Academic literature on the topic 'Alta correlazione'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Alta correlazione.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Alta correlazione"

1

Alda, M. Scopesi, Maria Rosso Anna, Delfante Chiara, and Pangallo Simona. "Lessico psicologico e abilitŕ di mentalizzazione nella preadolescenza." RICERCHE DI PSICOLOGIA, no. 3 (January 2012): 375–94. http://dx.doi.org/10.3280/rip2010-003004.

Full text
Abstract:
Alcune ricerche sperimentali hanno evidenziato una stretta relazione tra la frequenza d'uso dei termini mentali e i risultati alle prove di teoria della mente (Hughes et al., 1998; Hughes et al., 2007), mentre e stata meno studiata la relazione tra lessico psicologico e abilita di mentalizzazione in contesti spontanei. Inoltre, la maggioranza degli studi in questo ambito e focalizzata sull'infanzia e la fanciullezza, mentre minore attenzione e stata dedicata alle fasce di eta successive. La presente ricerca si propone di analizzare la relazione tra abilita di mentalizzazione nella preadolescenza e uso del lessico psicologico nella spiegazione del comportamento. Alla ricerca hanno partecipato 42 ragazzi di 12 anni, di livello socio-economico medio, frequentanti la seconda classe della scuola secondaria di primo grado. La Child Attachment Interview (Shmueli-Goetz et al., 2008) e stata utilizzata allo scopo di valutare la frequenza e la qualita del lessico psicologico. Il livello di mentalizzazione e stato valutato tramite un'intervista semi-strutturata messa a punto da O'Connor e Hirsch (1999); in accordo con i criteri degli autori, l'abilita di mentalizzazione e stata valutata su tre livelli. L'intelligenza verbale e stata valutata con la sub scala verbale della WISC-III. I risultati indicano una correlazione elevata tra le abilita di mentalizzazione e il lessico psicologico, in relazione sia alla quantita sia alla qualita d'uso. Non sono emerse correlazioni tra lessico psicologico e abilita linguistiche, ne tra lessico psicologico e genere.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Amato, C., M. Elia, S. A. Musumeci, P. Bisceglie, S. Vincenza, and M. Moschini. "Anomalie della migrazione neuronale e dell'organizzazione corticale nell'epilessia." Rivista di Neuroradiologia 11, no. 4 (August 1998): 443–52. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100403.

Full text
Abstract:
In questo studio sono stati esaminati retrospettivamente gli esami di risonanza magnetica (RM), i dati anamnestico-clinici ed EEG di 266 pazienti con ritardo mentale, al fine di valutare la prevalenza di anomalie della migrazione neuronale e della organizzazione corticale (AMNOC) in questa popolazione e di analizzare l'eventuale correlazione tra alterazione neuroanatomica e quadro elettroclinico. Sono stati riscontrati complessivamente 22 casi di AMNOC (8,3%). Di questi 22 pazienti, 17 (77,3%) appartenevano alla popolazione con ritardo mentale ed epilessia, gli altri 5 presentavano solo ritardo mentale senza manifestazioni epilettiche e anomalie EEG. È stata trovata una correlazione spaziale tra anomalie EEG e alterazioni neuroradiologiche in 7/17 casi (41,2 %). Viene discussa l'importanza di una corretta correlazione RM-EEG nei soggetti con AMNOC ed epilessia farmacoresistente, anche in un'eventuale prospettiva chirurgica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Menafra, Teresa, Paolo Melani, and Pio Enrico Ricci Bitti. "Disposizione alla gratitudine e salute individuale." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (January 2021): 99–119. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001007.

Full text
Abstract:
In anni recenti la ricerca in alcuni ambiti della psicologia, tra cui quello clinico e della per-sonalità, ha riscontrato l'importanza della disposizione alla gratitudine per la comprensione di diversi aspetti del benessere, ciononostante nell'ambito della psicologia della salute la gratitu-dine rimane ancora poco studiata. Sebbene alcuni interventi, scientificamente fondati, finalizzati all'induzione di gratitudine abbiano mostrato di migliorare la salute, i meccanismi che spiegano la relazione fra gratitudine e salute non sono ancora del tutto chiariti. Il presente lavoro ha in-dagato la relazione tra disposizione alla gratitudine e alcuni indicatori della salute individuale: orientamento positivo, qualità di sonno e veglia e benessere psicologico e le differenze fra soggetti con alti e bassi livelli di gratitudine disposizionale rispetto a tali parametri. Lo studio ha interessato 172 studenti universitari (42 maschi, 130 femmine, età media=21.16, DS=3.3) cui sono stati somministrati quattro questionari che misurano le variabili di interesse. I risultati ottenuti hanno evidenziato correlazioni significative fra disposizione alla gratitudine e parametri di salute e confermato differenze significative fra soggetti con alta e bassa gratitudine disposi-zionale rispetto a quasi tutte le variabili considerate. Questi risultati forniscono dati sul ruolo della gratitudine utili al miglioramento di alcuni indici relativi al benessere individuale eviden-ziandone al contempo l'importanza nell'ambito della psicologia della salute.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Montanaro, D., and R. Canapicchi. "La patologia orbitaria non traumatica: Correlazioni clinico-neuroradiologiche." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 3 (June 2000): 435–48. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300313.

Full text
Abstract:
Sono stati riesaminati i casi di patologia orbitaria non traumatica giunti alla nostra osservazione negli ultimi 10 anni di attività. Al fine di ottimizzare il percorso diagnostico per ciascun tipo di patologia sono stati confrontati i dati neuroradiologici con quelli clinici dei singoli pazienti. Sono stati cosi selezionati differenti gruppi di patologie in funzione dei principali sintomi di esordio. Per ogni gruppo di patologie vengono discussi le possibilità e i limiti dello studio neuroradiologico e viene identificata l'indagine eventualmente più informativa.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Izzi, Claudia. "Il processo canonico di nullità del matrimonio dalla codificazione post-conciliare alla riforma scaturita dalla riflessione sinodale sulla famiglia." Estudios Eclesiásticos. Revista de investigación e información teológica y canónica 97, no. 383 (December 13, 2022): 1175–96. http://dx.doi.org/10.14422/ee.v97.i383.y2022.009.

Full text
Abstract:
L’evoluzione normativa che negli ultimi quaranta anni ha riguardato le cause per la dichiarazione della nullità matrimoniale si pone in stretta correlazione con la dottrina del Concilio Vaticano II e con le istanze emerse nell’ambito della riflessione sinodale sulla famiglia promossa da Papa Francesco. Si evidenzia la costante e progressiva assimilazione dei principi informatori del processo canonico, alla luce dei quali vengono prospettati alcuni perfezionamenti e sviluppi possibili.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Parisio, Caterina, and Michele Procacci. "Ritiro sociale e depressione durante la pandemia. Il caso di Angela." PSICOBIETTIVO, no. 2 (June 2022): 25–36. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002003.

Full text
Abstract:
Gli autori, attraverso la presentazione di un caso clinico, portano alla luce e analizzano la correlazione esistente tra ritiro sociale e disturbo depressivo. I due fattori verranno altresi messi in rapporto con l'esplosione della pandemia da SARS-CoV-2, elemento questo che ha fatto da detonatore a un quadro clinico come quello preso in esame. Ci si soffermera sulle principali linee di trattamento sulla base dei maggiori dati di efficacia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Romano, Floriana, and Oriana Maria Todaro. "Le ragioni del volontariato: dare o ricevere?" PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 1 (September 2010): 139–43. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001014.

Full text
Abstract:
La ricerca esplora le motivazioni che stanno alla base dell'impegno personale in attivitŕ di volontariato e le relazioni tra queste motivazioni, il sistema valoriale e la struttura di personalitŕ. I partecipanti alla ricerca sono 104 volontari che operano in diverse associazioni di volontariato. Gli strumenti utilizzati sono il Voluntary Function Inventory, il Portrait Values Questionnaire, il Big Five Observer. Dai risultati č emerso che le donne fanno volontariato in percentuale maggiore rispetto agli uomini; si rileva una correlazione inversa tra l'etŕ e la funzione utilitaristica orientata alla carriera; soprattutto la funzione sociale č alla base delle azioni di volontariato. Il contesto si č rivelato fondamentale per promuovere l'impegno nel volontariato, al contrario, valori ed aspetti della personalitŕ si sono rilevati non influenti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Giorgino, Maria Cleofe, Anna Paris, and Sergio Paternostro. "I compensi agli amministratori: analisi della disclosure nei Bilanci delle società italiane quotate." FINANCIAL REPORTING, no. 3 (November 2012): 31–50. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-003004.

Full text
Abstract:
Il presente contributo intende analizzare la disclosure relativa alla remunerazione percepita dagli amministratori, il cui ruolo di primo piano nel definire le sorti di un'azienda rende l'informativa ad essi correlata di particolare interesse per i diversi stakeholder. Obiettivo degli autori è quello di indagare nei documenti ufficiali (relativi all'esercizio 2009) delle 50 società italiane quotate maggiormente capitalizzate, al fine di verificare il livello di informativa obbligatoria e/o volontaria ivi fornita in merito ai compensi percepiti dai rispettivi amministratori. Le risultanze emerse saranno sintetizzate in un disclosure index di cui sarà valutata l'eventuale correlazione con alcuni parametri, selezionati in base a specifiche ipotesi di ricerca, inerenti alla struttura del board e alla dimensione aziendale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Ruggieri, Giancarlo. "Diffusione della dialisi peritoneale in Italia e nel mondo, suoi limiti e loro cause." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, Suppl. 5 (February 13, 2014): S13—S14. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.956.

Full text
Abstract:
L'utilizzo della dialisi peritoneale nel mondo rappresenta tuttora mediamente il 10–13% della terapia dialitica. Il rapporto fra reddito pro capite e uso della DP non dimostra una correlazione significativa, esistente se la dialisi peritoneale è normalizzata sul reddito pro capite, almeno relativamente al periodo qui considerato, 1997–2008 (2). Sembra evidente il peso del rimborso nella scelta dialitica, mentre sulla DP pesa tuttora negativamente la patologia peritoneale dovuta alla limitata biocompatibilità delle soluzioni dialitiche.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Ferrari, G., A. Bacci, C. Mascari, V. Manetto, and A. Pazzaglia. "Esoftalmo: Correlazioni anatomo-radiologiche A proposito di tre casi." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 3 (June 1995): 437–44. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800310.

Full text
Abstract:
Le cause di esoftalmo sono estremamente variabili. La diagnosi si avvale di elementi clinici obiettivi e di imaging. Focalizziamo l'attenzione sulla TC e la RM che forniscono dati essenziali per l'inquadramento etiopatogenetico dell'affezione. Vengono presentati 3 casi di esoftalmo la cui causa, al reperto TC e RM, era diversa, analizzandone le caratteristiche in funzione della natura istologica della lesione. Si tratta di un caso di angioma cavernoso, una caso di dacrioadenite e un caso di cisti sierosa del muscolo retto laterale. Le modificazioni di densità (TC), di segnale (RM) e il rapporto con le strutture anatomiche coinvolte, hanno consentito di formulare ipotesi diagnostiche. La verifica istologica è riportata alla fine di ogni caso.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Alta correlazione"

1

PESENTI, NICOLA. "STATISTICAL METHODS FOR CORRELATED PREDICTORS IN PUBLIC HEALTH, WITH APPLICATIONS IN ENVIRONMENTAL AND CLINICAL EPIDEMIOLOGY." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/365518.

Full text
Abstract:
La ricerca epidemiologica mira a generare una migliore comprensione dei meccanismi sanitari e dell'eziologia della malattia. L'abbondanza di informazioni raccolte tramite cartelle cliniche elettroniche ha generato un problema di Big Data, rendendo l'identificazione di modelli predittivi dei rischi per la salute e dei possibili outcome climici ancora più complessa. Pertanto, sono aumentati in importanza e popolarità gli approcci statistici di selezione delle variabili. Tuttavia, i metodi di selezione delle variabili ancora oggi più utilizzati in epidemiologia si basano su conoscenze pregresse o utilizzano approcci automatizzati (es. regressione Stepwise). Quando però si combinano contemporaneamente più variabili d’esposizione con una complessa struttura di correlazione e con potenziali relazioni di tipo non lineare e non additive con l’outcome studiato, questi approcci risultano limitati nel tenere conto della multicollinearità. In questo contesto vengono utilizzati metodi di regressione penalizzati, come il least absolute shrinkage and selection operator (LASSO) e le sue numerose varianti, ma ricerche recenti hanno evidenziato che funzionano male quando sussiste un qualche tipo di struttura complessa di dipendenza tra le covariate. Negli ultimi anni, sono stati sviluppati metodi di selezione delle variabili appartenenti al framework Bayesiano, capaci di gestire congiuntamente più predittori, anche altamente correlati tra loro e con legami non lineari e non additivi con l’outcome. Tra questi metodi Bayesiani spiccano quelli che utilizzano priori spike-and-slab o priori shrinkage. Questi metodi sono ora ampiamente studiati e impiegati all'interno della letteratura epidemiologica ambientale e clinica. In questo lavoro abbiamo considerato e confrontato tre modelli di selezione delle variabili di tipo Bayesiano: il Bayesian kernel machine regression (BKMR), il Bayesian semiparametric regression (BSR) e il Bayesian LASSO (BLASSO). Il BKMR modellizza le associazioni tra predittori e outcome attraverso l'uso di una funzione kernel dei predittori, il BSR utilizzando spline naturali, mentre il BLASSO attraverso una funzione lineare dei predittori, considerando un parametro di shrinkage che mira ad effettuare selezione delle variabili ponendo a zero il coefficiente di regressione. In primo luogo, abbiamo valutato la bontà di adattamento e la capacità di selezione dei modelli attraverso uno studio di simulazione, generando diversi scenari con complessa struttura di correlazione e con relazioni disparate tra predittori e outcome. Successivamente, sulla base dei risultati ottenuti nelle simulazioni, abbiamo applicato questi metodi a due casi di studio reali. Il primo è lo studio ROCAV (Rischio di malattie cardiovascolari e aneurisma dell'aorta addominale a Varese), in collaborazione con l'Università dell'Insubria di Varese, con l'obiettivo di studiare l'impatto dell'esposizione a lungo termine a inquinanti ambientali con funzione respiratoria valutata mediante spirometria. I risultati hanno mostrato come non ci sia un inquinante che predomini sugli altri in termini di effetto, ma che tutti contribuiscono all’impatto sulla funzionalità respiratoria. Nel secondo studio (Follow Up OBese patients at AUXOlogico institute (FUOBAUXO)), in collaborazione con l'Istituto Auxologico Italiano, abbiamo studiato la relazione tra variabili antropometriche, cliniche, biochimiche, infiammatorie e metaboliche sulla perdita di peso percentuale in pazienti affetti da obesità in un periodo di ospedalizzazione di 40 giorni. Il risultato di questo lavoro ha portato all'individuazione di subsets di variabili potenzialmente associate con l’outcome di perdita di peso per diverse tipologie di paziente in base all’età, il genere e livello di BMI.
Epidemiological research aims to generate a better understanding of the health mechanisms and disease etiology. Nowadays, the abundance of clinical information collected via electronic medical records have made high-dimensional data extremely popular and the identification of predictive modeling of health risks and possible outcomes has become even more challenging. Therefore, many variable selection approaches have increased in importance and popularity. Nevertheless, the most frequently variable selection methods still used in epidemiology are based on prior knowledge or using stepwise automated selection approaches. However, when multiple exposures co-occur and have a strong complex correlation structure, traditional statistical approaches are limited in accounting for multi-collinearity or standard error inflation. To reduce this problem, dimensionality reduction methods –such as principal component and factor analyses– are very valuable. However, those approaches focus on the transformation of the original variables thus leading to an interpretability issue. In addition, multiple co-occurring predictors can have non-linear and non-additive relationships with the health outcome and most of the statistical methods fail to model properly those relationships. Penalized regression methods are used in this context, such as least absolute shrinkage and selection operator (LASSO) and its numerous variants, but recent research highlighted that they perform poorly when there exists some type of dependence structure between the covariates. In recent years, Bayesian variable selection methods have been developed to handle jointly multiple correlated predictors and both non-linear and non-additive relationships, allowing the inclusion of prior information. Among these Bayesian methods stand out those employing spike-and-slab priors or shrinkage priors for features selection. These methods are now widely studied and employed within the environmental and clinical epidemiological literature. In this thesis work, we considered and compared three Bayesian variable selection models: the Bayesian kernel machine regression (BKMR), the Bayesian semiparametric regression (BSR) and the Bayesian LASSO (BLASSO). BKMR models the outcome-predictors associations using a kernel function of predictors, BSR employing natural splines, while BLASSO using a linear function of predictors and considering a shrinkage parameter that aims to perform variable selection by setting the regression coefficient to zero. We firstly evaluated the models’ goodness of fit and selection ability simulating several predictors with a complex correlation structure and with disparate relationships with a continuous outcome, considering data with different sample sizes. Subsequently, based on the results obtained in the simulations we applied this methods to two real case studies. The first is the ROCAV study (Risk Of Cardiovascular diseases and abdominal aortic Aneurism in Varese), in collaboration with the University of Insubria of Varese, with the aim of studying the impact of long-term exposure to environmental pollutants with respiratory function assessed by spirometry. Results showed that no pollutant overcome the others in terms of effect, but rather all may contribute to the relationship with the respiratory outcome. The second, in collaboration with the Italian Auxological Institute, leveraged data on weight loss in hospitalized obesity affected women from the Follow Up OBese patients at AUXOlogico institute (FUOBAUXO) cohort, with the aim to select most important predictors in explaining the association between biochemical, anthropometric and clinical variables on weight loss percentage in these patients over a period of 40 days. The result of this work led to the identification of subsets of variables potentially associated with the weight loss outcome for different types of patients based on age, gender and BMI level.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

BONATO, ROBERTO. "Correlazioni tra endodonzia e parodontologia, riassorbimento cervicale idiopatico. Fattori scatenanti: dalla diagnosi alla terapia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43828.

Full text
Abstract:
Invasive cervical resorption is a relatively un common form of external root resorption which has been a source of interest and academic debate by clinicians and researches for over a century. Tooth resorption is a condition associated with either a physiological or a pathological process resulting in loss of dentin, cementum or bone (1,2). This condition has been variously labeled, but because of its invasive nature of the term seems more appropriate to invasive cervical resorption. Although the etiology of this conditions remains obscure, knowledge of potential predisposing factors is important in assessing patients at risk. It is seen in most cases a late complication of traumatic injuries of teeth, but it may also occur after orthodontic movement, tooth bleaching, scaling, chronic inflammation of the pulp and periodontal tissue, root planing and a wide variety of traumatic conditions. The diagnosis of resorption into internal and external resorption is usually based on clinico-radiographic finding, internal resorption is comparatively more destructive and results in loss of tooth structure without the deposition of any hard tissue. It is most commonly found in the cervical region, and clinically presents asymptomatically. Usually, the coronal pulp is necrotic, the resorptive defect creates a clinically obvious pinkish color (“pink spot”) in the crown. The same resorptive process can occur in other tooth locations: in erupting teeth in may arise trough an enamel defect in the tooth crown and may be termed invasive coronal resorption, while a more apical source may be termed invasive radicular resorption. In root canal that leads to resorption of the aetiology is not known for which it was defined by the term idiopathic. Radiographically the lesion presents as a circumscribed in continuous expansion. Invasive cervical resorption has and continues to be misdiagnosed as a form of internal resorption, a misunderstanding that could possibly be attributed to the descriptions of internal resorption by Gaskill in 1984 and by Mummery in 1920 which included teeth showing “pink spot”. Currently, the etiology of invasive cervical resorption is poorly understood and this may explain some of the diversity in terminology. A basic question to be answered by researches is whether this process is purely inflammatory in nature, more probably activated by sulcural microorganisms, o alternatively a type of benign proliferative fibrovascular or fibro-osseus disorder in which microorganisms play a secondary role as an invading pathogen as demonstrated by studies of recently acquired. The classification in the diagram below shows the types of dental resorption in the regions.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Costi, Luca. "La correlazione tra i disturbi temporomandibolari e le disfunzioni del rachide cervicale: revisione sistematica della letteratura." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21971/.

Full text
Abstract:
Background: i disturbi temporomandibolari (TMD) rappresentano un gruppo di patologie che colpisce l’articolazione temporomandibolare (ATM) e le strutture associate.Il trattamento riabilitativo conservativo rappresenta il primo step per la gestione di questi disturbi, prima di considerare l'intervento chirurgico. Tuttavia, non sono presenti linee guida né consensi sulle strategie di intervento più efficaci. Obiettivo: Valutare lo stato dell’arte riguardo al trattamento riabilitativo dei TMD con un intervento sul rachide cervicale e la sua efficacia. A tal fine è stata condotta una ricerca che prendesse in considerazione questa tipologia di intervento, sia singolarmente sia in associazione ad altri interventi.
 Materiali e Metodi: la ricerca è stata effettuata nelle principali banche dati (PubMed, PEDro e The Cochrane Library). Sono stati inclusi gli studi clinici randomizzati (RCT) in cui fosse descritto il trattamento riabilitativo conservativo con intervento sul rachide cervicale e i risultati relativi, escludendo tutti gli studi in cui il trattamento descritto fosse unicamente di tipo farmacologico o chirurgico. Risultati:sono stati identificati ed analizzati 6 studi che rispettavano i criteri di inclusione riguardanti il quesito di ricerca. I risultati hanno mostrato diverse evidenze a supporto di questa tipologia di intervento, sia per l’ efficacia clinica sia la riduzione dei segni e sintomi dei disturbi TMD. Conclusioni: il trattamento riabilitativo conservativo risulta efficace nella maggior parte dei pazienti affetti da TMD. Gli articoli analizzati differiscono per quanto riguarda le strategie utilizzate, ma la mobilizzazione e la manipolazione della cervicale superiore sembrano essere l’intervento terapeutico più utilizzato ed affidabile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Scrimieri, Francesca <1976&gt. "Profilo genomico e di espressione dell'Osteosarcoma. Identificazione dei geni con alto grado di correlazione tra numero di copie ed espressione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2459/1/Scrimieri_Francesca_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
To identify the regions of recurrent copy number abnormality in osteosarcoma and their effect on gene expression, we performed an integrated genome-wide high-resolution array CGH (aCGH) and gene expression profiling analysis on 40 human OS tissues and 12 OS cell lines. This analysis identified several recurrent chromosome regions that contain genes that show a gene dosage effect on gene expression. A further search, performed on those genes that were over-expressed and localized in the frequently amplified chromosomal regions, greatly reduced the number of candidate genes while their characterization using gene ontology (GO) analysis suggests the importance of the deregulation of the G1-to-S phase in the development of the disease. We also identified frequent deletions on 3q in the vicinity of LSAMP and performed a fine mapping analysis of the breakpoints. We precisely mapped the breakpoints in several instances and demonstrated that the majority do not involve the LSAMP gene itself, and that they appear to form by a process of non-homologous end joining. In addition, aCGH analysis revealed frequent gains of IGF1R that were highly correlated with its protein level. Blockade of IGF1R in OS cell lines with high copy number gain led to growth inhibition suggesting that IGF1R may be a viable drug target in OS, particularly in patients with copy number driven overexpression of this receptor.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Scrimieri, Francesca <1976&gt. "Profilo genomico e di espressione dell'Osteosarcoma. Identificazione dei geni con alto grado di correlazione tra numero di copie ed espressione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2459/.

Full text
Abstract:
To identify the regions of recurrent copy number abnormality in osteosarcoma and their effect on gene expression, we performed an integrated genome-wide high-resolution array CGH (aCGH) and gene expression profiling analysis on 40 human OS tissues and 12 OS cell lines. This analysis identified several recurrent chromosome regions that contain genes that show a gene dosage effect on gene expression. A further search, performed on those genes that were over-expressed and localized in the frequently amplified chromosomal regions, greatly reduced the number of candidate genes while their characterization using gene ontology (GO) analysis suggests the importance of the deregulation of the G1-to-S phase in the development of the disease. We also identified frequent deletions on 3q in the vicinity of LSAMP and performed a fine mapping analysis of the breakpoints. We precisely mapped the breakpoints in several instances and demonstrated that the majority do not involve the LSAMP gene itself, and that they appear to form by a process of non-homologous end joining. In addition, aCGH analysis revealed frequent gains of IGF1R that were highly correlated with its protein level. Blockade of IGF1R in OS cell lines with high copy number gain led to growth inhibition suggesting that IGF1R may be a viable drug target in OS, particularly in patients with copy number driven overexpression of this receptor.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Delorenzi, Chiara. "Sindrome della Spinta nel paziente con stroke: correlazione con aspetti clinici, neurofisiologici e neuropsicologici. Scoping Review." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/24553/.

Full text
Abstract:
Background: la Sindrome della Spinta è un quadro clinico conseguente a danno cerebrale destro o sinistro, a seguito del quale i soggetti spingono attivamente con il lato non paretico verso quello patologico, determinando la perdita dell’allineamento posturale sulla verticale mediana. Questi soggetti si oppongono a qualsiasi tentativo di correzione passiva della loro postura. La complessità dei sintomi che stanno alla base della Sindrome della Spinta comporta importanti ricadute sulla qualità della vita di questi soggetti e, di conseguenza, dei loro caregiver. Obiettivo: l’obiettivo di questa Scoping Review è quello di riassumere un corpus di conoscenze eterogeneo presente in Letteratura riguardo ai meccanismi neuropsicologici e agli aspetti neurofisiologici che stanno alla base della Sindrome della Spinta, al fine di fornire la conoscenza clinica necessaria per poter elaborare il programma di trattamento più efficace. Metodi: la ricerca è avvenuta consultando due banche dati online, PubMed e CINHAL, tramite una ricerca manuale bibliografica. Sono stati poi analizzati gli articoli pertinenti rispetto al quesito di partenza “Cosa ci dice la Letteratura in merito alle correlazioni tra la Sindrome della Spinta e gli aspetti clinici, neuropsicologici e neurofisiologici?”, prendendo in considerazione ogni tipologia di studio nella fascia temporale tra il 2010 e il 2021, senza imporre limiti di lingua Risultati: sono stati selezionati 12 articoli, di cui 4 revisioni narrative, 4 studi retrospettivi, 2 trial clinici, 1 studio prospettico e 1 case-report. Il processo di selezione degli articoli è stato riportato utilizzando un diagramma di flusso, mentre i contenuti dei singoli articoli sono stati schematizzati in una tabella sinottica. Conclusioni: dall’analisi attuale della Letteratura emerge come non sia una causa singola e specifica a determinare la Sindrome della Spinta, ma più fattori di tipo neurofisiologico, neuroanatomico e neuropsicologico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Mazzetti, Cristina <1989&gt. "La fosfolipasi C beta1 (PLCbeta1) e la Leucemia Mieloide Acuta: studio della correlazione tra la PLCbeta1 e i meccanismi epigenetici alla base della Leucemia Mieloide Acuta." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8402/1/mazzetti_cristina_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
La presente tesi si focalizza sullo studio della relazione tra la via di trasduzione del segnale dalla fosfolipasi C (PLC) β1 e la leucemogenesi, in una linea cellulare umana di Leucemia Mieloide Acuta (LAM) monocitica, identificando alcuni potenziali meccanismi epigenetici implicati nella proliferazione incontrollata dei blasti leucemici nella LAM MLL-AF9. Numerose evidenze sperimentali hanno ormai stabilito la presenza nel nucleo di fosfoinositidi (PIP) e degli enzimi che li regolano, che insieme partecipano a vie di segnalazione nucleari indipendenti rispetto a quelle citoplasmatiche. Fra questi enzimi nucleari, la PLCβ1 ricopre un ruolo importante nel controllare la proliferazione e il differenziamento cellulare. Recentemente, numerosi studi hanno inoltre dimostrato il potenziale ruolo dei PIP nucleari e dei loro enzimi regolatori nel controllo diretto dei fattori responsabili delle modificazioni dello stato della cromatina. Nel presente studio, abbiamo dimostrato che la PLCβ1 risulta essere coinvolta nella patogenesi della LAM, attraverso la sua interazione con l’enzima KDM4A, una demetilasi della lisina 9 dell’istone H3. La PLCβ1 regola positivamente l’espressione dei geni HOXA, responsabili della proliferazione neoplastica dei blasti leucemici, modulando l’attività di KDM4A. In particolare, la PLCβ1 favorisce la demetilazione dell’istone H3K9 sul promotore di questi geni, da parte di KDM4A e di conseguenza la trascrizione genica. Esperimenti di microarray hanno permesso di identificare un profilo di espressione genica comune tra i due enzimi, che sembrano partecipare a una via di segnalazione epigenetica comune. Complessivamente, i dati ottenuti mostrano l’esistenza di un meccanismo di controllo da parte dei fosfoinositidi innovativo all’interno della LAM, dimostrando una loro implicazione nella patogenesi di questa malattia. Lo scopo, in futuro, è poter associare un inibitore per la PLCβ1 con nuove combinazioni di inibitori di fattori epigenetici che possano agire in sinergia per invertire questa trascrizione genica disregolata e quindi combattere la progressione del fenotipo leucemico.
The current thesis focuses on the study of the relationship between phospholipase C (PLC) β1 signaling and leukemogenesis, in a human Acute Myeloid Leukemia (AML) monocytic cell line, identifying some new potential epigenetic mechanism involved in the leukemic blasts unregulated proliferation in MLL-AF9 driven AML. Many experimental findings have now established the existence of the phosphoinositides (PIs) and of the enzymes responsible for their metabolism in the nucleus that together participate to nuclear signalling pathways, different and independent from the cytoplasmic counterpart. Among the enzymes of the inositol lipid cycle, PLCβ1 is a key enzyme in nuclear signal transduction, and it controls a wide range of cellular processes including proliferation and differentiation. Lately, many studies have also established the potential role of the nuclear PI and of their regulatory enzymes in the direct control of factors responsible for chromatin remodeling. In this study, we discovered that PLCβ1 is involved in AML pathogenesis, through its interaction with KDM4A, a H3K9 histone demethylases. PLCβ1 positively regulates the expression of HOXA genes, that are responsible for the neoplastic proliferation of the leukemic blasts, by the modulation of KDM4A activity. In particular, PLCβ1 increases the H3K9 KDM4A mediated demethylation, on the promoter of HOXA genes, resulting in the activation of gene transcription. Gene-array studies allowed to identify a common expression pattern between the two enzymes, that seems to participate to a common epigenetic signalling pathway. Overall, this data shows the existence of an innovative control mechanism from phosphoinositides inside AML, which demonstrates their implication in the pathogenesis of this disease. The future aim is to associate a PLCβ1 specific inhibitor into a new combination of epigenetic factor inhibitor to act in synergy to fight the leukemic phenotype progression.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Salomoni, Sofia. "Correlazione tra autonomia e controllo del tronco in persone con paraplegia completa: dalla fase acuta al follow-up di 18 mesi. Uno studio prospettico longitudinale monocentrico." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/21938/.

Full text
Abstract:
Contesto: l’efficacia dell’intervento fisioterapico dipende in parte dall’uso di scale di valutazione valide ed affidabili che possano documentare i cambiamenti e i risultati clinicamente rilevanti. Disegno di studio: studio prospettico longitudinale monocentrico. Obiettivo: valutazione della correlazione tra controllo del tronco (TLC e TCTSCI) e grado di autonomia (SCIM III). Soggetti dello studio: 39 soggetti di entrambi i sessi e diversa età con diagnosi di paraplegia completa motoria. Materiali e metodi: la classificazione neurologica della lesione spinale e del livello di completezza lesionale è avvenuta mediante la Classificazione ASIA e scala AIS. Per valutare il livello di autonomia raggiunta è stata utilizzata la parte sulla mobilità della scala SCIM, mentre per la valutazione funzionale del controllo del tronco sono state utilizzate la Thoracic-Lumbar Control Scale (TCL) e il Trunk Control Test for Spinal Cord Injury (TCTSCI). Le misurazioni sono avvenute dalla fase acuta (T0) al follow up di 18 mesi post dimissione (T3). Risultati: dall’analisi statistica risulta che i pazienti migliorano le proprie autonomie sia nel corso della degenza che dopo la dimissione; nella maggior parte dei casi però, a miglioramento della scala SCIM III non corrisponde un miglioramento nelle attività rappresentate dagli item delle scale di controllo del tronco. Conclusioni: le scale di valutazione del tronco utilizzate nella pratica clinica si sono dimostrate utili per la valutazione acuta ma non sono risultate sensibili ad alcun miglioramento nel controllo del tronco nel follow-up per le persone con paraplegia completa. Per questo si è cominciato a pensare alla possibilità di introdurre l’utilizzo di sensori inerziali indossabili come valida alternativa in grado di fornire risultati più validi ed oggettivi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Zanni, Giorgia. "Correlazioni preliminari fra i parametri strumentali del Timed Up & Go Test eseguito con sensore inerziale indossabile e il rischio di caduta in una popolazione di persone con esiti di ictus." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16889/.

Full text
Abstract:
Introduzione: questa tesi è inserita all’interno di uno studio osservazionale che ha l’obiettivo di valutare il rischio di caduta in persone colpite da ictus tramite un sensore inerziale indossato durante l’esecuzione di 5 test funzionali. Sono state analizzate le correlazioni statisticamente significative fra i parametri strumentali del TUG e gli indici clinico-funzionali e si è realizzata un’analisi preliminare per individuare parametri predittivi e protettivi del rischio di caduta. Materiali e metodi: Il campione è costituito da 161 persone. I dati sono stati analizzati dal software Matlab e confrontati coi follow-up telefonici a 3, 6 e 12 mesi per valutare preliminarmente il rischio di caduta. Fra i parametri strumentali del TUG Test presi in esame ci sono 180° turn duration e turn-to-sit duration relativi al tempo impiegato per eseguire le svolte e Trunk mean pitch angle sit-to-walk e Trunk mean pitch angle walk relativi all’angolo di inclinazione anteriore del tronco durante la fase di alzata e di cammino. Risultati: Le correlazioni più forti e significative sono quelle fra alcuni parametri strumentali del TUG e le scale BIM e CIRS. Il cammino autonomo, la presenza di simmetria di forza fra i due arti inferiori e una patogenesi ischemica dell’ictus sono correlati con esecuzioni delle diverse fasi del test più performanti. I parametri 180° turn duration e turn-to-sit duration correlano con un maggior rischio di caduta mentre i parametri Trunk mean pitch angle sit-to-walk e Trunk mean pitch angle walk con un minor rischio di caduta. Conclusioni: I sensori inerziali rilevano parametri non visibili e compiono misurazioni dei movimenti più precise e oggettive di quanto si possa fare con la sola osservazione. Dalle analisi dei dati si potrebbe in futuro realizzare un’analisi precisa del rischio di caduta individuando i parametri predittivi e protettivi, definendo profili specifici per ogni soggetto e personalizzando le strategie di prevenzione e trattamento.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Spina, F. "STUDIO PROSPETTICO DI CONFRONTO TRA LA RISONANZA MAGNETICA DIFFUSION-WEIGHTED E LE TECNICHE STANDARD DI VALUTAZIONE DELLA MALATTIA OSSEA NEL MIELOMA MULTIPLO: VALORE PROGNOSTICO DELLA NUOVA METODICA, CORRELAZIONE CON LA RISPOSTA ALLA TERAPIA E CON LE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DI MALATTIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/214348.

Full text
Abstract:
Bone disease in multiple myeloma (MM) patients is usually assessed by skeletal X-ray (XR) and magnetic resonance imaging (MRI) of the spine (MRIS). Diffusion-weighted MRI (DW-MRI) is an innovative whole-body MRI that detects malignant lesions studying water diffusion in tissues. This prospective study compared DW-MRI with XR and MRIS for the assessment of lytic bone lesions in MM patients. Patients had symptomatic MM at diagnosis (stage I-III Durie and Salmon [D&S]) requiring the first treatment, or MM at relapse before the start of the salvage treatment. An exploratory substudy enrolled asymptomatic patients with D&S stage I MM. The primary objective of the study was to assess whether DW-MRI could detect a higher number of lytic bone lesions than XR and MRIS. The secondary objectives were: to assess whether there was a correlation between the number of lesions and response to therapy; to assess whether the number of lesions could be correlated with progression; and, to assess whether the DW-MRI could detect more lesions than standard whole-body MRI (WB-MRI). The explorative objective of the substudy was to evaluate whether DW-MRI could detect more lytic bone lesions than standard imaging in asymptomatic MM patients. Along with clinical objectives, the study was aimed at correlating the data coming from the experimental imaging technique with the biologic characteristics of disease. Patients performed XR, MRIS, WB-MRI, and DW-MRI at diagnosis or at relapse, after the treatment and 6 months thereafter (symptomatic MM) or every 6 months for 1 year (asymptomatic MM). MRIS and DW-MRI were done in a single 45-minutes session by a standard 1.5 Tesla MRI scanner. DW-MRI consisted of multiple stacked axial EPI sequences at 4 b-values, evaluated by PET-like MIP and MPR reconstructions at the highest b-value (1000). Along with the radiology exams, patients performed at the same timepoints serological and histological evaluations of disease, including cytogenetics with FISH before starting treatment. The study enrolled 50 patients between 2008 and 2010, 36 of them in the main study, 14 in the substudy. Patients in the main study evaluable for the results were 35. Their median age was 65 years (range, 33-81), D&S stage was I for 48.6% of them, II for 5.7%, and III for 45.7%; ISS staging was I for 71.4% of patients. The 57.4% of patients had IgG, 25.7% had IgA MM, 8.6% had non-secerning and micromolecolar MM. 42.9% of patients were at diagnosis, 57.1% at relapse. Median bone marrow infiltration was 30%. FISH on selected CD138+ plasma cells was normal in 28.6% of patients; 42.9% of them had a del(13), 22.9% of them had t(11;14); 8.6% had t(4;14) and 5.7% del(17). Between the 1st and the 2nd exam, patients received a treatment including lenalidomide (35.3%), thalidomide (23.5%), or bortezomib (47.0%). 97% of patients received steroids (dexametasone or metilprednisone). 26.5% of patients received an autologous transplant, and 5.9% an allogeneic transplant. Response was as following: sCR 10.3%, VGPR 24.1%, PR 37.9%, SD 10.3%, PD 17.2%. At the 3rd radiology exam, the response status was: 8% sCR, 36% VGPR, 28% PR, 20% SD and 8% PD. At the first radiology exam, XR showed a median of 1 bones with focal lesions (range, 0-10). MRIS showed a median of 0 lesions (range, 0.0-4.0). The association of XR and MRIS (XR+MRIS) showed a median of 2 lesions (range, 0-10), WB-MRI a median of 2 lesions (range, 0-18, p=0.03), and DW-MRI a median of 5.8 lesions (range, 0-18, p<0.001). After the treatment, XR showed 1 lesion (range, 0-8), MRIS a median of 0 lesion (range, 0-5), and XR+MRIS a median of 1 lesion (range, 0-10). WB-MRI showed 0 lesions (range, 0-4, p=0.22), DW-MRI showed a median of 0 lesions (range, 0-14, p=0.29). At the 3rd exam, XR showed 0 lesions (range, 0-7), MRIS a median of 0 lesions (range, 0-3), and XR+MRIS a median of 1 lesions (range, 0-9). WB-MRI showed a median of 0 lesions (range, 0-11, p=0.40). DW-MRI showed a median of 1 lesions (range, 0-7, p=0.21). The average lesions observed by DW-MRI were more than WB-MRI in all the 3 exams performed (p=0.006, p=0.001, and p=0.002, respectively). The overall survival (OS) was 88.4% at 1 year, 79.3% at 2 years and 75.4% at 3 years (median not reached). Progression free survival (PFS) was 76.7% at 1 year, 61.9% at 2 years and 39.0% at 3 years (median, 30.1 months). Median time to progression was 16.7 months. Relapse free survival (RFS) was 81.8% at 1 year, 66.1% at 2 years and 44.4% at 3 years (median, 31.9 months). Cumulative indicence of relapse (RI) was 14.6% at 1 year, 32.2% at 2 years and 51.3% at 3 years. Non-relapse mortality was 2.8% at 6 months, 5.8% at 1 and 2 years, and 9.7% at 3 years of follow-up. Patients were compared according to the presence of <5 and >=5 lesions/patient detected by DW-MRI. OS was similar in these 2 groups (p=0.48), whereas patients with >=5 lesions had a worse PFS (p=0.018) and RFS (p=0.009), and a higher RI (p=0.002). After the treatment, patients is CR had a median of 0 lesions, those in VGPR 2 lesions, those in PR 3 lesions, and those in SD in PD 2 and 3 lesions, respectively. The average of lesions progressively rose from 0.7 (patients in CR) to 4.8 lesions (patients in PD). Standard methods showed a median of 0-2 lesions less than DW-MRI consistently with response. This association between response and DW-MRI was observed also in patients at the 3rd exam (0 lesions for patients in CR, 5 in patients in PD), with an increasing difference in detecting lesions according to disease status compared to the standard methods. The DW-MRI showed less lesions in the 2nd timepoint compared to the 1st timepoint (p=0.04), consistently with the fact that most patients responded to therapy, and remained stable between the 2nd and 3rd exam (p=0.21). The XR and XR+MRI remained the same during all the longitudinal 3 evaluations (p=1.0, p=0.12, and p=0.27, p=0.10, respectively). There was a trend for patients with IgA MM to have more lesions in DW-MRI (87.5% vs 50% of IgG MM, p=0.15). Patients with positive Bence-Jones had more lesions than those with negative BJ (60% vs 21.4%, p=0.06), and similarly those with positive urinary immunofixation (63.3% vs 30%, p=0.15). Freelite ratio was weakly correlated with the bone with lesions in DW-MRI (p=0.11, corr=0.29), but correlation increased considering the microscopic lesions detected by DW-MRI (corr=0.33, p=0.06). Patients at diagnosis had a 45.4% of lesions >=5 compared to 75.0% of those relapsed (p=0.21), and patients with D&S stage III had frequently >=5 lesions compared to lower stages (52.6% vs 37.5%). Patients with FISH at higher cytogetic risk (Mayo stratification) had more lesions compared to those at standard risk (73.6 vs 45.4%, p=0.24). There was a high correlation between the number of lesions showed by DW-MRI and LDH value before treatment (corr=0.44, p=0.008). Patients with high level of ICTP (>4.5) had >=5 lesions in DW-MRI. The substudy including asymptomatic patients showed a median of 0 lesions (range, 0-2) at XR, 0 at MRIS (range, 0-3), 1 lesion at XR+MRIS (range, 0-3), 0.5 lesions at WB-MRI (range, 0-6, p=0.81) and 2.5 lesions at DW-MRI (range, 0-8, p=0.04). After 6 and 12 months of follow-up the lesions were in median 0 for XR, MRIS and XR+MRIS, 0 for WB-MRI (p=0.67 and p=0.62), and 1.0 for DW-MRI at both timepoints (p=0.17 and p=0.22). In conclusion, DW-MRI was superior than standard radiological methods in detecting lytic bone lesions for symptomatic MM patients at diagnosis requiring treatment or at relapse. The number of lesions were correlated with PFS, RFS and RI. The lesions detected by the new technique correlated with response as categorized by IMWG criteria. The number of lesions were also correlated with LDH, and less strongly with Freelite ratio, Bence-Jones proteinuria or urinary immunofixation, high risk FISH, IgA isotype, relapsed disease. DW-MRI showed to be superior also in detecting lytic bone lesions in asymptomatic patients. The exams were feasible and well tolerated. DW-MRI is a new radiological method that is very promising in an highly specialized setting for the evaluation of bone lesions in MM.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Books on the topic "Alta correlazione"

1

Calcagnile, Massimo. Inconferibilità amministrativa e conflitti di interesse. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg286.

Full text
Abstract:
L’inconferibilità amministrativa è stata introdotta nel nostro ordinamento a seguito della legge n. 190 del 2012 recante disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. Si tratta di un istituto innovativo da non assimilare alle più note figure della ineleggibilità e della incompatibilità. L’inconferibilità amministrativa, oltre a determinare un ventaglio di requisiti per l’accesso alle cariche pubbliche, rappresenta un limite normativo alla discrezionalità delle nomine pubbliche fiduciarie perché esclude a priori la designazione di soggetti che, trovandosi in determinate condizioni ostative personali, potrebbero compromettere un adeguato esercizio delle funzioni pubbliche in condizioni di imparzialità. La presente monografia, declinando le fattispecie normative dell’inconferibilità amministrativa, illustra anche la correlazione tra questo istituto e le altre misure destinate a scongiurare i conflitti di interesse nell’organizzazione e nell’attività amministrativa.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Book chapters on the topic "Alta correlazione"

1

Ciullo, Giuseppe. "Dalla correlazione alla covarianza." In UNITEXT for Physics, 163–75. Milano: Springer Milan, 2014. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5656-5_10.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Botrugno, Carlo. "Diritto alla salute, diseguaglianze e materialità del sociale: una ricognizione per leggere le molteplici correlazioni tra diritto e società nell’area del benessere." In Il benessere, un percorso multidisciplinare, 33–43. Ledizioni, 2014. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.3059.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Conference papers on the topic "Alta correlazione"

1

Ballarin, Matteo, and Nadia D'Agnone. "Paesaggio, suolo, tempo: la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

Full text
Abstract:
Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography