Academic literature on the topic 'Architettura XX secolo'

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Journal articles on the topic "Architettura XX secolo"

1

Morezzi, Emanuele. "La Cattedrale dell'Elettricità: trasformazione del rudere, permanenza dell'immagine. Il caso della Battersea Power Station di Londra." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 477. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651202.

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Abstract:
Le recenti trasformazioni della Battersea Power Station impongono una riflessione sulla modifica del paesaggio industriale londinese del XX secolo. L'articolo intende porre una riflessione non solo sulla conservazione/trasformazione del rudere, ma anche sulla valenza iconica dell'edificio e sull'importanza del simbolo che esso rappresenta nel panorama londinese, in qualità di caso studio di architettura legata al periodo industriale e alle architetture per la produzione di energia elettica.
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2

Mattone, Manuela. "Il patrimonio dell’elettricità: una risorsa culturale da valorizzare." Labor e Engenho 11, no. 4 (December 26, 2017): 426. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651200.

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Abstract:
I paesaggi e le architetture elettriche rappresentano una significativa testimonianza della storia che ha visto protagonisti numerosi paesi tra il XIX e il XX secolo. Si tratta di un patrimonio tuttora solo parzialmente indagato, rispetto al quale occorre farsi promotori di azioni volte a favorirne la conoscenza, la conservazione e non ultime la valorizzazione e fruizione da parte di un pubblico sempre più ampio e non necessariamente specializzato. I manufatti connessi alla produzione dell’energia idroelettrica e le tracce delle opere infrastrutturali resesi necessarie al momento della loro costruzione rappresentano una vera e propria risorsa culturale che, qualora integrata alle altre risorse presenti nei territori montani, potrebbe acquisire maggiore visibilità e leggibilità contribuendo a rendere questi ambiti appetibili e ricercati non solo per gli aspetti di carattere naturalistico e paesaggistico, ma anche storico-culturale, contribuendo alla loro riattivazione.
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3

Brogiolo, Gian Pietro. "L'archeologia dell'architettura in Italia nell'ultimo quinquennio (1997-2001)." Arqueología de la Arquitectura, no. 1 (December 30, 2002): 19. http://dx.doi.org/10.3989/arq.arqt.2002.3.

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Abstract:
Il contributo delinea un bilancio dell'Archeologia dell'architettura in Italia a partire dalla metà degli anni '90 del XX secolo, quando alcuni convegni e la neonata rivista "Archeologia dell'Architettura", misero a confronto le esperienze maturate in più centri di ricerca, che riguardavano non solo l’analisi stratigrafica delle murature il suo rapporto con il Restauro, ma anche allo studio delle tecniche costruttive, della mensiocronologia e dell’archeometria. Da questo punto di vista sono da segnalare da un lato le sperimentazioni nella costruzione delle sequenze degli equilibri statici, del degrado, degli intonaci e degli orizzontamenti lignei, dall'altro le proposte di metodologie di restauro fondate sull'analisi stratigrafica. Questo impegno ha però portato a trascurare l’obiettivo prioritario dell’archeologo: recuperare dalle sequenze di un edificio informazioni storiche, per le quali servono anzitutto corpora e censimenti esaustivi, e studi che pongano in relazione le architetture con l’organizzazione agraria, le trasformazioni dei paesaggi antropici, le trasformazioni economiche e sociali. Ed è su questo aspetto che converrà puntare nei prossimi anni, almeno da parte degli archeologi, senza per questo sminuire o vanificare il rapporto privilegiato che si è instaurato negli anni ‘90 con il Restauro Architettonico, con l'obiettivo comune di salvaguardare il patrimonio architettonico in una congiuntura nella quale sembra concluso un ciclo storico che aveva a cuore lo studio e la tutela del passato, attraverso il policentrismo culturale, la fervida circolazione delle idee, un saldo collegamento con la società civile.
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Dissertations / Theses on the topic "Architettura XX secolo"

1

Pizzigatti, Cesare. "Degrado e restauro dei materiali dell'architettura del XX secolo: il caso dell'ex discoteca "Woodpecker" di Milano Marittima (RA)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi in oggetto riguarda lo studio del degrado dei materiali della cupola dell’ex discoteca Woodpecker di Milano Marittima (RA), realizzata nel 1968 su progetto dall’arch. Filippo Monti; il locale versa in stato di abbandono da circa 40 anni e, a seguito dell’iter ultimamente intrapreso dal Comune di Cervia, sembra destinato a un prossimo recupero che prevede anche la riproposizione della destinazione d’uso originaria. La suddetta cupola, costruita a copertura dell’ambiente che era deputato a ospitare l’orchestra e la pista da ballo, ha una forma semisferica ed è costituita dall’assemblaggio di 23 vele in vetroresina nervate con profili in acciaio, in stato di avanzato degrado; sull’intradosso è presente un graffito dello street artist Blu, realizzato agli inizi degli anni 2000 e attualmente alquanto deteriorato. L’assenza di esaurienti elaborati progettuali originali (accentuata dal fatto che per la realizzazione delle vele ci si affidò a un’azienda che realizzava barche in vetroresina) ha reso necessaria una lunga e accurata fase di analisi per avanzare una verosimile ipotesi in merito alle tecniche di realizzazione; particolare attenzione è stata dedicata anche a una classificazione dei vari tipi di degrado che interessano la cupola. Sono quindi state condotte analisi di laboratorio (microscopio ottico, microscopio elettronico e FTIR) su campioni di tinta, di acciaio e di vetroresina, che hanno permesso la caratterizzazione materica e il confronto con le ipotesi avanzate in fase di anamnesi. Sono state infine proposte delle possibili linee guida per l'intervento di restauro. Il restauro delle architetture del XX secolo implica una serie di problematiche inerenti l’approccio di intervento, sia per la differente percezione di “bene culturale” relativo a tali opere rispetto a quelle dell’antichità, sia per il carattere innovativo, e talvolta sperimentale, dei materiali e delle tecniche costruttive usate, di cui il Woodpecker costituisce un esempio emblematico.
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Ghezzi, Francesco. "Il restauro del Monumento ai Caduti (1932) di Forlì: rilievo del degrado e indagini diagnostiche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il lavoro di Tesi si occupa del restauro sul Monumento ai Caduti di Forlì, programmato in seguito ad un intervento di pulitura del bene non del tutto adeguato. Il presente elaborato include molteplici aspetti d'indagine sull'opera: un breve studio sulle problematiche degli interventi sul moderno, un approfondimento storico sulla nascita dell’opera e sulla sua composizione, un accurato rilievo dei materiali e del degrado e, infine, una campagna di indagini diagnostiche. Le considerazioni sul restauro del moderno hanno permesso di sottolineare il valore e l’importanza di un approccio consono a questo tipo di patrimonio da proteggere e riscoprire. La ricostruzione della storia dell’opera, insieme alla descrizione delle sue parti, hanno impostato le basi per iniziare ad indagare il monumento nelle parti più importanti e significative. Le osservazioni e il rilievo delle parti più degradate e sensibili hanno messo in luce la presenza di una serie di fenomeni di degrado su cui intervenire con i futuri interventi e una serie di aspetti da indagare sperimentalmente. Le macro-aree coinvolte nello studio sono l'interno della cappella votiva centrale, il rivestimento esterno dell'opera e il gruppo statuario in sommità, tutti affetti anche se in modo diverso da numerosi fenomeni di degrado. Le indagini di laboratorio hanno permesso di analizzare e comprendere aspetti del bene fondamentali per l'elaborazione di conclusioni significative per il progetto di restauro sul Monumento.
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NINARELLO, LILIANA. "L'introduzione dei metalli nell'edificazione delle fabbriche moderne della Roma di fine XIX - inizio XX secolo. Innovazioni costruttive, problematiche strutturali e conservative." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1269407.

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Abstract:
La ricerca analizza la produzione industriale dei materiali metallici e la loro utilizzazione in ambito edilizio nella Roma Capitale tra il 1871 e il 1920, evidenziandone il ruolo nelle trasformazioni della città in un periodo particolarmente significativo non solo per l'incremento del loro impiego, ma anche per le trasformazioni conseguenti nella gestione del cantiere. La ricerca, infatti, tenta di colmare anche un'importante lacuna delle conoscenze relative al sistema gestionale delle imprese siderurgiche ed edili coinvolte nella realizzazione di alcuni grandi edifici romani postunitari. La parte prima del testo, di carattere introduttivo, descrive gli impianti di lavorazione dei metalli che nei decenni in questione produssero le lastre e i profilati usati nei cantieri romani esaminati nella parte seconda. In particolare, è emersa la partecipazione di poli industriali non solo italiani, ma anche esteri, in particolare belgi, che conferma la limitata capacità produttiva interna a fronte di una nascente domanda di prodotti metallici industriali Attraverso una panoramica sulle industrie siderurgiche francofone operanti nel periodo in esame, si è posta specialmente l'attenzione sulla dislocazione e la diffusione geografica dei materiali da esse lavorati e si è evidenziato come la loro capacità tecnica e produttiva sia cresciuta grazie anche all'impiego di attrezzature e tecnologie innovative. Si è poi evidenziato come nel caso romano l'introduzione nelle strutture edilizie di elementi in metallo prefabbricati abbia contribuito alla trasformazione dei processi costruttivi, anticipando parzialmente l'industrializzazione del cantiere edilizio moderno. La seconda parte del testo, attraverso l'analisi di tre opere specifiche quali l'Aula della Camera dei Deputati (1871, Paolo Comotto), il Palazzo delle Finanze (1871-1879, Raffaele Canevari) e il Palazzo di Giustizia (1889-1911, Guglielmo Calderini) mette in evidenza le modalità tecniche e costruttive adottate dal giovane Stato negli anni della sua affermazione, in rapporto anche con il coevo panorama europeo. L'analisi delle vicende verificatesi durante la fase di cantierizzazione e di approvvigionamento degli elementi metallici industriali in questi tre casi ha permesso di tratteggiare le relazioni tra forze economiche, intellettuali e tecniche messe in campo per conferire a Roma le funzioni proprie di Capitale italiana. La copiosa raccolta dei dati documentali, di cui molti inediti, riuniti poi in appendice, ha consentito di definire nel dettaglio, almeno per i casi presi in esame, gli elementi metallici impiegati; di evidenziare i sistemi tecnologici messi in opera, oltre che di chiarire, ove possibile, la qualità delle strutture e le relazioni tra le parti che le compongono. Nell'ultima parte della trattazione, grazie agli elementi raccolti nei precedenti capitoli si sono potute individuare in maniera distinta le principali problematiche manutentive o in generale conservative, delle parti metalliche strutturali presenti negli edifici dell'epoca e in particolare nella stesura finale si è cercato di evidenziare le problematiche di degrado specifiche delle strutture riscontrate negli edifici esaminati nella parte seconda, sottolineando anche l'importanza di garantirne la conservazione, sia nella loro consistenza materiale, con validità strutturale, sia nella loro valenza storica quali esempi concreti dell'evoluzione tecnologica in ambito architettonico.
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D'Abate, Sara. "Traduttori e interpreti della classicità. Francesco Fariello, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni (1928-1940)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11589/161561.

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Abstract:
La tesi indaga l'esperienza del gruppo composto da Francesco Fariello, Saverio Muratori e Ludovico Quaroni, attivo dal 1934 al 1940 a Roma. Nel loro seppur breve ma intenso periodo di collaborazione presero parte ai più importanti concorsi di architettura nazionali e parteciparono al vivace dibattito degli anni Trenta attraverso una proficua attività editoriale sulle principali riviste di architettura e non. Nei loro progetti attraversarono linguaggi diversi, aderendo in un primo momento a un'originale modernità, che prendeva a modello riferimenti osservati principalmente sulle riviste straniere, per piegare infine verso una espressione architettonica che guardava alla classicità come bacino di una nuova grammatica del costruire. Incarnarono a pieno la complessità della cultura architettonica italiana durante gli ultimi anni del ventennio fascista, approdando, nella conclusione della loro attività collaborativa, alla progettazione dell'Esposizione universale del 1942. I progetti proposti per i concorsi del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi e per la Piazza Imperiale e gli edifici prospicienti appaiono oggi -e tali apparirono anche allora- in contraddizione con i primi lavori. Questa svolta, oltre a rappresentare un generale diffuso arresto dell'architettura moderna in Italia, a causa, come noto, del nuovo carattere imperiale atteso da Benito Mussolini dopo la conquista d'Etiopia e della politica autarchica che restringeva di fatto la possibilità di usare materiali come ferro e vetro, fu anche dettata da un progressivo avvicinamento dei tre giovani a Marcello Piacentini. Un capitolo della tesi è dedicato alla descrizione del loro rapporto, a partire dall'intensa partecipazione di Fariello e Muratori alla redazione di «Architettura» fino alla collaborazione professionale di Quaroni con Piacentini nei progetti allestitivi delle edizioni della Triennale di Milano del 1936 e del 1940. L'esame puntuale dei numerosi disegni di studio inediti dei tre architetti per i progetti dell'E42, rinvenuti nel fondo personale di Quaroni conservato presso l'Associazione archivio storico Olivetti, mette in luce il tentativo di costruire una propria peculiare identità classica sulla base dello studio di edifici provenienti da un vasto repertorio, italiano e straniero, antico e contemporaneo. Ciò dimostra che la loro esperienza dell'E42 non fu orientata esclusivamente verso i modelli del neoclassicismo scandinavo, così come la letteratura precedente ha sostenuto a partire dalla monografia di Manfredo Tafuri su Quaroni del 1964, ma su un ampio spettro di riferimenti progettuali ispirati, come essi stessi scrissero nella relazione di concorso del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, alle «buone architetture classiche di tutti i tempi», sulla linea di una cultura progettuale appresa pochi anni prima alla Scuola superiore di Architettura di Roma. Fu la Scuola infatti, e in particolare i corsi biennali di Storia e stili dell'architettura di Vincenzo Fasolo e di Disegno architettonico ed elementi di composizione di Enrico Del Debbio, a educare gli architetti a un metodo operativo che coglieva dalla storia schemi spaziali e regole compositive, necessari a istruire il progetto del nuovo. La seconda guerra mondiale interruppe sia il cantiere dell'Esposizione universale, sia la loro collaborazione, probabilmente in crisi già dal 1938. L'esperienza di questi anni si dissolse in tre carriere distinte, che seppur gravitanti tutte tra le aule della Facoltà di architettura di Roma, intrapresero cammini, metodologicamente e disciplinarmente, lontani. Una eco di queste vicende però rimase, soprattutto in Muratori e in Quaroni, nella capacità di saper tradurre e interpretare la lezione della storia. Nel primo attraverso la codificazione di una “storia operante”; nel secondo attraverso la formazione di uno sguardo capace di cogliere, tanto in testi come Immagine di Roma del 1969 che in progetti come l'ampliamento del Teatro dell'Opera di Roma, una storia di Roma e della romanità, costantemente presente e connotante la sua architettura e i suoi abitanti.
The thesis investigates the experience of Francesco Fariello, Saverio Muratori and Ludovico Quaroni, a Rome-based architectural team, that worked together from 1934 to 1940. During their brief but intense partnership, they took part in the most important Italian competitions and they were actively involved in the heated architectural debate in the Thirties, as they wrote for the main architecture magazines and newspapers. In their projects, they experimented different languages. At first, they endorsed an original modernity, inspired by models mostly observed in foreign magazines, and later they started to look at classicism as a renewed source of architectural shapes. During the fascism's last years, they fully embodied the complexity of Italian architectural culture, participating in the late Thirties, as a lot of their peers, in the planning of the Esposizione Universale di Roma 1942 (E42). The projects proposed for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi and for Piazza Imperiale and its facing buildings appear to be - both now and then - contradictory to their first works. The stylistic turning point, as known, reflects a more general step back of modern architecture in Italy, due to the new imperial and monumental character expected by Benito Mussolini after the Italo-Ethiopian War and to the autarchic policy, which restricted the use of materials such as steel and glass, but it also depended on the closeness of the three young architects to Marcello Piacentini. One of the thesis' chapter deals with their relationship, starting from the participation of Fariello and Muratori in the editorial staff of «Architettura» to the collaboration between Quaroni and Piacentini in the set-up of several expositions in the two editions of Triennale di Milano of 1936 and 1940. The analysis of many unpublished drawings realized by the three architects for E42 projects, preserved in Quaroni's archive held by Associazione Archivio storico Olivetti, shows the attempt to build their own classic identity, founded on the study of a large collection of buildings, both Italian and foreign, and both ancient and contemporary. This is the proof that E42 projects were not exclusively influenced by the Scandinavian classicism, as claimed first by Manfredo Tafuri in his monograph research about Quaroni in 1964 and taken for granted by the subsequent literature, but they were rather inspired by a broad spectrum of design references, taken from «the classic architecture of all time», as they wrote on the report for Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi's competition. The thesis ascribes this design method to the legacy of the Scuola superiore di Architettura di Roma, which they attended between 1928 and 1934. In fact, the School, and especially the two-year courses Storia e stili dell'architettura and Disegno architettonico ed elementi di composizione, respectively held by Vincenzo Fasolo and Enrico Del Debbio, taught the students to search in the entire history of architecture spatial schemes and design rules to abstract and propose again in contemporary projects. Second World War interrupted both the construction of the Esposizione Universale di Roma and their partnership, which had probably been in crisis since 1938. Their collaboration dissolved in three different careers, and even though they became all academics at the Faculty of Architecture of the University of Rome, they undertook very distant paths from each other, both for the subjects taught and for the method proposed. An echo of this collaborative experience remains, especially in Muratori and Quaroni, in the ability to interpret the lesson of the past: the former through the formulation of the theory of “storia operante”; the latter through the development of a gaze able to seize and report, in books as Immagine di Roma and in projects as Teatro dell'Opera's extension, the Roman history and spirit, which have always been present in its architecture and in its people.
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Books on the topic "Architettura XX secolo"

1

Antonietta, Crippa Maria, Gavinelli Corrado, and Loik Mirella, eds. Architettura del XX secolo. Milano: Jaca Book, 1993.

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2

Architettura a Napoli del XX secolo. Napoli: CLEAN edizioni, 2017.

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3

Architettura dell'imitazione: Teoria dell'arte e architettura fra XV e XX secolo. Firenze: Alinea, 2005.

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4

1917-, Dieste Eladio, Gutiérrez Ramón, and Viñuales Graciela María, eds. Architettura e società: L'America Latina nel XX secolo. Milano: Jaca Book, 1996.

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5

Albani, Francesca. Architettura minore del XX secolo: Strategie di tutela e intervento. Santarcangelo di Romagna (RN) [i.e. Rimini, Italy]: Maggioli, 2013.

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6

Loretta, Mozzoni, and Santini Stefano, eds. Architettura dell'eclettismo: Il rapporto con le arti nel XX secolo. Napoli: Liguori, 2008.

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7

Convegno "Il portale degli architetti e degli ingegneri, quando tecnica ed arte si incontrano" (2011 Palermo, Italy). Archivi di architettura a Palermo: Memorie della città, XVII-XX secolo. Palermo: 40due, 2012.

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8

Budapest: Architettura, città e giardini tra XIX e XX secolo : con sei itinerari di visita. Torino: Celid, 2013.

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9

1916-1996, Sacripanti Maurizio, and Savioli Leonardo, eds. Architettura, disegno, modello: Verso un archivio digitale dell'opera di maestri del XX secolo : Giovanni Michelucci, Maurizio Sacripanti, Leonardo Savioli. Roma: Gangemi, 2011.

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10

Maurizio, Castelvetro, Mulazzani Giovanna, Giovagnoli Gianfranco, and Cattolica (Italy). Assessorato alla cultura. Centro culturale polivalente., eds. Avanguardia romagnola: Architetture balneari del XX secolo. Cattolica: Comune di Cattolica, Assessorato alla cultura, 1989.

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