a project, including an architectural one, which concerns unexpected fields, possibly even with regulatory repercussions. Therefore, Big Science needs to free itself from the logic of isolation and concealment of machines, without being estranged from the absolute consistency of the structures, which can have, as shown within the thesis, not only a charm but a precise aesthetic value, such as to be able to establish new aesthetics.
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Mancini, Michela. "Architettura Lo-Fi, riqualificazione di aree industriali dismesse il caso "Fabbrichina" a Colle Di Val D'Elsa." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L’esistenza di ex aree strutture industriali dismesse sul nostro territorio è un fenomeno noto. Quei vuoti problematici per un paese che deve la sua fama all’aspetto unico delle proprie città sono considerati risorsa dai progettisti, che ne apprezzano lo stimolo creativo, dai promotori pubblici o privati, che ne colgono il potenziale strategico e dai cittadini, per i quali questi scheletri racchiudono una memoria. Tuttavia l’esito dei tentativi di riqualificazione risulta variabile: le dimensioni e le criticità che spesso caratterizzano questi siti comportano difficoltà nell’elaborazione di metodi di approccio univoci ed efficaci e rendono incerte le modalità di intervento, la valutazione di tempi, di costi e soprattutto, le prospettive di successo a lungo termine. Da questa indagine nasce l’idea di riqualificazione basata sulla architettura Lo-Fi che permetta di esplorare le potenzialità degli spazi e la loro relazione con il contesto urbano, liberi dalle restrizioni pratiche imposte dalla progettazione del dettaglio. L’architettura a bassa definizione sposta l’attenzione sulle fasi intermedie del processo, sul possibile cambio di necessità o risorse nel tempo e, svuotata dal tentativo di controllo (intrinseco nel concetto di progettazione), si concretizza in uno sviluppo tra gli infiniti possibili, riconoscendo ed evidenziando scenari interessanti diversamente inesplorabili. L’enorme quantità di variabili, inseribili in via ipotetica nel processo, è ridotta dal vincolo di compatibilità con gli strumenti di tipo organizzativo proposti e le molteplici possibilità sono limitate dall’opinione del progettista, regolata da parametri, scelti per rendere comprensibile e quantificabile il ragionamento compiuto.Il modello teorico è accompagnato dal caso di studio “Fabbrichina” di Colle di Val d’Elsa, la cui scelta intenzionale è dovuta alla sua criticità: il duplice abbandono di due esempi di archeologia industriale ed in seguito del cantiere di riqualificazione stesso.
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Spada, Marika, and Martina Boschi. "Evoluzione, adattabilita e resilienza. Progetto di riqualificazione di un edificio industriale a Bologna Roveri." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20664/.

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Abstract:
Il progetto di tesi riguarda la riqualificazione di un edificio a Bologna Roveri; la zona artigianale e industriale si è sviluppata a partire dagli anni Settanta e nel corso del tempo ha subìto una serie di trasformazioni legate al tipo di attività presenti sul suo territorio. Rispetto all’originale vocazione per il settore secondario, legato alla produzione di beni, oggi si può osservare una parziale sostituzione con attività legate al commercio. Inoltre, un insieme di dinamiche globali di carattere economico e socio-culturale, unite agli effetti della crisi del decennio passato, hanno portato ad un consistente fenomeno di abbandono e dismissione. L’edificio di progetto ha dimensioni considerevoli, raggiunge i 210,00 m di lunghezza ed al suo interno è suddiviso in diverse proprietà, delle quali una su tre risulta oggi inutilizzata. L’obiettivo principale della riqualificazione è quello di restituire funzione e significato agli spazi inutilizzati, individuando diverse attività compatibili con la zona che contrastino l’attuale panorama di mono funzionalità e colmando la mancanza di servizi che contraddistingue tutta l’area.L’intervento prevede la demolizione di una serie di piccoli fabbricati, attualmente presenti all’esterno dell’edificio principale, costruiti a partire dagli anni Ottanta per ospitare uffici amministrativi e spazi di servizio alle attività produttive. A seguito della demolizione delle superfetazioni esterne, la riorganizzazione degli spazi del corpo principale comprende l’inserimento di volumi modulari e prefabbricati in grado di ospitare le funzioni secondarie, senza però consumare ulteriore suolo sul lotto e consentendo così di aumentarne la quota di superficie permeabile.L’intento dell’intervento è quello di accompagnare i processi di trasformazione delle attività fissando un insieme di princìpi e regole. La sostenibilità dell’intervento non riguarda soltanto l’aspetto ambientale ed energetico ma anche la fattibilità economica del progetto.
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Vescovi, Carlo Andrea. "A CONFRONTO - strategie di rigenerazione del tessuto industriale, il caso studio della Bassa Valle del Foglia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21434/.

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Abstract:
Il tessuto industriale sta iniziando oggi un percorso di deterioramento e abbandono, dettato dall’obsolescenza delle strutture e dall’evoluzione dell’economia. Tali processi hanno ricadute negative sull’ambiente limitrofo ma rappresentano una possibilità di rigenerazione che la società contemporanea può sfruttare a suo favore. Questa tesi dimostra come sia possibile trasformare le aree industriali creando nuovi spazi urbani. Gli obiettivi principali del lavoro sono: 1. connettere, creare nuovi rapporti tra ambiti industriali e quelli naturali; 2. percepire, collegare visivamente attraverso elementi riconoscibili in modo coerente l’immagine della città; 3. adattare, aumentare la resilienza degli ambiti urbani permettendo allo stesso tempo un’elevata fruizione dell’ambito fluviale. La tesi tratta principalmente un carattere urbano: il limite, ossia quell’elemento che delimita un luogo, ne identifica la sua fine. Partendo da un’analisi generale della Bassa Valle del Foglia la tesi si concentra sull’area studio dell’area produttiva zona Tombaccia, una delle più antiche della città e vicina al centro urbano. La demolizione selettiva degli edifici a basso indice di trasformazione e l’innesto di nuovi dispositivi naturali nel tessuto antropico permettono la completa trasformazione dell’area. Viene proposta una strategia multi temporale che tiene conto sia di dinamiche territoriali sia di dinamiche locali. Nello specifico il lavoro di tesi si concentra sul progetto compositivo dell’area, capendone le dinamiche esistenti e plasmandone le nuove. Il progetto dell’area studio è fondamentale per estrapolare dei principi generali applicabili poi a vasta scala e presenta delle linee guida, dei principi strategici, applicabili a aree con caratteristiche simili. Quella che viene qui proposta è una possibilità concreta e pragmatica di trasformazione delle aree industriali che tiene conto delle necessità attuali senza mai trascurare la coerenza che la città contemporanea richiede.
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Di, Leva Roberto. "Progettazione e prototipìa di un polso robotico ad architettura sferica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Abstract:
I robot industriali iniziano a diffondersi in maniera significativa verso la metà degli anni ’70, quando affrontare economicamente il costo legato alla loro progettazione e costruzione risultò più vantaggioso rispetto all’assunzione di manodopera. Nella categoria dei robot industriali rientrano anche i polsi robotici che, posti all’estremità di un braccio meccanico, possono essere impiegati in diverse applicazioni industriali. In questo ambito si inserisce il meccanismo sferico ideato da Wu e Carricato. Esso presenta un’architettura ibrida seriale-parallela e, grazie ad una disposizione simmetrica dei membri che lo costituiscono, è in grado di riprodurre il movimento del polso umano. L’attività svolta e presentata in questo elaborato è stata finalizzata alla progettazione, attraverso l’ausilio dei software Creo e Matlab, sia degli organi che compongono il dispositivo sia della trasmissione meccanica che consente l’attuazione dei 2 gradi di libertà (gdl) posseduti dal meccanismo. Sono state realizzate due versioni CAD del polso; la prima è volta alla realizzazione in materiale plastico dei componenti, sfruttando la tecnologia della stampa 3D, in modo da ottenere un primo prototipo funzionante ed operativo, in cui si sono previsti accoppiamenti rotoidali tra le parti del tipo a strisciamento. Costruito ed assemblato il prototipo in plastica, si è potuta verificare la compatibilità tra precisione costruttiva, tolleranze dimensionali e geometriche garantite dalla stampa 3D e corretto funzionamento del meccanismo. La seconda versione rappresenta una versione ingegnerizzata della precedente. In particolare, prevede la realizzazione in alluminio del polso e la progettazione dei giunti cinematici (principalmente rotoidali) utilizzando accoppiamenti volventi e non a strisciamento. In questo modo si riescono a ridurre le imperfezioni di montaggio ed i notevoli giochi introdotti dall’impiego di componenti in plastica.
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PACENTE, GIULIO. "ARCHITETTURA E INDUSTRIA 4.0 Smart manufacturing per la produzione di materiali innovativi in terra cruda." Doctoral thesis, Università degli studi della Basilicata, 2022. http://hdl.handle.net/11563/158388.

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Abstract:
The environmental issue has recently been central to national and international multidisciplinary debates. The term ecology, has given rise to green culture. Various intellectuals and artists since the first industrial revolution have been palpating the discomfort of what mechanized labor has entailed. Today, both the European Community and the UN set goals for safeguarding the planet and finding answers to the climate and environmental crisis. These issues become central strategies for design disciplines, and as designers we must not underestimate the contemporary condition but rather make it an integral part of what the city of the future will be. Among the changes that can be implemented we identify the need for a paradigm shift in moving from linear production systems to dynamic models that use natural resources and also place attention on processes of disposal or reuse of discarded materials. Thus, a more sustainable doing, thinking, conceiving and designing is also looked at. In the research we set out to imagine a sustainable envelope that is able to meet technical, bureaucratic, administrative, legislative, and also aesthetic regulations. Making design choices fall on local and sustainable materials is one of the most effective solutions. Among the various materials that have come into disuse, in Italy, raw earth has been identified, precisely because of the high potential it possesses. The objective of the research is to study raw earth as a building material, both by analyzing its weaknesses and the dynamics that led to its abandonment, and by identifying the strengths that could promote its recovery. Unfired earth is one of the first materials used by human beings given its ease of processing. Earthen artifacts, in fact, are an integral part of the world's architectural heritage and are identified as powerful expressions of the human ability to create shelter through the resources that were available locally. Ancient artisans, exploited and knew the resources available in the immediate vicinity, an attitude that should be taken today to address the climate crisis currently underway. According to recent studies, earth as a building material has been used for more than eleven millennia, and even today, one-third of humanity lives in earthen buildings. UNESCO, in 2008, with the collaboration of the UN, established the World Heritage Program on Earthen Architecture (WHEAP), an action aimed at the preservation, restoration and enhancement of the properties of earthen architectures. The research took Chinese earthen architecture as paradigmatic of the role earth had and may have in the contemporary condition. In particular the earthen architectures of the Fujian region such as the Tulou, Tubao, and Zhuang Zhai. The comparison takes place with Italian earthen architectures in particular those found in the Lucanian territory, both for scientific interests and to rediscover this material also through cultural comparison with the Chinese context. As the final phase of the work project, the prototyping of an earthen housing module was sought. Freeing ourselves from the restrictive Italian regulations, an attempt was made to find a quick and effective solution to the need for emergency architecture, the research dealt with the study of intuitive and easily replicable construction solutions with dry installation techniques.
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Zerbini, Roberta, and Alice Cecchini. "Le officine reggiane: Memoria ed evoluzione di un'area industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8676/.

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Abstract:
Le ex Officine Reggiane si trovano nell’Area Nord di Reggio Emilia e si inseriscono all’interno del progetto di riqualificazione indetto dall’Amministrazione Comunale e descritto nel Piano Strutturale Comunale 2011. Il tema affrontato in questa tesi, elaborato all’interno del Laboratorio di laurea in Architettura sostenibile, si sviluppa su due scale: quella urbana e quella architettonica. In primo luogo il progetto definisce delle strategie di intervento per la riqualificazione della ‘area Reggiane, esplicitate attraverso un masterplan; poi approfondisce parte di un fabbricato e lo spazio aperto adiacente. Attività svolte e risultati conseguiti. Per prima cosa si sono svolte delle analisi morfologiche e geografiche di Reggio Emilia e una lettura approfondita del PSC 2011 al fine di comprendere le strategie dell’Amministrazione e le principali linee di sviluppo della città. In un secondo momento si è passati all’analisi diretta dell’area ex Officine Reggiane, acquisendo informazioni sulla sua storia e sulla sua conformazione. Questo è stato possibile attraverso la lettura di documenti e alle visite in loco. Sulla base dei dati ottenuti e constatata la vocazione dell’area è stato possibile formulare un’idea di masterplan. Successivamente abbiamo approfondito parte del fabbricato 15 a, uno degli edifici a sud-ovest dell’area. Il progetto vero e proprio è stato proceduto da una fase di rilievo ed è sfociato nell’ideazione di una biblioteca e di spazi di coworking inseriti all’interno del fabbricato esistente; parallelamente abbiamo dato una possibile configurazione allo spazio aperto ad est del blocco analizzato. L’edificio della biblioteca è stato approfondito al dettaglio. In ogni fase siamo state supportate da strumenti per la valutazione del comfort indoor e outdoor.
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Mattiazzi, Sara <1988&gt. "Rigenerazione urbana: spazi industriali per l’arte contemporanea. Hangar Bicocca e Dolomiti Contemporanee, due casi di studio a confronto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3315.

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Abstract:
Attraverso questa ricerca, si vuole indagare un fenomeno da qualche anno molto diffuso in Italia e all’estero, ossia il riuso di edifici industriali per esporre opere d’arte, in particolare, contemporanee. La scelta di esporre in luoghi di origine industriale si colloca esattamente al lato opposto rispetto alla tendenza di costruire nuovi magnificenti musei, in cui il contenitore si trasforma, a sua volta, in un’opera d’arte. La presenza di spazi industriali sul territorio è dovuta a una rapida trasformazione dell’economia, che passando da una dimensione produttiva a una terziaria, dimenticò sul territorio enormi fabbriche e contenitori vuoti privi di alcuna funzione d’utilizzo, che attraverso l’arte possono oggi rivivere una seconda vita. La volontà di esporre in “spazi alternativi”, quali sono quelli industriali, trova le sue radici nella storia dell’arte contemporanea. Dalla scoperta dello spazio nell’arte ambientale fino alla nascita dell’installazione e dell’arte concettuale, queste innovazioni generarono numerosi cambiamenti nei modi di esporre l’arte del secondo Novecento. In questa ricerca, si vuol mettere in luce una museologia secondaria, non caratterizzata da nomi altisonanti ma dal rispetto della storia degli edifici preesistenti e del territorio. Il riutilizzo di immobili industriali, come luoghi espositivi, include la vita e la realtà nell’arte, contravvenendo alla presunta neutralità del White Cube. Le preferenze degli artisti spesso sono rivolte a questi spazi industriali, piuttosto che ai convenzionali musei, ciò è dovuto alla loro ricchezza di memoria e alla possibilità per gli artisti di sperimentare, liberi da ogni limitazione forzatamente trasmessa dall’elite culturale dominante. I casi di studio rappresentano due diversi aspetti della questione a confronto, da un lato l’affermato Hangar Bicocca a Milano, coinvolto in un grande progetto di riqualificazione urbana e grazie al fondatore Pirelli, diventato negli anni un simbolo della rinascita della Bicocca, pur conservando la sua origine sperimentale. Dall’altro lato, il giovane progetto di Dolomiti Contemporanee, che fa della costante ricerca di siti dismessi da “riattivare”, attraverso interventi mirati sul territorio, il suo obiettivo. Hangar Bicocca e Dolomiti Contemporanee dimostrano due modi di rigenerare spazi industriali attraverso l’arte contemporanea: l’istituzione internazionale da un lato e il progetto itinerante con focus sul territorio, dall’altro.
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MARCHESELLI, SARA. "L’architettura dell’Industria elettrica in Sardegna dal 1911 al 1961." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266775.

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Abstract:
At the beginning of the Twentieth Century, Sardinian industrial production was still strictly related to steam machines and only a few enlightened industries exploited electric power. The development of electrical industry in Sardinia has been an essential moment on a political, social and economic level; the design of artificial lakes has deeply changed the morphology and the hydrology of the Isle, and the modern electrical plants built along the coasts enlarged the industrial heritage which marks the Sardinian landscape. The studied time frame goes from 1911 and 1961, fifty years during which the Società Elettrica Sarda (S.E.S.) has been in charge of the design and construction of the hydroelectrical and thermic plants and power lines. The research focuses on the architectures related to Sardinian electrization: the S.E.S., along with its scientific committee led by Angelo Omodeo e Giulio Dolcetta, has built high quality architectures and high level factories. The dykes and the plants not only reached high technical performances, but are also the result of a fertile architectural research that has no equals in the hystory of Sardinia. Few of the plants have been demolished and some of them now are only ruins that still demand for a solution; two of the hydroelectrical plants are still productive and still provide for electrical power. The aim of the research is to create an archive that puts together all documents that are now stored in various archives in the whole country and also to deeply investigate the buildings to discover the constructive and design ideas; all architectures are studied trough drawing, that helps the understanding process throughrout all components of the architecture, its materials and its building techniques. The research will become an organic record that contains an accurate study of the buildings designed by S.E.S. during the most active years of electrical revolution in Sardinia; it also wants to become a solid means for a future design action.
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Gualandi, Simone. "L'Aquila - Laboratori di ricerca e coworking nel nucleo industriale di Pile." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2875/.

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Abstract:
Progetto di riqualificazione urbana di un'area industriale attraverso il riordino del verde. Inserimento di laboratori di ricerca e incubatori d'impresa e coworking e riorganizzazione degli impianti sportivi preesistenti.
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Clò, Francesca. "La valorizzazione degli scarti industriali nella produzione di piastrelle in grès porcellanato." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il grès porcellanato è un materiale che si ottiene dalla sinterizzazione a circa 1250°C di miscele di materie prime plastificanti, smagranti e fondenti. Un’azienda di piastrelle ceramiche, durante il ciclo produttivo, produce degli scarti di produzione, che si dividono in: scarti crudi, scarti cotti, fanghi di rettifica. L'obiettivo di questa tesi è quello di formulare, nell’ottica della sostenibilità di processo e di prodotto, un impasto per grès porcellanato recuperando i tre principali tipi di scarti prodotti all'interno dell’azienda ceramica promuovendo così i seguenti aspetti: (i) diminuzione dell’utilizzo di materie prime naturali; (ii) minor smaltimento degli scarti; (iii) diminuzione dell’impatto ambientale dovuto all’approvvigionamento delle materie prime. Nell’ambito di questo lavoro si sono presi in considerazione i dati di aziende produttrici di grès porcellanato a ciclo completo, ovvero quelle aziende in cui viene svolto l’intero processo produttivo, che va dalla preparazione dell’impasto al prodotto finito. Nel progetto di tesi si sono studiati e sviluppati tre impasti sulla base dell’impiego del 50, 100 e 150% degli scarti prodotti (nel caso del 150% si è ipotizzato che l’azienda non solo ricicli i suoi scarti, ma recuperi anche le stesse tipologie di scarti da aziende ceramiche limitrofe che non sono in gradi di riciclarli). Andando a rapportare la produzione annua di piastrelle con la produzione annua di scarti, è stato calcolato che nel primo impasto gli scarti hanno un’incidenza pari al 5% in peso sull’impasto totale, nel secondo impasto hanno un’incidenza del 10%, mentre nel terzo impasto hanno un’incidenza del 15% sull’impasto totale. Su questa base sono stati formulati i mix qui investigati che sono stati poi caratterizzati anche dal punto di vista fisico e meccanico per verificare la loro corrispondenza con i requisiti richiesti dalle piastrelle in grès porcellanato.
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Nannini, Sofia. "La Manifattura Tabacchi a Bologna di Pier Luigi Nervi: ricerche sulla sperimentazione del cemento armato nell'architettura industriale del Novecento in Italia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/12902/.

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Abstract:
La Manifattura Tabacchi è un imponente complesso industriale collocato all’ingresso Nord di Bologna. Simbolo della ricostruzione della città nel dopoguerra, l’opera è stata voluta e progettata dall’Ufficio Tecnico dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato tra il 1949 e il 1963, dopo che i bombardamenti bellici avevano distrutto la storica sede in via Riva Reno. La progettazione esecutiva e la costruzione del comparto sono stati affidati, attraverso diversi bandi di appalto-concorso corrispondenti ai vari lotti, all’impresa Ingg. Nervi & Bartoli fondata e diretta da Pier Luigi Nervi (1891-1979), uno dei protagonisti dell’architettura e dell’ingegneria del Novecento. Nel corso della sua lunga carriera, Nervi ha progettato e costruito un grande numero di edifici per la produzione industriale, mettendo a punto un modello originale in cui le necessità funzionali e strutturali trovano forma in soluzioni sorprendenti. La Manifattura Tabacchi costituisce un caso esemplare di questa tipologia edilizia nell’opera nerviana, sviluppandosi all’interno di un complesso che è cresciuto come una città dentro la città: una serie di edifici dai caratteri strutturali, costruttivi e formali diversi, in ognuno dei quali Nervi sperimenta le diverse declinazioni delle possibilità costruttive e dell’espressività estetica del cemento armato. Il recente interesse per la Manifattura bolognese, legato anche al concorso internazionale per la trasformazione in Tecnopolo del 2011, ha messo in luce la necessità di una sistematica analisi storico-costruttiva del complesso. Tale analisi è stata costruita attraverso la raccolta e lo studio dei materiali documentari originari e è affiancata dall'analisi degli edifici e dei loro caratteri costruttivi e strutturali. I risultati costituiscono un’indispensabile base per definire possibili linee guida per un processo di recupero che sia mirato a rispettarne e salvaguardarne allo stesso tempo la qualità architettonica e strutturale.
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Pompignoli, Fabio. "Restauro e rifunzionalizzazione ex deposito S.I.T.A. mcmxxxv - Forlì." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3627/.

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Abstract:
La mia tesi propone un progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell’Ex Stabilimento SITA di Forli costruito nel 1935. Attualmente l’edificio, al confine fra centro storico e tessuto urbano moderno, crea un grande vuoto urbano. L’obiettivo principale del progetto è il restauro e il consolidamento del manufatto, nonché una sua successiva rifunzionalizzazione. L’obbiettivo è la creazione di un centro culturale pubblico, di aggregazione e di incontro, che stimoli un nuovo impulso vitale ed economico nella zona circostante. La nuova funzione è quella di un centro culturale polifunzionale, gestito da una fondazione che fornisca spazi di utilizzo ampi, flessibili ed intercambiabili. Nello specifico si intende: spazi per conferenze cittadine, spettacoli teatrali temporanei, fiere, mercatini, mostre con particolari esigenze di dimensioni, concerti e festival organizzati sia dal privato che dalla pubblica amministrazione. Concludendo la parola chiave e il fine di questa tesi sono il restauro e la conservazione, e gli strumenti che si utilizzeranno per raggiungerli sono il consolidamento e la rifunzionalizzazione. Per questo motivo gli spazi e la struttura subiscono i minimi cambiamenti necessari per le nuove funzioni, seppur nei limiti imposti dal preesistente.
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Doria, Ariel Barbara <1998&gt. "The transformation of historic industrial buildings into highly innovative museums : Analysis of cultural centers that have welcomed current artistic innovations." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21989.

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Abstract:
The thesis intends to analyze some cases of good practices of recovery of former industrial buildings for cultural purposes. Starting from the historical reasons for the abandonment and recovery of former industrial buildings, the study will continue with the explanation of current trends in the field of exhibitions (immersive shows, interactive exhibitions, digital innovations). Some Italian and European cases will be analyzed to better understand the new artistic tendencies and how industrial buildings have been able to meet their architectural needs.
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Cecconi, Giacomo. "Archeologia industriale e progetto.La ricomposizione dell'ex lanificio Bigagli a Prato." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18288/.

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Abstract:
Prato è la terza città dell'Italia centrale ed è situata in posizione baricentrica nell'area pianeggiante occupata anche da Firenze e Pistoia. La sua identità è strettamente legata alla produzione tessile, iniziata nel Medioevo e cresciuta vertiginosamente nel secondo dopoguerra tanto da rendere la città il primo distretto del Paese. Lo sviluppo industriale ne ha determinato la crescita urbana, a partire dagli edifici protoindustriali sviluppatisi dall'XI-XII secolo per arrivare, passando dai grandi complessi della città fabbrica, al mix funzionale tra residenza e industria, definita da Bernardo Secchi mixité, che caratterizza tuttora gran parte del panorama urbano. Oggi molti di questi immobili, concluso il loro ciclo di vita, si trovano in uno stato di abbandono e costituiscono una vera e propria città nella città. Il presente lavoro si sviluppa attraverso un'analisi della crescita urbana del territorio pratese, iniziata in epoca medievale con la regimentazione delle acque del fiume attraverso il reticolo delle gore, dove si sono localizzati i primi edifici produttivi legati al tessile, e poi fortemente condizionata dai periodi della massima espansione del settore laniero. A questa fase segue uno studio dell'abbandono attraverso una mappatura dei grandi complessi ottocenteschi e novecenteschi della città fabbrica. Tale operazione costituisce la base su cui si fondano le riflessioni progettuali alla scala urbana, con un percorso di archeologia industriale che si innesta sul progetto di riqualificazione degli argini fluviali in corso di realizzazione e che si pone come obiettivo la valorizzazione di alcuni stabilimenti simbolo dell'identità produttiva della città. Tra questi trova spazio l'approfondimento progettuale alla scala architettonica sull'ex lanificio Bigagli, per il quale si ipotizzano alcuni interventi puntuali volti a mettere in evidenza le potenzialità di sviluppo e di rigenerazione di un'area urbana, oggi dimenticata, in prossimità del centro storico.
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Mengozzi, Gabriele, and Maicol Bartolini. "Riqualificare e preservare progetto di riqualificazione sostenibile dell'istituto tecnico industriale Marconi di Forli." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6878/.

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Oggetto di questa tesi e la riqualificazione dell'Istituto Tecnico Industriale Statale Giovanni Marconi di Forli; riqualificazione intesa come efficientamento energetico dell'intero complesso, per farlo entrare in classe energetica A (<8 kWh/m3a), ed intesa anche, e soprattutto, come miglioramento delle condizioni di benessere degli utenti sotto piu aspetti, come il comfort visivo, quello acustico, la qualita dell'aria interna, la sensibilizzazione dell'utenza su diversi aspetti (energetici, ambientali, storici) ed il rinnovo della comunicazione all'interno dell'istituto. L'interesse per questo tema deriva direttamente dal lavoro svolto nel Laboratorio di Laurea in Architettura Sostenibile, di cui questa tesi e il naturale sviluppo, nato da una collaborazione pluriennale tra il comune di Forli e il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna. Le richieste della committenza sono esplicabili in pochi punti: - Mantenimento della destinazione d'uso dell'edificio - Mantenimento dell'immagine e della matericita esterna del complesso - Riqualifica di V.le della Liberta Le richieste provenienti dal Laboratorio di Laurea si limitano al raggiungimento di una classificazione di tipo A per quanto riguarda le prestazioni energetiche dell'edificio, che a seguito di attente analisi e simulazioni risulta essere in classe C. E' un edificio dalla storia importante, con un'autorevole identita, che padroneggia Viale della Liberta insieme ad altri edifici pubblici dai simili pregi storico architettonici. Per questi ed altri motivi tutte le scelte operate per il raggiungimento degli obiettivi preposti sono state prese tenendo a mente questi valori che l'edificio ed il suo intorno urbano possiedono. Un ulteriore aspetto preso in considerazione nell'elaborazione di questa tesi e quello che concerne la riqualifica di Viale della Liberta, il quale presenta numerosi aspetti critici che abbiamo affrontato con lo stesso rispetto per la storia usato per l'Istituto. L'intento di questa tesi e quindi quello di conciliare il rispetto per l'ambiente con quello per le pre-esistenze, soprattutto quando hanno un elevato valore storico architettonico, cercando di dimostrare che storia, sostenibilita ambientale ed innovazione possono conciliarsi: tre aspetti con cui sempre piu spesso i progettisti debbono confrontarsi, dato il vastissimo parco architettonico esistente che possediamo e data l'impossibilita di ignorare l'impatto ambientale e gli sprechi energetici che questo patrimonio edilizio procura.
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Busi, Ester. "Miglioramento prestazionale blocco laboratori della Facoltà di Chimica Industriale, Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
La presente tesi ha come argomento l’analisi tipologico costruttiva e il miglioramento prestazionale del blocco laboratori della facoltà di Chimica Industriale a Bologna. L'obiettivo è la trasformazione funzionale dell’attuale edificio, che sarà infatti destinato ad ospitare aule e nuovi laboratori informatici. L' edificio, realizzato negli anni ‘60, è caratterizzato da due corpi di fabbrica, separati da un giunto termico, con struttura a telaio in c.c.a. Si è svolta un’indagine conoscitiva volta a costruire una base fondata e il più possibile completa sula storia e la struttura del fabbricato, così da proporre in un secondo momento un intervento architettonico adeguato e consapevole. Si sono presi in considerazione gli elaborati presenti negli archivi del Comune di Bologna, i rilievi visivi e una campagna di indagini dirette grazie alle quali è stato possibile verificare le caratteristiche materico-costruttive dei principali elementi strutturali. Per migliorare il livello di conoscenza si è condotta un’analisi di vulnerabilità sismica, attraverso l’uso del programma di modellazione strutturale “CDS Win”, dalla quale è emersa la presenza di elementi non soddisfacenti i criteri di resistenza imposti delle attuali norme tecniche ed è stato individuato il livello di sicurezza dell’edificio. Si è poi condotta un’analisi del degrado delle facciate. Nella fase progettuale, si è cercato di soddisfare la domanda di spazi per aule e laboratori informatici rispettando le attuali normative antincendio e gli indici minimi dimensionali per il comfort degli utenti, prestando particolare attenzione al comfort energetico. Si è proposto un intervento di adeguamento strutturale per risolvere le criticità evidenziate in fase di analisi e aumentare il livello di sicurezza per le azioni sismiche. Infine è stato redatto un computo metrico estimativo per valutare l'entità dell’intervento e poterla confrontare con un'eventuale ipotesi di demolizione e ricostruzione del fabbricato.
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Spargoli, Silvia, and Giulia Fausti. "Vivere lo Spazio Urbano: Progetto di riqualificazione per il quartiere di Vallemiano." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19425/.

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Abstract:
A cavallo dei due versanti collinari del promontorio di Ancona si presenta un punto di snodo di grande rilevanza: il quartiere di Vallemiano. La sua particolare posizione geografica, lungo il tratto mediano della valle del torrente Miano, posta lontano dal nucleo storico ma non ancora definibile come zona periferica, rende il quartiere Vallemiano un punto di raccordo tra lo sviluppo urbano delle due parti della città (Prima Ancona e Seconda Ancona). Il forte paesaggio infrastrutturale, caratterizzato da passaggi sottoelevati, sopraelevati, linea ferroviaria e arteria principale di distribuzione, definisce il confine preciso dell’area e lo portano, contemporaneamente, ad essere delimitato e chiuso in sé stesso. Da qui l’area si predispone ad essere vista e vissuta come semplice luogo di passaggio e quindi ad essere poco valorizzato. Per questa ragione il quartiere è da sempre stato oggetto di progetti di riqualificazione per la definizione di una propria immagine e per il rilancio della convivialità. La fondazione di questo rione risale ai primi decenni del ‘900 a seguito dell’edificazione del sito del mattatoio, considerato uno dei primi esempi di architettura industriale in Italia e ad oggi classificato come bene appartenente all’archeologia industriale ma sin dalla sua edificazione fino ai giorni nostri questo rione è sempre stato privo di una sua identità Un luogo, quello di Vallemiano, che nasce ed è definibile ancora oggi come quartiere popolare e che è da sempre privo di un centro di aggregazione sociale. L’obietto del progetto è quello di: - ricostruire il tessuto sociale e l’anima del quartiere, attraverso una rigenerazione urbana che restituisca il dialogo e l’integrazione di cui il sito necessita. - Favorire l’integrazione tra il vecchio e il nuovo, mantenendo viva la sua storia e riappropriandolo del lato naturale che gli interventi di speculazione edilizia avvenuti in seguito al boom economico hanno deturpato.
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Guglielmi, Francesco Saverio. "Tivoli e la valle dell?Aniene. Proposta per l'area di Via degli Stabilimenti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Tivoli e la valle dell’Aniene come patrimonio dell’umanità. A Tivoli sono riconosciute due realtà: Villa d’Este e Villa Adriana, entrambe patrimonio dell’umanità. La morfologia geologica e idrica determinano singolari condizioni climatiche e vegetative, fattori che hanno portato a particolari soluzioni nel corso della storia. Luoghi che si riconoscono nella definizione Unesco del paesaggio culturale (1992): paesaggi che rappresentano “creazioni congiunte dell'uomo e della natura”, [...], e che illustrano l’evoluzione di una società e del suo insediamento nel tempo sotto l’influenza di costrizioni e/o opportunità presentate, all’interno e all’esterno, dall’ambiente naturale e da spinte culturali, economiche e sociali. Si vuole quindi rinobilitare l’acqua che, oltre ad essere fonte di vita, qui fu al principio barriera naturale dalle incursioni esterne. Incanalata nel corso della prima espansione urbana e usata nel celebrare la magnificenza dell’opera dell’uomo in Età Classica. Quando però crollò quell’impero che la amministrò sapientemente per quasi 800 anni l’acqua in età medievale iniziò, a causare danni e gravi difficoltà alla popolazione, confinata a quel tempo nella città chiusa. Durante il Rinascimento, non più solo temuta per il suo aspetto distruttivo, l’acqua fu da pochi e per pochi magistralmente racchiusa in nuove, più piccole, mura. Fino alla prima rivoluzione industriale quando ripresero le opere di canalizzazione, e su di queste cominciarono ad insediare impianti produttivi, quella conoscenza ingegneristica dimenticata fu sfruttata da privati che, ne fecero la loro fortuna. Nel corso della storia moderna l’uomo non fu in grado di controllare questa forza e il fiume fu deviato diminuendo così notevolmente il passaggio dell’acqua attraverso la città. All’inizio del secolo scorso è stata sfruttata per la produzione di energia elettrica, nascosta in condotte forzate là dove conveniva e abbandonata là dove aveva perso di utilità.
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Bertozzi, Enrico, Paolo Castellani, and Jonathan Sanna. "C'era una volta una fabbrica: Un progetto per il recupero e la valorizzazione della corderia di Viserba." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9695/.

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Abstract:
Una delle immagini iconiche del nostro pensiero è un noto quadro di Giorgio De Chirico: “Archeologi”. Manichini antropomorfi, freddi e sgradevoli sono i custodi di quell’antichità d’oro rappresentata in questo caso dagli elementi dell’architettura classica. La nostra generazione impersona oggi l’essenza di quei manichini raccontati da De Chirico: a cambiare è il contenuto architettonico e storico che portano con sè, ma l’esigenza umana di ricordare il passato e valorizzarlo resta immutata. Figli dell’epoca industriale e del consumismo, ora tocca a noi ripiantare le radici storiche del tempo che fu, che ancora oggi hanno tanta influenza sulla vita di tutti. L’ordine dei templi classici è stato sovvertito da quello delle grandi industrie abbandonate, i luoghi del culto e della preghiera pagana hanno lasciato il posto alle sale dei “rituali” fordisti e del sudore del lavoro. Siamo architetti di archeologie sommerse dall’ignoranza della nostra epoca e, attraverso di esse, tentiamo di ricucire le città dalle ferite che noi stessi le abbiamo causato.
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Gardini, Giorgia, and Giulia Mongillo. "A dock 4 future. Regeneration of a former industrial site into a mixed use development in Binckhorst Neighbourhood, The Hague." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20669/.

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Abstract:
A dock 4 future si occupa della rigenerazione di un ex comparto industriale dismesso nel quartiere Binckhorst a sud-est della città di L’Aia, in Olanda. Più nello specifico, il progetto opera su un lotto a sud del distretto, compreso tra via Jupiterkade e Junostraat a ridosso del canale Trekvliet.Il principale intento del progetto è quello di trasformare l’area in un nuovo polo attrattivo multifunzionale legato alla tipologia del “market hall”, particolarmente diffusa nel contesto nord europeo. Il comparto vede la compresenza di più edifici di diversa natura sui quali il progetto mira a intervenire con una strategia differenziata.L’edificio di maggiori dimensioni, situato lungo la via Jupiterkade al civico 24, adibito a magazzino e in condizioni non adeguate ad ospitare nuove funzioni, è oggetto di una totale sostituzione prevedendo il mantenimento del sedime esistente e la completa revisione dell’assetto volumetrico. L’edificio al civico 1 di Junostraat, costituito da due corpi adiacenti, viene invece riqualificato mediante l’utilizzo di nuove strutture e soluzioni tecnologiche volte ad ottimizzare l’insediamento delle nuove funzioni. Il nuovo complesso che ne deriva propone nuove modalità di relazione con il canale prospiciente, riqualificando gli spazi tra gli edifici in luoghi di aggregazione e dedicando maggiore attenzione al rapporto con la via d’acqua che tradizionalmente ha accompagnato lo sviluppo dell’area nel corso del tempo.
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Gazzotti, Giulia. "Corrosion resistance of aluminium alloys for civil and industrial applications." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Considering the long service life which is normally expected for buildings, the maintenance cost, the quality and durability of construction materials are strongly affected by triggering of spontaneous degradation processes. As regards specifically metallic materials, awareness of their corrosion behaviour in service condition, in every environment they can get in contact during life, is essential, for maintenance and cleaning operations as well. Corrosion rate measurements can be obtained from electrochemical tests. Corrosion mechanism of metallic alloy is a spontaneous phenomenon, but some factors, as alloying elements, microstructure, surface treatments and environments, may enhance this degradation process. This thesis focuses on understanding corrosion behaviour of three aluminium alloys, Al5083, Al6082 and Al7075, with different surface treatments, tested in two aqueous solutions at different pH conditions (one environment simulating a cleaning detergent and the second environment simulating a strong alkaline solution). The corrosion rate was obtained from corrosion current densities, measured by electrochemical laboratory tests. Results, in terms of Open-Circuit Potential (OCP) and potentiodynamic measurements are reported and discussed. Lastly, SEM and EDX analysis have been used as characterization techniques for microstructure analysis.
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Natalini, Marcello. "Chenille. L'High Performance Center: la rigenerazione dell'ex stabilimento Bugatti di Campogalliano (MO)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Volontà primaria è stata quella di trovare un luogo da “rianimare” e la ricerca ha portato ad individuare l’ex stabilimento Bugatti di Campogalliano in provincia di Modena. La scelta si è basata su diversi fattori: in primis la dimensione dello stabile (capace di accogliere diverse funzioni legate allo sport), in secondo luogo la posizione strategica e centrale sia a livello regionale che nazionale (all’imbocco dell’autostrada del Brennero) ed infine la storia ed iconicità che questo impianto ha rappresentato per la popolazione locale, ma non solo. Dopo aver individuato il dove, si sono analizzati accuratamente gli spazi esistenti, reperendo i disegni tecnici dallo studio Benedini, storico progettista dello stabilimento, ed attuando una sostanziale modifica in termini di layout unita all’inserimento di un elemento definito “parassita”. Ed è proprio quest’ultimo innesto che rappresenta il cuore del progetto: partendo dalle ispirazioni della logica tubolare dei motori sportivi ed ispirandosi a casi studio riconducibili all’architettura parassita, si è delineato un oggetto del diametro di sette metri, capace di connettere i vari immobili esistenti insinuandosi tra gli spazi vuoti, le cavità dei corpi architettonici o semplicemente rapportandosi visivamente a questi ultimi. Oltre a collegare gli immobili, il parassita accoglierà al suo interno spazi come ambulatori, una foresteria ed una pista di atletica al coperto. Lo studio della struttura, modellata con il plug-in GrassHopper del programma di modellazione Rhinoceros, ha portato ad individuare una divisione in “tronconi” della stessa dimensione, coperti da pannelli in policarbonato, ricoperti da una pelle parametrica dal design tipico dell’industria automobilistica all’avanguardia. Il progetto rinominato “Chenille” deriva dal soprannome dato alle scale del Centre Pompidou, immagine alla quale si rifà direttamente questo progetto.
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Diolaiti, Giacomo, and Chantal Corbelli. "Connettere periferie e memorie della citta. Spazi pubblici attraverso il Canale Candiano a Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20802/.

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Abstract:
Riqualificare e conferire una nuova vita ad un frammento urbano privo di identità, situato negli indecisi margini post-industriali della città di Ravenna diventa l’obiettivo fondamentale. La decisione è stata quella di concentrarsi su uno specifico brano di città, sviluppando un progetto che si impegna a riunire i fabbricati industriali con aree residenziali al confine con essi. Uno schema compositivo semplice e chiaro che vuole mettere in comunicazione due lembi di città divisi da un canale ormai privo di vita. Un lungo asse verde che si frappone tra i resti delle fabbriche in disuso, che non rappresenta soltanto un attraversamento pedonale, bensì diventa, fulcro di una sequenza di spazi pubblici talora chiusi, talora permeabili; una complessiva ed ideale unione che possa mettere in relazione un’area residenziale nata durante il boom economico degli anni ’50 con l’area verde conclusiva del Parco di Teodorico. Di fronte a una tale prospettiva, diventa centrale il tema della conservazione delle archeologie industriali, per cui l’obiettivo principale è quello di rivalutare e dare una nuova immagine, innanzitutto, partendo dal Magazzino dell’Ex Sir e, allo stesso modo cercare di mantenere quel legame, che man mano si sta affievolendo, col nucleo abitativo aldilà della ferrovia e con i quartieri più identitari sorti lungo via Trieste. La parte conclusiva del Canale Candiano si pone ora come un grande e immobile specchio d’acqua. Attraverso questa nuova configurazione, esso può diventare il palcoscenico teatrale di un nuovo spettacolo urbano da cui ammirare sia le rovine monumentali industriali, sia i campanili delle chiese del centro storico. L’intento, quindi, è di proporre una ricucitura urbana tra due frammenti di città che non dialogano e sfruttare tale legame come mezzo di riappropriazione dell’area alla componente naturale, la quale, per oramai troppo tempo, ha forzatamente abbandonato questi luoghi.
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Sazzini, Jacopo, and Blerta Koci. "La città europea come modello. Progetto per l'area della stazione di Rimini." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016.

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Qual’ è il volto della città di domani? Può la città compatta essere antidoto al consumo di territorio e alla dispersione degli insediamenti? Questi sono i quesiti che accompagnano l’intero lavoro di ricerca condotto all’interno del percorso di tesi. Percorso che ritiene l’analisi del fenomeno urbano momento conoscitivo obbligato e fondamentale a fini progettuali. In questo senso è stato condotto un ampio lavoro di ricerca articolato su due livelli: l’analisi della città di Rimini dal punto di vista urbanistico, culturale, e sociale; e, parallelamente, un’indagine sul tema della città europea e della propria cellula costitutiva: l’isolato urbano. Il tema è sviluppato attraverso l’analisi dei passaggi fondamentali che hanno portato alla definizione del fenomeno urbano contemporaneo, con particolare attenzione al passaggio tra il modello della città industriale del XIX e la concezione Moderna di urbanistica. Ulteriore articolazione del lavoro è rappresentata da una sezione di analisi delle proposte progettuali contemporanee che rileggono, e, reinterpretano l’isolato urbano. Il tema di ricerca è declinato inoltre, a livello progettuale, all’interno dell’area della stazione di Rimini, liberata attraverso la dismissione di strutture inutilizzate appartenenti a Ferrovie dello Stato. Il progetto a scala urbana prevede l’elaborazione di linee guida verificate attraverso la composizione di un Masterplan ed un successivo approfondimento a scala architettonica dei comparti residenziali. Il progetto riflette sul delicato equilibro tra spazi aperti e chiusi, tra sfera pubblica e privata, proponendo un nuovo sistema di residenze in grado di dialogare con la città e, allo stesso tempo, assolvere ai bisogni spaziali della società contemporanea. Obiettivo che si intende raggiungere non dimenticando gli aspetti di sostenibilità dell’intervento, in ambito ecologico, economico e sociale.
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Tosetti, Riccardo. "Il BIM e il Facility Management: il valore degli strumenti digitali nella produzione del fascicolo del fabbricato per un edificio industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Il fascicolo del fabbricato rappresenta un documento indispensabile per la conoscenza approfondita dello stato di conservazione dell’immobile. Ha il fine di promuovere la cultura delle prevenzione basata su una strategia di manutenzione programmata e rappresenta uno strumento importante per la continuità del business all'interno del comparto privato L’obbiettivo che la tesi si pone è quello di analizzare le potenzialità degli strumenti digitali a servizio della disciplina del facility management e stabilire delle linee guida per la digitalizzazione del fascicolo del fabbricato. Alla luce delle novità in ambito normativo e la crescente tendenza delle discipline tecniche a fare uso dei processi digitali per l’organizzazione delle informazioni, viene redatto un modello digitale con software BIM prendendo come caso di studio un magazzino industriale. L’operazione di modellazione, sviluppata ad hoc per il progetto di manutenzione e gestione degli asset, si è basata sulle direttive della nuova norma (UNI 11337) comparata alle esperienze internazionali più virtuose(UK e USA). Vengono così portate alla luce le varie potenzialità del fascicolo digitale: una vera e propria carta d’identità, un manuale d’uso e manutenzione dell’edificio per la trasmissibilità delle informazioni progettuali lungo il ciclo di vita dell’immobile, uno strumento imprescindibile di gestione efficiente nella rivoluzione digitale. Nella filiera delle costruzioni il BIM ha il ruolo di “game changer” per poter affrontare la gestione dell’esistente attraverso un linguaggio più collaborativo e interoperabile. Il Facility Management è sicuramente la disciplina che più di altre ha bisogno di sfruttare questa tecnologia ed il mondo delle costruzioni italiano necessità di uno strumento di organizzazione del patrimonio esistente che sia più dinamica ed efficace.
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Marzani, Giulia. "Analisi tipologico-costruttiva e miglioramento prestazionale della sede dell'ex Facoltà di Chimica Industriale a Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L’oggetto di questa tesi è lo studio dell’ ex facoltà di Chimica Industriale a Bologna, avente sede in Viale Risorgimento 4, nelle immediate vicinanze della Scuola di Ingegneria e Architettura. L’obiettivo che si vuole raggiungere è la trasformazione funzionale dell’attuale edificio, che sarà infatti destinato ad ospitare non più una Scuola bensì il Dipartimento di Informatica-Scienza e Ingegneria, e la sua inclusione nel complesso ingegneristico. Lo studio è stato condotto inizialmente a partire da un’indagine conoscitiva mirata a costruire una base fondata e il più possibile completa riguardo l’evoluzione e la storia del fabbricato, così da proporre in un secondo momento un intervento architettonico adeguato e consapevole. Gli strumenti per raggiungere questo scopo sono stati delle indagini archivistiche e un rilievo diretto dell’edificio, ispezionabile in quasi tutta la sua totalità. Prima del progetto architettonico, è stata condotta un’analisi di vulnerabilità globale LV1 e in seguito anche un’analisi dei possibili cinematismi locali di collasso, nonché un’analisi del degrado delle superfici architettoniche. Passando alla fase progettuale, si è cercato di soddisfare la domanda di spazi per uffici di professori ordinari, professori associati, ricercatori, personale tecnico amministrativo e non strutturato, nonché spazi per laboratori leggeri di ricerca. La linea che si è seguita è stata quella di una eliminazione di tutte le aggiunte, soprattutto esterne, che hanno fatto perdere l’unitarietà e la percezione originale degli spazi, riportando i prospetti a com’erano originariamente. Internamente, si è cercato di sfruttare al massimo tutte le aperture così da poter alloggiare un numero maggiore di studi e laboratori, cercando di risolvere alcune criticità e vulnerabilità riscontrate in fase di analisi. Si è redatto anche un computo metrico estimativo delle lavorazioni, dopo aver aggiunto anche alcune considerazioni energetiche.
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Gentili, Luigi. "Scarti industriali e da demolizione per la realizzazione di calcestruzzi sostenibili." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Lo studio sperimentale, descritto nella presente tesi ha come scopo l’utilizzo di scarti di produzione o materiali considerati eco-friendly, all’interno del calcestruzzo. L’attività condotta si inserisce all’interno di un progetto della regione Emilia Romagna, Mater_Sos, che ha tra gli obiettivi lo scopo di sviluppare e prototipare materiali da costruzione a basso impatto ambientale. Il calcestruzzo in Italia è uno dei materiali più utilizzati nell’edilizia, ma il meno sostenibile. Per la sua produzione vengono impiegate elevate quantità di risorse naturali non rinnovabili con un notevole impatto ambientale, sia per le sostanze emesse in atmosfera, sia per le macerie prodotte nel post utilizzo. Lo studio sperimentale, ha molteplici scopi: la sostituzione nelle malte e nei calcestruzzi di una percentuale di cemento con scarti di produzione ceramici o alimentari (gusci di conchiglie e uova), l’utilizzo nei calcestruzzi di aggregati di riciclo provenienti dalla lavorazione di macerie da demolizione ed infine l’utilizzo di fibre naturali o polimeriche per incrementare la resistenza a trazione dei calcestruzzi confezionati. La tesi mira all'incentivazione dei materiali da riciclo, come scelta sostenibile per il futuro dell'edilizia, in modo da ridurre l’impatto ambientale nella produzione dei materiali da costruzione.
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Onori, Elisa, Martina Pedrelli, and Anita Bucci. "Connessione 4.0. L'innovazione come guida per la riqualificazione del Villaggio dell'Artigiano a Parma." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20651/.

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Abstract:
Nel Laboratorio di Laurea di Architettura Sostenibile è stato affrontato il tema della riqualificazione di edifici industriali dismessi. La tesi ha come oggetto la riqualificazione del Villaggio dell’Artigiano a Parma, sviluppa una strategia di rigenerazione per un quartiere industriale nella prima periferia. Sorto negli anni Sessanta, 70 anni dopo palesa numerose criticità, in relazione al mutato contesto socio-economico e funzionale-prestazionale.Si tratta di un quartiere dotato di una forte identità, basata sulla coincidenza tra il modello produttivo a conduzione familiare e la prossimità tra l’edificio produttivo e l’abitazione. Lo scopo del progetto è quello di consolidare la qualità produttiva del quartiere, modernizzando l’organizzazione del sistema.L’innovazione è l’elemento che guida la riqualificazione, intervenendo sull’identità e sulla funzione dell’area e dei suoi edifici.“Connessione 4.0” evoca gli effetti dell’attuale del comparto manifatturiero, che sempre più vede svilupparsi un mercato virtuale, secondo gli elementi caratterizzanti la Rivoluzione Industriale 4.0.Il tema cardine è la connessione tra soggetti, strumenti di produzione e dati attraverso soluzioni digitali che li mette in relazione e per cui collaborano.L’ambizione del progetto è di applicare i nuovi livelli di connessione tipici del piano virtuale del processo al concreto piano operativo che investe la trasformazione del quartiere, coinvolgendo il tessuto fisico, il sistema insediativo, gli abitanti, gli utenti.L’intervento proposto non impone un’unica soluzione ma offre un sistema di combinazioni, adattabile in funzione alle necessità dei singoli ambiti di applicazione.Vengono proposti alcuni Temi di Azione, intorno ai quali le strategie mantengono l’innovazione come comune denominatore. La rigenerazione nasce dalla partecipazione, espressione del desiderio da parte di chi abita il quartiere di lavorare insieme per dare allo stesso una nuova prospettiva di futuro.
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Baldini, Luca. "Isolati Urbani. Progetto per la Stazione di Rimini." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9009/.

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Abstract:
Progetto di rigenerazione urbana dell'area della stazione ferroviaria di Rimini che si propone di ricucire la cesura urbana esistente fra la città storica e la città del mare, mediante la prosecuzione e reinterpretazione dei tessuti edilizi presenti, una nuova stazione a ponte e un parco di archeologia industriale. Si approfondisce il tema dell'isolato urbano e la tematizzazione di 5 isolati a corte.
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Santoro, Gianpiero, and Fabio Monducci. "Fra spazio e identità. Riqualificazione dell'area di Porta Napoli a Taranto." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/17069/.

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Abstract:
Centro nevralgico nella redazione del nuovo piano urbanistico generale, del quale la città dovrà necessariamente dotarsi entro il 2018, l’area di Porta Napoli a Taranto è di fondamentale importanza per dare delle risposte alle esigenze di una città che soffre della mancanza di un piano che dia ordine e corregga quanto si sia aggiunto e sedimentato in maniera sconnessa e ingiustificata nel tempo. L’attuale interesse, sempre crescente, per le aree dismesse e irrisolte, si collega alla volontà di evitare che la città si allarghi ancora. In linea con la visione di un’urbanistica più vicina alle politiche di sviluppo sostenibile per cui limitare l’espansione delle periferie e dei margini della città vuol dire migliorare quanto è già stato costruito, intensificare gli spazi costruiti e riqualificare il “terzo paesaggio” affinché le città abbiano possibilità di crescere all’interno.Le condensate vicende economiche susseguitesi nell’ultimo secolo hanno profondamente cambiato il volto di Taranto. Non si tratta solo della forma della città ma del rapporto uomo-ambiente o meglio del difficile rapporto individuo-città. Il fenomeno di crisi identitaria e perdita di appartenenza del cittadino si riflette nella qualità dello spazio urbano e in particolare dello spazio pubblico. L’area in questione è nella parte nord-occidentale della città. Un fazzoletto di terra fra i due mari, il Mar Piccolo e il Mar Grande, e fra due poli in egual misura importanti, il polo industriale e la Città Vecchia, oggetto di un sempre maggiore e crescente interesse. Pensare alla riqualificazione di Porta Napoli vuol dire riflettere sul concetto di vuoto, sulla ridefinizione di spazi con un carattere distintivo e quindi creare luoghi dove si ri-costituisce un’identità. Si tratta di pensare al ruolo significativo che una singola parte può svolgere nello sviluppo e nelle sorti di rinnovamento dell‘immagine della città intera che dovrà superare la dipendenza dalla grande industria.
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Dionigi, Francesca. "Design di nuovi poliesteri a base di polibutilene succinato per la preparazione di scaffold per l’ingegneria tissutale del miocardio: struttura chimica e architettura molecolare come tool efficienti per modulare le proprietà chimico-fisiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16670/.

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Abstract:
L’ingegneria dei tessuti molli, quali il miocardio, sta sempre più emergendo come approccio alternativo alle terapie tradizionali. In questo ambito, i poliesteri costituiscono una classe di polimeri promettente, poiché le variegate strutture chimiche che li caratterizzano permettono di soddisfare un’ampia gamma di esigenze. Negli ultimi anni, l’attenzione della ricerca si è incentrata sul poli(butilene succinato)(PBS). Il PBS, tuttavia, possiede proprietà meccaniche non ottimali per l’ingegneria dei tessuti molli; inoltre i tempi di degradazione sono lunghi; ciò è dovuto al grado di cristallinità e all’idrofobicità, entrambi elevati. Nell’ottica di migliorare le proprietà non soddisfacenti di tale omopolimero, sono stati sintetizzati e caratterizzati nuovi copoliesteri alifatici a base di PBS biocompatibili e biodegradabili. In particolare, sono stati realizzati un copolimero a blocchi e uno statistico a base di Pripol 1009, un diacido commerciale (Croda), e un copolimero a blocchi a base di neopentil glicole, valutando sia l’effetto del tipo di comonomero introdotto nel PBS (Pripol 1009 vs. neopentil glicole) che quello dell’architettura molecolare (copolimero statistico vs. copolimero multiblocco). I materiali sintetizzati sono stati processati in forma di film attraverso pressofusione e di scaffold tramite elettrofilatura. Oltre alla caratterizzazione molecolare, film e scaffold sono stati sottoposti anche ad analisi termica, diffrattometrica, meccanica e a studi di degradazione idrolitica in condizioni fisiologiche. I risultati ottenuti hanno evidenziato la possibilità di modulare sia le proprietà meccaniche che la velocità di degradazione in condizioni fisiologiche. Tutti i copolimeri, infatti, presentano caratteristiche di elastomeri termoplastici e dei profili di degradazione variabili rispetto all’omopolimero, che li rendono adatti per applicazioni nel campo dell’ingegneria dei tessuti molli.
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Dal, Pozzo Simone. "Paraboloide ex SIR. Progetto per il riuso e la trasformazione di un esempio di archeologia industriale a Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25564/.

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Abstract:
Costruito nel 1956-57, l’ex SIR ha rappresentato (assieme ad altre archeologie del luogo) la fioritura del porto ravennate, fronteggiando una delle principali aziende italiane del settore dell’epoca: la Montecatini. La S.I.R. chiude nel 1988. Il silos, però, fu utilizzato come deposito di materiali ed attrezzature varie fino al 2011. Poi l’abbandono definitivo, quindi, il degrado. La “microcittà” della Darsena (così la definisce il piano urbanistico vigente) rappresenta per la città un luogo-testimonianza di una Ravenna industriale e portuale fiorente, ma che oggi risulta per la maggior parte in stato di abbandono. Una “microcittà” sviluppata tra il centro cittadino e il litorale romagnolo, ricca di archeologie industriali e, quindi, ricca di potenzialità. La città si trasforma assecondando nuovi stili di vita, nuovi bisogni, nuove necessità; con attenzione al consumo di terreno, queste archeologie industriali ci regalano grandi volumi liberi per chissà quale impiego futuro. Ecco dunque, che da fabbricato in abbandono, un ex magazzino può trasformarsi in un’ottima risorsa per il futuro sviluppo della città. Mettendo a sistema le esigenze di Ravenna, le richieste dei piani urbanistici vigenti e questa maestosa archeologia industriale di ben 69 mila metri cubi netti, si vuole creare un polo culturale, sociale, ricreativo accessibile a tutta la cittadinanza, potenziale fulcro futuro di un progressivo rapido sviluppo spontaneo della precedente area portuale. Dunque, l’obbiettivo finale sarà una soluzione progettuale che non punti solo alla riqualificazione del reperto in sé, ma che, in accordo con i piani vigenti e le previsioni urbanistiche ad oggi reperibili, punti alla pianificazione di spazi versatili e adattabili alle varie esigenze o eventi che l’archeologia potrà ospitare. Ci si augura che questo ambizioso palinsesto progettuale possa rappresentare un vero e proprio progetto pilota ripetibile per tanti altri reperti industriali tipologicamente analoghi.
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Fusco, Giovanni. "Caratterizzazione dinamica passiva di strutture in calcestruzzo armato per la calibrazione di modelli numerici. Il caso studio del blocco laboratori della facoltà di chimica industriale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Obbiettivo della tesi è quello di giungere ad una caratterizzazione dinamica dell’edificio il più possibile vicina alla realtà. Le vie seguite a tal proposito saranno principalmente due: da una parte si realizzerà il modello virtuale (FEM) della struttura, dall’altra si rileverà sperimentalmente il comportamento, in situ, mediante prove non invasive. Il progetto verte sull’analisi e sulla comparazione dei dati derivanti dall’uso dello strumento TROMINO®, un sensore per il rilevamento del microtremore, con dati derivanti dalla modellazione virtuale, nell’ottica di restituire un’analisi modale che descriva in maniera reale il comportamento dello stesso. Il processo parte dall’analisi di un edificio ubicato ad Atene, sul quale sono state eseguite diverse misurazioni attraverso TROMINO® e del quale si è parallelamente effettuata una modellazione agli elementi finiti, mediante il software Sap2000. I dati risultanti delle due analisi dinamiche sono estremamente differenti. Per portarli a convergenza, si è effettuata una campagna di sperimentazioni basata sullo studio dell’incremento o decremento della frequenza di oscillazione associato alla variazione di un singolo parametro caratterizzante e successivamente sono state effettuate delle “correzioni” al modello che hanno prodotto un aumento della frequenza, allineandola a quella rilevata strumentalmente. Alla luce dell’esperienza svolta sull’edificio di Atene, ai fini statistici sono stati analizzati altri tre edifici, due ubicati a Reggio Emilia ed uno a Bologna, così da poter riscontrare similitudini e divergenze nel processo di calibrazione. In particolare, in questa tesi si prenderà in esame l’edificio che ospita i laboratori del Dipartimento di Chimica Industriale, presso Bologna. Sarà realizzato un modello agli elementi finiti e dal confronto con i rilievi in situ mediante TROMINO® saranno adoperate delle correzioni al fine di portare i valori a convergenza.
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Gheduzzi, Federica. "Industria 4.0 per il settore delle costruzioni: un software a supporto dell'attività di controllo del Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
La digitalizzazione del settore delle costruzioni è una realtà sempre più concreta. Negli ultimi anni molte innovazioni tecnologiche hanno trovato applicazione in campo edile. L’argomento della tesi vuole fornire un supporto al Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione all’interno del cantiere edile. L'intento è quello di ottimizzare le funzionalità di gestione documentale del software SìDocs ed aggiungere operatività al software per rendere più efficace il controllo e la verifica di tutti gli aspetti riguardanti la salute e sicurezza dei lavoratori in cantiere. La tesi è articolata in due sezioni: nella prima si introduce il software per avere un maggior supporto nell’attività di verifica documentale delle imprese; nella seconda si implementa il software con un verbale preimpostato con i contenuti del D.Lgs 81/2008 la cui compilazione assegnerà eventuali non conformità alle imprese coinvolte in cantiere. Obiettivo della tesi è quello di dimostrare come l’integrazione della tecnologia digitale porti un sostanziale miglioramento rispetto alla gestione tradizionale del cantiere, riguardo all’aspetto di migliore tracciabilità, verifica e monitoraggio, oltreché all’aggiornamento della documentazione delle imprese coinvolte nell’appalto ed in particolar modo all’aspetto operativo in fase di sopralluogo, al fine di ridurre gli infortuni e le morti sul lavoro.
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Bettucchi, Roberto. "LUNGO LA LINEA DEL RENO, un progetto per la ferriera Lenzi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18683/.

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Abstract:
Il contenuto della presente tesi di laurea rappresenta un lavoro sistematico di analisi e proposte progettuali, nel quale sono stati identificati tipi edilizi specifici, attraverso il riconoscimento, l’approfondimento tematico e la sintesi delle architetture a carattere protoindustriale dell’alta e media valle del Reno . Lo studio tipologico ed evolutivo degli opifici ha permesso di configurare un modus progettuale delineato, individuando potenzialità e criticità, nell’ottica di un intervento unitario organico realizzato attraverso inserimenti puntuali, nel rispetto dei meccanismi aggregativi ed evolutivi del luogo, reinterpretando forme e contenuti. L’approfondimento dei processi produttivi che hanno coinvolto le architetture in esame è risultato imprescindibile nel processo di analisi: i rapporti volumetrici, la distribuzione degli spazi di lavoro e il continuo rapporto tra fiume Reno e infrastrutture sono infatti determinati da specifiche esigenze produttive. L’obiettivo primario del progetto consiste nel riunificare e rendere fruibile il percorso lasciato dall’acqua attraverso la nascita e la mutazione di insediamenti industriali, dando origine ad un museo diffuso in grado di identificare il carattere distintivo della valle, dalla nascita della ferrovia porrettana sino al dopoguerra, studiando nello specifico il caso della ferriera Lenzi nel comune di Alto Reno Terme, ritenuta a seguito di un’analisi a scala territoriale, tra gli esempi più significativi di archeologia industriale montana. La condizione posta a monte di ogni proposta d’intervento è stata quella di presentare nuove opportunità agli edifici oggetto di analisi per svolgere un ruolo sociale e culturale, preservandone la riconoscibilità tipologica, conservando il valore di testimonianza storica e di identità di un territorio, senza snaturarne la connotazione formale e la sagoma, mantenendo la percezione della funzione originaria.
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Babbini, Silvia. "Nuovi impasti con 100% materiale di riciclo per gres porcellanato a porosità controllata per applicazioni in edilizia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Questa tesi di laurea è stata sviluppata grazie a un lavoro di ricerca svolto presso il Centro Ceramico di Bologna, centro di ricerca e sperimentazione per l’industria ceramica e si inserisce nell’ambito di un progetto regionale, finalizzato al recupero di scarti industriali del territorio per la produzione di materiali da costruzione a basso impatto ambientale, allo scopo di valorizzare tali scarti della regione Emilia-Romagna, in accordo coi principi di una circular economy. Le materie prime utilizzate negli impasti sarebbero destinate allo smaltimento in discarica, con il presente lavoro invece vengono utilizzate come materie prime seconde. Dopo l’attività iniziale di mappatura a livello regionale dei rifiuti e di schedatura di tali materie prime seconde, si è passati ad una sperimentazione basata sulla caratterizzazione di nuovi impasti ceramici, le cui materie prime siano costituite da tali materiali di scarto e le cui caratteristiche siano analoghe a quelle del grès porcellanato. Gli impasti che sono risultati migliori e compatibili tra loro, in termini di ritiro in cottura e assorbimento d’acqua, sono stati poi utilizzati per la creazione di una piastrella doppio-strato, il primo più poroso e il secondo più vetrificato. Per ognuno dei due strati sono stati ricavati i dati di conducibilità, correlati alla porosità chiusa dei due materiali. Gli impasti ottenuti sono utilizzabili, sia presi singolarmente, che accoppiati nel doppio caricamento, in sostituzione del grès porcellanato tradizionale nelle svariate applicazioni in edilizia. Il vantaggio principale è legato all’utilizzo di una piastrella ottenuta interamente da materiali di riciclo e quindi perfettamente sostenibile, con temperature ottimali di sinterizzazione inferiori a quelle tradizionali: 1060 a fronte di 1250 °C. Questo rappresenta un vantaggio dal punto di vista economico e ambientale, grazie a una riduzione dei consumi energetici, con abbattimento del consumo di gas metano e di emissioni di CO2.
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Amorati, Guido Maria. "Un catalizzatore per il paesaggio plurale di Zingonia. Strategie per la rigenerazione dell’area ex-TNT." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11984/.

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Abstract:
Questo lavoro trae i presupposti teorici da quanto trattato nel corso del seminario LED 2016 (Landscape Education for Democracy) coordinato dal Prof. Deni Ruggeri della NMBU di Oslo, sul tema del rapporto tra paesaggio e democrazia. Parallelamente è stato condotto un percorso di avvicinamento e conoscenza della città di Zingonia e della sua comunità. Fondata nel 1965 ad opera del costruttore Renzo Zingone, essa ha vissuto una vicenda tanto breve quanto travagliata che restituisce oggi una realtà complessa dal punto di vista sociale ma al tempo stesso ricca di sfide ed opportunità. L’occasione di sintesi è stata il LED workshop che si tenuto a Zingonia a giugno 2016, sotto la responsabilità del Prof. Luigi Bartolomei dell’Università di Bologna. La tesi dunque muove da questa esperienza per formulare la proposta di una strategia di rigenerazione urbana che mira alla riconnessione della comunità con il proprio paesaggio.
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Lazzarini, Federico. "OGR-EVOLUTION, dall’industria allo spazio urbano. Riqualificazione delle ex officine grandi riparazioni FS (BO)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17363/.

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Abstract:
La tesi tratta la riqualificazione dell'ex stabilimento Officine Grandi Riparazioni (BO) in cui viene evidenziato il passaggio da un'area industriale a uno spazio urbano. Un progetto centrato sull'inserimento di nuove funzioni all'interno dell'area mantenendo un occhio di riguardo a quello che è il tema della memoria. La memoria è un tema fondamentale nello sviluppo del progetto in quanto centinaia sono le vittime dovute alle lavorazioni a stretto contatto con l'amianto senza l'utilizzo di appositi dispositivi di sicurezza. All'interno dell'elaborato viene sviluppato il tema della mobilità creando nuovi percorsi e collegamenti con quelli che sono i percorsi ciclo-pedonali già esistenti. Inserimento di nuove funzioni quali un nuovo museo per la città e un auditorium relativi all'associazione AFeVA, un centro polifunzionale, una sala studio, un punto ristoro e uno studentato. Vengono progettati anche una piazza e il verde pubblico all'interno dell'area in esame. Visione futura di quella che può essere la zona dell'ex stabilimento a distanza di cinquant'anni.
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Mazzacani, Valentina. "La gestione delle acque nell'industria ceramica: il caso di studio della Florim Ceramiche SpA." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
L'acqua non è solo un bene essenziale, è anche una risorsa molto versatile in grado di procurare un'ampia gamma di benefici ma al tempo stesso è importante avere la consapevolezza che si tratti di una risorsa esauribile. Uno dei suoi maggiori utilizzi è quello industriale nel quale non è di fondamentale importanza solo il quantitativo di risorsa idrica sfruttata ma anche le sue caratteristiche qualitative. Obiettivo della tesi è quello di indagare la gestione della risorsa idrica nel contesto dell'industria ceramica cercando di capire quali sono gli utilizzi principali, i quantitativi e lo standard qualitativo dell'acqua al termine del processo industriale. Un ruolo principale nell'ambito della sostenibilità ambientale è svolto dalle aziende ceramiche del territorio che sempre più acquisiscono know-how ambientale e si adottano di procedure e tecnologie in grado di salvaguardare il territorio in cui operano. A tal fine ho condotto uno studio su una delle maggiori aziende del distretto ceramico di Sassuolo: Florim ceramiche s.p.a. analizzando il processo produttivo, quello depurativo e i quantitativi utilizzati cercando di capire gli ambiti di miglioramento attraverso la definizione di interventi sostenibili.
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Casadei, Ruben, and Gian Paolo Franceschini. "Le trasformazioni dello spazio urbano e delle pratiche di pianificazione. La Darsena di Ravenna come caso di studio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3617/.

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Abstract:
Questa tesi propone una riflessione critica sulle pratiche della pianificazione urbanistica attraverso l’analisi di un significativo caso di studio, costituito dalla Darsena di Città a Ravenna. Questo approccio di ricerca è dal nostro punto di vista una conseguenza della difficoltà di governare le attuali problematiche di sviluppo dello spazio urbano attraverso gli strumenti tradizionali della pianificazione e dell’urbanistica. La tesi ha lo scopo di far emergere temi di dibattito attuale sulle aree di sviluppo urbano, in particolare la complessità dei compiti decisionali riguardanti aree oggetto di interventi di rigenerazione urbana. La definizione “area di sviluppo urbano” si pone come prodotto di un’attiva collaborazione tra Stato, mercato e società civile e costituisce dal nostro punto di vista una vera “questione sociale”. Prenderemo come riferimento il caso della Darsena di Città di Ravenna, oggetto della sperimentazione urbanistica degli ultimi trenta anni, sul quale diversi “stili” e strumenti di pianificazione si sono confrontati, nell’intento di guidare un processo di riqualificazione che ha portato ad oggi a risultati concreti assai limitati. Attraverso gli strumenti consultabili e un rapido sopralluogo infatti, possiamo intuire immediatamente come la realizzazione di interventi sull’area si limiti a casi localizzati come la riqualificazione della raffineria Almagià, la nuova sede dell’autorità portuale e l’ex molino Pineta, oltre agli interventi residenziali riconducibili all’edificio progettato dall’architetto Cino Zucchi e ai nuovi isolati attorno alla parte centrale di via Trieste. Le problematiche di fondo che hanno creato conflitti sono molte, dall’elevata divisione proprietaria alla cesura del comparto con il centro storico data dalla barriera ferroviaria, alla questione relativa al risanamento delle acque e dei suoli, solo per citare le più evidenti. Siamo quindi interessati a capire il problema dal punto di vista del processo di pianificazione per poi concentrare la nostra riflessione su possibili soluzioni che possano risolvere i conflitti che sembrano all’oggi non trovare una risposta condivisa. Per meglio comprendere come rapportarci al caso specifico si è cercato di analizzare alcuni aspetti teorici fondanti del “procedimento archetipico” di pianificazione urbana in contrapposizione con metodi di pianificazione “non convenzionali”. Come lo studio dei primi ci ha permesso di capire come si è arrivati all’attuale situazione di stallo nella trasformazione urbana della Darsena di Città, i secondi ci hanno aiutato a comprendere per quali ragioni i piani urbanistici di tipo “tradizionale” pensati per la Darsena di Città non sono stati portati a realizzazione. Consci che i fattori in gioco sono molteplici abbiamo deciso di affrontare questa tesi attraverso un approccio aperto al dialogo con le reali problematiche presenti sul territorio, credendo che la pianificazione debba relazionarsi con il contesto per essere in grado di proporre e finalizzare i suoi obiettivi. Conseguenza di questo è per noi il fatto che una sensibile metodologia di pianificazione debba confrontarsi sia con i processi istituzionali sia con le dinamiche e i valori socio-culturali locali. In generale gerarchie di potere e decisioni centralizzate tendono a prevalere su pratiche decisionali di tipo collaborativo; questa tesi si è proposta quindi l’obiettivo di ragionare sulle une e sulle altre in un contesto reale per raggiungere uno schema di pianificazione condiviso. La pianificazione urbanistica è da noi intesa come una previsione al futuro di pratiche di accordo e decisione finalizzate a raggiungere un obiettivo comune, da questo punto di vista il processo è parte essenziale della stessa pianificazione. Il tema è attuale in un contesto in cui l’urbanistica si è sempre confrontata in prevalenza con i temi della razionalizzazione della crescita, e con concetti da tempo in crisi che vanno oggi rimessi in discussione rispetto alle attuali istanze di trasformazione “sostenibile” delle città e dei territori. Potremmo riassumere le nostre riflessioni sull’urbanistica ed i nostri intenti rispetto al piano della Darsena di Città di Ravenna attraverso una definizione di Rem Koolhaas: l’urbanistica è la disciplina che genera potenziale, crea opportunità e causa eventi, mentre l’architettura è tradizionalmente la disciplina che manipola questo potenziale, sfrutta le possibilità e circoscrive. Il percorso di ragionamento descritto in questa tesi intende presentare attraverso alcune questioni significative l’evoluzione dello spazio urbano e delle pratiche di pianificazione, arrivando a formulare un “progetto tentativo” sul territorio della Darsena di Città.
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Antonini, Martina. "Modellazione informativa e digitalizzazione del cantiere: il Building Information Modeling per la chiesa di Santa Maria della Consolazione a Picenze (AQ)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di dimostrare come il Building Information Modeling può essere utilizzato nell’ambito dell’industria delle costruzioni, inteso come metodo non sostituivo di quello “tradizionale” ma come vantaggio strategico adattabile ad ogni specifico lavoro. Il modello BIM permette di pianificare prima, realizzare durante e controllare poi tutte le fasi lavorative del cantiere, rendendo più efficiente, meno dispersivo ed ordinato l’intero lavoro. Per il caso analizzato, il restauro a seguito del sisma del 2009 della Chiesa di Santa Maria della Consolazione a Picenze (AQ) risalente al 1500, utilizzando il software Autodesk Revit, è stato realizzato un modello 3D dell’edificio, fedele alla realtà, un “digital twin” contenente tutte le informazioni riguardanti le caratteristiche del cantiere, le fasi lavorative, le tipologie di materiali usati, le tempistiche ed i costi sostenuti. Nel presente caso di studio, come primo step sono state inserite le informazioni nel modello 3D, successivamente elaborati dei parametri suddivisi in lavorazioni, cronologia, contabilità e costi, descrizione dei materiali, verbali e SAL. In particolare, l’analisi dei dati del gruppo di “verbali e SAL”, ha consentito di poter collegare i verbali di cantiere in oggetto alle specifiche problematiche riportate in questi, ordinati in tabelle ed abachi in cui sono evidenziate le criticità rilevate. A tal proposito l’elaborato è corredato da immagini catturate durante la modellazione del digital twin nonché da quelle relative all’analisi dei verbali.
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BABALIS, DIMITRA. "Architetture per l’industria cartaria del Diciannovesimo secolo nella Valle del Pescia in Toscana: dalla tutela della memorie storiche ai problemi del recupero." Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/600461.

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Abstract:
L’industrializzazione di medie dimensioni in Toscana tra Ottocento e Novecento costituisce un fenomeno di rilevante importanza locale e nazionale. La ricerca storico-sociale-territoriale-urbanistico-architettonico di tale fenomeno ha considerato prevalentemente il sistema produttivo di Valle del Pescia Maggiore. Lo sviluppo “pianificato” delle cartiere e la stimolante imprenditoria hanno determinato una intensa attività produttiva lungo il fiume mentre i numerosi opifici cartari sono considerati vere e proprie architetture da salvaguardare. Oggi, il patrimonio industriale costituisce, oltre che lo strumento per conoscere e comprendere il processo di industrializzazione, anche l’elemento di grande potenzialità di sviluppo per il futuro. Le vicende storico-sociale dell’industrializzazione del territorio Pesciatino, ampiamente analizzate, hanno costituito una grande opportunità per sviluppare le seguenti tematiche o categorie interpretative: le relazioni tra territorio e sistema produttivo; la formazione delle capacità imprenditoriali e delle tecniche; il carattere socio-economico nel XIX; la formazione del sistema produttivo di Valle, i criteri di localizzazione degli edifici cartari lungo l’asta del fiume Pescia; la questione tecnologica in relazione con il carattere tipologico degli edifici; i luoghi produttivi in relazione con il nuclei abitativi; la questione di tutela e della salvaguardia del patrimonio culturale. Per la valorizzazione del territorio si è proposto un “nuovo modello territoriale”, l’ecomuseo, sia per lo sviluppo socio-economico locale che per la valorizzazione dei beni industriali e del territorio.
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IMBESI, Lorenzo. "Nomadismo e identità delle architetture trasferibili." Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/11573/501661.

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FIGLIOLA, ANGELO. "Post-industrial robotics. Processo computazionale e nuovi metodi produttivi per l’esplorazione di architetture informate nell'era post-digitale." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/1004575.

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Abstract:
The concept of performance in architecture is related on his ability to create a dynamic relation with the users, function and with the environment in which architecture is placed. The dynamic relation can be explained through a series of design operations that are able to exploit the potentialities offered by technological innovation of the contemporary era: responsive devices able to respond to external stimuli with mechanical systems or with material properties are possible interpretation of the dynamic relation between architecture and external environment. If the benefits derived from the use of the dynamic systems are well known in contemporary architectural practice, equally obvious are the critical issues as the scalability of the processes, the economic and the formal aspects. Within this scenario, generative design and digital computing play a key role in the efficient exploration of design solutions, as well as for the ability to focus on a single workflow, formal generation, simulation of dynamic phenomena and manufacturing. The theoretical assumptions have been tested through the implementation of a series of informed architectures at the scale 1: 1 where performances inform the computational process and the robotic fabrication process. Process analysis, besides defining the limits and potentials of the design approach, opens the debate on the role of technological experimentation in the post-digital era defined as po.st - industrial robotics.
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Vizzarri, Corrado. "The sustainable refurbishment of abandoned industrial sites through smart adaptive reuse strategies. A Design Criteria System (DCS) for urban regeneration of marginal contexts." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11589/219439.

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Abstract:
The fragmented urban structure of contemporary metropolises caused by uncontrolled expansionist phenomena, and the economic and productive crisis of the last twenty years have led to social problems and the emergence of satellite districts physically separated by unused empty places. Many urban voids in the suburbs of modern cities concern disused and abandoned industrial sites. Therefore, there is a growing necessity to formulate innovative and sustainable strategies for urban regeneration, which provide, in the preliminary design phase, intuitive and schematic information and instructions to develop future smart green cities, facilitating stakeholders’ decisions. Adaptive reuse models contribute to achieve this purpose, transforming metropolis latent resources in new and comfortable liveable and attractive sites, satisfying current community needs. These interventions allow to promote feasible refurbishment actions, converting obsolete volumes in futuristic architectures with multiple functions in order to extend building useful life. In particular, the thesis focuses on the analysis and evaluation of functional and spatial transformation potentials of five historic and contemporary dismissed industrial factories in Bari periphery, through the structuring of a weighted radio-centric multicriteria model, the Design Criteria System (DCS), which contains all the features influencing adaptive reuse processes. The data extracted from each selected case study are catalogued and enclosed in a descriptive table. The application of Decision Support Systems facilitates the classification of functional reuse alternatives hypothesized for each industrial context, evaluating their effectiveness on the basis of independent parameters. The insertion of building cataloguing table input data into the DCS structure and the identification of cause-and-effect relationships between attributes activate a process of automatic selection and characterization of the adaptive reuse strategy, extrapolating the features involved in that specific conversion circumstance and measuring the intervention feasibility coefficient (f) and risk entity (r) through the sum of the components weights highlighted. The proposed model can assist stakeholder’s choices in complex decision-making contexts and represents a consistent and original tool to preliminary assess future possible regeneration scenarios, reducing urban sprawl phenomena and displaying with intuitive flowcharts feasible conversion policies and risks that could incur during planning, construction and maintenance activities.
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