Dissertations / Theses on the topic 'Analisi morfologica e tipologica'

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Rusticali, Chiara. "Lettura morfologica e tipologica di Cesena: tre progetti per la citta." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19311/.

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Abstract:
La seguente tesi curriculare, ripercorrendo tre progetti svolti a Cesena durante il percorso di studio, studia la formazione della città di Cesena partendo da un'analisi morfologica del territorio fino ad arrivare a una lettura in chiave tipologica del tessuto, e come il progetto si inserisca all'interno di essa. Lo scopo prefissato è quello di individuare gli elementi fondativi e costitutivi di una città, nella fattispecie Cesena, e come in questi si individuino i principi regolatori che risiedono alla base di un progetto di architettura. L’impianto della città, il limite e il tessuto sono le tre tematiche principali attraverso le quali parte prima lo studio sulla città, poi viene analizzato come queste si riflettano durante il percorso di progettazione e rientrino nel progetto. Si sottolinea l'importanza della conoscenza del luogo di progetto e della sua storia per giungere a un manufatto che si inserisca coerentemente con lo svolgersi della città senza creare motivi di discontinuità.
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Frascaroli, Alessandra Camilla. "Analisi tipologica delle add-ons nel progetto abracadabra." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14010/.

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Abstract:
La proposta di progetto ABRACADABRA, acronimo per “Assistant Building’s addition to Retrofit, Adopt, Cure And Develop the Actual Buildings up to zeRo energy, Activating a market for deep renovation”, è stata redatta in risposta al bando europeo H2020-EE-2015-MarketUpTake. Si basa sull’assunto che i benefici non strettamente legati alla mera riqualificazione energetica giochino un ruolo chiave nell’iter progettuale del rinnovamento, in particolare l’aumento di valore di mercato dei comparti e la possibilità di aumentare le unità abitative mediante l’aggiunta di volumi che agiscano come edifici attivi sopperendo anche alle necessità energetiche dell’esistente. Per raggiungere questi obiettivi ABRACADABRA propone una nuova strategia di recupero basata su aggiunte volumetriche e lo sfruttamento di energie rinnovabili (Add-ons and Renewables Energy Sources (AdoRES)). Nella pratica questo si traduce con addizioni volumetriche parziali, che divengono parte integrante dell’edificio esistente, quali incrementi in facciata (FACADE) o laterali (ASIDE) e l’aggiunta di piani (ON TOP)nonché la saturazione di eventuali piani terra su pilotis (GROUND), o persino di un intero edificio di nuova costruzione (ASSISTANT BUILDING) che sopperisca alle eventuali necessità energetiche dell’edificio assistito. In questa relazione si tratterà quindi un’analisi tipologica delle addizioni volumetriche possibili a seconda delle differenti situazioni, in quanto l’obiettivo ultimo è di ottenere il campo di applicabilità di questo tipo di rinnovamento confrontando l’efficacia delle AdoRES in diversi mercati. I comparti urbani coinvolti nello studio sono situati in otto diversi Paesi facenti parte dell’Unione Europea (Bulgaria, Grecia, Italia, Lettonia, Olanda, Norvegia, Romania e Spagna), costruiti prima degli anni ’70-’80, avendo quindi inadeguati livelli di efficienza energetica.
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3

Davanzo, Giacomo <1990&gt. "Il dialetto di Ceggia. Analisi fono-morfologica e sintattica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8686.

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Abstract:
ABSTRACT L’elaborato prevede lo studio del ciliense, la varietà dialettale veneta della zona di Ceggia (VE). Il Comune di Ceggia si trova in un’area di transizione tra diverse realtà dialettali che si intersecano tra loro, quali il trevigiano di Sinistra Piave, il trevigiano rustico liventino, il veneziano di terraferma, le parlate venete influenzate dal friulano del Portogruarese. Il dialetto di Ceggia non è stato oggetto di studio da parte della dialettologia officiale e, ritenendo che esso presenti particolarità e fenomeni interessanti per la disciplina, si è deciso di condurre un’indagine sincronica volta a dare una descrizione il più possibile completa dell’aspetto del ciliense al giorno d’oggi. Verranno considerati vari livelli del dialetto, a partire dall’inventario fonematico, per poi proseguire descrivendo il vocalismo, il consonantismo, la morfologia nominale e verbale, giungendo infine all’area della sintassi, dove saranno illustrati singoli fenomeni rilevanti. I dati esposti nello studio, raccolti tramite la competenza personale di parlante nativo del laureando, la consultazione di dizionari dialettali, di pubblicazioni locali, di singoli studi su precisi fenomeni verranno poi confermati ricorrendo alla testimonianza di un campione di parlanti ciliensi, tramite la raccolta di etnotesti e la somministrazione di un breve questionario di verifica. Infine, Il continuo confronto tra il ciliense ed i dialetti limitrofi è stato fondamentale per individuare le affinità e le divergenze presenti tra le singole varietà dell’area.
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4

Pittau, Sharon. "Analisi storica dell’evoluzione morfologica del tratto montano del Fiume Sillaro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15759/.

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Abstract:
Durante l’ultimo secolo i fiumi italiani hanno subito delle variazioni morfologiche molto simili; tra gli anni ‘50 e gli anni ’80-’90, si sono registrati restringimenti, generalmente superiori al 50%. Questo lavoro si basa sull’analisi multitemporale tra il 1954 e il 2016 dei cambiamenti della larghezza del canale attivo del Fiume Sillaro. L’alveo è stato suddiviso in tratti, sulla base della metodologia proposta da Montgomery & Buffington (1997), in maniera tale da minimizzare la variabilità morfologica interna ai tratti e massimizzare la variabilità tra i tratti di studio. L’analisi è stata effettuata prevalentemente attraverso immagini telerilevate in ambiente GIS, mappando il canale attivo e calcolando la larghezza media di quest’ultimo alla scala di tratto per ciascun anno analizzato; sono stati anche calcolati gli indici di sinuosità e di intrecciamento. Poiché la morfodinamica di un fiume è controllata da forzanti esterne, sono stati presi in considerazione precipitazioni, grado di confinamento, opere in alveo, prelievo di inerti in alveo e uso del suolo. Infine, attraverso delle misure di campo, è stata eseguita l’analisi delle incertezze associate alla mappatura da remoto del canale attivo. Il Sillaro inizialmente mostra un diffuso restringimento del canale attivo, raggiungendo le percentuali più elevate tra il 1976 e il 1996; tra il 2011 e il 2014 si registra invece un contenuto allargamento generale del canale attivo, che rimane stabile tra il 2014 e il 2016. Le medie di restringimento complessivo (1954-2016) sono del 45% nella parte confinata, del 76% in quella semiconfinata e dell’83% in quella non confinata. Dai dati acquisiti si può ipotizzare che i restringimenti siano principalmente correlati alla diminuzione di sedimento in alveo, dovuta sia all’estrazione di materiale in alveo che alla riduzione degli apporti di sedimento provenienti dagli affluenti principali.
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Montoya, Cardona Monica Maria. "Analisi dinamica-morfologica dei corsi d'acqua pseudo meandriformi mediante modelli a fondo mobile." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425190.

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Abstract:
In the last years in river engineering, the numerical models that simulate both fluvial hydraulics and sediment transport, have been used and developed in order to provide an accurated representation of morphological phenomena (mobile bed models). These models allow the simulation of the bed level change, the hydraulic profile, the mean velocity and the streaming lines corresponding to a short flood wave. These models, if used in long-term hydrological events, can provide useful information about fluvial morphological tendency and its temporal variation for different boundary conditions. In the present thesis work, several numerical simulations of a short flood wave (return period equal to 20 years) on the Torre river are performed to obtain a sensibility analysis by using the hydro-morphological bi-dimensional MIKE 21C model. The sensibility analyses have been carried out in order to establish the dependency of the model from the main parameters. Moreover a comparison between the simulations of MIKE 21C with those carried out using other two models, HEC-RAS (1D model) and CCHE2D (2D model), is carried out. The results show the better performance of the 2D model in the computation of the morphological variation of gravel bed rivers.
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Gualerzi, A. "ANALISI MORFOLOGICA DELLA MUCOSA ORALE CHERATINIZZATA UMANA NORMALE DOPO ESPOSIZIONE A STIMOLI ESOGENI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/215122.

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Abstract:
Cigarette smoke and alendronate are two different exogenous stimuli involved in the pathogenesis of oral diseases, but their actual role in altering the epithelial barrier and function has not been thoroughly investigated, yet. To evaluate the morphological chronic effect of both agents, biopsies of normal human keratinized oral mucosa are collected respectively from smoking women (n = 5) and from osteoporotic women undergoing chronic oral therapy with alendronate (n = 6). Both groups are compared to age and sex-matched controls. The acute effects of smoke are investigated in a three-dimensional model of human oral mucosa organotypic cultures (n = 5) after exposure to the mainstream smoke coming from one single cigarette. Morphological analysis by light and transmission electron microscopy is performed on all considered samples. Chronic smoke and chronic alendronate treatment affect keratinocyte terminal differentiation and intercellular adhesion impairing desmosomal molecular composition and morphology, in a stress specific and time exposure related manner. Desmoglein 3 and desmoglein 1 distribution are altered respectively after chronic smoke and chronic alendronate treatment. Epithelial proliferation is also impaired in the alendronate treated group. On the contrary, after three hours from cigarette smoke exposure, the first significant response of the oral epithelium comes from the immediately suprabasal keratinocytes, without impairment of the epithelial junctional apparatus and apoptosis induction. The collected data highlight differences in the acute and chronic response of the oral epithelium to cigarette smoke. Moreover, reported results support the crucial signaling role of desmosomal cadherins in the oral epithelium and introduce a new issue in oral biology: the specific response of human oral mucosa to different physico-chemical stresses.
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SBARRA, PAOLA. "Contributo della geomorfologia quantitativa alla caratterizzazione morfologica e morfodinamica di alcuni paesaggi italiani." Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/917391.

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Zago, Michela <1979&gt. "Analisi morfologica e molecolare di cellule da colture primarie umane esposte a resine biocompatibili." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1078/1/Tesi_Zago_Michela.pdf.

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Abstract:
The cytotoxicity of dental composites has been attributed to the release of residual monomers from polymerized adhesive systems due to degradation processes or the incomplete polymerization of materials. 2-Hydroxyethyl methacrylate (HEMA) is one of the major components released from dental adhesives. Cytotoxic effects due to high concentrations of HEMA have already been investigated, but the influence of minor toxic concentrations for long-term exposition on specific proteins such as type I collagen and tenascin has not been studied in depth. The objective of this project was to study the effect of minor toxic concentrations of HEMA on human gingival fibroblasts (HGFs) and human pulp fibroblasts (HPFs), investigating modification in cell morphology, cell viability, and the influence on type I collagen and tenascin proteins. Different concentrations of the resin monomer and different times of exposition were tested on both cell lines. The cell vitality was determined by MTT assay, and high-resolution scanning electron microscopy analysis was performed to evaluate differences in cell morphology before and after treatment. To evaluate the variability in the expression and synthesis of procollagen α1 type I and tenascin proteins on HGFs and HPFs treated with HEMA at different concentrations immunofluorescence, RT-PCR and western blot analysis, were carried out. The treatments on HGFs with 3mmol/L HEMA, showed a strong reduction of procollagen α1 type I protein at 72h and 96h, demonstrating that HEMA interferes both with the synthesis of the procollagen α1 type I protein and its mRNA expression. The results obtained on HPFs treated with different concentrations of HEMA ranging from 0,5mmol/L to 3mmol/L and for different exposition times showed a strong reduction in cell viability in specimens treated for 96h and 168h, while immunofluorescence and western blotting analysis demonstrated a reduction of procollagen α1 type I and an overexpression of tenascin protein. In conclusion, our results showed that the concentrations of HEMA we tested, effect the normal cell production and activity, such as the synthesis of some dental extracellular matrix proteins.
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Zago, Michela <1979&gt. "Analisi morfologica e molecolare di cellule da colture primarie umane esposte a resine biocompatibili." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1078/.

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Abstract:
The cytotoxicity of dental composites has been attributed to the release of residual monomers from polymerized adhesive systems due to degradation processes or the incomplete polymerization of materials. 2-Hydroxyethyl methacrylate (HEMA) is one of the major components released from dental adhesives. Cytotoxic effects due to high concentrations of HEMA have already been investigated, but the influence of minor toxic concentrations for long-term exposition on specific proteins such as type I collagen and tenascin has not been studied in depth. The objective of this project was to study the effect of minor toxic concentrations of HEMA on human gingival fibroblasts (HGFs) and human pulp fibroblasts (HPFs), investigating modification in cell morphology, cell viability, and the influence on type I collagen and tenascin proteins. Different concentrations of the resin monomer and different times of exposition were tested on both cell lines. The cell vitality was determined by MTT assay, and high-resolution scanning electron microscopy analysis was performed to evaluate differences in cell morphology before and after treatment. To evaluate the variability in the expression and synthesis of procollagen α1 type I and tenascin proteins on HGFs and HPFs treated with HEMA at different concentrations immunofluorescence, RT-PCR and western blot analysis, were carried out. The treatments on HGFs with 3mmol/L HEMA, showed a strong reduction of procollagen α1 type I protein at 72h and 96h, demonstrating that HEMA interferes both with the synthesis of the procollagen α1 type I protein and its mRNA expression. The results obtained on HPFs treated with different concentrations of HEMA ranging from 0,5mmol/L to 3mmol/L and for different exposition times showed a strong reduction in cell viability in specimens treated for 96h and 168h, while immunofluorescence and western blotting analysis demonstrated a reduction of procollagen α1 type I and an overexpression of tenascin protein. In conclusion, our results showed that the concentrations of HEMA we tested, effect the normal cell production and activity, such as the synthesis of some dental extracellular matrix proteins.
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Mucci, Martina. "Analisi morfologica e scheletrica di associazioni sub-fossili a Vongola adriatica nell'Olocene del Nord Adriatico." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Conoscere il passato per capire ciò che ci circonda e cercare di aumentare l’affidabilità di scenari futuri è uno dei principali scopi delle scienze paleobiologiche e in particolare della paleoecologia. Fra i tanti temi di attualità l’impatto del riscaldamento globale sulle associazioni marine rappresenta una linea di studio sulla quale si stanno indirizzando le priorità della ricerca a livello comunitario. In questa tesi è stata condotta un’analisi morfologica e scheletrica su esemplari fossili di C. gallina, preservata nella successione sedimentaria olocenica della fascia costiera emiliano-romagnola e si sono confrontati i dati ottenuti con quelli derivati da un’associazione recente (largo di Cesenatico) e situata in un ambiente comparabile in termini di substrato, batimetria e biocenosi ma contraddistinto da SSTs medie inferiori di circa 1°C. Lo scopo di questa ricerca è quello di analizzare se le associazioni a C. gallina provenienti dall’attuale e dall’Olocene medio (parte terminale dell’optimum climatico olocenico), mostrino differenze significative per quanto riguarda le caratteristiche misurate. Le differenze rinvenute fra i due orizzonti fossili si ipotizza siano il risultato della plasticità genotipica di Vongola adriatica e non a fenomeni diagenetici occorsi dopo la morte dell’organismo. Il dati raccolti, al momento, non sono sufficienti per legare le differenze morfologiche (altezza, convessità) o di microstruttura (porosità) riscontrate sulle valve fra i due orizzonti alla temperatura. In quanto altri parametri ambientali (come nutrienti, densità di esemplari o predazione) possono influire sulla risposta fenotipica di Vongola adriatica. Solo l’analisi di più livelli fossili vissuti a SST simili e in contesti paleoambientali comparabili ci potrà aiutare a ricostruire la variabilità intrinseca di C. gallina in relazione alle temperature e all’ambiente.
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Bucci, Maria Rita. "Analisi idro - morfologica dell'evoluzione del litorale indotta da opere a cresta bassa a Punta Marina." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amslaurea.unibo.it/730/.

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Zavattini, Beatrice. "La corte rurale nell'Oltrepò mantovano: analisi tipologica e progetto di consolidamento strutturale della stalla-fienile appartenente alla Corte Bonassa a Gonzaga (MN)." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Gli eventi sismici che hanno colpito la Pianura Padana, e i territori appartenenti all’Oltrepò mantovano, nella primavera 2012, hanno avuto gravi conseguenze sul patrimonio edilizio caratterizzato in grande parte dalla presenza delle corti rurali. Il sisma ha aumentato lo stato di degrado di tali complessi rurali ma ha anche messo in luce la questione della reale tutela e conservazione del patrimonio storico caratterizzante la campagna padana. Si è quindi studiato, dal punto di vista dell’analisi tipologica, tale patrimonio per individuare le carenze strutturali che, tipicamente, tendono a conferire una minore resistenza alle azioni sismiche, al fine di elaborare delle soluzioni che possano avere una valenza generale, quali linee guida per il recupero consapevole di tale patrimonio. È quindi necessario leggere e affrontare ogni singolo caso-studio sia come caso specifico, nell’ambito dei singoli interventi di recupero da effettuare, sia come elemento tipologico facente parte di un più vasto sistema territoriale, nel trattare le vulnerabilità e il degrado a cui tali strutture rurali sono soggette. Grazie al caso-studio scelto, la stalla-fienile della corte Bonassa, è stato possibile proporre un intervento di recupero e una ipotesi di riuso. Tale intervento, nel rispetto della normativa vigente e dei principi conservativi della teoria del restauro e il più possibile compatibile con le tecniche costruttive e i materiali tradizionali, potrà essere realizzato al fine di ridurre il rischio sismico del manufatto e garantire un prolungamento del ciclo di vita dell’edificio. In tale direzione è auspicabile che tali architetture ottengano – attraverso il progetto architettonico – un nuovo significato agli occhi della comunità che le vive e le osserva quotidianamente. La tutela di questo patrimonio è necessaria per evitare la perdita di memoria di quella cultura rurale e contadina strettamente legata alla storia del territorio e della sua popolazione.
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Bedoni, M. "Analisi morfologica degli effetti di radiazioni ionizzanti su epidermide umana in un modello anatomico di colture organotipiche." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/63847.

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Abstract:
Skin is a target organ for crucial side-effects of radiotherapy and the early effects on epidermis remain to be fully elucidated. Organotypic cultures of human skin can help in defining the early effects difficult to study in humans. To characterize our model, we performed a keratinocyte proliferation analysis in a time course study and then in irradiated samples. We evaluated the effects on terminal differentiation, intercellular adhesion and apoptosis by immunofluorescence and ultrastructural analysis. Bioptic fragments (n=8) were obtained from cosmetic surgery of young healthy women, cultured in Transwell, and harvested 24 or 48 hours after exposure to a single 2 Gy dose of gamma-rays. Epidermal proliferation progressively decreased in the time course study and significantly inhibited 24 hrs after gamma-rays. Patterns of CK10, INV, Dsg1 and Dsc1 proteins distribution were comparable in all samples. P53 was similarly detected in scattered positive keratinocytes in the spinous layer of 24 hrs samples, whilst in 48 hrs irradiated samples was expressed starting from basal layer. TEM analysis indicated that no desmosomal ultrastructural modifications occurred. In 24hrs irradiated skin the basal layer was undamaged but a condensation of intermediate filaments and apoptosis were evident in the upper spinous layers. In 48hrs irradiated skin apoptotic nuclei started from the basal layer. The epidermal homeostasis is rapidly altered by a single clinical dose of gamma-rays.
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Monti, Matteo. "Analisi dell'evoluzione morfologica indotta ad Igea Marina (RN) da opere a cresta bassa mediante rilievi topobatimetrici ed aviotrasportati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/77/.

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Mondin, Cristina. "Impianti di produzione ceramica e laterizia in epoca romana: analisi morfologica delle strutture e relazioni territoriali nella decima regio." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426945.

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Abstract:
This PhD research was started in order to deeply analyse the structures and the distribution of these installations, set in a region naturally arranged for this kind of productions, whose real importance was not completely recognised till nowadays, because no synthesis for the Roman findings had ever been made. The preliminary step of the research dealt with the study of both classical, medieval and Renaissance period sources about the matter in hand. Ethnographic analysis was conducted besides this study, in order to gain a reference point also on the management of the production. The first part of the thesis mainly describes the structures and the remains found in the decima regio. Pits for the provision of raw materials have been highlighted and among these hill, plain and river quarries have been distinguished. As far as the hill quarries are concerned, these have not been found in this territory, even though several archaeological sites, set close to piedmont areas which are full of clay deposits, allow us to suggest they were common. It has been possible to register fifteen plain quarries, mostly set in the suburban areas of the lower plain. Only a few extractive areas have been archaeologically studied, whilst most of them have been identified by aerophotogrammetrical analysis, thus allowing us to evaluate the quarry management. Finally, the river quarries are hard to find because they are placed next to holm areas, which are subject to flooding; up to now, only one of these has been identified, but these quarries were probably commonly exploited nearby mountain rivers. In the decima regio, several basins for mixture preparation have been found, especially placed in open spaces. These basins for pottery and brickwork are similar as for the structure, therefore while the ones used in the pottery workshops were needed for decantation processes, the ones used for brickwork were exploited to mix clay and water. The potter’s wheel areas have not been identified and their location has been suggested only in two cases. The drying rooms on the contrary had to fill polyfunctional spaces in the urban areas, and this is the reason why they are difficult to recognise. In the structures of greater dimensions, big covered sheds have been found only in a few cases. Proofs of the presence of kilns are larger. It is possible to detect an evolution as for shape and dimension of the periurban structures, which took place between the half of the 1st century B.C. and the half of the 1st century A.D. This evolution seems to be dependent on the need for bigger structures. The suburban kilns of bigger dimensions fall into the typology given by Cuomo di Caprio and were often designed for mixed productions. From the study of the various parts of the installations five sites in which it has been possible to reconstruct the clay working process have been detected. It has been discovered that work was organised in open areas for the raw material storage, in basins for the mixture preparation and for internal road system (in some cases also for the kilns) and in covered areas set for modelling, drying and cooking. Finally, from a topographic point of view, different sites concentration is documented: unsurprisingly, most of the sites are placed in the lower plain, rich in silty clay soils, useful especially for brickwork, and furrowed by a thick net of waterways, which ensured an easy trade of products. Minor evidence has been found in the upper plain and in the piedmont areas, where the sites were based next to the quarries and along the roads. Finally, there is little evidence of mountain installations: these are small structures used for pottery and brickwork, placed along the river valleys stridden by main roads, such as the one of the river Adige.
All’origine di questa ricerca di dottorato c’era l’esigenza di analizzare nel dettaglio le strutture e la distribuzione degli impianti in un territorio naturalmente predisposto a questo tipo di produzioni. La fase preparatoria della ricerca ha riguardato lo studio delle fonti classiche, medievali e rinascimentali inerenti l’argomento trattato; a questo studio è stata affiancata la ricerca etnografica, al fine di avere un punto di riferimento anche per quanto concerne l’organizzazione della produzione. La prima parte della tesi riguarda essenzialmente le strutture e i resti individuati nel territorio della decima regio. Sono state analizate nel dettaglio le cave di approvvigionamento della materia prima; in particolare ne sono state riconosciute di tre diversi tipi: di collina, di pianura e di fiume. Per quanto riguarda le prime, in questo territorio non ne sono state scoperte, anche se la posizione di numerosi siti, in prossimità di zone pedemontane ricche di depositi di argilla, fa pensare che le cave di collina fossero comuni. Numerose sono invece le cave di pianura, ne sono state censite quindici di cui la maggior parte poste in aree extraurbane di bassa pianura; sono poche le aree estrattive indagate archeologicamente, la maggior parte sono state riconosciute tramite lo studio di foto aeree che hanno consentito di valutare l’organizzazione razionale delle fosse. Infine le cave di fiume sono rispetto alle altre difficilmente individuabili poiché collocate in aree golenali, soggette quindi all’esondazione dei fiumi; al momento ne è stata identificata solo una, ma dovevano essere sfruttate comunemente dagli impianti posti lungo i fiumi di montagna. Nei siti della decima regio sono state individuate anche numerose vasche per la preparazione degli impasti poste prevalentemente all’aperto. Questi bacini per la lavorazione di ceramica e di laterizi sono fra loro strutturalmente simili, tuttavia le vasche nei centri di lavorazione della ceramica erano utilizzate nel processo di decantazione, mentre quelle per la preparazione dei laterizi erano utilizzate per mescolare e impastare l’argilla con l’acqua. Le aree dei torni non sono state individuate e solo in due casi è stata proposta una localizzazione per le stesse. Gli essiccatoi invece in ambito urbano dovevano occupare spazi polifunzionali, da qui la difficoltà nel riconoscerli; mentre negli impianti di grandi dimensioni sono pochi i casi in cui sono state individuate grandi tettoie coperte. Più numerose sono poi le attestazioni di fornaci, per le quali si coglie un’evoluzione, nelle forme e dimensioni delle strutture periurbane, avvenuta tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.; tale evoluzione sembra essere stata dettata dall’esigenza di avere strutture più capienti. Le fornaci extraurbane di grandi dimensioni rientrano pienamente nella tipologia proposta dalla Cuomo di Caprio ed erano spesso destinate a produzioni miste. Sono stati individuati cinque siti in buono stato di conservazione di cui si poteva ricostruire il percorso lavorativo dell’argilla. È emerso che il lavoro era organizzato con aree scoperte destinate all’accumulo delle materie prime, alle vasche di preparazione degli impasti e per la viabilità interna (in alcuni casi anche per le fornaci); e con aree coperte riservate alle fasi di modellazione, essiccamento e cottura. Infine dal punto di vista topografico sono documentate diverse concentrazioni di siti: com’era prevedibile la maggior parte degli impianti è posta nella bassa pianura, ricca di suoli limoso-argillosi, adatti soprattutto alla produzione di laterizi, e solcata da una fitta rete di fiumi navigabili che garantivano il facile commercio dei prodotti. Minori testimonianze sono state individuate in alta pianura e nel pedemonte, dove i siti erano collocati in prossimità delle aree di cava e lungo gli assi stradali. Infine poche sono le attestazioni di siti produttivi montani: si tratta di piccoli impianti dediti alla produzione di ceramica e laterizi; tali siti sono posti lungo le valli fluviali come quella dell’Adige, valli percorse anche dalle arterie stradali.
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Martins, Elisângela Rosemeri Curti. "Tipologias de lagoas salinas no Pantanal da Nhecolândia (MS)." Universidade de São Paulo, 2012. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/8/8135/tde-14012013-172446/.

Full text
Abstract:
A Nhecolândia é uma sub-região do Pantanal Mato-Grossense, que se caracteriza pela presença de um amplo sistema lacustre formado por milhares de lagoas com contornos arredondados. Pesquisas anteriores mostram uma grande variabilidade entre as lagoas, que são mais ou menos salinas, mas que coexistem na paisagem a algumas dezenas, ou centenas, de metros de distância umas das outras. O objetivo geral deste trabalho foi compreender essa variabilidade no espaço e no tempo, e identificar os processos responsáveis por essa variabilidade, a fim de elaborar uma tipologia de lagoas aplicável a essa região. Na escala regional, a carga total em elementos químicos é a principal fonte de variabilidade das águas de superfície. A organização espacial, ao menos na escala da amostragem feita neste trabalho, e as análises geoestatísticas indicam uma ação local, na proximidade das salinas, dos processos que controlam a CE das águas. O estudo local, realizado ao redor de abrangência regional desse funcionamento, que é coerente com a distribuição estatística regional da CE, de caráter bimodal, e com a ação local dos processos ressaltada pelo estudo geoestatístico. Contudo, tal funcionamento hidrológico não pode explicar as variações sazonais da salinidade. Para isto, faz-se intervir uma remobilização, pelas chuvas, de reservatórios de águas hipersalinas armazenadas nas praias, evidenciados pelo mapeamento de CEa por indução eletromagnética. No quadro desta pesquisa, os conhecimentos adquiridos sobre as águas das lagoas, e de seus entornos imediatos, permitem propor um esboço de tipologia de salinas, baseado nos principais eixos de variabilidade que elas apresentam, isto é, Tipo 1 Salina Preta e Tipo 2 Salina Verde. Este estudo coloca em evidência a necessidade de trabalhos interdisciplinares, com técnicas de hidrologia, pedologia, geofísica, geoquímica, limnologia, dentre outras, para abordar geograficamente essa região de lagoas, única no mundo.
The Nhecolândia is a sub-region of the huge Pantanal of Mato Grosso, characterized by the presence of thousands of round shaped lakes. Previous work pointed out the large variability that exists between these saline or freshwater lakes, although they coexist in close proximity. The main objective of this study was to understand this variability in time and space, and to identify the processes responsible for this variability in order to develop a typology of lakes suitable for the region. At the regional scale, the total chemical charge was the main variability of surface waters. The distribution of the variable \"Electrical Conductivity\" (EC) did not reveal any type of distribution, at least across our sampling. The geostatistical study indicated that the process that controls the water acts locally, in the immediate vicinity of the Lakes. A local study carried out around a few lakes allowed identifying a threshold-based hydrological functioning, which had already been described in the literature. Our study allowed generalizing this functioning. It is in agreement with the bimodal statistical distribution of EC at the regional scale, and with the results of the geostatistical treatment that revealed a local process. However, such hydrological functioning cannot explain the seasonal changes in salinity. It must involve the remobilization, by the rains, of hyper-salines water stored around the lakes, and which have been surveyed by sub-surface electromagnetic induction. From the results of this work, both on lakes and on their immediate environment, we proposed a draft of lake typology based on the main axis of variability, that is Type 1 Preta Saline Lake and Type 2 Verde Saline Lake. The study highlighted the benefits of crossing several disciplines and technics (hydrological, pedological, geophysical, geochemical, limnological, among other) in a geographical approach of this singular region.
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Dimartino, Rita <1981&gt. "Studio analitico della cultura materiale fra VII e IX secolo d.C. nella Regione di Samarcanda (Uzbekistan): analisi morfo-tipologica, produzione e commercio della ceramica di Kafir Kala." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4125/1/Dimartino_Rita_tesi.pdf.

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Abstract:
Kafir Kala is a key-site to understand the historical dynamics of the Samarkand Region in the Early Middle Ages (5th - 8th centuries CE). The site is clearly associated with a Sogdian occupation, as both literature and archaeological research testify. But the chronological phase that follows the Sogdian period, as the Islamic occupation became stable, is still little known. Structures and finds (an hoard of 133 silver coins, in particular) clearly testify a new occupation of some parts of the citadel; and some rooms, dug in the northern side of it, present structures and materials connected with an Islamic activity. The study of material culture from these rooms, and from more ancient contexts, will help to understand the eventual continuity of traditions and the new productions. Besides the citadel, as a matter of fact, also some kilns have been dug, near the main site. Their material culture is very interesting because it represents an example of the typical Sogdian production (ceramics covered with white mica, and stamped). The work on the ceramic material has consisted in cataloguing and classifying all the diagnostics. Three main morphological classes have been individuated: cooking, coarse and table ware), and some other ones (lamps, ossuaries). A catalogue of the finds organized them in a typological system based on their morphology, function, fabric, and eventually decoration style. Crossing the stratigraphical data with information from this typological study, it has been possible to provide a chronological arrangement of the sites investigated by the italo-uzbek archaeological mission from 2001 to 2008.
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Dimartino, Rita <1981&gt. "Studio analitico della cultura materiale fra VII e IX secolo d.C. nella Regione di Samarcanda (Uzbekistan): analisi morfo-tipologica, produzione e commercio della ceramica di Kafir Kala." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4125/.

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Abstract:
Kafir Kala is a key-site to understand the historical dynamics of the Samarkand Region in the Early Middle Ages (5th - 8th centuries CE). The site is clearly associated with a Sogdian occupation, as both literature and archaeological research testify. But the chronological phase that follows the Sogdian period, as the Islamic occupation became stable, is still little known. Structures and finds (an hoard of 133 silver coins, in particular) clearly testify a new occupation of some parts of the citadel; and some rooms, dug in the northern side of it, present structures and materials connected with an Islamic activity. The study of material culture from these rooms, and from more ancient contexts, will help to understand the eventual continuity of traditions and the new productions. Besides the citadel, as a matter of fact, also some kilns have been dug, near the main site. Their material culture is very interesting because it represents an example of the typical Sogdian production (ceramics covered with white mica, and stamped). The work on the ceramic material has consisted in cataloguing and classifying all the diagnostics. Three main morphological classes have been individuated: cooking, coarse and table ware), and some other ones (lamps, ossuaries). A catalogue of the finds organized them in a typological system based on their morphology, function, fabric, and eventually decoration style. Crossing the stratigraphical data with information from this typological study, it has been possible to provide a chronological arrangement of the sites investigated by the italo-uzbek archaeological mission from 2001 to 2008.
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Ziliani, Luca. "Ricostruzione e previsione dell'evoluzione morfologica di un alveo a fondo ghiaioso (f. Tagliamento): integrazione di modellazione numerica, analisi GIS e rilievi di terreno." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421699.

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Abstract:
The study of channel adjustments and prediction of morphological channel evolution play a primary role in management and conservation river policies. Various techniques taken individually can reach a satisfactory degree of understanding of river morpho-dynamic, but an integrated approach is certainly desirable as it allows to develop a more robust knowledge of river processes and to make judgments with higher confidence levels. In this research an effort has been undertaken to integrate and combine two approaches very different in terms of methodological and conceptual base: GIS-survey analysis, and numerical morphodynamics modelling. The case study has been a reach of the Tagliamento River (Friuli Venezia Giulia, Italy) of about 49 km in length from the Pinzano gorge to San Mauro. This reach coincides roughly with the so-called Middle Tagliamento. Through the application of GIS techniques, topographic and geomorphological surveys it was possible to reconstruct the morphological adjustments undergone by Tagliamento River channel over the last 200 years. The quantification of the human activies also helped to highlight the existing link causes-effects with the processes of narrowing and incision started during the first half of the twentieth century, grew in intensity until the 1990s and followed by a recent morphological recovery phase. Numerical modelling was undertaken in order to support and complete the results of the historical analysis. Space-time scales involved by the historical analysis have led to choose a numerical model that can simulate long time periods on spatial contexts with dimensions similar to those of the study reach. The choice has fallen on a morphodynamic cellular model called CAESAR (Cellular Automaton Evolutionary Slope And River model), which fall into to the so-called Reduced Complexity Models group (RCM). This type of model necessarily required that a thorough sensitivity analysis was carried out before of model calibration and validation. Following validation the model was applied to estimate sediment budgets at reach scale and it was used in a "what-if scenarios" evaluation framework. It was thus possible to bring out the longitudinal variability of the average sediment transport yield, the strong influence of lateral erosion on the sediment transport dynamics and the lack of relevance on the planimetric trend of variation in sediment supply input on the upstream section of the reach. Integration of numerical evaluations and classic analysis results allowed to isolate the human impact that induced the historical channel adjustments and also to make quantitatively and conceptually based assessments about the likely future morphological evolution of the Tagliamento River.
Lo studio delle variazioni morfologiche e la previsione dell'evoluzione futura degli alvei fluviali rivestono un ruolo primario per la loro gestione e conservazione. Diverse tecniche applicate singolarmente conducono a una comprensione soddisfacente dello stato morfodinamico di un alveo fluviale, un approccio integrato è tuttavia auspicabile in quanto permette di sviluppare una conoscenza più robusta dei processi e permette di esprimere giudizi con livelli di confidenza più elevati. In questo lavoro di ricerca è stato intrapreso lo sforzo di integrare e coniugare due approcci molto diversi dal punto di vista metodologico e concettuale, l'analisi GIS e di campo e la modellazione numerica morfodinamica. Il caso studio oggetto della ricerca è un tratto del fiume Tagliamento (Friuli Venezia Giulia) di circa 49 km impostato tra la stretta morfologica di Pinzano e la località  San Mauro, coincidente grossomodo con il cosiddetto Medio Tagliamento. Attraverso l'applicazione di tecniche GIS, rilievi topografici e rilievi geomorfologici è stato possibile ricostruire con elevato dettaglio le variazioni manifestate negli ultimi 200 anni dall'alveo del fiume Tagliamento. La quantificazione degli impatti antropici ha permesso di evidenziare i legami diretti causa-effetto esistenti con i processi di restringimento ed incisione avviati durante la prima metà  del '900, cresciuti per intensità  fino agli anni '90 e seguiti da una recente fase di recupero morfologico. Al fine di supportare e completare le valutazioni emerse da quest'analisi storica, è stata intrapresa una via d'indagine morfologica alternativa modellistico-numerica. Le scale spazio-temporali interessata dall'analisi GIS (Geographic Information System) e di campo hanno vincolato la scelta ad un modello in grado di simulare ampi periodi temporali per contesti con dimensioni assimilabili a quelle del tratto studio. La scelta è ricaduta su un modello morfodinamico a schema cellulare denominato CAESAR (Cellular Automaton Evolutionary Slope And River model), appartenente alla classe di modelli cosiddetti a "complessità  ridotta" (Reduced Complexity Models, RCM). La tipologia stessa del modello ha richiesto che fosse affrontata, in via preliminare alla sua calibrazione e validazione, un'approfondita analisi di sensitività . In seguito alla sua validazione il modello è stato applicato per un calcolo a scala di tratto del bilancio di sedimenti e per l'implementazione di una strategia "what-if scenarios". E' stato così possibile far emergere la significativa variabilità  longitudinale del trasporto al fondo effettivo medio annuo, l'influenza dell'attività  erosiva laterale sulla dinamica complessiva dei sedimenti e la scarsa rilevanza sulle tendenze evolutive planimetriche della variazione di apporto solido in ingresso al tratto studio. L'integrazione delle valutazioni numeriche e di analisi classica ha permesso di isolare le cause antropiche alla base delle variazioni morfologiche storiche e di esprimere valutazioni quantitativamente e concettualmente più fondate sulla possibile evoluzione morfologica futura del fiume Tagliamento.
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CREMONA, Maria Giovanna. "STRATEGIE DI SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE LITICHE NELLA PRIMA PARTE DELL’EPIGRAVETTIANO RECENTE DELL’ITALIA NORD-ORIENTALE. ANALISI TECNO-TIPOLOGICA DI UN LIVELLO PROVENIENTE DALL’AREA INTERNA DEL SITO DI RIPARO TAGLIENTE: L’UNITA’ STRATIGRAFICA 13A ALFA." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389357.

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Abstract:
This research aims at contributing to reconstruction of lithic resources exploitation strategies and technical systems in the first part of the Late Epigravettian when the Southern slop of the Alps was progressively repopulated, at the end of the last glacial period. The methodology applied is based on a techno-economical, typological and spatial analysis of the lithic assemblage from Stratigraphic Unit 13a alfa in the site of Riparo Tagliente, Stallavena di Grezzana, Verona. S.U. 13a alfa (excavated between 1980 and 1990) was located in the inner area of the rock-shelter and extended over a surface of about 18 m². It is chronologically referred to the first part of the Late Glacial (Ancient Dryas) as it has been recently confirmed by a radiometric date (13.986 ± 60 years BP - LTL4441A - i.e. 17.100 – 16.300 years cal. BP). This layer is thus attributed to the “Epigravettiano recente” according to the cultural definition established by Broglio (1997). The lithic assemblage which was examined amounts to a total of 15.590 artefacts, of which 13780 débitage products and by-products, 1620 retouched pieces and 190 cores. The industry is obtained from local raw materials (Lessini area), with a dominance of the flints from the Biancone formation, which is the most abundant in the surrounding area, and lower percentages of other types (Scaglia Variegata, Calcari oolitici, Scaglia Rossa and Eocenic flints). The observation of natural surfaces suggests that provisioning took place preferably either in the debris deposits situated at the base of the flint veins within the Jurassic and Triassic layers or in the soils and karst pits which can be found at the top of the Lessini plateau; although abundant quantities of flint nodules were available in the riverbed of the Progno di Valpantena running in front of the site, these were used in much lower percentages. The technological analysis has allowed to recognise three main technical projects: blades (lenght > 60 mm), bladelets (length between 35 and 60 mm) and microbladelets, (length < a 35 mm). The bladelet project is the best represented one. The presence of a secondary project for the extraction of flakes (centripetal scheme) is also documented. The laminar/lamellar production is not standardised as far as width is concerned, and varies according to the different methods employed. Each category of product (blades, bladelets and microbladelets, respectively) was obtained through an independent reduction sequence; nonetheless some “mixed schemes” which testify the transition from blades to bladelets production and from bladelets to microbladelets have also been recognised. The three main sequences (blades, bladelets and microbladelets) identified were carried out by different methods of reduction: mainly frontal - both large and narrow - for blades (probably aimed at obtaining two different types of products: elongated blades and laminar blades); frontal - both large and narrow - with some cases of natural edges starting schemes passing to semi-tournant exploitations for both bladelets and micro-bladelets. The latter two result in a wide range of products with variable widths. Unidirectional exploitations are dominant (with either one flaking surface or – more rarely - two adjacent surfaces passing to semitournant exploitation schemes); bidirectional and orthogonal re-orientations, over the same or new surfaces, are rarer. All the range of primary products (blades, bladelets and microbladelets) were selected for the manufacturing of backed points, back bladelets, borers and truncated backed bladelets. Among backed points and back bladelets three different dimensional classes have been identified (large, medium and small), probably corresponding to different functional roles. Scrapers on blades, points and, secondarily, end-scrapers are obtained from laminar products especially from the largest ones; burins, endscrapers, scrapers and denticulates from maintenance and initialising by-products; short end-scrapers, scrapers, backed flakes and denticulates from flakes. 1620 retouched items have been identified (corresponding to 1662 primary types including double tools) by typological analysis (Laplace 1968). “Differentiated backed tools” are the most numerous (1037, 819 of which are fragments). End-scrapers (167) are slightly prevailing over burins (153) while the “substratum” (279) is dominated by denticulates. Among “differentiated backed tools”, borers are prevailing and they are followed by backed bladelets and backed points (although pointed fragmented elements are more numerous) and truncated backed bladelets (mostly characterised by piquant-trièdres). Some backed pieces with a cran are also present. It seems that some of the ratios between the different typological families/groups, i.e. the dominance of fragmented backed pieces, borers and endscrapers, are essentially connected to functional aspects whereas others could have a cultural significance, namely: a) the dominance of simple burins and long frontal endscrapers within each family, respectively; b) the low rates of truncated backed bladelets with respect to backed points and backed bladelets; c) the persistence of some backed pieces with a cran. At the present state of research, the typological and technological features delineated for S.U. 13a alfa are the most detailed available for the most ancient part of the recent Epigravettian in north-eastern Italy. In fact, the deposits of the lower part of the Epigravettian sequence of Riparo Tagliente, to which S.U. 13a alfa belongs, are the only one documented in the area for this period, representing the first traces of re-occupation of the southern slope of the Alps after deglaciation. Their description will thus enable to trace an outline of the evolution of lithic technical systems in the area between the ancient phase of the Epigravettian and the best known mid-final part of the recent phase. To conclude, the results obtained from the elaboration (with GIS systems) of spatial data of the different categories of lithic artefacts and the comparison with the distribution maps of the other remains (fauna, ochre and marine shells) allow to qualify S.U. 13a alfa as a polyfunctional area (where different activities were carried out: from blanks production to blanks transformation, from the manufacturing of complex tools and replacing of broken armatures to several subsistence activities) which was probably derived from a palimpsest of several occupation phases in the site.
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Gnucci, Valentina. "Metodi speditivi per la valutazione del comportamento strutturale di edifici intelaiati in c.a. mediante l'applicazione di reti neurali. Studio dell'influenza delle caratteristiche meccaniche e geometriche: scelta dei parametri di analisi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Lo studio in oggetto è volto a ricercare una metodologia speditiva per la valutazione della vulnerabilità sismica di edifici in calcestruzzo armato che permetta al tecnico di conoscere i principali parametri di risposta sismica dell’edificio in poco tempo e con un buon grado di affidabilità. La metodologia studiata si fonda su una raccolta di dati da un numero molto elevato di edifici presi come casi di studio, di cui per ognuno si costruisce un modello per mezzo di un software strutturale e si ricavano i parametri di risposta sismica. Con questa base di dati si istruisce una rete neurale artificiale appositamente creata, da cui l’utilizzatore finale inserendo alcuni parametri che caratterizzano il suo edificio, potrà ricavare in pochi passaggi, i dati sulla risposta sismica con un buon grado di approssimazione rispetto ai dati ottenuti mediante valutazione approfondita. Altri due elaborati di tesi sviluppati in precedenza sul tema hanno evidenziato l’esigenza di un approfondimento dello studio, ridefinendo i parametri di analisi, cambiando la tipologia dei modelli usati per la base di dati e la tipologia di analisi sismica e creando una nuova rete neurale più performante. Come software per la modellazione è stato scelto SAP 2000 della CSI – Italia Srl un programma di calcolo agli elementi finiti pensato per l’ingegneria civile e la risposta sismica è stata valutata mediante un’analisi statica non lineare (Pushover). Per la creazione dei modelli e per la scelta dei nuovi parametri di analisi che andavano ottimizzati è nata la necessità di andare a studiare un caso concreto al fine di approfondire la conoscenza dell’edilizia residenziale in calcestruzzo armato nei vari periodi storici. Sono state così gettate le basi per un’analisi tipologica dell’edilizia residenziale in calcestruzzo armato, unica nel suo genere e dagli sviluppi molto interessanti.
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Russo, Giulio. "Metodi speditivi per la valutazione del comportamento strutturale di edifici intelaiati in c.a. mediante l'applicazione di reti neurali. Studio dell'influenza delle caratteristiche meccaniche e geometriche: analisi e valutazione dei risultati." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Lo studio in oggetto è volto a ricercare una metodologia speditiva per la valutazione della vulnerabilità sismica di edifici in calcestruzzo armato che permetta al tecnico di conoscere i principali parametri di risposta sismica dell’edificio in poco. La metodologia studiata si fonda su una raccolta di dati da un numero molto elevato di edifici presi come casi di studio, di cui per ognuno si costruisce un modello per mezzo di un software strutturale e si ricavano i parametri di risposta sismica. Con questa base di dati si istruisce una rete neurale artificiale appositamente creata, da cui l’utilizzatore finale inserendo alcuni parametri che caratterizzano il suo edificio, potrà ricavare in pochi passaggi, i dati sulla risposta sismica con un buon grado di approssimazione rispetto ai dati ottenuti mediante valutazione approfondita. Altri due elaborati di tesi sviluppati in precedenza sul tema hanno evidenziato l’esigenza di un approfondimento dello studio, ridefinendo i parametri di analisi, cambiando la tipologia dei modelli usati per la base analitico-statistica e la tipologia di analisi sismica e creando una nuova rete neurale più performante. L’osservazione e la valutazione dei risultati ottenuti dalla modellazione e dalla rete neurale sono i temi principali di questo elaborato. Sono stati utilizzati i seguenti Software: SAP 2000 della CSI – Italia Srl, necessario all’analisi statica non lineare dei casi studiati (Pushover). Sulle risposte fornite dalla modellazione si è svolta un’indagine al fine di evidenziare quale parametro fosse maggiormente incidente in termini di vulnerabilità sismica di un edificio; per quanto riguarda lo sviluppo della rete, lo studio elaborato sulla sua struttura e sugli algoritmi di apprendimento ha portato a nuovi approfondimenti volti a migliorarne l’accuratezza nei risultati in uscita. Infine, si è giunti alla validazione della rete neurale, ottenuta testando il suo comportamento e la sua precisione.
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Aquilino, Martina. "Trasformazioni architettoniche e urbane in Romagna in età Fascista. Il caso di Castrocaro e della sua Casa del Fascio." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Oggetto della presente Tesi è la tipologia delle Case Littorie o del Fascio: una delle architetture che – insieme ad altre legate all’educazione ed alla vita sociale, come le Case del Balilla e della Gioventù Italiana del Littorio, le colonie, le sedi dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia – costituirono nell’Italia tra le due guerre una fitta rete capace di estendersi capillarmente dalle grandi città ai piccoli centri fino alle zone rurali, materializzando con immediata efficacia la concreta e pervasiva presenza del Partito Nazionale Fascista in tutto il territorio nazionale. Un ricco e variegato patrimonio architettonico, la conoscenza e la sopravvivenza del quale spesso trovano diversi ostacoli proprio a causa del controverso e “dissonante” valore ideologico. In particolare, l’analisi è incentrata sul progetto per la Casa del Fascio di Castrocaro (FC), che rappresenta un caso esemplare della tipologia delle Case di medio-piccole dimensioni in contesti rurali, largamente diffusa su tutto il territorio nazionale. Un primo obiettivo della ricerca è la ricostruzione storica delle vicende progettuali, del contesto e delle trasformazioni che ha subito la Casa del Fascio di Castrocaro: tramite la ricerca archivistica e storico-documentaria, si è arrivati alla comprensione storica e filologica dell’edificio e del suo contesto, grazie al ritrovamento e all’esame di una documentazione quasi completamente inedita in diversi archivi locali e nazionali. Il secondo obiettivo è l’analisi finalizzata alla comprensione architettonica e materica dell’edificio attuale, grazie alla realizzazione del rilievo dell’edificio attuale, che ha portato all’elaborazione di un modello virtuale. Intersecando le informazioni delle due fasi è stato infine possibile arrivare alla ricostruzione del progetto originale e alla comprensione dell’identità storica e architettonica dell’edificio, premessa fondamentale e necessaria per la sua valorizzazione e il suo riuso.
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SPADOLA, GIORGIO. "CARATTERIZZAZIONE DELLA MICOFLORA ASSOCIATA AI PRODOTTI CARNEI STAGIONATI SUINI CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA PRESENZA DI PENICILLIUM NORDICUM ED AL SUO BIOCONTROLLO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2474.

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Abstract:
Penicillium nordicum è un importante contaminante di salumi, rappresentanando il 10 % e il 26 % della popolazione di Penicillium spp . isolati , rispettivamente dall'aria e dai prodotti carnei stagionati in un'indagine gestita in Italia ( Battilani et al. , 2007). Diverse colonie di P. nordicum isolate dai salumi hanno dimostrato di essere importanti produttori di ocratossina A , OTA ( Sansom e Frisvad , 2004 . Pietri et al, 2006 ; . Battilani et al , 2010). Attualmente, l'impostazione appropriata delle condizioni ambientali (temperatura, umidità relativa e circolazione dell'aria ), è l'unico strumento accettato per impedire la crescita incontrollata di P. nordicum all'interno degli impianti di stagionatura attraverso una accurata analisi dei punti critici di controllo e l’ideazione di un relativo piano HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) ben struttutato ( Asefa et al , 2011; Virgili et al , 2012). Anche se il sistema HACCP è stato applicato con successo nel settore alimentare ci sono rischi per la sicurezza alimentare non attentamente considerati. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda i rischi micotossigeni associati ai prodotti alimentari di origine animale. Il termine "rischi micotossigeni" è utilizzato da Asefa et al. ( 2011) per descrivere lieviti patogeni e metaboliti secondari tossici prodotti da specie fungine tossigene che contaminano i prodotti alimentari e incidono sulla sicurezza alimentare. La maggior parte dei piani HACCP nelle attività di trasformazione alimentare, come ad esempio la produzione di formaggi e di prodotti carnei stagionati, tiene in considerazione principalmente il rischio derivante da agenti batterici (Arvanitoyannis e Mavropoulos, 2000; Barbuti e Parolari, 2002) anche se tali prodotti alimentari vengono spesso contaminati da funghi micotossigeni e dai loro metaboliti (Spotti et al 1989; Spotti et al , 2001a; Battilani et al 2007). Pertanto, dovrebbe essere cruciale definire un piano HACCP specificamente incentrato sui rischi micotossigeni. L'identificazione, il controllo e la standardizzazione della micoflora superficie dei salumi è fondamentale per preservare la sicurezza delle produzioni e la salute dei consumatori . Questo è il contesto in cui deve essere valutata l’efficacia e l’affidabilità per l’identificazione delle popolazioni di Penicillium spp di interessante per la produzione alimentare. In questo contesto , il progetto di ricerca di questa tesi di dottorato ha cercato di approfondire le conoscenze su tali tematiche con l'intento di limitare il rischio micotossigeno nella catena di produzione dei prodotti carnei stagionati. Sono stati affrontati i seguenti argomenti: 1 . studio della composizione e dinamica della microflora fungina presente sulla superficie dei salumi (prodotto testato, salame) e l'aria di ambienti di stagionatura tenendo conto dell'influenza di alcuni parametri di processo (inoculo starter, temperatura, fase produttiva). 2 . sviluppo di un metodo MALDI TOF MS per l'identificazione di Penicilium a livello di specie per le prospettive future di screening diretti della microflora presente sui salumi. 3 . confronto e integrazione di diverse tecniche, come l'analisi morfologica, l’analisi molecolare e l’analisi tramite spettrometria di massa, per l'identificazione delle specie di Penicillium presenti nei salumi. 4 . valutazione dei lieviti selezionati, isolati dalla superficie di prosciutto crudo, per competere con P. nordicum ed inibire l'accumulo di OTA nella prospettiva del loro uso come starter superficiali con funzione di agenti di biocontrollo.
Penicillium nordicum is an important contaminant of cured meat products, representing 10% and 26% of the Penicillium spp. isolated, respectively, from the air or the products in a survey managed in Italy (Battilani et al., 2007). Several P. nordicum cured meat isolates proved to be important producers of ochratoxin A, OTA (Sansom and Frisvad, 2004; Pietri et al., 2006; Battilani et al., 2010). Currently, the appropriate setting of environmental conditions (temperature, relative humidity and air circulation), is the only accepted tool to prevent the uncontrolled growth of P. nordicum inside dry-curing plants through a carefully structured Hazard Analysis Critical Control Point (HACCP) plan (Asefa et al., 2011; Virgili et al., 2012). Even if the HACCP system has been successfully applied in the food industry, there are food safety hazards not carefully considered. This is especially true with regard to mycotoxigenic hazards associated with animal food products. The term “mycotoxigenic hazards” is used by Asefa et al. (2011) to describe pathogenic yeasts and toxic secondary metabolites of toxigenic moulds that contaminate food products and affect food safety. Most HACCP plans in food processing activities, such as the production of cheese and dry-cured meat products, considered mainly bacterial agents (Arvanitoyannis and Mavropoulos, 2000; Barbuti and Parolari, 2002), even if such food products get often contaminated with mycotoxigenic fungi and their metabolites (Spotti et al 1989; Spotti et al., 2001a; Battilani et al 2007). Therefore, it should be crucial to define a HACCP plan specifically focused on the mycotoxigenic hazards. The identification, control and standardization of the surface mycoflora of cured meat products is mandatory to preserve the productions safety and the consumers health. This is the context of the effectiveness and reliability evaluation for the Penicillium spp. identification methods of interesting species for food production. In this context, the research project of this PHD thesis tried to fill some gaps of knowledge with the attempt to limit the mycotoxigenic risk in the cured meat products chain. The following topics were faced: 1. study of the composition and dynamic of fungal microflora present on the surface of cured meat products (salami) and the air of seasoning environments taking into account the influence of some process parameters (starter inoculum, curing temperature, stage of seasoning). 2. development of a MALDI TOF MS method for the identification of Penicilium at species level for future direct screening perspectives of the microflora present on cured meat products. 3. comparison and integration of different techniques, as morphological, molecular and mass spectral analysis, for the identification of Penicillium species in cured meat products. 4. evaluation of selected yeasts, isolated from dry-cured ham surface, to compete with P. nordicum and to inhibit OTA accumulation in the perspective of their use as surface starter biocontrol agents.
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SPADOLA, GIORGIO. "CARATTERIZZAZIONE DELLA MICOFLORA ASSOCIATA AI PRODOTTI CARNEI STAGIONATI SUINI CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA PRESENZA DI PENICILLIUM NORDICUM ED AL SUO BIOCONTROLLO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2474.

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Abstract:
Penicillium nordicum è un importante contaminante di salumi, rappresentanando il 10 % e il 26 % della popolazione di Penicillium spp . isolati , rispettivamente dall'aria e dai prodotti carnei stagionati in un'indagine gestita in Italia ( Battilani et al. , 2007). Diverse colonie di P. nordicum isolate dai salumi hanno dimostrato di essere importanti produttori di ocratossina A , OTA ( Sansom e Frisvad , 2004 . Pietri et al, 2006 ; . Battilani et al , 2010). Attualmente, l'impostazione appropriata delle condizioni ambientali (temperatura, umidità relativa e circolazione dell'aria ), è l'unico strumento accettato per impedire la crescita incontrollata di P. nordicum all'interno degli impianti di stagionatura attraverso una accurata analisi dei punti critici di controllo e l’ideazione di un relativo piano HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) ben struttutato ( Asefa et al , 2011; Virgili et al , 2012). Anche se il sistema HACCP è stato applicato con successo nel settore alimentare ci sono rischi per la sicurezza alimentare non attentamente considerati. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda i rischi micotossigeni associati ai prodotti alimentari di origine animale. Il termine "rischi micotossigeni" è utilizzato da Asefa et al. ( 2011) per descrivere lieviti patogeni e metaboliti secondari tossici prodotti da specie fungine tossigene che contaminano i prodotti alimentari e incidono sulla sicurezza alimentare. La maggior parte dei piani HACCP nelle attività di trasformazione alimentare, come ad esempio la produzione di formaggi e di prodotti carnei stagionati, tiene in considerazione principalmente il rischio derivante da agenti batterici (Arvanitoyannis e Mavropoulos, 2000; Barbuti e Parolari, 2002) anche se tali prodotti alimentari vengono spesso contaminati da funghi micotossigeni e dai loro metaboliti (Spotti et al 1989; Spotti et al , 2001a; Battilani et al 2007). Pertanto, dovrebbe essere cruciale definire un piano HACCP specificamente incentrato sui rischi micotossigeni. L'identificazione, il controllo e la standardizzazione della micoflora superficie dei salumi è fondamentale per preservare la sicurezza delle produzioni e la salute dei consumatori . Questo è il contesto in cui deve essere valutata l’efficacia e l’affidabilità per l’identificazione delle popolazioni di Penicillium spp di interessante per la produzione alimentare. In questo contesto , il progetto di ricerca di questa tesi di dottorato ha cercato di approfondire le conoscenze su tali tematiche con l'intento di limitare il rischio micotossigeno nella catena di produzione dei prodotti carnei stagionati. Sono stati affrontati i seguenti argomenti: 1 . studio della composizione e dinamica della microflora fungina presente sulla superficie dei salumi (prodotto testato, salame) e l'aria di ambienti di stagionatura tenendo conto dell'influenza di alcuni parametri di processo (inoculo starter, temperatura, fase produttiva). 2 . sviluppo di un metodo MALDI TOF MS per l'identificazione di Penicilium a livello di specie per le prospettive future di screening diretti della microflora presente sui salumi. 3 . confronto e integrazione di diverse tecniche, come l'analisi morfologica, l’analisi molecolare e l’analisi tramite spettrometria di massa, per l'identificazione delle specie di Penicillium presenti nei salumi. 4 . valutazione dei lieviti selezionati, isolati dalla superficie di prosciutto crudo, per competere con P. nordicum ed inibire l'accumulo di OTA nella prospettiva del loro uso come starter superficiali con funzione di agenti di biocontrollo.
Penicillium nordicum is an important contaminant of cured meat products, representing 10% and 26% of the Penicillium spp. isolated, respectively, from the air or the products in a survey managed in Italy (Battilani et al., 2007). Several P. nordicum cured meat isolates proved to be important producers of ochratoxin A, OTA (Sansom and Frisvad, 2004; Pietri et al., 2006; Battilani et al., 2010). Currently, the appropriate setting of environmental conditions (temperature, relative humidity and air circulation), is the only accepted tool to prevent the uncontrolled growth of P. nordicum inside dry-curing plants through a carefully structured Hazard Analysis Critical Control Point (HACCP) plan (Asefa et al., 2011; Virgili et al., 2012). Even if the HACCP system has been successfully applied in the food industry, there are food safety hazards not carefully considered. This is especially true with regard to mycotoxigenic hazards associated with animal food products. The term “mycotoxigenic hazards” is used by Asefa et al. (2011) to describe pathogenic yeasts and toxic secondary metabolites of toxigenic moulds that contaminate food products and affect food safety. Most HACCP plans in food processing activities, such as the production of cheese and dry-cured meat products, considered mainly bacterial agents (Arvanitoyannis and Mavropoulos, 2000; Barbuti and Parolari, 2002), even if such food products get often contaminated with mycotoxigenic fungi and their metabolites (Spotti et al 1989; Spotti et al., 2001a; Battilani et al 2007). Therefore, it should be crucial to define a HACCP plan specifically focused on the mycotoxigenic hazards. The identification, control and standardization of the surface mycoflora of cured meat products is mandatory to preserve the productions safety and the consumers health. This is the context of the effectiveness and reliability evaluation for the Penicillium spp. identification methods of interesting species for food production. In this context, the research project of this PHD thesis tried to fill some gaps of knowledge with the attempt to limit the mycotoxigenic risk in the cured meat products chain. The following topics were faced: 1. study of the composition and dynamic of fungal microflora present on the surface of cured meat products (salami) and the air of seasoning environments taking into account the influence of some process parameters (starter inoculum, curing temperature, stage of seasoning). 2. development of a MALDI TOF MS method for the identification of Penicilium at species level for future direct screening perspectives of the microflora present on cured meat products. 3. comparison and integration of different techniques, as morphological, molecular and mass spectral analysis, for the identification of Penicillium species in cured meat products. 4. evaluation of selected yeasts, isolated from dry-cured ham surface, to compete with P. nordicum and to inhibit OTA accumulation in the perspective of their use as surface starter biocontrol agents.
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BIAGINI, CARLO. "Dalla lettura tipologica e manualistica al progetto di recupero. Metodi e strumenti per la valutazione della trasformabilità dell'edilizia ospedaliera storica." Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/1008128.

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Abstract:
La ricerca ha individuato quale ambito di indagine il tema della trasformabilità degli edifici esistenti, affrontato negli aspetti sia metodologici che più generali di valorizzazione delle risorse storico-culturali delle preesistenze. Il problema generale è quello di valutare la compatibilità di due categorie di fattori: da un lato le prestazioni offerte dall’edificio correlate ad uno specifico assetto tipo-morfologico; dall’altro i requisiti richiesti dalle nuove destinazioni d’uso ipotizzabili in ordine agli aspetti di sicurezza, fruibilità e benessere del sistema ambientale. Nel quadro delle dismissioni del capitale sociale ottocentesco avvenuto a partire dagli anni ’70, l’edilizia ospedaliera rappresenta un caso emblematico in cui il problema della trasformabilità si pone in maniera evidente nelle sue molteplici valenze, sia per l’entità del patrimonio disponibile, che per la difficoltà di prefigurare nuovi usi in rapporto alle istanze emergenti dal corpo sociale. La prima fase di ricerca è quindi afferita al tema della lettura tipologica della preesistenza, nella quale oltre ad aver assunto i tradizionali metodi di indagine, si è ritenuto necessario approfondire i rapporti che l’oggetto dell’analisi era venuto istaurando al momento della sua edificazione con il contesto tecnico-culturale del proprio tempo, al fine di dare corpo ad un’idea di realtà costruita in accordo con le prospettive della “cultura materiale”. La fase successiva ha previsto l’individuazione di casi studio, che sono stati indagati attraverso un percorso di conoscenza, guidato dal rilievo architettonico, esperito attraverso metodologie di rilevamento diretto e strumentale. In tale ambito è stata affrontata la “storia della costruzione” di questi edifici, analizzata in tutte le fasi del processo realizzativo (dalla programmazione alla esecuzione attraverso il progetto), in quanto considerata non solo un momento di approfondimento culturale, ma strumento prezioso per l’acquisizione di elementi di giudizio, sui quali fondare l’esperienza progettuale per il recupero della preesistenza. A tal fine ha avuto una grande rilevanza nella ricerca lo studio della letteratura tecnica (manuali, riviste, periodici, ecc.) e di altre fonti documentarie dirette (capitolati, contratti, elenco dei prezzi di lavorazioni, ecc.), in quanto hanno permesso di riscoprire non solo le “regole dell’arte”, ma soprattutto il “ragionamenti” che sottendevano il processo progettuale. Nell’800 per l’edilizia ospedaliera si definiscono per la prima volta nuovi approcci progettuali di tipo multidisciplinare, in cui il campo operativo dell’”Architettura Pratica” si estende anche alle aree di ricerca delle scienze mediche, dell’igiene e dell’ingegneria sanitaria con rilevanti implicazioni a livello tipologico. La fase conclusiva della ricerca ha previsto l’applicazione delle metodologie di valutazione della trasformabilità delle preesistenze storiche al caso dell’ex-ospedale psichiatrico “V. Chiarugi” in San Salvi a Firenze.
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GAROTTI, CRISTINA. "La costruzione del sistema urbano della “Romandìola”. Analisi dei modelli insediativi, morfotipologici e delle relazioni strutturali tra i centri." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/2158/592719.

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BARLOZZINI, BARBARA. "Analisi morfologica e molecolare della popolazione toscana di Cistus laurifolius L." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/799654.

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Abstract:
Alcune specie del genere Cistus non sono state ancora ben caratterizzate dal punto di vista tassonomico. Fenomeni come la speciazione simpatrica,l’ibridazione o l’introgressione che si verificano con frequenza tra le specie di questo genere, talvolta rendono difficoltosa la classificazione basata solo su criteri morfologici e anatomici. Le biotecnologie molecolari in anni recenti sono diventate uno strumento indispensabile per l’identificazione e la distinzione delle specie animali e vegetali, ma esiste solo un numero esiguo di lavori nazionali e internazionali che utilizzano le tecnologie del DNA e dei marcatori molecolari sul genere Cistus. In particolare fino ad ora non erano stati sviluppati marcatori molecolari per la specie Cistus laurifolius L., endemica per il nostro territorio poiché presente a livello nazionale solo in Toscana, nel Comune di Pontassieve (Santa Brigida). Lo sviluppo di marcatori molecolari, nella fattispecie microsatelliti, nucleari, è servito per stimare la distanza genetica che esiste tra questa popolazione e la popolazione spagnola, e quindi per ipotizzare una possibile origine. Lo studio della specie nel suo complesso è stato anche supportato dall’analisi della variabilità morfologica fogliare tra i vari individui e dall’analisi dei metaboliti secondari prodotti dalla specie, componente volatile (oli essenziali) e non (polifenoli). La conoscenza molecolare, unita a un’approfondita analisi morfologica,è stata il punto di partenza per l’analisi d’ipotesi e messa a punto di piani per la protezione e salvaguardia e utilizzo sostenibile della popolazione italiana di Cistus laurifolius.
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Van, Heerden Helga Dieta. "L'Inferno e Ugone d'Alvernia: analisi morfologica di un testo cavalleresco e analisi comparativa di Alcuni inferni." Thesis, 1987. https://hdl.handle.net/10539/25828.

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Abstract:
A Dissertation submitted to the Faculty of Arts, University of the Witwatersrand, Johannesburg, for the degree of master of Arts.
This thesis examines a medieval text which forms part of Italian chevalric literature i.e. The story of Ugone d'Alvernia. Its original name was Huon d'Auvergne. Firstly the text will be examined from the historic angle and then from a more scientific point of view. It shows how the original "chanson de geste", written in French was brought by the French "jongleurs" into Italy and became initialized, producing a unique phenomenon, a linguistic mixture known as franco-venetian. This literature played a decisive part in the diffusion of the stories surrounding Charlemagne. Huon d'Auvergne was elaborated and extended by Andrea da Barberino (c. 1370-1432) and called La Storia di Ugone d' Alvernia (The story of Ugone Of Alvernia). Various descents into Hell are then examined , from both the classic and the Christian point of view. This examination leads on to the comparison of the two "Inferni" described by Andrea da Barberino in his two works La Storia di Ugone d' Alvernia and in Guerino il Meschino with the descent described by Dante in his Inferno. A morphological analysis of the text is then undertaken. It applies the theory propounded and used by Propp in his morphological analysis of some Russian fairy tales. According to the theory there are thirty-one "functions" which can be applied in such an analysis
Andrew Chakane 2018
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COMMODARI, ARIANNA. "L’occupazione romana e medievale nella pianura di Pisa. Analisi morfologica delle forme agrarie e urbane, e studio delle dinamiche paesaggistiche." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11573/1247163.

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Abstract:
La pianura di Pisa è situata nella Toscana nord-occidentale, a ridosso del delta del fiume Arno che, dopo aver percorso 241 km, sfocia nel mar Ligure a breve distanza dal centro urbano di Pisa. Differenti processi geomorfologici (erosione, trasporto, accumulo), prevalentemente condizionati dal sistema fluviale e marino (apporto sedimentario di origine fluviale, formazione del sistema deltizio, progradazione della linea di costa), nonché dall’intervento antropico, hanno condotto alla sua conformazione attuale. L’abbondanza di risorse naturali, in particolare delle risorse idriche, la collocazione geografica e l’accessibilità della pianura sono alcuni dei fattori che hanno favorito un’occupazione stabile e duratura sin dal Paleolitico inferiore. Le popolazioni che si sono succedute nel corso delle epoche storiche hanno tuttavia dovuto fronteggiare il carattere mutevole e dinamico della pianura, e in particolare modo la potenza dell’acqua, che ha rappresentato un’inestimabile risorsa quanto un imprevedibile pericolo. In particolare la ricerca svolta nell’ambito del dottorato si concentra sullo studio di due fasi storiche che sono state determinanti nel processo di formazione della pianura di Pisa: l’epoca romana e l’epoca medievale. Gli interventi realizzati all’epoca della colonizzazione augustea (I secolo a.C.) hanno trasformato la pianura, impattando il paesaggio rurale attraverso la realizzazione di una nuova pianificazione agraria, la centuriazione di Pisa, che ancora oggi struttura in maniera significativa la rete idrica, il reticolo viario e il sistema insediativo. Lo studio del processo di trasformazione e di trasmissione della griglia ortogonale richiede un’analisi approfondita dei fattori che, nel corso delle differenti fasi storiche, l’hanno resa “visibile”, in particolar modo durante l’epoca medievale caratterizzata dal “ritorno” di un potere centralizzato, quello del Comune di Pisa, in grado di esercitare un maggiore controllo sul territorio e sulle risorse idriche. La ricerca ambisce a ricostruire i caratteri principali e le differenti fasi evolutive del paesaggio centuriato nel corso dei secoli, implicando dunque uno studio approfondito delle dinamiche paleoambientali e paleoidrografiche che hanno interessato il contesto pisano ancor prima della colonizzazione romana. Per ottenere i risultati sperati è stato adoperato un approccio metodologico interdisciplinare e diacronico in grado di cogliere i fattori, naturali e antropici, che nel corso dei secoli hanno condizionato tale processo “costruttivo”. La lettura morfologica del parcellare urbano e agrario ha permesso il riconoscimento delle forme di organizzazione del paesaggio pisano, in particolar modo del reticolo centuriale e dei fenomeni di trasmissione e di deformazione dei suoi elementi costituenti. L’integrazione del database “stratigrafico”, arricchito da una campagna di carotaggi svolta nel corso del 2016 in collaborazione con altre università italiane, allo studio dei dati storico-archeologici, archivistici e planimetrici ha consentito di ottenere nuovi risultati relativi all’evoluzione pedosedimentaria e paleoidrografica del settore della pianura pisana investigato e di avanzare nuove ipotesi in merito allo scenario paleogeografico di epoca romana e alla sua evoluzione nel corso dei secoli successivi. Le indagini di superficie e di sottosuolo hanno permesso così di ricostruire la relazione esistente tra il sistema insediativo, le forme di sfruttamento e di gestione delle risorse, le trasformazioni paleoambientali e paleoidrografiche e la dinamica morfologica (modalità di trasmissione e/o trasformazione della trama centuriale) nella lunga durata, dimostrando che la centuriazione visibile nella sua versione “più aggiornata” è il risultato di un lungo e continuo processo di interazione uomo-ambiente.
The plain of Pisa, located in northwestern Tuscany, close to the Arno River’s delta, which flows into the Ligurian Sea near the town of Pisa after 241 km, is the result of different geomorphological processes (erosion, transport, accumulation). These are mainly conditioned by the fluvial and marine system (fluvial sedimentary accumulation, formation of the delta system, progradation of the coastline), as well as by human intervention, which together have led to its current formation. The abundance of natural resources, in particular water resources, the geographical location and the accessibility of the plain are some of the factors that have favoured a stable and lasting settlement since the Lower Palaeolithic. The populations that lived here over the course of the historical periods, however, had to face the changing and dynamic character of the plain, and in particular the force of the water, which represented an inestimable resource as well as an unpredictable danger. The research carried out during this PhD particularly focuses on the study of two historical phases that were crucial in the formation of the Pisa plain: the Roman and the medieval periods. The interventions carried out at the time of the Augustan colonization (I century BC) transformed the plain, impacting the rural landscape through the construction of a new agrarian system or the centuriation of Pisa, which still significantly structures the hydric network, the road network and the settlement system today. The transformation and transmission process of the orthogonal grid requires a developed analysis of the factors that have made it “visible” during different historical phases. This is especially true for the medieval period, which is characterised by the “return” of the Municipality of Pisa, a centralised power that was able to exercise greater control over territory and water resources. This research aims to reconstruct the main characteristics and the different evolutionary phases of the centuriated landscape over the centuries through the study of the palaeoenvironmental and palaeohydrographic dynamics that have affected Pisa even before Roman colonization. An interdisciplinary and diachronic methodological approach was applied in order to best identify and understand the natural and anthropic factors that have conditioned this “constructive” process over time. The morphological analysis of the urban and agrarian parcels allowed the recognition of the organisational forms of the Pisan landscape, in particular of the centurial grid and the phenomena of transmission and deformation of its constituent elements. The integration of the stratigraphic database (enriched by a coring campaign carried out in 2016 in collaboration with several Italian universities) with the historical-archaeological, archival and planimetric data has made it possible to obtain new results on the pedosedimentary and paleohydrographic evolution of the Pisan plain. It has also permitted us to propose new hypotheses on the paleogeography of the Roman period as well as its evolution over the centuries. Surface and subsoil surveys have made it possible to reconstruct the relationship between the settlement system, the forms of exploitation and management of resources, the palaeoenvironmental and palaeohydrographic transformations and the morphological dynamics (modes of transmission and/or transformation of the centurial grid) over the long term, demonstrating that the visible centuriation in its “most updated” version is the result of a long and continuous process of humanenvironment interaction.
La plaine de Pise, située au nord-ouest de la Toscane, près du delta de l’Arno qui, après 241 km, se jette dans la mer Ligure à une faible distance du centre urbain de Pise. Différents processus géomorphologiques (érosion, transport, accumulation), principalement conditionnés par le système fluvial et marin (apport sédimentaire d’origine fluviale, formation du système deltaïque, progradation de la ligne de côte), ainsi que par les interventions humaines qui ensemble ont mené à sa configuration actuelle. L’abondance des ressources naturelles, en particulier des ressources en eau, la localisation géographique et l’accessibilité de la plaine sont quelques-uns des facteurs qui ont favorisé un occupation stable et durable depuis le Paléolithique inférieur. Les populations qui se sont succédées au cours des époques historiques ont néanmoins dû faire face au caractère changeant et dynamique de la plaine, et en particulier à la force de l’eau, qui a représenté une ressource inestimable ainsi qu’un imprévisible danger. Les recherches menées en particulier dans le cadre du doctorat se concentrent sur l’étude de deux phases historiques cruciales dans le processus de formation de la plaine de Pise : l’époque romaine et l’époque médiévale. Les interventions réalisées lors de la colonisation augustéenne (Ier siècle av. J.-C.) ont transformé la plaine, modifiant en profondeur le paysage rural par la mise en oeuvre d’une nouvelle planification agraire, la centuriation de Pise, qui structure encore significativement le réseau hydraulique, le réseau routier et le système urbain. L’étude du processus de transformation et de transmission du réseau orthogonal nécessite une analyse approfondie des facteurs qui, au cours des différentes phases historiques, l’ont rendu “ visible ”, surtout pendant la période médiévale caractérisée par le “ retour ” d’un pouvoir centralisé, celui de la Commune de Pise, capable d’exercer un plus grand contrôle sur le territoire et les ressources hydriques. La recherche vise à reconstituer les principales caractéristiques et les différentes phases d’évolution du paysage centurié au cours des siècles, ce qui implique une étude approfondie des dynamiques paléoenvironnementales et paléohydrographiques qui ont affecté le contexte de Pise avant même la colonisation romaine. Pour obtenir les résultats attendues, une approche méthodologique interdisciplinaire et diachronique a été utilisée, capable de saisir les facteurs naturels et anthropiques qui, au cours des siècles, ont conditionné ce processus “ constructif ”. La lecture morphologique des parcelles urbaines et agraires a permis la reconnaissance des formes d’organisation du paysage de Pise, en particulier de la grille centuriée et des phénomènes de transmission et de déformation de ses éléments constitutifs. L’intégration des données stratigraphiques, enrichis par une campagne de carottages menée en 2016 en collaboration avec d’autres universités italiennes, aux résultats de l’étude historique-archéologique, archivistique et planimétrique, a permis d’obtenir de nouveaux résultats sur l’évolution pedosédimentaire et paléohydrographique de la plaine pisane étudié et de formuler des nouvelles hypothèses sur le scénario paléogéographique à l’époque romaine et son évolution pendant les siècles suivants. Les études de surface et de sous-sol ont ainsi permis de reconstituer la relation existante entre le système de peuplement, les formes d’exploitation et de gestion des ressources, les transformations paléoenvironnementales et paléohydrographiques et les dynamiques morphologiques (modalités de transmission et/ou de transformation de la trame centuriée) dans la longue durée, montrant que la centuriation visible dans sa version “ la plus actuelle ” est le résultat d’un processus long et continu d’interaction homme-environnement.
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DI, LORENZO CRISTINA. "Ceramica di produzione coloniale di VII e VI secolo a.C. dall'Edificio V di Francavilla Marittima (Cs): analisi, distribuzione ed interpretazione." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3117068.

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Abstract:
Il progetto di ricerca si pone come obiettivo lo studio della ceramica di produzione coloniale rinvenuta all’interno dell’Edificio V, uno dei cinque edifici che compongono l’area sacra ubicata sulla vetta del Timpone della Motta di Francavilla Marittima (CS). Il materiale ceramico analizzato, del tutto inedito e attualmente custodito presso i depositi del Museo Archeologico della Sibaritide, è stato rinvenuto durante le attività di scavo condotte tra il 1991 e il 2009 dall’équipe del Groningen Institute of Archaelogy (GIA). Al fine di avere una visione globale e allo stesso tempo minuziosa di un sito archeologico considerato nodo cruciale nel processo di acquisizione territoriale operato dai coloni achei durante la fondazione della vicina Sibari si è deciso di affrontare, accanto ad una disamina generale sia delle fonti storico-letterarie che mitologiche, uno studio relativo ad un inquadramento topografico dell’ intera area allo scopo di definire le evidenze archeologiche e materiali relative all’abitato, alla necropoli e all’area sacra. In particolare, una disamina articolata dei cinque Edifici ubicati sulla vetta del Timpone della Motta, ha permesso di comprendere le dinamiche insediamentali che, a partire dalla fine del secolo VIII a.C., risultano essere collegate indissolubilmente alle contingenze storiche della colonia achea di Sibari. Infatti tali fasi di vita susseguitesi sul Timpone Motta, dall’impianto del santuario greco - in concomitanza con la prima generazione dei coloni achei di Sibari- fino alla monumentalizzazione della prima metà del VI secolo a.C., hanno reso il santuario di Francavilla Marittima il maggiore polo cultuale della chora sibarita. In particolare, una trattazione più approfondita interamente dedicata alle successioni stratigrafiche pertinenti l’Edificio V ha evidenziato la presenza di diverse fasi di frequentazioni il cui arco cronologico è collocato nel Bronzo Medio (Edificio Va), si sussegue per tutta l’età arcaica con la sovrapposizione di tre edifici (Edificio Vb, Edificio Vc ed Edificio Vd) e prosegue sino agli inizi del V secolo a.C. (Edificio Ve). La successione stratigrafica si conclude con la realizzazione dell’ultimo edificio (Edificio Vf) corrispondente alla cosiddetta chiesetta bizantina. Lo studio sistematico del materiale ceramico, rinvenuto all’interno dell’Edificio V (fase Vc e Vd) la cui collocazione cronologica è compresa tra la fine del secolo VIII a.C. e i primi decenni del secolo VI a.C. (nello specifico nn. 253 frammenti di cui nn. 47 dall’Edificio Vc e nn. 206 dall’Edificio Vd) ha ben evidenziato i caratteri peculiari di una produzione che, analizzata come classe autonoma, si ispira per forma e sintassi decorativa a modelli propri della madrepatria e che, solo in un secondo momento, seguirà una produzione autonoma. L'attuazione di un rigoroso metodo di classificazione tipologica e morfologica ed uno studio legato ad aspetti connessi con la produzione hanno permesso la comprensione dei caratteri della produzione coloniale nell’area e di avanzare la proposta di ubicazione di un ergasterion per la produzione delle ceramiche funzionali strettamente connesse alle esigenze dell’Athenaion. Una ricerca, dunque, che si propone di fornire un piccolo tassello in più alla conoscenza di un edificio sacro la cui testimonianza di straordinario valore quale centro fondamentale per la comprensione delle dinamiche storiche, economiche e soprattutto culturali dell’intera area ci pare non possa prescindere dalla puntuale interpretazione delle tecniche e delle logiche artistiche delle produzioni dei manufatti locali in essa rinvenuti, le cui vicende storiche, economiche, di produzione e diffusione, sono strettamente connesse alle contingenze storiche della vicina colonia achea di Sibari.
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