Academic literature on the topic 'Analisi funzionali'

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Journal articles on the topic "Analisi funzionali"

1

Sergi, B., and G. Paludetti. "L’analisi della curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi può aiutare a predirre i risultati funzionali?" Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 2 (April 2016): 135–38. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-599.

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Abstract:
Il numero di interventi per otosclerosi è progressivamente diminuito nel corso degli ultimi 20 anni. Questa riduzione crea difficoltà sia al chirurgo esperto ma soprattutto a quello giovane che inizia il suo percorso di formazione. Abbiamo analizzato in maniera retrospettiva i risultati funzionali ottenuti dopo stapedotomia effettuati da un giovane chirurgo presso la Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico “A. Gemelli” di Roma. La tecnica impiegata è quella della stapedotomia con laser COe utilizziamo una protesi in teflon e titanio. I risultati funzionali sono stati valutati come riduzione della ipoacusia trasmissiva sulle frequenze comprese tra 250 e 4000 Hz all’ultimo esame eseguito durante il follow-up. L’analisi dei dati non ha evidenziato un momento in cui la curva di apprendimento possa essere considerata conclusa poiché ottimi risultati con una riduzione pressoché completa della ipoacusia trasmissiva si sono alternati con altri i cui risultati funzionali non sono stati altrettanto ottimi. In nessun caso si è comunque registrata una coclearizzazione dell’ipoacusia. Questa analisi supporta l’esistenza di una curva di apprendimento della chirurgia dell’otosclerosi senza però individuare un punto dopo il quale si possa prevedere che i risultati funzionali saranno tutti ottimi. La chirurgia dell’otosclerosi non dovrebbe essere effettuata all’inizio della pratica della chirurgia otologica, data l’aspettativa funzionale che il paziente ripone nell’intervento e la mancanza delle capacità chirurgiche necessarie.
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2

Mahieu, R., G. Colletti, P. Bonomo, G. Parrinello, A. Iavarone, G. Dolivet, L. Livi, and A. Deganello. "Head and neck reconstruction with pedicled flaps in the free flap era." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 6 (December 2016): 459–68. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1153.

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Abstract:
La trasposizione di lembi liberi microvascolari rappresenta oggi la procedura maggiormente diffusa nelle ricostruzioni del distretto testacollo. Tuttavia, non tutti i pazienti sono candidati ideali per ricostruzioni microvascolari, né tutti i difetti richiedono necessariamente lembi microvascolari per ottenere buoni risultati funzionali. Lo scopo di questo studio è quello di valutare se la ricostruzione di difetti del distretto testa-collo mediante lembi peduncolati sia inferiore alle ricostruzioni microvascolari in termini di complicanze, outcome funzionale e prognosi. In una coorte di pazienti consecutivi che sono stati sottoposti a resezione maggiore per carcinomi del distretto testa collo, abbiamo confrontato i dati delle ricostruzioni mediante lembi peduncolati con quelli delle ricostruzioni microvascolari. Tutti gli interventi sono stati eseguiti da un unico chirurgo dal 2006 al 2015. Sono stati inclusi un totale di 93 pazienti, la maggior parte dei quali affetti da carcinoma del cavo orale (n = 59), di cui 64 hanno subito ricostruzione tramite lembo peduncolato (69%). Nei due gruppi non si sono registrate differenze significative in termini di necrosi del lembo, complicanze ed outcome funzionale. L’analisi multivariata ha mostrato che le comorbidità preoperatorie rappresentano l’unico fattore significativo per il rischio di complicanze nella guarigione del lembo (p = 0,019). Nei due gruppi l’analisi di sopravvivenza e l’analisi di regressione proporzionale al rischio di recidiva di malattia o metastasi a distanza non hanno mostrato differenze significative. In questo studio retrospettivo di coorte, non randomizzato, i lembi peduncolati non sono risultati significativamente inferiori rispetto ai lembi liberi in termini complicanze, outcome e prognosi.
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Leone, C. A., P. Capasso, D. Topazio, and G. Russo. "Supracricoid laryngectomy for recurrent laryngeal cancer after chemoradiotherapy: a systematic review and meta-analysis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 6 (December 2016): 439–49. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1063.

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Abstract:
La recidiva e la persistenza del cancro della laringe dopo radioterapia rappresentano eventi insidiosi, i cui tassi di incidenza variano dal 13% al 36%. L’intervento di laringectomia sopracricoidea (LSC), con cricoioidopessia (CIP) o cricoioidoepiglottopessia (CIEP), è in grado di garantire risultati oncologici e funzionali affidabili per i pazienti selezionati affetti da carcinoma glottico o sopraglottico, sia in caso di neoplasia primitiva che di recidiva. La presente metanalisi ha lo scopo di valutare i parametri oncologici e funzionali nei pazienti trattati con LSC per recidiva di carcinoma squamocellulare della laringe dopo fallimento di radioterapia. La ricerca è stata effettuata sui databases MEDLINE, PubMed ed EMBASE (da gennaio 1990 a dicembre 2015, solo in lingua inglese). Per la metanalisi è stato impiegato il metodo DerSimonian e Laird con effetto “midex random”; l’eterogeneicità è stata misurata mediante I. Sono stati inclusi nella ricerca 276 articoli, tra i quali ne sono stati selezionati 14 per la metanalisi, per un totale di 291 pazienti. L’analisi statistica ha mostrato una sopravvivenza globale (OS) a 5 anni del 80,2% (IC 0,719-0,885; I= 62%; p = 0,003) e una sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 5 anni del 89,5% (IC 0,838-0,952; I= 52%; p = 0,022). Le indicazioni chirurgiche per una LSC dopo fallimento di radioterapia non cambiano rispetto a quelle adottate per pazienti con tumore primitivo. Pertanto, è stato ipotizzato che l’attenta valutazione dell’estensione del tumore, in caso di recidiva, potrebbe essere responsabile dell’alto tasso di OS e DFS a 5 anni. Per quanto riguarda i parametri di valutazione funzionale precoce postoperatoria, il tempo medio di decannulazione è stato di 35,6 giorni (IC 24,3-46,9; I= 95%; p < 0,001), mentre il tempo medio di rimozione del sondino naso-gastrico (SNG) o della gastrostrostomia percutanea endoscopica (PEG) è stato di 28,3 giorni (IC 22,7-33,8; I= 86%; p <= 0.001). Questi dati sono in accordo con gli Autori che preferiscono la rimozione precoce del sondino nasogastrico. In tal modo si può riprendere l’alimentazione orale quando è ancora presente il tubo endotracheale a protezione delle vie aree e permettere l’aspirazione degli eventuali residui alimentari.
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Iacobellis, Luigi. "La tassazione dei redditi delle donne ed il principio di uguaglianza tributaria: la leva impositiva per la realizzazione e promozione dell'equità fiscale di genere." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 2 (October 2021): 82–94. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-002006.

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Abstract:
In uno scenario mondiale aggravato dalla situazione pandemica e caratterizzato dall'acuirsi delle disuguaglianze, il tema delle differenze di genere assume un ruolo di assoluta centralità. Analizzati i principali elementi del gender gap e del differenziale retributivo di genere, anche in ragione dei più recenti studi ed analisi statistiche, nel contributo si è inteso indagare in diritto la possibilità di introdurre una tassazione di vantaggio per le donne, nel rispetto dei limiti imposti dal diritto unionale, dai fondamenti del sistema tributario italiano e dal principio di uguaglianza tributaria sancito dalla nostra Carta costituzionale. De jure condendo vengono valutate le possibili strategie, funzionali anche al quadro post-pandemico, che l'ordinamento tributario potrà adottare per il raggiungimento di una equità fiscale di genere, illustrando potenzialità e criticità della leva impositiva per ridurre e contrastare il gender gap attraverso una rimodulazione del sistema di tassazione dei redditi delle donne.
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5

Tammaro, Ciro. "La potestà giurisdizionale del magistrato inquisitore e l’editto di fede quale momento instaurativo dell’actio poenalis nella procedura canonica medievale per inquisitionem." Ius Canonicum 54, no. 108 (November 1, 2014): 701–21. http://dx.doi.org/10.15581/016.54.682.

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Abstract:
L’articolo introduce la tematica attraverso considerazioni preliminari a proposito del quadro storico, sociale ed ecclesiale di riferimento in epoca medievale. Dopo alcune considerazioni circa la caratteristiche canoniche, strutturali e funzionali, della giurisdizione inquisitoria, in seguito vi è un’approfondita analisi circa il ruolo del giudice in tale giurisdizione, come parte attiva nell’ambito dell’actio poenalis. Successivamente, lo studio indaga a proposito del mandato pontificio, quale fonte della giurisdizione inquisitoria, e delle sue caratteristiche principali. Seguono alcune osservazioni circa il concorso tra giurisdizione penale episcopale ed inquisitoria in un determinato territorio. Vengono successivamente formulate alcune osservazioni circa la natura intrinsecamente personale della giurisdizione inquisitoria, della potestà dell’inquisitore quale potestà soggettiva autonoma sul territorio, nonché dei criteri di determinazione della sua competenza sul territorio come parametri pratici generali di esercizio della funzione giurisdizionale, in relazione ai soggetti destinatari ed al territorio. Infine, l’articolo si occupa dell’edictum fidei quale momento instaurativo dell’actio poenalis nell’ambito della fase preliminare del rito inquisitorio.
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6

Alegret, Joana. "Un approccio sistemico alla sindrome di ADHD. Revisione della tipizzazione delle famiglie di bambini con ADHD." PSICOBIETTIVO, no. 2 (July 2012): 15–39. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002002.

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Abstract:
L'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattivitŕ) č una diagnosi che ha generato grandi controversie. Si puň rispondere a questa diagnosi in modo pragmatico, prendendo in considerazione sia gli aspetti individuali del minore sia le caratteristiche funzionali del sistema familiare di appartenenza. Con lo scopo di avere una sistematizzazione dei bisogni terapeutici che includesse entrambe le prospettive, sette anni fa si č proposta una tipologia delle famiglie colpite. Dal tipo 1 al tipo 4 si propone una gradazione che va dalla salute familiare fino a un'evidente disfunzionalitŕ. La maggiore utilitŕ di questo costrutto risiede nella chiarificazione degli approcci terapeutici consigliati in modo globale per ognuna di queste situazioni. Nell'articolo si utilizzano come punto di partenza i riassunti di sette casi clinici per estrarre dei commenti su ognuno di essi, con diversi livelli di analisi. Oltre alla psicofarmacologia, vengono contemplate diverse configurazioni di aiuto alle famiglie, comprendenti anche l'indispensabile collaborazione tra gli operatori coinvolti in diversi contesti della pubblica amministrazione, che corrisponde alla ricerca di un'équipe virtuale.
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Marucci, Angelo, Davide Marino, Margherita Palmieri, and Silvia Pili. "ruolo delle aree agroforestali nella fornitura potenziale di servizi ecosistemici: il caso della Regione Molise." L’Italia Forestale e Montana 77, no. 4 (October 14, 2022): 153–63. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1723.

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Abstract:
I cambiamenti nell’uso e copertura del suolo rappresentano la principale causa della perdita del capitale naturale e dell’offerta dei servizi ecosistemici. Analizzare le dinamiche e gli impatti di tali cambiamenti è importante anche rispetto all’attuazione del Nuovo Testo Unico Forestale, che riconosce i servizi ecosistemici generati dalle foreste ed individua, nei Pagamenti per i Servizi Ecosistemici, gli strumenti innovativi per la gestione forestale sostenibile. L’implementazione di tali strumenti richiedono informazioni inerenti alla mappatura, alla quantificazione ed alla valutazione economica dei servizi ecosistemici. Nel nostro studio abbiamo analizzato la variazione dell’offerta dei servizi ecosistemici in relazione alle dinamiche di uso e copertura del suolo avvenuti tra il 1960 ed il 2018 nella Regione Molise. Per fare questo tipo di analisi abbiamo impiegato una metodologia basata sull’analisi in ambiente GIS dei processi di trasformazione del paesaggio agro forestale e sulle matrici qualitative di fornitura potenziale dei servizi ecosistemici legati alla copertura del suolo. I risultati ottenuti potrebbero essere funzionali a prevedere scenari futuri ed identificare strategie di adattamento per la mitigazione degli impatti dovuti ai cambiamenti della copertura del suolo a scala regionale e nazionale.
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Ferlito, Rosaria, and Rosario Faraci. "Sostenibilit&agrave; e sistemi di Corporate Governance delle societ&agrave; benefit: il." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2022): 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2021oa12550.

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Abstract:
Negli ultimi anni si &egrave; assistito alla crescita del numero di organizzazioni ibride, imprese caratterizzate da pi&ugrave; domini funzionali e dalla coesistenza di sistemi di valori differenti. Le stesse presentano un modello di corporate governance allargato che richiede l'assunzione di responsabilit&agrave; nei confronti non solo della propriet&agrave;, ma anche verso tutti gli stakeholder. L'obiettivo del presente lavoro si sostanzia nell'esplorare i tre aspetti di governance caratterizzanti un'impresa ibrida con scopo di lucro ossia il bilanciamento di logiche differenti, il monitoraggio delle azioni e dei risultati e la comunicazione esterna, al fine di identificare le azioni da attuare per risolvere le tensioni manageriali insite in tale forma organizzativa. Per far ci&ograve; sono state prese in analisi le societ&agrave; benefit che nell'esercizio della propria attivit&agrave; economica oltre allo scopo del profitto perseguono una o pi&ugrave; finalit&agrave; di beneficio comune. Le evidenze empiriche derivanti dall'analisi del caso studio riguardante l'impresa italiana Illycaff&egrave; permettono di apportare nuova conoscenza nella letteratura sulla corporate governance e sul sustainability management.
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Lombardi, Duccio, and Tommaso Alterini. "Nuove tecniche di transgenesi e imaging: neuro e nefro-applicazioni. Parte 1." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 2 (June 30, 2014): 173–81. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.883.

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Abstract:
L'evoluzione delle tecniche e delle applicazioni legate all'impiego di animali geneticamente modificati, unite a un forte progresso nello sviluppo di sistemi di imaging volti a garantire una sempre maggiore risoluzione, permettono oggi di analizzare nei più fini dettagli un'ampia gamma di fenomeni fisiopatologici. La fusione delle nuove metodiche applicabili nei due campi ha reso possibile, per esempio, non solo l'analisi di processi biologici in vivo nel momento in cui avvengono, ma anche la loro visualizzazione a livello dell'intero organo. Allo stesso tempo è possibile creare ricostruzioni in due o in tre dimensioni dell'intero organo o di sue particolari unità funzionali. A ciò è inoltre possibile aggiungere la dimensione temporale grazie ad analisi in time lapse o per acquisizione di dati in maniera continua. La finalità di questo primo contributo è volta alla revisione delle più recenti innovazioni nei campi della transgenesi e della microscopia, con particolare attenzione a come tali innovazioni sono realizzate e ai vantaggi che ne derivano. Le possibili applicazioni e i vantaggi derivanti dall'impiego di tutti questi sistemi saranno invece analizzati e valutati in maggior dettaglio nel prossimo numero di questa rubrica.
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Pellegrini, Marta, and Francesco Marsili. "Evaluating software tools to conduct systematic reviews: a feature analysis and user survey." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no. 2 (July 31, 2021): 124–40. http://dx.doi.org/10.36253/form-11343.

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Abstract:
Systematic reviews are research synthesis methods increasingly used in educational research to support evidence-based decision making. The conduction of a systematic review is a complex process with several phases usually supported by software tools. These tools used at the international level are not currently common in the Italian educational research. This work describes four software tools used in the international educational research and evaluates their general functionality and specific features’ usability to conduct the systematic review phases of study screening and selection. For this purpose, this study uses two methods: a feature analysis (Kitchenham et al., 1997) and an expert survey (Harrison et al., 2020). The results of both investigation methods agree to consider Covidence and Rayyan the most functional software tools in conducting SR. Among the four tools, ASReview has the greatest potential for making the process of a SR more efficient. Una valutazione dei software per condurre revisioni sistematiche: analisi delle caratteristiche e sondaggio a esperti Le revisioni sistematiche sono metodi di sintesi di ricerca sempre più utilizzati in campo educativo al fine di supportare il processo decisionale basato su evidenze. La conduzione di una revisione sistematica, poiché complessa e su più fasi, è sovente supportata in ambito internazionale da software specifici attualmente poco diffusi nella ricerca educativa italiana. Il contributo presenta quattro software utilizzati nella ricerca educativa internazionale e valuta le funzionalità generali e l’usabilità di caratteristiche specifiche per condurre le fasi di screening e di selezione degli studi. A questo scopo lo studio impiega i metodi dell’analisi delle caratteristiche (Kitchenham et al., 1997) e del sondaggio ad esperti in revisioni sistematiche (Harrison et al., 2020) in campo educativo. I risultati di entrambi i metodi di indagine concordano nel ritenere Covidence e Rayyan gli strumenti più funzionali per condurre revisioni sistematiche, mentre ASReview risulta il software con maggiore potenzialità per rendere il processo più efficiente.
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Dissertations / Theses on the topic "Analisi funzionali"

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Dal, Corso Elia <1989&gt. "Giapponese e Ainu: due lingue a contatto - Analisi di alcuni aspetti sintattico-funzionali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3867.

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Ibatici, Martina <1990&gt. "L'identificazione del DSL in età scolare: analisi delle categorie funzionali in narrazioni semispontanee." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9557.

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Abstract:
La seguente ricerca si basa sull'analisi dei dati raccolti tramite un test di narrazione semispontanea sottoposto ad un gruppo di bambini a sviluppo tipico e con Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) di età compresa tra i 6 e i 13 anni. L'obiettivo dell'elaborato è svolgere un'analisi delle categorie funzionali secondo il quadro generativo, per verificare la capacità discriminativa del test narrativo tra queste due popolazioni linguistiche. Il test in questione è basato sul libro “Frog, where are you?” ed è stato sottoposto ai partecipanti dal Dott. Padovani, psicologo presso il Servizio di Neuropsichiatria Infanzia Adolescenza dell'AUSL di Modena, e dalla Dott.ssa Mestucci. L'elaborato inizia con una panoramica sull'acquisizione linguistica nei bambini a sviluppo tipico e con Disturbo Specifico del Linguaggio, ponendo particolare attenzione all'acquisizione delle categorie funzionali. La diversa età dei partecipanti allo studio è molto rilevante in quanto permette di seguire l'evoluzione linguistica in parallelo alla crescita anagrafica. Si procede poi con la descrizione dello studio condotto dal gruppo di ricerca di Modena, riportandone il numero di partecipanti, il materiale utilizzato, il metodo di somministrazione del test, i risultati ottenuti e le conclusioni. Nel corso della sua ricerca, l'équipe utilizza numerosi indici di valutazione relativi a tre diversi settori funzionali: struttura globale, struttura linguistica locale e meccanismi pragmatici. Il secondo settore risulta essere quello di maggiore rilievo ai fini della nostra analisi comparativa dei dati. Partendo dalle loro conclusioni, ovvero dall'idea che la valutazione delle competenze narrative dovrebbe diventare un indicatore per il monitoraggio e la valutazione di esito nei soggetti con DSL, si passa quindi alla verifica dell'efficienza del test narrativo per l'individuazione dei bambini con DSL. Questa verifica si sviluppa attraverso un'analisi qualitativa e quantitativa dei dati osservando, tra i vari aspetti, i contesti in cui le categorie funzionali sono maggiormente omesse o vengono prodotte in modo errato. Questa parte di elaborato si struttura in sezioni differenti, in base alla categoria funzionale presa in considerazione: determinanti, clitici e preposizioni. Di ciascuna categoria funzionale sono riportati i dati sia dei bambini a sviluppo tipico sia dei bambini con DSL e si procede con un confronto parallelo delle produzioni di entrambe le popolazioni. Vengono quindi illustrati i dati attraverso l'utilizzo di tabelle riepilogative e si passa alla discussione di questi e al confronto con la letteratura precedente. Lo stesso lavoro di analisi viene svolto con determinanti, clitici e preposizioni. Si passa infine ad un confronto tra le varie categorie funzionali per individuare quali sono maggiormente danneggiate e trarne le dovute conclusioni.
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Mazzini, Simone. "Studio del profilo microbico e di geni funzionali in carcasse di broiler mediante analisi metagenomica shotgun." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14621/.

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Abstract:
In questo studio si è applicata la metagenomica shotgun per valutare le popolazioni microbiche ed i geni presenti su carcasse di polli da carne. Le carcasse sono state ottenute da animali alimentati con una dieta di controllo, una dieta addizionata con 1500 unità di fitasi/kg di mangime ed una dieta con fitasi e 3 g/kg di inositolo. I metagenomi ottenuti hanno mostrato un numero medio di reads pari a 6816563, associate sia a geni per la classificazione tassonomica che a geni funzionali. La classe dei Gammaproteobacteria, principalmente rappresentata da Moraxellaceae, Enterobacteriaceae e Aeromonadaceae, è risultata la più abbondante in tutti i gruppi testati. La famiglia delle Moraxelaceae è risultata significativamente più elevata nel controllo rispetto ai gruppi trattati con fitasi. All’interno di questa famiglia, la specie Enhydrobacter aerosaccus è risultata significativamente più elevata nei gruppi trattati rispetto al controllo. Al contrario, Acinetobacter baumannii, Acinetobacter lwoffii e Acinetobacter calcoaceticus sono risultate significativamente inferiori nelle carcasse ottenute da polli alimentati con fitasi rispetto al gruppo di controllo. In relazione alla famiglia delle Enterobatteriacea, Salmonella enterica è risultata significativamente maggiore nei gruppi trattati con fitasi rispetto al controllo, mentre Enterobacter cloacae e Klebsiella oxytoca sono diminuite significativamente nei gruppi trattati. Nella famiglia delle Aeromonadaceae le specie Aeromonas hydrophila e Aeromonas salmonicida sono aumentate significativamente nei gruppi trattati con fitasi. In relazione all’analisi dei geni funzionali, effettuata con MG-RAST, si sono evidenziate differenze significative tra le carcasse analizzate con particolare riferimento ad alcuni geni associati a trasporto e metabolismo lipidico con abundance significativamente inferiore nei gruppi trattati rispetto al gruppo di controllo.
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Territo, Angelo. "Trapianto renale robotico: analisi degli aspetti chirurgici e dei risultati funzionali dalla sua introduzione alla sua standardizzazione." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2020. http://hdl.handle.net/11380/1201018.

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Abstract:
Il trapianto renale (TR) è considerato il trattamento d’elezione per i pazienti affetti da insufficienza renale cronica terminale, grazie al maggior tasso di sopravvivenza e la migliore qualità della vita rispetto all'emodialisi. Ad oggi, l'approccio chirurgico a cielo aperto è considerato il gold standard della chirurgia del TR, nonostante la sua alta invasività e morbilità. Pertanto, la chirurgia minimamente invasiva può essere una valida alternativa, soprattutto in pazienti fragili, immunocompromessi ed obesi a causa del più alto tasso di complicanze. Le evidenze scientifiche a supporto del trapianto renale robotico (TRR) stanno aumentando rapidamente. Dalla sua prima descrizione nel 2010, si è dimostrato che il TRR è tecnicamente fattibile in diversi contesti clinici, tra cui nel caso di trapianto da donatore vivente e cadavere, nei pazienti obesi nonché in condizioni chirurgiche difficili (pazienti precedentemente sottoposti a chirurgia addominale, reni con vasi multipli e pazienti con malattia renale policistica autosomica dominante). Nel 2016, l'Associazione Europea di Urologia (EAU) ha creato il gruppo di lavoro dedicato al TRR (gruppo ERUS) al fine di valutare in modo prospettivo i risultati del TRR. Grazie alla collaborazione dei membri di questo gruppo, Breda et al. hanno pubblicato la più grande serie multicentrica di TRR; Territo et al. hanno analizzato e pubblicato i risultati funzionali ad un anno di follow-up; Vignolini et al. hanno dimostrato fattibilità del TRR con reni da donatore cadavere; Siena et al. hanno descritto la tecnica del TRR impiegando reni con vasi multipli; Decaestecker et al. hanno adottato la tecnica TRR per l'auto-trapianto di rene, riportando le più grandi serie di auto-trapianti in caso di stenosi ureterale complessa. Tenendo in considerazione gli analoghi risultati funzionali tra TR a cielo aperto e TRR, i vantaggi di quest’ultimo riguardano la minore lunghezza dell'incisione, il minor dolore post-operatorio, la minore perdita di sangue e il più rapido recupero post-operatorio. Inoltre, il TRR è associato a un minor rischio di complicanze post-operatorie, quali il linfocele e l'infezione della ferita. Ciononostante, ad oggi, non è stato condotto uno studio che paragoni i risultati funzionali e che quantifichi la risposta infiammatoria sistemica nel TR realizzato con tecnica convenzionale e nel TRR. Al fine di valutare questi aspetti, sono stati confrontati i risultati clinico-funzionali e i livelli sierici di marcatori infiammatori sistemici (proteina C-Reaction, interleuchina 6, lipoproteina associata alla gelatinasi neutrofila) in pazienti sottoposti a TRR e TR a cielo aperto. Inoltre, le precedenti esperienze in TRR hanno già dimostrato di non avere alcun impatto sulla curva di apprendimento di questa tecnica emergente, quando la procedura viene eseguita da chirurghi con esperienza sia in chirurgia robotica che nella realizzazione di anastomosi vascolari. Tuttavia, manca un unanime consenso sul modo ottimale di determinare la curva di apprendimento nel TRR. Sebbene tale tecnica sia già stata standardizzata dal gruppo ERUS, l'analisi della curva di apprendimento rimane difficile a causa della sua multifattorialità e delle diverse variabili che devono essere considerate. Pertanto, è stata analizzata la curva di apprendimento nel TRR valutando i risultati chirurgici e funzionali e le complicanze intra e post-operatorie nei cinque centri del gruppo ERUS con più alto volume chirurgico per TRR.
Kidney transplantation (KT) is considered the preferred treatment for patients with end-stage renal disease (ESRD) owing to the greater survival rate and better quality of life in comparison to hemodialysis. To date, the open approach has been the gold standard in KT, despite its invasiveness and high morbidity. In order to reduce the morbidity associated with the conventional open surgery, the minimally invasive procedure may be a good alternative, particularly in immunocompromised and fragile KT patients and even more important in obese recipients due to the higher complication rate. The scientific evidence supporting RAKT is growing rapidly. Since the first description in 2010, robot-assisted kidney transplantation (RAKT) has nowadays been shown to be technically feasible in different clinical settings, including living donors, obese patients, deceased donors, as well as in challenging surgical conditions (i.e. patients with previous abdominal surgery, grafts with multiple vessels and patients with autosomic dominant polycystic kidney disease). In 2016, the European Association of Urology (EAU) formed the EAU Robotic Urology Section (ERUS) RAKT working group in order to prospectively follow the outcomes of RAKT. Thanks to the collaboration of this group, Breda et al. published the largest multicenter series of RAKT; Territo et al. addressed the functional results at 1-year follow-up from living donors; Vignolini et al. developed a RAKT program with grafts from deceased donors; Siena et al. described the technique for RAKT in grafts with multiple vessels; Decaestecker et al. adopted the RAKT technique for kidney auto-transplantation, reporting the largest series for robot-assisted kidney auto-transplantation as a minimal invasive approach in case of complex ureteral stricture. In light of comparable graft and patient survival, the advantages of robotic kidney transplantation, in terms of incision length, post-operative pain, blood loss and time to recovery, are supported by robust evidence. In addition, RAKT is associated with a lower risk of specific surgical complications such as postoperative lymphocele and wound infection. Despite that, there is no study comparing the functional results and the quantification of the systemic response in open versus robotic KT. In order to explore this issue, clinical results (immediate vs. Delayed Graft Function) and systemic inflammatory markers (C-Reaction Protein, Interleukin 6, and Neutrophil Gelatinase-Associated Lipoprotein) were compared in robotic vs. conventional open KT. Furthermore, the previous experiences in RAKT has been shown to have no impact on the learning curve of this emerging technique, when the procedure is carried out by surgeons with experience in robotic surgery and vascular anastomosis. However, consensus has been lacking on the optimal way of determining the learning curve in RAKT. Although RAKT technique has already been standardized by the ERUS group, analysis of the learning curve remains difficult due to its multifactorial nature and the several variables that have to be considered. Therefore, the learning curve in RAKT was studied, evaluating surgical and functional results and intra- and postoperative complications in the five highest volume centers of the ERUS group.
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Bolzan, Anna <1979&gt. "Analisi dei parametri vegetazionali e dei caratteri funzionali di specie guida come strumenti di studio di comunità prative." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1969/1/bolzan_anna_tesi.pdf.

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Abstract:
Lo studio condotto si propone l’approfondimento delle conoscenze sui processi di evoluzione spontanea di comunità vegetali erbacee di origine secondaria in cinque siti all’interno di un’area protetta del Parco di Monte Sole (Bologna, Italia), dove, come molte aree rurali marginali in Italia e in Europa, la cessazione o riduzione delle tradizionali pratiche gestionali negli ultimi cinquant’anni, ha determinato lo sviluppo di fitocenosi di ridotto valore floristico e produttivo. Tali siti si trovano in due aree distinte all’interno del parco, denominate Zannini e Stanzano, selezionate in quanto rappresentative di situazioni di comunità del Mesobrometo. Due siti appartenenti alla prima area e uno appartenente alla seconda, sono gestiti con sfalcio annuale, i rimanenti non hanno nessun tipo di gestione. Lo stato delle comunità erbacee di tali siti è stato valutato secondo più punti di vista. E’ stata fatta una caratterizzazione vegetazionale dei siti, mediante rilievo lineare secondo la metodologia Daget-Poissonet, permettendo una prima valutazione relativa al numero di specie presenti e alla loro abbondanza all’interno della comunità vegetale, determinando i Contributi Specifici delle famiglie principali e delle specie dominanti (B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata). La produttività è stata calcolata utilizzando un indice di qualità foraggera, il Valore Pastorale, e con la determinazione della produzione di Fitomassa totale, Fitomassa fotosintetizzante e Necromassa. A questo proposito sono state trovate correlazioni negative tra la presenza di Graminacee, in particolare di B. pinnatum, e i Contributi Specifici delle altre specie, soprattutto a causa dello spesso strato di fitomassa e necromassa prodotto dallo stesso B. pinnatum che impedisce meccanicamente l’insediamento e la crescita di altre piante. E’ stata inoltre approfonditamente sviluppata un terza caratterizzazione, che si propone di quantificare la diversità funzionale dei siti medesimi, interpretando le risposte della vegetazione a fattori globali di cambiamento, sia abiotici che biotici, per cogliere gli effetti delle variazioni ambientali in atto sulla comunità, e più in generale, sull’intero ecosistema. In particolare, nello studio condotto, sono stati proposti alcuni caratteri funzionali, cosiddetti functional traits, scelti perché correlati all’acquisizione e alla conservazione delle risorse, e quindi al trade-off dei nutrienti all’interno della pianta, ossia: Superficie Fogliare Specifica, SLA, Tenore di Sostanza Secca, LDMC, Concentrazione di Azoto Fogliare, LNC, Contenuto in Fibra, LFC, separato nelle componenti di Emicellulosa, Cellulosa, Lignina e Ceneri. Questi caratteri sono stati misurati in relazione a tre specie dominanti: B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata. Si tratta di specie comunemente presenti nelle praterie semi-mesofile dell’Appennino Settentrionale, ma caratterizzate da differenti proprietà ecologiche e adattative: B. pinnatum e B. erectus sono considerati competitori stress-toleranti, tipicamente di ambienti poveri di risorse, mentre D. glomerata, è una specie più mesofila, caratteristica di ambienti produttivi. Attraverso l’analisi dei traits in riferimento alle diverse strategie di queste specie, sono stati descritti specifici adattamenti alle variazioni delle condizioni ambientali, ed in particolare in risposta al periodo di stress durante l’estate dovuto a deficit idrico e in risposta alla diversa modalità di gestione dei siti, ossia alla pratica o meno dello sfalcio annuale. Tra i caratteri funzionali esaminati, è stato identificato LDMC come il migliore per descrivere le specie, in quanto più facilmente misurabile, meno variabile, e direttamente correlato con altri traits come SLA e le componenti della fibra. E’ stato quindi proposto il calcolo di un indice globale per caratterizzare i siti in esame, che tenesse conto di tutti questi aspetti, riunendo insieme sia i parametri di tipo vegetativo e produttivo, che i parametri funzionali. Tale indice ha permesso di disporre i siti lungo un gradiente e di cogliere differenti risposte in relazione a variazioni stagionali tra primavera o autunno e in relazione al tipo di gestione, valutando le posizioni occupate dai siti stessi e la modalità dei loro eventuali spostamenti lungo questo gradiente. Al fine di chiarire se le variazioni dei traits rilevate fossero dovute ad adattamento fenotipico dei singoli individui alle condizioni ambientali, o piuttosto fossero dovute a differenziazione genotipica tra popolazioni cresciute in siti diversi, è stato proposto un esperimento in condizioni controllate. All’interno di un’area naturale in UK, le Chiltern Hills, sono stati selezionati cinque siti, caratterizzati da diverse età di abbandono: Bradenham Road MaiColtivato e Small Dean MaiColtivato, di cui non si conosce storia di coltivazione, caratterizzati rispettivamente da vegetazione arborea e arbustiva prevalente, Butterfly Bank 1970, non più coltivato dal 1970, oggi prateria seminaturale occasionalmente pascolata, Park Wood 2001, non più coltivato dal 2001, oggi prateria seminaturale mantenuta con sfalcio annuale, e infine Manor Farm Coltivato, attualmente arato e coltivato. L’esperimento è stato condotto facendo crescere i semi delle tre specie più comuni, B. sylvaticum, D. glomerata e H. lanatus provenienti dai primi quattro siti, e semi delle stesse specie acquistati commercialmente, nei cinque differenti tipi di suolo dei medesimi siti. Sono stati misurati quattro caratteri funzionali: Massa Radicale Secca (DRM), Massa Epigea Secca (DBM), Superficie Fogliare Secca (SLA) e Tenore di Sostanza Secca (LDMC). I risultati ottenuti hanno evidenziato che ci sono significative differenze tra le popolazioni di una stessa specie ma con diversa provenienza, e tra individui appartenenti alla stessa popolazione se fatti crescere in suoli diversi. Tuttavia, queste differenze, sembrano essere dovute ad adattamenti locali legati alla presenza di nutrienti, in particolare N e P, nel suolo piuttosto che a sostanziali variazioni genotipiche tra popolazioni. Anche per questi siti è stato costruito un gradiente sulla base dei quattro caratteri funzionali analizzati. La disposizione dei siti lungo il gradiente ha evidenziato tre gruppi distinti: i siti più giovani, Park Wood 2001 e Manor Farm Coltivato, nettamente separati da Butterfly Bank 1970, e seguiti infine da Small Dean MaiColtivato e Bradenham Road MaiColtivato. L’applicazione di un indice così proposto potrebbe rivelarsi un utile strumento per descrivere ed indagare lo stato della prateria e dei processi evolutivi in atto, al fine di meglio comprendere e dominare tali dinamiche per proporre sistemi di gestione che ne consentano la conservazione anche in assenza delle tradizionali cure colturali.
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6

Bolzan, Anna <1979&gt. "Analisi dei parametri vegetazionali e dei caratteri funzionali di specie guida come strumenti di studio di comunità prative." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1969/.

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Abstract:
Lo studio condotto si propone l’approfondimento delle conoscenze sui processi di evoluzione spontanea di comunità vegetali erbacee di origine secondaria in cinque siti all’interno di un’area protetta del Parco di Monte Sole (Bologna, Italia), dove, come molte aree rurali marginali in Italia e in Europa, la cessazione o riduzione delle tradizionali pratiche gestionali negli ultimi cinquant’anni, ha determinato lo sviluppo di fitocenosi di ridotto valore floristico e produttivo. Tali siti si trovano in due aree distinte all’interno del parco, denominate Zannini e Stanzano, selezionate in quanto rappresentative di situazioni di comunità del Mesobrometo. Due siti appartenenti alla prima area e uno appartenente alla seconda, sono gestiti con sfalcio annuale, i rimanenti non hanno nessun tipo di gestione. Lo stato delle comunità erbacee di tali siti è stato valutato secondo più punti di vista. E’ stata fatta una caratterizzazione vegetazionale dei siti, mediante rilievo lineare secondo la metodologia Daget-Poissonet, permettendo una prima valutazione relativa al numero di specie presenti e alla loro abbondanza all’interno della comunità vegetale, determinando i Contributi Specifici delle famiglie principali e delle specie dominanti (B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata). La produttività è stata calcolata utilizzando un indice di qualità foraggera, il Valore Pastorale, e con la determinazione della produzione di Fitomassa totale, Fitomassa fotosintetizzante e Necromassa. A questo proposito sono state trovate correlazioni negative tra la presenza di Graminacee, in particolare di B. pinnatum, e i Contributi Specifici delle altre specie, soprattutto a causa dello spesso strato di fitomassa e necromassa prodotto dallo stesso B. pinnatum che impedisce meccanicamente l’insediamento e la crescita di altre piante. E’ stata inoltre approfonditamente sviluppata un terza caratterizzazione, che si propone di quantificare la diversità funzionale dei siti medesimi, interpretando le risposte della vegetazione a fattori globali di cambiamento, sia abiotici che biotici, per cogliere gli effetti delle variazioni ambientali in atto sulla comunità, e più in generale, sull’intero ecosistema. In particolare, nello studio condotto, sono stati proposti alcuni caratteri funzionali, cosiddetti functional traits, scelti perché correlati all’acquisizione e alla conservazione delle risorse, e quindi al trade-off dei nutrienti all’interno della pianta, ossia: Superficie Fogliare Specifica, SLA, Tenore di Sostanza Secca, LDMC, Concentrazione di Azoto Fogliare, LNC, Contenuto in Fibra, LFC, separato nelle componenti di Emicellulosa, Cellulosa, Lignina e Ceneri. Questi caratteri sono stati misurati in relazione a tre specie dominanti: B. pinnatum, B. erectus e D. glomerata. Si tratta di specie comunemente presenti nelle praterie semi-mesofile dell’Appennino Settentrionale, ma caratterizzate da differenti proprietà ecologiche e adattative: B. pinnatum e B. erectus sono considerati competitori stress-toleranti, tipicamente di ambienti poveri di risorse, mentre D. glomerata, è una specie più mesofila, caratteristica di ambienti produttivi. Attraverso l’analisi dei traits in riferimento alle diverse strategie di queste specie, sono stati descritti specifici adattamenti alle variazioni delle condizioni ambientali, ed in particolare in risposta al periodo di stress durante l’estate dovuto a deficit idrico e in risposta alla diversa modalità di gestione dei siti, ossia alla pratica o meno dello sfalcio annuale. Tra i caratteri funzionali esaminati, è stato identificato LDMC come il migliore per descrivere le specie, in quanto più facilmente misurabile, meno variabile, e direttamente correlato con altri traits come SLA e le componenti della fibra. E’ stato quindi proposto il calcolo di un indice globale per caratterizzare i siti in esame, che tenesse conto di tutti questi aspetti, riunendo insieme sia i parametri di tipo vegetativo e produttivo, che i parametri funzionali. Tale indice ha permesso di disporre i siti lungo un gradiente e di cogliere differenti risposte in relazione a variazioni stagionali tra primavera o autunno e in relazione al tipo di gestione, valutando le posizioni occupate dai siti stessi e la modalità dei loro eventuali spostamenti lungo questo gradiente. Al fine di chiarire se le variazioni dei traits rilevate fossero dovute ad adattamento fenotipico dei singoli individui alle condizioni ambientali, o piuttosto fossero dovute a differenziazione genotipica tra popolazioni cresciute in siti diversi, è stato proposto un esperimento in condizioni controllate. All’interno di un’area naturale in UK, le Chiltern Hills, sono stati selezionati cinque siti, caratterizzati da diverse età di abbandono: Bradenham Road MaiColtivato e Small Dean MaiColtivato, di cui non si conosce storia di coltivazione, caratterizzati rispettivamente da vegetazione arborea e arbustiva prevalente, Butterfly Bank 1970, non più coltivato dal 1970, oggi prateria seminaturale occasionalmente pascolata, Park Wood 2001, non più coltivato dal 2001, oggi prateria seminaturale mantenuta con sfalcio annuale, e infine Manor Farm Coltivato, attualmente arato e coltivato. L’esperimento è stato condotto facendo crescere i semi delle tre specie più comuni, B. sylvaticum, D. glomerata e H. lanatus provenienti dai primi quattro siti, e semi delle stesse specie acquistati commercialmente, nei cinque differenti tipi di suolo dei medesimi siti. Sono stati misurati quattro caratteri funzionali: Massa Radicale Secca (DRM), Massa Epigea Secca (DBM), Superficie Fogliare Secca (SLA) e Tenore di Sostanza Secca (LDMC). I risultati ottenuti hanno evidenziato che ci sono significative differenze tra le popolazioni di una stessa specie ma con diversa provenienza, e tra individui appartenenti alla stessa popolazione se fatti crescere in suoli diversi. Tuttavia, queste differenze, sembrano essere dovute ad adattamenti locali legati alla presenza di nutrienti, in particolare N e P, nel suolo piuttosto che a sostanziali variazioni genotipiche tra popolazioni. Anche per questi siti è stato costruito un gradiente sulla base dei quattro caratteri funzionali analizzati. La disposizione dei siti lungo il gradiente ha evidenziato tre gruppi distinti: i siti più giovani, Park Wood 2001 e Manor Farm Coltivato, nettamente separati da Butterfly Bank 1970, e seguiti infine da Small Dean MaiColtivato e Bradenham Road MaiColtivato. L’applicazione di un indice così proposto potrebbe rivelarsi un utile strumento per descrivere ed indagare lo stato della prateria e dei processi evolutivi in atto, al fine di meglio comprendere e dominare tali dinamiche per proporre sistemi di gestione che ne consentano la conservazione anche in assenza delle tradizionali cure colturali.
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Mantuano, Alessandra. "Analisi delle relazioni tra caratteristiche operativo-funzionali delle infrastrutture ciclabili e la scelta del percorso da parte degli utenti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6753/.

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Abstract:
Lo studio indaga le relazioni tra la scelta del percorso dei ciclisti e le caratteristiche operativo – funzionali delle diverse dotazioni ciclabili, partendo dall’ osservazione che alcuni archi realizzati in promiscuità con pedoni vengono esclusi dalla scelta del percorso di alcuni utenti. Uno dei fattori cui viene posta maggiore, soprattutto tra coloro che utilizzano la bicicletta per spostamenti sistematici casa-lavoro o scuola, è la velocità media. Se su un arco tale velocità risulta bassa l'utente può associare a tale arco una bassa utilità ed escluderlo quindi durante la fase di scelta del percorso. La condivisione dello spazio con pedoni determina interferenze e conflitti, che possono indurre una riduzione della velocità media, che può determinare una minore attrattività della dotazione. È stata condotta una campagna di indagine su tre archi ciclabili della rete ciclabile del Comune di Bologna, che ha visto l’utilizzo di telecamera portatile montata su casco di sicurezza, consentendo di poter usufruire di diversi vantaggi nel verificare l’entità delle interferenze e quantificarne l’ effetto sulla prestazione di velocità. Attraverso l’analisi statistica, non solo della velocità media mantenuta dagli operatori su pista e su strada, ma anche della sua variazione percentuale, si definisce il peso che viene attribuito alla presenza di altri utenti, pedoni, nell’ utilizzo delle infrastrutture ciclabili condivise attraverso la determinazione di un coefficiente di equivalenza bici-pedoni.
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Milandri, Agnese <1985&gt. "Alterazioni strutturali e funzionali nelle diverse eziologie di amiloidosi cardiaca: analisi dei parametri ecocardiografici ed emodinamici invasivi e loro ruolo prognostico." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9690/1/Tesi%20%20-%20Agnese%20Milandri.pdf.

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Abstract:
Background e scopo: Tradizionalmente la cardiomiopatia amiloidotica (CA) è stata considerata una cardiomiopatia restrittiva, ma studi recenti hanno evidenziato il ruolo anche della disfuzione sistolica nella sua fisiopatologia. In questo contesto recente, raramente è stato indagato il profilo emodinamico invasivo. Lo scopo dello studio è stato quello di caratterizzare il profilo emodinamico, strutturale e funzionale della CA nelle tre principali eziologie (amiloidosi da catene leggere (AL), amiloidosi transtiretino-relata (ATTR) mutata (ATTRm) e ‘wild-type’ (ATTRwt)), valutare le differenze del profilo ecocardiografico ed emodinamico nelle fasi diverse di malattia ed esplorare il ruolo prognostico delle principali variabili cliniche e strumentali nella CA. Metodi e risultati: Abbiamo analizzato retrospettivamente i dati di 224 pazienti con CA (AL, n=93; ATTRm, n=66; ATTRwt, n=65). Rispetto all'ATTRwt, i pazienti con AL presentano un minor interessamento morfologico cardiaco, ma dati emodinamici paragonabili, caratterizzati da elevate pressioni di riempimento biventricolari e riduzione della gittata sistolica. L’ATTRm, nonostante il profilo ecocardiografico analogo all’ATTRwt, mostra un quadro emodinamico migliore. Gli indici di funzione diastolica e sistolica longitudinale del ventricolo sinistro (Vsn) sono alterati fin dagli stadi iniziali della malattia, mentre la frazione di eiezione (FEVsn) rimane preservata nella maggior parte dei pazienti, anche nelle fasi avanzate (FEVsn 50 [37-60]%; FEVsn <40% nel 28% dei pazienti NYHA III / IV). All'analisi multivariata, età, NYHA III/I, eziologia AL, frazione di contrazione miocardica (MCF), indice cardiaco (CI) e pressione atriale destra (RAP) sono indipendentemente associati a eventi clinici avversi. Conclusioni Questo studio conferma la complessa fisiopatologia della CA, in cui la disfunzione diastolica è accompagnata da una funzione sistolica longitudinale anormale sin dalle fasi iniziali della malattia. L'AL e l'ATTRwt, nonostante diversi gradi di alterazioni morfologiche, hanno un profilo emodinamico simile; l'ATTRm, invece, presenta un quadro emodinamico migliore. Tra i parametri strumentali, MCF, CI e RAP emergono come predittori significativi di eventi avversi.
Background and aim Traditionally, amyloidotic cardiomyopathy (CA) has been considered a restrictive cardiomyopathy, but recent studies have highlighted the greater complexity of its pathophysiology, in which even the systolic dysfunction plays an important role. In this recent context, the invasive hemodynamic profile has rarely been investigated. Therefore, we sought to characterize the hemodynamic, structural and functional profiles of CA in the three main etiologies (light chain amyloidosis (AL), mutant transthyretin-related amyloidosis (ATTRm) and 'wild-type' ATTR (ATTRwt)), to evaluate their differences between various disease stages and to explore the prognostic role of the main clinical and instrumental variables in CA. Methods and results We retrospectively analyzed data of 224 patients with CA (AL, n=93; ATTRm, n=66; ATTRwt, n=65). Compared with ATTRwt, AL patients have a milder cardiac morphological involvement, but comparable hemodynamic data, characterized by increased biventricular filling pressures and reduced systolic stroke volume. ATTRm shows a better hemodynamic profile than ATTRwt, despite similar echocardiographic data. LV diastolic and longitudinal systolic function indices (S wave at Tissue Doppler Imaging and longitudinal strain) are abnormal from the initial stage of the disease, while LV ejection fraction remains preserved in most patients, even in the advanced stages (FE 50 [37-60] %; FE < 40% in 28% of NYHA III/IV patients). At multivariable analysis, age, NYHA III/IV, AL etiology, myocardial contraction fraction (MCF), cardiac index (CI) and right atrial pressure (RAP) at catheterization are independently associated with adverse clinical events. Conclusions This study confirms the complex pathophysiology of CA, in which the diastolic dysfunction is accompanied by abnormal longitudinal systolic function from the initial disease stages. AL and ATTRwt, despite different degrees of morphological alterations, have a similar hemodynamic profile; ATTRm, instead, has more favorable hemodynamic parameters. Among the instrumental parameters, MCF, CI and RAP emerged as significant predictors of adverse events.
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Di, Bella Monica. "Studi tassonomici, filogenetici e funzionali di microrganismi fotosintetici adattati ad estremi di temperatura." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425488.

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Abstract:
TAXONOMICAL, PHYLOGENETIC AND FUNCTIONAL STUDIES ON PHOTOSYNTHETIC MICRORGANISMS ADAPTED TO EXTREMES OF TEMPERATURE This research dealt with a morphological, ultrastuctural, physiological and taxonomical study on a cryophilic microalga isolated from a snow field of the Antelao (Dolomiti) glacier and some cyanobacteria from the thermal waters of the Euganean District. The aim of the research on these interesting photosynthetic microrganisms, living in habitats with so severe temperature conditions, was to obtain new information about the ultrastructural features, the taxonomic collocation and the physiological mechanisms enabling them to cope with the severe temperature conditions and also with the changes in this environmental factor. The green cryophilic microalga "Chlorella" saccharophila, was cultured at 4°, 8° and 16°C in order to analyze the effects of the change in growth temperature. The algal cultures responded positively to the temperature rise, showing an increase of the growth rate. The rise of the growth temperature did not affect the ultrastructure of the cells and did not change their content in chlorophylls, while it led to an increase of both carotenoid amount and carotenoid/chlorophyll ratio. The stability and functionality of the photosystems were maintained, as suggested by the constant values of the Fv/Fm ratios, the unchanged quantity of essential polypeptidic components (D1 and LHCII) and by the preservation of the correct ultrastructural organization of the thylakoidal membranes. At the rise of the growth temperature a significant increase of the photosynthetic activity, measured as in vivo oxygen emission, occurred. This was plausibly due to the increase of the rate of enzymatic reactions. The comparison of the in vivo fluorescence emission spectra (at 77K) of the algal cultures growth at the different temperatures evidenced a decrease of the emission peaks of PSII at the higher temperatures, suggesting a state transition of photosystems from state 1 (with LHCII associated to PSII) to state 2 (with LHCII moved to PSI). This change, which modified the excitation energy distribution between the photosystems was thermo-modulated and could be seen as an adaptive response of the algal cells. As regards the respiration rate of the algal cells, it, interestingly, did not show substantial changes in cultures grown at the different temperatures. Respiration analyses, accomplished after treatments with inhibitors of the distinct mitochondrial electron transport pathways, as well as Western analysis carried out with an antibody against the alternative oxidase (AOX) suggested that the lack of decrease in oxygen consumption at the lower temperature could depend on a great activity of the alternative cyanide-resistant pathway. The more suitable temperature for the growth of the cryophilic microalga, however, was that of 4°C. In fact, the higher temperatures, although maintaining and even increasing the growth rate, led in time to an anticipated senescence of the algal cultures. The first cyanobacterium from the Euganean thermal waters which was studied was a coccoid strain that the phylogenetic analysis led to consider as a new species of the Cyanobacterium genus. This cyanobacterium was named Cyanobacterium aponinum. Analyses carried out on cultures maintained at different temperatures showed that C. aponinum grew at temperatures in the range of about 20-40°C. However, in comparison with the ovoidal cells grown at 30°C, those maintained at 40°C, which had become roundish and larger, showed a decrease of photosynthesis (as in vivoO2 emission referred to chlorophyll amount), a reduction of the quantity of D1 protein of the reaction centre of PSII, evidenced by Western analysis, and a lowering of the Fv/Fm value (as chlorophyll fluorescence emission). All these results suggested an inibition and a damage of some PSII units. Interestingly, the analysis of in vivo fluorescence emission at 77K showed that the increase of growth temperature from 30° to 40°C in cells exposed to the same light conditions caused a transition of the photosystems from the state 1, with the phycobilisomes linked to the PSII, to the state 2, with the phycobilisomes linked to PSI. The increase of the temperature at 45°C led to the death of the cyanobacterium in few days. The death occurred surprisingly through an orderly programme of events. More precisely, a gradual and directed demolition of the photosynthetic pigments and thylakoids occurred from the centre towards the periphery of the cells, evidenced by a disappearance of chlorophyll autofluorescence. Moreover, the DAPI staining and the electrophoretic analysis showed that the DNA was degraded and a Western analysis demonstrated the increase in the algasl cells of a protein recognized by an antibody against the human caspase-3. At the end, only ghosts of cells remained, which were apparently integral but lacking in thylakoids and in all the other recognizable cellular components. Another cyanobacterium studied was a filamentous strain, which grew in culture at temperatures higher than 20°C and lower that 55°C. The phylogenetic analysis led to consider the examined strain as a species belonging to the genus Leptolyngbya, so that it was named Leptolyngbya sp. ETS-04. At the transmission electron microscope the strain grown at 30°C was constituted by rectangular cells with peripheral thylakoids arranged parallel to the cell wall. The filaments were surrounded by a well defined sheath. The increase of temperature at 40°C did not change the ultrastructural features of the Leptolyngbya sp. ETS-04 cells. At 50°C the cyanobacterium was characterized by huge mucilaginous sheaths, which could enclode more than one filament. On a dry weight basis not substantial differences in photosynthetic pigments were found between cultures grown at 30 and 40°C. At 50°C, instead, all the pigment contents decreased. The changes of temperature did not affect the phycobiliprotein ratios showing the preminence (about 70%) of phycocyanin. The in vivo fluorescence emission (at 77K) of the cyanobacterium cells, grown at the three temperatures, did not exhibit remarkable differences both with excitation at 560 nm (for phycobilins) and at 440 nm (for chlorophyll a) and showed that the photosystems remained in the transition state 1. The very high peaks of the phycocyanin confirmad the presence of phycobilisomes very rich in this pigment. The photosynthetic activity, measured as in vivo O2 evolution on the basis of chlorophyll amount, decreased in the culture grown at 50°C. Furthermore, also a reduction in the Fv/Fm ratio values (as chlorophyll fluorescence emission) occurred at this temperature. All this suggested some inactivation of PSII. Thus, the temperature of 50°C, although permitting the growth in culture of Leptolyngbya sp. ETS-04, results to be already stressing for this thermal strain. The increase of the temperature at 55°C led to the death of the cyanobacterium in few days. The death occurred through a massive demolition of the cells, with some debrises remaining inside the mucilaginous sheaths. The last cyanobacterium studied was a filamentous strain, which was characterized only from a morphological, ultrastructural and phylogenetic point of view. The morphological features were comparable with those of Conferva duplisecta Pollini, described in 1817 and never more signalized in the Euganean District. Morphological, ultrastructural and molecular analyses allowed a more precise definition of the taxonomy of this cyanobacterium ascribing it to the genus Oscillatoria. On the basis of the obtained results and of the more recent cyanobacterium taxonomy the name suggested for this isolated was Oscillatoria duplisecta.
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Dallacasa, Francesca <1985&gt. "Miglioramento del comportamento termico in strutture per la trasformazione enologica: analisi comparativa di diverse soluzioni progettuali per specifiche aree funzionali non climatizzate." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7597/1/dallacasa_francesca_tesi.pdf.

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Abstract:
Il presente studio rientra nell'ambito di una più ampia ricerca volta all'individuazione di criteri progettuali per il miglioramento delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole di media-piccola dimensione produttiva. Nello specifico il lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di definire dei criteri per valutare l'incidenza di diverse variabili progettuali sul comportamento termico di edifici destinati alla vinificazione e allo stoccaggio del vino, in assenza di impianti di climatizzazione. La valutazione è stata svolta su un caso-studio rappresentativo del settore vitivinicolo in ambito nazionale. Le variabili progettuali riguardano l'involucro dell'edificio, prendendo in esame le diverse possibilità in termini di isolamento termico, opacità e trasparenza, oltre a quelle relative all'orientamento dell'edificio e alla presenza o assenza di schermature verdi. La simulazione energetica in regime dinamico del caso-studio e dei diversi scenari è stata condotta con il software Energy Plus, seguendo una procedura di simulazione calibrata e validata. La valutazione si basa su degli indicatori di "benessere termico" del vino che, prendendo a riferimento le temperature interne dei locali, consentono di confrontare tra loro i diversi scenari. I risultati dimostrano e quantificano il miglioramento termico generato dall'applicazione combinata di più soluzioni progettuali. Il metodo definito nella presente ricerca costituisce uno strumento di valutazione, a supporto di operatori e progettisti, per l'identificazione delle migliori soluzioni progettuali tali da ottimizzare le performance termiche, minimizzando e, laddove possibile, annullando i fabbisogni energetici per la climatizzazione.
The aim of this research is to define a set of design criteria for the improvement of the energy performances of wineries in medium-small wine growing and producing farms. Specifically, the goal of the research consists in pointing out design-supporting criteria, suitable to assess the effect of different design strategies on the thermal behaviour of buildings for winemaking and for wine storage, in unconditioned rooms. The assessment method is applied on a case-study farm winery, selected as a representative example within the national framework. The design solutions are related to the building envelope and take into consideration different possibilities in terms of thermal insulation, opacity and transparency, in addition to the aspects related to the orientation of the building and to the presence or absence of green shadings. The energy simulation of the different scenarios applied to the case-study was conducted in dynamic conditions with the software Energy Plus, according to a calibrated and validated procedure. The evaluation is made by means of indicators based on the concept of “thermal comfort” for the wine, which allows to compare different scenarios, taking as a reference the internal temperatures of the rooms. The results underline and quantify the improvement of thermal behaviour in unconditioned rooms generated by the application of various combinations of solutions and identify the most effective and efficient ones. The method defined in this research represent an useful assessment tool that allows to support operators and designers to identify the best design solutions – in new constructions or retrofit projects – in order to optimize the thermal performance, to minimize and eliminate, if possible, the energy needs for air conditioning.
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Books on the topic "Analisi funzionali"

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Bompiani, E., ed. Analisi Funzionale. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8.

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2

Società internazionale di linguistica e filologia italiana. Convegno. La lingua variabile nei testi letterari, artistici e funzionali contemporanei: Analisi, interpretazione, traduzione : testi presentati in CD al XIII Congresso della SILFI, Palermo, 22-24 settembre 2014. Palermo: Centro studi filologici e linguistici siciliani, Dipartimento di scienze umanistiche, 2014.

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3

Brézis, H. Analisi funzionale: Teoria e applicazioni. Napoli: Liguori Editore, 1986.

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4

Nobili, Marco E. Le armi italiane da caccia e da tiro a canne liscie e a canne rigate: Analisi dei sistemi produttivi, delle motivazioni, degli aspetti tecnici e funzionali delle armi lunghe sportive di produzione nationale. Firenze: Olimpia, 1986.

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5

Benedetto, Alessio Di. Analisi musicale: Introduzione alle funzioni dell'armonia. Milano: Carisch, 1994.

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6

B, Thomas George, Weir Maurice D, and Marcelli Cristina, eds. Analisi matematica 1: Funzioni di una variabile. Milano: Pearson, 2014.

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7

service), SpringerLink (Online, ed. Elementi di Analisi Complessa: Funzioni di una variabile. Milano: Springer-Verlag Italia Srl., 2011.

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8

Loris, Azzaroni, ed. La Teoria funzionale dell'armonia. Bologna: CLUEB, 1991.

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9

I funzionari della polizia di stato: Analisi su una professione alla ricerca di identità. Milano: FrancoAngeli, 2006.

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10

Levi, Franco. Cinquant'anni prima: Dalle rovine belliche alle costruzioni funzionali. Torino]: Testo & immagine, 2003.

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Book chapters on the topic "Analisi funzionali"

1

Fantappié, L. "I Funzionali Analitici E Le Loro Applicazioni Alla Risoluzione Delle Equazioni Alle Derivate Parziali." In Analisi Funzionale, 73–152. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8_2.

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Amorio, L. "Questioni Di Analisi Funzionale." In Analisi Funzionale, 1–72. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8_1.

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3

Lorch, Edgar R. "Anelli Normati." In Analisi Funzionale, 153–88. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8_3.

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4

Rizza, G. B. "Teoria Delle Funzioni Monogene Nelle Algebre Complesse Commutative Dotate Di Modulo." In Analisi Funzionale, 189–98. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8_4.

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5

Cugiani, Marco. "Cenni Sulla Teoria Delle Distribuzioni." In Analisi Funzionale, 199–215. Berlin, Heidelberg: Springer Berlin Heidelberg, 2011. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-642-10880-8_5.

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6

Salsa, Sandro, and Gianmaria Verzini. "Analisi funzionale." In Unitext, 269–324. Milano: Springer Milan, 2005. http://dx.doi.org/10.1007/88-470-0383-0_5.

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7

Cristiani, Emiliano. "Analisi funzionale." In Chiamalo x!, 29–34. Milano: Springer Milan, 2009. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1091-8_5.

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8

Quarteroni, Alfio. "Richiami di analisi funzionale." In UNITEXT, 11–29. Milano: Springer Milan, 2016. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5782-1_2.

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Salsa, Sandro. "Elementi di analisi funzionale." In UNITEXT, 329–410. Milano: Springer Milan, 2016. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5785-2_6.

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10

Quarteroni, Alfio. "Richiami di analisi funzionale." In Modellistica Numerica per Problemi Differenziali, 11–29. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2748-0_2.

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Conference papers on the topic "Analisi funzionali"

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Cavallo, Aurora, Benedetta Di Donato, Rossella Guadagno, and Davide Marino. "Nutrire Roma: il ruolo dell’agricoltura urbana nel fenomeno urbano." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8042.

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Abstract:
Scopo di questa nota è di esaminare i caratteri e le dinamiche che connotano l’agricoltura urbana nel caso di Roma. Il contributo sintetizza in chiave evolutiva i fatti stilizzati del rapporto tra città e campagna, successivamente si indaga il contesto produttivo agricolo al fine di proporre una tassonomia dei tipi di agricoltura urbana. Il tentativo che qui si propone è una preliminare lettura dell’agricoltura urbana attraverso un sistema di criteri per la classificazione della distribuzione funzionale e relazionale del primario in aree metropolitane. Tali categorie interpretative tentano di ricostruire le relazioni causali che traducono i modelli produttivi agricoli (caratteristiche strutturali, ordinamenti, forme giuridiche, forme d’uso delle risorse naturali, collocazione), in specifiche forme spaziali e funzionali nella dimensione urbana – fisica e sociale -. Sul piano teorico tale lettura s’inserisce nel paradigma coevolutivo e guarda al paesaggio come il risultato delle interazioni tra il sistema ambientale e l’agire dell’uomo che abita e utilizza il territorio (Marino e Cavallo, 2009). Una sintesi tipologica definitiva sembra ancora un obiettivo da raggiungere, sicuramente questo è il primo passo verso la costruzione di una griglia interpretativa e di un vocabolario tipologico da mettere poi a sistema con i dati morfologici e quelli di uso del suolo. The aim of this paper is to examine the characteristics and the dynamics that characterize urban agriculture in the case of Rome. We summarize in an evolutionary approach the stylized facts of the relationship between town and country, then we investigate the context of agricultural production in order to propose a taxonomy of the types of urban agriculture. The effort proposed here is a preliminary analysis of urban agriculture through a system of criteria for the classification of the distribution of the functional and relational features of agricultural activities in metropolitan areas. These interpretative categories attempt to reconstruct the causal relationships that translate agricultural production models (farms’ data, legal forms, use of natural resources, localization), in specific forms in the spatial and functional urban dimension - physical and social - . On the theoretical level this analysis is embedded in the co-evolutionary paradigm and looks to the landscape as the result of interactions between the environmental system and the action of human who lives and uses the territory (Marino and Cavallo, 2009). This typization ultimately still seems a goal to achieve, this is the first step towards the construction of an interpretative and vocabulary typological then be systematize with the morphological data and those of land use.
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Frroku, Norbert, Massimo Rovai, and Caterina Calvani. "Project Financing per il recupero funzionale ad uso ricettivo del “Forte dei Pianelloni” di Lerici." In FORTMED2020 - Defensive Architecture of the Mediterranean. Valencia: Universitat Politàcnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/fortmed2020.2020.11478.

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Abstract:
Project Financing for functional recovery of the “Forte dei Pianelloni” in LericiThe central theme is the Project Financing, a complex financial instrument that can potentially be used to give a new life to a state property with a strong historical and architectural value and in a state of neglect, through the use of public-private partnerships. This evaluation technique makes it possible to understand the economic and financial feasibility of an intervention both for the owner of the asset (the public) and for the private entity that puts the resources for the requalification / restructuring and will own the profits from the management of the asset. Therefore, assuming the role of a Private Financial Promoter, I developed the Preliminary Project and the Feasibility Study with reference to two possible uses. The work was divided in two parts: in the first part the Preliminary Project was a reworking of an architectural relief kindly lent by the municipality of Lerici to expose the current state of the structure adding also hints of history. Then I made two proposals: one hypothesis is a fancy project with Resorts &amp; Suites and the other is a more affordable one with Hostel &amp; Camping; I considered also the differences between the two proposals. To develop the work, the use of a drone for inspections and a 3D printing to create the plastics were also experimented. In the second part that consists in the Feasibility Study was developed through an analysis of the possible positioning on the market with respect to the project hypotheses, the definition of the restructuring, management and maintenance costs. There were also analyzed other fortifications in the Gulf of Spezia, that were already reconverted in other uses. This study highlights the economic and financial feasibility of both design assumptions.
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