Academic literature on the topic 'Architettura rinascimentale'

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Journal articles on the topic "Architettura rinascimentale"

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Lombardi, Andrea. "Il diavolo in corpo: una lettura del Decameron di Giovanni Boccaccio." Alea : Estudos Neolatinos 14, no. 2 (December 2012): 180–200. http://dx.doi.org/10.1590/s1517-106x2012000200003.

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Abstract:
Considerare il Decameron esclusivamente un "classico" non rende giustiza alla sua struttura narrativa geometrica e complessa. Poiché ognuno dei suoi aspetti rivela il potenziale sovversivo della sua macchina narrativa. Le cento novelle con la loro cornice, che descrive l'epidemia della peste nera del 1348, ne fanno il primo libro organico della narrativa occidentale: un testo con una architettura peculiare. Una lettura attenta, però, può individuare una nuova novella, quella di numero 101 (nell'Introduzione alla quarta giornata): ciò che rivela la crisi finale della struttura chiusa, dell'architettura pianificata. Ciappelletto, protagonista della prima novella, diviene Santo da "peggiore uomo del mondo" che era; mentre Griselda, eroina dell'ultima delle cento novelle, mostra che la sua iperbolica virtù si trasforma in cinismo crudele. Così il Decameron crea il proprio futuro, rappresentando una mimesi ampia della sua epoca e, allo stesso tempo, avviando una rottura radicale ironica, o meglio elusiva: modello della commedia rinascimentale e dell'ermeneutica, nell'uso radicale dell'ironia. Possiamo forse considerare il Decameron una risposta istigante alla domanda attuale sulla natura di ciò che è contemporaneo.
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Vitella, Maurizio. "Ostensori architettonici in Sicilia tra suggestioni iberiche e rinascimentali." Quiroga. Revista de patrimonio iberoamericano, no. 21 (October 30, 2022): 120–27. http://dx.doi.org/10.30827/quiroga.v0i21.0009.

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Abstract:
Attraverso l’analisi di sei ostensori architettonici custoditi tra chiese e musei in Sicilia, vengono analizzati i linguaggi formali e compositivi che, tra suggestioni iberiche e rinascimentali, caratterizzano questi capolavori d’arte sacra. Sono piccole architetture d’argento, prodotte tra il XV e il XVII secolo, che risentono degli influssi gotico catalani e del Rinascimento italiano, in una peculiare sintesi tutta siciliana.
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Camerota, Filippo. "Introduzione. La prospettiva come tema vitruviano = Introduction. Perspective as a Vitruvian Theme." Espacio Tiempo y Forma. Serie VII, Historia del Arte, no. 7 (December 13, 2019): 17. http://dx.doi.org/10.5944/etfvii.7.2019.26188.

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Abstract:
Con la diffusione della prospettiva lineare, l’architettura divenne uno dei principali temi di studio degli artisti rinascimentali. La necessità di rappresentare architetture credibili impose ai pittori di imparare a disegnare come gli architetti, combinando piante e alzati e applicando le regole proporzionali e morfologiche tramandate da Vitruvio. I trattati di prospettiva accolsero sistematicamente mirate istruzioni sul disegno degli edifici, così come i trattati di architettura dedicarono spazio alla rappresentazione prospettica, considerandola come una disciplina corrispondente a ciò che Vitruvio chiamava «scaenographia». A sancire lo stretto legame tra la prospettiva dei pittori e la scenografia vitruviana fu principalmente Daniele Barbaro che compose il suo celebre trattato di prospettiva come approfondimento del tema che tanto lo aveva impegnato nel suo altrettanto celebre commento a Vitruvio.AbstractWith the spread of linear perspective, architecture became one of the main disciplines studied by Renaissance artists. The need to represent credible architecture forced painters to learn how to draw like architects, combining plans and elevations and applying the proportional and morphological rules handed down by Vitruvius. The treatises of perspective systematically welcomed instructions on the design of buildings, just as the architectural treatises dedicated space to perspective representation, considering it as a discipline corresponding to what Vitruvius called «scaenographia». To establish the close link between the perspective of painters and the Vitruvian scenography was mainly Daniele Barbaro who composed his famous treatise on perspective as a deepening of the theme that had so busy him in his equally famous commentary on Vitruvius.
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Sommaini, Fabrizio. "IL LAVORO E L'ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE NELLA ROMA PAPALE E IMPERIALE. LA BASILICA DI SAN PIETRO E IL COMPLESSO DI DOMIZIANO: FONTI MODERNE PER RICOSTRUIRE PROGETTI ANTICHI." Papers of the British School at Rome, July 27, 2021, 1–46. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246221000052.

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Abstract:
Sin dai primi studi sul cantiere e sul processo costruttivo delle architetture antiche, esempi storicamente ben documentati di età medievale e moderna sono stati presi come riferimento e termine di paragone, al fine di comprendere più approfonditamente l'industria delle costruzioni nell'antica Roma. Questo contributo riflette circa la possibilità di utilizzare due casi di studio parzialmente simili per dimensioni, ubicazione e tecniche costruttive: la Basilica di San Pietro, di età rinascimentale e barocca, in comparazione con l'antico complesso di Domiziano, estensione dei Palazzi Flavi sul Palatino. I primi risultati, che si iscrivono in un progetto di studio sul Complesso domizianeo, aggiungono nuovi elementi alla ricostruzione teorica del cantiere e del ciclo costruttivo. Si analizzano diversi aspetti di questi due progetti architettonici di grandi dimensioni (XXL structures) – la committenza, la forza lavoro, l'approvvigionamento dei materiali da costruzione, l'allestimento del cantiere – evidenziando analogie e differenze, nel tentativo di ovviare alle lacune nella documentazione antica.
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Dissertations / Theses on the topic "Architettura rinascimentale"

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Pompili, Nicolò. "Conservazione e valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova in Orciano (PU): eccellenza di scuola rinascimentale Toscana nelle Marche." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La tesi tratta la conservazione, il recupero e la valorizzazione della chiesa di Santa Maria Nuova di Orciano, una eccellenza di epoca rinascimentale toscana nelle Marche. Il portale attribuito al grande Raffaello, la chiesa opera dell’architetto fiorentino Baccio Pontelli e la torre malatestiana completata dal Terzi, senza dimenticare i pregevoli stucchi del Brandani all’interno di essa, fanno di questa opera un gioiello di inestimabile valore. Per questo il lavoro mira alla conservazione di tutte le parti della chiesa, sia esterne che interne, e al recupero e consolidamento della copertura, della torre e della vela campanaria al fine di salvaguardare la vita dell’opera e l’incolumità di chi ne usufruisce. L’attento lavoro di rilievo architettonico, la grande ricerca storica e lo studio metrologico e dimensionale del manufatto sono le basi fondamentali per procedere alla corretta progettazione tecnica che ha come scopo, appunto, la conservazione e la valorizzazione di un monumento storico tanto importante.
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Di, Bernardino Irene. "La guerra di Leonardo. Disegni vinciani di architettura militare." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/944469.

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Abstract:
The Code B of Leonardo da Vinci, presents designs related to military, religious and civil architecture. A careful study of the signs allows to build digital models congruent to the representation and thus to unveil the Leonardo's design thinking. The application of a methodology aimed at producing diplomatic and interpretative edition of the papers, appears to be very useful in making the graphic heritage of Leonardo more accessible and to enhance the design and spatial aspects of his architectural thoughts. Some of the most interesting architectural drawings by Leonardo da Vinci are kept in so-called Code B at the Institut de France. They likely date back to the period when Leonardo was at the court of Ludovico il Moro in Milan (1482-1499), most properly to the years between 1487 and 1490 Specific studies on the architectural contributions in Leonardo's papers were addressed especially after the war, by Firpo (1963), Pedretti (1978) and Galluzzi (1987; 1996). Similarly, proportional assumptions and both twodimensional and three-dimensional reconstructions from the architectural drawings in the Codex B have already been attempted both in a systematic way, by authors such as Carpiceci (1978), and Guillaume De Jonge (1988), and occasionally by Frommel (2006) or Di Teodoro (2015), generally with traditional graphical methods. In this work, I used an original methodology for the analysis of Leonardo's papers. This is an integrated process that goes from the careful analysis of the graphical "signs" to assisted drafting and infographic techniques, and whose objective is the production of a diplomatic and interpretative edition of what is present on the sheets. In addition to viewing the original, the first level of decoding and understanding of Leonardo's design is what in philology is called "diplomatic edition". Borrowing the concept from philology, the diplomatic edition of Leonardo's papers allows first, to reveal the graphic textures visible on the sheet: it starts from a rewriting of the texts using a special character akin to that Leonardo, inspired to the Cancellaresca font by Ludovico Vicentino, the mirroring of the texts and a more adequate spacing between words. The text is fully preserved, without making changes to acronyms, initials, or regrets. The next step is the interpretative edition which unlike the critical interpretation, bases strictly on the exclusive contribution of the "witnesses" in the document. Applying this concept to architectural designs resulted in their three-dimensional reconstruction by means of digital solid modeling, in order to obtain the views comparable with the original sketches. The construction of these models involves the formation of a chain of hypotheses that depart from the redrawing of the plan in a geometrically structured and regular shape to attain to the volume evoked by the sketch with as less "exogenous interferences" as possible. Occasionally, the scarcity or ambiguity of the information assumable from the scheme made it necessary to decline the methodology from a purely interpretative edition to an architectural critical edition, taking into account the contribution of "indirect witnesses" firstly in other Leonardo’s drawings related to the design concept in question for chronologic and graphology issues.
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Salvo, Marco Di. "La «famosa Scala grande a Lumaca, detta di Bramante»." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1189319.

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Abstract:
Introduzione Ne "Un membre privilégié de l'architecture" – premessa agli atti del convegno di Tours, "L'Escalier dans l'architecture de la Renaissance" (22-26 maggio 1979) – André Chastel (1912-1990) espresse un severo giudizio sui limitati contributi sulle scale rinascimentali: "On est un peu déçu de constater que les historiens n'ont guère répondu jusqu 'ici à l'intérêt et, si l'on peut dire, à la poétique de l'escalier qui n'a jamais connu de développements plus originaux qu'à la Renaissance". Discostandosi da quella «perspective très sommaise» di «un grand interprète des faits architecturaux comme Nicolas Pevsner», per il quale «ni Bramante ni Palladio n'ont vraiment innové», Chastel suggerì di «préciser les ouvrages», senza «isoler les milieux». Dopo il 1979, tale raccomandazione fu parzialmente perseguita accompagnando idealmente nuovi approfondimenti sul tema. Nondimeno, in un mutato contesto storiografico – contrassegnato dal rinnovamento e dall'ampliamento delle ricerche di settore – si avverte l'esigenza di una rilettura storico-critica della vicenda costruttiva e attributiva della lumaca di Donato Bramante (1444-1514), cioè la scala elicoidale innestata sul fianco orientale del "palatium" innocenziano, attraverso una minuziosa e intensiva indagine sulle fonti documentarie, sul monumento e sul contesto socio-culturale e architettonico del XV-XVI secolo, entro cui si sviluppò, consolidandosi e perfezionandosi, il motivo di scala a chiocciola “su colonne”. Il presente lavoro è articolato in cinque capitoli, seguiti da un catalogo di schede – una sorta di “cammei” pienamente integrati nella ricerca – e dall'appendice documentaria. Nelle prime due sezioni si esaminano e soppesano le fonti bibliografiche e archivistiche, le cui risultanze sono complementari alle evidenze emerse dal nuovo rilievo del manufatto (cap. 4), da un'innovativa analisi dei piedritti e infine dalla restituzione di un modello in scala della lumaca. A queste fasi segue la disamina della chiocciola bramantesca (cap. 3) secondo cinque aspetti primari: la cronologia, la committenza, l'autografia, la funzione e, insieme, il linguaggio e le tecniche costruttive. Infine, la tesi si conclude con un'articolata riflessione sulle matrici culturali e concettuali delle coclidi, delineando una possibile “genealogia” ed evoluzione (cap. 5) . Nel dettaglio, lo studio si compone di un'iniziale rilettura delle fonti bibliografiche relative alla lumaca e all'ambito architettonico entro cui si inserisce (cap. 1) per delineare la “filiera” storiografica; sono quindi riesaminati i contributi più specifici – identificati nei saggi di James S. Ackerman (1954), Arnaldo Bruschi (1969) e Christiane Denker Nesselrath (1999) – in relazione alla disamina dei cinque aspetti summenzionati, poi ripresi al cap. 3, per rimarcare le questioni ancora “aperte”, parzialmente insolute o del tutto inesplorate verso cui estendere le ricerche. Qui emerge una “sfrangiata” cronologia cinquecentesca, contrassegnata dalle presunte attestazioni del 1512 – le uniche riferite, in apparenza, alle prime due decadi del XVI secolo e attorno a cui ruota la datazione del “progetto” – ricondotte acriticamente alla lumaca e la cui reinterpretazione impone una revisione della prima campagna edilizia, dell'autografia e della committenza. Al tempo stesso, alla proposta di una scala in luogo di ingresso “privilegiato” al «giardino delle statue», quindi alla collezione antiquaria pontificia di Giulio II (1503-1513) – avanzata in storiografia senza evidenze documentarie – si contrappone una destinazione d'uso alternativa, perlopiù marginalizzata o respinta dagli studiosi, segnalata da Sebastiano Serlio (1475-1554) nel "Terzo Libro" (1540), cioè una «fontana». Nel capitolo successivo si affronta la stratificazione delle fonti archivistiche, quindi la gestione dei cantieri a partire dall'organizzazione amministrativo-finanziaria della Reverenda Camera Apostolica in un ampio intervallo cronologico – esteso dal pontificato di Martino V (1417-1431) a quello di Leone X (1513-1521) – così da poter precisare i mutamenti occorsi negli uffici della Camera Apostolica e individuare le fonti pertinenti alla lumaca. Ne consegue, pertanto, un affondo sul rapporto tra la Curia e i "mercatores curiam romanam sequentes", cioè quei depositari che garantivano, all'atto pratico, la liquidità finanziaria necessaria ai pontefici per intraprendere le estese imprese edilizie che interessarono Roma dopo la cosiddetta “cattività avignonese” (1309-1376), ma che furono condotte in misura crescente dal della Rovere (1443-1513) avvalendosi del banchiere senese Agostino Chigi (1466-1520). Definiti gli “attori principali” e individuati i fondi archivistici di riferimento, si delineano le vicende conservative. Le parziali “carenze” archivistiche connesse alle vicissitudini del cantiere sono integrate con le fonti manoscritte complementari, quali le cospicue corrispondenze degli ambasciatori o agenti presso la corte pontificia a inizio Cinquecento, perlopiù note attraverso brevi estratti, ma qui sistematicamente esaminate con specifica attenzione per i carteggi degli inviati gonzagheschi (ad es. Gadio Stazio) ed estensi (ad es. Ludovico da Fabriano). Infine, ai corposi epistolari si affianca il consistente apporto assicurato dal "Diarium" redatto dal cerimoniere papale Paride de Grassi (1508-1538). Enucleate le questioni principali, riesaminate le fonti e individuati i nuovi giacimenti documentari (capp. 1 e 2), si profila un quadro più articolato, anche arricchito da inedite evidenze emerse dal rilievo della lumaca e, in dettaglio, dalla “caratterizzazione delle colonne”, ricorrendo a una metodologia per l'analisi morfologica sviluppata ad hoc presso il laboratorio MAP del CNRS (Marsiglia). La cronologia (in primis per l'intervallo 1512-1532/1537) e la destinazione d'uso costituiscono le due questioni più significative per il loro impatto sugli studi. Il primo aspetto è affrontato considerando l'unica attestazione archivistica “di cantiere” di inizio XVI secolo, cioè un pagamento per bandelle registrato dal computista della Camera Apostolica, Francesco Magalotti, estensore del "Libro de Ricordi". Un'attenta rilettura non sembra configurare quell'univoca correlazione, avanzata in storiografia, tra le bandelle e la lumaca. Un procedimento analogo avviene con la coeva «Buccineam scalam» citata da Piero o Pietro Valeriano (1477-1558) e ricondotta in letteratura alla lumaca. Infatti, approfondendo il percorso del cardinale Matthäus Lang, introducendo la questione dei dislivelli – tema sensibile ragionando sul palatium innocenziano-roveresco innalzato sulla sommità del colle S. Egidio – e richiamando altre fonti iconografiche contemporanee, emerge una più complessa impostazione dei collegamenti verticali, dove la voce «lumaca» non identifica esclusivamente la scala bramantesca, ponendo così le basi per una postdatazione della coclide. Il secondo aspetto riguarda la «fontana» nominata da Serlio, ritenuta un “mero impluvio” nei contributi storiografici e collocata al fondo della lumaca. La “fonte” non costituisce, tuttavia, un 'caso' episodico, ma si inscrive entro un consolidato topos architettonico correlato a quel legame “coclidi/acqua”, contraddistinto da un vasto repertorio di modelli, tra cui si segnalano, anche per i legami con Bramante, quelli marchigiani di Francesco di Giorgio Martini (1439-1501). Infine, la ricerca della “genealogia” delle coclidi e del loro motivo eziologico, principiando dall'"Idea dell'Architettura Universale" (1615) di Vincenzo Scamozzi, quindi distinguendo le principali evoluzioni formali, funzionali e tecniche, anche mutuate attraverso le sperimentazioni in Egitto, definisce il perimetro culturale, concettuale oltreché simbolico da cui si sviluppa l'«inventione» bramantesca del motivo di scala “su colonne”: gli elementi raccolti ancorano l'“ideazione” al contesto lombardo, in un processo complesso contrassegnato dalla reinterpretazione filaretiana del Settizonio – in veste di “Casa del Vizio e della Virtù” nel "Trattato" dell'Averlino – e dall'assimilazione delle esperienze di Francesco di Giorgio, cioè uno dei protagonisti del rinnovamento del linguaggio architettonico e dei temi compositivi alla corte sforzesca e di cui si considera, in quest'occasione, un “parere” per la residenza vigevanese di Galeazzo da Sanseverino (1458-1525), condottiero di Ludovico il Moro (1452-1508) e mecenate di Leonardo da Vinci (1452-1519)23.
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Books on the topic "Architettura rinascimentale"

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Pulvirenti, Francesca Segni. Architettura tardogotica e d'influsso rinascimentale. Nuoro [Italy]: Ilisso, 1994.

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2

Teresa, Fiorio Maria, and Terraroli Valerio, eds. Lombardia rinascimentale: Arte e architettura. Milano: Gruppo banca lombarda, 2003.

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3

Teresa, Fiorio Maria, and Terraroli Valerio, eds. Lombardia rinascimentale: Arte e architettura. Milano: Skira, 2003.

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4

"Architettore" e architettura rinascimentale per la Santa Casa di Loreto. Loreto [Italy]: Congregazione universale della Santa Casa, 2001.

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5

Architettura e incisione nel '500: Tra antichità classica e classicismo rinascimentale. Mantova: Sometti, 2010.

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6

Lucca e Paolo Guinigi, 1400-1430: La costruzione di una corte rinascimentale : città, architettura, arte. Pisa: ETS, 2005.

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7

Il Magno Palazzo del cardinale Bernardo Cles: Architettura e arti decorative nei documenti di un cantiere rinascimentale (1527-1536). Trento [Italy]: Società di studi trentini di scienze storiche, 2004.

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8

1960-, Nenci Elio, ed. Bernardino Baldi (1553-1617) studioso rinascimentale: Poesia, storia, linguistica, meccanica, architettura : atti del convegno di studi di Milano, 19-21 novembre 2003. Milano: FrancoAngeli, 2005.

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9

Rilievi ottocenteschi delle architetture rinascimentali di Montepulciano. Montepulciano (Siena): Thesan & Turan, 2008.

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10

Percorrendo la via Papale da Ponte Sant'Angelo a piazza di Pasquino: Storia, società e architetture di Roma rinascimentale nei Rioni di Ponte e di Parione. Roma: GBE/Ginevra Bentivoglio editoriA, 2018.

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