Dissertations / Theses on the topic 'Ambienti marini'

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1

BANDINI, FRANCESCA. "Destino e impatti delle bioplastiche in ambienti terrestri e marini." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/120589.

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Abstract:
Le bioplastiche sono state introdotte per fronteggiare l'inquinamento da plastica e sono considerate un'alternativa adatta per la loro biodegradabilità e/o bio-origine. La certificazione EN13432 permette il loro smaltimento nei trattamenti biologici per la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU). Tuttavia, le condizioni degli standard differiscono ampiamente da quelle applicate durante il processo negli impianti industriali, sollevando alcuni problemi ambientali. Gli effetti sulle comunità microbiche coinvolte nel processo biologico devono ancora essere pienamente compresi, così come gli impatti dei residui di bioplastiche sugli organismi del suolo e, infine, sulla salute umana. L'acido polilattico (PLA) e le bioplastiche a base di amido (SBB) sono stati testati in laboratorio e in impianto pilota riproducendo le condizioni industriali di tempo e temperatura. Lo studio ha considerato diversi aspetti del processo di degradazione e i possibili impatti delle bioplastiche sulle comunità batteriche, arcaiche e fungine coinvolte. Inoltre, la qualità del compost finale è stata valutata attraverso test ecotossicologici su semi e fauna del suolo. In aggiunta è stato studiato il destino delle bioplastiche in ambiente acquatico, riproducendo le condizioni marine in scala di laboratorio e utilizzando organismi modello per valutare l’impatto di questi materiali sul microbioma e prevederne gli effetti sulla salute umana.
Bioplastics were introduced to deal with plastic pollution and they have been considered a suitable alternative for their biodegradability and/or bio-origin. The EN13432 certification allows their disposal in the biological treatments for the organic fraction of municipal solid waste (OFMSW). However, the standard test conditions largely differ from those applied during the process in industrial plants, rising some environmental issues. The effects on the microbial communities involved in the biological process has yet to be fully understood, as well as the impacts of bioplastics residues on soil organisms, and ultimately on human health. Polylactic acid (PLA) and starch-based bioplastics (SBB) were tested at laboratory- and pilot-scale reproducing the industrial time and temperatures conditions. The study considered different aspect of the degradation process and the possible impacts of bioplastics on bacterial, archaeal and fungal communities involved. Moreover, the quality of the final compost was assessed through ecotoxicological tests on seeds and soil fauna. Furthermore, the fate of bioplastics in aquatic environment was also studied, reproducing the marine conditions at laboratory-scale, and using model organisms to assess the impact of these materials on microbiome and to predict the effects on human health.
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2

DEL, NEGRO PAOLA. "CARATTERISTICHE PALEOAMBIENTALI IN AMBIENTI MARINI ATTUALI E SUBATTUALI MEDIANTE L'USO DI MARKERS BIOGEOCHIMICI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12536.

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Abstract:
2002/2003
Le interazioni che avvengono nella regione antartica tra atmosfera, ghiaccio, oceano e comunità biologiche influenzano il sistema globale attraverso meccanismi a feedback che coinvolgono i cicli biogeochimici, la circolazione oceanica profonda, il trasporto atmosferico dell'energia e degli agenti inquinanti e le variazioni nel bilancio di massa glaciale (SCAR, 1992). Lo studio del ghiaccio e del sedimento consentono pertanto di ricostruire sia le sequenze climatiche sia, dall'analisi delle loro caratteristiche, ottenere informazioni paleoambientali, importanti in particolare per valutare le modificazioni del ciclo del carbonio. Vista l'assenza di input antropici e continentali, la matrice organica sedimentata risulta tipicamente marina ed è riconducibile ai processi biologici che avvengono lungo la colonna d'acqua. E' possibile ipotizzare, pertanto, che le caratteristiche composizionale della sostanza organica sedimentata, stante i processi di degradazione e rimineralizzazione, riflettano le condizioni ambientali nelle quali c'è stata la produzione. Va comunque rimarcato che, per quanto riguarda l'ambiente antartico, sono note le quantità complessive di sostanza organica nelle successioni plioquaternarie, ma quasi esclusivamente in termini di Carbonio organico e Silice biogenica, mentre sono scarsissimi le informazioni sulla composizione qualitativa. Alla luce di queste osservazioni il lavoro della presente tesi è stato rivolto allo studio della composizione biopolimerica della sostanza organica dei sedimenti profondi antartici al fine di: 1. ottenere informazioni sulla distribuzione, lungo il sedimento della frazione labile (proteine, lipidi, carboidrati) maggiormente legata ai processi biologici della colonna d'acqua 2. definire se le quantità in gioco sono associate a processi di produzione o a processi di preservazione/degradazione 3. verificare la possibilità di utilizzare le informazioni derivanti dalla composizione biochimica della sostanza organica in chiave paleoambientale Il protocollo sperimentale ha previsto il campionamento di due carote di sedimento nel bacino Joides, caratterizzato da elevati tassi di sedimentazione di materiale biogenico, a loro volta legati ad un intenso sviluppo delle comunità planctoniche. Vista l'ipotesi di partenza che prevedeva di utilizzare parametri di tipo biologico, generalmente non considerati nel corso degli studi sedimentologici, si è scelto di operare in un'area in cui esistesse una conoscenza pregressa dei processi sedimentari e dell'evoluzione paleoambientale. Le carote studiate sono state raccolte nel corso di due diverse campagne oceanografiche effettuate nell'ambito del Progetto Nazionale di Ricerca in Antartide (PNRA). Durante la XVI campagna (2000-2001) è stata campionata la carota ANTAOl-07 mentre la carota ANTA03-01 è stata prelevata nel corso della XVIII spedizione (2002-2003). Il campionamento è stato realizzato utilizzando un carotiere a gravità da 2.3 ton, con diametro interno di 90 mm. Dopo la misura della suscettività magnetica, le carote sono state sezionate, descritte, fotografate e successivamente campionate. I campioni sono stati sottoposti alle classiche analisi sedimentologiche (contenuto d'acqua, granulometria, carbonio organico, azoto totale) e alla determinazione dei biopolimeri (lipidi, proteine, carboidrati). Sulla carota ANTA03-01 è stata eseguita, immediatamente dopo il campionamento, anche la valutazione dell'attività enzimatica degradativa. Dai risultati ottenuti emerge che la sostanza organica di origine biogenica, sedimentata nel bacino Joides, è costituita, per circa il 10%, da biopolimeri (lipidi, proteine, carboidrati), concentrazioni analoghe a quanto rilevato in sedimenti profondi di zone temperate fortemente produttive. Questa frazione labile della sostanza organica subisce degli intensi processi di degradazione ai livelli superficiali che si protraggono fino a profondità che raggiungono il metro. La presenza di ossigeno nelle acque di fondo facilita, infatti, la degradazione aerobia diminuendo la preservabilità delle molecole più labili. La sostanza organica sedimentata risulta fortemente arricchita in materiale proteico che viene velocemente degradato poiché rappresenta un'importante serbatoio di azoto. Il rapporto C/N, infatti, aumenta con la profondità del sedimento a dimostrazione del progressivo arricchimento in carbonio. / I maggiori input di materiale organico corrispondono ai periodi di optimum climatico e si riflettono in una più elevata concentrazione della frazione biopolimerica. I carboidrati, in particolare, sembrano fornire buone indicazioni paleoambientali facendo ipotizzare una loro possibile utilizzazione come marker. Questa frazione organica risulta diversamente concentrata nelle due carote studiate sottolineando le differenze esistenti tra il bacino Joides settentrionale e quello meridionale. · I risultati ottenuti rappresentano un primo approccio ad una problematica estremamente complessa che riguarda, nell'aspetto più ampio, il ciclo del carbonio ed il ruolo del sedimento come serbatoio sia di molecole organiche che, e forse soprattutto, di informazioni pregresse.
XV Ciclo
1959
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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3

Arizzi, Novelli Alessandra. "Sviluppo di indicatori di rischio tossico per ambienti marini costieri e lagunari." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2001. http://hdl.handle.net/10579/493.

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4

SOLE, FRANCESCO MARIA. "Valutazione della vulnerabilità delle coste della Sardegna a fenomeni di erosione ed inondazione dovuti all'impatto degli eventi estremi meteo-marini." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266637.

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Abstract:
The main goal of this work is to provide a regional assessment of the coastal vulnerability of Sardinian sandy beaches to storm impacts. To do this we have assessed the geomorphic coastal vulnerability taking into account the intensity of storm induced hazards and the adaptation capacity of the system. The methodology aplied allows to calculate quantitatively -in a separate manner- the erosion and inundation hazards induced by the storms associated to a given probability of occurrence. The practical application of this method is to provide information that allows stakeholders to manage resource allocation and mitigate consequences. This framework has been developed by covering the following steps:(i). Define forcing conditions for the Sardinian coast using a storm classification method; to obtain this we have divided the Sardinian coast in 4 different sectors. For each sector storm events have been defined from hindcast wave data obtained for the period between 1979-2012. (ii) Find out the induced beach response to each storm class measured by the quantification of the flooding and erosion hazards. In each sector sandy beaches have been characterized in terms of their slope, height, widht and grain size. (iii) Estimation of a coastal vulnerability index formulated in terms of these two intermediate variables by means of a linear function that ranges from a minimum value of 0 (optimum state) to a maximum of 1 (failure state), defining 5 qualitative categories (Very Low, Low,. Medium, High, Very High). (iv) Assessment and mapping of the coastal vulnerability index along different sectors of the island. In terms of prospective analysis we have built a projected timeline of beach hazard based on existing storm data fitted into an extreme probability function. Once the probability of occurrence of the flooding and erosion hazards has been assessed and a risk level defined by the stakeholders, the spatial distribution of vulnerabilities associated to selected probability level will permit to "robustly" compare areas along the coast to identify the most endangered zones.
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5

LANCI, LUCA. "CAMBIAMENTI AMBIENTALI IN SEDIMENTI MARINI RECENTI E PALEOGENICI STUDIATI TRAMITE LE PROPRIETA' MAGNETICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1995. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12934.

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6

GERIN, RICCARDO. "OTTICA MARINA ED ALTRE TECNOLOGIE AVANZATE APPLICATE ALLO STUDIO AMBIENTALE NELL'ADRIATICO SETTENTRIONALE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12180.

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Abstract:
2003/2004
A partire dal gennaio 2002 è iniziato un progetto di ricerca finalizzato all'acquisizione e all'analisi di parametri bio-ottici nel Golfo di Trieste. I campionamenti sono stati realizzati grazie al rapporto di collaborazione tra il Laboratorio di Biologia Marina di Trieste (LBM) e la Riserva Naturale Marina di Miramare (RNMM). Le linee di ricerca riguardano: misure di produzione primaria in situ ed in laboratorio allo scopo di confrontare i diversi metodi impiegati per la stima della produzione pnmana; confronto tra misure di abbondanza planctonica ottenute mediante conteggio al microscopio e Optical Plankton Counter; misure di parametri chimico-fisici della colonna d'acqua. Tali misure vengono effettuate durante le uscite relative agli esperimenti di produzione primaria in situ ed in caso di particolari eventi biologici e/o fisici in ulteriori crociere. La ricerca viene svolta in acque costiere in una stazione ben definita all'interno dell'area protetta. Molti sono i parametri monitorati che potranno essere sfruttati anche per futuri lavori di ricerca. Personalmente mi occupo della parte ottica-radiometrica di competenza della Riserva Naturale Marina di Miramare partecipando attivamente alle campagne oceanografiche di misura ed elaborando successivamente i dati raccolti. I parametri ottici vengono monitorati mediante una strumentazione scientifica di qualità e di concezione moderna (radiometri selettivi) che indaga su sette lunghezze d'onda entro la banda del visibile e che solitamente viene utilizzata in acque oceaniche per la taratura dei radiometri satellitari. Nel Golfo di Trieste tale strumentazione radiometrica è stata adottata in precedenza solo per la mia Tesi di Laurea e tutt'oggi non gode di un largo impiego nell'ambiente costiero. Nel corso dell'attività di Dottorato si è approfondito il lavoro già svolto durante la suddetta Tesi testando con accuratezza i radiometri e prestando particolare attenzione soprattutto al trattamento dei dati in modo da offrire un modello riproducibile in future applicazioni. Dal novembre 2002 collaboro con l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale ( OGS) per commisurare i dati radiometrici raccolti in situ con quelli di tipo satellitare e per l'applicazione di una nuova tecnologia avanzata per lo studio delle correnti superficiali nell'Adriatico Settentrionale mediante radar ad alta frequenza. Questa Tesi è suddivisa in tre parti ove vengono esposti i lavori svolti nei campi inerenti alla radiometria in situ, alla radiometria satellitare ed infine all'impiego della tecnologia radar. La radiometria in situ costituisce la parte più cospicua di questo lavoro di Tesi di Dottorato. Dopo una breve descrizione fenomenologica della luce e delle sue interazioni con l'atmosfera e con l'acqua, si definiscono i parametri fisici che caratterizzano il campo radiante e le proprietà ottiche intrinseche ed apparenti. Successivamente viene illustrata la strumentazione impiegata in questa ricerca dai due enti coinvolti (LBM e RNMM), viene spiegata la metodologia di campionamento seguita, con particolare attenzione alla parte ottica, ed infine viene inquadrata l'area di studio. Nel quarto capitolo viene presentata la tecnica di compressione delle variabili oceanografiche, denominata Empirica! Orthogonal Functions (EOF), che ho avuto modo di apprendere durante la collaborazione con l' OGS. Utilizzando tale tecnica sul data-set ottico raccolto nel biennio 2000-2001 durante la mia Tesi di Laurea, si è dimostrato che la stazione oggetto di questo studio non è esclusiva, ma è invece caratterizzata da acque tipiche del Golfo di Trieste che si ritrovano anche più al largo. Nei due capitoli successivi viene illustrato il lavoro di elaborazione ed analisi effettuato sui dati radiometrici selettivi, dimostrando l'inefficacia del programma fornito assieme alla strumentazione radiometrica (Prosoft 6. 3d) se applicato ad acque basse. Si suggerisce una soluzione alternativa definendo il software da me programmato in ambiente Matlab e se ne mostrano i risultati. Si presentano ancora gli andamenti annuali dei parametri indagati e le possibili correlazioni con altre variabili a disposizione quali irradianze PAR, temperatura, salinità, clorofilla a, produzione primaria e profondità di scomparsa del disco Secchi. Le comparazioni hanno dimostrato un buon accordo tra i parametri, ma molti sono ancora gli aspetti da indagare. La ricerca e la collaborazione tra i locali enti continua proprio in questa direzione. La Tesi si conclude analizzando la possibile applicazione nell'area dell'Adriatico Settentrionale di altre due tecnologie avanzate: la radiometria satellitare ed il telerilevamento mediante radar. Nel settimo capitolo si evidenziano i primi risultati ottenuti, grazie alla collaborazione con l' OGS, dai confronti tra i dati radiometrici da satellite e quelli monitorati in situ. La taratura satellitare si è rivelata di difficile realizzazione a causa della morfologia altamente variabile della costa dell'Adriatico Settentrionale e della difficile predizione della stratificazione atmosferica in vicinanza della costa stessa. Nell'ultimo capitolo viene esposto lo studio di fattibilità della tecnologia radar ad alta frequenza presso le coste del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Ad aprile 2003 ho partecipato all'installazione di un sito radar tipo Codar presso Ancona in collaborazione con la Naval Postgraduate School di Monterey (California). Ho potuto studiare il funzionamento teorico di questi strumenti, la loro realizzazione ingegneristica, le metodologie operative ed il relativo software per la gestione e l'analisi dei dati. Sono stati messi in evidenza i pregi ed i limiti della strumentazione e si è studiata la possibilità di sfruttare questa tecnologia, con le dovute cautele, per il costante monitoraggio delle correnti marine superficiali e lo stato del mare, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche come valido aiuto per la navigazione e per la protezione civile. Infine, alla tesi si allega un pratico Cd-Rom di facile consultazione, dove si possono ritrovare tutti i dati ottici-radiometrici grezzi ed elaborati, i programmi creati ed una serie di fotografie che ritraggono l'attività di ricerca in situ.
XVII Ciclo
1976
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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7

Zavagno, Enrico. "Interazione tra acque marine e acque di falda nella Bassa Pianura Friulana." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7348.

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Abstract:
2010/2011
Riassunto: Nell’ambito del dottorato è stata esaminata l’interazione tra le acque marine e le acque di falda in un’area della Bassa Pianura Friulana che si colloca all’interno del Sito di Interesse Nazionale (SIN) della Laguna di Grado e Marano. Il SIN è stato oggetto di diversi studi da parte dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente del Friuli Venezia Giulia (ARPA FVG). Per questo motivo è stata instaurata una collaborazione in particolare con il Settore Laboratorio Unico Regionale – Laboratorio di Udine, che negli anni si è occupato di definire e valutare l’influenza e gli effetti dell’interazione tra le acque lagunari e le falde sotterranee. Quanto elaborato conferma ed integra le teorie ed i risultati sviluppati da ARPA FVG e fornisce ulteriori dati e prove della presenza e degli effetti del cuneo salino. La ricerca ha permesso di approfondire le conoscenze relative all’interazione fra acque marine e acque di falda nella Bassa Pianura Friulana. Questo fenomeno si verifica laddove le acque saline del mare e della laguna risalgono i tratti terminali dei corsi d’acqua (ingressione marina) e, infiltrandosi all’interno dei depositi permeabili che ne costituiscono l’alveo, raggiungono le falde sottostanti determinandone la salinizzazione (intrusione salina). Tutti i corsi d‘acqua della Bassa Pianura Friulana sono soggetti ad ingressione marina, la cui intensità dipende dalle portate e dalla morfologia del loro alveo. Per questo si sono effettuati profili di conducibilità elettrica e temperatura all’interno di alcuni dei principali corsi d’acqua e dai dati ottenuti si è elaborata una mappa relativa alla massima ingressione marina. All’interno degli alvei dei Fiumi Aussa, Corno e Stella, inoltre, sono state installate delle stazioni di misura con sonde per il monitoraggio in continuo dei valori di conducibilità elettrica, temperatura ed oscillazione del livello piezometrico. La stazione di monitoraggio sul Fiume Corno (che ricade all’interno del SIN della Laguna di Grado e Marano), data la sua posizione strategica, è stata mantenuta attiva per un periodo di 7 mesi, permettendo di effettuare delle comparazioni dei parametri registrati in continuo con i dati di livello del mareografo di Marano Lagunare (Protezione Civile) e con quelli registrati all’interno di diversi piezometri. L’elaborazione informatica di nuovi dati stratigrafici raccolti per questa parte del SIN della Laguna di Grado e Marano si è concretizzata in un modello idrostratigrafico (dal piano campagna a 35 m di profondità), basato sul grado di permeabilità dei depositi che costituiscono l’area oggetto dello studio delle falde sotterranee. Dal modello sono state estratte diverse sezioni che hanno evidenziato la presenza di tre falde principali. La più superficiale, falda “0”, posta tra 0 e 5 m da p.c., è caratterizzata da una forte discontinuità laterale e da materiali a moderata permeabilità. La falda intermedia, falda “1”, è posta generalmente fra 8 e 20 m da p.c., è continua lateralmente ed è costituita prevalentemente da materiali permeabili. La falda più profonda, falda “2”, è posta fra 25 e 35 m da p.c., costituita da materiali permeabili, risulta discontinua alla scala considerata (questa falda non è stata oggetto di studio dal punto di vista geochimico). Diverse sezioni idrostratigrafiche trasversali al Fiume Corno hanno messo in evidenza che in alcuni tratti l’alveo del fiume poggia direttamente su materiali permeabili, che permettono la comunicazione tra le acque del fiume e le falde “0” e “1”, causandone la salinizzazione. Per determinare le caratteristiche geochimiche delle acque sotterranee nell’area di studio, sono stati monitorati, con diverse metodiche, 41 piezometri. Per ognuno di essi è stato effettuato almeno un profilo di conducibilità elettrica e temperatura per verificare le variazioni di questi due parametri con la profondità. Si sono quindi evidenziati i piezometri al cui interno sono presenti acque saline stratificate, significative della miscelazione delle acque di falda con quelle marine. Per mezzo di sonde multiparametriche sono stati monitorati in continuo 13 piezometri, di cui 2 con tratto filtrante in corrispondenza della falda “0” e i restanti 11 con tratto filtrante in corrispondenza della falda “1”. I valori dei livelli piezometrici hanno evidenziato oscillazioni con frequenze paragonabili a quelle delle maree e ampiezze attenuate in modo differente da piezometro a piezometro. Confrontando i dati ottenuti con quelli relativi alle misure in continuo effettuate all’interno del Fiume Corno, è stata verificata la presenza di una relazione, in 6 piezometri, tra il corso d’acqua superficiale e le due falde sottostanti, confermando quanto mostrato dalle sezioni idrostratigrafiche. Inoltre, i valori di conducibilità elettrica, ottenuti dalle misure in continuo, hanno confermato ancora una volta quanto già evidenziato dai profili verticali e cioè la presenza di acque di origine marina. A supporto delle misure in continuo e dei profili verticali di conducibilità elettrica e temperatura, sono stati effettuati numerosi campionamenti puntuali volti a caratterizzare dal punto di vista geochimico le acque sotterranee. Per quanto concerne la geochimica tradizionale sono stati prelevati campioni d’acqua per la determinazione di: pH, Eh, T, EC, O2, S2- e Fe tot. Questi parametri sono stati utili per definire alcune peculiarità delle falde monitorate. La determinazione delle concentrazioni di ferro totale disciolto, abbinato alle misure di EC effettuate in diverse condizioni di marea, si è dimostrata utile per definire un metodo di campionamento il più possibile idoneo, ripetibile e riproducibile in funzione delle specifiche problematiche presenti nell’area di studio. Il metodo infatti tiene in considerazione variabili di campo quali tempo, volumi e velocità di spurgo, posizione della pompa, diversi pretrattamenti del campione e variabili esterne come la marea, che possono modificare i valori dei principali parametri fisici e le concentrazioni degli ioni presenti nelle acque prelevate, così da ottenere un campione il più possibile rappresentativo della falda monitorata. Per 18 piezometri sono stati resi disponibili dal Laboratorio Unico Regionale - ARPA FVG i dati relativi ai principali componenti chimici, provenienti dalle campagne di monitoraggio degli anni compresi fra il 2006 e il 2011. Questi dati sono stati utili per determinare le facies chimiche a cui appartengono le acque presenti nella falda “0” e “1”. Attraverso l’elaborazione di diagrammi qualitativi si è potuta verificare la presenza di acque a facies bicarbonato calcica ad affinità magnesiaca, a facies cloruro alcalina e acque a composizione intermedia. Si è dunque avuta la conferma, anche dal punto di vista chimico, della presenza di acque dolci (facies bicarbonato calcica ad affinità magnesiaca) mescolate con diverse intensità ad acque di origine marine (facies cloruro alcalina). Risolutiva è infine stata la determinazione, per alcuni piezometri, dei valori di δ18O e δD. I valori dei rapporti isotopici di alcuni piezometri sono risultati maggiori rispetto ai valori isotopici medi delle piogge locali ad ulteriore conferma della presenza di miscelazione fra acque di falda e acque di origine marina. Inoltre, a seguito di campionamenti effettuati ad intervalli regolari durante lo spurgo di alcuni piezometri, si è osservato una decisa variazione dei rapporti isotopici nel tempo, evidentemente dovuta al richiamo di acque a composizione isotopica diversa da quella che caratterizza la falda all’inizio dell’emungimento. Si può quindi affermare con sicurezza che le acque saline del mare, attraverso la laguna, risalgono per ingressione marina il Fiume Corno per diversi chilometri e in corrispondenza dei depositi più permeabili che costituiscono l’alveo si infiltrano, mescolandosi con le acque dolci che caratterizzano la falda “0” e la falda “1” sottostanti. I risultati ottenuti confermano in modo inconfutabile alcune delle tesi già maturate ed affermate da ARPA FVG per il SIN di Grado e Marano (Lutman A. & Pezzetta E., 2007; Pezzetta E. & al., 2008; Pezzetta et al., 2011) La tesi in oggetto costituisce la chiave di volta per spiegare la presenza di squilibri nel chimismo delle acque sotterranee derivanti dalle naturali interazioni con la laguna ed il mare. Di conseguenza supporta e approfondisce le relazioni formulate dall’Agenzia sui valori di fondo nell’area del SIN e risulta di fondamentale importanza per lo sviluppo attuale e futuro dell’area industriale. Inoltre, in generale fornisce indicazioni utili e suggerimenti pratici in merito al corretto, efficace ed efficiente monitoraggio delle acque sotterranee in aree soggette al cuneo salino.
XXIV Ciclo
1981
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8

DINI, MICHELA. "APPLICAZIONE DI TECNICHE ISOTOPICHE (ISOTOPI STABILI E RADIOATTIVI) A STUDI PALEOAMBIENTALI IN AREE ANTARTICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1995. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12907.

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9

SALVI, GIANGUIDO. "EVENTI NELL'EVOLUZIONE TARDO-QUATERNARIA DI UN SETTORE DEL MARE DI ROSS (ANTARTIDE) E DELLO STRETTO DI MAGELLANO (RAMO PACIFICO)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1995. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12906.

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10

TOLOTTI, RAFFAELLA. "ASSOCIAZIONI A DIATOMEE POLARI NEL MARE DI ROSS (ANTARTIDE): RICOSTRUZIONE PALEOAMBIENTALE E PALEOCLIMATICA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2002. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12969.

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Abstract:
2000/2001
Questo studio sperimentale si inserisce nel Progetto Nazionale Ricerche in Antartide (Area tematica Global Change) con lo studio di carote di bacino e/o di piattaforma continentale finalizzato all'ottenimento di informazioni paleoclimatiche mediante analisi multidisciplinari (sedimentologiche, mineralogiche, micropaleontologìche, geochimiche, ecc.). L'indagine è rivolta, in particolare, agli aspetti micropaleontologici corrispondenti ai taxa silicei e la loro risposta conservativa e sedimentaria relativa ai cambiamenti climatici e quindi ambientali (come per esempio l'espansione ed il ritiro della West Antarctic Ice Sheet cioè la Calotta Orientale Antartica) occorsi nel Mare di Ross durante il tardo Quatemario, in particolare relativi alle finestre temporali degli ultimi 250-300000 e 30-40000 anni. Sono state a tal fine scelte tre carote prelevate durante spedizioni antartiche svoltesi in anni differenti e relative alle sporacitate finestre temporali e ad ambienti bacinali esterni (ANTA91 8 ed ANTA99 23) ed interni alla piattaforma continentale (ANTA96 5bis). L'opportunità di studiare i taxa silicei deriva dal fatto che questi risultano essere gli organismi che maggiormente contribuiscono alla genesi dei sedimenti antartici e periantartici. La sedimentazione biogenica silicea in Antartide è infatti rappresentata in gran parte da sedimenti diatomacei con un contributo secondario di radiolari e spicole di spugne. E' strettamente correlata alla produttività primaria delle masse d• acqua; quest'ultima è legata a situazioni ambientali particolari quali l'estensione della copertura glaciale ed i sistemi frontali oceanici e periantartici, dovuti a scontro di masse d'acqua con caratteristiche chimico-fisiche differenti, tutti fattori influenzati dalle variazioni climatiche antartiche. Lo studio proposto Si è rivolto principalmente all'analisi del potenziale paleoclimatico e biostratigrafico delle diatomee e delle loro associazioni applicato ad alcune carote raccolte in ambienti bacinali esterni ed interni alla piattaforma continentale nel Mare di Ross ed ha approfondito alcuni strumenti di indagine quali indici biotici relativi a determinate specie. Le diatomee e le relative associazioni, esaminate nelle carote, si sono dimostrate particolarmente sensibili alle variazioni ambientali e climatiche, nonostante siano forme generalmente planctonche e soggette a possibili fenomeni di disturbo, quali trasporto laterale con selezione, dissoluzione selettiva ecc. Sono legate infatti a masse d'acqua con caratteristiche chimico-fisiche ben determinate; è stato infatti notato che, in certe condizioni ambientali, possono dare origine ad intense fasi vegetative (blooms vegetativi) che marcano zone caratterizzate da particolari condizioni ambientali o idrodinamiche. Ciò le rende indispensabili nella comprensione dell'evoluzione temporale ambientale (segnale di paleoproduttività della colonna d'acqua), delle facies sedimentarie e degli equilibri idrodinamici antartici. Questo studio ha messo in evidenza la risposta data dalle dalle microflore silicee ai cambiamenti climatici, che si rivelata particolare in quanto legata a variabili biotiche ed in alcuni casi in anticipo rispetto a quella data da altri strumenti di indagine ambientale (ad esempio i parametri sedimentologici, ecc ... ). Le diatomee hanno dimostrato inoltre di essere raffinati strumenti biostratigrafici, indispensabili per caratterizzare le diverse facies sedimentarie, anche se soggette a rimaneggiamento, suggerendo un loro utilizzo per la comprensione delle dinamiche di trasporto ed erosione glaciale. l principali obiettivi conseguiti mediante il presente lavoro sono di seguito riassunti: -Inizialmente si è resa necessaria una approfondita ricerca bibliografica sull'Antartide in generale e sul Mare di Ross in particolare, sulla tassonomia ed ecologia delle diatomee; questo ha consentito di evidenziare lo stato attuale degli studi relativi all'utilizzo delle diatomee quali indicatori biostratigrafici ed ambientali; sono stati quindi identificati i taxa presenti e le specie di diatomee antartiche più significative ai fini di una interpretazione paleoambientale e paleoclimatica. -Sono state definite le metodologie di preparazione dei sedimenti, di studio dei campioni e di analisi dei dati anche con l'ausilio di tecniche dr analisi matematica e statistica quali la correlazioni tra specie, la Cluster Analysis e lo sviluppo di procedure automatiche su programmi applicativi Excel ed R. -Sono state approfondite problematiche tassonomiche ed ambientali relative ad alcune forme. Tali approfondimenti, assieme all'utilizzo del SEM, hanno reso possibile ottenere un valido supporto iconografico e produrre un manuale tassonomico corredato di informazioni ecologiche attuali, biostratigrafiche e fotografie al microscopio ottico e al SEM (Appendice tassonomica). - Sono stati identificati alcuni taxa miocenìci e plio-pleistocenici rimaneggiati, probabilmente legati a trasporto da zone di piattaforma continentale più interne dovuto alle lingue glaciali (Ice streams) in fasi di avanzamento. Sono inoltre state selezionate alcune specie caratterizzate da particolari va lenze ambientali per la definizione degli indici biotici, ad esempio relativi al rapporto tra taxa del Genere Fragilariopsis ed Eucampia (Eucampia lndex). -Dallo studio qualitativo e quantitativo si è potuto ricavare una stima delle modalità ed intensità di risposta sia delle associazioni che degli indici biotici. l dati ottenuti, pur avendo attualmente valore sperimentale e preliminare, hanno comunque evidenziato gli indici biotici proposti quali strumenti biostratigrafici validi e sensibili anche in biostratigrafia. E' stato possibile infatti analizzare il toro andamento anche rispetto ad altri parametri con i quali sono risultati in accordo, confermando cosl la loro utilità ai fini di una ricostruzione evolutiva della situazione di copertura glaciale, soprattutto olocenica. Significativo si è rivelato anche il rapporto Chaetoceros sporelcellule vegetative, soprattutto se confrontato ai segnali di alta produttività ricavati da altri parametri. l dati ottenuti hanno indotto a considerare la presenza di forme dal basso tasso di silicizzazione (quali le cellule vegetative di Chaetoceros ma anche F. cylindrus), sintomatica di un miglioramento dello stato di conservazione della frazione silicea lungo la colonna d'acqua e nel sedimento. - Dai dati ed osservazioni ottenute ed in base all'integrazione con altri studi multidisciplinari inerenti le stesse carote, è stata quindi proposta una interpretazione paleoambientale e paleoclimatica relativa alle fluttuazioni climatiche del tardo Quaternario. In particolare sono state evidenziate chiare variazioni nelle associazioni relative agli ultimi 7 (8) cicli climatici (finestra temporale dei 250-300000 anni B.P.) ed ai 30-40000 anni B.P. in ambienti bacinali di piattaforma interna ed esterna alla scarpata continentale. - Infine sono stati individuati, in base al segnale di paleoproduttività relativa e delle associazioni, eventi pa1eoambientali e biostratigrafici di ampia portata: un intervallo corrispondente allo stage isotopico Se (Eemiano) relativo ad un 'optimum climatico', già noto in bibliografia come molto simile alla situazione climatica attuale una fase di chiaro passaggio a condizioni interglaciali oloceniche. Questi due eventi hanno permesso di definire eventi precisi e validi per fromulare una proposta di correlazione biostratigrafica tra le carote. Questo studio può quindi fornire un contributo alla interpretazione paleoambientale e paleoclimatica in particolare delle aree bacinali interne ed esterne del Mare di Ross e più in generale delle aree periantartiche dell'Oceano Meridionale. Le ricerche svolte hanno inoltre evidenziato particolari tematiche e problematiche tuttora aperte e non del tutto chiare o sufficientemente rilevate in bibliografia. Data l'importanza che esse assumono, potrebbero essere suggeriti alcuni spunti per future indagini, in particolare: un approfondimento sulle problematiche tassonomiche ed interpretative relative ad alcuni taxa (ad esempio E. antarctica, Chaetoceros spp. e Paralia sulcata) dei quali non è stato ancora definito il valore ambientale attuale e biostratigrafico da applicare in ambiente antartico; - un approfondimento integrato con dati multidisciplinari delle eventuali dinamiche neritiche ed oceaniche di circolazione e di sedimentazione del biogeno siliceo nei vari siti di interesse, durante le sopracitate finestre temporali . In particolare sarebbe utile approfondire il rapporto tra la presenza e la differente diffusione spaziotemporale di determinate specie di mare aperto e/o oceaniche (ad esempio F. kerguelensis) e gli influssi di Circumpolar Deep Water con apporti di acque temperate (North Atlantic Deep Water- NADW) durante i periodi di optimum climatico interglaciale (Bonn et al., 1994); dei chiarimenti sull'influenza della circolazione e correnti sul trasporto verticale e laterale del particellato biogenico (vedi rapporto Chaetoceros!Eucampia) e sulla sua conservazione lungo al colonna d'acqua e nel sedimento (vedi problematiche relative al rapporto tra Chaetoceros sporelcellule vegetative, alla conservazione o asporto selettivo di F. cylindrus ed all'apporto selettivo dei fecal pellets nel sedimento).
XIII Ciclo
1965
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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CAFFAU, MAURO. "EVOLUZIONE DELLE PALEOCOMUNITA' PLANCTONICHE (NANNOFOSSILI CALCAREI E FORAMINIFERI PLANCTONICI) IN RELAZIONE ALLE VARIAZIONI CLIMATICHE E AMBIENTALI TARDO QUATERNARIE NELL'AREA POSTA A NORD-OVEST DELLO STRETTO DI MAGELLANO." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1999. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12455.

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SALVI, CRISTINAMARIA. "EVENTI PALEOCLIMATICI TARDO-QUATERNARI IN AREE MEDITERRANEE (MAR ADRIATICO), ANTARTICHE (MARE DI ROSS) E PERIANTARTICHE (STRETTO DI MAGELLANO)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2000. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12729.

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PROTOPSALTI, IOANNA. "APPLICAZIONE DI UN METODO AUTOMATICO PER L'ESTRAZIONE DI PARAMETRI MORFOMETRICI DA CLASTI PER UNA CARATTERIZZAZIONE DI SEDIMENTI MARINI E COSTIERI ANTARTICI IN OTTICA PALEOAMBIENTALE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1997. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13041.

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CAPELLO, MARCO. "RAPPORTI TRA STRUTTURA FISICA E FLUSSI DI MATERIALE SOSPESO IN AREE DI FORMAZIONE DI ACQUE DI FONDO (MARE DI ROSS ANTARTIDE)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1997. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12747.

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COVELLI, STEFANO. "CICLO BIOGEOCHIMICO DEL MERCURIO NEI SEDIMENTI DEL GOLFO DI TRIESTE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1997. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12758.

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CIRILLI, STEFANO. "MORFODINAMICA DELLE BOCCHE LAGUNARI E POTENZIALITA' DI UTILIZZO DELLE SABBIE DI DELTA DI RIFLUSSO COME CAVE DI PRESTITO PER INTERVENTI DI RIFLUIMENTO." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13118.

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CUPPARI, ANGELA. "CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DEI CANYONS SOTTOMARINI DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE: LORO GENESI, EVOLUZIONE E RUOLO NELLA DINAMICA AMBIENTALE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2003. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12525.

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CAVALLO, CARLO. "DINAMICA E TENDENZA EVOLUTIVA DEL LITORALE TRA VARAZZE E GENOVA-VOLTRI (LIGURIA OCCIDENTALE)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1994. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12871.

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Martinez, Urtecho Francisco Alfredo, and Gallo Luis Julio Oyanguren. "Diseño y evaluación de concreto especial con cenizas de cáscara de arroz (RHA) para aumentar la durabilidad de las estructuras frente a la exposición al ambiente marino." Bachelor's thesis, Universidad Peruana de Ciencias Aplicadas (UPC), 2019. http://hdl.handle.net/10757/628220.

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Abstract:
El presente estudio se realizó con la finalidad de diseñar y analizar un concreto con reemplazo parcial de ceniza de cáscara de arroz (RHA) más resistente que el convencional frente a la exposición a los ambientes marinos. Esta ceniza, resulta de la combustión de cascarillas de arroz que genera una empresa encargada de elaborar pulitón en el departamento de La Libertad – Perú. La ceniza resultante de dicho proceso posee características similares a las del cemento, empezando por el alto contenido de sílice, haciéndolo apto para ser utilizado como adición. Este componente se utilizó para reemplazar en 5, 10 y 15% al cemento tipo V dentro de la mezcla de concreto con la finalidad de estudiar su reactividad puzolánica. Adicionalmente, se realizaron ensayos de resistencia a la compresión de probetas cilíndricas a los 28 días de curado en agua. Asimismo, se optó por realizar ensayos de durabilidad a los agregados grueso y fino según la Norma C88 utilizando sulfato de magnesio (MgSO4). Finalmente, se obtuvo el porcentaje de RHA más óptimo para conseguir los mejores resultados en cuanto a la resistencia a la compresión y al ataque de sulfatos.
The present study was carried out in order to design and analyze a concrete with partial replacement of rice husk ash (RHA) more resistant than the conventional one against exposure to marine environments. This ash, is the result of the combustion of rice husks that generates a company responsible for making pulitón in the department of La Libertad - Peru. The ash resulting from this process has characteristics similar to those of cement, starting with the high silica content, making it suitable for use as an addition. This component was used to replace the type V cement in the concrete mix in 5, 10 and 15% in order to study its pozzolanic reactivity. Additionally, tests of compressive strength of cylindrical specimens were carried out after 28 days of curing in water. Likewise, it was decided to perform durability tests on coarse and fine aggregates according to Standard C88 using magnesium sulfate (MgSO4). Finally, the most optimal percentage of RHA was obtained to achieve the best results in terms of resistance to compression and sulfate attack.
Tesis
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20

Maurat, Maria Cristina da Silva. "Análise da associação bactéria-macroalgas em ambiente marinho e do seu potencial uso na avaliação ambiental." Universidade Federal de São Carlos, 2003. https://repositorio.ufscar.br/handle/ufscar/1559.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-06-02T19:28:57Z (GMT). No. of bitstreams: 1 TeseMCSM.pdf: 986946 bytes, checksum: da4d284b74d25fb84babcad1d732fd24 (MD5) Previous issue date: 2003-06-25
In the last decades the increase in the amount of nutrients, particularly nitrogen and phosphorus, introduced into the sea, has brought an accelerated eutrophication of the coastal marine ecosystems, and great changes in water, sediment and biotic communities. Nutrient enrichment is usually associated to other pollutants, as the heavy metals. The use of macroalgae and heterotrophic bacteria has been considered an efficient tool in environmental diagnosis when focusing these two types of pollution. The aim of the present study was to compare the biomass of bacteria in the water column, attached to the macroalgae and in the sediment of Praia da Baleia (Angra dos Reis/RJ), a region used as control and of Praia de Boa Viagem (Niterói/RJ), a region where the main impact is from domestic sewage effluents evaluating the effect of the eutrophication associated to different concentrations of zinc on Champia parvula and accompanying microorganisms by using laboratory experimentation. Methods involved filtration of samples on nuclepore filters, detachment of bacteria by mechanical shaking and ultrasounding, then cell enumeration by epifluorescence and the use of conversion factors to calculate biomass as organic carbon. The highest bacteria biomass in the water, sediment and macroalgae was obtained for in Praia de Boa Viagem. The evaluation of bacteria biomass in different substrates has shown a direct correlation with the trophic state of the environment, with mean values of 0,198 µgC.cm-3 in the water; of 1,29 µgC.cm-3 in sediment and 0,038 µgC.cm-3 in the macroalgae at the area impacted, values higher than those found in the control area. Chronic and semi-estatic toxicity tests were also performed along 15 days in order to determine growth rates, mortality, and morphological changes in the fronds of the macroalgae Champia parvula, grown on different combinations of nutrients levels, zinc concentrations and presence or absence of bacteria. Laboratory experiments evidenced that zinc and nutrient concentrations interfere with growth, mortality and morphology of C. parvula and also that macronutrients and bacteria probably influenced the accumulation of zinc by the macroalgae, thus influencing its growth.
Nas áreas costeiras um aumento na quantidade de nutrientes, particularmente nitrogênio e fósforo, tem levando à eutrofização com alterações pronunciadas nos ecossistemas. O enriquecimento por nutrientes nos ambientes costeiros é freqüentemente acompanhado pela entrada de poluentes, como os metais pesados. A utilização de macroalgas e de bactérias heterótrofas para diagnósticos ambientais abordando as alterações causada pela interação de nutrientes e metais pesados, tem mostrado ser uma ferramenta eficiente fornecendo informações altamente relevantes para o controle da poluição. O presente estudo teve como objetivos comparar a biomassa bacteriana presente na coluna d'água e aderida ao talo demacroalgas e ao sedimento da Praia da Baleia, Angra dos Reis/RJ (região controle) e da Praia de Boa Viagem, Niterói/RJ (região impactada) que tem como principal impacto o aporte de esgoto doméstico, e avaliar os efeitos da eutrofização associados a diferentes concentrações de zinco em Champia parvula e na microbiota acompanhante, através de experimentos de laboratório. A biomassa bacteriana foi determinada por filtração em membrana nuclepore, por desagregação com agitação mecânica e por sonificação. Os experimentos de laboratório foram crônicos, semi-estáticos, com renovação da solução teste a cada 72 horas e tiveram duração de 15 dias. Foram realizados experimentos em que a biomassa bacteriana natural presente na coluna d'água e na macroalga foi mantida e experimentos em que esta biomassa bacteriana foi removida pela aplicação de antibiótico. Ao término dos experimentos a taxa de crescimento, a mortalidade e a alteração morfológica das frondes da macroalga, nas diferentes concentrações de nutrientes e zinco, foram avaliadas e comparadas com o controle (meio padrão). A biomassa bacteriana, nos testes de laboratório, foi avaliada na coluna d'água e nos talos da macroalga no início e após 72 horas de experimentação. Os maiores valores estimados de biomassa bacteriana das amostras de água, sedimento e macroalgas foram observados na Praia de Boa Viagem. A avaliação da biomassa bacteriana nos diferentes substratos indicou uma relação direta com o estado trófico do ambiente, sendo registrados nas amostras de água (0,198 µgC.cm-3), sedimento (1,29 µgC.cm-3) e macroalgas (0,038 µgC.cm-3) da área impactada, valores superiores ao da área controle. Nos experimentos de laboratório, as concentrações de zinco e dos nutrientes interferiram no crescimento, mortalidade e morfologia de C. parvula e, assim como os macronutrientes, as bactérias influenciaram a acumulação de zinco pela macroalga, afetando o seu crescimento.
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FORTE, EMANUELE. "SPERIMENTAZIONE DI METODI GEOFISICI INTEGRATI PER L'ANALISI E LA CARATTERIZZAZIONE DI ACQUIFERI IN AMBIENTI COSTIERI." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12338.

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Katon, Geisly França. "Percepção ambiental de professores em ecossistemas costeiros: influência de uma vivência formativa do Projeto Trilha Subaquática." Universidade de São Paulo, 2015. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/41/41132/tde-14032016-084558/.

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Abstract:
Grande parte das ameaças à biodiversidade dos ambientes marinhos e costeiros é resultado direto da população humana e das tendências de aumento demográfico. Uma das dificuldades para a proteção dos ambientes naturais está na existência de diferenças nas percepções dos valores e importância dos mesmos entre os indivíduos de culturas diferentes ou de diferentes grupos. Consideramos que uma importante etapa para a conservação da biodiversidade é entender a Percepção Ambiental dos sujeitos que compõe a população local. Entendemos como Percepção Ambiental a relação que indivíduo estabelece com o meio no qual está inserido, que ocorre através de mecanismos perceptivos e cognitivos. O presente trabalho visa contribuir na ampliação do conhecimento de tal temática, principalmente enfocando Ambientes Marinhos e Costeiros. Para isso, investigamos a Percepção Ambiental de um grupo de professores de uma escola pública do litoral norte de São Paulo (Ubatuba, SP) que participaram de uma vivência formativa em atividades de Educação Ambiental. Este trabalho apresenta como objetivos específicos: 1) verificar se e como a participação nas atividades educacionais influenciou a Percepção Ambiental de tais professores; 2) investigar as concepções que os professores apresentam sobre as possibilidades e desafios da prática docente ao abordar o ambiente marinho e costeiro a partir dos subsídios fornecidos pela vivência formativa. Os professores participaram das atividades do Projeto Trilha Subaquática que foram desenvolvidas ao longo de dois dias no Parque Estadual da Serra do Mar e no Parque Estadual Ilha Anchieta, ambos em Ubatuba, São Paulo. Utilizamos instrumentos de coleta de dados que foram aplicados tanto no início quanto no final da vivência (questionário e redação), além do registro audiovisual referente às Reflexões Coletivas realizadas ao final de cada dia. A partir da análise dos dados coletados, que foi feita por categorização aberta e por análise de conteúdo categorial, foi possível notar que participar das atividades de Educação Ambiental influenciou, em alguns aspectos a Percepção Ambiental dos professores. Tal influência ficou mais evidente em aspectos específicos, como, por exemplo, em relação à biodiversidade destes ambientes. Ainda que a percepção dos professores em relação a causarem impactos ao ambiente durante a realização das atividades não tenha sido expressa por todos, quando tais impactos foram percebidos, estavam bastante relacionados aos organismos do costão rochoso, especificamente ao pisoteio dos mesmos. Verificamos ainda aspectos interessantes sobre as representações sociais desses sujeitos que, apesar da participação na vivência, continua sendo majoritariamente antropocêntrica. Sobre as possibilidades e desafios da prática docente ao abordar os ambientes marinhos e costeiros, pudemos notar que para os professores sujeitos desta pesquisa, as atividades de campo são as mais significativas para se trabalhar tal tema. Além disso, pudemos notar a grande importância que a troca de experiências entre os pares, como os proporcionados pela vivência, apresentam na composição das práticas docentes.
Much of the threats to marine and coastal biodiversity are directly result of human population and tendency of demographic increase. One of the difficulties to protect natural environments relies in the differences in perceptions of the values and importance of those between individuals of different cultures or different groups. We consider that understand Environmental Perception from local population is an important step for biodiversity conservation. We understand as Environmental Perception the relation that people establish with the environment in which it is inserted, that occurs through perceptual and cognitive mechanisms. The aim of this work is contribute to expansion of the knowledge about the concept, mainly focusing in Marine Environment e Coastal Environment. For that, we investigated the Environmental Perception of a group of teachers from a public school in north coast of São Paulo State (Ubatuba) who participated in a formative experience in Environmental Education activities. This work presents as specifics goals: 1) verify whether and how the participation in educational activities influenced the environmental perception of such teachers; 2) investigate the conceptions that teachers have about the possibilities and challenges of teaching practice in addressing marine and coastal environment from the subsidies provided by the training experience. The teachers participated of Underwater Trail Project activities that are developed along two days in Serra do Mar State Park and in Ilha Anchieta State Park, both in Ubatuba, São Paulo State. We use data collection instruments which were applied at the beginning and at the end of the experience (a questionnaire and a composition), besides the transcripts of the audiovisual material related to Collective Reflections made at the end of each day. From the analysis of the data collected, it was done by open categorization and categorical content analysis, it was noticeable that participate in environmental education activities influenced, even subtly, teacher\'s Environmental Perception. This effect was more evident in specific aspects, such as, for example, in relation to biodiversity of these environments. Although the perception of teachers in relation to cause impacts on the environment during the course of the activities it has not been expressed by all, when such impacts were perceived, were closely related to the rocky shore organisms, specifically to trampling them. We also found interesting aspects about the social representations of those guys who, despite participating in the experience, remains largely anthropocentric. About the possibilities and challenges of teaching practice in addressing marine and coastal environments, we noticed that for subject teachers of this research, field activities are the most significant to work with such a theme. In addition, we noted the great importance that the exchange of experiences among peers, as provided by the experience, present in the composition of teaching practices.
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23

Vargas, Cordero Ivan De La Cruz. "Gas hydrate occurrence and Morpho-structures along Chilean margin." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3207.

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Abstract:
2007/2008
During the last decades, the scientific community spent many efforts to study the gas hydrates in oceanic and permafrost environments. In fact, the gas hydrate occurrence has a global significance because of the potential energy resource represented by the large amount of hydrocarbon trapped in the hydrate phase. Moreover, it may play a role in global climate change, and it is also study because of the hazard that accumulations of gas hydrate may cause to drilling and seabed installations. In seismic data, the base of the gas hydrate presence is detected by a strong reflector, called BSR. Along the Chilean continental margin, in the last decades the BSR is well reported by several geophysical cruises. In particular, the BSR is recognized along the accretionary prism. An important aspect related to the gas hydrates is the estimate of gas concentration in the pore space by using seismic data. In fact, both compressional and shear wave velocities provide information about the presence of gas hydrate and free gas in marine sediments. A quantitative estimate of gas hydrate and free gas concentrations can be obtained by fitting the theoretical velocity to the experimental velocity. For this purpose, in this Thesis several seismic data are analyzed in order to detect, quantify and explain the gas hydrate presence in this region. Frontal and basal accretions were identified by interpreting six post-stack time migrated sections, which across the entire margin (continental shelf, continental slope, oceanic trench and oceanic crust). The trench infill southwards of Juan Fernandez Ridge is characterized by a succession of reflectors with high and low amplitude associated to turbidites. A thinner bed (0.3 s) was recognized in correspondence to the accretionary prism characterized by several morphological highs. These morphological highs were associated to different accretional stages. On the contrary, a thicker bed (0.8 s) was recognized in correspondence to an uplifted accretionary prism characterized by a smoother topography. Basal and frontal accretions can be related to the morpho-structures recognized in this part of the Chilean margin. Negative and positive flower structures can help to explain the deformational variability of the Chilean margin, because negative flowers structures are associated to transtensional domain, where the continental slope morphology is characterized by normal faults, submarine erosive channels and slump heads. Positive flower structures, instead, are associated to transpresional domain and could explain the presence of older re-activated thrusts, slightly deformed slope basins. Moreover a strike-slip component affecting the oceanic crust, can also involve the continental margin, in fact on the continental slope, positive and negative flower structures can be associated to strike-slip faults parallel to the coast or to Riedel shear. The BSR is an important indicator of gas hydrate and free gas presence and we performed a processing to enhance its presence. In all analysed sections, the BSR was recognized in correspondence to an ancient accretionary prism with different seismic characteristics along the margin. A strong and continuous BSR was recognized in the northern sector (offshore Itata) and southern sector (offshore Coyhaique), while a discontinuous and weak BSR was recognized in the central Chile (offshore Arauco and Valdivia). In order to quantify the gas-phase, an advanced processing was performed. Two portions of sections were selected of about 20 km length. The first one is located in the central part (offshore Arauco) and another one is located in the southernmost part (offshore Coyhaique). In the Coyhaique offshore, the seismic section evidences the presence of a structural high that acts as structural trap for the gas and the fluid upwards migrating. Here, the BSR depth varies from 250 mbsf (in the middle of the accretionary prism) to 130 mbsf (in the structural high), reaching its maximum (330 mbsf) in the fore-arc basin. This depth variability is partially due to the different water depth and partially to the variable geothermal gradient, which varies from 35 to 95° C/km, caused by fluid migration that modifies the gas hydrate stability field. In the Arauco offshore, the BSR is strong and continuous only in a limited area, where it is possible suppose that the fluid is accumulated below the gas hydrate layer and, somewhere, the fluid reaches the seafloor. In this area, the BSR depth reaches 500 mbsf. Here, the higher BSR depth with respect to offshore Coyhaique can be justified by the high water depth and the presence of a lower geothermal gradient (about 30° C/km). The results allowed us to recognize a high (2200 m/s) and low (1270 m/s) velocity layers associated to gas hydrate and free gas presence respectively. The highest gas hydrates and free gas concentrations were detected in the Coyhaique offshore (at 44.5 °S) with an average of 12% and 1% of total volume respectively. By using the instantaneous amplitude, in particular using the BSR/seafloor ratio, it is possible conclude that the section located northernmost in offshore Itata (close to 36 °S; RC2901-728 section), can be considered an interesting reservoir of gas hydrates and free gas, because of the high estimated values of the BSR/seafloor ratio (>0.5). This study suggests that the gas hydrate can play an important role in this part of the Chilean margin for two main reasons. The first one is related to the potentiality of the hydrate reservoir. In fact, the local high concentrations of both hydrate and free gas, as suggested by previous and our studies, could be considered as a future energy resources. The second one is related to the important geo-hazard related to the gas hydrate destabilization. For example, high amount of the free gas, presumably in overpressure condition (Coyhaique offshore), could be naturally released and trigger submarine slides, inducing hydrate instability. Moreover, a possible strong earthquake could generate anomalous sea waves, which could affect at vicinity coast, inducing the gas hydrate destabilization.
XX Ciclo
1977
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24

Buosi, Alessandro <1982&gt. "Ecologia e tassonomia delle macrofite degli ambienti marino-costieri e lagunari dell'ecoregione mediterranea." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5631.

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Abstract:
La ricerca svolta ha permesso di implementare le conoscenze in merito alla diversità macrofitica del Mar Adriatico settentrionale. Nello specifico, si è ottenuta una checklist rappresentativa delle specie presenti nelle quattro stazioni (Salvore, Sistiana, Porto Santa Margherita e Lido) oggetto di studio. Il campionamento tramite quadrato, inoltre, ha permesso di determinare quali specie risultassero dominanti in termini di copertura. I dati delle singole specie e le relative coperture sono quindi stati utilizzati per la valutazione dello Stato Ecologico, attraverso l’applicazione degli indici macrofitici EEI-c (Ecological Evaluation Index) e CARLIT (Cartography of littoral rocky-shore communities). In generale si è rilevato un miglioramento dello Stato Ecologico considerando le stazione da ovest verso est, in contrapposizione con la corrente marina antioraria dell’Adriatico settentrionale. Nello specifico, infatti, dalla zona costiera ad ovest del Po verso la costa croata la classificazione di Stato Ecologico passa da “cattivo” a “alto” con eccezione dell’area antistante la laguna di Venezia, individuata come “moderato”. Al fine di ottenere una valutazione effettiva sulle criticità e pressioni che influenzano la biodiversità del Mar Adriatico settentrionale, lo studio dei fattori biotici (macrofite) è stato affiancato all’analisi dei parametri abiotici, relativi alla matrice acqua e sedimento. L’analisi statistica effettuata sui dati inerenti la matrice acqua ha, dunque, permesso di evidenziare come le componenti ambientali che maggiormente condizionano le comunità macrofitiche sono la concentrazione dei nutrienti, in modo particolare l’azoto inorganico disciolto, la torbidità e la salinità. In particolare si è determinata una correlazione inversa tra i parametri nutrienti e torbitità rispetto alla salinità: questa evidenza indica chiaramente la forte influenza da parte di imput di acqua dolce di origine fluviale. Tale tesi è inoltre supportata dalla grande variabilità determinata per i parametri ossigeno disciolto (OD), clorofilla-a e pH. I risultati ottenuti mostrano, comunque, come le criticità e le pressioni ambientali non dipendano da un solo limitato ecosistema, ma dall’interconnessione e influenza di molteplici sistemi ambientali come, per esempio, in questo caso, l’ambiente fluviale, lagunare e marino.
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25

Acquavita, Alessandro. "Mobilità delle specie mercurifere in condizioni naturali e perturbate in ambiente lagunare." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7347.

Full text
Abstract:
2010/2011
L’areale marino costiero del Friuli Venezia Giulia, posto nel settore più orientale del Nord Adriatico, è conosciuto come uno degli ecosistemi maggiormente contaminati dal mercurio (Hg), metallo pesante il cui notevole interesse è legato alla spiccata neuro-tossicità della sua forma organica, il metilmercurio (MeHg), e alle sue proprietà di bioaccumulo e biomagnificazione lungo l’intera catena trofica fino all’uomo (Fitzgerald & Clarkson, 1991; Clarkson, 1999). La fonte principale di Hg è dovuta agli apporti di materiale particellato veicolati nel Golfo di Trieste dal Fiume Isonzo. Quest’ultimo riceve nel suo percorso il risultato del dilavamento cui sono soggetti i terreni e le sponde fluviali dell’area di Idrjia (Slovenia occidentale) da parte di un suo affluente, il torrente Idrijca. In questo sito, per un periodo di circa 500 anni, è stata condotta una intensa attività estrattiva che si è protratta fino alla definitiva chiusura dell’impianto avvenuta nel 1996. E’ stato stimato che circa cinque milioni di tonnellate di roccia mineralizzata a Hg, essenzialmente cinabro (HgS), e, in misura minore, Hg nativo, siano state scavate e che solo una percentuale pari al 73% del Hg ad esse associato (105.000 t) sia stato recuperato (Gosar et al., 1997). Il rimanente è stato dissipato nell’ambiente a causa della scarsa efficienza dei processi di arrostimento del minerale: in conseguenza alle ricadute umide, i terreni circostanti, le sponde e i sedimenti del torrente Idrijca sono stati fortemente contaminati. L’influenza del Hg proveniente dal distretto minerario si è estesa all’intero Golfo di Trieste ma anche all’adiacente Laguna di Marano e Grado. A livello della Laguna, nel periodo compreso tra il 1949 e il 1984, si è sommato un ulteriore apporto dovuto allo scarico incontrollato di reflui contenenti Hg, utilizzato come catalizzatore, nell’impianto cloro-soda sito nella zona industriale di Torviscosa (Daris et al., 1993). Nella Laguna di Marano e Grado la contaminazione è stata accertata sia nei sedimenti sia lungo l’intera catena trofica (Mattassi et al., 1991; Brambati, 1997, 2001) ponendo così seri quesiti sul comportamento (ciclo biogeochimico, trasformazione, bioaccumulo e biomagnificazione) di questo metallo in un ecosistema dove coesistono importanti attività economiche per la popolazione ivi residente (pesca, acquacoltura, venericoltura e turismo). In particolare, come riportato in Sladonja et al. (2011), a partire dagli anni ’80, è stata introdotta in laguna la vongola filippina (Tapes philippinarum), che ha colonizzato quasi tutto l’areale risalendo il cuneo salino dei sistemi fluviali per circa 4-5 km. L’attività di raccolta e commercializzazione del bivalve rappresenta una notevole risorsa a supporto dell'economia delle popolazioni locali, tuttavia è fortemente subordinata alle condizioni ambientali e sanitarie dell’ambiente derivanti dalla condizioni chimico-fisiche dei suoi fondali. In questo contesto, a partire dal mese di Giugno 2008, è stato avviato un progetto di ricerca a carattere multidisciplinare denominato “MIRACLE” (Mercury Interdisciplinary Research for Appropriate Clam farming in Lagoon Environment), coordinato dal Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Trieste (responsabile scientifico dott. Stefano Covelli) e finanziato dal Commissario Delegato per l’emergenza Socio-Economico Ambientale determinatasi nella laguna di Marano Lagunare e Grado. Il progetto ha visto il coinvolgimento di numerose unità operative istituzionali e scientifiche a livello nazionale (ARPA FVG, OGS-BIO, ISPRA, Università di Venezia) e internazionale (Istituto “Jožef Stefan" di Lubiana, Stazione di Biologia Marina di Pirano, University of Massachusetts-Lowell). Lo scopo finale era l’individuazione di nuove aree idonee da destinarsi alla venericoltura tenendo conto della diffusa contaminazione da Hg a livello dell’intera area lagunare. In virtù del ruolo centrale svolto nei cicli biogeochimici dell’ambiente marino, una particolare attenzione è stata posta alla caratterizzazione e al comportamento dei sedimenti. I risultati della ricerca approfondita su questa matrice costituiscono l’oggetto della presente dissertazione. L’attività di ricerca ha previsto una intensa fase di campionamento condotta a livello dell’intera Laguna seguita da una parte sperimentale di laboratorio che ha fatto luce su diversi aspetti biogeochimici del Hg. La distribuzione spaziale del metallo nei sedimenti superficiali è stata aggiornata prendendo in esame anche la forma metilata della quale non erano a disposizione dati pregressi a livello di intero areale. Le due forme mercurifere sono state correlate con i principali descrittori geochimici (granulometria, contenuto e qualità della sostanza organica) ponendo una particolare attenzione alle implicazioni che derivano dalla speciazione chimica del metallo tra le forme biodisponibili e refrattarie ai fenomeni di rimobilizzazione. L’indagine è stata successivamente estesa anche ai sedimenti sub-superficiali allo scopo di determinare lo spessore interessato dalla contaminazione. Sulla base dei tassi di sedimentazione, calcolati per la prima volta in laguna, è stata valutata l’evoluzione storica dell’accumulo di Hg, estrapolato l’inventario a livello dell’intero bacino lagunare e considerata la possibile evoluzione della contaminazione. Nella seconda fase della ricerca, sulla base delle possibili destinazioni d’uso del sistema lagunare e i fenomeni fisici a esse associato, sono state prese in esame le dinamiche delle specie mercurifere in colonna d’acqua a seguito di fenomeni di risospensione. Questa seconda parte delle attività è stata svolta allestendo esperimenti in condizioni controllate di laboratorio (mesocosmo) su sedimenti prelevati in due siti scelti laddove le operazioni di dragaggio, necessarie per consentire l’operosità dei canali, vengono eseguite periodicamente.
XXIII Ciclo
1969
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Sousa, Sónia de Fátima Félix Ferreira de. "Emergent viruses in the marine environment." Master's thesis, Universidade de Aveiro, 2011. http://hdl.handle.net/10773/7546.

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Abstract:
Mestrado em Microbiologia
The enteric viruses generally are transmitted by the fecal-oral route and constitute a threat for the public health. They can be transmitted from the marine environment through the ingestion of recreational waters or through the consumption of bivalves, being its transmission from the marine environment considered many times emergent. Water virology started around half a century ago, with scientists attempting to detect poliovirus in water samples. Since that time, other enteric viruses were found to be responsible for outbreaks of gastroenteritis and hepatitis. The majority of the enteric viruses that have a sea waterborne transmission belong to the families Caliciviridae, Adenoviridae, Picornaviridae and Reoviridae. This work has as objectives to evaluate the importance of the transmission of enteric viruses for the marine environment, reviewing the factors that affect its survival in this environment and enumerating the cases of emergent transmission. Many factors could influence their surveillance in marine environments, such as water temperature, UV radiation, pH, salinity, raining, and adsorption to sediments among others. The number of outbreaks of viral gastroenteritis has increased in the developed countries of Europe and North America. Caliciviridae family and hepatitis A viruses of Picornaviridae family are responsible for the majority of the waterborne gastroenteritis outbreaks, due to the consumption of contaminated raw bivalves. The majority of emergent outbreaks are linked to imported contaminated bivalves from endemic areas, with bad sanitary conditions. Some emergent cases are linked to the occurrence of new, more virulent, strains of existent viruses, like norovirus strains, or through waterborne transmission that was previously unknown for this type of viruses (e.g. polyomaviruses and some enteroviruses).
Os vírus entéricos são geralmente transmitidos pela via fecal-oral e constituem uma ameaça para a saúde pública. Podem ser transmitidos a partir do ambiente marinho através da ingestão de águas de recreio ou do consumo de bivalves, sendo a sua transmissão a partir do ambiente marinho considerada muitas vezes emergente. A virologia aquática começou há meio século atrás, com a tentativa de alguns cientistas em detectar poliovírus em amostras de água. Desde essa altura, vários vírus entéricos têm sido associados a outros surtos de gastroenterite e hepatite. A maioria dos vírus entéricos, transmitidos a partir do ambiente marinho pertence às famílias Caliciviridae, Adenoviridae, Picornaviridae e Reoviridae. Este trabalho tem como objectivos avaliar a importância da transmissão de vírus entéricos pelo ambiente marinho, revendo os factores que afectam a sua sobrevivência neste ambiente e enumerando os casos de transmissão emergente. São vários os factores que podem condicionar a sobrevivência destes vírus no ambiente marinho, tais como, a temperatura da água, a radiação UV, o pH, a salinidade, a pluviosidade e a adsorção a sedimentos. O número de surtos de gastroenterite de natureza viral tem vindo assim a aumentar nos países desenvolvidos da Europa e da América do Norte. A família Caliciviridae e o vírus da hepatite A da família Picornaviridae são responsáveis pela maioria dos surtos, causando gastroenterites devidas, principalmente, ao consumo de bivalves contaminados e mal cozinhados. A maioria dos casos emergentes está relacionada com a importação de bivalves contaminados de zonas endémicas, onde as condições de higiene são deficitárias. Alguns dos casos emergentes estão relacionados com a ocorrência de novas estirpes de vírus, mais virulentas, como é o caso das estirpes de norovírus, ou através da transmissão por via marinha, anteriormente desconhecida para alguns grupos de vírus (ex. polyomavirus e alguns enterovirus).
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Tarullo, Alessandro. "Distribuzione spaziale e temporale delle specie macrobentoniche aliene e native in ambienti portuali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18072/.

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Abstract:
La maggior parte degli insediamenti urbani si trova in prossimità delle coste e più del 50% della popolazione vive entro 100 km dal mare. Questo significa che l’ambiente marino è fortemente influenzato dalle attività antropiche e, per questo, è necessario creare un piano di gestione degli ambienti costieri, in quanto la resilienza dell’habitat marino dipende dall’uso sostenibile degli ecosistemi marini urbani. Lo scopo dello studio è quello di analizzare la distribuzione spaziale e temporale delle specie native e aliene, presenti sulle banchine del porto-canale di Ravenna. Sono stati analizzati i popolamenti intertidali di 6 siti lungo il canale Candiano dal 2016 al 2018 nei mesi di maggio. I risultati hanno illustrato un gradiente terra-mare a partire dai siti più interni lungo il porto-canale. Le specie più abbondanti identificate sono i due mitili Mytilus Galloprovincialis (specie nativa) e Xenostrobus securis (specie invasiva); queste specie si avvicendano nelle stazioni centrali del Candiano e si cedono il posto a vicenda: la specie nativa rimane nelle acque esterne e meno impattate mentre quella invasiva resta nei siti interni più soggetti a disturbi di vario tipo, come quello antropico. La terza specie più numerosa è Sphaeroma serratum, isopode nativo del Mediterraneo, presente da sempre nelle zone lagunari del ravennate; in questo studio è stato rinvenuto nelle stazioni più interne, che potrebbe sfruttare come rifugio da possibili competitori. I risultati hanno mostrato l’abbondanza e la diversità delle specie, indigene e non ,del porto di Ravenna: su un totale di 71 taxa diversi, le specie aliene rappresentavano il 17%; queste sono state rinvenute soprattutto nei siti di campionamento più interni, dove sono presenti condizioni più limitanti e sfavorevoli per le specie native. Inoltre, è stato osservato come la diversità specifica aumenti lungo il gradiente mare-terra, considerando le zone con maggiore diversità anche quelle con maggiore specie aliene.
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Valeri, Linnea. "Caratterizzazione quantitativa del cammino in ambiente marino: aspetti metodologici per l’utilizzo di sensori inerziali e metriche non lineari Metriche non lineari per la caratterizzazione della perfomance del cammino in ambiente marino Metriche non lineari per la caratterizzazione della perfomance del cammino in ambiente marino." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
In questa tesi è stato analizzato il cammino in acqua marina e sulla sabbia mediante sensori inerziali. In particolare, è stata valutata l’efficacia di un algoritmo per la segmentazione del passo [Salarian et al., 2004] in ambiente marino con acqua fino al ginocchio. Inoltre, è stato valutato il minino numero di passi necessario per ottenere misure non lineari affidabili nel cammino sulla sabbia e in acqua a varie altezze (ginocchio, pelvi, processo xifoideo), prendendo come riferimento il cammino su superficie piatta e dura, già studiato in letteratura. Lo studio è stato effettuato su 5 soggetti sani. Le acquisizioni sono state svolte per mezzo di sensori inerziali impermeabili, utilizzabili anche in acqua. L’elaborazione e l’analisi dei dati, svolta attraverso l’impiego di parametri proposti in letteratura.
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Lanzafame, Concetta. "Valutazione della qualità degli ambienti lagunari: confronto tra popolamenti bentonici residenti e reclutamento su pannelli artificiali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/4595/.

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Stuardo, Olivares Camila José. "Búsqueda e identificación de relaxasas y genes mob en el ambiente marino." Tesis, Universidad de Chile, 2019. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/167832.

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Abstract:
Seminario de Título entregado a la Universidad de Chile en cumplimiento parcial de los requisitos para optar al Título de Ingeniera en Biotecnología Molecular.
El océano comprende el 71% de la superficie de la Tierra, participando en el control del clima, y proveyendo más del 50% del oxígeno disponible en la atmósfera. Las comunidades microbianas que habitan los ambientes marinos se caracterizan por ser determinantes en la producción primaria, además de ser diversas en sus funciones y distribución, siendo fundamentales en la mantención de los ciclos biogeoquímicos. Éstas poseen distintas estrategias para habitar estos ambientes, ya que en estos existen variaciones en los factores abióticos, tales como temperatura, disponibilidad de oxígeno o salinidad, que determinan cambios a nivel biótico. El dinamismo de los ambientes marinos favorece el intercambio de información genética mediado por la transferencia horizontal de genes (HGT). Está descrito que la conjugación es el mecanismo que posee una mayor tasa de ocurrencia en estos ambientes, por lo que estudiar los elementos genéticos móviles (EGM) conjugativos resulta necesario para comprender que genes son potencialmente transferidos. Este proceso se inicia cuando la enzima relaxasa, codificada por el EGM identifica el origen de transferencia (oriT) en el ADN del elemento a transferir, y realiza el corte con el que se inicia la movilización del elemento conjugativo a la célula receptora por medio del sistema de secreción de tipo IV (T4SS). Esta misma relaxasa es la que empalma el ADN transferido. Lo particular de esta enzima, es que es un elemento ubicuo para los elementos conjugativos, lo que la convierte junto a los genes que la codifican (genes mob) en marcadores de movilidad génica por conjugación, y por tanto en un sistema de clasificación de estos elementos. Se ha descrito que los genes transferidos en plásmidos movilizables o conjugativos son capaces de conferir capacidades adaptativas a determinados microorganismos, tales como resistencia a antibióticos o a metales pesados, mientras que a nivel comunitario su efecto aún requiere de mayor estudio. En este seminario de título se planteó la búsqueda e identificación de relaxasas y genes mob, tanto in sílico como in situ, en muestras marinas de la región de Valparaíso. In sílico, se identificaron 28 proteínas con dominios funcionales descritos para relaxasas mediante la utilización de modelos ocultos de Markov (HMM) en un metagenoma obtenido desde el proyecto “TARA Oceans”, correspondiente a una estación ubicada frente a las costas de la región central de Chile, realizando además una cuantificación de los genes mob correspondientes a las proteínas identificadas, obteniendo que más del 70% de las lecturas reclutadas respondían a sólo dos familias de relaxasas (MOBP y MOBH). Para el estudio in situ se analizaron muestras marinas colectadas de una zona intermareal en Montemar, región de Valparaíso, en los meses de enero, marzo y julio de 2018. Estas muestras se trataron utilizando distintos protocolos de extracción de ADN, diferenciando ADN total y ADN plasmidial. Se evaluó la presencia de genes codificantes para relaxasas en los distintos tratamientos de las muestras mediante DPMT (Degenerate Primer Mob Typing) donde se logró identificar la presencia de la familia MOBQu mediante esta técnica. Posteriormente se realizó una cuantificación del gen codificante para esta familia mediante q-PCR, obteniendo que la muestra extraída con un kit comercial para extracción de ADN plasmidial se encontraba enriquecida en estos genes. Con estos resultados podemos demostrar que estas estrategias permitieron la identificación de relaxasas y los genes que las codifican en sistema marino, y así inferir la presencia de elementos conjugativos en estos.
The ocean comprises 71% of the Earth's surface, participating in climate control, and providing more than 50% of the oxygen available in the atmosphere. The microbial communities that inhabit marine environments are characterized by being determinant in primary production, diverse in their functions and distribution, and fundamental in the maintenance of biogeochemical cycles. These communities have different strategies to inhabit these environments, since in these there are variations in the abiotic factors, such as temperature, availability of oxygen or salinity, which determine changes at the biotic level. The dynamism of marine environments favors the exchange of genetic information by horizontal gene transfer (HGT). It is reported that conjugation is the mechanism that has a higher rate of occurrence in these environments, so studying the conjugative mobile genetic elements (EGM) is necessary to understand which genes are potentially transferred. This process is initiated when the relaxase enzyme, encoded by the EGM, identifies the origin of transfer (oriT) in the DNA of the element to be transferred, and performs the cut with which the mobilization of the conjugative element to the recipient cell is initiated through the Type IV secretion system (T4SS). This same relaxase enzyme is the one that splices the transferred DNA. A particular issue about this enzyme is that it is a ubiquitous element for the conjugative elements, which converts it together with the genes that code it (mob genes) into markers of gene mobility by conjugation, and therefore in a classification system of these elements. It has been reported that genes transferred in mobilizable or conjugative plasmids are able to confer adaptive capacities to certain microorganisms, such as resistance to antibiotics or heavy metals, while at the community level their effect still requires further V-ix study. In this work we proposed the search and identification of relaxases and mob genes, both in silico and in situ, in marine samples from the Valparaíso region. In silico, 28 proteins with functional domains described for relaxases were identified by using hidden Markov models (HMM) in a metagenome obtained from the "TARA Oceans" project, corresponding to a station located off the coasts of the central region of Chile, also carrying out a quantification of the mob genes corresponding to the identified proteins, obtaining that more than 70% of the readings recruited responded to only two families of relaxases (MOBP and MOBH). For the in situ study, marine samples collected from an intertidal zone in Montemar, Valparaíso region, in the months of January, March and July 2018 were analyzed. These samples were subjected to different protocols for total DNA and plasmid DNA extraction, evaluating the presence of genes coding for relaxases in the different treatments of the samples by means of DPMT (Degenerate Primer Mob Typing) where it was possible to identify the presence of the MOBQu family. A quantification of the gene coding for this family was performed by q-PCR, obtaining that the sample extracted with a commercial kit for plasmid DNA extraction was enriched in these genes. With these results we can demonstrate that these strategies allowed the identification of relaxases and the genes that codify them in the marine system, and thus infer the presence of conjugative elements in them.
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Laskoski, Guilherme Afonso. "Proteção do meio ambiente e tributação : para uma racionalidade transversal e somantiva em perspectiva das celeumas ambientais / Guilherme Afonso Laskoski ; orientador, James José Marins de Souza." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da PUC_PR, 2012. http://www.biblioteca.pucpr.br/tede/tde_busca/arquivo.php?codArquivo=3204.

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Abstract:
Dissertação (mestrado) - Pontifícia Universidade Católica do Paraná, Curitiba, 2012
Bibliografia: p. 137-146
Este trabalho tem por objeto analisar as relações endógenas e exógenas da proteção ao meio ambiente com o Sistema Tributário Nacional na Constituição de 1988 que é tradicionalmente entendido como fechado aos influxos tidos como externos ao objeto que eleg
This paper's purpose is to analyze the relationship of endogenous and exogenous environmental protection with the National Tax System in the 1988 Constitution, understood as sealed to the inflows, considered as external to the object that chooses as scien
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Dal, Cin Davide. "I pockmarks e le implicazioni ambientali sui fondali marini: esempi in Mare Adriatico." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13155/.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi di laurea magistrale ha come oggetto lo studio di particolari strutture geologiche, i pockmarks, e i rapporti e le interazioni che si vengono a formare tra questi e l’ambiente circostante. Tale studio vuole approfondire ed integrare le informazioni ad oggi conosciute e descritte in bibliografia con dati recenti, acquisiti nei fondali dell’Adriatico centro-settentrionale (zona Bonaccia) attraverso strumentazioni avanzate, per tentare di dare un quadro più aggiornato sulle implicazioni ambientali legate ai pockmarks rilevabili su questi fondali, ovvero depressioni del fondale causate dalla rimozione di sedimenti ad opera di emissioni di metano che in molti casi sono accompagnati dalla formazione di depositi carbonatici. La maggior parte dei dati utilizzati sono stati ottenuti dalla società Lighthouse S.p.a. e acquisiti essenzialmente dalle strumentazioni side scan sonar, multibeam, sub bottom profiler e ROV (remotely operated vehicle) che ci permettono di avere una panoramica del fondo e sottofondo marino. Dall’analisi dei dati possiamo affermare che la zona Bonaccia presenta una grande quantità di strutture diffuse su buona parte dell’area, in particolare nella zona centrale, riconosciute come pockmarks. All’interno di questi sono state identificate svariate bioconcrezioni, legate alla fuoriuscita di gas, che portano energia e cibo, favorendo lo sviluppo della biodiversità marina.
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CABRAS, MASSIMILIANO. "LA SEDIMENTAZIONE SUI FONDALI MERIDIONALI DELL' ARCIPELAGO DI LA MADDALENA (SARDEGNA SETTENTRIONALE) IN RAPPORTO ALLA LORO MORFOLOGIA E ALLA DISTRIBUZIONE SPAZIALE DELLE PRATERIE DI POSIDONIA OCEANICA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12337.

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Galante, Beatrice Maria Perla. "Modellazione di sorgente pneumatica ad aria compressa e propagazione degli impulsi acustici in ambiente marino." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21761/.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro di tesi, data una specifica sorgente pneumatica ad aria compressa, è interpretare la propagazione del suono in mare in campo lontano e come questa possa eventualmente interferire con le specie marine, in particolar modo sui cetacei. Il lavoro si compone di due parti principali: la modellazione di un impulso di una specifica sorgente ad aria compressa, tramite l’utilizzo del software SeismicAirgun (Watson et al, 2016) e la modellazione della propagazione del segnale acustico di quest’ultima tramite l’utilizzo del software QSEIS (Wang, 1999). L’esperimento di simulazione riproduce un caso realistico di rilievo geofisico offshore condotto in acque greche, il quale ha generato onde acustiche rilevate da sensori sottomarini sul margine ionico della Sicilia (800 km di distanza). I risultati ottenuti dalle simulazioni mostrano che i valori SPL (Sound Pressure Level) decadono per grandi distanze sorgente-ricevitore e sono influenzati fortemente dalle caratteristiche del mezzo nel quale l’onda sonora si propaga. In particolar modo si osserva che per distanze sorgente-ricevitore superiori ai 50 km lo spettro SPL non raggiunge livelli tali da rappresentare una fonte pericolosa per la salute dei mammiferi marini, in quanto molto al di sotto del valore di soglia limite di molte specie. Infine sono stati confrontati i risultati delle simulazioni con i livelli sonori ottenuti dai rilevamenti sottomarini dell’osservatorio NEMO-SN1 (Neutrin Mediterranean Observatory Submarine Network 1) di Catania. Il confronto dei livelli sonori conferma che la propagazione del segnale acustico della sorgente ad aria compressa in campo lontano non rappresenta una fonte di pericolo per i mammiferi che transitano nella zona di rilevamento dell’impulso. Piuttosto si osserva un alto contributo al rumore di fondo nella zona del Golfo di Catania probabilmente dovuto all’elevata densità di traffico navale che interessa l’area di studio.
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Marrese, Taylor Franco. "Plataforma para la difusión e investigación marina itinerante : red de educación e investigación marina." Tesis, Universidad de Chile, 2017. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/168338.

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Abstract:
Memoria para optar al título de Arquitecto
El presente documento manifiesta el desarrollo de proyecto de título “Estación de Biología Marina Itinerante”, el cual se inicia a partir del acercamiento a la temática “conservación de la Biodiversidad Marina de Chile” para finalmente terminar expresando las principales directrices que guiaron el desarrollo de esta propuesta de arquitectura. El proyecto tiene como propósito crear una red de investigación marina que incorpore la difusión y educación como uno de sus principales objetivos. Para ello se aprovecha uno de los programas de investigación más exitosos del país: los cruceros de investigación marina. Para alcanzar este objetivo, la propuesta replantea la forma en que se concibe un centro de difusión, a explotar la indiscutible necesidad de adentrarse al territorio marino para su estudio, planteando así la intervención de policabotaje, para transformarlo en una plataforma itinerante capaz de abordar la concientización sobre la importancia de la conservación de la biodiversidad marina. La necesidad de un proyecto de estas características surge de manera inherente al analizar la realidad nacional respecto del estado de conservación de nuestro mar, su estudio y el gran desconocimiento que existe sobre su importancia, considerando que parte importante de la economía del país se desarrolla a partir de las riquezas que este mismo nos entrega, como son la pesca, navegación y turismo .
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Trimidi, Aline Teixeira do Brasil Morais. "Biotransformação / Biodegradação do Antibiótico Norfloxacino por Fungos de Ambiente Marinho." Universidade de São Paulo, 2018. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/75/75133/tde-14112018-164726/.

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Abstract:
A ocorrência de fármacos no meio ambiente têm despertado o interesse de pesquisadores, uma vez que podem causar efeitos adversos à comunidade biótica. O norfloxacino (NOR) é um fármaco amplamente empregado no tratamento de infecções bacterianas tanto em humanos como em animais, e devido as suas propriedades físico-químicas, tem sido alvo de estudos envolvendo o seu monitoramento e efeitos toxicológicos em micro-organismos, principalmente em ambientes aquáticos. Neste contexto, o presente trabalho teve como objetivo a investigação da biotransformação/biodegradação do fármaco NOR por fungos derivados de ambiente marinho. Primeiramente, foi realizada uma triagem a partir de 7 cepas fúngicas, das quais 4 foram selecionadas - Penicillium raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp. CBMAI 1237, Aspergillus sydowii CBMAI 1241 e Penicillium raistrickii CBMAI 1235 - para avaliar a influência da adição do fármaco na inoculação dos mesmos. Os experimentos foram realizados na presença do fármaco (0,1 mg mL-1), e em caldo nutritivo (malte 2% em água do mar artificial) por 35 dias (32°C, 130 rpm). A adição do fármaco no dia, e após a inoculação, não influenciou no crescimento dos fungos. No entanto, a formação de produtos de biotransformação foi observada para o experimento com adição do NOR no dia da inoculação, os quais foram identificados por LC-QqTOF, baseando-se na similaridade entre as massas obtidas experimentalmente e teórica, assim como os produtos já reportados na literatura. A porcentagem de biodegradação do fármaco foi determinada para o experimento com adição do fármaco após a inoculação, para os fungos: P. raistrickii CBMAI 931 (34,07%) e A. sydowii CBMAI 1241 (58,91%). Para os experimentos realizados em meio mineral (59,35%) e na presença de um consórcio de fungos (57,05%), não foram observadas diferenças significativas. Não foi possível elucidar a estrutura do produto isolado na presença do fungo A. sydowii CBMAI 1241, devido a sua baixa concentração e a possibilidade de conjugação com substâncias endógenas. Um método analítico foi desenvolvido e validado para a determinação da porcentagem de biodegradação do fármaco nos experimentos com os fungos marinhos.
The occurrence of drugs on the environment has called attention to researchers, since they can cause adverse effects to the biotic community. The norfloxacin (NOR) is a compound widely used for treatment of serious bacterial infections in human and animals. Due to the physicochemical properties of this compound it has been focus of studies concerning about its monitoring and toxicological effects on microorganisms, mainly in aquatic environment. Thus, in the present study the biotransformation/biodegradation of NOR by marine-derived fungi was investigated. Firstly, it was performed a screening with 7 strain of marine fungi, in a which 4 were selected - Penicillium raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp. CBMAI 1237, Aspergillus sydowi CBMAI 1241 and Penicillium raistrickii CBMAI 1235 - to evaluate the influence of NOR addition in the inoculation. The experiments were carried out in the presence of NOR (0,1 mg mL-1) in nutritive broth (malt 2% in artificial sea water) for 35 days (32°C, 130 rpm). The NOR addition on the first day and after inoculation, did not affect the fungal growth. Nevertheless, the formation of biotransformation products was observed to the experiment with addition on the first day. These products were identified by LC-QqTOF, based on the similarity between experimental and theoretical mass, as the products already reported on the literature. The percentage of drug biodegradation was determined for the fungi P. raistrickii CBMAI 931 (34,07%) and A. sydowi CBMAI 1241 (58,91%) for the experiment carried out with NOR addition after inoculation. For the experiments performed in mineral medium (59,35%) and in the presence of fungal consortium (57,05%) no differences were observed for the biodegradation. It was not able to elucidate the structure of isolated product, in the presence of A. sydowii CBMAI 1241, due to its low concentration and probable conjugation with endogenous substances. The analytical method was developed and validated to determine the percentage of drug biodegradation in the experiments with marine fungi.
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Morelli, Danilo. "La cartografia marina: ricerche ed applicazioni orientate ai rischi geologico-ambientali in aree campione." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2714.

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Abstract:
2006/2007
RIASSUNTO Dati raccolti nell’ambito di progetti di cartografia geologica marina nazionali ed internazionali sono stati utilizzati per ricerche sui rischi geologico-ambientali in alcune aree marine italiane maggiormente critiche dal punto di vista della valutazione dei rischi. Questo rappresenta un campo di applicazione estremamente complesso a causa della varietà dei processi collegati, i quali a loro volta sono controllati da più fattori naturali ed antropici la cui interazione è spesso di difficile valutazione e previsione. Nei settori di margine continentale del Mar Ligure e dell’Arco Calabro (tirrenico e ionico) dati morfo-batimetrici, sismo-stratigrafici, strutturali, e sedimentologici ricavati dalle più moderne tecnologie d’indagine offshore sono stati integrati con altri dati geologici e geofisici pregressi, utilizzando metodologie di visualizzazione, analisi e restituzione tridimensionale digitale di gran dettaglio. Le ricerche sono state condotte in collaborazione con specialisti ed esperti di geologia marina e morfotettonica attiva delle attigue aree emerse, focalizzando l’attenzione sui dissesti gravitativi superficiali e profondi e di loro correlazione con faglie attive recentemente, potenzialmente sismogenetiche o tsunamogeniche. I risultati ottenuti hanno consentito, nelle singole aree, una definizione più approfondita dei caratteri dei vari elementi di geo-hazard ed una più chiara ricostruzione dei meccanismi di interazione tra i vari processi responsabili della loro genesi ed evoluzione. L’analisi dettagliata di alcuni casi maggiormente rappresentativi ha anche confermato la complessità dei tematismi trattati e sottolineato alcune problematiche cruciali, tuttora aperte, su cui concentrare le ricerche future. Il margine continentale del Mar Ligure, tanto nel settore alpino che in quello appenninico, mostra evidenze morfologiche di processi di mobilizzazione gravitativa di ingenti masse sedimentarie. Questi sono maggiormente concentrati nel margine alpino (scarpata di Imperia), associati allo sviluppo di numerosi canyon e alla forte sismicità dell’area, mentre nel settore appenninico, dove l’attività sismica è minore, riguardano principalmente il Canyon di Levante e la Frana di Portofino. Quest’ultima rappresenta un elemento di particolare interesse per i meccanismi di formazione ed il volume dei materiale coinvolti. Nei margini tirrenico ed ionico della Calabria il sollevamento tettonico pleistocenico dell’Arco Calabro (0.8-0.9 mm/anno) è accompagnato da una cospicua attività sismo-tettonica e da frequenti e voluminosi movimenti di massa lungo tutta la scarpata. Tali processi sono concentrati lungo lo sviluppo di articolati sistemi di canyon sia nel Golfo di Squillace che nei settori di Bovalino e Siderno ed anche nel settore tirrenico indagato (tra Palmi e Scilla). Tale focalizzazione dei fenomeni di instabilità è controllata dall’attività sismo-tettonica di lineamenti strutturali di dimensione regionale, paralleli (Faglia di Scilla) allo sviluppo del margine o interpretabili come prosecuzione a mare di sistemi che tagliano trasversalmente tutto l’Arco Calabro. Come appendice al lavoro di ricerca svolto è stato inserito un contributo riguardante l’area dello Stretto di Messina, elaborato per l’occasione del centenario del terremoto di Messina. In tale area una morfodinamica, estremamente rapida, è controllata dai caratteri idrodinamici dello stretto, da faglie attive e movimenti di massa correlati all’attività sismo-tettonica. In tale contesto degli elementi di particolare rischio geo-ambientale sono delle frane che in prossimità di Messina interessano un corpo sedimentario di notevoli dimensioni. Oltre ai contributi sulle conoscenze relativi ai singoli casi è possibile definire alcune conclusioni generali confortate anche da dati di letteratura. I movimenti di massa sottomarini sono estremamente diversificati, e pur presentando alcune analogie rispetto a quelli che si verificano a terra spesso presentano dei meccanismi di innesco e di evoluzione diversi: sono molto più mobili, coinvolgono volumi notevoli di materiale, trasportati in molti casi a notevole velocità e distanza. Un carattere ricorrente nelle aree analizzate è la scarsa presenza di accumuli di frana piede della scarpata rispetto al volume di materiale franato (mancante) lungo il pendio. Una spiegazione plausibile è fornita dai fenomeni che accompagnano lo sviluppo di frane di grosse dimensioni come l’acquaplaning, che agendo come lubrificante al fronte della frana, può determinare l’allontanamento, la disgregazione e dispersione dei materiali (flussi detritici e torbiditici) in aree bacinali molto distanti (100-1000 Km). Tale ipotesi già verificata in altre aree, se confermata per le aree indagate potrebbe, attraverso la datazione dei livelli detritici e torbiditici bacinali correlabili a grandi frane sottomarine, consentire la definizione dei tempi di attivazione e dei tempi di ritorno delle stesse, ed eventualmente il loro rapporto con la sismicità storica regionale. In questo tipo di approccio si deve tener conto dei caratteri sia dell’area sorgente del dissesto che delle zone di accumulo più distali (debriti, torbiditi) al fine di ricostruire un quadro completo dei processi in atto in grado di definire qualitativamente tutti i fattori geologici in gioco (imput sedimentari, sismo-tettonica, presenza di gas, ecc..) e il loro grado di pericolosità. A prescindere dall’interesse scientifico su tali tematiche è fondamentale il loro approfondimento in termini di valutazione di rischio geo-ambientale, considerando le perdite economiche e di vite umane che gli eventi calabro-siciliano e liguri hanno registrato in passato. Inoltre, nonostante la difficoltà di stimare, prevedere o più semplicemente definire la ricorrenza di terremoti di grande entità, l'analisi della sismicità storica e dei tempi medi di ritorno mette in evidenza l'esistenza di ritardi anche importanti per eventi medio-grandi, lungo alcuni dei sistemi di faglie attive sia in Calabria-Sicilia orientale che in Liguria. Gli studi effettuati confermano la convinzione, già espressa da altri ricercatori, che la morfodinamica sottomarina sia più intensa e veloce di quella sub-aerea. Ciò è senz’altro verificato nel presente studio a proposito delle aree in cui l’attività sismo-tettonica, “motore” principale dei processi studiati, supera un certo livello di soglia. Si dimostra comunque che i dissesti dei fondali pellicolari e profondi, limitati ad aree ben definite, possono prodursi anche in zone di sismicità ridotta (Mar Ligure di Levante; Canyon di Levante -Frana di Portofino), ma non per questo di minore importanza in termini di pericolosità. Altra importante conclusione dello studio è che in contesti geodinamici apparentemente molto diversi in base alle conoscenze correnti (margine attivo calabro-ionico e margine passivo ligure) si riscontrano processi morfodinamici sottomarini di paragonabile tipologia ed entità. Ad un esame più attento risulta però che i contesti geodinamici detti, in termini di tipologia di strutture , flusso tettonico, e movimenti verticali non sono poi così diversi , anzi presentano marcate analogie.
XX Ciclo
1965
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38

Biolchini, Enrico. "Studio preliminare sul comportamento acustico di Trichechus manatus in ambiente controllato presso Acquario di Genova." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/1790/.

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Abstract:
Il lamantino (Trichechus manatus) appartiene alla famiglia dei Trichechidae, vivono nel golfo del messico e lungo le coste Atlantiche dell’America centrale. Considerando i comportamenti abituali di questa specie in natura risulta essere difficoltoso investigare il comportamento sociale. Spesso gli individui che producono un suono non riescono ad essere identificati e quindi il contesto in cui un segnale viene prodotto rimane sconosciuto. L’osservazione ed il monitoraggio di individui in ambiente controllato può portare un contributo considerevole nell’aumentare le conoscenze di questa specie. In questo studio abbiamo potuto osservare il comportamento di due giovani esemplari maschi mantenuti all’Acquario di Genova. In questo progetto di ricerca l’obbiettivo è quello di caratterizzare i comportamenti giornalieri e quindi le abitudini dei due esemplari in esame; inoltre mediante l’analisi dei vocalizzi e dei contesti nei quali vengono prodotti i segnali, si è cercato di individuare le abitudini acustiche di questi esemplari. Gli animali sono stati osservati per 8giorni per un totale di 192 ore di registrazioni acustiche e osservazioni comportamentali; i segnali sono stati registrati con l’ausilio di un idrofono su un PC, con un range di frequenza tra i 100Hz fino ai 22kHz. I segnali acustici cosi raccolti sono stati analizzati tramite Adobe Audition 3.0, che ha fornito le immagini dei vari spettri d’onda. Questi dati acustici e comportamentali hanno permesso di identificare 6 differenti pattern comportamentali e 10 tipologie di segnali acustici. L’analisi di questi dati hanno permesso di definire le abitudini comportamentali dei due esemplari le differenze e l’andamento della “giornata tipo”. Confrontando i contesti comportamentali nei quali i segnali sono stati emessi si sono potuti evidenziare i momenti in cui i segnali vengono emessi e quindi quando avviene comunicazione tra questi due esemplari.
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39

Mocnik, Arianna. "Processing and analysis of seismic reflection data for hydrocarbon exploration in the plio-quaternary marine sediments." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7763.

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Abstract:
2010/2011
RIASSUNTO Durante i tre anni di Dottorato di Ricerca sono state studiate ed applicate delle specifiche tecniche di analisi del segnale sismico a riflessione mirate alla identificazione di livelli di idrocarburi all’interno di sedimenti marini Plio-Quaternari. Particolare attenzione è stata inoltre dedicata alla correlazione tra questi reservoir di idrocarburi e le strutture geologiche profonde che ne possono aver favorito l’accumulo. Le metodologie utilizzate sono costituite da: 1) metodi diretti, chiamati Direct Hydrocarbon Indicators, che si basano sull’osservazione delle caratteristiche acustiche di un riflettore legato a gas; 2) metodo AVO-Amplitude Variation with Offset, che si basa sull’analisi delle variazioni delle ampiezze di riflessione in funzione dell’offset, fortemente dipendente dalla presenza di idrocarburi; 3) calcolo degli attributi sismici, grazie al quale è possibile estrarre dall'onda sismica informazioni supplementari non direttamente evidenziate nei profili sismici standard osservabili dal dato originale, che contribuiscono a verificare la presenza di gas. E’ questo il caso analizzato nel Canale d’Otranto: lungo il profilo sismico MS-29 si sono riscontrate evidenze di possibili accumuli di idrocarburi all’interno della sequenza Plio-Quaternaria; gli attributi sismici sono stati applicati al bright spot osservato, sia in fase pre-stack che in fase post-stack; il metodo è risultato fondamentale per individuare le caratteristiche di ampiezza, fase e frequenza che caratterizzano un riflettore legato a idrocarburi. L’analisi AVO, ha consentito di rinvigorire l’ipotesi di un livello saturo a gas. Il bright spot osservato è ubicato in corrispondenza del margine della piattaforma carbonatica Apula. Questa avrebbe costituito l’elemento strutturale all'origine della deformazione dei sedimenti in una blanda anticlinale: in essa sarebbero stati intrappolati gli idrocarburi grazie allo sviluppo di fenomeni di compattazione differenziata tra i sedimenti di copertura di bacino e di piattaforma. Anche in Adriatico Centrale l’analisi di un possibile livello a gas lungo il profilo sismico ADRIA-95 ha fatto supporre l’esistenza di orizzonti saturi a gas all’interno della serie sabbiosa-argillosa Plio Quaternaria. In questo caso è stato effettuato l’analisi del bright spot mediante attributi sismici e AVO, i quali hanno confermato l’ipotesi. Oltretutto, sul dato sismico è stato eseguito il re-processing mirato alla definizione delle unità sedimentarie che caratterizzano la sequenza Post-Messiniana dell’area attraversata dal profilo. Sulla base dei risultati ottenuti è stato proposto l’utilizzo degli attributi per il miglior riconoscimento delle geometrie degli strati, da cui si è potuta affinare l’interpretazione dell’assetto geologico. Si è osservato nel dettaglio che l’evidenza di gas risulta collocata in corrispondenza di strati deformati da spinte profonde legate a domi salini triassici. Oltre a questi casi di studio, sono state effettuate delle analisi di possibili livelli saturi in gas riconosciuti lungo profili sismici ubicati nel Bacino Mediterraneo, in particolare nell'offshore della Sardegna Occidentale, nel Canale di Sicilia e nel Bacino Levantino. AVO e attributi sismici sono serviti a validare l’ipotesi di presenza di idrocarburi nei sedimenti Plio-Quaternari, valutando le correlazioni ai diversi contesti geologici in cui si sono impostati. L’effetto delle procedure è stata anche testata al caso specifico dei gas-idrati, con l’obiettivo di definire se un riflettore individuato lungo un profilo sismico della Penisola Antartica, potesse essere un bottom simulating reflector (BSR); questo rappresenta la tipica manifestazione sismica di gas idrato. Le procedure di AVO sono risultate efficaci anche in presenza di idrocarburi che si trovano in specifiche condizioni di temperatura, pressione e composizione. Le medesime procedure di analisi del segnale sismico sono state quindi applicate a dati che furono acquisiti con diverse sorgenti, modalità di registrazione e geometrie di acquisizione, in funzione dei diversi target da raggiungere. Grazie a ciò è stato possibile fare un confronto tra le varie risposte del metodo a questi “parametri" e giudicare le condizioni del dato originale che consentono di ottenere i risultati più soddisfacenti. L'insieme delle analisi effettuate conferma l'utilità di un approccio sempre più avanzato di analisi AVO e di Attributi Istantanei via via più complessi. Suggerisce inoltre l'opportunità di correlare la presenza di idrocarburi agli elementi geologici presenti, riconoscibili attraverso una accurata interpretazione del dato sismico.
ABSTRACT During the three years of the PhD course specific techniques of analysis of seismic reflection data have been studied and applied, aimed at identifying the hydrocarbon saturated levels within Plio-Quaternary marine sediments. Particular attention was also devoted to the correlation between these hydrocarbon reservoirs and some deep geological structures that have favored their accumulation. The used techniques consist of: 1) direct methods, called Direct Hydrocarbon Indicators, which are based on observation of the acoustic characteristics of a gas-related reflector; 2) AVO Amplitude Variation with Offset method, which is based on the analysis of amplitude variations as a function of the offset, strongly influenced by the presence of hydrocarbons; 3) estimation of seismic attributes, from which additional information, not directly evidenced in standard seismic data, can be extracted from the reflected wave, thus contributing to verify gas presence. A first case study has been analyzed in the Otranto Channel: evidences of possible hydrocarbon accumulations along the seismic profile MS-29 have been shown within the Plio-Quaternary sequence. Seismic attributes have been applied to the observed bright spots in both pre-stack and post-stack data; the method has resulted essential to identify the characteristics of amplitude, phase and frequency parameters, that usually contribute to define an hydrocarbon related reflector. AVO analysis has allowed to strengthen the hypothesis of a gas filled layer. The studied bright spots is located over the margin of the Apulia Carbonate platform. This would represent the structural feature at the origin of the sediments deformation in a gentle anticline: here, the hydrocarbons would be trapped due to the development of differential compaction phenomena between the sediments covering the basin and the platform. A possible gas saturated level identified along the seismic profile ADRIA-95 in the Central Adriatic suggested the existence of another reservoir within the Plio-Quaternary sediments. In this case study, the analysis of the bright spots has been achieved with application of seismic attributes and AVO, which have confirmed the hypothesis. Furthermore, re-processing of the seismic data was performed, aimed at the definition of the sedimentary units that characterize the post-Messinian sequence of the area. Based on the obtained results, the attributes analysis were also applied to the improvement of definition of the strata geometries: this allowed the refining of the interpretation. It has been observed, in detail, that the evidence of gas is placed in correspondence of deformed layers by pressures derived from deep Triassic salt domes. In addition to these case studies, some other analysis have been performed after the recognition of possible gas saturated horizons along seismic profiles located in the Mediterranean Basin, especially offshore of West Sardinia, Sicily Channel and in the Levantine Basin. AVO and seismic attributes have been used to validate the hypothesis of the presence of hydrocarbons in Pliocene-Quaternary sediments, also considering the correlations to the different geological contexts in which they are set. Finally, the effect of these procedures was also tested for gas-hydrates, with the aim of defining if a reflector observed along a seismic profile of the Antarctic Peninsula, could be a bottom simulating reflector (BSR), that represents the typical seismic manifestation of gas hydrate. The procedures for AVO are found to be effective even in the typical conditions of temperature, pressure and composition related to the BSRs. The same procedures of seismic signal analysis have been applied to data that were acquired with different sources, recording mode and acquisition geometries, depending on the different target to be reached. Thanks to that, the comparison among the different responses of the methods to these "parameters" has been possible, evaluating the conditions of the original data that could produce the most satisfactory results. All the applied methods confirm the utility of a more and more advanced approach for analysis of AVO and instantaneous attributes increasingly complex. It also suggests the opportunity to correlate the presence of hydrocarbons presence with the geological elements, identified through a rigorous seismic data interpretation.
XXIV Ciclo
1982
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40

Roscales, García José Luis. "Linking ecology and Environmental chemistry: pelagic seabirds as indicators of marine contamination = Entre la ecología y la química ambiental: Las aves pelágicas como indicadores de la contaminación marina." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2010. http://hdl.handle.net/10803/378349.

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Abstract:
Exposure to contaminants, such as Persistent Organic Pollutants (POPs), is currently considered a serious anthropogenic threat to marine predators and their food webs. Exposure to contaminants by marine wildlife is mainly related to their trophic ecology, distribution and movements. However, the contribution of these biological features to pollutant levels remains poorly understood in most marine predators, including seabirds. New methodologies, including dietary and geographic tracers, such as stable isotope analyses, and a wide array of devices to track movement at different spatial and temporal scales, can provide new light into this issue. Although stable isotope signatures in marine wildlife provide valuable information about their trophic ecology, isotopic baseline levels also show geographical differences. Therefore, to understand isotopic differences among separate wildlife populations we first need to evaluate the influence of spatial variability in stable isotope signatures. In the present dissertation, some ecological factors, mainly feeding ecology, breeding locality and movements, and their influence shaping the isotopic signatures and the contaminant burdens, were examined in most Procellariiformes breeding in the Northeast Atlantic Ocean and the Mediterranean Sea. In particular, the isotopic signatures of Carbon and Nitrogen (δ13C and δ15N) as well as burdens of polycyclic aromatic hydrocarbons (PAHs) and organochlorinated compounds (OCs), e.g., polychlorinated biphenyls (PCBs) and pesticides such as DDT, in seabirds were determined. In this study, firstly, we evaluate the relative influence of geographic origin, movements and trophic ecology in shaping stable isotope signatures and contaminant burdens in pelagic seabirds. Then, we show the spatial patterns in the isotopic signatures, OCs and PAHs that emerge among Mediterranean and northeast Atlantic seabirds and evaluate pollutant sources and the influence of long-range transport mechanisms on these basins. Secondly, we provide evidences that show no marked differences in the trophic ecology of the studied seabird species throughout their breeding distributions, but clearly differ among species, pointing out the marked relationship of seabird trophic ecology with their PCB, DDT and PAH burdens. Overall, this study underlines the usefulness of combining environmental chemistry methodologies with new approaches in the study of animal ecology, showing the value of pelagic seabirds in marine contamination monitoring
La exposición a sustancias químicas altamente tóxicas como los contaminantes orgánicos persistentes (COP), representa una seria amenaza para los depredadores marinos y sus redes tróficas. Dicha exposición depende en gran medida de la ecología, distribución y áreas de alimentación de la fauna marina. Sin embargo, la contribución relativa de estas características biológicas para explicar los niveles de contaminación que se encuentran en los organismos es aún desconocida para la mayoría de los depredadores, incluyendo las aves marinas. Metodologías novedosas como el análisis de isótopos estables y los sistemas de geolocalización proporcionan información esencial para poder entender la influencia de los distintos factores que determinan la exposición a los contaminantes marinos. En la presente tesis se evalúa la influencia de factores ecológicos clave, principalmente posición trófica, áreas de forrajeo, distribución y movimientos, sobre las relaciones isotópicas de carbono y nitrógeno (δ13C y δ15N) y los niveles de contaminación encontrados en la mayor parte de las especies de Procellariiformes que crían en el Atlántico Nordeste y en el mar Mediterráneo. En particular, se determinaron los niveles de hidrocarburos policíclicos aromáticos (HAP), bifenilos policlorados (PCB) y pesticidas organoclorados como el DDT. En este trabajo, en primer lugar, se evalúa la influencia relativa de la distribución y la ecología trófica de las aves marinas sobre las firmas de isótopos estables y las cargas de contaminantes encontradas. A continuación se exponen los patrones geográficos encontrados para δ13C y δ15N y los contaminantes estudiados en el NE Atlántico y el Mediterráneo. En segundo lugar, se expone la marcada relación encontrada entre la ecología trófica, incluyendo posición trófica y áreas de forrajeo, de las aves estudiadas y los niveles de contaminación que presentan. En conjunto, esta tesis pone de manifiesto la utilidad de combinar los avances y metodologías propios de la química ambiental con las nuevas metodologías utilizadas para el estudio de la ecología de la fauna salvaje, así como el gran valor de las aves marinas pelágicas como centinelas del estado de contaminación que sufren nuestros océanos.
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41

Lynner, Colton, and Robert W. Porritt. "Crustal structure across the eastern North American margin from ambient noise tomography." AMER GEOPHYSICAL UNION, 2017. http://hdl.handle.net/10150/625356.

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Abstract:
Passive tectonic margins, like the eastern North American margin (ENAM), represent the meeting of oceanic and continental material where no active deformation is occurring. The recent ENAM Community Seismic Experiment provides an opportunity to examine the crustal structure across the ENAM owing to the simultaneous deployment of offshore and onshore seismic instrumentation. Using Rayleigh wave phase and group velocities derived from ambient noise data, we invert for shear velocity across the ENAM. We observe a region of transitional crustal thicknesses that connects the oceanic and continental crusts. Associated with the transitional crust is a localized positive gravitational anomaly. Farther east, the East Coast magnetic anomaly (ECMA) is located at the intersection of the transitional and oceanic crusts. We propose that underplating of dense magmatic material along the bottom of the transitional crust is responsible for the gravitational anomaly and that the ECMA demarks the location of initial oceanic crustal formation.
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42

Melita, Marco. "Variazione della comunità microbica in un peculiare ambiente salmastro (lago di Ganzirri)in relazione ai flussi mareali." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2119/.

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43

Jesus, Karen de. "Investigação de metabólitos secundários bioativos de micro-organismos do ambiente marinho." Universidade de São Paulo, 2012. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/75/75133/tde-07032013-094732/.

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Abstract:
Neste trabalho foram reativadas 51 linhagens fúngicas isoladas a partir da ascídia Didemnum ligulum. Após a reativação, as linhagens foram cultivadas em meio de cultura líquido (250 mL), a partir dos quais foram obtidos os respectivos extratos brutos. Os extratos foram avaliados em bioensaio de atividade citotóxica, em três linhagens de células tumorais. Observou-se que 14 extratos apresentaram atividade citotóxica. Os extratos foram avaliados por HPLC-UV-MS para determinação do perfil químico. Após esta análise, a linhagem DLM2-12, identificada como Penicillium citrinum, foi selecionada para crescimento em meio de cultura líquido em quantidade suficiente para se realizar o isolamento dos metabólitos secundários do extrato de seu meio de cultura. O extrato de 250 mL do meio de cultura de P. citrinum foi submetido a diferentes métodos de separação cromatográfica. Estas separações permitiram o isolamento e identificação da citrinina (47) como sendo majoritária. Para isolamento de outros compostos presentes no extrato, a linhagem foi cultivada em maior escala (8 L) e obtido o extrato de seu meio de cultura. O novo extrato foi submetido a separações cromatográficas em gel de Sephadex LH-20, sílica gel e sílica gel derivatizada com grupo cianopropila, bem como purificações por HPLC. Estas separações permitiram o isolamento e identificação de três quinolonas, as quinolactacinas C (50) e B (53) e a quinolactacina E (51), inédita na literatura, um ácido tetrâmico, o penicilenol A (54) e duas antraquinonas, a citreoroseína (57) e a emodina (61). As antraquinonas citreoroseína (57) e emodina (61) foram submetidas aos bioensaios de atividade antiviral, antimicrobiana, Leishmanicida e citotóxica. A citreoroseína (57) apresentou atividade contra as linhagens virais BVDV, HSV1 e aMPV e apresentou atividade citotóxica ativa frente à linhagem celular HCT-116 sendo inativa frente às linhagens celulares HL-60, SF295, OVCAR-8, K562, HCT-8, MDA-MB435 e MVF-7. A emodina (61) apresentou atividade contra as linhagens virais BVDV, HSV1, aMPV e hepatite C, atividade antimicrobiana, atividade Leishmanicida, atividade citotóxica frente às linhagens celulares HL-60, HCT-116, SF295, OVCAR-8, K562 e HCT-8 sendo inativa frente às linhagens celulares MDA-MB435 e MVF-7.
The present investigation describes the isolation of secondary metabolites from the culture medium of a marine-derived strain of the fungus Penicillium citrinum. Initially, 51 fungal strains isolated from the ascidian Didemnum ligulum and preserved in stereilized sea water were re-activated in Petri dishes. After reactivation, the strains were grown in 250 mL of liquid culture medium. All media were extracted with EtOAc and, after evaporation, aliquots of the extracts were evaluated in a cytotoxicity assay on three tumor cell lines. It was observed that 14 extracts showed cytotoxic activity. These 14 extracts were analyzed by HPLC-UV-MS in order to investigate their corresponding chemical profile. As a result, the DLM2-12 strain, identified as Penicillium citrinum, was selected for semi-preparative growth in liquid culture medium in sufficient quantity to accomplish the isolation of secondary metabolites. A first growth in 250 mL of culture medium yielded an extract which was subjected to various chromatographic separations, to give citrinin (42) as the major compound. An additional growth of P. citrinum DLM2-12 in a larger volume (8 L) yielded an extract which was subjected to chromatographic separations on Sephadex LH-20, cyanopropyl-bonded silica gel, and by reversed-phase HPLC. These separations gave, after the identification of pure compounds: a) three quinolones, quinolactacins C (51) and B (54) and a new quinolactacin (52), unreported in the literature; b) the tetramic acid penicilenol A (55), and; c) two anthraquinones, citreorosein (57) and emodin (61). The anthraquinones 57 and 61 were evaluated in antiviral, antimicrobial, antileishmanial and cytotoxic assays. Citreorosein (57) displayed activity against the viral strains BVDV, HSV1 and aMPV and showed cytotoxicity against the HCT-116 cell line, being inactive against HL-60, SF295, OVCAR-8, K562, HCT-8, MDA-MB435 and MVF-7 cell lines. Emodin (61) displayed activity against the viral strains BVDV, HSV1, AMPV and hepatitis C, as well as antimicrobial, leishmanicidal, as well as cytotoxic activity against HL-60, HCT-116, SF295, OVCAR-8, K562 and HCT-8 cancer cell lines, being inactive against MDA-MB435 and MVF-7 cell lines.
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44

Copat, Chiara. "Monitoraggio dell ambiente marino costiero del Golfo di Catania attraverso la specie bioindicatrice Engraulis encrasicolus." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1245.

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Abstract:
Negli ultimi anni lo sviluppo di nuove tecniche e di saggi sempre più sofisticati ha permesso di migliorare i piani di monitoraggio ambientale utilizzando i pesci come specie bioindicatrici dell ambiente marino costiero, mediante un approccio multibiomarkers. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il livello di contaminazione del Golfo di Catania attraverso l analisi del livello di metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB) e pesticidi clorurati (Total DDT) nel muscolo della specie Engraulis encrasicolus (Linneo, 1758), e la valutazione, su campioni di branchie e di fegato, di biomarkers di esposizione a tali contaminanti quali: le metallotioneine (MTs); le proteine da stress o heat shock proteins (HSP70); l ethoxyresorufin-O-deethylase (EROD). Inoltre, poiché nella comunità scientifica sta crescendo sempre di più l interesse di conoscere i reali rischi per la salute umana, derivanti dall esposizione alimentare ai composti chimici, sono stati valutati i tassi di ingestione per singolo contaminante relativi al consumo di questa specie ittica, tra le più rilevanti da un punto di vista economico per le marinerie della Sicilia. In totale sono stati effettuati tre campionamenti di 30 esemplari durante i due periodi riproduttivi della specie (giugno e settembre) e nel periodo non riproduttivo (febbraio). Il confronto tra le classi di contaminanti nei due periodi è stato effettuato mediante il test-t di student per campioni appaiati. Dai dati di questa ricerca è emerso che: le popolazioni di E. encrasicolus accumulano una certa quantità di metalli, IPA e composti organoclorurati nei loro tessuti, ma che tuttavia, i limiti di legge previsti dal Reg. 1881/2006 per i contaminanti nel muscolo di pesce, non sono stati superati; i metalli essenziali si accumulano maggiormente durante i periodi riproduttivi della specie; l accumulo dei metalli pesanti e degli IPA è maggiormente correlato ad un origine naturale, antropica e alle variazione delle caratteristiche chimico fisiche delle acque nelle diverse stagioni; le presenza di PCB e DDT-totale, sebbene in tracce, sono la conferma che composti banditi già da diversi anni persistono nell ambiente; i livelli di contaminanti trovati nei tessuti della specie non sembrano essere tali da provocare effetti tossici né nella specie ittica studiata né nell uomo. In conclusione, da questa prima analisi di valutazione del rischio ambientale nell area del Golfo di Catania, è emerso un quadro positivo, sebbene i contaminanti rilevati siano legati ad un certo grado di antropizzazione, e dovrebbero essere costantemente monitorati per garantire standard di qualità dell area in esame.
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45

Matos, Iara Lisboa de. "Biotransformação de derivados de flavonoides empregando fungos derivados de ambiente marinho." Universidade de São Paulo, 2018. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/75/75133/tde-10052018-161723/.

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Abstract:
Os flavonoides são um grupo diversificado de compostos polifenólicos que podem ser encontrados na natureza e também sintetizados. A gama de atividades biológicas e o potencial para reduzir o risco de doenças crônicas tem motivado a comunidade científica a desenvolver métodos de síntese de compostos desta classe. Neste sentido, as reações de biotransformação são estratégias interessantes com grande potencial para modificar as estruturas de flavonoides naturais e sintéticos. Este estudo teve como objetivo a biotransformação de derivados de flavonoides por fungos de ambiente marinho. Assim, os derivados de flavonoides 2\'-hidroxichalconas (1a-h), 2\'-hidroxi-diidrochalcona (2a), flavanona (3a) e flavan-4-ol (4a) foram usados como substratos em reações biocatalisadas por células totais de fungos de ambiente marinho. As condições reacionais foram otimizadas variando-se o pH e a composição nutricional do meio reacional. Dessa forma, foi realizada uma triagem com oito fungos derivados de ambiente marinho (Penicillium raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp. CBMAI 1237, Aspergillus sydowii CBMAI 935, Penicillium oxalicum CBMAI 1996, Penicillium citrinum CBMAI 1186, Mucor racemosus CBMAI 847, Westerdykella sp. CBMAI 1679 e Aspergillus sclerotiorum CBMAI 849) utilizando a 2\'-hidroxichalcona 1a como substrato. A partir da triagem foram selecionados os fungos P. raistrickii CBMAI 931 e A. sydowii CBMAI 935 para serem aplicados com outros derivados de flavonoides. As reações empregando o fungo P. raistrickii CBMAI 931 resultou preferencialmente na hidrogenação da ligação Cα=Cβ das 2\'-hidroxichalconas substituídas (1a-h) com a formação das 2\'-hidroxi-diidrochalconas (2a-h) com conversões que variaram de 25 a 83% em 14 dias de reação. Também foi realizada uma triagem com dez fungos derivados de ambiente marinho (Fusarium sp. CBMAI 1830, Acremonium sp. CBMAI 1676, Aspergillus sp. CBMAI 1829, A. sydowii CBMAI 935, P.oxalicum CBMAI 1996, P. citrinum CBMAI 1186, P. raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp. CBMAI 1237, M. racemosus CBMAI 847 e Westerdykella sp. CBMAI 1679) para a biotransformação da flavanona 3a. A biotransformação da flavanona 3a resultou na formação de produtos de biorredução, hidroxilação e clivagem de anel. As reações empregando os fungos Cladosporium sp. CBMAI 1237, Westerdykella sp. CBMAI 1679 e Acremonium sp. CBMAI 1676 levou preferencialmente a biorredução do grupo cetônico da flavanona 3a para formação do flavan-4-ol 4a correspondente. Os fungos Acremonium sp. CBMAI 1676 e Cladosporium sp. CBMAI 1237 foram então utilizados para reduzir uma série de flavanonas 3b-g meta e para substituídas, onde os flavan-4-ois foram isolados com bons rendimentos (67-87%), porém com baixa seletividade. O fungo P. raistrickii CBMAI 931 também apresentou potencial para obtenção de diidrochalconas a partir de flavanonas, assim como os fungos A. sydowii CBMAI 935 e Fusarium sp. CBMAI que além de produzirem diidrochalconas ainda promoveram a hidroxilação da mesma. Assim, os fungos de ambiente marinho P. raistrickii CBMAI 931 e A. sydowii CBMAI 935 foram eficientes na biotransformação de derivados de flavonoides com controle quimio- e regiosseletivo. Os fungos de ambiente marinhoutilizados mostraram-se como uma fonte de enzimas ene redutases, álcool desidrogenases e monoxigenases ao mediar eficientemente a biotransformação de derivados de flavanoides.
Flavonoids are a diverse group of polyphenolic compounds that can be found in nature and synthesized. The range of biological activities and the potential to reduce the risk of chronic diseases has motivated the scientific community to develop methods of synthesis of compounds of this class. In this sense, biotransformation reactions are interesting strategies with great potential to modify the structures of natural and synthetic flavonoids. This study aimed at the biotransformation of flavonoid derivatives by marine environment fungi. Thus, the flavonoid derivatives 2\'-hydroxychalconas (1a-h), 2\'-hydroxy dihydrochalcone (2a), flavanone (3a) and flavan-4-ol (4a) were used as substrates in biocatalysed reactions by total cells of fungi of marine environment. The reaction conditions were optimized by varying the pH and nutritional composition of the reaction medium. In this way, eight marine-derived fungi (Penicillium raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp. CBMAI 1237, Aspergillus sydowii CBMAI 935, Penicillium oxalicum CBMAI 1996, Penicillium citrinum CBMAI 1186, Mucor racemosus CBMAI 847, Westerdykella sp. 1679 and Aspergillus sclerotiorum CBMAI 849) were screened to perform the biotransformation of 2\'-hydroxychalcone 1a. From the screening, the fungi P. raistrickii CBMAI 931 and A. sydowii CBMAI 935 were selected for applied with other flavonoid derivatives. The reactions using the fungus P. raistrickii CBMAI 931 resulted preferentially in the hydrogenation of the Cα-Cβ double bond of the substituted 2\'-hydroxychalconas (1a-h) to led formation of 2\'-hydroxy-dihydrochalcones (2a-h) with good conversions (25 to 83%) in 14 days of reaction. It was also carried out a screening with ten fungi derived from marine environment (Fusarium sp. CBMAI 1830, Acremonium sp. CBMAI 1676, Aspergillus sp. CBMAI 1829, A. sydowii CBMAI 935, P. oxalicum CBMAI 1996, P. citrinum CBMAI 1186, P. raistrickii CBMAI 931, Cladosporium sp, CBMAI 1237, M. racemosus CBMAI 847 and Westerdykella sp, CBMAI 1679) for the biotransformation of flavanone 3a. The biotransformation reaction resulted in the biorreduction of flavanona 3a, hydroxylation and ring cleavage of the products. Reactions by Cladosporium sp. CBMAI 1237, Westerdykella sp. CBMAI 1679 and Acremonium sp. CBMAI 1676 preferably led to the reduction of the pro-chiral ketone of flavanone to form the corresponding flavan-4-ol. The fungi Acremonium sp. CBMAI 1676 and Cladosporium sp. CBMAI 1237 were used to reduce a series of substituted flavanones, where flavan-4-ols were isolated in good yields (67-87%), but with low selectivity. The fungus P. raistrickii CBMAI 931 presented potential for produce dihydrochalcones from flavanones, as well as the fungi A. sydowii CBMAI 935 and Fusarium sp. CBMAI that in addition to producing dihydrochalcones still promoted the hydroxylation thereof. Thus, the marine environment fungi P. raistrickii CBMAI 931 and A. sydowii CBMAI 935 were efficient in biotransformation of flavonoid derivatives with chemo- and regioselective control. Marine-derived fungi have been shown to be a source of ene reductase enzymes, alcohol dehydrogenases and monoxigenases by efficiently mediating the biotransformation of flavonoid derivatives.
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Ketsise, Marina Nkhalong. "Monitoring and analysis of semi-volatile organic compounds in ambient air / by Marina Nkhalong Ketsise." Thesis, North-West University, 2006. http://hdl.handle.net/10394/1143.

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Abstract:
The growing concern for environmental pollution indicates the importance of correctly predicting the fate of pollutants in ambient air. This study was conducted to predict the ambient levels of polycyclic aromatic hydrocarbons (PAH's) in the greater Sasolburg area and to better understand the distribution and the sources of PAH's in ambient air. PAH's are chemical compounds which consist of two or more fused benzene rings and made entirely from carbon and hydrogen. PAH's are widespread environmental pollutants which are mainly emitted from combustion sources, which includes automobiles, industrial processes and domestic heating systems. As a result of the ubiquitous presence of these combustion sources, PAH's are distributed throughout the atmosphere in both the gas and particulate phases. There is an international concern about human exposure to a number of PAH's, mainly benzo[a]pyrene and their associated health effects (carcinogenic and mutagenic). Human exposure to PAH's may occur via food, water, air and direct contact with materials containing PAH's. In the case of PAH's, monitoring is difficult as these species have a very low ambient concentration. Advanced sampling techniques are necessary to collect adequate volumes of air samples. A high volume sampler equipped with polyurethane foam (PUF) and quartz filters were used to collect the air samples in the greater Sasolburg area. The polyurethane is used to collect gas-phase samples while the filter is used to collect the particle-phase samples. Ambient air quality measurements for PAH's were conducted during the period of November to December 2005 at two sites in Sasolburg region (industrial and hospital area). Sixteen PAH species were targeted for this study and of the sixteen species; seven of them were identified as priority PAH's by US EPA; on basis of concern that they might cause cancer in animals and humans. The measured results obtained showed anthracene to be one of the most predominant PAH species obtained in both the gas and particle phase. The total PAH emissions produced in the Sasolburg area were determined by using emission factors from the United State Environmental Protection Agency [39] for residential area and the emission factors from Environmental Protection Agency 42 [52] were used to determine the total emission produced for the industrial area. The measured results were modelled using an Atmospheric Dispersion Modelling System developed by Cambridge Environmental Research Consultants to predict the ambient levels of PAH's. The results showed naphthalene, phenanthrene and fluoranthene to be the dominant PAH species at the industrial area. The accuracy of the model predicted concentrations performed best for the following PAH species: fluorene; fluoranthene and pyrene at both the Sasolburg hospital and industrial receptors. Conversely the accuracy of the model predicted concentrations consistently performed worst for the following PAH species: acenaphthene; acenaphthylene; naphthalene and phenanthrene at both the Sasolburg hospital and industrial receptors. The model predicted that the concentrations were significant overestimates of the actual measured concentrations, resulting in huge model deviations. From the results obtained in this study, it is deduced that most of the PAH's were obtained in the gas-phase than in the particle phase. The highest PAH concentration in particle-phase was obtained at Sasolburg industrial area while the highest PAH concentration in gas-phase was observed at Sasolburg hospital area
Thesis (M.Sc. (Chemistry))--North-West University, Potchefstroom Campus, 2007.
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CAVALCANTI, Thaynã Ewerlin Ribeiro. "Briozoofauna associada às esponjas em ambientes recifais (Pernambuco, Brasil)." Universidade Federal de Pernambuco, 2016. https://repositorio.ufpe.br/handle/123456789/17960.

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Abstract:
Submitted by Haroudo Xavier Filho (haroudo.xavierfo@ufpe.br) on 2016-10-07T14:36:45Z No. of bitstreams: 2 license_rdf: 1232 bytes, checksum: 66e71c371cc565284e70f40736c94386 (MD5) Dissertação_ThaynaCavalcanti_BiologiaAnimal_2016.pdf: 2263756 bytes, checksum: 798ca1c12e15256db092df9fe703fdaa (MD5)
Made available in DSpace on 2016-10-07T14:36:45Z (GMT). No. of bitstreams: 2 license_rdf: 1232 bytes, checksum: 66e71c371cc565284e70f40736c94386 (MD5) Dissertação_ThaynaCavalcanti_BiologiaAnimal_2016.pdf: 2263756 bytes, checksum: 798ca1c12e15256db092df9fe703fdaa (MD5) Previous issue date: 2016-07-01
Briozoários são organismos sésseis e coloniais, que dependem de uma superfície firme para assentamento larval e crescimento da colônia. Entre os diferentes substratos disponíveis para briozoários, as esponjas podem oferecer uma superfície favorável, trazendo muitas vantagens como a presença de compostos químicos que inibem a predação. Este estudo verificou a presença de briozoários em seis espécies de esponjas, com finalidade de avaliar a abundância e riqueza desses briozoários em diferentes esponjas. Três espécimes das esponjas, Amphimedon compressa Duchassaing & Michelotti, 1864, Amphimedon viridis Duchassaing & Michelotti, 1864, Desmapsamma anchorata (Carter, 1882), Dysidea etheria de Laubenfels, 1936, Haliclona implexiformis (Hechtel, 1965) e Tedania ignis (Duchassaing & Michelotti, 1864) foram coletadas mensalmente entre setembro de 2014 e fevereiro de 2016, em Pontas de Pedra, Pernambuco, Brasil. Os briozoários encontrados foram identificados até o menor nível taxonômico possível e quantificados. Um total de 324 espécimes de esponjas foi analisado, no qual destas 88 apresentavam briozoários em sua superfície (27%). Onze espécies de briozoários pertencentes à Classe Gymnolaemata foram encontrados nas esponjas, sendo quatro pertencentes à Ordem Ctenostomata, Amathia distans Busk, 1886, Amathia verticillata (delle Chiaje, 1822), Amathia vidovici Heller,1867 e Nolella stipata Gosse, 1855, sete da Ordem Cheilostomata, Beania klugei Cook, 1968, Catenicella uberrima (Harmer, 1957), Caulibugula dendograpta (Waters, 1913), Licornia sp., Savignyella lafontii (Audoin, 1826), Synnotum aegyptiacum Canu & Bassler, 1928 e Thalamoporella floridana Osburn, 1940. Briozoários foram abundantes nas esponjas Te. ignis e De. anchorata e pouco frequentes em Ap. compressa e Ap. viridis. Desmapsamma anchorata e Te. ignis apresentaram a maior riqueza de espécies (nove espécies em cada esponja), seguida por Dy. etheria (sete espécies). Uma baixa riqueza de espécies foi observada em Ap. compressa, com apenas três espécies de briozoários, Ap. viridis com quatro espécies, e H. implexiformis com cinco espécies. Apenas o briozoário N. stipata foi encontrado em todas as espécies de esponjas, enquanto que At. distans e At. vidovici não foram encontradas apenas em Ap. compressa. Uma maior riqueza e abundancia de briozoários foram encontradas em De. anchorata e Te. ignis, que apresentam superfície lisa e aveludada, e lisa e vilosa, respectivamente. Por outro lado, superfície lisa também é característica das espécies Ap. compressa e Ap. viridis, que apresentaram a menor frequência e diversidade de briozoários. Adicionalmente, as esponjas De. anchorata e Dy. etheria que apresentam superfície lisa e conulosa, respectivamente, compartilharam grande parte das espécies encontradas. A presença de metabólitos secundários nas esponjas do gênero Amphimedon que apresentam toxicidade já descrita na literatura, pode ter influenciado na ocorrência dos briozoários. Enquanto que as esponjas Te. Ignis, De. anchorata e Dy. Etheria, que apresentaram uma grande abundância de briozoários, podem ter provido um microhabitat adequado para os briozoários da região. O padrão temporal de ocorrência dos briozoários nas esponjas durante os 18 meses de coleta foi aleatório. O presente trabalho permite identificar alguns padrões da ocorrência dos briozoários, relacionado a composição química das esponjas e sua posição no substrato.
Bryozoans comprise sessile, colonial organisms that require a hard surface for settlement and growth. Among different substrata for bryozoans, sponges may provide suitable substrata, with advantages such as presence of compounds against predators. This study analyses the bryozoan community on six sponges species throughout 18 months, to evaluate the presence of bryozoans on its surface. Three specimens of each sponges, Amphimedon compressa Duchassaing & Michelotti, 1864, Amphimedon viridis Duchassaing & Michelotti, 1864, Desmapsamma anchorata (Carter, 1882), Dysidea etheria de Laubenfels, 1936, Haliclona implexiformis (Hechtel, 1965) and Tedania ignis (Duchassaing & Michelotti, 1864), were taken monthly betweem September 2014 to February 2016, in Pontas de Pedra, Pernambuco State, Brazil. Bryozoans were identified to the lowest taxonomic level, and quantified. Total of 324 specimens of sponges were analysed, 88 from those were found bryozoans on its surface (27%). Eleven gymnolaemate bryozoans were found on sponges being four of the Order Ctenostomata, Amathia distans Busk, 1886, Amathia verticillata (delle Chiaje, 1822), Amathia vidovici Heller,1867 and Nolella stipata Gosse, 1855, and seven species Cheilostomata, Beania klugei Cook, 1968, Catenicella uberrima (Harmer, 1957), Caulibugula dendograpta (Waters, 1913), Licornia sp., Savignyella lafontii (Audoin, 1826), Synnotum aegyptiacum Canu & Bassler, 1928 and Thalamoporella floridana Osburn, 1940. Bryozoans were considered abundant on the sponges Te. ignis and De. anchorata, but few frequents on Ap. compressa and Ap. viridis. On De. anchorata and Te. ignis were found the highest bryozoan richness (9 species of bryozoan per sponge species), followed by Dy. etheria (7 bryozoan species). A low species richness was observed in Ap. compressa, Ap. viridis and H. implexiformis with respectively three, four and five species of bryozoans on their surface. Only N. stipata was found on the six sponge species, while At. distans and At. vidovici were not found only on Ap. compressa. Higher richness and abundance of bryozoans were found in De. anchorata and Te. ignis, with smooth and velvety surface, smooth and villous surface, respectively. Smooth surface is also characteristic of Ap. compressa and Ap. viridis, with the lowest frequency and diversity of bryozoans. Additionally, on sponges De. anchorata and Dy. etheria, with smooth and conulose surface respectively, were shared the majority of bryozoan species. We suggest the presence of secondary metabolites may have interfered the bryozoans on sponges of Amphimedon genus. Sponges Te. ignis, De. anchorata and Dy. etheria, have an abundance of bryozoans; thus, we suggest these sponges may allow a suitable substratum for the bryozoans. The temporal variation of bryozoans on sponges was random. In present work some patterns of occurrence of bryozoans are presented, with relation to the chemical composition and position of sponge.
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Donadei, Daniela <1983&gt. "Ricerca e applicazione di metodologie ecotossicologiche nel monitoraggio di ambienti marino-costieri: Sviluppo di nuovi bioassay e biomarker." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6957/1/Donadei_Daniela_tesi.pdf.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è stato lo sviluppo e la validazione di nuovi bioassay e biomarker quali strumenti da utilizzare in un approccio ecotossicologico integrato per il biomonitoraggio di ambienti marino-costieri interessati da impatto antropico negli organismi che vivono in tali ambienti. L’ambiente reale impiegato per l’applicazione in campo è la Rada di Augusta (Siracusa, Italia). Una batteria di bioassay in vivo e in vitro è stata indagata quale strumento di screening per la misura della tossicità dei sedimenti. La batteria selezionata ha dimostrato di possedere i requisiti necessari ad un applicazione di routine nel monitoraggio di ambienti marino costieri. L’approccio multimarker basato sull’impiego dell’organismo bioindicatore Mytilus galloprovincialis in esperimenti di traslocazione ha consentito di valutare il potenziale applicativo di nuovi biomarker citologici e molecolari di stress chimico parallelamente a biomarker standardizzati di danno genotossico ed esposizione a metalli pesanti. I mitili sono stati traslocati per 45 giorni nei siti di Brucoli (SR) e Rada di Augusta, rispettivamente sito di controllo e sito impattato. I risultati ottenuti supportano l’applicabilità delle alterazioni morfometriche dei granulociti quale biomarker di effetto, direttamente correlato allo stato di salute degli organismi che vivono in un dato ambiente. Il significativo incremento dell’area dei lisosomi osservato contestualmente potrebbe riflettere un incremento dei processi degradativi e dei processi autofagici. I dati sulla sensibilità in campo suggeriscono una valida applicazione della misura dell’attività di anidrasi carbonica in ghiandola digestiva come biomarker di stress in ambiente marino costiero. L’utilizzo delle due metodologie d’indagine (bioassay e biomarker) in un approccio ecotossicologico integrato al biomonitoraggio di ambienti marino-costieri offre uno strumento sensibile e specifico per la valutazione dell’esposizione ad inquinanti e del danno potenziale esercitato dagli inquinanti sugli organismi che vivono in un dato ambiente, permettendo interventi a breve termine e la messa a punto di adeguati programmi di gestione sostenibile dell’ambiente.
The aim of the work was the development and validation of new bioassays and biomarkers as tools in an integrated ecotoxicological approach for the biomonitoring of impacted coastal marine environment environments. The Rada of Agusta (Syracuse, Sicily) was used as real environment for the field application of the proposed integrated approach. A battery of in vivo and in vitro bioassays was investigated as screening tool of the assessment of marine sediment toxicity. The battery has proven to have the necessary requirement for a routine application in marine coastal environment biomonitoring. The multimarker approach based on the use of bioindicator organism Mytilus galloprovincialis in translocation experiments allowed to evaluate the field application potential of new cytological and molecular biomarkers in parallel to standardized biomarkers of genotoxicity and heavy metal exposure. Mussels were caged for 45 days in Brucoli (SR) and Rada di Augusta, reference site and impacted site respectively. Results support the applicability of granulocytes morphometric alterations as effect biomarker, directly correlated to the health of the organism. Morphometric alterations were accompanied by a significative increase of the lysosomal compartment, which in turn could reflect the pollutant induced increase of the degradative and autophagic processes. Carbonic anhydrase activity in digestive gland proved to be a valuable biomarker of chemical stress in marine coastal environment. The functional role of carbonic anhydrase in the lysosomal compartment functioning was evaluated. The combined use of the two methodologies (bioassays and biomarkers) in an integrated ecotoxicological approach provides a sensitive and specific tool for the assessment of pollutant exposure and pollutant effects in biomonitoring of coastal marine environment, facilitating the application of monitoring data in risk-based decision making
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Donadei, Daniela <1983&gt. "Ricerca e applicazione di metodologie ecotossicologiche nel monitoraggio di ambienti marino-costieri: Sviluppo di nuovi bioassay e biomarker." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amsdottorato.unibo.it/6957/.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è stato lo sviluppo e la validazione di nuovi bioassay e biomarker quali strumenti da utilizzare in un approccio ecotossicologico integrato per il biomonitoraggio di ambienti marino-costieri interessati da impatto antropico negli organismi che vivono in tali ambienti. L’ambiente reale impiegato per l’applicazione in campo è la Rada di Augusta (Siracusa, Italia). Una batteria di bioassay in vivo e in vitro è stata indagata quale strumento di screening per la misura della tossicità dei sedimenti. La batteria selezionata ha dimostrato di possedere i requisiti necessari ad un applicazione di routine nel monitoraggio di ambienti marino costieri. L’approccio multimarker basato sull’impiego dell’organismo bioindicatore Mytilus galloprovincialis in esperimenti di traslocazione ha consentito di valutare il potenziale applicativo di nuovi biomarker citologici e molecolari di stress chimico parallelamente a biomarker standardizzati di danno genotossico ed esposizione a metalli pesanti. I mitili sono stati traslocati per 45 giorni nei siti di Brucoli (SR) e Rada di Augusta, rispettivamente sito di controllo e sito impattato. I risultati ottenuti supportano l’applicabilità delle alterazioni morfometriche dei granulociti quale biomarker di effetto, direttamente correlato allo stato di salute degli organismi che vivono in un dato ambiente. Il significativo incremento dell’area dei lisosomi osservato contestualmente potrebbe riflettere un incremento dei processi degradativi e dei processi autofagici. I dati sulla sensibilità in campo suggeriscono una valida applicazione della misura dell’attività di anidrasi carbonica in ghiandola digestiva come biomarker di stress in ambiente marino costiero. L’utilizzo delle due metodologie d’indagine (bioassay e biomarker) in un approccio ecotossicologico integrato al biomonitoraggio di ambienti marino-costieri offre uno strumento sensibile e specifico per la valutazione dell’esposizione ad inquinanti e del danno potenziale esercitato dagli inquinanti sugli organismi che vivono in un dato ambiente, permettendo interventi a breve termine e la messa a punto di adeguati programmi di gestione sostenibile dell’ambiente.
The aim of the work was the development and validation of new bioassays and biomarkers as tools in an integrated ecotoxicological approach for the biomonitoring of impacted coastal marine environment environments. The Rada of Agusta (Syracuse, Sicily) was used as real environment for the field application of the proposed integrated approach. A battery of in vivo and in vitro bioassays was investigated as screening tool of the assessment of marine sediment toxicity. The battery has proven to have the necessary requirement for a routine application in marine coastal environment biomonitoring. The multimarker approach based on the use of bioindicator organism Mytilus galloprovincialis in translocation experiments allowed to evaluate the field application potential of new cytological and molecular biomarkers in parallel to standardized biomarkers of genotoxicity and heavy metal exposure. Mussels were caged for 45 days in Brucoli (SR) and Rada di Augusta, reference site and impacted site respectively. Results support the applicability of granulocytes morphometric alterations as effect biomarker, directly correlated to the health of the organism. Morphometric alterations were accompanied by a significative increase of the lysosomal compartment, which in turn could reflect the pollutant induced increase of the degradative and autophagic processes. Carbonic anhydrase activity in digestive gland proved to be a valuable biomarker of chemical stress in marine coastal environment. The functional role of carbonic anhydrase in the lysosomal compartment functioning was evaluated. The combined use of the two methodologies (bioassays and biomarkers) in an integrated ecotoxicological approach provides a sensitive and specific tool for the assessment of pollutant exposure and pollutant effects in biomonitoring of coastal marine environment, facilitating the application of monitoring data in risk-based decision making
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Ayala, Gutiérrez Máximo. "Propuesta metodológica para el ordenamiento ambiental de la zona costera - marina del área metropolitana de Lima - Callao." Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2006. https://hdl.handle.net/20.500.12672/1078.

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Abstract:
La Zona Costera – Marina del área metropolitana de Lima-Callao, es una unidad ambiental conformada por dos ecosistemas: costero y marino. A pesar de su importancia biológica, económica y cultural, el aprovechamiento de éstas áreas, no cuenta con un enfoque integral de desarrollo. Esta investigación propone una Metodología de Ordenamiento Ambiental (MOA) para la Zona Costera-Marina de Lima Metropolitana, basada en el diagnóstico de la condición actual y en la construcción de una visión de futuro. La propuesta de ordenamiento ambiental, incluye la zonificación de los ámbitos continental y marino según sus condiciones generales de uso, la identificación de las unidades de gestión ambiental, la determinación de las categorías de ordenación ambiental y la formulación de lineamientos de política ambiental para el desarrollo integral de la zona de playas. Mediante el análisis de estudios previos, se determinó que los problemas críticos como la degradación ambiental, el deterioro de los recursos naturales y el mal uso del suelo, son ocasionados por el desarrollo urbano de las últimas décadas. Los problemas de mayor impacto identificados para la zona costera marina de Lima Metropolitana son: a) Contaminación de las aguas del mar en gran parte del litoral de la metrópoli, siendo la Bahía del Callao la que presenta mayor concentración de contaminantes; b) Diferentes fuentes y grados de contaminación en las playas, las que sobrepasan los límites de coliformes fecales (250 NMP/100 ml), en su mayoría se encuentran en el grupo de playas de la Bahía de Miraflores; c) Creciente ocupación de la zona costera, que viene ocasionando limitaciones en el uso de espacios de libre acceso y conflictos de uso del suelo; d) Ocupación indebida de la franja ribereña por la propiedad privada e infraestructura urbana; e) Áreas con conflictos de uso, dándose procesos críticos de alteración ambiental en la Bahía del Callao, los humedales de Ventanilla y Villa y las franjas ribereñas; f) Alta vulnerabilidad de la zona de estudio ante fenómenos de origen geológico como sismos y tsunamis e incertidumbre respecto al papel de largo plazo del océano en el calentamiento global; g) Aumento del riesgo de alteración de espacios naturales marinos por incremento de actividades económicas y h) Superposición de normas, duplicidad de funciones y de competencias al aplicar las regulaciones y sanciones en la zona costero marina.
Tesis
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