Academic literature on the topic 'Ambiente costiero'

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Journal articles on the topic "Ambiente costiero"

1

Cazzari, Chiara, Federico Martellozzo, and Filippo Randelli. "Evoluzione del costruito nelle aree costiere della Sardegna. Fra sviluppo economico e vulnerabilità ecologica." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 134 (August 2022): 31–51. http://dx.doi.org/10.3280/asur2022-134002.

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Abstract:
Dagli anni '60, i litorali sardi hanno ospitato sempre più turisti, che hanno cau- sato la perdita di habitat costieri. Grazie all'uso del GIS e di database statistici regionali e nazionali, questo lavoro mostra i risultati dell'analisi sulle strutture ricettive a fini turistici lungo la fascia costiera sarda. La polarizzazione nord-sud dei flussi turistici e dell'attività edilizia intensiva sottolineano l'importanza di con- siderare il costruito nel processo di valutazione ambientale.
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2

Bina, Elisabetta, and Clara Pusceddu. "Stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica: un'analisi interpretativa." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 78–103. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043007.

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Abstract:
Il presente contributo propone un'analisi interpretativa dello stato di attuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) alla luce delle nuove evoluzioni a livello nazionale e internazionale. Quanto qui proposto rappresenta la prima fase di un lavoro che si pone come obiettivo l'elaborazione di un percorso metodologico per l'implementazione della Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi in ambito costiero. In particolare si vuole giungere alla definizione di una procedura che, partendo da una specifica visione interpretativa del concetto "ambiente", consenta di individuare indicatori ambientali di contesto e di performance idonei a leggere lo stato dell'ambiente e i trend evolutivi in atto. Il contributo č strutturato in tre parti di analisi aventi per oggetto: 1. la normativa vigente, quale elemento fondante per comprendere e individuare i limiti e i punti di forza nei casi applicativi; 2. i manuali e le linee guida per l'implementazione della VAS, disponibili in Italia e in Gran Bretagna; 3. 12 casi di studio, omogenei per tipologia e periodo di elaborazione, scelti fra quelli presentati in Italia e in Europa nell'arco di un anno (agosto 2006-giugno 2007). L'analisi della normativa vigente ha come obiettivo principale la schematizzazione della struttura e dei contenuti del Rapporto Ambientale, per poter evidenziare lo stato di recepimento di quanto previsto dal legislatore nei singoli casi di studio. L'analisi di dettaglio dei manuali, scelti fra quelli disponibili in italiano e in inglese, č diretta a comprendere come la disponibilitŕ e la qualitŕ di tali strumenti possa influire sulle caratteristiche dell'elaborato finale. Le informazioni desunte dall'analisi e dal confronto dei dodici casi di studio, strutturate in forma matriciale, sono dirette ad evidenziare le differenze fra gli elaborati in termini di contenuti ambientali, culturali e paesaggistici caratterizzanti la descrizione del contesto, in termini di criteri di scelta degli indicatori, e di tipologie di impatti. Tali differenze conducono alla classificazione degli elaborati in tre gruppi, ognuno rappresentativo di una spe- cifica categoria interpretativa. Ogni gruppo č descritto nelle sue peculiaritŕ e caratteristiche. Il contributo si conclude con alcune indicazioni sugli sviluppi futuri della ricerca.
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Della Valle, Valeria. "Dunoso, dunare o dunale?" XII, 2020/1 (gennaio-marzo) 12, no. 1 (February 4, 2020): 26–27. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2020.3226.

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4

Acosta, A., M. L. Carranza, G. Ciaschetti, F. Conti, L. Di Martino, G. D'Orazio, A. Frattaroli, C. F. Izzi, G. Pirone, and A. Stanisci. "Specie vegetali esotiche negli ambienti costieri sabbiosi di alcune regioni dell'Italia Centrale." Webbia 62, no. 1 (January 2007): 77–84. http://dx.doi.org/10.1080/00837792.2007.10670817.

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5

Simioli, Maria. "Un racconto lungo la domiziana. il valore del vivere informale." CRIOS, no. 22 (March 2022): 72–79. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022007.

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Abstract:
"Quali sono le ragioni che in poco più di trent'anni hanno portato a questo drastico cambiamento?" È a partire da questa domanda che l'autore tenta di ricostruire, in un volume che raccoglie le testimonianze di oltre cinquanta intervistati, la trama di una complessa vicenda che ha segnato, a partire dagli anni '80, il declino di un'intera area. Una narrazione che avviene su un doppio binario, in superficie il vivere informale dei tanti migranti giunti a Castel Volturno, e sullo sfondo la crisi economica, politica, sociale ed ambientale dove i fenomeni di abusivo costiero, la speculazione edilizia, la diffusa rete capillare della criminalità organizzata e il depauperamento delle risorse ambientali, non solo costituiscono la cornice entro cui queste vicende si disvelano ma rappresentano la radice del problema.
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6

Caputi, Alessandra. "Il "mostro" di Fuenti. Una storia ambientale e di impegno civile." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 141–70. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297007.

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Abstract:
Nel secondo dopoguerra il paesaggio italiano è stato aggredito in maniera sistematica dalla speculazione edilizia, un fenomeno riconducibile all'assenza di pianificazione urbanistica e alla frammentazione delle competenze amministrative in materia ambientale e urbanistica. In quest'articolo si esamina un caso specifico che riguarda la Costiera amalfitana: quello del cosiddetto "mostro di Fuenti", un albergo costruito abusivamente negli anni Settanta del secolo scorso e abbattuto dopo trent'anni di lotte, proteste e azioni legali. Questo caso consente di indagare anche il ruolo cruciale delle associazioni ambientaliste che contrastarono l'ecomostro, in particolare quello di Italia Nostra. La maggior parte della documentazione consultata per la ricostruzione storica è conservata presso l'archivio di Elena Croce, custodito presso la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, e l'archivio di Antonio Iannello, custodito presso il Comune di Napoli.
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Tizzoni, Elisa. "Tourism will tear us apart. Turismo e ambiente nell'Italia del boom attraverso un caso di studio nel Levante ligure." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (January 2022): 95–116. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297005.

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Abstract:
Nonostante il crescente interesse per il turismo da parte degli storici ambientali, l'impatto sull'ambiente della diffusione della vacanza balneare lungo le coste mediterranee nella seconda metà del XX secolo ha riscosso un'attenzione limitata sino a oggi. Al fine di contribuire a colmare questa lacuna nell'attuale panorama di studi, l'articolo indaga i conflitti ambientali causati dal tentativo di sviluppare il turismo di massa nel Levante ligure, un'area costiera situata nel Nord-Ovest dell'Italia. L'articolo applica una duplice prospettiva, analizzando sia gli aspetti materiali che quelli immateriali dei conflitti ambientali; inoltre, la ricerca ricostruisce il ruolo giocato dai diversi attori coinvolti nello scontro per la protezione / lo sfruttamento del patrimonio naturale. L'articolo tiene conto delle più recenti acquisizioni della storia ambientale e offre una prospettiva multi-disciplinare sulle conseguenze ambientali del turismo di massa lungo le coste del Mediterraneo.
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Agneta, R., and M. Greco. "“Young Sentinels of the Coastal Pine Forest”: an education project to safeguard biodiversity and prevent forest fires." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 19, no. 2 (April 30, 2022): 12–17. http://dx.doi.org/10.3832/efor4061-019.

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9

Farinella, Romeo, and Edoardo Seconi. "Il delta del Po ferrarese. Racconto di una fragilità ambientale e politica." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (February 2021): 51–62. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-003004.

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Abstract:
La storica mutevolezza del paesaggio è paradossalmente il carattere più permanente del Delta del Po. Si parla di un territorio di valli e lagune che è sempre stato povero, ma che fu al centro di una delle operazioni più importanti di colonizzazione nel territorio italiano. Il Delta nel do-poguerra fu oggetto di ipotesi progettuali che, se realizzate, lo avrebbero devastato, ben oltre quanto successo con le urbanizzazioni costiere anche perché negli anni del boom economico si puntava alla "modernizzazione" ma si iniziò anche a parlare di Parco del Delta del Po. Altra fragilità ricorrente è certamente quella ambientale associata ai temi del rischio idraulico, dell'ingressione salina, dell'urbanizzazione turistica diffusa e senza qualità, dell'innalzamento del livello del mare. Il Delta costituisce uno straordinario laboratorio di ricerca progettuale sui temi posti dai cambiamenti climatici, necessario per definire strategie centrate su conflitti, con-traddizioni e opportunità.
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10

Zoppi, Corrado. "Alcune riflessioni sull'attuazione del Piano di valutazione della politica regionale unitaria della Sardegna." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 43 (February 2010): 135–59. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043010.

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Abstract:
Questo saggio presenta, in termini critici, alcuni aspetti significativi del "Piano di valutazione della politica regionale unitaria 2007-2013" della Regione Sardegna (PdV). Si discute l'approccio metodologico del PdV e il ruolo dei diversi attori-chiave nel suo processo attuativo. Si analizza, inoltre, la messa in pratica della metodologia del PdV per la definizione di una delle ricerche valutative che ne costituiscono la trama, quella sulla valutazione delle politiche regionali contro la dispersione scolastica. Si mettono in evidenza, ancora, alcune problematiche tecniche che si presentano nello sviluppo del PdV, legate alla complessitŕ dei fattori che entrano in gioco nella valutazione di politiche messe in atto dall'amministrazione regionale. Si fa, infine, cenno ad un'esperienza valutativa interessante, la Valutazione ambientale strategica (VAS) dei piani urbanistici comunali dei Comuni degli ambiti di paesaggio costieri della Sardegna in adeguamento al Piano paesaggistico regionale, in quanto foriera di suggerimenti importanti per lo sviluppo delle ricerche valutative del PdV.
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Dissertations / Theses on the topic "Ambiente costiero"

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BRUNO, VITTORIO. "Riscostruzione e valorizzazione del paesaggio archeologico in ambiente costiero mediterraneo tramite tecnologie innovative." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2009. http://hdl.handle.net/10281/7638.

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Abstract:
La prospezione archeologica e lo scavo di un'antica città è un’operazione delicata, lenta e perciò costosa. Spesso, e soprattutto nell'area mediterranea, le città venivano costruite nei pressi della costa per permettere lo svolgimento di attività commerciali lungo le vie di trasporto più comode per le epoche passate. Successivi movimenti relativi tra la terraferma e il mare, in scenario con una sedimentazione accentuata dall'azione dei venti e del mare stesso, hanno portato al ricoprimento di queste città e quasi regolarmente dei loro sistemi portuali. La prospezione archeologica in questi siti è spesso complicata dalla difficile "lettura" della parte a mare e perciò dei rapporti tra strutture su terraferma e strutture a mare. Nasce quindi come importante necessità quella di una prospezione complessiva del sito, che è ovviamente molto costosa e lenta e perciò poco fruibile se non in tempi molto lunghi. Questi siti sono difficilmente valorizzabili. Una prospezione preliminare attuata con metodologie innovative di tipo non distruttivo, può consentire in tempi brevi una visualizzazione complessiva del sito e ad ottimizzare i costi dell'intervento diretto, proponendolo solo su aree di interesse. Quasi tutti i siti di interesse archeologico fino ad oggi sono stati poco studiati con metodi di tipo indiretto a causa dell’impossibilità di operare in acque basse, in quanto le aree di interesse sono quasi sempre all’interno di lagune chiuse con fondali che sono molto spesso al disotto di un metro di profondità. Il presente lavoro di tesi è stato svolto in concomitanza ad un progetto firb che individuava al suo interno alcune aree di interesse archeologico con caratteristiche che rispecchiano quanto esposto poc’anzi. Tale progetto aveva lo scopo di provare vari metodi geofisici per verificarne l’applicabilità in condizioni così estreme e di verificare sui siti indagati l’eventuale esistenza di reperti archeologici sepolti. Per quanto riguarda le strumentazioni utilizzate si è testato l’utilizzo di un ecoscandaglio ad altissima risoluzione (multi beam Reason 8125), un profilatore sismico a riflessione o sub bottom profiler (Innomar Ses 2000 Compact) e di un georesistivimetro equipaggiato con elettrodi galleggianti per rilievi in acqua (Iris Syscal Pro), che verranno descritti nei capitoli successivi. Analizzando in dettaglio la struttura del presente lavoro di tesi, i capitoli sono di seguito descritti. Nel secondo capitolo sono stati trattati i metodi geofisici tradizionalmente utilizzati per la ricerca archeologica a terra, nel terzo capitolo sono stati descritti i metodi indiretti utilizzati in mare per la prospezione archeologica, mentre nel quarto capitolo si spiega come si è tentato di coniugare diversi metodi: di mare e di terra ed applicarli in zone di fondali bassi, difficilmente rilevabili con imbarcazioni convenzionali. Nel quinto capitolo si affronta in particolare il progetto e la costruzione di un prototipo sperimentale di imbarcazione adatto ai rilievi in acque basse. Nel capitolo sesto invece si entrerà in dettaglio dei vari metodi utilizzati nelle campagne di rilievo eseguite. Infine nel settimo capitolo verranno presentati i risultati dei rilievi e nell’ottavo capitolo le conclusioni del presente lavoro di tesi.
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Mensali, Giorgia. "La salinizzazione dei suoli in ambiente costiero: un caso studio a sud di Ravenna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5124/.

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Abstract:
La fascia costiera ravennate è soggetta ad un precario equilibrio ambientale dovuto alla morfodinamica naturale molto attiva e tipica di tali ambienti, quali: sedimentazione, erosione, subsidenza e salinizzazione. A queste, in tempi diversi, sono venuti ad associarsi altri processi, indotti dall’attività antropica, che hanno portato alla scomparsa di gran parte dei caratteri paesaggistico-ambientali originari: le dune sono state in parte spianate, le paludi bonificate, le superfici boschive fortemente ridotte e le spiagge in buona parte occupate da stabilimenti per il turismo balneare. Nel presente studio è stata effettuata una valutazione territoriale del rischio di salinizzazione nei suoli della piana agricola costiera presenti nella zona sud ravennate. Partendo dall’individuazione dell’area di studio è stata effettuata una caratterizzazione pedologica delle tipologie di suolo presenti e una valutazione di tipo chimico-fisiche per verificare l’effettivo livello di manifestazione del problema della salinizzazione. Dalle analisi effettuate si sono riscontrati valori di CE elevati nei profili prossimi alla costa determinati dalla presenza degli ioni sodio e cloruro, mentre i terreni più interni posti in zona depressa non presentano fenomeni di salinizzazione degni di nota, ad accezione di alcune situazioni localizzate e fortunatamente solo in profondità. Le analisi delle acque di falda della Pineta Ramazzotti invece, hanno evidenziato valori di CE elevati ( >2 dS.m-1 ) che porta a classificarle come acque di falda lievemente - sensibilmente contaminate da parte dell’acqua di mare, risultando quindi una zona in cui il fenomeno della salinizzazione risulta significativo. Concludendo si può affermare che tale ambiente fragile e sensibile deve essere oggetto di un costante monitoraggio, ponendo l’attenzione su modificazioni ambientali, o politiche di gestione territoriale che possono indurre effetti assai gravi.
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Foletti, Danilo. "Acciaio COR-TEN esposto in ambiente urbano-costiero: studio del rilascio di metalli di lega." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3860/.

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Abstract:
Il Cor-Ten è un acciaio micro-legato, detto anche acciaio patinabile, che garantisce una buona resistenza alla corrosione da agenti atmosferici. Proprio grazie a questa sua peculiare caratteristica sta conoscendo un vasto impiego in particolare nel campo dell’edilizia e delle infrastrutture. La corrosione infatti interessa tutti i settori produttivi e non, provocando ingenti danni economici. Stime effettuate negli ultimi 40anni da diversi enti internazionali indicano che l’entità di questi danni, pur variando da settore a settore, risulta compresa per i paesi industrializzati tra il 3 e il 4% del PIL. Da questi dati si evince la necessità di proteggere i materiali dalla corrosione; in genere per questo scopo si ricorre a trattamenti superficiali o a rivestimenti protettivi. Queste tecniche non rappresentano però l’unica strada, è possibile infatti agire sulla composizione della lega, come nel caso del Cor-Ten, in modo che l’interazione metallo-ambiente porti alla formazione di una patina protettiva di prodotti di corrosione relativamente stabili. La formazione di questo strato, cosiddetto passivante, protegge il metallo da un’ulteriore attacco corrosivo. Scopo di questo lavoro di tesi è studiare il comportamento di questo materiale in ambiente urbano-costiero in tre differenti stati di finitura in cui è commercialmente disponibile: grezzo, pre-patinato e pre-patinato cerato, focalizzando l’attenzione sugli aspetti ambientali legati al suo utilizzo e cercando di valutare in particolare il rilascio dei metalli di lega nell’ambiente, aspetto fino ad ora non considerato in letteratura. I risultati ottenuti indicano che sembrerebbe preferibile l’utilizzo del materiale grezzo rispetto ai pre-patinati, almeno per quanto riguarda il rilascio di metalli in ambiente. Sulla base dei risultati ottenuti è possibile fornire una stima, per i tre stati di finitura di Cor-Ten A considerati, del quantitativo totale (solubile + estraibile) dei metalli rilasciati in ambiente nei sette mesi di esposizione durante la stagione primaverile-estiva della sperimentazione condotta in questo studio. La quantità rilasciata stimata per il Fe oscilla tra i 0,5 g/m2 per i provini light e i 0,7 g/m2 per i provini dark e grezzi, per il Ni il range è compreso tra i 3,6 mg/m2 dei provini grezzi e i 5 mg/m2 per i light, nel caso del Mn il quantitativo varia dai 6,8 mg/m2 per i light ai 10 mg/m2 per i grezzi. Per il Cr la stima per i provini pre-patinati è simile e si attesta intorno a 1,7 mg/m2, risultando minore (anche se in maniera non rilevate) per i grezzi.
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Zannoni, Denis <1976&gt. "Uso sostenibile dei suoli forestali di ambiente costiero in relazione ai fattori di pressione esistenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1034/1/Tesi_Zannoni_Denis.pdf.

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Abstract:
Oggetto di studio del dottorato sono stati i suoli forestali in ambiente litoraneo della Regione Emilia-Romagna. In particolare sono state considerate quattro zone di studio in Provincia di Ravenna: Pineta di San Vitale, aree boscate di Bellocchio, Pineta di Classe e Pineta di Pinarella di Cervia. Lo studio in una prima fase si è articolato nella definizione dello stato del sistema suolo, mediante la caratterizzazione pedologica delle zone di studio. A tale scopo è stata messa a punto un’adeguata metodologia d’indagine costituita da un’indagine ambientale e successivamente da un’indagine pedologica. L’indagine ambientale, mediante fotointerpretazione ed elaborazione di livelli informativi in ambito GIS, ha permesso di individuare ambiti pedogenetici omogenei. L’indagine pedologica in campo ha messo in luce l’elevata variabilità spaziale di alcuni fattori della pedogenesi, in particolar modo l’andamento microtopografico tipico dei sistemi dunali costieri e la profondità della falda freatica del piano campagna. Complessivamente sono stati aperti descritti e campionati 40 profili pedologici. Sugli orizzonti diagnostici di questi sono state eseguite le seguenti analisi: tessitura, pH, calcare totale, carbonio organico, azoto kjeldahl, conduttività elettrica (CE), capacità di scambio cationico (CSC) e calcare attivo. I suoli presentano, ad eccezione della tessitura (generalmente grossolana), un’elevata variabilità delle proprietà chimico fisiche in funzione della morfologia, della profondità e della vicinanza della falda freatica. Sono state riscontrate diverse correlazioni, tra le più significative quelle tra carbonio organico e calcare totale (coeff. di correlazione R = -0.805 per Pineta di Classe) e tra calcare totale e pH (R = 0.736), dalle quali si è compreso in che misura l’effetto della decarbonatazione agisce nei diversi ambiti pedogenetici e tra suoli con diversa età di formazione. Il calcare totale varia da 0 a oltre 400 g.kg-1 e aumenta dalla superficie in profondità, dall’entroterra verso la costa e da nord verso sud. Il carbonio organico, estremamente variabile (0.1 - 107 g.kg-1), è concentrato soprattutto nel primo orizzonte superficiale. Il rapporto C/N (>10 in superficie e molto variabile in profondità) evidenzia una efficienza di umificazione non sempre ottimale specialmente negli orizzonti prossimi alla falda freatica. I tipi di suoli presenti, classificati secondo la Soil Taxonomy, sono risultati essere Mollic/Sodic/Typic Psammaquents nelle zone interdunali, Typic Ustipsamments sulle sommità dunali e Oxiaquic/Aquic Ustipsamments negli ambienti morfologici intermedi. Come sintesi della caratterizzazione pedologica sono state prodotte due carte dei suoli, rispettivamente per Pineta di San Vitale (scala 1:20000) e per le aree boscate di Bellocchio (scala 1:10000), rappresentanti la distribuzione dei pedotipi osservati. In una seconda fase si è focalizzata l’attenzione sugli impatti che le principali pressioni naturali ed antropiche, possono esercitare sul suolo, condizionandone la qualità in virtù delle esigenze del soprasuolo forestale. Si è scelta la zona sud di Pineta San Vitale come area campione per monitorarne mensilmente, su quattro siti rappresentativi, le principali caratteristiche chimico-fisiche dei suoli e delle acque di falda, onde evidenziare possibili correlazioni. Le principali determinazioni svolte sia nel suolo in pasta satura che nelle acque di falda hanno riguardato CE, Ca2+, Mg2+, K+, Na+, Cl-, SO4 2-, HCO3 - e SAR (Sodium Adsorption Ratio). Per ogni sito indagato sono emersi andamenti diversi dei vari parametri lungo i profili, correlabili in diversa misura tra di loro. Si sono osservati forti trend di aumento di CE e degli ioni solubili verso gli orizzonti profondi in profili con acqua di falda più salina (19 – 28 dS.m-1) e profonda (1 – 1.6 m dalla superficie), mentre molto significativi sono apparsi gli accumuli di sali in superficie nei mesi estivi (CE in pasta satura da 17.6 a 28.2 dS.m-1) nei profili con falda a meno di 50 cm dalla superficie. Si è messo successivamente in relazione la CE nel suolo con diversi parametri ambientali più facilmente monitorabili quali profondità e CE di falda, temperatura e precipitazioni, onde trovarne una relazione statistica. Dai dati di tre dei quattro siti monitorati è stato possibile definire tali relazioni con equazioni di regressione lineare a più variabili. Si è cercato poi di estendere l’estrapolabilità della CE del suolo per tutte le altre casistiche possibili di Pineta San Vitale mediante la formulazione di un modello empirico. I dati relativi alla CE nel suolo sia reali che estrapolati dal modello, sono stati messi in relazione con le esigenze di alcune specie forestali presenti nelle zone di studio e con diverso grado di tolleranza alla salinità ed al livello di umidità nel suolo. Da tali confronti è emerso che per alcune specie moderatamente tolleranti la salinità (Pinus pinea, Pinus pinaster e Juniperus communis) le condizioni critiche allo sviluppo e alla sopravvivenza sono da ricondursi, per la maggior parte dei casi, alla falda non abbastanza profonda e non tanto alla salinità che essa trasmette sull’intero profilo del suolo. Per altre specie quali Quercus robur, Populus alba, Fraxinus oxycarpa e Ulmus minor moderatamente sensibili alla salinità, ma abituate a vivere in suoli più umidi, la salinità di una falda troppo prossima alla superficie può ripercuotersi su tutto il profilo e generare condizioni critiche di sviluppo. Nei suoli di Pineta San Vitale sono stati inoltre studiati gli aspetti relativi all’inquinamento da accumulo di alcuni microtossici nei suoli quali Ag, Cd, Ni e Pb. In alcuni punti di rilievo sono stati osservati moderati fattori di arricchimento superficiale per Pb e Cd riconducibili all’attività antropica, mentre le aliquote biodisponibili risultano maggiori in superficie, ma all’interno dei valori medi dei suoli italiani. Lo studio svolto ha permesso di meglio conoscere gli impatti sul suolo, causati dalle principali pressioni esistenti, in un contesto dinamico. In particolare, si è constatato come i suoli delle zone studiate abbiano un effetto tampone piuttosto ridotto sulla mitigazione degli effetti indotti dalle pressioni esterne prese in esame (salinizzazione, sodicizzazione e innalzamento della falda freatica). Questo è dovuto principalmente alla ridotta presenza di scambiatori sulla matrice solida atti a mantenere un equilibrio dinamico con le frazioni solubili. Infine le variabili ambientali considerate sono state inserite in un modello concettuale DPSIR (Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responces) dove sono stati prospettati, in via qualitativa, alcuni scenari in funzione di possibili risposte gestionali verosimilmente attuabili, al fine di modificare le pressioni che insistono sul sistema suolo-vegetazione delle pinete ravennati.
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Zannoni, Denis <1976&gt. "Uso sostenibile dei suoli forestali di ambiente costiero in relazione ai fattori di pressione esistenti." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1034/.

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Abstract:
Oggetto di studio del dottorato sono stati i suoli forestali in ambiente litoraneo della Regione Emilia-Romagna. In particolare sono state considerate quattro zone di studio in Provincia di Ravenna: Pineta di San Vitale, aree boscate di Bellocchio, Pineta di Classe e Pineta di Pinarella di Cervia. Lo studio in una prima fase si è articolato nella definizione dello stato del sistema suolo, mediante la caratterizzazione pedologica delle zone di studio. A tale scopo è stata messa a punto un’adeguata metodologia d’indagine costituita da un’indagine ambientale e successivamente da un’indagine pedologica. L’indagine ambientale, mediante fotointerpretazione ed elaborazione di livelli informativi in ambito GIS, ha permesso di individuare ambiti pedogenetici omogenei. L’indagine pedologica in campo ha messo in luce l’elevata variabilità spaziale di alcuni fattori della pedogenesi, in particolar modo l’andamento microtopografico tipico dei sistemi dunali costieri e la profondità della falda freatica del piano campagna. Complessivamente sono stati aperti descritti e campionati 40 profili pedologici. Sugli orizzonti diagnostici di questi sono state eseguite le seguenti analisi: tessitura, pH, calcare totale, carbonio organico, azoto kjeldahl, conduttività elettrica (CE), capacità di scambio cationico (CSC) e calcare attivo. I suoli presentano, ad eccezione della tessitura (generalmente grossolana), un’elevata variabilità delle proprietà chimico fisiche in funzione della morfologia, della profondità e della vicinanza della falda freatica. Sono state riscontrate diverse correlazioni, tra le più significative quelle tra carbonio organico e calcare totale (coeff. di correlazione R = -0.805 per Pineta di Classe) e tra calcare totale e pH (R = 0.736), dalle quali si è compreso in che misura l’effetto della decarbonatazione agisce nei diversi ambiti pedogenetici e tra suoli con diversa età di formazione. Il calcare totale varia da 0 a oltre 400 g.kg-1 e aumenta dalla superficie in profondità, dall’entroterra verso la costa e da nord verso sud. Il carbonio organico, estremamente variabile (0.1 - 107 g.kg-1), è concentrato soprattutto nel primo orizzonte superficiale. Il rapporto C/N (>10 in superficie e molto variabile in profondità) evidenzia una efficienza di umificazione non sempre ottimale specialmente negli orizzonti prossimi alla falda freatica. I tipi di suoli presenti, classificati secondo la Soil Taxonomy, sono risultati essere Mollic/Sodic/Typic Psammaquents nelle zone interdunali, Typic Ustipsamments sulle sommità dunali e Oxiaquic/Aquic Ustipsamments negli ambienti morfologici intermedi. Come sintesi della caratterizzazione pedologica sono state prodotte due carte dei suoli, rispettivamente per Pineta di San Vitale (scala 1:20000) e per le aree boscate di Bellocchio (scala 1:10000), rappresentanti la distribuzione dei pedotipi osservati. In una seconda fase si è focalizzata l’attenzione sugli impatti che le principali pressioni naturali ed antropiche, possono esercitare sul suolo, condizionandone la qualità in virtù delle esigenze del soprasuolo forestale. Si è scelta la zona sud di Pineta San Vitale come area campione per monitorarne mensilmente, su quattro siti rappresentativi, le principali caratteristiche chimico-fisiche dei suoli e delle acque di falda, onde evidenziare possibili correlazioni. Le principali determinazioni svolte sia nel suolo in pasta satura che nelle acque di falda hanno riguardato CE, Ca2+, Mg2+, K+, Na+, Cl-, SO4 2-, HCO3 - e SAR (Sodium Adsorption Ratio). Per ogni sito indagato sono emersi andamenti diversi dei vari parametri lungo i profili, correlabili in diversa misura tra di loro. Si sono osservati forti trend di aumento di CE e degli ioni solubili verso gli orizzonti profondi in profili con acqua di falda più salina (19 – 28 dS.m-1) e profonda (1 – 1.6 m dalla superficie), mentre molto significativi sono apparsi gli accumuli di sali in superficie nei mesi estivi (CE in pasta satura da 17.6 a 28.2 dS.m-1) nei profili con falda a meno di 50 cm dalla superficie. Si è messo successivamente in relazione la CE nel suolo con diversi parametri ambientali più facilmente monitorabili quali profondità e CE di falda, temperatura e precipitazioni, onde trovarne una relazione statistica. Dai dati di tre dei quattro siti monitorati è stato possibile definire tali relazioni con equazioni di regressione lineare a più variabili. Si è cercato poi di estendere l’estrapolabilità della CE del suolo per tutte le altre casistiche possibili di Pineta San Vitale mediante la formulazione di un modello empirico. I dati relativi alla CE nel suolo sia reali che estrapolati dal modello, sono stati messi in relazione con le esigenze di alcune specie forestali presenti nelle zone di studio e con diverso grado di tolleranza alla salinità ed al livello di umidità nel suolo. Da tali confronti è emerso che per alcune specie moderatamente tolleranti la salinità (Pinus pinea, Pinus pinaster e Juniperus communis) le condizioni critiche allo sviluppo e alla sopravvivenza sono da ricondursi, per la maggior parte dei casi, alla falda non abbastanza profonda e non tanto alla salinità che essa trasmette sull’intero profilo del suolo. Per altre specie quali Quercus robur, Populus alba, Fraxinus oxycarpa e Ulmus minor moderatamente sensibili alla salinità, ma abituate a vivere in suoli più umidi, la salinità di una falda troppo prossima alla superficie può ripercuotersi su tutto il profilo e generare condizioni critiche di sviluppo. Nei suoli di Pineta San Vitale sono stati inoltre studiati gli aspetti relativi all’inquinamento da accumulo di alcuni microtossici nei suoli quali Ag, Cd, Ni e Pb. In alcuni punti di rilievo sono stati osservati moderati fattori di arricchimento superficiale per Pb e Cd riconducibili all’attività antropica, mentre le aliquote biodisponibili risultano maggiori in superficie, ma all’interno dei valori medi dei suoli italiani. Lo studio svolto ha permesso di meglio conoscere gli impatti sul suolo, causati dalle principali pressioni esistenti, in un contesto dinamico. In particolare, si è constatato come i suoli delle zone studiate abbiano un effetto tampone piuttosto ridotto sulla mitigazione degli effetti indotti dalle pressioni esterne prese in esame (salinizzazione, sodicizzazione e innalzamento della falda freatica). Questo è dovuto principalmente alla ridotta presenza di scambiatori sulla matrice solida atti a mantenere un equilibrio dinamico con le frazioni solubili. Infine le variabili ambientali considerate sono state inserite in un modello concettuale DPSIR (Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responces) dove sono stati prospettati, in via qualitativa, alcuni scenari in funzione di possibili risposte gestionali verosimilmente attuabili, al fine di modificare le pressioni che insistono sul sistema suolo-vegetazione delle pinete ravennati.
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Copat, Chiara. "Monitoraggio dell ambiente marino costiero del Golfo di Catania attraverso la specie bioindicatrice Engraulis encrasicolus." Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1245.

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Abstract:
Negli ultimi anni lo sviluppo di nuove tecniche e di saggi sempre più sofisticati ha permesso di migliorare i piani di monitoraggio ambientale utilizzando i pesci come specie bioindicatrici dell ambiente marino costiero, mediante un approccio multibiomarkers. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il livello di contaminazione del Golfo di Catania attraverso l analisi del livello di metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), policlorobifenili (PCB) e pesticidi clorurati (Total DDT) nel muscolo della specie Engraulis encrasicolus (Linneo, 1758), e la valutazione, su campioni di branchie e di fegato, di biomarkers di esposizione a tali contaminanti quali: le metallotioneine (MTs); le proteine da stress o heat shock proteins (HSP70); l ethoxyresorufin-O-deethylase (EROD). Inoltre, poiché nella comunità scientifica sta crescendo sempre di più l interesse di conoscere i reali rischi per la salute umana, derivanti dall esposizione alimentare ai composti chimici, sono stati valutati i tassi di ingestione per singolo contaminante relativi al consumo di questa specie ittica, tra le più rilevanti da un punto di vista economico per le marinerie della Sicilia. In totale sono stati effettuati tre campionamenti di 30 esemplari durante i due periodi riproduttivi della specie (giugno e settembre) e nel periodo non riproduttivo (febbraio). Il confronto tra le classi di contaminanti nei due periodi è stato effettuato mediante il test-t di student per campioni appaiati. Dai dati di questa ricerca è emerso che: le popolazioni di E. encrasicolus accumulano una certa quantità di metalli, IPA e composti organoclorurati nei loro tessuti, ma che tuttavia, i limiti di legge previsti dal Reg. 1881/2006 per i contaminanti nel muscolo di pesce, non sono stati superati; i metalli essenziali si accumulano maggiormente durante i periodi riproduttivi della specie; l accumulo dei metalli pesanti e degli IPA è maggiormente correlato ad un origine naturale, antropica e alle variazione delle caratteristiche chimico fisiche delle acque nelle diverse stagioni; le presenza di PCB e DDT-totale, sebbene in tracce, sono la conferma che composti banditi già da diversi anni persistono nell ambiente; i livelli di contaminanti trovati nei tessuti della specie non sembrano essere tali da provocare effetti tossici né nella specie ittica studiata né nell uomo. In conclusione, da questa prima analisi di valutazione del rischio ambientale nell area del Golfo di Catania, è emerso un quadro positivo, sebbene i contaminanti rilevati siano legati ad un certo grado di antropizzazione, e dovrebbero essere costantemente monitorati per garantire standard di qualità dell area in esame.
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Collina, Martina. "Valutazione della coevoluzione di sistemi idrici e antropici attraverso la definizione di indicatori spazialmente distribuiti: caso studio nel contesto dell'acquifero freatico costiero della Regione Emilia-Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
I dati sull'uso del suolo e sulla sua variazione rappresentano utili informazioni per realizzare strategie di gestione sostenibile del territorio. La tutela dell’ambiente e delle risorse sono inoltre da sempre al centro di dibattiti a causa delle attività antropiche che vanno a degradarne la qualità e sovrasfruttarne la quantità, compromettendo i servizi ecosistemici, ovvero i benefici offerti dall'ambiente all'uomo. Il presente lavoro di tesi elabora queste informazioni attraverso un approccio socio-idrologico nel quale la pressione antropica diventa parte attiva del modello e non soltanto una forzante esterna. In particolare, questo lavoro si è concentrato sugli Agent-Based Models. L’area di studio analizzata è il “V Bacino”, sul litorale adriatico in Provincia di Ravenna. Lo scarso gradiente altimetrico, sommato al trend di subsidenza, rende necessario un continuo drenaggio dell’area. Questa attività, se da un lato garantisce la produzione agricola e gli habitat di grande pregio naturalistico, come le Pinete storiche, dall'altro alimenta l’intrusione salina. Questi processi coesistono in un clima Mediterraneo, dove però i cambiamenti climatici hanno fatto registrare incrementi di temperatura e cambiamenti dei regimi di pioggia nel corso dell’anno, con periodi siccitosi in estate; questi impattano sull'agricoltura con un incremento dei fabbisogni irrigui. Inoltre, secondo l’IPCC il livello del mare si innalzerà, con conseguente aumento dei costi di pompaggio. Sulla base di queste osservazioni vengono ipotizzati scenari futuri valutando variazioni di uso del suolo, cambiamenti climatici e subsidenza. Viene infine calcolato il GALDIT, un indice sulla vulnerabilità dell'acquifero rispetto all'intrusione salina.
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SOLE, FRANCESCO MARIA. "Valutazione della vulnerabilità delle coste della Sardegna a fenomeni di erosione ed inondazione dovuti all'impatto degli eventi estremi meteo-marini." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266637.

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Abstract:
The main goal of this work is to provide a regional assessment of the coastal vulnerability of Sardinian sandy beaches to storm impacts. To do this we have assessed the geomorphic coastal vulnerability taking into account the intensity of storm induced hazards and the adaptation capacity of the system. The methodology aplied allows to calculate quantitatively -in a separate manner- the erosion and inundation hazards induced by the storms associated to a given probability of occurrence. The practical application of this method is to provide information that allows stakeholders to manage resource allocation and mitigate consequences. This framework has been developed by covering the following steps:(i). Define forcing conditions for the Sardinian coast using a storm classification method; to obtain this we have divided the Sardinian coast in 4 different sectors. For each sector storm events have been defined from hindcast wave data obtained for the period between 1979-2012. (ii) Find out the induced beach response to each storm class measured by the quantification of the flooding and erosion hazards. In each sector sandy beaches have been characterized in terms of their slope, height, widht and grain size. (iii) Estimation of a coastal vulnerability index formulated in terms of these two intermediate variables by means of a linear function that ranges from a minimum value of 0 (optimum state) to a maximum of 1 (failure state), defining 5 qualitative categories (Very Low, Low,. Medium, High, Very High). (iv) Assessment and mapping of the coastal vulnerability index along different sectors of the island. In terms of prospective analysis we have built a projected timeline of beach hazard based on existing storm data fitted into an extreme probability function. Once the probability of occurrence of the flooding and erosion hazards has been assessed and a risk level defined by the stakeholders, the spatial distribution of vulnerabilities associated to selected probability level will permit to "robustly" compare areas along the coast to identify the most endangered zones.
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Facca, Chiara <1974&gt. "Fitoplancton e microfitobenthos come indicatori dello stato di trofia in ambienti costieri." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/313.

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Abstract:
La distribuzione delle comunità planctoniche microalgali è stata studiata in due lagune mediterranee, entrambe soggette ad un intenso sfruttamento antropico. Le due aree di studio, sebbene abbiano alcune caratteristiche comuni (ambienti di transizione separati dal mare da un cordone litoranei), simili variazioni stagionali di temperatura), presentano condizioni morfologiche ed idrodinamiche diverse. La laguna di Venezia è caratterizzata da una profondità media di poco superiore al metro, da un forte riciclo mareale (60% del volume totale ogni 12 h) e da varie tipologie d'impatto (industriale, urbano, agricolo, sfruttamento delle risorse alieutiche). La laguna di Thau, al contrario, oltre ad essere mediamente più profonda (ca. 4.5 m), ha un lento ricambio delle acque (da 1 a 5 mesi) e riceve reflui di natura prevalentemente urbana ed agricola. Le principali attività economiche dell'area sono l'allevamento dei molluschi bivalvi e il turismo. In ciascuna laguna sono stati effettuati campionamenti per approfondire le conoscenze sulla distribuzione del fitoplancton a diverse scale spaziali e temporali. Nella laguna di Venezia, sono stati descritti gli andamenti stagionali in sei stazioni con condizioni ambientali rappresentative delle caratteristiche dell'ecosistema lagunare. È stata, inoltre, tracciata una mappa della distribuzione spaziale, sulla base dei campioni raccolti in 65 siti nell'estate 2002. L'insieme di questi dati, unitamente ai risultati recuperati dalla letteratura, ha permesso di aggiornare le informazioni relative alle abbondanze e alla composizione tassonomica della comunità fitoplanctonica. Sebbene le specie identificate coincidano con quelle segnalate da precedenti autori, è stata notata una generale riduzione della densità microalgale nella colonna d'acqua. Solo nell'estate 2001 e alla fine dell'inverno 2002, in alcune stazioni, sono state osservate abbondanze dell'ordine di grandezza (IO7 cells dm-3) di quelle registrate fino all'inizio degli anni '90. La variabilità stagionale del fitoplancton era regolata, principalmente, dalle variazioni di temperatura, mentre la distribuzione spaziale è dipesa, soprattutto, dalla concentrazione di nutrienti. Le aree con le abbondanze maggiori sono risultate, infatti, quelle a ridosso degli scarichi urbani. Sebbene il fosforo abbia condizionato l'abbondanza delle specie, è la disponibilità di radiazione luminosa che sembra aver assunto il ruolo di fattore limitante nella parte centrale della laguna di Venezia. La luce penetra, infatti, difficilmente fino al fondo della colonna d'acqua ed, in molte zone dell'area indagata, il disco Secchi non è visibile oltre 20 cm di profondità. La causa principale dell'elevata torbidità della colonna d'acqua è la frequente risospensione di sedimento, provocata dall'incontrollato sfruttamento dei banchi del bivalve Tapesphilippinarum Adams & Reeve. Nella laguna di Thau, sono state studiate le variazioni a breve scala temporale (settimanale e giornaliera) e sono state confrontate alcune stazioni a diverso livello di trofia. Uno degli scopi del lavoro era, infatti, quello di comprendere se le comunità microalgali potessero fornire informazioni attendibili sullo stato trofico dell'ecosistema. In entrambe le lagune, l'abbondanza e la composizione tassonomica del fitoplancton hanno permesso una discreta distinzione qualitativa tra aree diversamente impattate dall'eccessivo carico di nutrienti. Risultati migliori sono, tuttavia, stati ottenuti studiando la distribuzione delle diatomee che colonizzano i sedimenti superficiali. Le comunità microfitobentoniche sono state prelevate, durante le stesse campagne di campionamento in cui è stato indagato il fitoplancton, anche se difficoltà logistiche, per il momento, hanno permesso di operare solamente nella laguna di Venezia. Questi organismi hanno dimostrato una minor variabilità stagionale e la loro distribuzione sembra dipendere, soprattutto, dalle caratteristiche del sito di prelevamento. Lo studio del microfitobenthos deve essere sicuramente approfondito, perché può fornire informazioni più utili, rispetto al fitoplancton, per la messa a punto d'indici trofici in grado di valutare la qualità degli ambienti costieri. The phytoplankton communities have been studied in two Mediterranean lagoons, affected by an intense anthropic exploitation. Although the studied areas are characterised by common features (they are both separated from the sea by a bar beach and temperature shows similar variations), they have different morphological and hydrodynamic conditions. The Venice lagoon is characterised by shallow bottoms (on average ca. 1 m), high water renewal (ca. 12 h to change ca. 60% of the basin water) and numerous human activities (industries, urban centres, agriculture, clam fishery, tourism). The Thau lagoon, on the contrary, is deeper than Venice (on average ca. 4.5), the seawater renewal is very low (ca. 1-5 months to change the entire water volume) and the basin receives mainly urban and agriculture waste waters. Shellfish farming and tourism are the most important human activities. In each lagoon water samples were collected to investigate phytoplankton distribution at different spatial and temporal scales. In the Venice lagoon, six sites, with different environmental conditions, were chosen to describe microalgal seasonal trends. Moreover a map of the spatial distribution was drawn according to data referred to samples collected in 65 sites during summer 2002. The present results update the knowledge on the phytoplankton community abundance and taxonomic composition. Most of the identified species were the same ones quoted in previous works. The abundance, on the contrary, showed a drastic reduction in the whole studied area. Summer 2001 and late winter 2002 were the two exceptions (abundance up to 55 x 106 cells dm-3). Seasonal variations depended mainly on temperature, whereas spatial distribution was related mainly to nutrient concentrations. The highest abundance was, in fact, recorded close to urban discharges. Although phosphorus had a key role in controlling phytoplankton distribution, the limiting factor of the microalgal production was light. In the central part of the Venice lagoon light radiation hardly penetrated to the bottom and the Secchi disk was not frequently visible below 20 cm. The main cause of the water column turbidity was the frequent sediment resuspension due to clam-fishing activities (Tapes philippinarum Adams & Reeve). In the Thau lagoon, small-scale variations (daily and weekly) were investigated and some sites characterised by different trophic levels were compared. One of the main objectives was, in fact, to verify the ability of the microalgal communities to assess the ecosystem trophic state. In both lagoons, phytoplankton abundance and taxonomic composition allow to distinguish qualitatively areas with different nutrient loads. However, more precise information on the trophic conditions of the ecosystem was provided by benthic diatoms rather than by phytoplankton. Microphytobenthos was collected in the central part of the Venice lagoon during the same sampling campaigns made to investigate phytoplankton. At present logistic difficulties do not allow similar investigation in the Thau lagoon. The community living on the surface sediment displayed a seasonal variability lower than the planktonic one and its distribution depended mainly on the local features. More information on microphytobenthos is needed as these organisms allow a good assessment of the coastal ecosystem trophic conditions. PHYTOPLANCTON ET MICROFITOBENTHOS COMME INDICATEURS DE L'ETAT TROPHIQUE EN MILIEU COTIER RESUME La communauté du phytoplancton a été analysée dans deux lagunes Méditerranéennes, qui sont le siège d'activités humaines diverses. Les deux sites d'étude, ont des caractéristiques communes (lagunes séparées de la mer par un cordon littoral avec variations similaires de température), mais une topographie et une hydrodynamique différentes. La lagune de Venise est caractérisée par une faible profondeur (1 m en moyenne), par un rapide recyclage des eaux (60% du volume total toutes les 12 heures) et par des impacts anthropiques différents. L'étang de Thau, au contraire, est plus profond (4.5 m en moyenne), ses échanges avec la mer sont réduits (le recyclage de tout l'étang s'effectue de un a cinq mois); l'activité principale développée est la conchyliculture. Nous avons procédé dans les deux lagunes, à des échantillonnages adaptés dans le but d'approfondir les connaissances relatives à la distribution du phytoplancton. Dans la lagune de Venise sont décrites les variations saisonnières, observées dans six stations caractéristiques choisies, tandis qu'une carte visualise les données de 65 sites échantillonnés en été 2002. Ces donnés correspondent à une importante mise à jour des informations relatives à la composition taxonomique du phytoplancton et à l'abondance relative de ses constituants: les espèces identifiées se retrouvent dans celles signalées précédemment mais avec une nette réduction de leur abondance (à l'exception de deux stations, où étaient observées des floraisons, allant jusqu'à 55 x 106cells dm-3). Les variations saisonnières des populations phytoplanctoniques dépendaient principalement de la température, tandis que leur distribution spatiale était conditionnée par la concentration en sels nutritifs. Malgré l'impact du phosphore dans la production algale, le facteur limitant le plus déterminant s'est révélé être l'intensité lumineuse (le coefficient d'extinction n'excédant parfois pas 20 cm, conséquence d'une récolte abusive au niveau des sédiments de Tapesphilippinarum Adams & Reeve). Dans l'étang de Thau l'étude des variations des populations phytoplanctoniques a été réalisée sur une échelle de temps plus réduite qu'à Venise (journalière ou hebdomadaire) sur trois sites, caractérisés par des niveaux trophiques différents (en prenant en compte certains critères chimiques et floristiques précédemment établis). Ceci a permis leur comparaison. Le but de cette analyse était de vérifier dans quelle mesure la composition phyloplanctonique était représentative de l'état trophique d'un écosystème lagunaire donné et permettait l'identification de divers niveaux trophiques préétablis. Dans les deux lagunes, l'étude de la composition phytoplanctonique et celle de l'abondance relative de ses populations dominantes ont ainsi permis d'identifier des populations répondant à un niveau trophique défini. Cette approche générale et l'étude qui en découle sont une étape importante dans l'analyse de l'état trophique des milieux côtiers en général.
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Arizzi, Novelli Alessandra. "Sviluppo di indicatori di rischio tossico per ambienti marini costieri e lagunari." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2001. http://hdl.handle.net/10579/493.

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Books on the topic "Ambiente costiero"

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Zunica, Marcello. Ambiente costiero e valutazione d'impatto. Bologna: Pàtron, 1992.

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2

Turismo e ambiente nelle aree costiere del Mediterraneo: Regioni a confronto. Udine: Forum, 2007.

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3

Krasovec, Lucia. Ambiente geografico e rappresentazione: La fascia costiera della provincia di Trieste. Trieste: Atineo dell'Università degli Studi di Trieste, 1998.

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4

Rendeli, Marco. Città aperte: Ambiente e paesaggio rurale organizzato nell'Etruria meridionale costiera durante l'età orientalizzante e arcaica. Roma: Gruppo editoriale internazionale, 1993.

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5

Lapiana, Francesco. Le dune e gli ambienti umidi costieri della Sicilia: Tra passato, presente e futuro. Palermo: Il Brigantino, 2010.

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6

Vitrano, Rosa Maria. Sistemi verdi e ambienti costieri: Linee guida per un progetto tecnologico appropriato : Marina di Palma. Firenze: Alinea, 2014.

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7

Minissale, Pietro. Gli ambienti costieri della Sicilia meridionale: Escursione della Società italiana di scienza della vegetazione, 14-18 aprile 2010 : guida itinerario. Acireale: Bonanno, 2010.

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8

Ambiente marino costiero e territorio delle Isole Flegree (Ischia Procida Vivara - golfo di Napoli): Risultati di uno studio multidisciplinare. Napoli: Liguri Editore, 2003.

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9

Conti, Daniele. Telerilevamento Ambientale: Le nuove tecnologie a disposizione per la tutela dell'ambiente marino ed il monitoraggio costiero. Createspace Independent Publishing Platform, 2017.

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10

Breber, Paolo. Un metodo per misurare la qualità ambientale delle lagune costiere del Mediterraneo (l'Indice Lambda). ISMAR-CNR Lesina, 2008.

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