Academic literature on the topic 'Algoritmi di rischio cardiovascolare'

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Journal articles on the topic "Algoritmi di rischio cardiovascolare"

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Lillo, Adele. "Consapevolezza del rischio cardiovascolare nella donna." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 39–42. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-9.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari (CVD) rappresentano il maggior killer delle donne a livello globale: solo nel 2019, a 275 milioni di donne è stata diagnosticata una patologia cardiovascolare, e di queste 9 milioni sono decedute. La causa di questo è da ricercarsi nel fatto che a tutt’oggi le donne sono sottostudiate, sottoriconosciute, sottodiagnosticate, sottotrattate, sottorappresentate nei trials clinici. Nonostante le evidenze, la consapevolezza del rischio cardiovascolare femminile è bassa non solo tra le donne ma anche nel personale sanitario. Per fare il punto sulla consapevolezza femminile in Italia ed individuare modalità e topics di intervento, l’ARCA (Associazione Regionale Cardiologi Ambulatoriali) ha condotto una survey tra l’inizio del 2020 e novembre 2021, arruolando 5600 donne, intervistate presso ambulatori di cardiologia. Nonostante la conoscenza dei fattori di rischio tradizionali fosse alta, la consapevolezza del rischio di andare incontro ad eventi cardiovascolari è risultata bassa: il 50% delle donne non ha risposto correttamente, e solo il 13% ha ritenuto che il rischio di eventi per una donna fosse più alto rispetto all’ uomo. Anche riguardo lo stile di vita i dati non sono incoraggianti: solo il 7% delle donne ha dichiarato di avere corrette abitudini alimentari, e meno del 20% di svolgere un’attività fisica regolare. Il 91% necessita di ulteriori informazioni riguardo al RCV e oltre il 60% vorrebbe che fosse il medico di famiglia a fornirle. In conclusione, la consapevolezza delle donne sul proprio rischio CV è ancora non ottimale e le intervistate ritengono che debbano essere informate soprattutto dal medico di famiglia.
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Lamotte, M. "Fattori di rischio cardiovascolare e attività fisica." EMC - Medicina Riabilitativa 23, no. 2 (June 2016): 1–6. http://dx.doi.org/10.1016/s1283-078x(16)78205-8.

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3

Bosatra, Sara. "Cardiovascular risk in LGBT+ population." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 34–38. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-8.

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Abstract:
Le ricerche in ambito cardiovascolare evidenziano che la popolazione LGBT+ vive una disparità di salute rispetto alla popolazione coetanea eterosessuale e cisgender. Le minoranze sessuali sono infatti sottoposte a stressors specifici che intervengono a più livelli nella vita della persona e che, in assenza di peculiari fattori protettivi di resilienza, hanno un impatto negativo sulla salute cardiovascolare. Restano inoltre da raccogliere le evidenze degli effetti delle terapie ormonali di affermazione di genere e dei bloccanti ipotalamici sulla salute cardiovascolare, per consentire ai medici e alle persone transgender e gender-diverse di conoscere il rischio a cui si sottopongono e di gestirlo in maniera adeguata. Nonostante le raccomandazioni di più istituti scientifici, attualmente si rileva una condizione di impreparazione e di incertezza del personale sanitario su come approcciare l’utenza LGBT+ dal punto di vista sia clinico sia relazionale. Per ridurre le disparità in ambito di salute cardiovascolare che riguardano gli individui LGBT+, si rivela necessario approfondire le conoscenze sui fattori biologici e psico-sociali che potenziano i fattori di rischio cardiovascolare di questa popolazione, sviluppare linee guida evidence-based per prendersi cura dei bisogni specifici di salute delle minoranze sessuali, e avviare programmi di formazione al personale sanitario volti a ridurre gli atteggiamenti discriminatori e condividere buone pratiche a garanzia di una medicina dell’uguaglianza.
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Bianchi, Alfio Ernesto, Antonio Maggi, Francesca Colombo, and Riccardo Raddino. "La lipoproteina (a): un fattore di rischio cardiovascolare complesso e polimorfo." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 4 (March 22, 2022): 202–13. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-1.

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Abstract:
La Lipoproteina (a) [LP(a)] viene oggi ritenuta un emergente ed importante fattore di rischio cardiovascolare per la sua azione di tipo pro-aterogeno, pro-trombotico e pro-infiammatorio. L’incremento dei livelli plasmatici di LP(a) concorre a determinare un proporzionale incremento del rischio cardiovascolare. L’aumento plasmatico della LP(a) può favorire la comparsa di cardiopatia ischemica, di stenosi aortica e dello stroke. La riduzione dei livelli di LP(a) si può ottenere mediante l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale (PCSK9i), dell’oligonucleotide antisense e del tutto recentemente mediante l’inclisiran. Le statine non hanno mostrato alcun effetto riduttivo sulla LP(a), anzi il loro utilizzo sembra possa incrementarne i valori.
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Bianchi, Alfio Ernesto, Patrizia Strappazzon, Antonio Maggi, and Riccardo Raddino. "Il tessuto adiposo epicardico e perivascolare. Un fattore di rischio cardiovascolare emergente." Cardiologia Ambulatoriale 30, no. 3 (December 9, 2022): 172–80. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-3-5.

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Abstract:
Il tessuto adiposo ectopico e quello perivascolare possono diventare un fattore di rischio cardiovascolare per l’ingresso all’interno del tessuto stesso di molecole infiammatorie Questa trasformazione del tessuto adiposo può favorire la progressione di malattia in organi e vasi e particolari situazioni cliniche come la fibrillazione atriale, lo scompenso, la vasculopatia cerebrale e la malattia coronarica. La radiomica che è una nuova e più avanzata tomografia computerizzata, permette di qualificare e quantificare il tessuto adiposo cosi trasformato. Essa permette inoltre una migliore definizione del rischio cardiovascolare e permette di inquadrare la malattia aterosclerotica già in una fase precoce favorendo, se necessario, un trattamento terapeutico, altrettanto precoce.
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Lusardi, Paola. "Cardiotossicità da ormonoterapia nel tumore della prostata." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 195–97. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-10.

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Abstract:
Nel sesso maschile il tumore della prostata è il più rappresentato, ma la sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi è estremamente elevata (fino al 90%), sia per la diagnosi molto precoce attuata con le politiche di screening, sia per le elevate percentuali di malattia a rischio basso ed intermedio. La prognosi favorevole del tumore prostatico fa sì che il numero di comorbilità, quali dislipidemia, ipertensione, obesità, insufficienza renale cronica, cardiopatia ischemica e diabete, sia determinante sull’iter dei lungo sopravviventi. La terapia di deprivazione androgenica (ADT), che viene utilizzata nel setting terapeutico e palliativo, può essere considerata un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, in grado di accelerare i processi aterosclerotici sistemici e predisporre alla malattia coronarica e cerebrovascolare. Tutti i pazienti candidati o in trattamento con ADT devono pertanto essere valutati dal punto di vista cardiovascolare e metabolico e quindi stratificati per i fattori di rischio CV, ai fini di programmare la sorveglianza cardiologica e ridurre i danni potenziali dell’ADT.
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Carcagnì, Addolorata. "Obesità, infiammazione e rischio cardiovascolare: la genesi dell’ateroma." Cardiologia Ambulatoriale 29, no. 1 (May 30, 2021): 30–40. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-1-5.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari associate all’aterosclerosi sono la prima causa di mortalità e morbilità. Diversi studi evidenziano che il tessuto adiposo viscerale ha un ruolo importante nello sviluppo di uno stato infiammatorio sistemico che contribuisce al rischio cardiovascolare e allo sviluppo della patologia ischemica. I mediatori circolanti dell’infiammazione partecipano ai meccanismi del danno vascolare. Nei pazienti obesi tali sostanze sono secrete direttamente dagli adipociti e dai macrofagi del tessuto viscerale e dagli epatociti e contribuiscono all’insorgere dell’insulino-resistenza. Questa rassegna mostra come lo stato infiammatorio si associa ad insulino-resistenza e come questo agisca nella formazione della placca ateromasica. Inoltre, descrive come l’insulino-resistenza potenzia altri fattori di rischio cardiovascolare associati all’obesità; e suggerisce importanti raccomandazioni nella pratica clinica per i pazienti cardiovascolari con obesità viscerale
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Inno, Alessandro. "Terapia radiante: quando e perché interessa il cardiologo." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 191–94. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-9.

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Abstract:
La radioterapia toracica può determinare un ampio spettro di complicanze cardiovascolari a lungo termine (versamento pericardico, pericardite costrittiva con compromissione emodinamica, disfunzione diastolica progressiva, cardiomiopatia restrittiva con scompenso cardiaco, valvulopatie, coronaropatia, ipertensione polmonare, anomalie del sistema di conduzione e disfunzione autonomica). Malattie cardiovascolare pre-esistenti e fattori di rischio cardiovascolari possono aumentare il rischio di cardiotossicità da radioterapia. Il cardiologo dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nel follow-up a lungo termine allo scopo di correggere i fattori di rischio cardiovascolari, ottimizzare la terapia cardiologica nei pazienti con cardiopatia nota, eseguire indagini di screening nei pazienti asintomatici, avviare l’appropria
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Sciomer, Susanna, and Federica Moscucci. "Menopausa e rischio cardiovascolare: come educare le donne alla prevenzione." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 31–33. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-7.

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Abstract:
La menopausa costituisce un momento cruciale della vita della donna non solo dal punto di vista riproduttivo ma anche dal punto di vista fisiopatologico. Il calo della produzione ovarica di estrogeni determina una ridotta stimolazione di beta recettori endoteliali e miocardici che sono alla base di processi patologici quali le alterazioni del microcircolo coronarico o lo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione preservata. Tali alterazioni si associano a quelle indotte da altri fattori di rischio cardiovascolare. È fondamentale in tale contesto prendere coscienza e trattare i fattori di rischio classici e quelli genere-specifici per non favorire l’insorgenza di patologie che incidono sugli eventi, sulla qualità della vita e sui costi sanitari.
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Di Lullo, Luca, Fulvio Floccari, Rodolfo Rivera, Antonio De Pascalis, Vincenzo Barbera, Moreno Malaguti, and Alberto Santoboni. "L'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (October 9, 2014): 281–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.921.

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Abstract:
La patologia cardiovascolare rappresenta la principale causa di mortalità e morbidità nei pazienti affetti da malattia renale cronica (CKD) e malattia renale cronica terminale (ESRD). La patogenesi della malattia cardiovascolare in corso di nefropatia è multifattoriale e coinvolge fattori di rischio tradizionali e fattori di rischio collegati alla malattia renale. Come ormai universalmente accettato, l'interessamento cardiaco in corso di malattia renale cronica rientra nella cosiddetta Sindrome cardio-renale di tipo 4, la cosiddetta cardiopatia uremica caratterizzata, in primo luogo, dalla presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, disfunzione sistodiastolica del ventricolo sinistro e, negli stadi terminali, scompenso cardiaco congestizio e cardiomiopatia dilatativa. La diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) è affidata da un lato alle tecniche ecocardiografiche 2D e 3D e, dall'altra, a tecniche di imaging più sofisticate, come la risonanza magnetica cardiaca (CMRI). Scopo della review è quello di effettuare un excursus riguardante l'epidemiologia, la fisiopatologia e la diagnosi dell'ipertrofia ventricolare sinistra nei pazienti affetti da malattia renale cronica. (Cardionephrology)
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Dissertations / Theses on the topic "Algoritmi di rischio cardiovascolare"

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Perego, F. "VALIDAZIONE DELL¿ALGORITMO DEL ¿PROGETTO CUORE¿ E ANALISI DI CONCORDANZA CON IL FRAMINGHAM RISK SCORE IN UNA COORTE A RISCHIO CARDIOVASCOLARE INTERMEDIO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232969.

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Abstract:
Cardiovascular disease (CVD) is the leading cause of death in the world. In 2000 it caused more than 4.35 million deaths in Europe; Italy is no exception, with 42% overall CVD mortality. More than 50% of patients with coronary heart disease (CHD) have not been classified as at high risk. It is therefore important to correctly identify patients that need to be correctly stratified and to understand the better way to do it. Different risk score systems are available. The objective of this study is to analize how a scoring system is developed, validated and evaluated for impact into clinical practice and to compare different scoring systems.
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Cappuccilli, Maria <1969&gt. "Identificazione di profili di rischio cardiovascolare nel trapianto di rene: polimorfismi di geni coinvolti nei processi di infiammazione e di apoptosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/214/1/Dott_XIX_Nefro_Cappuccilli.pdf.

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Abstract:
Introduction. Cardiovascular disease (CVD) represents the main cause of morbidity and mortality in kidney recipients. This study was undertaken to assess the impact of functional polymorphisms located in cytokine and apoptosis genes on CVD after kidney transplantation. Cytokine polymorphisms, generally located in gene regulatory regions, are associated with high and low cytokine production and are likely to modulate the magnitude of inflammatory responses following transplantation, depending on the balance between the levels of pro-inflammatory and antiinflammatory cytokines. The role of apoptosis in atherosclerosis has not been completely elucidated, and here we explored the hypothesis that the heterogeneity in cardiovascular risk in kidney recipients may also be linked to functional polymorphisms involved in apoptosis induction. Purpose. In the search for relevant genetic markers of predisposition to CVD after renal transplant, the present investigation was undertaken to identify the clinical impact of polymorphisms of cytokines TNF-α, TGF-β, IL-10, IL-6, IFN-γ and IL-8 and of apoptosis genes Fas and Caspase 9 in a population of kidney transplant recipients. Materials and methods. The study involved 167 patients who received cadaveric kidney transplantation at our centre between 1997 and 2005 (minimum follow-up of 12 months); 35 of them had experienced cardiovascular events (CVD group) and 132 had no cardiovascular complications (non-CVD group). Genotyping was performed using RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphism) for RFLP per IL-8/T-251A, Fas/G-670A e Casp9/R221Q polymorphism and SSP (Sequence Specific Primer) for TNF-α/G-308A, TGF-β/L10P, TGF-β/R25P, IL-10/G-1082A, IL- 10/C-819T, IL-10/C-592A, IL-6/G-174C, IFN-γ/T+874A polymorphisms.Results. We found a significant difference in TNF-α and IL-10 genotype frequencies between the patients who had suffered cardiovascular events and those with no CVD history. The high producer genotype for proflogistic cytokine TNF-α appeared to have a significantly superior prevalence in the CVD group compared to the non-CVD group (40.0% vs 21.2%) and it resulted in a 2.4-fold increased cardiovascular risk (OR=2.361; p=0.0289). On the other hand, the high producer genotype for the antiinflammatory cytokine IL-10 was found in 2.8% of the CVD group and in 16.7% of non-CVD group; logistic regression showed a 0.3-fold reduced risk of CVD associated with genetically determined high IL-10 production (OR=0.278; p<0.0001). The other polymorphisms did not prove to have any impact on CVD. Conclusions. TNF-α and IL-10 gene polymorphisms might represent cardiovascular risk markers in renal transplant recipients.
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Cappuccilli, Maria <1969&gt. "Identificazione di profili di rischio cardiovascolare nel trapianto di rene: polimorfismi di geni coinvolti nei processi di infiammazione e di apoptosi." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/214/.

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Abstract:
Introduction. Cardiovascular disease (CVD) represents the main cause of morbidity and mortality in kidney recipients. This study was undertaken to assess the impact of functional polymorphisms located in cytokine and apoptosis genes on CVD after kidney transplantation. Cytokine polymorphisms, generally located in gene regulatory regions, are associated with high and low cytokine production and are likely to modulate the magnitude of inflammatory responses following transplantation, depending on the balance between the levels of pro-inflammatory and antiinflammatory cytokines. The role of apoptosis in atherosclerosis has not been completely elucidated, and here we explored the hypothesis that the heterogeneity in cardiovascular risk in kidney recipients may also be linked to functional polymorphisms involved in apoptosis induction. Purpose. In the search for relevant genetic markers of predisposition to CVD after renal transplant, the present investigation was undertaken to identify the clinical impact of polymorphisms of cytokines TNF-α, TGF-β, IL-10, IL-6, IFN-γ and IL-8 and of apoptosis genes Fas and Caspase 9 in a population of kidney transplant recipients. Materials and methods. The study involved 167 patients who received cadaveric kidney transplantation at our centre between 1997 and 2005 (minimum follow-up of 12 months); 35 of them had experienced cardiovascular events (CVD group) and 132 had no cardiovascular complications (non-CVD group). Genotyping was performed using RFLP (Restriction Fragment Length Polymorphism) for RFLP per IL-8/T-251A, Fas/G-670A e Casp9/R221Q polymorphism and SSP (Sequence Specific Primer) for TNF-α/G-308A, TGF-β/L10P, TGF-β/R25P, IL-10/G-1082A, IL- 10/C-819T, IL-10/C-592A, IL-6/G-174C, IFN-γ/T+874A polymorphisms.Results. We found a significant difference in TNF-α and IL-10 genotype frequencies between the patients who had suffered cardiovascular events and those with no CVD history. The high producer genotype for proflogistic cytokine TNF-α appeared to have a significantly superior prevalence in the CVD group compared to the non-CVD group (40.0% vs 21.2%) and it resulted in a 2.4-fold increased cardiovascular risk (OR=2.361; p=0.0289). On the other hand, the high producer genotype for the antiinflammatory cytokine IL-10 was found in 2.8% of the CVD group and in 16.7% of non-CVD group; logistic regression showed a 0.3-fold reduced risk of CVD associated with genetically determined high IL-10 production (OR=0.278; p<0.0001). The other polymorphisms did not prove to have any impact on CVD. Conclusions. TNF-α and IL-10 gene polymorphisms might represent cardiovascular risk markers in renal transplant recipients.
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ALLONI, MARTA. "Studio multicentrico di valutazione multiparametrica cardiovascolare ultrasonografica nella predizione della coronaropatia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/45258.

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Abstract:
Ad oggi la malattia cardiovascolare aterosclerotica rimane la principale causa di morbidità e mortalità (58% di morte per tutte le cause, di cui il 75% per coronaropatia e il 25% per ictus e ischemia cerebrale), e sarà la principale causa di mortalità nel 2015 secondo un rapporto della WHO. Il problema principale è legato al lungo tempo che intercorre tra l’inizio dello sviluppo di aterosclerosi nel giovane adulto e la sua manifestazione alcune decadi dopo. E’ di primaria importanza quindi poter identificare i soggetti a rischio di eventi cardiovascolari con progetti di prevenzione primaria in ogni paese, come raccomandato da diverse linee guida, comprese quelle della Società Europea di Cardiologia per la prevenzione del rischio cardiovascolare nella pratica clinica. Sono stati proposti diversi modi per stratificare il rischio cardiovascolare: fra i più importanti è stato sviluppato il Framngham risk score, che calcola la probabilità di mortalità coronarica a 10 anni a seconda della presenza dei seguenti fattori di rischio: età, presenza di diabete, fumo, pressione arteriosa, colesterolemia totale e LDL. Esistono dunque vari modi di stratificare il rischio in un soggetto asintomatico, tra carte del rischio (Framingham Risk score, SCORE, Progetto Cuore in Italia) e diversi indici bioumorali (ad esempio PCR e fibrinogeno) e strumentali: questi si adattano bene come predittori sulla popolazione generale, ma nessuno è utile nello stimare il rischio reale del singolo paziente per eventi cardiovascolari. Infatti, il rischio soggettivo è dato anche dal rischio complessivo della popolazione in cui il soggetto vive. Anche l’identificazione precoce del danno d’organo subclinico, come indicato dalle linee guida ESH/ESC, è uno degli obiettivi più importanti di prevenzione e trattamento del rischio cardiovascolare.Infatti la presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, ispessimento medio-intimale carotideo, microalbuminuria, aumentata stiffness arteriosa aumentano il rischio cardiovascolare, indipendentemente dalla pressione arteriosa, in presenza o assenza di trattamento. Quindi parità di valori pressori, pazienti che presentano danno d’organo hanno un maggior rischio cardiovascolare e necessitano di una terapia più aggressiva e precoce. L’uso dell’ultrasonografia si adatta bene come screening del rischio cardiovascolare di popolazioni non selezionate, perché a basso costo rispetto a metodiche a maggior impatto rischio /beneficio,a maggior costo e a maggior esposizione di radiazioni come la TAC e la RMN cardiaca, inoltre è una metodica non invasiva. Infatti per eseguire uno screening bisogna che gli strumenti utilizzati siano validati, precisi, facili da utilizzare e soprattutto non invasivi. Inoltre è necessario che vi sia personale esperto, a basso costo per il sistema sanitario nazionale, la metodica non dovrebbe avere effetti biologici negativi ed essere giustificata dai risultati. L’ecografia può permettere di studiare i parametri che per primi si modificano nel processo aterosclerotico come la rigidità arteriosa e lo spessore mio intimale carotideo, i parametri di funzione longitudinale ventricolare sinistra (strain e strain rate), la velocità basale di flusso della coronaria interventricolare anteriore ed infine l’accumulo di calcio a livello delle strutture cardiache (valvole, muscoli papillari, radice aortica).
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Lo, Nigro Alessandro. "RISCHIO CARDIOVASCOLARE NELL' ARTRITE PSORIASICA: FOLLOW-UP A 24 MESI DI TERAPIA CON ANTI TNF α." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427443.

Full text
Abstract:
INTRODUCTION Increased cardiovascular morbility and mortality and accelerated atherosclerosis have been observed in several rheumatic diseases, including psoriatic arthritis (PsA). There are few data about the influence of TNF blockers on the evolution of subclinical atherosclerosis. OBJECTIVES The aim of this study was to evaluate the presence of subclinical atherosclerosis in patients with PsA before and after a follow-up of 24 months of therapy with TNF blockers and to investigate whether the treatment works not only on the control of disease activity, but also improving atherosclerosis indexes. METHODS Thirty-two PsA patients were studied before and after 24 months from the start of TNF blockers treatment. The presence of subclinical atherosclerosis was investigated by evaluation of intima-media thickness (IMT), flow-mediated dilation (FMD) and endothelial independent dilatation (GTN), using carotid duplex scanning. IMT values were expressed as IMT mean (cumulative mean of all the IMT mean in every analysed carotid segment) and M-MAX (cumulative mean of all the higher IMT in every analysed carotid segment). Patients were also divided into normotensive and hypertensive as hypertension is a confounding factor that can induce by itself the progression of carotid lesions and endothelial dysfunction. Response to the therapy was studied by the evaluation of tender and swollen joints (Tj and Sj), DAS 28 (disease activity score), erythrocyte sedimentation rate (ESR) and C-reactive protein (CRP). The lipid profile of patients before and after 24 months was also evaluated. RESULTS After a follow-up of 24 months we did not observe any improvement in ultrasonographic parameters versus baseline, indeed, there was a significant deterioration in both IMT-mean and M-MAX (p<0.01), while no changes were observed for FMD and GTN. Even after division in normotensive and hypertensive similar results were observed. Conversely, there was a good response to therapy with significant reduction of Tj (p<0.001), Sj (p<0,001) and DAS 28 (p<0.001) and of ESR (p<0.001) and CRP (p<0.001). No significant changes was observed with regard to lipid profile in the two years of follow up. CONCLUSION Our data revealed that in patients with PsA, despite treatment with TNF blockers, there is still a gradual, albeit slight, progression of subclinical atherosclerosis assessed by ultrasonography. Both the IMT mean and the M-MAX show a slight worsening in two years, while FMD is stable against an expected improvement. Other inflammatory mechanisms not related to TNF may be responsible of the progression in atherosclerotic disease and the possible role of a genetic predisposition is not to be underestimated. Indeed it has been shown that people with PsA have a higher risk of atherosclerosis compared with other inflammatory rheumatic diseases.
RISCHIO CARDIOVASCOLARE NELL' ARTRITE PSORIASICA: FOLLOW-UP A 24 MESI DI TERAPIA CON ANTI TNF α INTRODUZIONE Un' aumentata morbilità  e mortalità  cardiovascolare è stata descritta in pazienti con numerose malattie reumatiche quali il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide e la spondilite anchilosante. Anche nell'artrite psoriasica (AP) è stata evidenziata una aumentata mortalità per cause cardiovascolari, ma tale argomento non è stato studiato approfonditamente. Alla base dell'aumentata mortalità sembra esservi un'accelerata aterosclerosi legata sia a fattori di rischio tradizionali che non tradizionali, quali la presenza di flogosi cronica. SCOPO DELLA TESI Obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la presenza di aterosclerosi subclinica in pazienti con AP e la sua modificazione dopo 2 anni di terapia con farmaci anti TNF, per indagare se tali trattamenti, riducendo il processo flogistico articolare favoriscano il miglioramento dei parametri vascolari analizzati. MATERIALI E METODI Trentadue pazienti affetti da AP sono stati sottoposti a valutazione ultrasonografica prima e dopo 2 anni di terapia con anti TNF, per indagare la presenza di aterosclerosi subclinica. I parametri presi in considerazione sono stati l'ispessimento medio-intimale (intima-media thickness, IMT), la dilatazione indotta dal flusso (flow mediated dilation, FMD). I valori di IMT sono stati espressi come media cumulativa degli IMT medi (IMT mean) e degli IMT massimi (M-MAX); i valori della FMD sono stati espressi come incremento percentuale del diametro dell'arteria brachiale rispetto al basale. I pazienti sono stati inoltre divisi in normotesi ed ipertesi poichè l'IPA è un fattore confondente in grado di indurre di per se la progressione delle lesioni carotidee e disfunzione endoteliale. Per valutare la risposta dell' artrite alla terapia con anti TNF sono stati considerati la conta delle articolazioni tumefatte (AT) e dolenti (AD), il DAS 28, la velocità di eritrosedimentazione (VES) e la proteina C reattiva (PCR). Sono inoltre stati analizzati il profilo lipidico e la glicemia al basale ed a 24 mesi di trattamento. RISULTATI Sorprendentemente a distanza di 24 mesi dall'inizio della terapia si è osservato un lieve, ma progressivo peggioramento dell'IMT mean e dell' M-MAX (per entrambi p<0,01), mentre nessuna differenza si è osservata per la dilatazione flusso mediata. Anche dopo suddivisione fra pazienti normotesi ed ipertesi i dati hanno mantenuto un analogo trend, anche se una maggior tendenza alla progressione si è osservata negli ipertesi. Questo in contrapposizione ad un significativo miglioramento del quadro clinico (AT, AD e DAS28, per tutti p<0,001) e dei parametri bioumorali, analogo andamento hanno presentato gli indici di flogosi (VES e PCR, entrambi p<0,001). Nessuna differenza si è osservata per il profilo lipidico e la glicemia. CONCLUSIONI Dai dati emersi risulta che nei pazienti con AP, nonostante la terapia con anti TNF, vi sia comunque una progressiva, seppur lieve progressione dell' arterosclerosi subclinica valutata mediante ultrasonografia. Sia l'IMT mean che l' M-MAX mostrano a due anni un lieve peggioramento, mentre la FMD rimane stabile, a fronte di un significativo e vistoso miglioramento clinico e bioumorale dell' artrite e a nessuna sostanziale variazione dei lipidi. Sicuramente gli psoriasici hanno una maggior tendenza al dismetabolismo rispetto alla popolazione sana e anche rispetto ad altre patologie infiammatorie, come anche dimostrato in letteratura. Un ruolo chiave potrebbe essere svolto da meccanismi infiammatori non collegati al TNF e/o una particolare predisposizione genetica.
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Batticciotto, Alberto. "Relazione tra alterazioni ghiandolari ecograficamente rilevabili e rischio cardiovascolare in pazienti affetti da Sindrome di Sjögren primaria." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423900.

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Abstract:
Background: Current thinking is that systemic inflammation, elevated levels of inflammatory cytokines, and immune dysregulation, typical of the inflammatory autoimmune disease, could play a role in accelerated atherosclerosis. Very limited data are present in literature up to now about sub-clinical cardiovascular involvement in Sjögren’s syndrome. It was demonstrated that salivary glands ultrasound (US) score is strictly related to the histological inflammatory abnormalities. Objective. We investigated sub-clinical cardiovascular involvement in primary Sjögren’s syndrome (pSS) patients by means of ADMA, coronary flow reserve (CFR), intima-media thickness (cIMT) and pulse wave velocity (PWV). Furthermore, we performed salivary glands US in this pSS group and compared the validated US score with cardiovascular parameters. Methods. Fifty-three consecutive outpatients with pSS (7 males, 46 females; mean age 59.8 range 43-80 years; mean disease duration of 59,5 range 6-156 months) without classical cardiovascular risk factors and overt cardiovascular disease, and 22 age- and gender-matched controls were enrolled. RF-QIMT and RF-QAS technologies were used for IMT and PWV evaluation and Dipyridamole transthoracic stress echocardiography assessed CFR. We also investigated plasma ADMA levels, inflammatory markers and autoantibodies. My Lab 70 (Esaote, Florence, Italy) with linear probe ( 6-18 MHZ) was used to assess salivary glands US according to the scoring system published by Salaffi et Al. Results. Although within the normal range, CFR in pSS patients was lower than that of the controls (2,6 ± 0,23 Vs 3,2 ± 0,32 p < 0,0001), whereas PWV and ADMA levels were significantly higher (9,2 ± 1,8 m/s Vs 6,8 ± 0,9 m/s p <0,0001 and 0,76 ± 0,07 μM Vs 0,54 ± 0,05 μM p < 0,0001). Although QIMT values were not different in the two groups, the percentage of pSS patients with pathological values was higher ( 47/53 Vs 12/22 p =0,001). Salivary glands US score was related to the BMI (p= 0,001), CRP (p= 0,034) and ANA (p< 0,0001) plasma levels but not to the sub-clinical cardiovascular involvement index evaluated in this study (PWV r= -0,205 p= 0.140, Q-IMT r= 0,261 p= 0,06, CRF r= -0,194 p= 0,249, ADMA r=0,249 p= 0,075). Conclusion. Even if CFR values were normal, higher ADMA levels, PWV values and percentage of subjects with pathological Q-IMT with respect to an homogeneous control group suggest that pSS patients without classical cardiovascular risk factors have an early endothelial dysfunction and sub-clinical atherosclerosis. Salivary US score is not related to the sub-clinical cardiovascular involvement parameters evaluated in this study.
Introduzione e scopo del lavoro. Numerosi studi hanno osservato la presenza di elevata morbidità e mortalità cardiovascolare nei pazienti affetti da patologie autoimmuni sistemiche. Il riscontro di alterazioni cardiovascolari precoci sembra essere indipendente dai fattori di rischio tradizionali e probabilmente legato ad alterazioni connesse alla genesi infiammatoria di tali patologie. La maggior parte dei lavori pubblicati in letteratura si riferiscono a pazienti con diagnosi di Artrite Reumatoide AR) e Lupus Eritematoso Sistemico (LES), mentre sono attualmente molto limitati i dati per i soggetti affetti da Sindrome di Sjögren primaria (pSS). Un recente studio epidemiologico su 312 pazienti con SS suggerisce di valutare attentamente il rischio cardiovascolare in quanto i soggetti inclusi nello studio manifestavano un’elevata incidenza di ipertensione arteriosa, diabete mellito e dislipidemia. Solo due studi, peraltro eseguiti su un limitato numero di pazienti e con risultati parzialmente contrastanti, dimostrano la presenza di una disfunzione endoteliale anche nei soggetti con pSS. Attualmente la misurazione non-invasiva dello spessore medio-intimale (IMT) carotideo è considerato un marker clinico precoce di aterosclerosi, la stima della riserva di flusso coronarica (RFC) studiata mediante ecocardiografia transtoracica con stress farmacologico all’adenosina o al dipiridamolo è stata introdotta come marker diagnostico altamente sensibile di coronaropatia, mentre la valutazione sierica di dimetilarginina asimmetrica (ADMA), il principale inibitore endogeno della ossido-nitrico sintetasi, viene utilizzata come markers di funzionalità endoteliale e del microcircolo. Alcuni lavori hanno, inoltre, dimostrato l’elevata sensibilità e specificità della valutazione ultrasonografica delle ghiandole salivari nella diagnostica della pSS ed il proposto score semiquantitativo 0-16 evidenzia una significativa correlazione sia con le alterazioni istologiche parenchimali sia con quelle funzionali. Scopo primario dello studio è stato pertanto di valutare, in una coorte di pazienti affetti da pSS, i markers ecografici e biochimici di interessamento cardiovascolare subclinico e di correlare tali dati con le alterazioni del parenchima ghiandolare ultrasonograficamente rilevabili. Materiali e Metodi. Cinquantatre pazienti (7 maschi e 46 femmine, età media 59,8 anni ,con range 43-80 e durata media di malattia 59,5 mesi con range 6 – 156 mesi) noti per pregressa diagnosi di Sindrome di Sjögren primaria, secondo i criteri AECG, senza anamnesi e/o segni di malattia cardiovascolare in atto ed un gruppo omogeneo di controllo composto da 22 soggetti, senza storia né segni clinici di malattia cardiovascolare o autoimmune sistemica, sono stati inclusi nello studio. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad analisi ultrasonografica della carotide comune con ecografo My Lab 60 (Esaote, Florence, Italy) dotato di sonda-lineare di 2-9 MHz equipaggiato con software in radiofrequenza denominati RF-QIMT (Quality Intima Media Thickness) e RF-QAS (Quality Arterial Stiffness), sviluppati secondo le linee guida del Mannheim Consensus. Le immagini ecocardiografiche trans-toraciche e la valutazione del flusso di riserva coronarica sono state eseguite con ecografo IE33 (Philips Medical Systems, USA) dotato di sonde da 1-2 MHz e da 3-8 MHz, entrambe dotate di seconda armonica. Infine la valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare è stata eseguita con ecografo My Lab 70 (Esaote, Florence, Italy) con sonda lineare 6-18 MHZ. I livelli sierici di VES, PCR, fattore reumatoide, ANA ed ENA sono stati valutati secondo le modalità routinarie mentre i livelli plasmatici di ADMA sono stati determinati usando cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC). Risultati. Entrambi i gruppi si sono dimostrati omogenei per età (59,8 ± 8,5 Vs 59,25 ± 2.08 anni p = 0,8), sesso (46F 7M Vs 16F 6M p = 0,8) e BMI ( 25,5 ± 3,3 Vs 23,69 ± 1.12 p = 0,17), pressione arteriosa (126,66 ± 13,4 Vs 125,61 ± 12,48 p = 0,59 ed 79,4 ± 4,6 Vs 80,45 ± 8,25 p = 0,32) mentre differiva per i valori medi di PCR (3,72 ± 2,89 Vs 0,41 ± 0,09 mg/L p<0,0001), VES (30,25 ± 20,2 Vs 4,8 ± 0.24 p <0,0001) e colesterolo totale (182,77 ± 7,12 Vs 163,33 ± 5,59 p <0,001). Tutti i pazienti affetti da pSS mostravano una positività per gli ANA e l’ 80,4% per gli ENA. La valutazione cardiologica dei due gruppi ha evidenziato come i pazienti affetti da pSS presentassero valori di PWV medi e livelli sierici di ADMA statisticamente superiori a quelle dei controlli (9,2 ± 1,8 m/s Vs 6,8 ± 0,9 m/s p < 0,0001 e 0,76 ± 0,07 μM Vs 0,54 ± 0,05 μM p < 0,0001). I valori medi di RFC osservati, seppur non patologici, si sono rivelati inferiori a quelli del gruppo di controllo (2,6 ± 0,23 Vs 3,2 ± 0,32 p < 0,0001) ed infine, seppur senza differenze statisticamente significative nei valori medi di Q-IMT, l’88,7% (47/53 Vs 12/22 p=0,001) dei pazienti presentava valori medi superiori alla norma. La valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare, attraverso uno score validato, si è dimostrata statisticamente correlato con il BMI (p = 0,001), i valori sierici di ANA (p < 0,0001) e PCR (p = 0,034) ma non con gli indici di danno cardiovascolare subclinico. Conclusioni. Confrontando una coorte di pazienti affetti da pSS, senza storia clinica di accidenti cardiovascolari né anamnesi positiva per fattori di rischio cardiovascolari classici, con un gruppo di controllo omogeneo, si sono rilevate alterazioni statisticamente significative e suggestive per danno intimale pre-aterosclerotico e per una precoce disfunzione sia endoteliale sia dell’elasticità arteriosa. La valutazione ultrasonografica del parenchima ghiandolare, secondo lo score validato in letteratura, quale surrogato sia del danno istologico infiammatorio cronico che di disfunzione ghiandolare, non correla con gli indici presi in considerazione per la valutazione del rischio cardiovascolare subclinico.
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Antonucci, Angela <1977&gt. "Valutazione dello spessore intima-media carotideo come fattore di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da psoriasi moderato-severa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3503/1/antonucci_angela_tesi.pdf.

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Abstract:
Evaluation of carotid artery intima-media thickness in patients affected by psoriasis Psoriasis is associated with an increased risk of atherosclerosis. This study compared subclinical atherosclerosis, evaluating intima-media thickness the of the carotid in psoriasis vulgaris patients and healthy controls using high-resolution ultrasonography and the correlation of this parameter with other cardiovascular risk factors, like insulin resistance and dyslipidemia, METHODS: We will study 40 psoriasis patients, asymptomatic for cardiovascular diseases, and 40 healthy controls matched for age and sex. Intima-media thickness of the common carotid arteries will be measured ultrasonographically. Diabetes mellitus, hypertension, renal failure, a history of cardiovascular or cerebrovascular disease will be exclusion criteria. Subjects who are receiving lipid-lowering therapy, antihypertensive or anti-aggregant drugs, nitrates or long-term systemic steroids will be also excluded. Objective of this study is the evaluation of carotid artery intima-media thickness and its correlation with other blood cardiovascular risk factors in patients affected by psoriasis but asinptomatic for coronary comparing this data with the healthy control subjects. Considering that the presence of psoriasis is an independent risk factor for subclinical atherosclerosis, we want to consider this method of evaluation of cardiovascular risk and to control this risk to prevent IMA.
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Antonucci, Angela <1977&gt. "Valutazione dello spessore intima-media carotideo come fattore di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da psoriasi moderato-severa." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/3503/.

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Abstract:
Evaluation of carotid artery intima-media thickness in patients affected by psoriasis Psoriasis is associated with an increased risk of atherosclerosis. This study compared subclinical atherosclerosis, evaluating intima-media thickness the of the carotid in psoriasis vulgaris patients and healthy controls using high-resolution ultrasonography and the correlation of this parameter with other cardiovascular risk factors, like insulin resistance and dyslipidemia, METHODS: We will study 40 psoriasis patients, asymptomatic for cardiovascular diseases, and 40 healthy controls matched for age and sex. Intima-media thickness of the common carotid arteries will be measured ultrasonographically. Diabetes mellitus, hypertension, renal failure, a history of cardiovascular or cerebrovascular disease will be exclusion criteria. Subjects who are receiving lipid-lowering therapy, antihypertensive or anti-aggregant drugs, nitrates or long-term systemic steroids will be also excluded. Objective of this study is the evaluation of carotid artery intima-media thickness and its correlation with other blood cardiovascular risk factors in patients affected by psoriasis but asinptomatic for coronary comparing this data with the healthy control subjects. Considering that the presence of psoriasis is an independent risk factor for subclinical atherosclerosis, we want to consider this method of evaluation of cardiovascular risk and to control this risk to prevent IMA.
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Castelnuovo, S. "DETERMINANTI DI ATEROSCLEROSI CAROTIDEA IN UNA POPOLAZIONE EUROPEA AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE: ANALISI DEI DATI BASALI DELLO STUDIO IMPROVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150160.

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Abstract:
Background. Since many cardiovascular events occur in asymptomatic individuals and coronary heart disease is often fatal to its debut, the recognition and early treatment of patients at high risk of atherosclerosis represent the first step in reducing the incidence of atherothrombotic events. However, the capability to predict vascular events by using mathematical algorithms able to take into account of more than one risk factor for atherosclerosis is rather limited. Therefore, identification of markers of subclinical atherosclerosis is fundamental. Intima–media thickness or IMT of extracranial carotid arteries, measured by high-resolution B-Mode ultrasound, is the most widely accepted non-invasive marker of subclinical atherosclerosis, which has been used in clinical and epidemiological studies as a surrogate marker of prevalent and incident of coronary heart disease. Since the classical risk factors show poor correlation with carotid IMT (C-IMT), more important determinants of the development and progression of atherosclerosis apparently exist. For example, the lifestyle has a significant importance. Therefore, the identification of the major determinants of atherosclerosis and the study of their effect on the disease itself are extremely important. Aims. To achieve this aim was designed the “IMPROVE study”, a prospective, multicentre, longitudinal and observational study. The primary objective of the IMPROVE study was to investigate whether cross-sectional C-IMT and overall IMT progression are predictors of new vascular events in European individuals at high risk of cardiovascular disease for the presence of at least three conventional vascular risk factors (VRFs). Among the secondary end-points, there was the assessment of the determinants of C-IMT. This PhD thesis reports the results of the baseline analyses of the IMPROVE study to identify the major determinants of increased C-IMT. Methods. A total of 3711 subjects (1935 females and 1776 males, age range 54–79 years) with at least three VRFs were recruited in seven centres in Finland, France, Italy, the Netherlands and Sweden. Collected variables included clinical, biochemical, genetic, socioeconomic, psychological, nutritional and educational data, personal and family history of diseases, drug intake and physical activity. Results. By analysis of covariance, for anthropometric, clinical and lipid variables taken into account, both IMTmean and IMTmax were increased in men than in women and increased progressively with age, blood pressure and quintiles of leukocytes (all p<0.0001). C-IMT decreased progressively with HDL cholesterol (p<0.0001) and increased with LDL cholesterol (p<0.05). Regarding the variables related to nutrition taken into account, both IMTmean and IMTmax were positively associated with consumption of coffee and inversely associated with consumption of wine (all p<0.05). As the variables related to lifestyle concerned, only cigarette smoking (pack-years, years of smoking, number of cigarette smoking per day and years elapsed since smoking cessation) was associated with IMT (all p<0.001). The differences were statistically significant both before and after adjusting the analyses for possible confounding variables and similar results were obtained for all ultrasound variables considered. By multiple linear regression analysis, C-IMT was positively associated with latitude, age, gender, pulse pressure, pack-years and hypertension, and inversely with educational level (all p<0.0001 for IMTmean–max). Latitude was the strongest independent determinant of C-IMT (partial r2 for IMTmean–max =0.109, p<0.0001) and alone accounted for nearly half of the variation explained by the regression model (partial r2 for IMTmean–max =0.243, p<0.0001). The geographical gradient for C-IMT paralleled the well-known north-to-south cardiovascular mortality gradient (r2 for IMTmean =0.96). Conclusion. In a European population of subjects at high cardiovascular risk, among several anthropometric, clinical and lipid variables taken into account, only gender, age, blood pressure, leukocytes, HDL and LDL cholesterol appear to be strong independent determinants of subclinical atherosclerosis. Regarding the variables related to lifestyle and nutrition, only cigarette smoking, type of occupation and, in a less powerful, the consumption of wine and coffee seem to be independent determinants of C-IMT. This study reports an independent association between latitude and C-IMT in a large sample of European individuals presenting with at least three VRFs. The study not only shows that latitude explains a large proportion of the variation in C-IMT but also that the observed geographical gradient is independent of established and novel VRFs. This suggests that unknown mechanisms underlie this geographical gradient, candidates being heritable factors predisposing to (in the North) or protecting from (in the South) atherosclerosis. This study also shows that a large part of the risk for development of atherosclerosis is not explained by traditional risk factors. This finding underscores the importance of continuing the search for novel risk factors. The most likely place to find those risk factors are in genetics and/or environmental factors with a north to south gradient in Europe.
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ANTONELLI, MADDALENA. "Trattamento con metossipolietilenglicole-epoetina beta (c.e.r.a.) ed indici di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica in terapia conservativa." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/209181.

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Abstract:
L’anemia negli uremici è un disordine multifattoriale correlato in primo luogo alla carenza di eritropoietina ed ha spesso come concausa la carenza di ferro, la malnutrizione e lo stato infiammatorio cronico. Questi ultimi tra l’altro sono responsabil della resistenza al trattamento con eritropoietina umana ricombinante, presente in alcuni casi. C.E.R.A, il primo attivatore continuo dei recettori dell’eritropoietina, può correggere l’anemia e mantenere livelli stabili di emoglobina (Hb) ad intervalli di somministrazione mensili per la sua lunga emivita. Scopo del nostro lavoro è stato valutare i possibili effetti del C.E.R.A. sugli indici di danno endoteliale, di infiammazione e di malnutrizione nei pazienti affetti da insufficienza renale cronica (IRC), in terapia conservativa. Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto su 40 pazienti(19F/21M), età media 74,16±5,58 anni, affetti da IRC in stadio3 e 4 K-DOQI. Abbiamo studiato gli effetti di un trattamento prolungato con C.E.R.A su Proteina-C-Reattiva ad alta sensibilità (hs-PCR), alfa-1-glicoproteina-acida, omocisteina, colesterolo totale, HDL e LDL, emoglobina (Hb), albumina, pre-albumina, fibrinogeno, sideremia e ferritina dosati al momento dell’arruolamento (T0), dopo tre mesi (T1) e dopo sei mesi (T2) di trattamento. P<0,05 è stato considerato statisticamente significativo. Risultati: A tre ed a sei mesi è stata osservata una significativa riduzione di omocisteina (T0 27,46±8,42, T1 25,09±8,12, T2 23,52±8,09mcmol/L; p=0,0011 T0 vs T1 and 0,001 T0 vs T2) e hs-PCR (T0 10,28±12,99, T1 6,48±7,99 e T2 4,07±4,47mg/dl; p<0,0001 T0 vs T1 e T0 vs T2). A sei mesi è stata osservata una significativa riduzione del fibrinogeno (T0 413,83±114,30 e T2 354,50±97,48mg/dl; p=0,0066). Tutti gli altri parametri valutati dopo sei mesi di terapia non hanno subito modifiche statisticamente significative. Inoltre, si è osservato un livello ottimale ed una stabilizzazione dei valori di Hb durante l’intero periodo di trattamento (T0 11,09±1,18, T1 11, 19±1,23 e T2 11,03±1,05 g/dl; p=0,69 T0 vs T1 e 0,52 T0 vs T2). Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono che il trattamento con C.E.R.A. può modificare alcuni indici di flogosi e di danno endoteliale normalmente correlati ad un aumentato rischio cardiovascolare nei pazienti da IRC, con meccanismi che sembrano non essere correlati alla correzione dell’anemia.
Aim of study It was to detect a possible direct effect of Continuous Erythropoietin Receptor Activator (C.E.R.A.) on markers of endothelial damage, inflammation and malnutrition in chronic kidney disease (CKD) patients. Patients and methods We investigated the effects of a six-months treatment with C.E.R.A. (120 µg/month) in 21 male and 19 female stage 3 and 4 CKD patients with stable anaemia, aged 64 to 82 years (mean 74,16±5,58) We evaluated hs-CRP, alpha1-acid-glycoprotein, homocysteine, total, HDL and LDL-cholesterol, haemoglobin, albumin, pre-albumin, fibrinogen, serum iron and ferritin The markers of endothelial damage, inflammation and malnutrition were evaluated at baseline (T0) and after three (T1) and six months (T2) The stable anaemia correction was previously achieved with other erythropoietin stimulating agents (darbepoetin-α, 30 µg/week). Baseline Body Mass Index was also calculated. p<0.05 was considered significant. Results At 3 and 6 months we observed a significant reduction of homocysteine (T0 27.46±8.42 T1 25.09±8.12 and T2 23,52±8.09 mcmol/L; p=0,0011 T0 vs. T1 and 0,001 T0 vs. T2) and hs-CRP (T0 10.28±12.99, T1 6.48±7.99 and T2 4.07±4.47mg/dl; p<0,0001 T0 vs. T1 and T0 vs. T2). At 6 months we observed also a significant decrease of fibrinogen (T0 413.83±114.30 and T2 354.50±97.48 mg/dl, p=0,0066). Other markers were not significantly modified after 6-months of C.E.R.A treatment. In particular, plasma haemoglobin remained stable during the whole investigation period (T0 11.09±1.18, T1 11.19±1.23 and T2 11.03±1.05g/dl; p=0.69 T0 vs. T1 and 0.52 T0 vs.T2). Conclusions Renal anaemia is a multifactorial disorder related either to erythropoietin deficiency either to inflammation and malnutrition (reduced response to erythropoietin). Our results suggest that treatment with C.E.R.A. may influence some markers of inflammation and endothelial damage usually related to cardiovascular risk in renal patients, with a mechanism that seems unrelated to anaemia correction.
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Book chapters on the topic "Algoritmi di rischio cardiovascolare"

1

Salvi, Paolo. "Pressione centrale e rischio cardiovascolare." In Onde di polso, 91–108. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2424-3_7.

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2

Compare, Angelo. "L’azione moderatrice della relazione di coppia sul rapporto tra depressione e rischio cardiovascolare: un modello evidence-based." In Relazione di coppia e malattia cardiaca, 93–123. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-2303-1_6.

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