Academic literature on the topic 'Applicazioni marine'

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Journal articles on the topic "Applicazioni marine"

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Crisi, Alessandro. "Il test di Wartegg secondo la "metodica Crisi" nei processi di selezione e orientamento delle Forze Armate Italiane." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 3 (November 2010): 113–27. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-003009.

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Abstract:
Da alcuni anni la gamma degli strumenti utilizzati nei propri processi di Selezione e Orientamento dalla Polizia di Stato e dalle Forze Armate Italiane, in particolare dalla Marina Militare, dall'Aeronautica Militare e dall'Esercito Italiano, si avvale del contributo di un nuovo strumento: il test di Wartegg (Wartegg Zeichentest o WZT) applicato secondo una nuova metodica di interpretazione, pubblicata nel 1998 e in seconda edizione riveduta e ampliata nel 2007, dall'Autore del presente articolo. Tale metodologia nel corso degli anni e grazie ai numerosi riscontri ottenuti nei vari ambiti di applicazione, č risultata in grado di soddisfare le esigenze di valutazione sia a livello di clinical assessment (grazie al software Wartegg-Selezione) sia a livello di analisi delle potenzialitŕ attitudinali (software Wartegg-Orientamento). Tali esigenze sono alla base dei processi di Selezione delle Forze Armate Italiane e della Polizia di Stato. Il Test di Wartegg č un test grafico di personalitŕ; puň essere somministrato in gruppo e le sue caratteristiche principali sono rappresentate da una profonda capacitŕ investigativa accompagnata da una estrema rapiditŕ e facilitŕ di somministrazione, di siglatura e di inserimento dei dati nel software. Tali caratteristiche rendono lo strumento particolarmente idoneo ad una sua applicazione nel caso di selezioni con numerosi partecipanti. Lo strumento č dotato, a seconda delle esigenze, di diversi programmi computerizzati che forniscono un report valutativo conclusivo. Nel 1999 il test di Wartegg č stato oggetto di una specifica sperimentazione effettuata dalla Marina Militare Italiana che, al fine di valutarne la validitŕ e l'attendibilitŕ, lo ha sottoposto ad una comparazione con i risultati ottenuti dagli strumenti utilizzati nella Selezione. L'esito altamente positivo della sperimentazione ha determinato che, a partire dal 2002, il Test di Wartegg sia entrato a far stabilmente dei processi selettivi e di orientamento della Polizia di Stato e delle Forze Armate Italiane.
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Manzini, Jacopo, Yasutomo Hoshika, Barbara Baesso Moura, and Elena Paoletti. "Impatto dell’ozono troposferico sulle foreste italiane: applicazione di metodologie innovative per il monitoraggio in foresta." L'Italia forestale e montana 77, no. 5 (December 2, 2022): 185–95. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1078.

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Abstract:
L’ozono troposferico (O3) è uno dei principali inquinanti atmosferici e può arrecare gravi danni agli ecosistemi forestali a causa del suo elevato potenziale fitotossico. Il monitoraggio dell’O3 in foresta è, pertanto, fondamentale per poterne studiare l’effetto nocivo sulla vegetazione e stabilire i livelli critici per la protezione del patrimonio boschivo. In questo lavoro sono riportati i risultati dell’applicazione di innovative stazioni di monitoraggio attivo in foresta, installate nell’ambito del progetto europeo LIFE MOTTLES (MOnitoring ozone injury for seTTing new critical LEvelS). Le aree sperimentali sono state selezionate all’interno della rete CON.ECO.FOR, e in esse sono stati stimati due diversi indici cumulati basati sull'esposizione all’O3 in atmosfera (AOT40) e sul flusso stomatico di O3 (PODY), poi correlati ad indicatori di salute della vegetazione quali sintomi visibili fogliari e defogliazione della chioma, valutati sia all’interno (ITP) che lungo il margine della foresta (LESS), per derivare i livelli critici basati sull'esposizione (CLec) e sul flusso (CLef). I risultati suggeriscono CLec e CLef rispettivamente di 17000 e 19000 ppb h AOT40 e 12 e 5 mmol m-2 POD1 per conifere e latifoglie. Il monitoraggio attivo consente di poter definire e aggiornare regolarmente livelli critici e standard legislativi per la protezione delle foreste ed inoltre, rispetto al tradizionale monitoraggio passivo, è risultato essere anche maggiormente sostenibile da un punto di vista ambientale, economico e sociale sul lungo periodo.
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Dissertations / Theses on the topic "Applicazioni marine"

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Ravagnan, Elisa <1970&gt. "Raccolta ed elaborazione di dati fisici, chimici e biologici dell'ambiente marino: studio e applicazione di tecniche modellistiche allo studio degli ecosistemi marini." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/760.

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2

Buscaino, Giuseppa <1973&gt. "Modelli e misure di backscattering acustico di organismi marini pelagici ed applicazioni." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/763.

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Abstract:
Negli ultimi decenni sono stati compiuti grandi passi avanti, sia dal punto di vista sperimentale che teorico, nel campo dell'oceanografia e dell'ecologia marina. Nonostante i progressi, molto rimane ancora da fare per comprendere, ad esempio, come funziona l'ecosistema pelagico come produttore di biomassa. Recenti progetti internazionali, hanno dimostrato come oggi ci sia la necessità di un approccio interdisciplinare allo studio delle Scienze Ambientali in generale e delle Scienze marine in particolare e su come l'acustica marina sia destinata a svolgere un ruolo importante per la parte sperimentale. L'obbiettivo del progetto di Ricerca è stato lo studio del backscattering acustico di organismi e tessuti, quali i Teleostei Clupeidi e il Sonar dei Delfini, tramite l'utilizzo di modelli matematici e misure dirette e la successiva applicazione. Lo studio sul Sonar dei Delfini ha permesso di migliorare la comprensione dei meccanismi di funzionamento e di selezionare una serie di segnali acustici impiegati per la progettazione e la realizzazione di un dispositivo elettroacustico in grado di allontanare, e quindi salvaguardare, questi animali da zone di mare pericolose (aree di pesca, zone militari, ecc). Per quanto riguarda i Clupeidi, lo studio è stato fecalizzato sui seguenti piccoli pelagici: larve di aringa (Clupea harengus) e giovanili e adulti di sardina (Engraulis encrasicolus). Questa ricerca ha permesso di individuarne il Target Strength di queste specie, cioè la stima dell'eco prodotta dagli esemplari insonificati, che rappresenta uno strumento fondamentale per la stima di biomassa con metodi acustici. In questo lavoro di Ricerca è stato definito un approccio innovativo, basato sull'applicazione di modelli matematici e di esperimenti in vasca da usare come test di verifica. Questo approccio ha richiesto che specialisti in discipline appartenenti alle Scienze Ambientali (Bioacustica, Etologia, Ecologia marina, Fisiologia animale, Biologia, ecc.) lavorassero insieme in modo tale da fornire contemporaneamente e in maniera complementare la loro descrizione, analisi e sintesi dello stesso problema per poi fonderle progettando ed eseguendo insieme ricerche teoriche e sperimentali. A great deal has been done in the fields of Oceanography and Marine Ecology in the last decades, from both the experimental and the theoretical standpoints. Much effort is still needed, however, to understand, for example, how the pelagic ecosystem works as a biomass producer. As new international projects have demonstrated, there is a need today for an interdisciplinary approach to Environmental Sciences in general, and to Marine Science studies in particular, and Marine Acoustics is destined to have an important role in the experimental field. The aim of this research project was to perform acoustic back-scattering studies on pelagic organisms, e.g. Clupeid fish and Dolphin, through the application of mathematical models and direct measurements. Dolphin sonar studies have given us a better understanding of functional mechanisms and enabled us to select a range of acoustic signals to use to design and develop a pinger capable of keeping dolphins away from dangerous areas (fishing areas, military zones, etc.). The Clupeid studies focused on the target strength (TS) of herring larvae (Clupea harengus) and juvenile and adult sardines (Engraulis encrasicolus). TS evaluation enables biomass estimation based on an acoustic method. A new approach was defined in this research work, based on the application of mathematical models validated by in situ measurements. This approach involved experts in different fields of Environmental Science (bio-acoustics, ethology, marine ecology, animal physiology, biology, etc.), who worked together to produce a simultaneous, complementary description, analysis and synthesis of the same problem, subsequently combining all the information to design and perform joint theoretical and experimental research.
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Morelli, Danilo. "La cartografia marina: ricerche ed applicazioni orientate ai rischi geologico-ambientali in aree campione." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2714.

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Abstract:
2006/2007
RIASSUNTO Dati raccolti nell’ambito di progetti di cartografia geologica marina nazionali ed internazionali sono stati utilizzati per ricerche sui rischi geologico-ambientali in alcune aree marine italiane maggiormente critiche dal punto di vista della valutazione dei rischi. Questo rappresenta un campo di applicazione estremamente complesso a causa della varietà dei processi collegati, i quali a loro volta sono controllati da più fattori naturali ed antropici la cui interazione è spesso di difficile valutazione e previsione. Nei settori di margine continentale del Mar Ligure e dell’Arco Calabro (tirrenico e ionico) dati morfo-batimetrici, sismo-stratigrafici, strutturali, e sedimentologici ricavati dalle più moderne tecnologie d’indagine offshore sono stati integrati con altri dati geologici e geofisici pregressi, utilizzando metodologie di visualizzazione, analisi e restituzione tridimensionale digitale di gran dettaglio. Le ricerche sono state condotte in collaborazione con specialisti ed esperti di geologia marina e morfotettonica attiva delle attigue aree emerse, focalizzando l’attenzione sui dissesti gravitativi superficiali e profondi e di loro correlazione con faglie attive recentemente, potenzialmente sismogenetiche o tsunamogeniche. I risultati ottenuti hanno consentito, nelle singole aree, una definizione più approfondita dei caratteri dei vari elementi di geo-hazard ed una più chiara ricostruzione dei meccanismi di interazione tra i vari processi responsabili della loro genesi ed evoluzione. L’analisi dettagliata di alcuni casi maggiormente rappresentativi ha anche confermato la complessità dei tematismi trattati e sottolineato alcune problematiche cruciali, tuttora aperte, su cui concentrare le ricerche future. Il margine continentale del Mar Ligure, tanto nel settore alpino che in quello appenninico, mostra evidenze morfologiche di processi di mobilizzazione gravitativa di ingenti masse sedimentarie. Questi sono maggiormente concentrati nel margine alpino (scarpata di Imperia), associati allo sviluppo di numerosi canyon e alla forte sismicità dell’area, mentre nel settore appenninico, dove l’attività sismica è minore, riguardano principalmente il Canyon di Levante e la Frana di Portofino. Quest’ultima rappresenta un elemento di particolare interesse per i meccanismi di formazione ed il volume dei materiale coinvolti. Nei margini tirrenico ed ionico della Calabria il sollevamento tettonico pleistocenico dell’Arco Calabro (0.8-0.9 mm/anno) è accompagnato da una cospicua attività sismo-tettonica e da frequenti e voluminosi movimenti di massa lungo tutta la scarpata. Tali processi sono concentrati lungo lo sviluppo di articolati sistemi di canyon sia nel Golfo di Squillace che nei settori di Bovalino e Siderno ed anche nel settore tirrenico indagato (tra Palmi e Scilla). Tale focalizzazione dei fenomeni di instabilità è controllata dall’attività sismo-tettonica di lineamenti strutturali di dimensione regionale, paralleli (Faglia di Scilla) allo sviluppo del margine o interpretabili come prosecuzione a mare di sistemi che tagliano trasversalmente tutto l’Arco Calabro. Come appendice al lavoro di ricerca svolto è stato inserito un contributo riguardante l’area dello Stretto di Messina, elaborato per l’occasione del centenario del terremoto di Messina. In tale area una morfodinamica, estremamente rapida, è controllata dai caratteri idrodinamici dello stretto, da faglie attive e movimenti di massa correlati all’attività sismo-tettonica. In tale contesto degli elementi di particolare rischio geo-ambientale sono delle frane che in prossimità di Messina interessano un corpo sedimentario di notevoli dimensioni. Oltre ai contributi sulle conoscenze relativi ai singoli casi è possibile definire alcune conclusioni generali confortate anche da dati di letteratura. I movimenti di massa sottomarini sono estremamente diversificati, e pur presentando alcune analogie rispetto a quelli che si verificano a terra spesso presentano dei meccanismi di innesco e di evoluzione diversi: sono molto più mobili, coinvolgono volumi notevoli di materiale, trasportati in molti casi a notevole velocità e distanza. Un carattere ricorrente nelle aree analizzate è la scarsa presenza di accumuli di frana piede della scarpata rispetto al volume di materiale franato (mancante) lungo il pendio. Una spiegazione plausibile è fornita dai fenomeni che accompagnano lo sviluppo di frane di grosse dimensioni come l’acquaplaning, che agendo come lubrificante al fronte della frana, può determinare l’allontanamento, la disgregazione e dispersione dei materiali (flussi detritici e torbiditici) in aree bacinali molto distanti (100-1000 Km). Tale ipotesi già verificata in altre aree, se confermata per le aree indagate potrebbe, attraverso la datazione dei livelli detritici e torbiditici bacinali correlabili a grandi frane sottomarine, consentire la definizione dei tempi di attivazione e dei tempi di ritorno delle stesse, ed eventualmente il loro rapporto con la sismicità storica regionale. In questo tipo di approccio si deve tener conto dei caratteri sia dell’area sorgente del dissesto che delle zone di accumulo più distali (debriti, torbiditi) al fine di ricostruire un quadro completo dei processi in atto in grado di definire qualitativamente tutti i fattori geologici in gioco (imput sedimentari, sismo-tettonica, presenza di gas, ecc..) e il loro grado di pericolosità. A prescindere dall’interesse scientifico su tali tematiche è fondamentale il loro approfondimento in termini di valutazione di rischio geo-ambientale, considerando le perdite economiche e di vite umane che gli eventi calabro-siciliano e liguri hanno registrato in passato. Inoltre, nonostante la difficoltà di stimare, prevedere o più semplicemente definire la ricorrenza di terremoti di grande entità, l'analisi della sismicità storica e dei tempi medi di ritorno mette in evidenza l'esistenza di ritardi anche importanti per eventi medio-grandi, lungo alcuni dei sistemi di faglie attive sia in Calabria-Sicilia orientale che in Liguria. Gli studi effettuati confermano la convinzione, già espressa da altri ricercatori, che la morfodinamica sottomarina sia più intensa e veloce di quella sub-aerea. Ciò è senz’altro verificato nel presente studio a proposito delle aree in cui l’attività sismo-tettonica, “motore” principale dei processi studiati, supera un certo livello di soglia. Si dimostra comunque che i dissesti dei fondali pellicolari e profondi, limitati ad aree ben definite, possono prodursi anche in zone di sismicità ridotta (Mar Ligure di Levante; Canyon di Levante -Frana di Portofino), ma non per questo di minore importanza in termini di pericolosità. Altra importante conclusione dello studio è che in contesti geodinamici apparentemente molto diversi in base alle conoscenze correnti (margine attivo calabro-ionico e margine passivo ligure) si riscontrano processi morfodinamici sottomarini di paragonabile tipologia ed entità. Ad un esame più attento risulta però che i contesti geodinamici detti, in termini di tipologia di strutture , flusso tettonico, e movimenti verticali non sono poi così diversi , anzi presentano marcate analogie.
XX Ciclo
1965
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MORETTO, LIGIA M. "Voltammetria di scambio ionico per la determinazione di rame e mercurio .Applicazione in acque marine." reponame:Repositório Institucional do IPEN, 1992. http://repositorio.ipen.br:8080/xmlui/handle/123456789/10394.

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Abstract:
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Tese (Doutoramento)
IPEN/T
Univ. Venezia .Dep. Chimica Fisica
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Vassallo, Maurizio <1975&gt. "Sviluppo di un sistema di monitoraggio sismico da fondale marino: applicazioni all'area vulcanica dei Campi Flegrei." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/157/1/tesiPhDVassalloXIXciclo.pdf.

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Vassallo, Maurizio <1975&gt. "Sviluppo di un sistema di monitoraggio sismico da fondale marino: applicazioni all'area vulcanica dei Campi Flegrei." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/157/.

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DINI, MICHELA. "APPLICAZIONE DI TECNICHE ISOTOPICHE (ISOTOPI STABILI E RADIOATTIVI) A STUDI PALEOAMBIENTALI IN AREE ANTARTICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1995. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12907.

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8

COSTA, SARA. "Sviluppo e applicazione di tecnologie smart per il monitoraggio e lo studio del Marine litter: caso di studio in Liguria." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/929185.

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Rabar, Silvia <1976&gt. "Speciazione di metalli in traccia in acque marine: messa a punto di metodologie e loro applicazione allo studio di sistemi reali." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2004. http://hdl.handle.net/10579/738.

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10

Donadei, Daniela <1983&gt. "Ricerca e applicazione di metodologie ecotossicologiche nel monitoraggio di ambienti marino-costieri: Sviluppo di nuovi bioassay e biomarker." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6957/1/Donadei_Daniela_tesi.pdf.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è stato lo sviluppo e la validazione di nuovi bioassay e biomarker quali strumenti da utilizzare in un approccio ecotossicologico integrato per il biomonitoraggio di ambienti marino-costieri interessati da impatto antropico negli organismi che vivono in tali ambienti. L’ambiente reale impiegato per l’applicazione in campo è la Rada di Augusta (Siracusa, Italia). Una batteria di bioassay in vivo e in vitro è stata indagata quale strumento di screening per la misura della tossicità dei sedimenti. La batteria selezionata ha dimostrato di possedere i requisiti necessari ad un applicazione di routine nel monitoraggio di ambienti marino costieri. L’approccio multimarker basato sull’impiego dell’organismo bioindicatore Mytilus galloprovincialis in esperimenti di traslocazione ha consentito di valutare il potenziale applicativo di nuovi biomarker citologici e molecolari di stress chimico parallelamente a biomarker standardizzati di danno genotossico ed esposizione a metalli pesanti. I mitili sono stati traslocati per 45 giorni nei siti di Brucoli (SR) e Rada di Augusta, rispettivamente sito di controllo e sito impattato. I risultati ottenuti supportano l’applicabilità delle alterazioni morfometriche dei granulociti quale biomarker di effetto, direttamente correlato allo stato di salute degli organismi che vivono in un dato ambiente. Il significativo incremento dell’area dei lisosomi osservato contestualmente potrebbe riflettere un incremento dei processi degradativi e dei processi autofagici. I dati sulla sensibilità in campo suggeriscono una valida applicazione della misura dell’attività di anidrasi carbonica in ghiandola digestiva come biomarker di stress in ambiente marino costiero. L’utilizzo delle due metodologie d’indagine (bioassay e biomarker) in un approccio ecotossicologico integrato al biomonitoraggio di ambienti marino-costieri offre uno strumento sensibile e specifico per la valutazione dell’esposizione ad inquinanti e del danno potenziale esercitato dagli inquinanti sugli organismi che vivono in un dato ambiente, permettendo interventi a breve termine e la messa a punto di adeguati programmi di gestione sostenibile dell’ambiente.
The aim of the work was the development and validation of new bioassays and biomarkers as tools in an integrated ecotoxicological approach for the biomonitoring of impacted coastal marine environment environments. The Rada of Agusta (Syracuse, Sicily) was used as real environment for the field application of the proposed integrated approach. A battery of in vivo and in vitro bioassays was investigated as screening tool of the assessment of marine sediment toxicity. The battery has proven to have the necessary requirement for a routine application in marine coastal environment biomonitoring. The multimarker approach based on the use of bioindicator organism Mytilus galloprovincialis in translocation experiments allowed to evaluate the field application potential of new cytological and molecular biomarkers in parallel to standardized biomarkers of genotoxicity and heavy metal exposure. Mussels were caged for 45 days in Brucoli (SR) and Rada di Augusta, reference site and impacted site respectively. Results support the applicability of granulocytes morphometric alterations as effect biomarker, directly correlated to the health of the organism. Morphometric alterations were accompanied by a significative increase of the lysosomal compartment, which in turn could reflect the pollutant induced increase of the degradative and autophagic processes. Carbonic anhydrase activity in digestive gland proved to be a valuable biomarker of chemical stress in marine coastal environment. The functional role of carbonic anhydrase in the lysosomal compartment functioning was evaluated. The combined use of the two methodologies (bioassays and biomarkers) in an integrated ecotoxicological approach provides a sensitive and specific tool for the assessment of pollutant exposure and pollutant effects in biomonitoring of coastal marine environment, facilitating the application of monitoring data in risk-based decision making
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Books on the topic "Applicazioni marine"

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Baldini, Gianni. Libertà procreativa e fecondazione artificiale: Riflessioni a margine delle prime applicazioni giurisprudenziali. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2006.

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