Dissertations / Theses on the topic 'Algoritmi di rischio cardiovascolare'
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Perego, F. "VALIDAZIONE DELL¿ALGORITMO DEL ¿PROGETTO CUORE¿ E ANALISI DI CONCORDANZA CON IL FRAMINGHAM RISK SCORE IN UNA COORTE A RISCHIO CARDIOVASCOLARE INTERMEDIO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232969.
Full textCappuccilli, Maria <1969>. "Identificazione di profili di rischio cardiovascolare nel trapianto di rene: polimorfismi di geni coinvolti nei processi di infiammazione e di apoptosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/214/1/Dott_XIX_Nefro_Cappuccilli.pdf.
Full textCappuccilli, Maria <1969>. "Identificazione di profili di rischio cardiovascolare nel trapianto di rene: polimorfismi di geni coinvolti nei processi di infiammazione e di apoptosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/214/.
Full textALLONI, MARTA. "Studio multicentrico di valutazione multiparametrica cardiovascolare ultrasonografica nella predizione della coronaropatia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/45258.
Full textLo, Nigro Alessandro. "RISCHIO CARDIOVASCOLARE NELL' ARTRITE PSORIASICA: FOLLOW-UP A 24 MESI DI TERAPIA CON ANTI TNF α." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427443.
Full textRISCHIO CARDIOVASCOLARE NELL' ARTRITE PSORIASICA: FOLLOW-UP A 24 MESI DI TERAPIA CON ANTI TNF α INTRODUZIONE Un' aumentata morbilità e mortalità cardiovascolare è stata descritta in pazienti con numerose malattie reumatiche quali il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide e la spondilite anchilosante. Anche nell'artrite psoriasica (AP) è stata evidenziata una aumentata mortalità per cause cardiovascolari, ma tale argomento non è stato studiato approfonditamente. Alla base dell'aumentata mortalità sembra esservi un'accelerata aterosclerosi legata sia a fattori di rischio tradizionali che non tradizionali, quali la presenza di flogosi cronica. SCOPO DELLA TESI Obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la presenza di aterosclerosi subclinica in pazienti con AP e la sua modificazione dopo 2 anni di terapia con farmaci anti TNF, per indagare se tali trattamenti, riducendo il processo flogistico articolare favoriscano il miglioramento dei parametri vascolari analizzati. MATERIALI E METODI Trentadue pazienti affetti da AP sono stati sottoposti a valutazione ultrasonografica prima e dopo 2 anni di terapia con anti TNF, per indagare la presenza di aterosclerosi subclinica. I parametri presi in considerazione sono stati l'ispessimento medio-intimale (intima-media thickness, IMT), la dilatazione indotta dal flusso (flow mediated dilation, FMD). I valori di IMT sono stati espressi come media cumulativa degli IMT medi (IMT mean) e degli IMT massimi (M-MAX); i valori della FMD sono stati espressi come incremento percentuale del diametro dell'arteria brachiale rispetto al basale. I pazienti sono stati inoltre divisi in normotesi ed ipertesi poichè l'IPA è un fattore confondente in grado di indurre di per se la progressione delle lesioni carotidee e disfunzione endoteliale. Per valutare la risposta dell' artrite alla terapia con anti TNF sono stati considerati la conta delle articolazioni tumefatte (AT) e dolenti (AD), il DAS 28, la velocità di eritrosedimentazione (VES) e la proteina C reattiva (PCR). Sono inoltre stati analizzati il profilo lipidico e la glicemia al basale ed a 24 mesi di trattamento. RISULTATI Sorprendentemente a distanza di 24 mesi dall'inizio della terapia si è osservato un lieve, ma progressivo peggioramento dell'IMT mean e dell' M-MAX (per entrambi p<0,01), mentre nessuna differenza si è osservata per la dilatazione flusso mediata. Anche dopo suddivisione fra pazienti normotesi ed ipertesi i dati hanno mantenuto un analogo trend, anche se una maggior tendenza alla progressione si è osservata negli ipertesi. Questo in contrapposizione ad un significativo miglioramento del quadro clinico (AT, AD e DAS28, per tutti p<0,001) e dei parametri bioumorali, analogo andamento hanno presentato gli indici di flogosi (VES e PCR, entrambi p<0,001). Nessuna differenza si è osservata per il profilo lipidico e la glicemia. CONCLUSIONI Dai dati emersi risulta che nei pazienti con AP, nonostante la terapia con anti TNF, vi sia comunque una progressiva, seppur lieve progressione dell' arterosclerosi subclinica valutata mediante ultrasonografia. Sia l'IMT mean che l' M-MAX mostrano a due anni un lieve peggioramento, mentre la FMD rimane stabile, a fronte di un significativo e vistoso miglioramento clinico e bioumorale dell' artrite e a nessuna sostanziale variazione dei lipidi. Sicuramente gli psoriasici hanno una maggior tendenza al dismetabolismo rispetto alla popolazione sana e anche rispetto ad altre patologie infiammatorie, come anche dimostrato in letteratura. Un ruolo chiave potrebbe essere svolto da meccanismi infiammatori non collegati al TNF e/o una particolare predisposizione genetica.
Batticciotto, Alberto. "Relazione tra alterazioni ghiandolari ecograficamente rilevabili e rischio cardiovascolare in pazienti affetti da Sindrome di Sjögren primaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423900.
Full textIntroduzione e scopo del lavoro. Numerosi studi hanno osservato la presenza di elevata morbidità e mortalità cardiovascolare nei pazienti affetti da patologie autoimmuni sistemiche. Il riscontro di alterazioni cardiovascolari precoci sembra essere indipendente dai fattori di rischio tradizionali e probabilmente legato ad alterazioni connesse alla genesi infiammatoria di tali patologie. La maggior parte dei lavori pubblicati in letteratura si riferiscono a pazienti con diagnosi di Artrite Reumatoide AR) e Lupus Eritematoso Sistemico (LES), mentre sono attualmente molto limitati i dati per i soggetti affetti da Sindrome di Sjögren primaria (pSS). Un recente studio epidemiologico su 312 pazienti con SS suggerisce di valutare attentamente il rischio cardiovascolare in quanto i soggetti inclusi nello studio manifestavano un’elevata incidenza di ipertensione arteriosa, diabete mellito e dislipidemia. Solo due studi, peraltro eseguiti su un limitato numero di pazienti e con risultati parzialmente contrastanti, dimostrano la presenza di una disfunzione endoteliale anche nei soggetti con pSS. Attualmente la misurazione non-invasiva dello spessore medio-intimale (IMT) carotideo è considerato un marker clinico precoce di aterosclerosi, la stima della riserva di flusso coronarica (RFC) studiata mediante ecocardiografia transtoracica con stress farmacologico all’adenosina o al dipiridamolo è stata introdotta come marker diagnostico altamente sensibile di coronaropatia, mentre la valutazione sierica di dimetilarginina asimmetrica (ADMA), il principale inibitore endogeno della ossido-nitrico sintetasi, viene utilizzata come markers di funzionalità endoteliale e del microcircolo. Alcuni lavori hanno, inoltre, dimostrato l’elevata sensibilità e specificità della valutazione ultrasonografica delle ghiandole salivari nella diagnostica della pSS ed il proposto score semiquantitativo 0-16 evidenzia una significativa correlazione sia con le alterazioni istologiche parenchimali sia con quelle funzionali. Scopo primario dello studio è stato pertanto di valutare, in una coorte di pazienti affetti da pSS, i markers ecografici e biochimici di interessamento cardiovascolare subclinico e di correlare tali dati con le alterazioni del parenchima ghiandolare ultrasonograficamente rilevabili. Materiali e Metodi. Cinquantatre pazienti (7 maschi e 46 femmine, età media 59,8 anni ,con range 43-80 e durata media di malattia 59,5 mesi con range 6 – 156 mesi) noti per pregressa diagnosi di Sindrome di Sjögren primaria, secondo i criteri AECG, senza anamnesi e/o segni di malattia cardiovascolare in atto ed un gruppo omogeneo di controllo composto da 22 soggetti, senza storia né segni clinici di malattia cardiovascolare o autoimmune sistemica, sono stati inclusi nello studio. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad analisi ultrasonografica della carotide comune con ecografo My Lab 60 (Esaote, Florence, Italy) dotato di sonda-lineare di 2-9 MHz equipaggiato con software in radiofrequenza denominati RF-QIMT (Quality Intima Media Thickness) e RF-QAS (Quality Arterial Stiffness), sviluppati secondo le linee guida del Mannheim Consensus. Le immagini ecocardiografiche trans-toraciche e la valutazione del flusso di riserva coronarica sono state eseguite con ecografo IE33 (Philips Medical Systems, USA) dotato di sonde da 1-2 MHz e da 3-8 MHz, entrambe dotate di seconda armonica. Infine la valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare è stata eseguita con ecografo My Lab 70 (Esaote, Florence, Italy) con sonda lineare 6-18 MHZ. I livelli sierici di VES, PCR, fattore reumatoide, ANA ed ENA sono stati valutati secondo le modalità routinarie mentre i livelli plasmatici di ADMA sono stati determinati usando cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC). Risultati. Entrambi i gruppi si sono dimostrati omogenei per età (59,8 ± 8,5 Vs 59,25 ± 2.08 anni p = 0,8), sesso (46F 7M Vs 16F 6M p = 0,8) e BMI ( 25,5 ± 3,3 Vs 23,69 ± 1.12 p = 0,17), pressione arteriosa (126,66 ± 13,4 Vs 125,61 ± 12,48 p = 0,59 ed 79,4 ± 4,6 Vs 80,45 ± 8,25 p = 0,32) mentre differiva per i valori medi di PCR (3,72 ± 2,89 Vs 0,41 ± 0,09 mg/L p<0,0001), VES (30,25 ± 20,2 Vs 4,8 ± 0.24 p <0,0001) e colesterolo totale (182,77 ± 7,12 Vs 163,33 ± 5,59 p <0,001). Tutti i pazienti affetti da pSS mostravano una positività per gli ANA e l’ 80,4% per gli ENA. La valutazione cardiologica dei due gruppi ha evidenziato come i pazienti affetti da pSS presentassero valori di PWV medi e livelli sierici di ADMA statisticamente superiori a quelle dei controlli (9,2 ± 1,8 m/s Vs 6,8 ± 0,9 m/s p < 0,0001 e 0,76 ± 0,07 μM Vs 0,54 ± 0,05 μM p < 0,0001). I valori medi di RFC osservati, seppur non patologici, si sono rivelati inferiori a quelli del gruppo di controllo (2,6 ± 0,23 Vs 3,2 ± 0,32 p < 0,0001) ed infine, seppur senza differenze statisticamente significative nei valori medi di Q-IMT, l’88,7% (47/53 Vs 12/22 p=0,001) dei pazienti presentava valori medi superiori alla norma. La valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare, attraverso uno score validato, si è dimostrata statisticamente correlato con il BMI (p = 0,001), i valori sierici di ANA (p < 0,0001) e PCR (p = 0,034) ma non con gli indici di danno cardiovascolare subclinico. Conclusioni. Confrontando una coorte di pazienti affetti da pSS, senza storia clinica di accidenti cardiovascolari né anamnesi positiva per fattori di rischio cardiovascolari classici, con un gruppo di controllo omogeneo, si sono rilevate alterazioni statisticamente significative e suggestive per danno intimale pre-aterosclerotico e per una precoce disfunzione sia endoteliale sia dell’elasticità arteriosa. La valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare, secondo lo score validato in letteratura, quale surrogato sia del danno istologico infiammatorio cronico che di disfunzione ghiandolare, non correla con gli indici presi in considerazione per la valutazione del rischio cardiovascolare subclinico.
Antonucci, Angela <1977>. "Valutazione dello spessore intima-media carotideo come fattore di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da psoriasi moderato-severa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3503/1/antonucci_angela_tesi.pdf.
Full textAntonucci, Angela <1977>. "Valutazione dello spessore intima-media carotideo come fattore di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da psoriasi moderato-severa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3503/.
Full textCastelnuovo, S. "DETERMINANTI DI ATEROSCLEROSI CAROTIDEA IN UNA POPOLAZIONE EUROPEA AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE: ANALISI DEI DATI BASALI DELLO STUDIO IMPROVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150160.
Full textANTONELLI, MADDALENA. "Trattamento con metossipolietilenglicole-epoetina beta (c.e.r.a.) ed indici di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica in terapia conservativa." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/209181.
Full textAim of study It was to detect a possible direct effect of Continuous Erythropoietin Receptor Activator (C.E.R.A.) on markers of endothelial damage, inflammation and malnutrition in chronic kidney disease (CKD) patients. Patients and methods We investigated the effects of a six-months treatment with C.E.R.A. (120 µg/month) in 21 male and 19 female stage 3 and 4 CKD patients with stable anaemia, aged 64 to 82 years (mean 74,16±5,58) We evaluated hs-CRP, alpha1-acid-glycoprotein, homocysteine, total, HDL and LDL-cholesterol, haemoglobin, albumin, pre-albumin, fibrinogen, serum iron and ferritin The markers of endothelial damage, inflammation and malnutrition were evaluated at baseline (T0) and after three (T1) and six months (T2) The stable anaemia correction was previously achieved with other erythropoietin stimulating agents (darbepoetin-α, 30 µg/week). Baseline Body Mass Index was also calculated. p<0.05 was considered significant. Results At 3 and 6 months we observed a significant reduction of homocysteine (T0 27.46±8.42 T1 25.09±8.12 and T2 23,52±8.09 mcmol/L; p=0,0011 T0 vs. T1 and 0,001 T0 vs. T2) and hs-CRP (T0 10.28±12.99, T1 6.48±7.99 and T2 4.07±4.47mg/dl; p<0,0001 T0 vs. T1 and T0 vs. T2). At 6 months we observed also a significant decrease of fibrinogen (T0 413.83±114.30 and T2 354.50±97.48 mg/dl, p=0,0066). Other markers were not significantly modified after 6-months of C.E.R.A treatment. In particular, plasma haemoglobin remained stable during the whole investigation period (T0 11.09±1.18, T1 11.19±1.23 and T2 11.03±1.05g/dl; p=0.69 T0 vs. T1 and 0.52 T0 vs.T2). Conclusions Renal anaemia is a multifactorial disorder related either to erythropoietin deficiency either to inflammation and malnutrition (reduced response to erythropoietin). Our results suggest that treatment with C.E.R.A. may influence some markers of inflammation and endothelial damage usually related to cardiovascular risk in renal patients, with a mechanism that seems unrelated to anaemia correction.
Mezzullo, Marco <1984>. "Analisi avanzata del profilo ormonale steroideo per l'identificazione di predittori di rischio cardiovascolare in pazienti con incidentaloma surrenalico mediante cromatografia liquida abbinata a spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS)." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amsdottorato.unibo.it/9318/1/Mezzullo_Marco_tesi.pdf.
Full textThe assessment of steroid profile by liquid-chromatography tandem mass spectrometry has proved to be of great usefulness in the diagnosis and characterization of the adrenal masses. We analyzed the circulating steroid profile in 302 patients with adrenal incidentaloma, by an LC-MS/MS method for the quantification of 11 steroids. We then assessed the associations with cardiovascular health during the follow-up period (median 39 months). The secondary aim was the exploratory study of intra-tumor steroidogenesis and the comparison with the corresponding normal tissue, through the development of a new LC-MS/MS method for the characterization of a panel of 22 adrenal steroids. We found that subjects with unilateral adenoma and dysregulated cortisol secretion had higher basal values of cortisol, 11-deoxychortisol and corticosterone and reduced DHEA levels compared to patients with non-functioning adenoma. Moreover, subjects with hyperplasia and dysregulated cortisol secretion had high cortisol and reduced androgen levels compared to non-functioning hyperplasia. Patients with dysregulated secretion showed no suppression of cortisol, 11-deoxycortisol and corticosterone post dexamethasone-test regardless of lesion morphology. After suppression-test, cortisol and corticosterone levels were also associated with higher prevalence of worsening hypertension. Patients with unilateral adenoma and dysregulated secretion had higher incidence of worsening hypertension and of onset of new cardiovascular events than non-secreting, with post-dexamethasone cortisol (Hazard Ratio 1.02, 95%CI 1.01-1.03, P<0.001) and basal corticosterone (Hazard Ratio 1.06, 95%CI 1.01-1.12, P<0.031) as major predictors. The study of tissue sterodogenesis revealed the usefulness of non-classical steroids, such as the metabolites of cortisol, progesterone, 16-hydroxyprogesterone and some 11-oxidized C19-androgens such as 11-hydroxydrostenedione, 11-ketoadrostenedione and 11-hydroxytestosterone whose variations were frequently found in adrenal lesions compared to normal adrenal tissue. We concluded that patients with adrenal incidentaloma showed a different steroid profile in relation to the functional status and morphology of the adrenals, which was associated with different levels of cardiovascular risk.
MARIANO, ENRICA GIULIANA. "Contributo della riserva coronarica indagata con metodica non invasiva alla determinazione del rischio di mortalità nella cardiopatia ischemica." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1139.
Full textBackground. Heterogeneous data have been reported in the literature, concerning the impact of coronary flow reserve (CFR) on clinical outcome. We sought to determine the prognostic value of non-invasive CFR measurements in a large patient cohort undergoing long-term follow-up. Methods. We enrolled 826 patients undergoing non-invasive assessment of CFR in the left anterior descending coronary artery (LAD) and sometimes in posterior descending coronary artery (PD) in the period between 26/10/99 and 26/01/07 and followed for 24±15 months. CFR was defined as the ratio between adenosine-induced hyperaemia and baseline coronary blood flow velocity and measured in the middle-distal segment of the LAD and in some cases also in posterior descending coronary artery (PD) by transthoracic Doppler echocardiography and intravenous injection of adenosine (140 mcg/kg/min over 90sec). Death (cardiac, non cardiac), myocardial infarction (MI) and target vessel revascularization (TVR) were considered as hard clinical end-points. Patients were stratified according to a CFR < 2 (predictor of events) and a CFR >2.0 (not predictor of events). Results. A complete follow-up was available in 780 patients. A total of 46 patients (5,6%) were considered lost to follow-up. We excluded 227 patients (27.5%) who underwent revascularization before CFR assessment. Therefore we considered a population of 553 patients in the final statistical analysis. 190 patients underwent revascularization after CFR assessment while 328 patients showed no events at follow-up. On the other hand, a total of 35 events occurred as follows: 9 cardiac deaths, 2 non cardiac deaths, 1 myocardial infarction, 10 angina, 7 arrythmias and 6 heart failure. Anova analysis performed in the study group of 553 patients showed a CFR LAD 2.48 +/-1.1. We divided this population in three subgroups: event-free, cardiac events and patients undergoing revascularization after CFR evaluation. Statistical analysis performed with logistic and neural models showed that CFR is a strong predictor of hard events in our cohort of patients (ROC curve 0.92) Conclusions. These preliminary follow-up data show that CFR is a potential and accurate indicator of the likelihood of cardiac events and a predictor of clinical outcome.
CASATI, ANNA. "LA PRESSIONE PULSATORIA NELLA POPOLAZIONE GENERALE: STUDIO DELLA DISTRIBUZIONE DELLA VARIABILE, DELLA SUA CORRELAZIONE CON I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE E SUO IMPATTO PROGNOSTICO A LUNGO TERMINE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/180697.
Full textBackground: pulse pressure (PP) calculated as the difference between systolic and diastolic blood pressure, represents dynamic component of arterial blood pressure. Some studies have focused on pulsation component of blood pressure, assessing the association between PP and occurrence of cardiovascular (CV) events. However, most of these studies were performed on selected populations based on several clinical parameters. Aim: the aim of this study was to investigate whether PP is associated with major adverse cardiovascular outcome and total mortality in a sample of subjects representative of general population in Northern Italy - Brianza area. Secondary endpoints of the study were assessing the impact of PP on developing new hypertrophy and new hypertension. Methods and results: A cohort of 3200 subjects were randomly selected from the general population of Monza (Italy) aged 25 to 74 years, stratified for sex and decades of age. The percentage of participation was 64%. Each subject underwent medical history, especially in relation to cardiovascular risk factors; office, home and 24-hour ambulatory blood pressure measurement. Anthropometric variables like weight height and BMI, serum cholesterol, blood glucose and echocardiographic parameters were also measured. Cut points for left ventricular hypertrophy were derived from current echocardiographic guidelines. Repetition of all measurements after 10 years allowed to evaluate also the risk of developing of office and out-of-office hypertension and echocardiographic left ventricular hypertrophy. CV events and all-cause mortality were evaluated over a mean follow-up of 12 years. The average age of the cohort was 50.9 and 50.5% were men. After adjusting for age, sex and corresponding mean pressure, Office PP, 24 hours, daytime and nighttime PP are associated with the incidence of CV events but not to total mortality. After more extensive adjustment for cholesterol, blood glucose, BMI, previous event cardiovascular, drugs for hypertension and smoking, remains the predictive value of Office PP, 24 hours and daytime PP. None of the measurements of PP was found to be predictive of the development of left ventricular hypertrophy and of arterial hypertension except Home PP that was marginally significant with respect to the onset of hypertension. Conclusion: The results of our study show that the PP based on clinical and 24-h ambulatory measurement is significantly correlated to risk of CV events.
CASABELLA, ANDREA. "Osteosarcodinapenia in età geriatrica, studio epidemiologico: analisi dei fattori di rischio; studio degli algoritmi e valutazione densitometrica quantitativa e qualitativa (analisi in totalbody e TBS) in coorti di pazienti geriatrici protesizzati selezionati." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2021. http://hdl.handle.net/11567/1038304.
Full textIntroduction Thanks to the global improvement in care and living conditions, the world population is increasingly aging, however, as evidenced by the literature, the need to improve the qualitative state of this process requires further developments in research. The term fragility identifies a condition of vulnerability caused by the inability of biological systems, at various levels, to preserve the functional reserves of organs and systems that regulate a person's life unscathed. The elderly, for reasons related to the aging process and intercurrent illnesses, become more vulnerable and many conditions can alter the body's homeostatic balance. Fragility is caused by the inability of biological systems, at various levels (from cell to person), to maintain homeostasis. With aging there is a reduction in the functional reserves of organs and systems, especially as regards the musculoskeletal system, which expose the individual to a greater risk of "rupture" and "fracture" induced by pathogens or by changes in the bio-psychological balance and quality of life. Since the determinants of this process are very different (biological-clinical or environmental), it is sometimes difficult to identify fragility and its triggering factors, on which to intervene, both preventively and therapeutically. The very elderly represent the age group most involved in the mechanisms that induce fragility, because the clinical condition characterized by disability, resulting from chronic diseases, is often apparently indistinguishable from the conditions of fragility itself. The latter, therefore, is better defined by the set of many variables rather than by a single entity, which is why it is difficult to provide a precise definition. The diagnostic criteria for defining osteosarcodynapenia have indicated as possible markers the presence of balance and gait disorders, sarcopenia, reduced exercise tolerance, changes in body composition and in the quantitative and qualitative aspect of bone tissue (loss weight, sarcopenia, malnutrition). The criteria have been validated by a series of studies that have shown the association of these characteristics with the increased risk of institutionalization and death, as well as with the onset of geriatric syndromes (disability, cognitive status, falls, urinary incontinence, malnutrition). Identifying and understanding the role of frailty as a condition that modulates the quality and duration of life of the elderly is an important starting point; from this point of view, in fact, it becomes the target of targeted interventions on a clinical, surgical, psychological and social level to reduce the risk of negative events. Therefore, recognizing the biological characteristics of age-related osteosarcodynapenia and understanding its pathophysiological determinants have been at the center of gerontological research in recent years. In particular, the research focused on the identification of biological markers that allow screening of frailty at an early stage when the possibilities of prevention and intervention are more likely to be successful. As already indicated in the literature, the focus is mainly on physical problems induced by fragility: - quantitative reduction in bone mineral stock (BMD [Bone Mineral Density] assessment by DXA [Dual X-ray Absorptiometry] and qualitative method (assessable by TBS [Trabecular Bone Score] method)); - disability; increased clinical vulnerability; -high risk of musculoskeletal deterioration (osteoporotic disease state; sarcopenic state assessable with the Total Body Scan iDXA for Metabolic Health method); - Reduction of the degree of functional state based on the CGA (Comprehensive Geriatric Assessment) or the Multidimensional Assessment (VMD) methodology it is considered a valid tool of geriatric medicine that elaborated and validated it; it is not limited only to the evaluation-diagnostic moment but from an operational point of view it also extends to the management of the patient. Since interdisciplinarity is the characterizing element of the VMD, is a valid investigation tool for the frail elderly. It is therefore evident that and the essential element is the multidimensionality that clinical evaluation must have. [1-13] OBJECTIVES: The objectives of this study were to examine the associations between neuro-motor and nutritional cognitive parameters and bone mineral density, bone quality, fat mass, and lean body mass in prosthetic geriatric patients. hip, divided into two groups according to bone therapy with Denosumab (DMAB) vs Alendronate (ALD) and in the reference healthy controls (CNT) Materials and methods: 95 patients (mean age 80 ± 8 years) with hip replacement and 50 healthy controls of the same age (mean age 74 ± 11 years) were enrolled. The study population was divided into two groups according to Denosumab (DMAB) vs Alendronate (ALD) therapy. The Geriartric assessment scales of functional status (CGA) were performed: HAND GRIP, BARTHEL index, ADL, IADL, MNA, CIRS com, CIRS sev, Tinetti, MMSE. Bone mineral density (BMD, g / cm2) at the level of the lumbar spine (L1-L4) and of the entire femur was measured by the DXA Lunar Prodigy densitometer (GE Lunar, Madison, WI, USA) as well as the evaluation of the total metabolic body expressed by the Relative Skeletal Mass Index (RSMI). The body mass index (BMI, kg / m2) was calculated for all subjects. According to the anthropometric equation [14], sarcopenia was defined by RSMI <5.5 kg / m2 in women. The TBS value was calculated on all lumbar spine densitometric examinations using the TBS iNsight Medimaps software (Lunar Prodigy). Evaluation of the expected fracture risk in the next 10 years in relation to the recognized risk factors (FRAX algorithm analysis) All patients underwent a serum dosage of 25 hydroxyvitamin D (25 (OH) D ng / ml), of the PTH pg parathyroid hormone / ml and evaluation of hemoglobin Hb g / L. RESULTS: In the 95 patients enrolled, a reduction in bone mass was observed for 78 patients (80%); in particular 52 with osteoporosis (53%) and 41 (42%) with osteopenia. BMD values were significantly lower in hip replacement patients than in the control group (respectively, lumbar spine: 0.998 ± 0.161 g / cm2 vs 1.240 ± 0.932 g / cm2; Femoral neck: 0.784 ± 0.212 g / cm2 vs 0.845 ± 0.164 g / cm2; Ward 0.563 ± 0.173 g / cm2 vs 0.657 ± 0.106 g / cm2; Trochanter: 0.666 ± 0.104 g / cm2 vs 0.725 ± 0.143 g / cm2; Whole Femur: 0.827 ± 0.182 g / cm2 vs 1.033 ± 0.161 g / cm2, both with p <0.001). To date (respectively, lumbar spine: 1.178 ± 0.761 g / cm2 Femoral neck: 0.989 ± 0.712 g / cm2; Ward 0.874 ± 0.982 g / cm2; Trochanter: 0.981 ± 0.382 g / cm2; Whole Femur: 1.036 ± 0.294 g / cm2). The TBS values at the level of the lumbar spine were significantly lower in the prosthetic patients compared to the control group (respectively, 1.012 ± 0.163 score vs 1.361 ± 0.126 score, both with p <0.001). Average RSMIs are 5.42 ± 0.078kg / m² below the mean of the control population (5.7kg / m²) increased on average by 2.07 ± 0.078kg / m² compared to T0. Between the levels of TBS and the levels of RSMI respectively 1.914 ± 0.152 and 4.72 ± 0.029kg / m² there is a positive correlation with p <0.001; with an average implementation of TBS from T0 of 0.874 ± 0.121. A comparison of the 1-year data on the 55 concluded patients shows that the levels of TBS appear to be influenced by antiresorptive therapy; the improvement is more in the ALD group (60%) than in the DMAB group (40%); in both cases the improvement does not exceed 5-8% of total significance so it is not statistically detectable. The dosages of 25 (OH) D were found to be 13 ± 1.4 ng / ml at T0 and 24 ± 0.7 ng / ml at T1. The PTH values were 40.36 ± 2.7 pg / ml at T0 and 47 ± 2.7 pg / ml at T1. Hb values were 12.47 ± 1.1 g / L at T0 and 14.18 ± 0.97 g / L to T1. From the analysis of geriatric parameters respectively in the ALD vs DMAB group, we found: Hand-grip strength, Kg ± DS In female patients: 15.3 ± 5.3 vs 13.5 ± 6.2, in male patients 22.1 ± 5.0 vs 23.2 ± 1.6; Barthel Index, score ± SD 91 ± 14 vs 83 ± 23; ADL, n ° ± SD 5.5 ± 0.9 vs 5.1 ± 1.5; IADL, n ° ± SD 5.8 ± 2.5 vs 5.1 ± 3.4; MNA, score ± SD 11.4 ± 2.2 vs 10.4 ± 2.9 CIRS comorbidity, score ± SD 4.3 ± 1.8 vs 4.2 ± 1.6; CIRS severity, score ± SD 1.9 ± 0.5 vs 1.9 ± 0.3, SPMSQ, score ± SD 2.0 ± 2.2 vs 1.9 ± 2.1; BMI, mean ± SD 24.4 ± 5.2 vs 21.3 ± 2.9 Examining the basal characteristics from the bone and muscle point of view, first of all, a deficient state of Vitamin D common to the two groups is highlighted. In both, BMD is indicative of osteoporosis in the femoral neck and osteopenia in the spine (probably due to artifacts due to the presence of osteoarthritis and / or vertebral fractures). The TBS shows a slight difference between the two groups (DMab 1.129 ± 0.160 ALD 1.032 ± 0.162, p .073), indicating a condition of bone degradation in both. Considering the Hand Grip and RSMI values, with reference to the cut offs indicated in the EWGSOP2 Consensus, both groups show a state of “confirmed” sarcopenia. In particular, the values of RSMI in women are frankly pathological, while those of men are at the lower limits (Ald 7.7 ± 1.2, Dmab 7.1 ± 0.1), but we must weigh the lower prevalence of males within the sample (12.2%). There is no real difference between the two drugs, even after adjustment for the variables (BMI and TBS). The percentage changes in RSMI clearly show a strengthening effect of the appendicular musculature from part of Denosumab, with statistically significant difference compared to Alendronate (Ald -5.8 ± 12.4 vs Dmab 0.5 ± 4.5, p = 0.046) Conclusions. Currently the study shows us how there is a correlation between the recovery of muscle mass, the reduction of fat mass and the functional, motor and fragility index recovery.This study shows that sarcopenia is common in elderly patients, mostly in those classified as normal or overweight according to BMI. Therefore, the TBS and BMD values could play a key role in a muscle-bone feedback in the geriatric patient in the post-operative state such as that of the hip replacement. Patients who report fragility femur fractures are osteosarcopenic subjects, we must consider the syndrome, not the individual pathologies. linked to the transient immobilization following the event indicating that the continuation of therapy beyond the 1st year should be recommended and encouraged, in association with interventions aimed at favoring patient mobilization. Consistent with the resulting data, in association with an average increase in (OH) D, in the most compliant patients a more marked recovery is also observed on BMD, mirror of the bone mineral quantity, while the recovery on the quality of the bone shown by the analysis of trabecular bone (TBS) is lower. have a potential muscle strengthening effect, so it appears to be a promising approach to the elderly osteosarc patient openico. The TBS in association with the evaluation of the total metabolic body, prove additional clinical parameters compared to the standard densitometric values on our sample of elderly patients, suggesting how these methods can improve the evaluation of "fragility" of the geriatric patient in the post-fracture period to improve 'diagnostic-therapeutic framework and better compliance with therapy. References .Rockwood K et al.Interdiscip Top Gerontol Geriatr. 2015;41:VII-X.;2.Chen KW et al.Worldviews Evid Based Nurs. 2017 Apr 27 3.Mitnitski AB et al. 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