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Dissertations / Theses on the topic 'Architettura dei giardini'

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Terenzi, Filippo. "Palazzo ducale di Sassuolo:unicum monumentale e paesaggistico. Prospettive per il restauro dei giardini e la valorizzazione del polo museale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
La tesi si propone l’obbiettivo di esporre una proposta progettuale e di valorizzazione sia monumentale che paesaggistica del complesso Palazzo Ducale di Sassuolo, rispettivamente del prospetto meridionale che si affaccia sul giardino e parco ducale. Il progetto della Delizia di Sassuolo, coordinato dal RUP Emanuela Storchi, Funzionario Architetto presso Soprintendenza, Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, è all’interno di un piano ancora più vasto chiamato ‘’Ducato Estense’’ promosso dal MiBACT e ha come principale obiettivo la valorizzazione del territorio compreso tra Emilia–Romagna e Garfagnana. A seguito della progressiva “erosione” del parco dovuta all’urbanizzazione ed industrializzazione del territorio, dopo una lunga parentesi novecentesca di gestione da parte prima del salumificio Bellentani, e poi da parte dell’Accademia Militare di Modena, che per l’esercizio delle proprie attività evidentemente ne precludeva l’accesso al pubblico, il complesso necessitava di diffusi interventi di restauro conservativo. La proposta, è l’obbiettivo di ampliare il percorso di visita nella manica meridionale del Palazzo e di restituire alla fruizione dei visitatori il fronte Sud, ripristinando il collegamento fisico oltre che visivo, che dal Cortile d’Onore attraverso i fornici, (attualmente tamponati e chiusi con infissi di recente fattura) permetteva di raggiungere la quota del parterre attraverso un sistema di terrazze e percorsi esterni e di traguardare dal palazzo Ducale, la Villa Belvedere mediante la concretizzazione del cannocchiale visivo costituito dal filare di pioppi. Il progetto dell’allestimento museografico si è avvalso dello studio di importanti esperienze analoghe italiane degli anni 50’, che rappresentano la lezione di metodo valida ancora oggi.
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2

Pierini, Anna <1995&gt. "I Giardini Segreti di Villa Borghese a Roma. Storia e gestione." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16954.

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Abstract:
L’obiettivo che questo lavoro si propone è quello di presentare e far conoscere le vicende che hanno interessato i Giardini Segreti di Villa Borghese a Roma. Il lavoro effettuato si suddivide in due parti distinte ma correlate ai fini di una maggiore comprensione del caso. La prima sezione, che comprende i capitoli II, III e IV, si incentra sulla ricerca storico-artistica che indaga le origini e le trasformazioni dei Giardini Segreti dalla loro creazione, che risale al 1609, al restauro storico, di alcuni di essi, avvenuto nel 2016. Nel dettaglio la trattazione inizia con l’analisi di alcuni aspetti riguardanti lo sviluppo del parco della Villa e di coloro che l’hanno posseduta, utilizzata e trasformata, dal XVII secolo ad oggi. Prosegue successivamente con la ricerca sul collezionismo botanico della famiglia che tocca l’apice nella prima del Seicento con il capostipite Scipione Caffarelli Borghese ma che propone interessanti spunti di riflessione anche con altre personalità che hanno ereditato, oltre la proprietà, questa particolare passione. Si conclude infine questa prima parte con un’indagine storica relativa ai Giardini cosiddetti Segreti: dalla loro creazione, sempre agli albori del Seicento, sino all’acquisizione di essi da parte dello Stato nel 1903, il quale poi li diede in gestione al Comune di Roma.La seconda parte, che comprende i capitoli V e VI, è, invece, di ambito economico e consiste in un’analisi della gestione dei sopracitati Giardini e delle particolari modalità operative che hanno permesso il loro restauro tramite il finanziamento e la collaborazione della Onlus “Mecenati della Galleria Borghese”.
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Zauli, Maria Laura. "Il giardino ritrovato. Progetto di restauro e valorizzazione del giardino di palazzo Milzetti a Faenza." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1674/.

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Abstract:
Data la forte prolificazione culturale, sbocciata a Faenza all’inizio del XIX secolo, nasce intorno al 1830, nel pieno centro storico della città, un giardino di stampo romantico. Si affacciano a questo piccolo parco due edifici: uno è il convento di Santa Caterina, l’altro è il palazzo più importante per il neoclassicismo in Romagna, palazzo Milzetti. La sua forte caratteristica è un nucleo centrale costituito da ponticelli, vasche e una particolarissima piccola costruzione di legno con tetto in paglia, affrescata all’interno con tempere di Romolo Liverani, risalente al 1851. Nel passare degli anni il parco subirà notevoli modifiche e nel 1947 sarà incautamente diviso a metà, tramite una recinzione. In questo modo il complesso romantico rimarrà di proprietà non più di palazzo Milzetti, ma del circolo del Dopo Lavoro Ferroviario. Attorno a questo nucleo all’inglese verranno nel tempo costruiti molte strutture a servizio del circolo, e demolite le aiuole e il verde che un tempo caratterizzavano questo luogo. Anche il capanno di legno rimarrà per anni abbandonato e senza la manutenzione necessaria per la sua sopravvivenza. Solo nel 1981 saranno condotti i primi lavori di restauro, con l’intento di recuperare il manufatto e il suo intorno. Ma solo un decennio dopo, una grossa nevicata crea grossi danni alla copertura del capanno, il quale verrà poi protetto da una struttura in tubi metallici, esteticamente poco congrua al carattere del sito. Il progetto di restauro, che viene qui presentato, riguarda in primo luogo il recupero dell’assetto originario del giardino, eliminando quindi la barriera che separa le due parti, per far acquisire una ritrovata spazialità e una originaria interezza. Dopo un rilievo dell’area, sono state quindi esaminate, una ad una, le piante del giardino e catalogate per capirne l’importanza estetica, storica o progettuale. In questo modo è stata scelta la vegetazione che dovrà essere rimossa per creare un ambiente più lineare, pulito e organizzato. Anche per gli elementi artificiali che sono stati incautamente aggiunti, è stata pensata la rimozione: pavimentazioni, palco, campo coperto da bocce, servizi igienici. L’area è stata risarcita tenendo in considerazione il tessuto originario dell’Ottocento, caratterizzato da aiuole verdi sinuose e sentieri in ghiaia. Sono stati utilizzati materiali conformi e già presenti nel parco, come la ghiaia, pavimentazione in ciottolato e aiuole erbose, ma al tempo stesso gli elementi di nuova costruzione non si vogliono del tutto mimetizzare con il resto ma denunciare, anche se sottovoce, la loro contemporaneità. Come secondo passo, si è pensato al restauro del capanno rustico. La prima necessaria operazione è stata quella di compiere il rilievo del manufatto e capire così in che modo fosse possibile intervenire. Il lavoro è stato quindi condotto su due registri: il primo quello dell’analisi dello stato di conservazione dei materiali, l’altro per capire la sua resistenza strutturale. Grazie ad un restauratore del legno, si è compreso quali trattamenti fossero più idonei, a seconda dell’essenza, dell’età e della collocazione. Per quanto riguarda la verifica strutturale si è giunti alla conclusione che l’edificio non è in uno stato di rischio e che quindi è necessaria la sola sostituzione degli elementi della copertura, ormai deteriorata. Proprio lo stato terminale del tetto, in paglia, è in condizioni precarie ed è necessario sostituirlo. Per quel che riguarda il complesso romantico, vengono ristuccate e impermeabilizzate le vasche e vengono poi sostituiti i parapetti lignei con altri che si avvicinano maggiormente alle forme riprodotte nella tela di Tancredi Liverani (1851) dove immortala l’edificio subito dopo la sua costruzione. Il nuovo progetto non vuole essere un intervento invasivo, ma desidera invece riprendere le linee e i punti di vista di un parco in stile romantico. Come infatti è noto, sono gli scorci, le pause e i percorsi le fondamenta del progetto, che vuole ridare a Faenza un’ area verde nel suo pieno centro storico.
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Succi, Chiara, and Elia Bombardini. "Il Giardino Segreto di Adriano Proposta di nuova musealizzazione dei luoghi e dei percorsi all'interno di Villa Adriana." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18204/.

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Abstract:
Villa Adriana dal 1999 è entrata a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, riconosciuta quale mirabile sintesi della cultura greco-romana. La Villa, pur essendo stata oggetto di studi e disegni per molti secoli, continua a celare luoghi misteriosi e incompresi. L’area anche detta del Giardino Segreto di Adriano è sicuramente uno di questi luoghi, mai entrata a far parte del percorso di visita a causa della presenza di un campeggio realizzato negli anni cinquanta; oggi le archeologie romane e i ruderi del campeggio appaiono come oggetti abbandonati in un conflitto irrisolto. Il progetto propone di ridare forma a questo luogo, attraverso un percorso che presenta la successione degli spazi che componevano il Giardino, ricreando le scenografie ed il rapporto che esisteva fra loro.
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Bellentani, Andrea. "Il giardino dei campanelli: Progetto di rigenerazione urbana per il centro storico di Castelfranco Emilia." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24060/.

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Abstract:
Il tema principale del seguente elaborato è un progetto di rigenerazione urbana di un isolato nel centro storico di Castelfranco Emilia, in collaborazione con l’amministrazione comunale della città. L’isolato in oggetto è situato all’estremo Ovest della via emilia, ai limiti del centro storico, e attualmente contiene: il Teatro Dadà, storico teatro cittadino, una serie di aggregati storici situati in Via della Vacca, un edificio residenziale a torre, e una serie di edifici in cemento armato estremamente difformi in materiali costruttivi e geometrie rispetto alle esistenze del centro storico. L’isolato in oggetto è in evidente stato di degrado e di abbandono, motivo per cui nasce la collaborazione con l’amministrazione comunale e il lavoro contenuto in questa Tesi. Il Progetto ha posto le sue basi sull’analisi storico-critica della città e nello specifico del centro storico di Castelfranco Emilia, con approfondimenti sullo sviluppo della conformazione urbana della città nei secoli. Successivamente, tramite un approfondimento sul caso studio di San Michele in Borgo dell’ Architetto Massimo Carmassi, il Progetto ha acquisito un linguaggio espressivo e concettuale. A seguito di questa fase di preparazione il progetto ha preso forma come “Giardino dei Campanelli”: un vero e proprio giardino, con padiglione e soppalco a servizio del Teatro e un edificio residenziale e commerciale a completamento della rigenerazione del luogo. Per concludere il lavoro la Tesi cerca un metodo applicativo alla realtà di ciò che è stato ideato in fase di progettazione, ipotizzando un percorso a fasi progettuali distinte per poter realizzare il progetto in diversi momenti, a seconda delle esigenze e delle possibilità dell’amministrazione e dei cittadini.
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Anelli, Martina. "Il nuovo distretto del Basket. Una visione per il museo e il giardino al Paladozza di Bologna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20186/.

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Abstract:
La storia di Bologna e del suo legame con la pallacanestro ha radici molto profonde e il Paladozza, sede d’incontro degli eventi sportivi e di migliaia di tifosi, rappresenta il luogo simbolo di questa forte passione sportiva. Il tema di tesi propone un intervento di natura compositiva volto alla reidentificazione dell'area adiacente all’edificio e la proposta per un museo interattivo del basket all'interno di un'ala dello stesso. Il percorso progettuale nasce in seguito alla partecipazione a un concorso di idee indetto dalle istituzioni bolognesi per la realizzazione del futuro museo. L'elaborato affronta varie tematiche: alcune riflessioni riguardo all'identità dei luoghi e al tema dei vuoti architettonici, l'analisi storica della pallacanestro bolognese, l'evoluzione dell'area e dell'edificio emblema del progetto. Vengono poi esposti gli elaborati e le tematiche affrontate per il tema del museo, con un particolare approfondimento sull’esperienza immersiva ed infine il percorso di ideazione del giardino. Quest'ultimo abbraccia il Paladozza ed è costituito da aree di forma circolare disposte in maniera ritmata, con all’interno l’inserimento di nuove e vecchie funzioni: si prevede la realizzazione di una biblioteca di letteratura sportiva con terrazza verde panoramica e annessa un'area per attività di intrattenimento culturale all'aperto, costituita da un sistema di rampe che porta a una torre panoramica, punto di snodo del parco. Leggere installazioni che accolgono aree legate al tema del benessere al gioco dei bambini, creano uno spazio organico e fluido che permettono al visitatore di muoversi liberamente. L’architettura si insinua nel verde creando spazi domestici ma aperti e la componente verde rimane predominante. Il distretto del basket si realizza così come sintesi di un processo progettuale in grado di dare una forte identità al luogo, attraverso un’unione di tematiche strettamente legate al benessere, alla socialità e all’intrattenimento.
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Vicini, Melissa. "Jesolo - area "central park" centro per la conoscenza del territorio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/8039/.

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Abstract:
Il progetto si propone di individuare le potenzialità del paesaggio naturale di Jesolo, in particolare dell'ambiente lagunare e costiero, e dei suoi caratteri architettonici riproponendo tali caratteristiche all'interno dell'area a scopo conoscitivo, con l'obiettivo di sostenere l'educazione e la sensibilizzazione alla tutela del patrimonio naturale e storico attraverso luoghi per la didattica e proposte educative che consentano un'osservazione e una esperienza diretta sul luogo.
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Piva, Monica. "Il parco del palazzo dei principi di Carpegna: Conservazione e valorizzazione di un luogo dimenticato." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8653/.

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Abstract:
L'oggetto di questa tesi è il parco del Palazzo dei Principi di Carpegna situato nel comune di Carpegna, in provincia di Pesaro-Urbino. Si tratta del parco privato della dimora dei signori del luogo che fu costruita a fine XVII secolo per volere del Cardinale Gaspare Carpegna per celebrare il potere della casata. La tesi si divide in tre parti: la conoscenza del luogo, il progetto di conservazione dei suoi manufatti architettonici e il progetto di valorizzazione del parco come strumento di conoscenza e promozione del territorio.
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Francia, Francesco. "Il Restauro del Moderno: il Padiglione dell'Esprit Nouveau a Bologna. Dal miglioramento delle prestazioni alla valorizzazione del giardino "Le Corbusier"." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Con questo lavoro si vuole analizzare il problema che inizia ad affacciarsi sul mondo del restauro: il restauro del moderno. Recentemente alcune delle opere architettoniche più significative frutto del movimento dell’architettura moderna sentono la necessità di un intervento di restauro. Si inizia studiando le correnti di pensiero che hanno caratterizzato il restauro delle opere antiche e l’evoluzione della legislazione in merito ai beni culturali. Per una maggiore chiarezza teorica sono stati analizzati tre diversi interventi di restauro: Ville Savoye: il primo caso di restauro del moderno attraverso l’iconizzazione dell’edificio. Casa del fascio di Como: è possibile osservare la capacità di adattare la carta del restauro per i monumenti del passato ad un’architettura moderna. Chiesa di vetro di Baranzate: intervento significativo sui serramenti. Come sunto della chiarezza teorica acquisita, si propone un caso di studio emblematico, il Padiglione dell'Esprit Nouveau di Bologna, che racchiude in sé il frutto di due epoche straordinarie: il movimento moderno di Le Corbusier ed il miracolo economico italiano del dopoguerra. Dopo una ricerca storica ed uno studio sulla condizione attuale dell’edificio, viene proposta una linea progettuale per un intervento di restauro degli esterni. Successivamente al rilievo fotografico e geometrico, viene analizzato secondo le schede contenute nella Normal 1/88 il degrado presente nell’edifico. Vengono poi studiati gli infissi in ferrofinestra del padiglione così da consentirne un’analisi dello stato attuale ed una proposta di miglioramento prestazionale degli stessi. Viene inoltre pensato un progetto per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione del giardino “Le Corbusier” esterno al padiglione, creando uno spazio multimediale di aggregazione sociale. Questo intervento vuole essere un tentativo per non limitarsi al mero restauro materiale, ma per intraprendere un percorso di valorizzazione globale come "restauro diffuso".
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Tattini, Veronica. "Milano: un progetto per il riassetto urbano del Comprensorio ?Magenta-Carroccio-XXIV Maggio?. Un nuovo campus per l?Accademia di Brera." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Il progetto prevede la risistemazione urbana di un’area militare in via di dismissione nella città di Milano, a ridosso di una fascia di tessuto recente sorto sul sedime dell’ottocentesca Stazione di smistamento di Porta Sempione. Il Comprensorio delle caserme “Magenta-Carroccio-XXIV Maggio” è posto in una zona piuttosto centrale della città, appena fuori dal perimetro delle mura spagnole, tra il Parco Sempione e il nuovo complesso costruito sull’area dell’ex Fiera Campionaria. Il progetto delinea un nuovo ordine urbano, coerente con quello che il tessuto stesso suggerisce, eliminando gli alti muri di confine invalicabili tipici dell’architettura militare e restituisce alla collettività un settore articolato e inedito, per molto tempo protetto e isolato. Il nuovo campus dell’Accademia di Belle Arti di Brera prevede il riuso delle tre caserme esistenti, collocandovi i dipartimenti, le strutture per la didattica e la nuova biblioteca accademica, e aggiunge ex novo la casa dello studente e una serra per le esposizioni artistiche. Gli edifici sono ordinati da un sistema di spazi liberi, una piazza lastricata, corti verdi e giardini comuni. Il verde è l’elemento che guida la composizione all’interno della cittadella universitaria, utilizzato nelle sue diverse declinazioni come vero e proprio elemento architettonico in grado di attribuire carattere identitario agli edifici e al contempo rendendo disponibili, insieme all’acqua, spazi adeguati alla vita e alle destinazioni d’uso previste dall’Accademia. La luce guida la composizione degli spazi tra la leggera trasparenza del vetro e la serena monumentalità della pietra.
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LEGE', ALICE SILVIA. "LES CAHEN D'ANVERS EN FRANCE ET EN ITALIE. DEMEURES ET CHOIX CULTURELS D'UNE LIGNÉE D'ENTREPRENEURS (I CAHEN D'ANVERS IN FRANCIA E IN ITALIA. DIMORE E SCELTE CULTURALI DI UNA DINASTIA DI IMPRENDITORI)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2020. http://hdl.handle.net/2434/726976.

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Abstract:
Founding member of a banking network related to the actual BNP Paribas Group, Meyer Joseph Cahen (1804-1881), adopted the “d’Anvers” when he settled in Paris in 1849. Born in Bonn, of an Ashkenazi family, he made his fortune in the Belgian city to which he associated his name, and he continued his career in France. Owner of Nainville’s castle (Essonne) and of the Petit Hôtel de Villars (Paris), he became a naturalized French citizen in 1865. The next year, he obtained the title of Count, bestowed upon him by the King of Italy Victor-Emmanuel II, thanks to the economic support he offered to the Italian Unification. Nineteen years later, King Humbert I surpassed his predecessor and raised Meyer Joseph’s eldest son, Édouard (1832-1894), to the status of Marquis of Torre Alfina. If his siblings – Emma (1833-1901), Louis (1837-1922), Raphaël (1841-1900) and Albert (1846-1903) – enrooted their pathways in the French capital, the eldest lived between Florence, Naples and Rome: he was one of the great investors involved in the urban renovation of the Italian capital, after the fall of the papacy. In France, as well as in Italy, art, and especially architecture, served to legitimize the recent nobility of a family that wished to express the fullness of its civil rights. As targets of the anti-Semitic press, the Cahen d’Anvers family experienced the consequences of the Dreyfus Affair and the horrors of the racial laws. Before the latter, they adopted what could be defined as a “top-down model of integration”. This thesis focuses on its mechanisms and development. After tracing the patriarch’s origins, it analyses the family’s matrimonial policies and it continues with an exploration of Cahen d’Anvers’ “choices” in the vast field of culture. In their salons, the readers will meet Guy de Maupassant, Paul Bourget, Marcel Proust and Gabriele D’Annunzio, as well as Auguste Renoir and Léon Bonnat. Twelve mansions offered a perfect stage for these intellectual gatherings. As a public manifestation of the family’s economic and social power, the historicist eclecticism of these properties aimed to represent the owners as a new phalanx of the old nobility. While Forge-Philippe’s manor (Wallonia), Gérardmer’s chalet (Vosges) and Villa della Selva (Umbria) expressed a certain openness to the twentieth century novelties, the three residences rented by the family (Hôtel du Plessis-Bellière, Paris; Palazzo Núñez-Torlonia, Rome; Château de la Jonchère, Yvelines) and the two properties of Meyer Joseph, as well as Rue de Bassano’s mansion (Paris) or the castles of Champs (Seine-et-Marne), Bergeries (Essonne) and Torre Alfina (Latium) dressed up their nineteenth century spaces with Ancien Régime motifs. Thanks to their historical knowledge and taste, the architects Destailleur, Giuseppe Partini and Eugène Ricard, as well as the landscapers Henri and Achille Duchêne, were able to bend the Middle Age, the Renaissance and the 18th century’s “grammars” to their patrons’ taste and ambitions.
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FERDINAND, Juliette. "Artigiano delle riforme. Stile rustico e ricerca della sapienza nell'opera di Bernard Palissy (1510-1590)." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/732761.

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Abstract:
Artigiano delle riforme. Stile rustico e ricerca della sapienza nell'opera di Bernard Palissy (1510-1590). Questa tesi intende proporre una nuova lettura, complessiva e aggiornata, dell’opera artistica, figurativa e scritta, di Bernard Palissy, ceramista francese vissuto tra il 1510 e il 1590. Questo autore poliedrico ha suscitato un grande interesse nell’Ottocento dando luogo a diverse biografie, ma cadde di nuovo nell’oblio della storia dell’arte fino agli scavi del giardino delle Tuileries negli anni 1980, scavi che fecero emergere il suo forno e migliaia di frammenti di materiale ceramico. Questa fondamentale scoperta generò nuove ricerche e la prima monografia di stampo storico-artistico ad opera dello studioso americano Leonard Amico (1996). Spesso considerato in modo isolato per la peculiarità delle sue opere, esclusivamente dedicate alla rappresentazione minuziosa della natura osservata nella sua regione del sud ovest della Francia, il fenomeno Palissy necessitava una riflessione aggiornata che potesse aiutare a comprendere i manufatti che ancora oggi continuano a stupire l’osservatore, per la peculiarità dei loro soggetti e il virtuosismo della loro realizzazione. In particolare, mancava una riflessione di carattere storico artistico sullo statuto, la funzione e la ricezione di tali opere, nonché del loro stretto legame tra la fede protestante dell’artista, i suoi interessi scientifici e le sue scelte iconografiche. Sempre menzionato nella letteratura relativa, ma mai veramente interrogato, questo nesso tra la religione rivendicata dall’autore e la sua arte in un certo modo iconoclasta mancava ancora di una riflessione dedicata. Il presente lavoro si compone di cinque capitoli. Il primo si propone di fare il punto circa le conoscenze certe relative alla vita e all’attività di Palissy, nonché dello stato della storiografia a lui dedicata. Prosegue con una riflessione metodologica sugli obiettivi e i mezzi di questa tesi, e presenta il catalogo delle opere che saranno contemplate in seguito. Considerata la natura frammentaria dei numerosissimi reperti che costituirebbero l’opera completa, questo corpus non è esaustivo e si deve dunque intendere come un campione significativo dell’arte ceramica qualificata come “rustica”. Vengono inoltre presentati i tre scritti di cui fu autore il ceramista, opere che sono il pilastro della nostra riflessione, perché al di là del fatto di custodire il pensiero palissiano, essi racchiudono la descrizione dettagliata della grotta realizzata per il Connestabile Anne de Montmorency, e di un progetto di giardino, oltre a un racconto autobiografico sulla vocazione artistica dell’autore stesso. Il secondo capitolo entra nel merito della questione del contesto riformatore in cui presero forma le opere di Palissy. Viene sviluppata la definizione di Riforma, intesa sia sul piano spirituale, con la diffusione del calvinismo che toccò principalmente la borghesia gli artigiani e gli artisti francesi, sia sul piano artistico, con l’affermazione degli artigiani quali detentori di un sapere pratico affidato a trattati scritti in lingua vernacolare, di cui fanno parte appunto le pubblicazioni del nostro protagonista. A proposito della religione protestante si affrontano la concezione dell’arte e i fondamentali cambiamenti imposti alle immagini di culto, alla luce dei quali tenteremo di spiegare la decisione del Nostro di abbandonare l’iniziale professione di pittore di vetrate destinate alle chiese per intraprendere una la carriera di ceramista naturalista. Il terzo capitolo intende soffermarsi sulla nozione di “rustico” che Palissy utilizza per qualificare le sue opere, sia le rustiques figulines sia la grotta per il Connestabile di Montmorency. Partendo dal lessico architettonico, si cerca di collocare l’antro palissiano nell’orizzonte artistico che vede diffondersi su scala europea il gusto per l’estetica rustica. È analizzata la simbologia legata alle erme che ornano la grotta, motivo ricorrente dell’arte rinascimentale e prediletto dal Nostro. Evidenziate le radici contestuali che sottintendono la nascita delle grotta, si evidenzia l’originalità dell’interpretazione del “rustico” da parte del ceramista di Saintes. Il quarto capitolo è dedicato alla descrizione del giardino di Palissy, un giardino che però rimase solo sulla carta in quanto, sino ad ora, non si è potuta determinare l’esistenza di alcuna traduzione pratica di quell’elaborato progetto. In questo capitolo si cerca di approfondire alcune argomentazioni lasciate in sospeso dalle ricerche precedenti ovvero la natura stessa della pubblicazione in cui l’autore sviluppa il prospetto del giardino, in bilico fra utopia e concreta realizzazione, e la controversa riflessione sulle fonti che ispirarono le didascalie bibliche grazie alle quali Palissy scandisce la visita ai diversi luoghi del giardino. Vengono inoltre proposti nuovi confronti con altri giardini dell’epoca, ponendo la questione della dimensione religiosa dei parchi rinascimentali. Il quinto capitolo, infine, è dedicato al vasellame e al nesso tra scienza religione e arte che si instaura nelle opere palissiane. Partendo dal contesto per cui furono creati, cioè quello dell’”arte del banchetto”, viene proposta una lettura di tali oggetti come manufatti destinati alle wunderkammern in virtù di un’iconografia ricorrente e di specifiche tecniche di realizzazione. Con quest’ultimo capitolo si propone una lettura spirituale delle rustiques sostanziata dall’insieme delle ricerche e delle interpretazioni elaborate lungo l’intero lavoro.
This thesis proposes a new and up-to-date reading of the artistic, figurative and written works of Bernard Palissy, a French potter who lived between 1510 and 1590. This work is divided into five chapters, the first of which takes on the current knowledge about Palissy’s life and work and the status of historiography about this artist. A methodological analysis will be achieved by studying a meaningful sample of his craftsmanship, as well as reflecting upon three of his written works. The second chapter will examine the context in which the Reform influenced Palissy’s work. A definition of Reform is developed in this chapter both on a spiritual level, with the spread of Calvanism among the bourgeoisie, and French craftsmen and artists, and artistically, with the establishment of craftsmen as owners of a practical knowledge culminated in essays written in vernacular languages, of which the publications of our author are an example. The third chapter focuses on the notion of “rustic” that Palissy uses to describe his works, the rustiques figulines as well as the cave for the Constable of Montmorency. Starting from the architectural lexicon we try to locate the palissian lair in the artistic horizon where the taste for rustic was spreading on a Europe-wide scale. The fourth chapter is devoted to the description of Palissy’s garden, while trying to study in depth the nature of the publication itself, its possible sources and proposing new comparisons with other gardens of the time, raising the question of the religious dimension of the renaissance parks. Finally, the fifth chapter concentrates on the pottery and the link between science, religion and art that is created in the works of Palissy. Starting from the context for which they were created, namely that of the “art of the banquet”, we propose an interpretation of this objects as artefacts destined to the wunderkammern by virtue of a recurrent iconography and of specific techniques of realisation. With this final chapter is suggested a spiritual reading of the rustiques which is substantiated within the research and interpretations developed throughout the thesis.
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CAPALBO, CINZIA. "Giardini come spazio pubblico del nuovo paesaggio urbano, permanenze e configurazioni instabili." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/940674.

Full text
Abstract:
La tesi analizza come la cultura, le strumentazioni e le sperimentazioni attuali del progetto del giardino urbano possano costituire una valida strategia per il progetto dello spazio pubblico. Queste possono rappresentare uno strumento per l’habitat di oggi, caratterizzato da dimensioni sempre più estese da un lato e da processi di contrazione dall’altro. È oramai pensiero condiviso che uno dei possibili paradigmi attraverso il quale poter ripensare la metropoli contemporanea venga attuato attraverso il progetto di paesaggio. Ad esso la cultura urbana sembrerebbe assegnare il compito di ricomporre i brani di città giustapposti e dispersi ereditati da lunghi anni di urbanistica per parti e deregulation, e che hanno connotato in maniera evidente l’habitat contemporaneo, la cui forma non è più totalmente urbana o agricola o naturale ma si caratterizza per diversi gradi di ibridazione. Lo spazio aperto diventa superficie all’interno della quale operare nuove strategie e progettualità al fine di ripristinare relazioni con i territori, lembi di natura, spazi inutilizzati e di scarto. Lo spazio aperto potrebbe ancora assumere il ruolo di indurre socialità e di ricreare condizioni di prossimità necessari all’attivazione dello spazio pubblico, prossimità che se è intrinsecamente connessa alla città compatta lo stesso non si può affermare per la metropoli contemporanea. Gli ambiti di indagine della tesi si identificano come spazi di risulta di una città in crisi, chiamata a confrontarsi con la dimensione della dialettica espansione-contrazione, e di cui si analizzano le modalità attraverso le quali innescare processi di riconoscimento al loro interno. Spazi che rendono possibili nuovi processi sociali e capaci di introiettare al loro interno riflessioni sulla componente naturale, intesa come unità di valori socio-ecologici che possono trovare nei contesti urbani nuovi ambiti di interazione. Lo spazio pubblico così inteso si confronta dialetticamente con la cultura del giardino, storicamente spazio di riflessione del rapporto uomo-natura e capace oggi di contribuire a sostituire una visione della natura quantitativa, che è ancora imperante, con una che riesce a coglierne le implicazioni simboliche. Sfondo/tema è il tempo, il tempo che diventa temporalità in contesti urbani di attesa, attesa di grandi progetti, attesa di nuove edificazioni, attesa di superamenti di crisi. Ma il tempo è anche quello della stratificazione che carica di senso il luogo, di accumulo di narrazioni sul suolo e che dà la possibilità al progetto di trovare in esso materiale progettuale. L’instabilità è quella dei contesti di attesa, ma è anche carattere insito in un concetto di spazio che ingloba anche elementi aleatori. Flussi, comportamenti ed usi dei fruitori diventano componenti centrali all’interno di spazi dal forte carattere relazionale.
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ZAMPIERI, LAURA. "Il mondo non è più un giardino. una nuova estetica tra qualità del paesaggio e ragioni dell'ambiente." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1353997.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca di Dottorato, così come esplicitato dal titolo, vuole indagare le condizioni per le quali, a partire dall’invenzione dell’’idea della natura selvaggia’ nel XVIII secolo, ed al cui sviluppo la cultura occidentale è strettamente correlata, si sia perso un approccio empatico nei confronti della natura e degli spazi naturali. Tale condizione, che ha facilmente veicolato la loro distruzione o sottomissione a ragioni che ne hanno profondamente alterato il nostro rapporto con essi, si è espressa a vantaggio di uno sviluppo produttivo ormai completamente scisso dall’idea di natura e, nella maggior parte dei casi, distruttivo nei suoi confronti. In contrapposizione a tali presupposti, si è inoltre rapidamente sviluppato un pensiero di opposizione che ha portato la nascita del movimento ecologista, a cavallo tra gli stati Uniti d’America ed il nord Europa, tra la fine dell’ottocento e la metà del XX secolo. Partendo da tali presupposti, le ‘azioni-reazioni’ che si sono sviluppate, hanno marcato nettamente le differenze di approccio tra mondo anglosassone e mondo giudaico-cristiano nei confronti dell’idea di natura, che tuttora sottolineano i due diversi continenti. Se negli Stati Uniti d’America, si è infatti rapidamente sviluppato ed organizzato un pensiero accademico che ha affrontato ed esplorato lo strumento del progetto di paesaggio quale possibilità di riequilibrio, lettura e risoluzione delle problematiche ambientali, resesi evidenti sino dagli inizi di tale storia, diverso è stato l’approccio nel continente europeo, che, a volte con grandi differenze tra ‘mondo nordico’ e ‘mondo mediterraneo’, fatica ancora a trovare sintesi nella possibilità di argomentare con risoluzione, un approccio al progetto di paesaggio che sappia realmente fare propria la materia relativa alla tutela e sviluppo dell’ambiente. Al fine di esplorare tali contraddizioni e potenzialità, che tuttora conservano margini non chiariti, la tesi di Dottorato propone un approccio metodologico che organizza tali considerazioni in un primo gruppo di indagini testuali, raccolte sotto il titolo di ‘Scritti’. All’interno di tale ambito tematico vengono riletti ed analizzati gli scritti di autori selezionati secondo tre principali punti di osservazione: ‘la crisi dell’idea di Natura e l’avvento dell’ecologia tra mondo nordamericano ed europeo’, il ‘rapporto tra progetto di paesaggio ed emergenza ambientale’, ‘l’evoluzione dell’idea di natura nel progetto di paesaggio europeo e mediterraneo’. Gli autori selezionati nella prima parte degli ‘Scritti’, contenuti nel primo capitolo, rileggono e chiariscono con autorevolezza, i passaggi principali che hanno veicolato l’evoluzione dell’idea di natura dal suo ‘status’ di Natura Selvaggia (Henry David Thoreau), alle sue contraddizioni epistemologiche (Paul Shepard), fino alla contemporanea emergenza ambientale e climatica (Bill McKibben). La seconda parte degli ‘Scritti’, contenuti nel capitolo successivo, intende indagare la registrata difficoltà contemporanea, particolarmente avvertita in ambito mediterraneo, nel coniugare e fare sintesi progettuale, tra paesaggio e ambiente. A tal fine, vengono riletti autori e progettisti che hanno esemplarmente affrontato tale tematica, sotto il duplice profilo teorico e della ricerca progettuale: Franco Zagari, Linda Pollack, Elizabeth K. Meyer, sotto il profilo teorico, Ian McHarg, Dilip Da Cunha, Anuradha Mathur, Kate Orff, Richard Misrach, Catherine Seavitt e Guy Nordenson. A conclusione di tale sezione di ricerca, si è inoltre ritenuto significativo mettere in relazione l’evoluzione della contemporanea ‘idea di natura’, così come espressa dagli autori di cultura anglosassone trattati in apertura di ricerca, con la quasi coeva sua esplorazione europea, attraverso la lettura critica di testi e ‘manifesti’ di tre indiscussi protagonisti del progetto di paesaggio europeo e mediterraneo: Dieter Kienast, Rosa Barba Casanovas, Gilles Clement. Attraverso la lettura dei testi di tali autori affiora infatti, cronologicamente cadenzato, un ripensamento contemporaneo attorno al tema del progetto di paesaggio, ed alla sua conseguente idea di natura che si organizza in una ricerca di essenzialità estetica, ed in particolare negli ultimi due autori, riporta alla prossimità con gli elementi basilari: terra, acqua, vegetazione, ed alla loro capacità di evolvere autonomamente anche, ed in particolare, nei contesti urbani. La seconda parte della ricerca, accorpata sotto il titolo ‘Progetti’, intende presentare una selezione di progetti, realizzati da indiscussi autori del progetto di paesaggio europeo, che hanno fatto ricerca e sintesi delle caratteristiche sopra descritte, ed espresso la possibilità di relazione e collaborazione tra componente estetica e processi di riqualificazione dell’ambiente. Al fine di esplicitare con chiarezza tale opportunità del progetto contemporaneo, gli esempi presentati, sono raccolti ed organizzati in quattro temi principali, che interpretano la capacità progettuale di diretta adesione con gli elementi trattati: acqua, aria, terra, scarto. Quest’ultima categoria, lo scarto, pur non costituendo necessariamente elemento naturale, è stata volutamente introdotta in quanto, nel contemporaneo, si ritiene essere lo scarto quale componente ineludibile dei processi di rielaborazione delle componenti dell’ambiente naturale. Tale primo catalogo, composto da otto casi di indagine, si dispone pertanto come indizio e inizio di ricerca aperta, implementabile nel tempo. La terza parte della ricerca, identificata con il termine ‘Mappe’, intende infine indagare, e dare prefigurazione ed evidenziazione grafica, a come le sopracitate categorie, acqua, aria, terra, scarto, individuate per sottolineare la possibilità di stabilire un punto di sinergia tra paesaggio, componenti ambientali e loro alterazioni, possano essere estese alla dimensione del bacino mediterraneo. Si è pertanto inteso comporre quattro scenari di sintesi, alla scala del bacino mediterraneo, da cui fare emergere relazioni complesse ed interdipendenti nell’uso attuale delle risorse naturali e, soprattutto, nel loro sfruttamento, consumo depauperazione. Tali categorie di indagine, espresse sinteticamente attraverso le alterazioni dei menzionati quattro elementi basilari di indagine, acqua, aria, terra, scarto, vogliono pertanto esprimere, attraverso l’evidenziazione grafica, gli scenari possibili, e le relative emergenze ambientali, cui il futuro progetto di paesaggio nel mediterraneo, ed i paesi che vi afferiscono, potranno o dovranno essere chiamati a dare risposta. I principali contenuti e codici interpretativi di tali mappe, redatte sulla base di dati GIS estrapolati dai cataloghi delle banche dati degli istituti internazionali di ricerca (IPCC, Banca Mondiale, etc.), sono analizzati e riportati attraverso quattro elementi di riscontro e comparazione: geografie, risorse, alterazioni, transiti.
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SPERANZA, FRANCESCO. "Camillo Marcolini Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Dresda e della Manifattura di Porcellana di Meißen." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1151843.

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