Academic literature on the topic 'Amministratore di fatto'

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Journal articles on the topic "Amministratore di fatto"

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Łapiński, Józef. "Zabiegi Stolicy Apostolskiej o utrzymanie Unii z 1596 r. na podstawie unickiej diecezji chełmskiej w XIX wieku." Prawo Kanoniczne 51, no. 3-4 (December 10, 2008): 353–70. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2008.51.3-4.17.

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Abstract:
Dall’inizio delle persecuzioni, l’unica diocesi di Chelm aspettava della Santa Sede parole d’incoraggiamento ed un efficace sostegno al coraggio e alla perseveranza nella fede della Chiesa Cattolica. Scrutando la storia della diocesi uniate a Chelm nel XIX secolo, bisogna sottolineare con forza, che la Santa Sede usava tutti mezzi disponibili per salvare l’Unione messa in pericolo della parte dell’Impero Russo. Lo testimoniano innumerevoli affermazioni ed atti della Santa Sede. Bisogna affermare che sia gli interventi della Curia Romana sia dei singoli papi non sempre portavano a risultati positivi. Tutta la corrispondenza dell’Autorità della Chiesa locale e di quella di Roma e stata manovrata delle autorità statali: questo ne ha provocato il ritardo o la totale eliminazione. Bisogna aggiungere il fatto che la Santa Sede non aveva in questo periodo la propria nunziatura a Pietroburgo. Questa situazione ha provocato il fatto che Roma non poteva agire per normale via diplomatica. Roma protestava continuamente contro le minacce verso l’Unione, ma ha protestato con decisione, quando illegittimamente hanno chiamato don M. Popiel come amministratore della diocesi di Chelm. Pio IX nella sua enciclica „Levate” ha condannato questa nomina. In base a tutti questi fatti, non si possono accettare le opinioni di alcuni autori secondo i quali Roma non ha mostrato un sufficiente sostegno per salvare la diocesi di Chelm. Non si puo accettare nemmeno che la Curia Romana non abbia dato dimostrazioni che nel XIX secolo la questione polacca non fosse vicina agli interessi della Chiesa e ai propri interessi politici. La Santa Sede non aveva bisogno di mettere il problema della diocesi di Chelm al di sopra di altri fatti ecclesiali, pero non si può mettere in alcun modo in dubbio che abbia fatto tutto ciò che era possibile per difendere l’Unione.
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Franzina, Pietro. "La disciplina internazionalprivatistica italiana della protezione degli adulti alla luce di una recente pronuncia = A recent decision involving the Italian rules of private international law on the protection of adults." CUADERNOS DE DERECHO TRANSNACIONAL 12, no. 1 (March 5, 2020): 219. http://dx.doi.org/10.20318/cdt.2020.5186.

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Abstract:
Riassunto: Una recente pronuncia del Tribunale di Belluno offre l’occasione per discutere le difficoltà che circondano l’applicazione delle norme italiane di diritto internazionale privato relative alla protezione delle persone maggiorenni che, a causa di un un’infermità o di menomazioni psichiche o fisiche, non sono in grado di provvedere ai propri interessi. Investito di un’istanza per la nomina di un amministratore di sostegno, il Tribunale ha affermato la sussistenza della giurisdizione italiana in ragione del fatto che la beneficiaria della misura di protezione –una cittadina macedone– aveva la propria residenza in Italia; circostanza rilevante, si legge nel provvedimento, tanto ai sensi dell’art. 3 quanto ai sensi dell’art. 9 della legge italiana di diritto internazionale privato (legge n. 218/1995), le norme generali riguardanti, rispettivamente, la giurisdizione contenziosa e quella volontaria. Quanto alla legge applicabile, il Tribunale ha innanzitutto rilevato che l’art. 43 della legge italiana di diritto internazio-nale privato richiama la legge nazionale della persona di cui trattasi, cioè, nella specie, la legge macedone. Si è dunque preoccupato di accertare se le norme macedoni sui conflitti di leggi richiamassero una legge diversa, ed è giunto alla conclusione che queste rinviassero nel caso di specie alla legge italiana. Anche il diritto internazionale privato macedone assoggetta in via ordinaria la protezione degli adulti alla legge del paese di cittadinanza dell’interessato, ma esiste nel sistema macedone una clausola di eccezione di carattere generale che, in un caso come quello considerato, interamente collegato con l’Italia (a parte la cittadinanza della beneficiaria) corregge il richiamo predetto e riconduce la fattispecie sotto il diritto italiano. Da qui, in forza dell’art. 13 della legge italiana di diritto internazionale privato, in tema di rinvio, l’applicabilità del diritto italiano. L’articolata argomentazione che sorregge la pronuncia, in sé convincente, mette in luce le ragioni per le quali l’assetto normativo attuale appare inadeguato a soddisfare gli interessi che oggi dominano la materia, quali risultano in particolare dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sui diritti delle persone con disabilità. La ratifica italiana della Convenzione dell’Aja del 2000 sulla protezione internazionale degli adulti comporterebbe, si sostiene nell’articolo, vantaggi significativi. Parole chiave: disabilità; capacità; supporto nella assunzione di decisioni; competenza giurisdizionale; procedimenti contenziosi e volontari; legge applicabile; rinvio; clausola di eccezione. Abstract: A recent decision by the Tribunal of Belluno provides the opportunity to discuss the difficulties that surround the application of the Italian rules of private international law concerning the protection of adults who, by reason of an impairment or insufficiency of their personal faculties, are not in a position to protect their interests. Seised of a request for the appointment of an “amministratore di sostegno” (a person charged with assisting the adult concerned in the taking of particular decisions), the Tribunal found it had jurisdiction on the ground that the person for whom the protection was sought – a national of Macedonia – resided in Italy. As noted by the Tribunal, this provided a sufficient basis for jurisdiction under both Article 3 and Article 9 of the Italian Statute on Private International (Law No 218 of 1995), concerning jurisdiction over contentious and non-contentious proceedings, respectively. As regards the applicable law, the Tribunal observed at the outset that, pursuant to Article 43 of the Italian Statute, the protection of adults is governed by the law of the State of nationality of the adult concerned, that is, in the circumstances, the law of Macedonia. The Tribunal went on to assess whether the conflictof-laws rules in force in Macedonia refer, in turn, to the law of the different country, and found that they refer the matter back to Italian law. Like the Italian Statute, the Macedonian Statute of Private International Law provides that the protection of adults be governed by the law of nationality of the adult in question. However, the Macedo-nian Statute includes a general exception clause pursuant to which, in the Tribunal’s view, the case must rather be considered to be governed by Italian law, given that the case is con-nected with Italy in all respects, apart from the nationality of the person concerned. Hence, according to Article 13 of the Italian Statute, on renvoi, the application of Italian law. The Tribunal’s complex reasoning, while persuasive in itself, illustrates the reasons why the cur-rent legal landscape hardly suits the interests underlying this area of law, in particular as they result from the United Nations Convention on the rights of persons with disabilities of 2006. The paper argues that the picture would significantly improve if Italy ratified the Hague Convention of 2000 on the international protection of adults. Keywords: disability; capacity; assisted decision-making; jurisdiction; contentious and non-contentious proceedings; applicable law; renvoi; exception clause.
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Tonarelli, Alessandro. "Gli amministratori locali di Forza Italia." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 1 (April 1999): 89–119. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026502.

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Abstract:
IntroduzioneA pochi mesi dal primo congresso nazionale di Forza Italia riteniamo utile esporre, sia pure in forma sintetica, i risultati di una ricerca empirica sugli eletti di questo partito nei consigli comunali, provinciali e regionali. La decisione di focalizzare l'analisi sui rappresentanti di Forza Italia nelle amministrazioni locali è suggerita da una serie di fattori, alcuni di rilievo sistemico e altri di portata più circoscritta. I primi inducono a collocare lo studio dei gruppi dirigenti locali di Forza Italia nel più ampio contesto della crisi e del cambiamento del sistema partitico italiano. A tale proposito, posto che fra gli indicatori più importanti di questo fenomeno troviamo il mutamento organiz-zativo ed il ricambio delle élites (Morlino 1996), uno studio del caso come quello condotto consente di misurare, con riferimento ad un importante attore politico, l'intensità e le modalità con le quali si sono manifestati questi processi. La scelta di Forza Italia è dovuta al fatto che, per la sua stessa apparizione, ha significativamente rappresentato la crisi del sistema partitico e quella più generale della democrazia italiana.
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Baiada, Luca. "L'Alitalia invece dell'Alitalia." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 4 (September 2009): 41–53. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-004004.

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Abstract:
- L'impresa che oggi, con il marchio Alitalia, esercita il trasporto aereo passeggeri, č la stessa di prima o č un'altra? La questione continuitŕ-discontinuitŕ, evidentemente, non č un fatto definitorio ma un problema fondamentale sotto il profilo giuridico, un punto critico denso di conseguenze. Dalla sua oscillante soluzione, per ora, sono usciti danneggiati il lavoro, il risparmio, i creditori (specialmente i piccoli) mentre nessun danno č derivato agli amministratori della vecchia Alitalia e agli acquirenti dei suoi beni, soprattutto CAI..
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Semproni, Antonio. "Revocata la vendita fatta da una società a un trust per la famiglia dell’amministratore (Trib. Piacenza, 31 maggio 2022)." Trusts, no. 6 (December 1, 2022): 1067–69. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.216.

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Abstract:
Massima È revocabile ex art. 2901 cod. civ. l’atto di cessione tramite cui una S.r.l. (poi fallita) vende a un trust familiare, istituito dall’amministratore e socio unico della detta S.r.l., un fabbricato ad uso abitativo: l’eventus damni sussiste in quanto il prezzo della cessione era di gran lunga inferiore al valore effettivo del fabbricato e veniva corrisposto mediante dazione di una partecipazione societaria di valore di gran lunga inferiore al prezzo stesso; la scientia damni in capo alla società, nella persona del suo amministratore e socio unico (nonché disponente del trust), è da ritenersi provata in quanto questi era perfettamente consapevole della significativa esposizione debitoria della S.r.l. all’epoca della cessione e intendeva continuare a godere del fabbricato; ugualmente si ritiene provata la partecipatio fraudis del trustee in ragione del suo legame professionale con la S.r.l. e delle sue relazioni personali e lavorative con il disponente.
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Galli, Jacopo. "L’UCRONIA COSTRUITA DI LEONARDO BENEVOLO. IL RUOLO DELL’URBANIZZAZIONE PUBBLICA NEL PROGETTO DI SAN POLO A BRESCIA." Proyecto, Progreso, Arquitectura, no. 27 (2022): 32–47. http://dx.doi.org/10.12795/ppa.2022.i27.02.

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Abstract:
L’articolo riscopre il progetto urbano realizzato dal famoso urbanista e storico Leonardo Benevolo per il quartiere di San Polo a Brescia focalizzandosi sul metodo dell’urbanizzazione pubblica, testato per la prima volta in Italia e, nonostante il successo economico e urbano dell’operazione, mai più riproposto in seguito. La prima sezione fornisce un inquadramento delle condizioni politiche e amministrative che portarono Benevolo a Brescia e del suo rapporto con Luigi Bazoli, illuminato assessore all’urbanistica. La seconda sezione descrive il cambio di paradigma apportato dall’urbanizzazione pubblica: una rivoluzione dei sistemi di proprietà fondiaria in Italia che mirava ad allinearsi ai principali paesi europei definendo un mercato delle aree urbanizzate di proprietà pubblica che abbassasse i prezzi di costruzione consentendo una pianificazione coesa dello sviluppo urbano. La terza sezione criticizza l’operazione progettuale sottolineandone gli indubbi meriti ma facendone emergere i limiti e le possibilità inespresse. La quarta sezione mostra come San Polo sia una ucronia, un frammento unico di una storia alternativa, illustrando come nel 1962 la proposta di riforma urbanistica nazionale elaborata da Fiorentino Sullo, che avrebbe fatto dell'urbanizzazione pubblica una legge statale, avesse sollevato così grandi preoccupazioni da provocare un tentativo di colpo di stato. La conclusione re-inserisce San Polo nella contemporaneità, verificando il valore urbano dell’operazione a cinquanta anni di distanza e cercando di riportare alla luce la lezione di Benevolo, inascoltata ma ancora valevole per le sfide odierne.
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Elorza, Antonio. "Spagna, nazione di nazioni." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (April 2011): 137–58. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003006.

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Abstract:
La Spagna non č uno Stato unitario come la Francia, né uno Stato plurinazionale come furono la Jugoslavia e l'Austria-Ungheria nel passato. L'identitŕ spagnola nasce nel Medioevo e trova le sue prime radici nelle reazioni all'invasione araba del 711, quando i vinti presero coscienza della «Spaniae ruina». Secoli dopo, l'unione delle corone nata con i Re Cattolici rafforzň le basi per quella identitŕ, sotto una «monarchia di aggregazione» che si sviluppň in parallelo con la Francia, senza che scomparissero altre identitŕ, come quelle della Catalogna e delle province basche. Ma la Rivoluzione francese cancellň le unitŕ amministrative dell'Antico regime ed il processo di nazionalizzazione si sviluppň senza difficoltŕ fino al primo Novecento, mentre l'arretratezza economica fece sorgere le condizioni di una crisi dello Stato-nazione. Allo stesso tempo il fatto che la Catalogna e la Biscaglia fossero le avanguardie del processo d'industrializzazione favorě la dinamica centrifuga delle, dopo che la disfatta del 1898 nella guerra contro gli Stati Uniti e la fine dell'impero coloniale avevano creato l'immagine della Spagna come di un "paese moribondo". La modernizzazione degli anni Sessanta del Novecento poté essere il fondamento di una nuova Spagna, ma le "nazionalitŕ storiche" (la Catalogna ed il Paese basco in primo luogo) erano giŕ realtŕ senza ritorno ed il nazionalismodella dittatura di Franco fece delle rivendicazioni nazionaliste un diritto democratico. Infine, con la Costituzione del 1978 č nato lo Stato delle autonomie, che consacra lo sviluppo autonomo delle "nazionalitŕ" intorno all'asse centrale della "nazione" spagnola. Ecco perché "nazione di nazioni" diventa un'espressione adeguata ad una convergenza come quella spagnola di processi di, senza che i conflitti fra unitŕ ed indipendentismo siano ancora oggi arrivati a un punto di equilibrio.
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Houben, Hubert. "Friedrich II., ein Sizilianer auf dem Kaiserthron?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (December 20, 2017): 83–98. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0007.

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Abstract:
Riassunto Il contributo esamina la tesi di Olaf Rader, secondo cui l’imperatore Federico II, nato in Italia e cresciuto in Sicilia, sarebbe stato „durch und durch Sizilianer“ (del tutto siciliano), come aveva sostenuto nella seconda meta del sec. XIX Leopold von Ranke e di conseguenza „il primo straniero sul trono tedesco“, come scrisse poi Johannes Haller nella prima meta del Novecento. Secondo tale interpretazione, egli avrebbe dato priorita al regno di Sicilia, ereditato dalla madre Costanza d’Altavilla, e trascurato invece l’impero romano-tedesco, diversamente da suo nonno Federico I Barbarossa. Questa tesi risulta poco convincente perche attribuendo a Federico II una chiara identita siciliana si trascura il fatto che egli, trasferitosi in Germania all’eta di 17 anni e rimanendovi per otto, si immerse in un contesto del tutto tedesco, riappropriandosi delle sue radici sveve. Inoltre Federico II difese accanitamente gli interessi dell’impero romano-tedesco contro il papato e i comuni settentrionali, mettendo le ingenti risorse economiche del regno di Sicilia al servizio delle sue azioni militari. Essendo a quell’epoca particolarmente importante la presenza fisica del sovrano per l’azione di governo, Federico ovvio alla sua assenza nelle zone d’oltralpe, prive di strutture amministrative paragonabili a quelle italiane, delegando i suoi figli - Enrico (VII) prima e Corrado IV poi - a rappresentarlo in Germania. La tesi di un Federico II come „il siciliano sul trono imperiale“ non convince perche e basata su concetti ottoe novecenteschi quali popolo, nazione e identita nazionali che mal si adattano al Medioevo.
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Houben, Hubert. "Friedrich II., ein Sizilianer auf dem Kaiserthron?" Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no. 1 (March 5, 2018): 83–98. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0007.

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Abstract:
Riassunto Il contributo esamina la tesi di Olaf Rader, secondo cui l’imperatore Federico II, nato in Italia e cresciuto in Sicilia, sarebbe stato „durch und durch Sizilianer“ (del tutto siciliano), come aveva sostenuto nella seconda metà del sec. XIX Leopold von Ranke e di conseguenza „il primo straniero sul trono tedesco“, come scrisse poi Johannes Haller nella prima metà del Novecento. Secondo tale interpretazione, egli avrebbe dato priorità al regno di Sicilia, ereditato dalla madre Costanza d’Altavilla, e trascurato invece l’impero romano-tedesco, diversamente da suo nonno Federico I Barbarossa. Questa tesi risulta poco convincente perché attribuendo a Federico II una chiara identità siciliana si trascura il fatto che egli, trasferitosi in Germania all’età di 17 anni e rimanendovi per otto, si immerse in un contesto del tutto tedesco, riappropriandosi delle sue radici sveve. Inoltre Federico II difese accanitamente gli interessi dell’impero romano-tedesco contro il papato e i comuni settentrionali, mettendo le ingenti risorse economiche del regno di Sicilia al servizio delle sue azioni militari. Essendo a quell’epoca particolarmente importante la presenza fisica del sovrano per l’azione di governo, Federico ovviò alla sua assenza nelle zone d’oltralpe, prive di strutture amministrative paragonabili a quelle italiane, delegando i suoi figli – Enrico (VII) prima e Corrado IV poi – a rappresentarlo in Germania. La tesi di un Federico II come „il siciliano sul trono imperiale“ non convince perché è basata su concetti otto- e novecenteschi quali popolo, nazione e identità nazionali che mal si adattano al Medioevo.
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Paolucci, Caterina. "FORZA ITALIA A LIVELLO LOCALE: UN MARCHIO IN FRANCHISING?" Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 29, no. 3 (December 1999): 481–516. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200028926.

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Abstract:
IntroduzioneIn questo saggio presenterò alcuni risultati di una ricerca empirica sugli amministratori locali di Forza Italia, che si inserisce in un più ampio progetto di analisi del processo di istituzionalizzazione di questo partito. La scelta di concentrare l'attenzione sugli eletti locali nasce dalla convinzione che il futuro di Forza Italia sia legato non solo agli eventi organizzativi e politici che la riguardano a livello nazionale e di leadership, ma anche allo sviluppo di strutture e procedure preposte alla formazione e al consolidamento di una classe dirigente locale. In altri termini, la persistenza organizzativa di questo nuovo partito dipenderà dalla realizzazione, quantomeno a livello locale, di quella «infusione di valori» che rappresenta la premessa indispensabile di ogni compiuta istituzionalizzazione (Huntington 1968, 15; Selznick 1957, 21-22). Il fatto che a cinque anni dalla sua fondazione Forza Italia sia ancora un'organizzazione patrimoniale fortemente caratterizzata in senso personalistico ed aziendalista (Maraffi 1996; Panebianco 1995), suggerisce che tale infusione di valori, e dunque l'inizio del processo di consolidamento organizzativo, non possa aver luogo per impulso delle élites nazionali. A livello centrale questo processo è reso infatti assai difficile dalle modalità di reclutamento e selezione del personale partitico e parlamentare, miranti a creare o confermare un rapporto di fiducia personale con il leader Silvio Berlusconi, tale per cui la legittimazione dei prescelti diventa una funzione diretta delle oscillazioni del rapporto fiduciario che li lega al capo. E a quest'ultimo, non già all'organizzazione, che si dirige la lealtà delle élites centrali, e non potrebbe essere altrimenti, data la natura del partito. A livello locale, al contrario, la distanza dal centro potrebbe aver favorito un reclutamento più aperto e una selezione meno personalistica, e dunque l'emergere di un personale politico più libero di dirigere la propria lealtà verso l'organizzazione in sé, piuttosto che esclusivamente verso il suo capo. Pertanto, se esiste una possibilità di consolidamento per Forza Italia, essa è sicuramente maggiore a livello locale. In questa prospettiva è necessario dunque valutarne le dinamiche organizzative sul territorio, tenendo presente tuttavia che l'istituzionalizzazione presuppone l'esistenza di un legame tra centro e periferia che favorisca coesione e coordinamento tra i diversi livelli, senza le quali difficilmente l'organizzazione potrà stabilizzarsi nel tempo (Huntington 1968, 23).
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Dissertations / Theses on the topic "Amministratore di fatto"

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DOLZA, COGNI GIUSEPPE. "La responsabilità penale degli amministratori "non operativi" per i reati fallimentari." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/20253.

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Books on the topic "Amministratore di fatto"

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Abriani, Niccolò. Gli amministratori di fatto delle società di capitali. Milano: Giuffrè, 1998.

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