Academic literature on the topic 'Apnee notturne'

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Journal articles on the topic "Apnee notturne"

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Galeotti, A., P. Festa, M. Pavone, and G. C. De Vincentiis. "Effetti di simultanei espansione palatale e avanzamento mandibolare in un paziente pediatrico con apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 328–32. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-548.

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Abstract:
Questo caso clinico illustra il trattamento di un bambino affetto da apnee ostruttive nel sonno (OSA) che presenta una malocclusione di classe II scheletrica da retrusione mandibolare con contrazione del mascellare superiore e morso aperto anteriore. Il paziente presenta apnee ostruttive del sonno di grado moderato con un alto impatto sulla qualità della vita del paziente e dei genitori. Il paziente è stato trattato utilizzando un dispositivo ortodontico innovativo (Sleep Apnea Twin Expander), al fine di realizzare l'espansione del palato e l'avanzamento mandibolare contemporaneamente. Dopo la terapia ortodontica, il questionario sulla qualità della vita ha evidenziato un miglioramento dei principali sintomi respiratori e lo studio cardiorespiratorio del sonno ha rivelato una riduzione degli eventi di apnee ostruttive. Al termine della terapia, la valutazione clinica e l'analisi cefalometrica hanno evidenziato una riduzione della discrepanza sagittale e verticale tra il mascellare superiore e la mandibola e un ampliamento dello spazio delle vie aeree superiori. In conclusione, questo case report suggerisce che il trattamento ortodontico può essere una valida terapia alternativa nei bambini con apnea ostruttiva del sonno associata ad anomalie cranio-facciali.
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PASSALI, D., G. CORALLO, S. YAREMCHUK, M. LONGINI, F. PROIETTI, G. C. PASSALI, and L. BELLUSSI. "Stress ossidativo nei pazienti con diagnosi di sindrome delle apnee ostruttive notturne." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 6 (December 2015): 420–25. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-895.

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Abstract:
La Sindrome delle Apnee Ostruttive Notturne (OSAS) è una patologia caratterizzata da alterazioni metaboliche e da un elevato rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari. Lo scopo dello studio è stato quello di identificare dei markers precoci predittivi di rischio cardiovascolare con la valutazione dello stress ossidativo misurato attraverso esami di laboratorio in soggetti normali e pazienti con diagnosi di sindrome delle apnee ostruttive notturne. È stato effettuato uno studio prospettico per confrontare i risultati di laboratorio ottenuti dalla valutazione dei biomarkers dello stress ossidativo in 20 pazienti adulti con OSAS e 20 soggetti sani. Le tecniche di analisi utilizzate avevano l’obiettivo di identificare e quantificare i danni dei radicali liberi attraverso la misurazione di anti-ossidanti e pro-ossidanti in modo da valutare l’equilibrio ossidativo presente nei due gruppi di studio. I due gruppi di pazienti sono risultati omogeni per sesso, età ed indice di massa corporea (p < 0,05). Una differenza statisticamente significativa è stata individuata tra i livelli di indice di apnea-ipopnea valutata alla polisonnografia e di isoprostani, produzione di proteine di ossidazione e proteine non legate al ferro nei due gruppi in esame. Nessuna differenza significativa è stata trovata nel livello dei tioli tra i soggetti sani e i pazienti con sindrome delle apnee ostruttive. I tioli, a differenza degli altri markers, sono molecole anti-ossidanti, i restanti sono invece espressione di danno ossidativo. I risultati dello studio indicano che i biomarkers potrebbero essere utilizzati come indici di ostruzione delle vie aeree superiori (VAS) e come marcatori precoci di ipossiemia causando processi flogistici ricorrenti e danno locale da radicali liberi a carico delle VAS.
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De Pergola, Giovanni. "Sindrome delle apnee notturne nelle malattie endocrino-metaboliche." L'Endocrinologo 7, no. 4 (December 2006): 178–86. http://dx.doi.org/10.1007/bf03345952.

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4

Lanfranco, Fabio, Stefano Allasia, and Giovanna Motta. "Sindrome delle apnee notturne e PCOS: fisiopatologia e implicazioni cliniche." L'Endocrinologo 16, no. 5 (October 2015): 206–11. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-015-0149-7.

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5

Martino, Marianna, and Giorgio Arnaldi. "Ipercortisolismo funzionale e sue possibili conseguenze cliniche." L'Endocrinologo 22, no. 3 (May 31, 2021): 231–37. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00865-w.

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Abstract:
SommarioL’ipercortisolismo funzionale rappresenta una condizione di attivazione cronica dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che si verifica in condizioni cliniche eterogenee (depressione e altri disordini psichici, disturbi del comportamento alimentare, diabete mellito, obesità, alcolismo, sindrome dell’ovaio policistico, sindrome delle apnee ostruttive notturne, lavoro a turni). Solitamente è un ipercortisolismo di lieve entità e reversibile alla remissione della condizione sottostante. Deve essere distinto dalla Sindrome di Cushing con la quale, però, condivide manifestazioni cliniche, alterazioni biochimiche e problematiche di diagnostica differenziale. Si può ipotizzare che l’ipercortisolismo funzionale abbia comunque un’azione deleteria tessuto-specifica. In questa rassegna verranno illustrati sinteticamente meccanismi ed effetti nocivi dell’ipercortisolismo funzionale.
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BREVI, B., A. DI BLASIO, C. DI BLASIO, F. PIAZZA, L. D’ASCANIO, and E. SESENNA. "Quale analisi cefalometrica per la chirurgia maxillo-mandibolare in pazienti con sindrome delle apnee ostruttive notturne?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 332–37. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-415.

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Abstract:
L’avanzamento maxillo-mandibolare (AMM) è un trattamento efficace per pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive notturne (OSAS) di grado severo. Sebbene il miglioramento dell’OSAS sia l’obiettivo principale di tale chirurgia, è necessario evitare un avanzamento maxillo-mandibolare eccessivo per garantire un gradevole risultato in termini di estetica facciale. A tale scopo, è necessario programmare preoperatoriamente l’entità dell’AMM mediante un’analisi estetica e cefalometrica. Le analisi cefalometriche di Steiner e Delaire vengono comunemente impiegate nella programmazione della chirurgia ortognatica per deformità dentofaciali, tuttavia resta controverso il ruolo di tali analisi nei pazienti con OSAS candidati a AMM. Quarantotto pazienti con OSAS severa sono stati sottoposti a AMM. Abbiamo effettuato le analisi cefalometriche di Steiner e Delaire in tutti i soggetti. Per il tracciato di Steiner, abbiamo misurato la variazione degli angoli SNA e SNB, mentre per l’analisi di Delaire, abbiamo misurato la variazione degli angoli C3/FM-CPA e C3/ FM-Me. L’AMM medio è stato di 6,9 + 3,8 mm per il mascellare superiore e 13,6 + 5 mm per la mandibola. Dopo l’intervento abbiamo riscontrato un miglioramento dell’Indice di Apnea-Ipopnea (40,47 + 7,64 preoperatoriamente vs. 12,56 + 5,78 postoperatoriamente). In tutti i pazienti, entrambe le tecniche cefalometriche hanno dimostrato una retrusione bimascellare preoperatoria. Dopo l’intervento, l’angolo SNA medio è aumentato da 78,18° a 85,58° (p < 0,001), mentre l’angolo C3/FM-CPA medio è aumentato da 81,19° a 89,71° (p < 0,001). Il valore medio dell’angolo SNB è aumentato da 74,33° a 80,73° (p < 0,001), mentre l’angolo medio C3/FM-CPA è passato da 80,10° a 87,29° (p < 0,001). Postoperatoriamente, sia il mascellare superiore che la mandibola risultavano in una posizione più protrusa (p < 0,001) se analizzati secondo l’analisi di Steiner rispetto al tracciato di Delaire. L’utilizzo dell’analisi cefalometrica di Delaire nella programmazione dell’AMM in pazienti con OSAS comporta un avanzamento maxillo-mandibolare superiore rispetto al tracciato di Steiner. È opportuno considerare le conseguenze di tale risulto sull’estetica facciale durante la programmazione chirurgica e nel consenso informato preoperatorio in pazienti con OSAS candidati a AMM.
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Anne, Pratibha, Rupa Koothirezhi, Ugorji Okorie, Minh Tam Ho, Brittany Monceaux, Cesar Liendo, Sheila Asghar, and Oleg Chernyshev. "833 Evolution of sleep disordered breathing types in heart failure." Sleep 44, Supplement_2 (May 1, 2021): A324—A325. http://dx.doi.org/10.1093/sleep/zsab072.830.

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Abstract:
Abstract Introduction Central sleep apnea is commonly seen in patients with heart failure. Here we present a case demonstrating shifting of predominant apneic events from central to obstructive type after placement of left ventricular assist device (LVAD) in end stage heart failure patient. Report of case(s) Case Presentation: 66 year-old African American male has past medical history of chronic congestive heart failure diabetes, hypertension, paroxysmal atrial fibrillation, anemia, hypothyroidism, chronic kidney disease and sleep apnea. Prior to his LVAD placement, his left ventricular ejection fraction (EF) was &lt;10%. Patient was diagnosed with central sleep apnea with AHI of 58 (with 92% of apneic events being central events), oxygen nadir of 74%. Subsequently, patient had LVAD placed for symptomatic heart failure and repeat polysomnogram repeated at six month demonstrated an improved AHI of 45.8 with predominantly obstructive and mixed apneic events, with only 12.5% being central events. Conclusion This case report highlights not only the improvement of the sleep apnea in CHF treated with LVAD but also shows the shift of apneic events from predominantly central to obstructive type post LVAD. Support (if any) 1. Henein MY, Westaby S, Poole-Wilson PA, Cowie MR, Simonds AK. Resolution of central sleep apnoea following implantation of a left ventricular assist device. Int J Cardiol. 2010 Feb 4;138(3):317–9. PMID: 18752859. 2. Köhnlein T, Welte T, Tan LB, Elliott MW. Central sleep apnoea syndrome in patients with chronic heart disease: a critical review of the current literature. Thorax. 2002 Jun;57(6):547–54. PMID: 12037232 3. Monda C, Scala O, Paolillo S, Savarese G, Cecere M, D’Amore C, Parente A, Musella F, Mosca S, Filardi PP. Apnee notturne e scompenso cardiaco: fisiopatologia, diagnosi e terapia [Sleep apnea and heart failure: pathophysiology, diagnosis and therapy]. G Ital Cardiol (Rome). 2010 Nov;11(11):815–22. Italian. PMID: 21348318.
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Passali, D., G. Corallo, A. Petti, M. Longini, F. M. Passali, G. Buonocore, and L. M. Bellussi. "A comparative study on oxidative stress role in nasal breathing impairment and obstructive sleep apnoea syndrome." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 6 (December 2016): 490–95. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1361.

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Abstract:
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è una malattia che può portare ad alterazioni metaboliche e a un’aumentata incidenza di patologie cardiovascolari. Questo studio ha lo scopo di definire l’espressione e il significato clinico di biomarkers coinvolti nello stress ossidativo nei pazienti con diagnosi di OSAS. I risultati degli esami di laboratorio dello stress ossidativo sono stati confrontai prospetticamente in tre gruppi di soggetti: 10 con sindrome delle apnee ostruttiva del sonno con Apnea Hypopnea Index (AHI) > 30; 10 con roncopatia notturna e AHI < 15 e 10 con insufficienza respiratoria nasale e AHI < 5. I pazienti sono stati sottoposti a test cutanei per aero-allergeni comuni, rinoscopia anteriore, rinomanometria anteriore attiva, fibrolaringoscopia e polisonnografia. Per la ricerca dei biomarkers dello stress ossidativo sono stati effettuati test diagnostici in campioni di sangue e urine. I gruppi sono risultati omogenei per età, sesso e distribuzione del Body Mass Index (BMI) (p > 0.05). Ci sono state differenze significative nell’AHI tra i tre gruppi di pazienti (p < 0.05). Nessuna significatività statistica è stata identificata (p > 0.05) tra i livelli di biomarkers di stress ossidativo nelle tre popolazioni studiate. I risultati del nostro studio hanno mostrato che il naso può svolgere un ruolo nella patogenesi dell’ OSAS, attraverso la produzione di biomarkers di stress ossidativo.
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Fernandes, M., A. Chiaravalloti, N. Manfredi, F. Placidi, M. Nuccetelli, F. Izzi, R. Camedda, et al. "Ipossia intermittente notturna e frammentazione del sonno: duplice meccanismo di neurodegenerazione? Sindrome delle apnee ostruttive del sonno e disturbo da movimenti periodici degli arti a confronto." Sleep Medicine 100 (December 2022): S256—S257. http://dx.doi.org/10.1016/j.sleep.2022.05.691.

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Pavoni, C., E. Cretella Lombardo, R. Lione, P. Bollero, F. Ottaviani, and P. Cozza. "Orthopaedic treatment effects of functional therapy on the sagittal pharyngeal dimensions in subjects with sleep-disordered breathing and Class II malocclusion." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 6 (December 2017): 479–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1420.

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Abstract:
Con il termine Sleep disorder breathing (SDB) s’intendono tutte quelle difficoltà respiratorie che si verificano durante il sonno. Si può osservare una grande variabilità nella sintomatologia dei pazienti affetti da SDB, direttamente proporzionale alla resistenza che le vie aeree superiori offrono al passaggio dell’aria quando queste sono ostruite. L’SDB rappresenta un ampio ventaglio di disturbi che vanno dal russamento primario fino ad arrivare alle apnee ostruttive del sonno. I bambini con problemi respiratori tendono a compensare l’ostruzione delle vie aeree assumendo posizioni caratteristiche, tali da garantire il mantenimento della pervietà delle vie aeree durante il sonno. Un’anomalia di posizione nel sonno, durante la fase di crescita e sviluppo, si ripercuote in un’alterazione dello sviluppo occlusale e in una modifica del pattern di crescita. Le principali alterazioni sono a carico del mascellare superiore, dell’altezza facciale, del tono muscolare e della posizione mandibolare; nei bambini con SDB, infatti, è spesso presente un pattern scheletrico di Classe II, con lunghezza mandibolare ridotta ed overbite aumentato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare i cambiamenti craniofacciali indotti dalla terapia funzionale di avanzamento mandibolare con particolare riferimento alla dimensione sagittale delle vie aeree, superiori ed inferiori, alla posizione dell’osso ioide e alla posizione della lingua in soggetti con SDB e malocclusione di Classe II, messi a confronto con un gruppo controllo in Classe II non trattato. 51 soggetti (24 femmine, 27 maschi; età media 9,9 ± 1,3 anni) con malocclusione dentoscheletrica di Classe II e SDB trattati con il dispositivo funzionale Monoblocco Modificato (MM) sono stati messi a confronto con un gruppo controllo non trattato di 31 soggetti (15 maschi, 16 femmine; età media 10,1 ± 1,1 anni) presentanti la stessa malocclusione senza SDB. Il gruppo di studio è stato valutato da uno specialista in otorinolaringoiatria per la definizione del tipo di respirazione ed è stato sottoposto ad un esame fisico completo. I genitori di tutti i pazienti hanno completato un questionario per valutare la presenza di sintomi notturni e diurni prima e dopo il test clinico (versione italiana in 22 punti del Pediatric sleep questionnaire, ideato da Ronald Chervin). Le teleradiografie in proiezione latero laterale sono state analizzate all’inizio e alla fine del trattamento con MM. Tutte le misurazioni cefalometriche dei due gruppi sono state analizzate attraverso dei test per la valutazione statistica dei cambiamenti avvenuti durante il trattamento. I risultati hanno evidenziato dei cambiamenti scheletrici favorevoli nel gruppo trattato a tempo T2. La terapia funzionale di avanzamento mandibolare ha indotto dei cambiamenti statisticamente significativi nella dimensione sagittale delle vie aeree, nella posizione dell’osso ioide e nella posizione della lingua in soggetti di Classe II affetti da SDB rispetto ai controlli non trattati. Dopo la terapia ortodontica in 45 pazienti del gruppo di studio è stata osservata una riduzione dei sintomi diurni di SDB. Il trattamento con apparecchiature funzionali, non solo migliora i rapporti tra mascellare superiore e mandibola, ma riduce anche il rischio del collasso delle vie aere superiori. La logica terapeutica si basa sul concetto che tutte le anomalie, legate ad un retroposizionamento mandibolare, beneficiano della terapia funzionale di avanzamento mandibolare, che è in grado di ampliare lo spazio posteriormente alla lingua ed allo stesso tempo promuovere l’avanzamento linguale. Lo spostamento anteriore della mandibola influenza la posizione dell’osso ioide e la posizione della lingua, aumentando lo spazio intermascellare in cui quest’ultima alloggia e migliorando la morfologia delle vie aeree superiori. Ne consegue sia la risoluzione della malocclusione scheletrica di Classe II che il miglioramento dei rapporti retrofaringei, eliminando quei fattori predisponenti per lo sviluppo di disturbi respiratori in età adulta.
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Dissertations / Theses on the topic "Apnee notturne"

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WHISSTOCK, CHRISTINE. "Distensibilità arteriosa in pazienti con disturbi del sonno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2009. http://hdl.handle.net/10281/7473.

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Abstract:
Le alterazioni delle proprietà visco-elastiche della parete vasale modificano le capacità e le funzioni di quest’ultima; è inoltre ormai accettato che l’irrigidimento della parete costituisca un parametro precoce per definire il grado di rischio di patologie cardio e cerebrovascolari. La sindrome delle apnee ostruttive (OSA) è riconosciuta come fattore di rischio indipendente per la patologia cardiovascolare: ipertensione arteriosa sistemica, scompenso cardiaco, coronaropatie, aritmie, mortalità e morbidità cardiovascolare oltre che per eventi acuti cerebrovascolari. E’ stato dimostrato che soggetti con OSA presentano segni precoci di aterosclerosi quali alterazioni della distensibilità vascolare, incremento della rigidità arteriosa e dello spessore miointimale indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolari. Le alterazioni vascolari sono inoltre correlate alla severità dell’OSA. La rigidità arteriosa, in particolare, è al momento ritenuta indicatore predittivo di rischio cardiovascolare migliore della pressione arteriosa. Nel nostro studio ci siamo posti l’obiettivo di misurare se esiste una correlazione tra disturbo del sonno e le alterazioni strutturali e funzionali della parete arteriosa. Sono stati pertanto arruolati 39 soggetti di cui 11 femmine e 28 maschi che riferivano disturbi del sonno (russamento, risvegli notturni ripetuti, sonnolenza nelle ore diurne). L’età media era di 59 anni; di questi 25 erano in sovrappeso (BMI>25) e 14 erano normopeso (BMI<25), 12 avevano una anamnesi positiva per tabagismo, 16 erano moderatamente dislipidemici e 16 erano ipertesi in terapia medica con buon controllo dei valori pressori. Nel grafico potete vedere indicate le medie della PA sistolica e diastolica misurata con sfigmomanometro, con metodica semiautomatica e tonometrica. I pazienti sono stati sottoposti a polisonnografia, alla valutazione morfologica e funzionale dell’arteria carotide, alla tonometria arteriosa transcutanea e alla pulse wave velocity carotido-femorale e carotido-radiale. Le tracce polisonnografiche sono state soddisfacenti per tutti i soggetti esaminati. Per ogni paziente sono stati analizzati i minuti complessivi di apnea indipendentemente dalla tipologia della stessa (apnea ostruttiva, centrale o mista), la loro valutazione ha permesso di documentare che 18 pazienti erano affetti da OSAs. Da una prima analisi si vede come nel gruppo di pazienti con OSA la PAS risultani aumentata in modo significativo. In questa tabella sono indicati i dati dei pazienti divisi secondo l'indice di massa corporea. 25 pazienti erano in sovrappeso e 14 pazienti erano normopeso. Inoltre prendendo in considerazione la velocità dell'onda di polso carotido-femorale, 20 pazienti risultavano avere una PWV aumentata e 19 una PWV nella norma. I dati che emergono dal nostro studio sono la significativa correlazione dell’età dei pazienti con la PWV carotido-femorale e con lo spessore miointimale. Per quanto riguarda la pressione arteriosa sistolica misurata in maniera semiautomatica, tale parametro correla significativamente sia con la PWV carotido-femorale che con l'IMT. I dati ottenuti hanno permesso di dimostrare una correlazione significativa tra durata delle apnee (indipendentemente dalla tipologia della stessa – apnea ostruttiva, centrale o mista) e le variabili vascolari esaminate, ovvero con l’IMTe con la velocità dell’onda sfigmica carotido-femorale. I nostri dati oltre a confermare quanto già proposto da altri Autori circa l’impatto negativo tra OSA e IMT, evidenziano una relazione tra tempo di apnea e PWV, metodo considerato il “gold standard” nella misura della distensibilità arteriosa; pertanto si può affermare che il disturbo del sonno contribuisca ad una alterazione sia strutturale che funzionale della parete arteriosa e che quindi possa predisporre ad uno sviluppo più rapido di aterosclerosi. In secondo luogo si può si può notare come la PWV carotido-femorale sia correlata a diversi markers di rischio cardiovascolare, in particolare con i valori pressori e con l’età, confermando, come già noto in letteratura come l’irrigidimento di parete incrementi con l’aumentare della pressione arteriosa e dell’età, fattore di rischio non modificabile nel determinare le alterazioni strutturali della parete arteriosa. I nostri dati permettono di fare un’ulteriore osservazione: lo spessore mio intimale dell’arteria carotide correla, oltre che con l’età, anche con i secondi di apnea. Questo suggerisce che le alterazioni strutturali della anatomia della parete vasale si sviluppano indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio nei pazienti con disturbi del sonno . Tuttavia, malgrado la significatività statistica, il limite principali del nostro studio è risultato essere la bassa casistica. Sarebbe interessante valutare se tali dati possano trovare conferma in uno studio con una più ampia popolazione.
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GIULIETTI, FEDERICO. "Predictors of moderate and severe obstructive sleep apnea and association of nocturnal oximetry parameters with cardiovascular organ damage." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2022. https://hdl.handle.net/11566/295289.

Full text
Abstract:
Introduzione: L’apnea ostruttiva nel sonno (OSA) colpisce quasi un miliardo di persone nel mondo, con prevalenza crescente. La maggior parte del rischio di morbilità e mortalità associato all'OSA è legato ad aumentato rischio di sviluppo e/o progressione di malattie cardiovascolari (CV). Il marker più usato per definire sia gravità di malattia che rischio di danno d'organo è l'indice-apnea-ipopnea (AHI). La ricerca di predittori di OSA è in continuo sviluppo. Lo scopo di questo studio è stato valutare i predittori di malattia di grado moderato e grave in un ampio campione non selezionato di pazienti affetti da OSA e indagare l'associazione dei parametri ossimetrici notturni con il danno d'organo CV. Metodi: Studio osservazionale trasversale su 618 pazienti ambulatoriali consecutivi giunti alla nostra unità presso INRCA-IRCCS di Ancona (Italia), tra ottobre 2018 e gennaio 2020, cui è stata diagnosticata OSA con monitoraggio cardio-respiratorio notturno domiciliare. Oltre ai parametri poligrafici, sono stati raccolti anche numerosi altri parametri clinici: dati antropometrici, sintomi e segni, comorbilità, esami di laboratorio, parametri pressori e terapia, e sono state analizzate le loro associazioni con l'OSA. I principali parametri ossimetrici sono stati raggruppati mediante analisi fattoriale in un unico parametro (Oxy-score) ed è stata studiata la sua associazione con il danno d'organo CV. Risultati: L'età media era 61,0±13,6 anni con prevalenza maschile (72,5%). La prevalenza di sovrappeso/obesità era 90,3%. L'ipertensione arteriosa e la dislipidemia erano i fattori di rischio CV più prevalenti (77,7% e 78,7%, rispettivamente), mentre la cardiopatia ipertensiva e la vasculopatia periferica erano le malattie CV più prevalenti (69,9% e 63,8%, rispettivamente). La prevalenza di oAHI≥15 e di oAHI≥30 era 71,7% e 35,8%, rispettivamente. Macroglossia (OR=4,2, p<0,001), circonferenza del collo >43 cm (OR=3,0, p=0,008), pause respiratorie testimoniate (OR=2,3, p=0,019), eccessiva sonnolenza diurna (OR=5,4, p=0,049) e ipertensione arteriosa (OR=3,0, p=0,003) sono risultati predittori indipendenti di OSA moderata. Circonferenza del collo >43 cm (OR=4,5, p<0,001), nicturia (OR=3,5, p=0,013) e profilo pressorio non dipper/reverse dipper (OR=6,3, p=0,003) sono risultati predittori indipendenti di OSA grave. L'Oxy-score si associava alla presenza di malattie CV, in particolare cardiopatia ipertensiva, anche dopo aggiustamento per le covariate (OR=0.45, p=0.044), indipendentemente da oAHI. Conclusione: Questo studio conferma il ruolo di diverse caratteristiche cliniche, come circonferenza del collo, nicturia, eccessiva sonnolenza diurna, ipertensione arteriosa e profilo pressorio non dipper/reverse dipper, come predittori di OSA moderata e grave. Inoltre, evidenzia anche l'associazione tra parametri ossimetrici e danno d'organo CV, in particolare cardiopatia ipertensiva, indipendentemente dall'oAHI, fornendo così interessanti spunti per futuri studi prospettici volti a definire ulteriormente i predittori di OSA e il ruolo dei parametri ossimetrici nel determinare sia la gravità che il rischio di malattie CV correlate all'OSA.
Background: Obstructive sleep apnea (OSA) affects nearly one billion people worldwide, with increasing prevalence. Most of the OSA-related morbidity and mortality is linked to an increased risk of developing and/or progressing cardiovascular disease (CVD). The marker most often used to define both the disease severity and the risk for organ damage is the apnea-hypopnea-index (AHI). The search for predictors of OSA is in continuous progress. The aim of this study was to evaluate the predictors of moderate and severe disease in a large unselected sample of patients affected by OSA and investigate the association of nocturnal oximetry parameters with CV organ damage. Methods: Observational cross-sectional study on 618 consecutive outpatients referred to our unit at INRCA-IRCCS (Ancona, Italy), between October 2018 and January 2020, diagnosed with OSA after performing home cardiorespiratory polygraphic recording. In addition to the polygraphic parameters, several other clinical parameters have also been collected: anthropometric data, symptoms and signs, comorbidities, laboratory parameters, blood pressure (BP) parameters and drug therapy, and their associations with OSA have been analyzed. The main oximetry parameters were grouped using a factor analysis into a single parameter (Oxy-score) and its association with CV organ damage has been investigated. Results: Mean age was 61.0±13.6 years with male prevalence (72.5%). Prevalence of overweight/obesity was 90.3%. Arterial hypertension and dyslipidemia were the most prevalent CV risk factors (77.7% and 78.7%, respectively), while hypertensive heart disease and peripheral arterial disease were the most prevalent CVD (69.9% and 63.8%, respectively). The prevalence of oAHI≥15 and oAHI≥30 was 71.7% and 35.8%, respectively. Macroglossia (OR=4.2, p<0.001), neck circumference >43cm (OR=3.0, p=0.008), witnessed breathing pauses (OR=2.3, p=0.019), excessive daytime sleepiness (OR=5.4, p=0.049), and arterial hypertension (OR=3.0, p=0.003) were independent predictors of moderate OSA. Neck circumference >43cm (OR=4.5, p<0.001), nocturia (OR=3.5, p=0.013) and a non-dipper/reverse dipper BP pattern (OR=6.3, p=0.003) were independent predictors of severe OSA. Oxy-score was associated with the presence of CVD, especially hypertensive heart disease, even after adjusting for covariates (OR=0.45, p=0.044), regardless oAHI. Conclusion: This study confirms the role of several clinical features, such as neck circumference, nocturia, excessive daytime sleepiness, arterial hypertension and a non-dipper/reverse dipper BP pattern as predictors of moderate and severe OSA. It also highlights the association between oximetry parameters and CVD, especially hypertensive heart disease, regardless of oAHI, thus providing interesting insights for future prospective studies aimed at further defining the predictors of OSA and the role of oximetry parameters in determining both the disease severity and the risk of OSA-related CVD.
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MERCURI, VALERIA. "Monitoraggio glicemico continuo (CGM) nei pazienti acromegalici: impatto delle strategie terapeutiche e correlazione con le apnee ostruttive notturne." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1462460.

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Abstract:
Le differenti strategie terapeutiche utilizzate nella gestione dell’acromegalia, possono avere un diverso impatto sull’assetto glicometabolico. Abbiamo pertanto studiato, utilizzando il monitoraggio glicemico continuo (CGM), 41 pazienti acromegalici (20 M/21 F), (56±13.9 anni), a target per la patologia di base da almeno due anni, omogenei per BMI, durata media di malattia, latenza diagnostica media. I pazienti sono stati suddivisi in base al tipo di terapia: 15 analoghi della somatostatina di I (SSA), 4 analogo di II generazione/Pasireotide (PAS), 10 Pegvisomant (PEG), 12 operati con successo. I pazienti sono stati sottoposti a: OGTT (75 gr di glucosio), CGM (72 ore), polisonnografia (PSG), monitoraggio pressorio delle 24 h, ecocardiografia con doppler e colordoppler. RISULTATI 14/41 diagnosi di IFG (8 SSA, 2 PEG, 4 senza terapia); 9/41 diagnosi di IGT (4 SSA, 3 PAS, 2 senza terapia); 4/41 diagnosi di diabete mellito (3 SSA, 1 PEG). • La glicemia media dell’OGTT significativamente più alta rispetto alla glicemia media CGM in toto (p꞊0.0001) e nei sottogruppi di terapia (SSA vs PEG) (p꞊0.0019); • glicemia media OGTT significativamente più alta nel gruppo di pazienti SSA, sia rispetto ai pazienti Peg (p=0,047) sia rispetto alla sola chirurgia (p=0,037); • correlazione diretta picco CGM (p꞊0.0021); • correlazione diretta tra media OGTT e AUC CGM per iperglicemia (p꞊0.0016); • correlazione diretta tra AUC CGM per iperglicemia (p꞊0.05). Non sono emerse differenze statisticamente significative tra presenza, severità di OSAS, tipo di terapia, profilo glico-metabolico DISCUSSIONE I pazienti trattati con SSA presentano un’alterata risposta in termini di secrezione insulinica ad un input particolarmente consistente, quale il carico orale di glucosio. L’analogo della somatostatina infatti, ha un duplice effetto sul metabolismo glicidico: da un lato riducendo i valori del GH riduce l’insulino resistenza e la produzione di glucosio, dall’altro esercita un’azione inibitoria sia verso la secrezione di insulina che di glucagone, compromettendo il controllo glicemico. I dati ottenuti dal nostro studio ci lascerebbero quindi ipotizzare che i valori glicemici a digiuno si mantengano stabili per il miglioramento della sensibilità insulinica, che ne va a controbilanciare la ridotta secrezione. Abbiamo escluso la presenza di ipoglicemie a digiuno, ipotizzata nei pazienti trattati con SSA per un eventuale deficit di controregolazione. Una problematica aperta è quella relativa ai pazienti critici, resistenti a terapia con analoghi classici e pegvisomant. Questi, pur traendo beneficio in termini di controllo biochimico di malattia acromegalica dall’utilizzo di pasireotide, presentano un deterioramento del quadro glicometabolico. L’utilizzo del CGMS potrebbe rappresentare un valido ausilio nella scelta terapeutica dell’aspetto glicometabolico e del suo monitoraggio.
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Gitti, Gianni. Sindrome Delle Apnee Notturne: Domande Frequenti. Independently Published, 2020.

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