Academic literature on the topic 'Approccio sincronico e diacronico'

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Journal articles on the topic "Approccio sincronico e diacronico"

1

Dziadosz, Dariusz. "Przymierze Dawidowe w deuteronomistycznej historii Izraela." Verbum Vitae 4 (December 14, 2003): 29–51. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1979.

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Abstract:
Lo scopo di quest'articolo e la presentazione critica e sistematica dei risultati della ricerca sui problemi principali che pone l'oracolo profetico 2Sam 7,5-16 ed anche il tentativo di stabilire la direzione in cui vanno gli esegeti nello spiegare le difficolti piu acute circa le parole di Natan. Per questo motivo prendiamo in considerazione due piste metodologiche. Mediante l'approccio sincronico, esamineremo la versione definitiva dell'oracolo divino come pure la linea teologica del suo ultimo redattore. La nostra attenzione dedicheremo pero prima di tutto all'approccio diacronico, per ricostruire tutto il processo redeazionale della profezia, cioe arrivare, per quanto sara possibile, sia al nucleo originale dell'oracolo, sia alle successive aggiunte redazionali .
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2

Vučetić, Zorica. "Contributo allo studio della composizione delle parole : Raffronto contrastivo italiano-croato, croato-italiano. Primi risultati." Linguistica 39, no. 1 (December 1, 1999): 83–98. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.39.1.83-98.

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Abstract:
Nel presente lavoro si considerano le parole composte italiane e croate, e più pre­ cisamente nella fase moderna dell'italiano e del croato. L'approccio allo studio della composizione delle parole nelle due lingue è sincronico. Si prendono in considerazione solo parole motivate nella coscienza linguistica dei parlanti di oggi. La composizione delle parole, che unisce due o più elementi costitutivi, creando in tal modo nuove unità lessicali, è molto importante nella lingua italiana. Si distinguono due casi: in un gran numero di composti ii parlante continua ad identificare i due ele­ menti costitutivi dopo che la fusione è avvenuta (A+B=AB): in questo caso ii signifi­ cato del composto è la somma dei significati dei membri costitutivi e il composto è motivato nella consapevolezza linguistica dei parlanti di oggi; mentre in altri composti la fusione dei due elementi costitutivi dà origine a un nuovo significato (A+B=C), per cui i composti non sono motivati nella consapevolezza linguistica dei parlanti di oggi, quindi non sono trasparenti e dal punto di vista sincronico non sono parole composte, ma vanno studiati dal punto di vista diacronico.
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3

Bardski, Krzysztof. "Chrystus jako Zbawiciel w alegoryczno-symbolicznej interpretacji epizodu o uciszeniu burzy (Mt 8,23-27; Mk 4,35-5,1; Łk 8,22-26)." Verbum Vitae 1 (June 15, 2002): 201–26. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1311.

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Abstract:
L'articolo presenta un’'approccio sincronico alla pericope della tempesta sedata. Dalla prospettiva della tradizione cristiana, dall'’antichit al medioevo, abbiamo cercato di individuare le chiavi di lettura allegorica, secondo le quali i diversi motivi letterari del testo erano interpretati come simboli di altre realt di carattere spirituale. L'ordine dei capitoli Š seguente: 1. l'analisi dell’intreccio narrativo; 2. l'interpretazione allegorico-simbolica della pericope nella tradizione dei Padri e degli scrittori del medioevo; 3. Le prospettive dell’interpretazione allegorico-simbolica trasmessa dalla tradizione; 4. Nuove proposte.
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4

Sgroi, Salvatore Claudio. "Mass media e rubriche linguistiche. "Linguaccia mia", Linkiesta.it, di Maurizio Assalto tra regole, norme, errori ed etimo sincronico e/o diacronico." Lingue e culture dei media 6, no. 1 (August 8, 2022): 24–43. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/18570.

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Abstract:
Si analizza la rubrica linguistica "LINGUACCIA MIA", pubblicata settimanalmente ogni lunedì dal gennaio 2002 su Linkiesta.it, dal giornalista Maurizio Assalto, di cui si evidenzia la ideologia oscillante tra descrittivismo (in solo due testi su 25: Assalto 2022/i, j, in parte h) e neopurismo (nei restanti 23 articoli). Se l'Errore è un giudizio di valore espresso su un uso giudicato negativamente, generato da Regole esplicite o meno, alla luce di una tipologia sociolinguistica degli errori, i criteri alla base di tale giudizio sono riconducibili negli articoli di Assalto o all'esterofobia (anglofobia in Assalto 2022/b, m, p, x, w) e francofobia in Assalto 2022/o) o a usi non-etimologici (Assalto 2022/d, q, o, u, y), o alla dialettofobia (Assalto 2022/n) o al logicismo (Assalto 2022/a, f, r, t, v, o), o al soggettivismo (Assalto 2022/h), o ai plastismi (Assalto 2022/g, c, k, s), o a ragioni di ambiguità semantica o incomprensibilità (Assalto 2022/e, l, n, o), a volte compresenti per uno stesso uso (Assalto 2022/n, o). Per chi scrive invece solo il criterio della incomprensibilità o dell'uso tipicamente popolare giustifica il giudizio negativo di un uso linguistico. In this essay “Linguaccia mia”, a linguistic newspaper feature, will be analyzed. Maurizio Assalto is the columnist of “Linguaccia mia” and, starting from January 2002, he publishes articles every Monday on Linkiesta.it. Assalto’s ideology balances beetwen Descripivism and Neopurismo, but primarly of a neopuristic, rather than descriptivist, point of view. Maurizio Assalto writes about some of the most common linguistic uses and judges them as a fault based on anglofobia, francofobia, dialettofobia, Logicism and subjectivism. Also he rejects no etymological uses, plastismi and all uses wich are related to semantic ambiguity or incomprehensibility. For this writer, instead, a linguistic use can be negative only if it is unintelligible or if it is the outcome of the folk variation.
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5

Gałkowski, Artur. "Il coronimo Italia / Włochy: significati, etimologie, equivalenti, omonimi, antonomasie." Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia de Cultura 1, no. 9 (2017): 37–47. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.1.4.

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Abstract:
Abstrakt L’autore dell’articolo si concentra sui problemi che riguardano il coronimo Italia e il suo equivalente nella lingua polacca, Włochy. Descrive i significati e le ipotesi sulle etimologie del coronimo dal punto di vista sincronico e diacronico. Confronta l’uso delle varianti Włochy e Italia in polacco con riferimenti culturali all’origine delle due forme risalenti all’antichità prelatina, nel caso d’Italia, e a quella germanica e slava, nel caso di Włochy, confuso spesso con il suo paronimo Wołochy. Segnala la problematica della transonimizzazione del coronimo Italia nei processi della formazione di antroponimi e crematonimi e del loro funzionamento pragmatico nella comunicazione. Estrae un campione di antonomasie classiche e nuove del toponimo Italia. Nel caso di queste ultime si tratta, nella maggior parte delle occorrenze, dell’assegnazione delle valenze stereotipate all’immagine racchiusa nell’antonomasia in forma di slogan pubblicitari evocativi. Choronim Italia/Włochy: znaczenia, tymologie, ekwiwalenty, homonimy, antonomazje Artykuł przedstawia wyniki badania onomastycznego choronimu Italia i jego ekwiwalentu w języku polskim – Włochy. Autor wskazuje znaczenia onomastyczne i kulturowe oraz przywołuje hipotezy dotyczące choronimu z punktu widzenia synchronicznego i diachronicznego. Zestawia użycie wariantów Włochy oraz Italia w języku polskim z nawiązaniami kulturowymi do źródła obydwu form – w przypadku Italii sięgającego starożytności prełacińskiej, w przypadku Włoch i paronimu Wołochy – cywilizacji germańskiej i celtyckiej. Sygnalizowana jest ponadto kwestia transonimizacji choronimu Italia w procesach słowotwórczych antroponimii i chrematonimii oraz ich funkcjonowania pragmatycznego w komunikacji. Autor omawia przy tym serię antonomazji klasycznych i nowych toponimu Italia. W przypadku tych ostatnich zazwyczaj chodzi o nadanie wartości wyrażającej stereotypy dotyczące Włoch, np. poprzez treść sloganów reklamowych nawiązujących do obrazów konceptualnych kojarzonych z Włochami.
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Galeazzi, Giancarlo. "Personalismo e personalismi. Storia e significati." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 241–63. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.642.

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Abstract:
Ripercorrendo la storia dell’idea di persona e delle filosofie che l’hanno posta al centro della loro riflessione, l’Autore mostra che il personalismo è un concetto al plurale sia dal punto di vista diacronico che da quello sincronico. In particolare evidenzia come questa caratterizzazione pluralistica sia evidente nel nostro tempo, quando la persona è centrale non solo in filosofie di ispirazione religiosa, ma anche in alcune a connotazione laica, nonché in alcune scienze psicologiche e sociali. Tuttavia, secondo l’Autore, le diverse forme di personalismo possono essere ricondotte a due orientamenti principali: uno di carattere umanistico (ontologico o etico) e l’altro di carattere naturalistico (funzionalistico o analitico). Una tale distinzione si rivela efficace anche nel campo della bioetica in sostituzione di altre, che si sono rivelate discutibili, come quelle che contrappongono le impostazioni laica e religiosa, della qualità e della sacralità della vita, della disponibilità e della non disponibilità della vita. Di fronte al diversificato uso del termine persona, l’Autore, pur riconoscendo che ciò ha determinato una certa equivocità, sostiene l’opportunità non di abbandonarlo, bensì di conservarlo: con l’obbligo, però, di qualificare chiaramente le diverse impostazioni, in modo da favorire sia la presa di coscienza dell’attuale conflitto di visioni, sia l’utilità di un confronto tra queste teorie rivali. Solo puntualizzando quanto le accomuna e quanto le differenzia sarà possibile mettere in dialogo i diversi orientamenti, nella consapevolezza che sul tema della persona va cercata la risposta all’interrogazione antropologica, che, dopo l’antropocentrismo moderno e l’antiumanesimo postmoderno, si è resa impellente dal punto di vista teoretico ed etico.
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7

Carrosio, Giovanni. "La diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia: una storia di isomorfismo istituzionale." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 9–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002001.

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Abstract:
L'articolo affronta il tema della diffusione degli impianti per la produzione di energia da biogas agricolo in Italia, partendo da una lettura di tipo socio-organizzativo. Tale approccio ha consentito di mettere in luce una serie di evidenze emerse da una ricerca sul campo: ovvero, il ruolo esercitato dai fattori istituzionali e dalla formazione di un campo organizzativo strutturato nella produzione di una serie di spinte all'omogeneizzazione delle esperienze di produzione agroenergetica. Questo processo, che viene inquadrato attraverso gli stimoli interpretativi del neo-istituzionalismo e degli studi sugli stili aziendali peculiari della sociologia rurale, ha significato la messa in opera di una serie di modelli organizzativi che hanno determinato, in alcuni casi, uno scostamento significativo tra gli obiettivi delle politiche di incentivazione per le agroenergie – riduzione delle emissioni climalteranti, indipendenza energetica, sviluppo rurale - e i risultati effettivamente ottenuti. Dalla analisi emerge come le spinte isomorfiche abbiano prodotto dei modi di organizzare la produzione di energia ed il suo dispacciamento, decisamente incoerenti rispetto alle motivazioni per le quali le energie rinnovabili vengono incentivate ed inefficienti nel garantire assetti sostenibili per le singole imprese agricole. Si mette in luce, infatti, come le politiche di incentivazione della produzione di energia da biogas abbiano favorito soprattutto il rafforzarsi di uno stile aziendale riconducibile al modello della modernizzazione agricola - caratterizzato da una tendenza all'ampliamento di scala delle aziende ed una marcata accelerazione dell'industrializzazione dei processi produttivi, piuttosto che l'emergere di assetti gestionali basati sulla pluriattivitŕ, dove il sistema di produzione di energia diviene funzionale alla chiusura dei cicli ecologici ed alla creazione di valore aggiunto a partire dagli stessi fattori produttivi. L'analisi compiuta si basa sui dati del censimento degli impianti a biogas realizzato nell'ambito del progetto di ricerca PRIN 2008LY7BJJ_002, che consentono di capire l'evoluzione del settore in modo diacronico, mettendo in luce localizzazione degli impianti, potenza elettrica installata, matrici agricole utilizzate nel processo di digestione anaerobica. Ad una analisi di tipo quantitativo, si č aggiunta l'individuazione di una serie di studi di caso rappresentativi della varietŕ dei modelli organizzativi adottati per la produzione agroenergetica e sono state effettuate diciotto interviste a testimoni qualificati: agricoltori, tecnici, progettisti, agronomi. Le interviste, in particolare hanno permesso di comprendere le varie sfaccettature dei tipi di pressione esistenti in un campo organizzativo popolato da una vastitŕ di figure professionali. In sede di conclusione si ipotizza come, a partire da una revisione dei sistemi di incentivazione, sarebbe possibile contrastare le pressioni che hanno portato il campo organizzativo verso un isomorfismo inefficiente, favorendo la diversificazione degli impianti, dei modi di approvvigionamento, degli utilizzi e delle destinazioni del biogas e dell'energia prodotta da esso.
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Dissertations / Theses on the topic "Approccio sincronico e diacronico"

1

Armano, Linda. "La cultura di miniera nelle Alpi : autorappresentazione della categoria professionale dei minatori." Thesis, Lyon 2, 2011. http://www.theses.fr/2011LYO20004.

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Abstract:
Due sono le questioni che bisogna porsi per analizzare la “cultura di miniera nelle Alpi”: in che modo i fattori politici ed economici influenzarono la gestione e l’organizzazione mineraria? Esistono espressioni culturali specifiche della categoria professionale dei minatori? Pur nella loro diversità, le due questioni sono tra loro complementari. La presente ricerca è divisa in due parti: la prima prende in esame i sistemi di gestione e di organizzazione estrattiva nelle Alpi; a tal proposito sono stati comparati i contesti socio-economici delle seguenti comunità minerarie: del distretto minerario di Vipiteno-Colle Isarco ed in particolare della miniera di Ridanna-Monteneve in alto Adige; dell’Alta Val Trompia in provincia di Brescia; di Brosso e di Pont Canavese in provincia di Torino e di Premana in provincia di Lecco. La seconda parte di questo lavoro analizza le espressioni culturali della categoria professionale dei minatori che comprendono le leggende di miniera, i canti e le feste. Queste fonti sono importanti dal punto di vista antropologico in quanto esprimono i desideri, le ansie, le attese, in breve la coscienza dei minatori. I testi folklorici, soprattutto i canti, gettano luce sui loro modi di vita e di pensiero. Si tratta dunque di fonti autentiche per la conoscenza delle condizioni morali, oltre che materiali, dei minatori
Dans l’analyse de la culture minière dans les Alpes, il faut se poser deux questions: comment les facteurs politiques et économiques influencèrent la gestion et l’organisation minière? Est-ce qu’il existe des expressions culturelles spécifiques de la catégorie des mineurs ? Bien qu’elles soient très différentes, les deux questions sont complémentaires. Ce travail est divisé en deux parties : la première concerne les systèmes de gestion et d’organisation du travail minier dans les Alpes ; pour bien les analyser, on a comparé les contextes socio-économiques des communautés minières suivantes : le district minier de Vipiteno-Colle Isarco et en particulier la mine de Ridanna-Monteneve en Alto Adige. La Haute Val Trompia en province de Brescia ; Brosso et Pont Canavese en province de Turin et Premana en province de Lecco. La deuxième partie de ce travail analyse les expression culturelles de la catégorie professionnelle des mineurs comprenant les légendes minières, les chants et les fêtes. Ces sources sont très importantes du point de vue anthropologique, car elles expriment les inquiétudes, les désirs, les attentes, en bref la conscience des mineurs. Les textes folkloriques, surtout les chants, permettent de comprendre leurs vies et leurs pensées. Il s’agit donc de sources authentiques pour connaitre les conditions morales et matérielles des mineurs
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Pizzo, Leonardo <1977&gt. "Analisi dei processi di invasione di piante esotiche nei paesaggi costieri sabbiosi del Veneto." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1204.

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Abstract:
Questo studio analizza gli effetti del disturbo (principalmente antropico, ma anche naturale) sul processo di invasione da specie aliene nei sistemi di dune costiere della regione Veneto. La ricerca è stata articolata su due livelli, uno focalizzato sui tratti morfologici e funzionali delle specie vegetali (native ed aliene) delle dune costiere, l’altro al livello di comunità vegetale. I risultati evidenziano che altezza, superficie fogliare e SLA grandi sono tratti che favoriscono la colonizzazione delle dune mobili costiere da parte delle specie più invasive. L’impatto antropico ha profondamente contribuito al degrado della qualità e funzionalità degli ecosistemi costieri, riducendo la resistenza che le comunità vegetali native sono in grado di opporre all’ingresso delle specie aliene invasive in condizioni di minor disturbo.
This study analyses the effects of disturbance (mainly human, but also natural) on the process of invasion by alien species in the coastal dune systems of Veneto region. The research has been articulated into two levels, one focusing on morphological and functional traits of coastal dune wild species (natives and aliens) and the other on the plant community level. The results highlight that height, large leaf area and SLA are useful traits for the successful colonisation of the most invasive species along the mobile coastal dunes. Human impact has deeply contributed to the decay of the quality and functionality of coastal ecosystems, reducing the resistance native plant communities are able to oppose the arrival of invasive alien species under less disturbed conditions.
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NENCIONI, FRANCESCA. "La prosa dell'ermetismo: caratteri e esemplari." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1003517.

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Abstract:
I ‘caratteri’ e gli ‘esemplari’ della prosa dell’ermetismo sono ricostruiti in questa tesi attraverso un’ottica semantica. L’endiadi di ascendenza macriana suggerisce di assumere con ‘caratteri’ i motivi, gli stilemi, i moduli sintattici e melodici che sono alla base della Weltanschauung ermetica, con ‘esemplari’ i modelli e paradigmi offerti da ciascuna delle prose selezionate (Al di qua d’una sera di Alessandro Parronchi, Biografia a Ebe di Mario Luzi, La sposa bambina di Alfonso Gatto e La donna miriade di Piero Bigongiari). Se poniamo l’accento su ‘caratteri’, si evidenzia il piano delle scelte condivise; se lo spostiamo su ‘esemplari’, si configura il livello delle opzioni individuali; il reciproco rapporto può essere sintetizzato dall’equazione caratteri : esemplari = langue : parole. Un quadro d’insieme dunque che si forma grazie a modelli di lingua simili ma con caratteristiche proprie. Si sa che la semantica illumina sul modo di pensare e di concepire la realtà in una lingua; applicata a una koiné letteraria, aiuta a delineare l’immaginario che ne fa da sfondo. Per pervenire quindi al sistema linguistico della prosa ermetica è utile muovere dai singoli atti di parole con cui i diversi autori hanno tradotto le stesse immagini, mettendo in risalto analogie e discordanze ed estrapolando una radice comune. Il percorso dell’analisi lessicale procede in senso inverso rispetto al processo compositivo, perché si sposta dall’asse sintagmatico a quello paradigmatico, ossia dalla combinazione definitiva risale alla selezione preliminare dei significanti. L’iter metodologico ha coinvolto a livello del significato la scomposizione del tessuto linguistico delle opere in unità minori (temi o motivi), a livello del significante l’individuazione dei lemmi base e delle occorrenze e la successiva ricomposizione e accordo tramite le corrispondenze apparenti o sotterranee. Occorre sottolineare, infatti, che l’importanza di un lemma non sempre corrisponde al numero delle occorrenze, spesso la sua forza di attrazione semantica convoglia nella stessa orbita metafore e espressioni analogiche sostitutive (piano paradigmatico) o influenza le parole contigue (piano sintagmatico) dando vita a strutture modulari ricorrenti. Proprio in questa direzione si è rivelato fondamentale il confronto con le raccolte poetiche coeve (Avvento notturno, I giorni sensibili, La figlia di Babilonia e Morto ai paesi), che ha permesso di cogliere lo specifico della prosa grazie allo scarto delle soluzioni offerte in poesia. È per esempio il caso di sera, il cui campo semantico si articola nelle liriche intorno a un trinomio ricorrente (iride-vetro-luna), mentre nelle prose conduce ad associazioni iconico-linguistiche diverse, pur continuando ad agire a livello nascosto. La dimensione persefonica della donna presenta invece coerenza figurativa nei due canoni, avvalendosi delle stesse categorie identificative sovraordinate (caduta/raccolta-fiori-mani per Proserpina, respicere-ophis-passus per Euridice). Proprio l’indagine semantica condotta sistematicamente in direzione comparatistica (confronto tra le prose) e intergenerica (parallelo con le liriche) costituisce un modo nuovo e alternativo di accostarsi ai temi e alla lingua dell’ermetismo. La ricerca considera in maniera unitaria semantica, stilistica, melodia e ritmo, che toccano spesso un fondo comune illuminandosi a vicenda. Anche le strutture melodiche, come quelle semantiche e stilistiche, presentano la stessa vis trasgressiva nei confronti della tradizione. E se per le prime due, soprattutto sul piano della poesia, l’intento divergente è stato ampiamente dimostrato, per le ultime l’ipotesi d’infrazione normativa è avanzata (e comprovata) qui per la prima volta. Di rado le unità melodiche si adeguano fedelmente ai modelli canonici, rispettandone scansioni sillabiche e rapporto tra i membri, mentre si rivelano coerenti nel sottolineare l’innalzamento della tensione emotiva e l’aderenza a situazioni inconsuete. Allontanandosi dagli stilemi ermetici (per esempio nel progredire da Stasi a Una lettera dieci anni dopo in Biografia a Ebe), la tendenza diversiva si appiattisce, a favore di una prosa maggiormente mimetica, e la struttura melodica tende a livellarsi ai moduli standard. Estendendo lo sguardo dal piano sincronico a quello diacronico, appare degna di nota la ricostruzione completa delle varianti di Biografia a Ebe (finora attestata a livello della terza e della settima sequenza) insieme alla congettura che dalla ristampa della Sposa bambina siano espunte soprattutto le espressioni di idillio, gli ‘infrapensieri’ e le connotazioni affettive troppo forti. Il lavoro è organizzato in due sezioni, la prima volta a esplorare tempo e spazio, la seconda ispirata alla categoria dell’assenza. La coordinata temporale è ricostruita attraverso le ore del giorno, i movimenti degli astri e dei pianeti, l’alternanza delle stagioni; il concetto di spazio si presenta nell’accezione materica per estendersi ai luoghi del cuore e ai paesaggi reali. Tramite gli slittamenti d’identità della donna, l’assenza assume le ultime frontiere della metamorfosi e del transfert prima di tradursi definitivamente nella morte. L’assenza si specifica quindi come conseguenza della caducità, che ne è l’inscindibile premessa. Lo spartiacque tra prima e seconda parte è segnato anche dall’apparato delle occorrenze, collocato in appendice ai quattro capitoli iniziali, nei quali le parole-chiave corrispondono in maniera puntuale al motivo esaminato. Come in poesia anche in prosa la gamma prediletta delle ore cade nella fascia serale-notturna. Per la sera le valenze semantiche si modulano lungo il senso di confine e di appercezione in Al di qua di una sera, d’incontro che si trasforma in solitudine e morte in Biografia a Ebe, di coincidenza degli opposti nella Donna miriade, di cornice e rivelazione della Solitaria nella Sposa bambina. Per la notte le sfumature includono travaglio e turbamento in Biografia a Ebe e nella Donna miriade, evasione ed erosione del quotidiano nella Sposa bambina e nella Donna miriade, prodigio e morte in Al di qua di una sera, Biografia a Ebe e La sposa bambina. Dal tempo notturno risulta inseparabile il topos della luna, che nella prosa conserva i tre aspetti di lievità, sospensione, incantesimo consacrati dalla tradizione, mentre nella lirica se ne discosta. Il motivo si rivela particolarmente idoneo a svelare la cifra stilistica di ogni autore anche in presenza del medesimo artificio retorico. La duplicatio è realizzata, ad esempio, in Al di qua di una sera con ripetizione a contatto e rafforzativo («la luna, la luna stessa»), nella Donna miriade con semplice geminatio e vocativo («tu nascosta giri nel cielo, luna luna»), nella Sposa bambina con inusuali forme copulative («Era la luna, la luna beata»). Le stagioni presentano un processo oscillante tra persistenza e mutevolezza dei caratteri, per cui, più che per un’identità propria, si distinguono per l’interna dialettica. Sono viste in cammino, proiettate verso la scoperta del tempo successivo, oppure impegnate a proteggere fino all’ultimo le peculiarità. Non a caso in tutti i quattro testi compaiono i nomi dell’autunno e della primavera, periodi di passaggio per eccellenza. Non emerge una stagione in particolare, solo nella Sposa bambina le ricorrenze accordano la preferenza all’estate. Gli elementi materici non mostrano una corrispondenza biunivoca tra archetipo e immaginario di ciascuna prosa; più di un dato empedocleo, infatti, si ritrova alla base dell’universo elementale della stessa opera. In Parronchi spicca l’acqua morta della fontana unita al fuoco del tramonto; in Luzi la terra, nell’accezione di radicamento/sradicamento dell’exemplum evangelico, e l’aria come medium che predispone alla metamorfosi; in Bigongiari l’acqua stagnante della laguna e l’aria che si congiunge al fuoco nel vento urens; in Gatto il mare, fonte di vita ma al contempo causa di morte, e la terra connessa al senso dell’abbandono e dell’esilio. A interrompere l’indagine sincronica, s’interpone l’excursus sulle varianti di Biografia a Ebe e della Sposa bambina, ‘rivisitate’ a distanza di tempo (1983 e 1963) dagli autori. Dal testo di Luzi emerge un ricorrente trinomio variantistico: soppressione, sostituzione, inserimento; in quello di Gatto prevale la soppressione con rari inserimenti. L’ipotesi che il capitolo cerca di dimostrare è che le espressioni ritoccate siano quelle maggiormente marcate dallo stigma dell’ermetismo. L’immagine della donna è tratteggiata ricorrendo alla categoria della trascorrenza, che innesca in verticale la metamorfosi incrociando le mitiche figure di Proserpina e Euridice; in orizzontale il transfert scambiando l’identità con le altre figure del racconto. Si assiste in questo caso a una complessa forma di commutazione, modellata sulla mise en abîme: duplicazione semplice, duplicazione all’infinito e duplicazione paradossale. La donna ermetica, di cui spicca da sempre l’assenza per unanime consenso della critica, è resa ora doppiamente assente perché anche in presenza è continuamente contesa dalla sovrapposizione di altre figure. La caducità, legata a doppio nodo dall’assenza, si rivela categoria pervasiva dalle valenze polisemiche, che acquista una curvatura astrologica (eclisse, alternanza del giorno e della notte, susseguirsi di stagioni, crepuscolo) in Al di qua di una sera, esistenziale (metafisica di mistero e morte) in Biografia a Ebe, di alterazione (febbre e delirio) nella Donna miriade, di morte (come tema di un racconto, rievocazione di figure scomparse o inserto allusivo) nella Sposa bambina.
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PISANIELLO, VALERIO. "I suffissi verbali ittiti -anna/i- e -(e/i)šš(a)-: studio sincronico e diacronico con particolare riferimento alla categoria funzionale dell'aspetto verbale." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/924298.

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Abstract:
Il presente lavoro mira a chiarire la funzione dei suffissi verbali ittiti -anna/i- e -(e/i)šš(a)-, spesso interpretati come suffissi azionali (durativi, iterativi o intensivi), ma che, in alcuni contesti, sembrano veicolare anche un significato aspettuale imperfettivo. Nel primo capitolo, dopo aver presentato il quadro teorico di riferimento per le categorie dell’aspetto e dell’Aktionsart, si illustrano dapprima le modalità di espressione di tali categorie in indoeuropeo e nelle lingue storiche e si discutono i problemi relativi alla loro ricostruzione e alla loro cronologia; si passa poi al sistema verbale ittita, che ha avuto un’importanza cruciale nell’elaborazione di modelli ricostruttivi per il sistema verbale indoeuropeo. È noto infatti che l’ittita ha un sistema verbale piuttosto semplice, specialmente se confrontato con quelli del vedico e del greco antico, e ciò ha portato diversi studiosi a ritenere che la situazione preistorica fosse simile a quella attestata dalla lingua indoeuropea di più antica documentazione. Tuttavia, studi recenti hanno mostrato, da una parte, che l’assenza di categorie nel sistema verbale ittita non riflette una situazione preistorica, ma si spiega meglio in termini di innovazione; dall’altra, che la “semplicità” del sistema verbale ittita non deve essere sovrastimata: alcune categorie morfologiche, che si riteneva fossero assenti in ittita, sono invece individuabili nel sistema, in particolare l’aspetto verbale, la cui espressione era affidata ad elementi suffissali. Nel secondo capitolo si presentano i paradigmi dei suffissi -anna/i- e -šša-, i temi verbali nei quali sono attestati, i problemi relativi alla loro etimologia e una panoramica delle precedenti ipotesi circa la loro funzione. Ad oggi, -anna/i- ricorre in una trentina temi, benché solo un ristretto numero di questi presenti costantemente il suffisso già in antico-ittita. A partire da testi medio-ittiti, si trovano anche verbi marcati dal doppio suffisso -anniške/a-, probabilmente a testimonianza del fatto che -anna/i- non era più percepito come pienamente funzionale all’espressione dell’imperfettività. L’etimologia del suffisso è dibattuta: alcuni studiosi lo riconducono ad un suffisso indoeuropeo in nasale, mentre altri ne sostengono la derivazione dal tema obliquo del sostantivo verbale in -atar-/-ann-. Le due proposte non si escludono necessariamente a vicenda; nella classe dei verbi in -anna/i-, infatti, sembrano confluire due tipi di formazioni, funzionalmente distinte: una a suffisso, verosimilmente di derivazione indoeuropea e con valore imperfettivo, l’altra denominale, che ha alla base i sostantivi in -atar-/-ann-. Questo secondo tipo non possiede però alcuna valenza aspettuale specifica, ma forma il tema imperfettivo mediante il produttivo suffisso -ške/a-. Per quanto riguarda -šša-, solamente quattro verbi ittiti risultano compatibili con tale suffisso, ma esso è molto produttivo in luvio. La sua etimologia non è chiara e non sembrano esserci elementi sufficienti per risolvere la questione, ma è probabile che ci sia una parentela con il suffisso fientivo ittita -ešš-. Quanto alla funzione, secondo una recente ipotesi di Daues, il suffisso -šš(a)- sarebbe legato alla categoria della transitività, indicando un minor grado di affectedness of the object. Tuttavia, ci sono diversi esempi contrari a questo assunto e sembra che l’ipotesi aspettuale riesca a rendere meglio conto dei dati. Nel terzo e nel quarto capitolo si presentano i dati raccolti attraverso lo spoglio sistematico dell’intero corpus dei testi ittiti. I passi contenenti le forme in -anna/i- e in -šša- sono stati suddivisi in quattro gruppi: 1) forme certamente imperfettive, che comprendono: (a) verbi che ricorrono con avverbiali distributivi (‘giorno per giorno’, ‘anno dopo anno’, ecc.), che hanno un chiaro valore abituale; (b) forme di presente accompagnate dagli avverbi kāša, kāšma e kāšatta, che indicano che l’azione si sta svolgendo nel momento stesso dell’enunciato (vale a dire che il verbo ha valore progressivo); (c) verbi che ricorrono in proposizioni temporali introdotte dalla congiunzione imperfettivizzante kuitman ‘mentre’; (d) altri contesti chiaramente imperfettivi; 2) forme che hanno la stessa valenza aspettuale di uno o più imperfettivi in -ške/a- con esse coordinati; 3) passi di incerta interpretazione; 4) forme marcate con valore apparentemente perfettivo. L’analisi mostra che solamente l’ipotesi aspettuale è in grado di rendere conto della distribuzione delle forme marcate e non marcate nella maggior parte dei contesti; per esempio, i verbi in -anna/i- e in -šša- ricorrono con gli avverbiali distributivi, che suggeriscono una lettura abituale, ma non con gli avverbiali iterativi «X volte», che impongono una visione perfettiva. Similmente, i suffissi marcano i presenti che ricorrono con l’avverbio kāša, con valore progressivo, mentre ciò non avviene nel caso dei preteriti, con i quali kāša veicola un significato perfettivo. I contesti dubbi ammettono sempre un’interpretazione imperfettiva, mentre le forme marcate con valore perfettivo sono assai scarse e possono essere spiegate in vario modo. Chiudono la tesi tre appendici: la prima raccoglie le forme non marcate che ricorrono con l’avverbiale «X volte», la seconda contiene i verbi in -anna/i- e in -šša- finora attestati in palaico e in luvio, la terza, infine, mostra che anche il raddoppiamento della radice verbale aveva, in alcuni casi, la funzione di esprimere l’aspetto imperfettivo.
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Books on the topic "Approccio sincronico e diacronico"

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Krapova, Iliyana, Svetlana Nistratova, and Luisa Ruvoletto. Studi di linguistica slava. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-368-7.

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Abstract:
I contributi raccolti nel presente volume delineano lo stato dell’arte delle ricerche di linguistica slava svolte recentemente nell’ambito della slavistica italiana. I saggi sono dedicati a temi di morfologia, sintassi, semantica, lessicologia, pragmatica, sociolinguistica e didattica delle lingue slave, in ottica contrastiva, sincronica o diacronica, secondo quadri teorici e approcci metodologici di scuole e tradizioni diverse. La grande varietà dei temi trattati dagli autori, non solo italiani, è la più viva testimonianza della vivacità e della ricchezza che oggi permeano lo studio delle lingue slave in Italia e non solo.
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2

Bonola, Anna Paola, Paola Cotta Ramusino, and Liana Goletiani, eds. Studi italiani di linguistica slava. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-659-6.

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Abstract:
I saggi qui pubblicati documentano le più recenti ricerche linguistiche svolte nell’ambito della slavistica italiana. I contributi raccolti nella prima parte del volume studiano le strutture morfologiche e sintattiche di varie lingue slave; la seconda parte è dedicata all'uso linguistico; l'ultima contiene tre studi sperimentali sull’acquisizione delle lingue slave, un ambito di ricerca particolarmente promettente sia per le applicazioni glottodidattiche, sia per il contributo agli studi sul rapporto fra pensiero e linguaggio. Diverse sono le lingue slave studiate (il ceco, il polacco, il russo, lo sloveno, i dialetti ucraini, le lingue slave meridionali, tra cui le parlate dei pomacchi nei monti Rodopi), diverse le prospettive (diacronica e sincronica) e vari gli approcci metodologici, a testimonianza della ricchezza e della progressiva maturazione degli studi linguistici all’interno della slavistica italiana.
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3

Linguistica espanola: Aspectos sincronico y diacronico (Acta Universitatis Wratislaviensis). Wydawnictwo Uniwersytetu Wroclawskiego, 1995.

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4

Estudio Diacronico Y Sincronico Del Objeto Indirecto En El Español Peninsular Y De America. Museum Tusculanum, 2006.

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Book chapters on the topic "Approccio sincronico e diacronico"

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Mantelli, Alessandro. "5 Un nuovo quadro teorico di progettazione e analisi." In E-learning sostenibile per la didattica del giapponese Progettare per l’apprendimento autonomo. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-554-4/005.

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Abstract:
5.1 Asse diacronico e asse sincronico a livelli multipli di astrazione. – 5.1.1 Asse diacronico - ADDIE. – 5.1.2 Asse a livelli di astrazione - i 5 livelli di Garrett. – 5.2 Modello semplificato ADDIE-Garrett. – 5.3 Applicazione del modello semplificato ADDIE-Garrett a JaLea: agevolare l’inserimento dei contenuti e la creazione di hyperlink. – 5.3.1 Analisi. – 5.3.2 Specifiche funzionali. – 5.3.3 Interaction Design. – 5.3.4 Interface design. – 5.3.5 Navigation Design. – 5.3.6 Tema. – 5.3.7 Feedback. – 5.4 Applicazione del modello semplificato ADDIE-Garrett a JaLea: funzionalità di trascrizione e traslitterazione automatica. – 5.4.1 Analisi – Obiettivi della funzionalità (1/2). – 5.4.2 Specifiche funzionali (1/2). – 5.4.3 Information architecture (1/2). – 5.4.4 Interaction Design. – 5.4.5 Interface Design. – 5.4.6 Navigation Design. – 5.4.7 Tema. – 5.4.8 Feedback. – 5.4 Analisi – Obiettivi funzionalità (2/2). – 5.4.10 Specifiche funzionali (2/2). – 5.4.11 Information architecture (2/2). – 5.4.12 Esempi di comparazione tra MeCab e BunParser. – 5.4.13 Osservazioni. – 5.5 Considerazioni sul modello semplificato ADDIE-Garrett.
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