Academic literature on the topic 'Apprendimento lavorativo'

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Journal articles on the topic "Apprendimento lavorativo"

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Bertucci, Andrea, Stella Conte, and Carla Meloni. "Cooperative learning, soggetti inesperti e numerositŕ del gruppo: un confronto tra singoli, coppie e gruppi." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (March 2010): 65–76. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-001004.

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Abstract:
Sessantadue studenti frequentanti la scuola media sono stati coinvolti in questo studio. Nessuno dei soggetti aveva mai lavorato precedentemente con attivitŕ di apprendimento cooperativo. Accertato che non fossero presenti problemi di natura cognitiva, i soggetti sono stati casualmente assegnati alle condizioni di apprendimento individuale (gruppo di controllo), apprendimento cooperativo in coppia e apprendimento cooperativo in gruppo con l'utilizzo del metodo dell'interdipendenza dei ruoli. Durante la prova sperimentale, il compito dei soggetti č stato quello di apprendere, lavorando nella condizione alla quale sono stati inizialmente assegnati, un contenuto inerente l'educazione alla salute e rispondere individualmente ad un test di comprensione sui contenuti appena appresi. Č stato inoltre chiesto agli studenti di esprimere il loro grado di accordo con due affermazioni circa la piacevolezza del lavoro svolto e la percezione di aver raggiunto l'obiettivo richiesto. I risultati mostrano come i soggetti assegnati alla condizione di apprendimento cooperativo in coppia abbiano ottenuto risultati significativamente superiori al test di apprendimento, un maggiore gradimento verso il lavoro svolto e una maggiore percezione di aver raggiunto gli obiettivi richiesti.
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Deluigi, Rosita. "Le officine progettuali S-POT: laboratori per il design di servizi socioeducativi." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 2 (July 2021): 20–31. http://dx.doi.org/10.3280/erp2-2021oa12113.

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Abstract:
Nella progettazione di percorsi di orientamento formativo e professionalizzante per gli studenti dei corsi di laurea in Scienze dell'educazione e della formazione (L-19) e di Scienze pedagogiche (LM-85) risulta irrinunciabile il dialogo con i servizi per costruire traiettorie di riflessività, esplicitando l'intenzionalità sottesa agli interventi attuati. Il contributo descrive una proposta realizzata nell'a.a. 2019/2020 nell'ambito del progetto SUPER – "Percorsi di Orientamento e Tutorato per promuovere il successo universitario e professionale" e configurata in modalità on line durante la fase 2 del Covid-19. L'esperienza "S-POT: officine progettuali" ha permesso agli studenti di confrontarsi con professionisti che operano in contesti educativi, condividendo riflessioni critiche con i propri docenti. In seguito, i partecipanti, con il supporto delle senior tutor, hanno lavorato in piccolo gruppo con l'obiettivo di proporre un'idea progettuale da sottoporre alle équipe incontrate. Questa iniziativa ha offerto la possibilità di entrare nell'eterogeneo mondo dei servizi che si interroga, cercando risposte innovative, a fronte dei cambiamenti costanti. In tal modo, sono emerse le diverse prefigurazioni professionali degli studenti e la concretezza plurale dei profili di educatori e di coordinatori pedagogici inseriti in équipe multidisciplinari. L'attraversamento di vari ambiti lavorativi ha dato voce alle molteplici sfide del sociale, facendo affiorare la vitalità dell'agire educativo e lanciando ponti di apprendimento condiviso.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen, and Greet Vermeylen. "Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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Abstract:
L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Mancini, Giacomo, Nicole Righi, Elena Trombini, and Roberta Biolcati. "Intelligenza emotiva di tratto e burnout professionale negli insegnanti di scuola primaria. Una revisione della letteratura." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 1 (May 2022): 1–22. http://dx.doi.org/10.3280/rip2022oa13705.

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Abstract:
La presente rassegna si propone di esaminare le pubblicazioni scientifiche internazionali che hanno indagato il rapporto tra l'Intelligenza Emotiva (intesa secondo il modello dei tratti e valutata attraverso questionari self-report), e il burnout professionale (caratterizzato da esaurimento emotivo, sentimenti di depersonalizzazione e ridotta autoefficacia) negli insegnanti di scuola primaria. Le recenti ricerche in questo campo, che non sono ancora state sufficientemente sistematizzate, sottolineano infatti l'importanza delle competenze emotive per facilitare e migliorare sia la prestazione lavorativa dei docenti, sia i processi di insegnamento-apprendimento. Alti livelli di Intelligenza Emotiva negli insegnanti sono correlati da un lato a una riduzione dello stress e dell'affaticamento emotivo, e dall'altro ad una maggiore soddisfazione personale nello svolgimento del proprio lavoro; inoltre, sono associati a migliori rapporti con tutti i protagonisti dell'ambiente educativo, con conseguenti effetti positivi sulla qualità della relazione con gli alunni e delle acquisizioni dei saperi.
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Costa, Massimiliano. "Formatività e lavoro nella società delle macchine intelligenti." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 2 (November 2020): 89–106. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9379.

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Abstract:
Nell'economia digitale e delle macchine intelligenti, il paradigma di lavoro - che è definito nella sua dematerializzazione cognitiva e produttiva - impone un nuovo collegamento tra azione, sviluppo economico e umano. La generatività dei nuovi contesti sociali e lavorativi del nuovo Cyber Phisical Systems (CPS) è caratterizzata da una più forte plasticità funzionale e da una riorganizzazione attiva e autonoma dei processi di conoscenza. Ciò rende fondamentale ripensare la formazione non come un fattore di produzione ma come una condizione di crescita integrale della persona all'interno di un modello di learnfare basato su un diritto di apprendimento e la promozione della capacitazione del cittadino. Questa sfida coincide, per la ricerca pedagogica, con la necessità di promuovere un modello di formazione capacitativo in grado di favorire un habitus riflessivo e aperto all'alterità. Questo nuovo habitus si basa sulla connessione tra competenza, abilità e capacità di formare una cultura tecnologica umanizzante non pensata come strumento di potere o controllo ma piuttosto di speranza, intersoggettività per uno sviluppo umano consapevole e partecipato
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Giullari, Barbara. "Tra conoscenza e lavoro: una introduzione." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 120 (February 2011): 7–22. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-120001.

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Abstract:
Lo scenario contemporaneo č caratterizzato da radicali trasformazioni sia dei processi di produzione della conoscenza, sia del lavoro che sottopongono il rapporto tra i due termini a critiche e revisioni profonde. Nonostante i diversi punti di vista, l'imperativo volto alla costruzione di una societŕ ed un'economia della conoscenza si traduce sovente in politiche che enfatizzano il ruolo strumentale dell'educazione nei confronti della crescita economica, cosě come nello stesso tempo il lavoro č sottoposto a processi di trasformazione che ne indeboliscono il rapporto con la cittadinanza. La centralitŕ della conoscenza nei processi sociali ed economici chiama in causa la qualitŕ del sistema scolastico e formativo e la qualitŕ del lavoro e della sua organizzazione: č quindi necessario sviluppare una prospettiva critica che ponga in evidenza nuovi terreni di confronto, di potenzialitŕ e di rischi nel rapporto tra sistema formativo e mondo del lavoro. In tale prospettiva č introdotta la relazione tra processi di apprendimento e traiettorie lavorative, illustrando alcune tra le principali direzioni di ricerca connesse a tali questioni.
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Dello Iacono, Umberto, Eva Ferrara Dentice, Chiara Vitina Mannillo, and Maria Letizia Vitale. "Dalla comprensione del testo alla risoluzione del problema: un’esperienza nella scuola secondaria di secondo grado." Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no. 12 (November 21, 2022): 9–21. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.12.1.

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Abstract:
La risoluzione dei problemi è un’attività che crea difficoltà a molti studenti, indipendentemente dall’ordine scolastico, spesso legate alla fase di comprensione del testo del problema stesso. A tal proposito, abbiamo disegnato un’attività di apprendimento che prevede che gli studenti, a partire da alcuni problemi assegnati, individualmente e poi in maniera collaborativa, ne analizzino dapprima criticamente il testo per poi affrontarne la risoluzione. Abbiamo sperimentato tale attività con studenti del primo anno di una scuola secondaria di secondo grado. L’analisi dei dati mostra che l’attività didattica progettata sembra essere efficace nel favorire l’attivazione di adeguati processi risolutivi da parte degli studenti, nonché la produzione di argomenti a sostegno delle risposte fornite. In particolare, la maggior parte degli studenti, dopo aver lavorato sulla comprensione del testo, migliora la correttezza delle risposte e/o produce argomenti a supporto delle stesse.
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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Paola Nencioni. "Ambienti sociali di apprendimento: i diversi scenari." IUL Research 2, no. 3 (July 17, 2021). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v2i3.188.

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Abstract:
L’esplosione della pandemia Covid 19 ha stravolto le vite di ognuno di noi modificando abitudini, stili di vita e comportamenti. Le tecnologie digitali hanno avuto un ruolo centrale nel corso del primo lockdown e continuano a rivestire un ruolo fondamentale anche nelle attuali fasi di convivenza con il virus. Le tecnologie digitali hanno permesso, e garantiscono ancora oggi, la prosecuzione di molte attività sociali, lavorative ed educative. All’interno di questo numero di IUL Research (Volume 2 n. 3) trovano spazio numerosi contributi di carattere nazionale e internazionale che offrono una panoramica sul ruolo delle tecnologie nei diversi ambiti della vita e in particolare all’interno del mondo educativo, scolastico e universitario.
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Pollis, F., F. Riva, F. M. Dallavalle, D. Inverardi, S. Leoncino, D. Romano, and R. Guaschino. "Formazione sul campo: un utile strumento per avviare il percorso di accreditamento previsto dall’accordo Stato – Regioni del 16/12/2010." Working Paper of Public Health 1, no. 1 (June 15, 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6775.

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Abstract:
Per “Formazione sul campo” si intende una tipologia di formazione che si realizza in concomitanza della pratica lavorativa, quando questa si sostanzia in determinate azioni. Essa si sviluppa e si realizza direttamente mentre si lavora. Nasce interrogando e facendoci interrogare dall’esperienza e si propone di mettere al centro dei processi di apprendimento problemi operativi concreti e reali. Si collega alle esigenze delle organizzazioni che perseguono concretamente lo sviluppo della qualità dei servizi e trova terreno fertile laddove i professionisti lavorano mossi da spirito di ricerca. Il percorso formativo che è stato attivato dalla S.C. di Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria nell’ultimo quadrimestre del 2011, è nato dall’esigenza di dotare i medici volontari che operano in nome e per conto dell’Azienda stessa, attraverso le associazioni, delle competenze necessarie per la gestione della corretta selezione del donatore.
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Dissertations / Theses on the topic "Apprendimento lavorativo"

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cangialosi, nicola. "Apprendimento e innovazione nei contesti lavorativi." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1154019.

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Abstract:
La presente tesi ha come obiettivo quello di proporre ed esaminare il rapporto che intercorre tra i processi di apprendimento e quelli di innovazione nei contesti di lavoro. L’innovazione, a livello individuale, può essere operazionalizzata come comportamento innovativo sul lavoro che rappresenta la generazione, promozione e implementazione di idee nuove e utili. In letteratura sono stati descritti gli effetti di differenti fattori, individuali e contestuali, rilevanti per facilitare o inibire i comportamenti innovativi dei lavoratori. Ciononostante, rimane un aspetto ancora da approfondire come i processi di apprendimento siano correlati con l’innovazione sul lavoro. A tal fine vengono proposti tre studi con lo scopo di esaminare alcuni aspetti distinti della relazione che intercorre tra dinamiche collegate apprendimento individuale ed il comportamento innovativo sul lavoro. This thesis aims to propose and examine the relationship between learning and innovation processes in work contexts. Innovation, at the individual level, can be operationalized as innovative work behavior, it represents the generation, promotion and implementation of new and useful ideas. In the literature, several effects of, individual and contextual, were described as relevant to facilitate or inhibit the innovative behaviors of the workers. Nevertheless, it remains an aspect still to be explored how the learning processes are correlated with innovation at work. To this end, three studies are proposed with the goal of examining some distinct aspects of the relationship between dynamics related to individual learning and innovative behavior at work.
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PALLASSINI, ALESSANDRO. "Il contesto lavorativo come spazio di formazione. Incontro tra domanda e offerta formativa nel colloquio aziendale." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1002731.

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Abstract:
La presente ricerca, nell'ambito della pedagogia del lavoro e della formazione in ambito aziendale, studia i processi di ricontestualizzazione che permettono di tradurre i bisogni materiali di un'organizzazione in pratiche formative indirizzate verso i singoli individui. Abbiamo analizzato come nel “mercato della formazione” domanda e offerta formativa si incontrino e quali siano i dispositivi che rendono possibile questa relazione. La tesi che sosteniamo e che sostanzia l'intero lavoro rimanda alle possibilità che attraverso il linguaggio si possano trovare spazi di coincidenza tra le esigenze delle organizzazioni e le pratiche formative indirizzate verso i singoli. Il linguaggio, in questa ottica, esprime e, in qualche maniera, si riferisce, sebbene in forma sfaccettata e non meccanica, alle dinamiche societarie e ai rapporti di potere (Bernstein & Foucault). Pertanto, questo studio si propone di rintracciare i dispositivi pedagogici che operano nella mediazione tra le esigenze proprie dell'organizzazione e quelle del singolo individuo. La tesi si articola in quattro parti che possono essere divise in due distinte sezioni interrelate tra di loro. I primi due capitoli trattano le questioni eminentemente teoriche che fungono da “motore profondo” delle restanti riflessioni. Nello specifico, il primo capitolo affronta le tematiche relative al ruolo del lavoro nella formazione dell'individuo. Tale approccio si basa principalmente sul paradigma teorico di sfondo delle teorie dell'attività (Leont'ev, Engeström e i successivi sviluppi) e su alcune riflessioni circa l'ambiente lavorativo come spazio cognitivo, capace di generare apprendimento (Billet, Eraut, Rossi e Vicari tra gli altri). Le riflessioni svolte in questa parte servono a definire una serie di punti teorici che vengono utilizzati come riferimenti permanenti nei capitoli successivi e fissano una molteplicità di dimensioni proprie dell'agire all'interno di un'organizzazione. Il secondo capitolo, partendo da questi principi teorici, fornisce elementi di analisi principalmente indirizzati verso i dispositivi di ricontestualizzazione e sul ruolo svolto dal Dispositivo Pedagogico (Bernstein). La seconda parte del capitolo rappresenta una “traduzione” per l'ambito aziendale delle riflessioni proprie della prima parte. In particolar modo, appoggiandoci sul concetto di Dispositivo Formativo Aziendale con il quale Federighi traduce, per il caso specifico dell'azienda, il concetto proprio di Bernstein di Dispositivo Pedagogico, si analizzano quali siano le dimensioni della formazione all'interno delle organizzazioni produttive, declinandole per un settore specifico della popolazione lavorativa, ovvero quello dei talenti. Il terzo capitolo, che apre la seconda parte di questa ricerca, può essere sezionato in due parti distinte. Nella prima viene affrontato il ruolo del linguaggio inteso come attività produttiva direttamente relata in maniera omologica con l'attività di tipo lavorativo (Rossi - Landi). Invece, nella seconda parte si affrontano nello specifico le scelte metodologiche e di analisi utilizzate nella parte finale di questo studio quali, ad esempio, le tecniche proprie dell'analisi del discorso e della conversazione. Si tratta di un capitolo in cui elementi teorici, metodologici e primi riscontri empirici si fondono e danno consistenza ai principi generali esposti nella parte iniziale della tesi. Infine, l'ultimo capitolo presenta il caso di studio empirico. In esso vengono analizzati, secondo le tecniche proprie dell'analisi della conversazione asimmetrica, una serie di colloqui svolti in differenti aziende di distinte tipologie produttive. Tali colloqui, condotti da un gruppo di analisti delle pratiche formative, sono finalizzati all'immissione in formazione degli individui attraverso l'emersione e la ricontestualizzazione dei loro bisogni in attività pedagogiche. L'intero studio propone una metodologia di analisi indirizzata a mostrare come i differenti attori, che sono i protagonisti della formazione, pur nella asimmetricità dei loro rispettivi ruoli, si interrelino tra di loro per arrivare a definire macroaree condivise di intervento formativo. Tali macroaree, che abbiamo denominato in questo studio tag formativi, rappresentano prime comunanze logiche su cui far convergere l'azione formativa che poi dovrà essere specificata secondo contenuti puntuali e declinata attraverso gli assi del tempo (scansione degli impegni di formazione lungo un arco temporale definito) e dello spazio (luoghi specifici in cui la formazione avrà luogo). La ricerca propone infine, nei suoi tratti sostanziali, un dispositivo di analisi delle dinamiche di ricontestualizzazione che permette il loro disvelamento e l'intervento su di esse per instradarle attraverso azioni che cerchino di far incontrare le differenti esigenze degli individui e dell'azienda in muta e proficua collaborazione.
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CECALUPO, MARTA. "DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): la percezione degli insegnanti a seguito dell’introduzione del modello DADA." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11573/1517341.

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Abstract:
Lo studio condotto per il Dottorato di Ricerca in Psicologia Sociale, dello Sviluppo e della Ricerca Educativa affronta il tema dell’ambiente di apprendimento come motore d’innovazione scolastica, portando un contributo ad una tematica che da qualche tempo è diventata oggetto di costante attenzione da parte di organizzazioni nazionali e internazionali. Le nuove sfide che la scuola deve affrontare, dove l’approccio educativo tradizionale non riesce più a fare fronte alle esigenze del ventunesimo secolo, spingono gli istituti al centro di un processo in costante trasformazione. Quello che si sta diffondendo nelle scuole italiane è il cambiamento dal basso (bottom-up), dove sono i docenti o gli altri protagonisti della scuola, i veri promotori dell’innovazione e del cambiamento. E’ proprio in questo contesto che nasce il modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), per intuizione di due dirigenti scolastici di Roma che nel corso dell’anno scolastico 2014-2015 hanno scelto di sperimentare una nuova modalità didattico-organizzativa che in breve tempo è diventata un modello diffuso in diverse altre realtà scolastiche italiane. Il lavoro di ricerca nasce all’interno di un percorso di monitoraggio delle scuole DADA iniziato negli anni della laurea magistrale. Il contributo è stato quello di prendere come focus i docenti delle scuole e utilizzare le loro opinioni, come materiale per comprendere al meglio gli aspetti del modello DADA. L’obiettivo principale della ricerca ha riguardato la costruzione di uno strumento, il questionario, che potesse essere somministrato ad un campione ampio di insegnanti di scuole DADA, appartenenti a diverse realtà sul territorio nazionale. Proprio la numerosità del campione ha permesso quindi di avere risultati rilevanti sulla percezione di innovazione degli ambienti di apprendimento e sull’impatto del modello DADA nelle prassi didattiche e nella soddisfazione lavorativa. La tesi è strutturata in due parti. La prima parte rappresenta un approfondimento del quadro teorico cui è riferibile il modello DADA, pro-cedendo dal generale al particolare, ovvero dal concetto di ambiente di apprendimento, fino al caso studio. La difficoltà è stata quella di individuare una sorta di letteratura che ancora mancava come fondamento del modello delle Didattiche per Ambienti Di Apprendimento. Il primo capitolo ripercorre l’origine del concetto di ambiente di apprendimento, nell’ambito del paradigma socio-costruttivista e della scuola attiva. Viene presentata una panoramica relativa ad alcuni autori che possono essere considerati i principali teorici dell’apprendimento e che negli anni hanno rappresentato dei modelli alla base dell’innovazione scolastica. Il secondo capitolo prende in esame il ruolo dei docenti nella costruzione dell’ambiente di apprendimento. Nei diversi paragrafi che costituiscono questo capitolo viene fornito un quadro della letteratura di riferimento e delle ricerche attuali, in particolare l’indagine TALIS 2018 (OECD, 2019b), rispetto ad alcuni costrutti che sono stati presi in esame per la costruzione dello strumento di ricerca, ovvero il benessere lavorativo, la percezione di autoefficacia, le strategie di insegnamento utilizzate, la predisposizione al cambiamento ed infine la formazione degli insegnanti. Il terzo capitolo tratteggia una sintesi del concetto di ambiente di apprendimento flessibile, come chiave di successo per il futuro. Viene condotta una breve analisi della letteratura sugli ambienti di apprendimento flessibili, con particolare riferimento al ruolo delle tecnologie in classe, e inoltre vengono presentati alcuni casi studio internazionali e nazionali dalla letteratura come esempi di best practice nell’aver valorizzato il contesto scolastico. Il quarto e ultimo capitolo della prima parte della tesi presenta nel dettaglio il modello DADA, con particolare riferimento ai pilastri che sono alla base di questa innovazione didattico-organizzativa. Viene inizialmente presentato il modello oggetto della ricerca empirica, con riferimento all’esperienza di monitoraggio delle scuole DADA iniziata anni fa. In forma riassuntiva vengono esposti i principali strumenti utilizzati e i risultati emersi nel tempo, per finire con il riferimento e la descrizione di alcune scuole DADA, in cui è stato possibile svolgere non solo le somministrazioni del questionario, ma anche le osservazioni in classe. La parte seconda è dedicata all’esposizione del progetto di ricerca empirica che è stata svolta. Nel primo capitolo inizialmente vengono formulate le domande e le ipotesi di ricerca che hanno mosso l’organizzazione del lavoro e successivamente viene esposta la costruzione dello strumento utilizzato, il questionario, con riferimento ai test presi in considerazione e alla scelta finale. Dopo la descrizione della struttura del questionario, vengono raccontati i cambiamenti che ha subito durante il percorso, in particolare dopo la somministrazione pilota, fino al raggiungimento del questiona-rio definitivo, utilizzato nell’indagine principale. Il secondo capitolo affronta i risultati emersi dal questionario. La parte iniziale è dedicata alla lettura descrittiva del campione utilizzato e del campione di confronto, composto da alcuni docenti di scuole non appartenenti alla rete DADA. Viene poi discussa l’analisi fattoriale del questionario, con particolare riferimento alle diverse dimensioni relative alla scala del modello DADA che compone la parte finale dello strumento. Viene infine proposta una lettura delle correlazioni emerse tra le diverse dimensioni che compongono la scala e inoltre riportata l’analisi delle domande aperte relative al modello DADA, con la suddivisione in categorie. Il terzo capitolo e ultimo capitolo si dedica alle analisi statistiche per la verifica delle ipotesi, con un approfondimento relativo ad altre proposte di lettura dei dati emersi. Nel paragrafo conclusivo vengono discussi i risultati generali emersi dallo studio, aggiungendo alcune riflessioni che mostrano i possibili scenari futuri di ricerca nell’ambito del modello DADA.
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