Academic literature on the topic 'Accordi amministrativi'
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Journal articles on the topic "Accordi amministrativi"
Jemielity, Witold. "Dziesięciny kościelne w Królestwie Polskim." Prawo Kanoniczne 40, no. 3-4 (December 10, 1997): 239–62. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.07.
Full textSavoldi, Paola. "Efficienza amministrativa, beni pubblici e interessi mafiosi." TERRITORIO, no. 63 (December 2012): 33–37. http://dx.doi.org/10.3280/tr2012-063006.
Full textMeldolesi, Luca. "Una nota per la riforma dello Stato: quarta libertŕ e federalismo democratico." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 1 (July 2009): 7–31. http://dx.doi.org/10.3280/sa2009-001002.
Full textDi Martino, Mirko, Alessandro Capone, Pierluigi Russo, Luca Degli Esposti, Pierluigi Ceccarelli, Stefano Buda, Ezio Degli Esposti, and Luciano Caprino. "La farmacoutilizzazione delle statine nella pratica clinica: risultati di uno studio di popolazione condotto su database amministrativi e di medici di medicina generale." Farmeconomia. Health economics and therapeutic pathways 4, no. 1S (May 15, 2003): 15–23. http://dx.doi.org/10.7175/fe.v4i1s.1033.
Full textClodio Enre. "Tra arbitrato brasiliano e arbitrato europeo: uno studio sull'Agenzia nazionale delle telecomunicazioni (ANATEL) e sull'Ufficio delle comunicazioni (UFCOM)." International Journal of Science and Society 4, no. 4 (October 27, 2022): 183–94. http://dx.doi.org/10.54783/ijsoc.v4i4.564.
Full textMenis, Claudio. "Les rapports entre le droit communautaire et la nouvelle loi italienne relative à la protection de la concurrence." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 79–92. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344974.
Full textCharrier, Guy. "Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.
Full text"Diritto italiano. Diritti civili." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 3 (December 2011): 126–38. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003010.
Full textCasini, Marina, Emma Traisci, and Silvia Bosio. "L'Ordinanza del Tribunale di Bologna (29 giugno 2009) in tema di diagnosi genetica preimpianto nel contesto della giurisprudenza sulla Legge 40/2004." Medicina e Morale 58, no. 6 (December 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.228.
Full textComoretto, Nunziata, and Antonio G. Spagnolo. "Il nuovo Codice deontologico dell’infermiere: una lettura etico-deontologica." Medicina e Morale 58, no. 4 (August 30, 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.238.
Full textDissertations / Theses on the topic "Accordi amministrativi"
Corigliano, Fabio. "La politicità dell'agire amministrativo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425969.
Full textSANTACROCE, C. P. "Il recesso dagli accordi tra pubbliche Amministrazioni. Profili di diritto interno e comparato." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3427090.
Full textIl fenomeno della diffusione degli accordi tra pubbliche Amministrazioni nell’azione e nell’organizzazione dei pubblici poteri è stato già da tempo e da più parti messo in luce, trovando fondamento – secondo le più attente speculazioni dottrinali condotte sul tema – in una trasformazione ordinamentale in senso pluralistico ed autonomistico. Alle radici dell’incremento dell’uso di moduli convenzionali nei rapporti tra soggetti pubblici, infatti, vi sarebbe l’affermarsi di un pluralismo effettivo e (tendenzialmente) paritario, dovuto sia al passaggio al c.d. “Stato pluriclasse”, sia agli effetti delle spinte autonomistiche che hanno condotto ad un graduale e progressivo riconoscimento di un ambito di concreta autonomia a favore degli enti territoriali minori. Le conseguenti moltiplicazioni e frammentazioni delle funzioni amministrative – con la ripartizione di esse tra distinti centri di potere – sarebbero, dunque, alla base dell’emersione dell’esigenza di ricorrere sempre più spesso a forme di collaborazione tra le diverse pubbliche Amministrazioni coinvolte in forza delle rispettive attribuzioni, onde pervenire ad una ricomposizione delle funzioni e delle competenze frammentatesi in attuazione dei principi del c.d. pluralismo istituzionale e del decentramento (artt. 5 e 114 Cost.). Il legislatore nazionale, nel farsi interprete di detta esigenza, è dapprima intervenuto mediante l’introduzione nell’ordinamento di fattispecie consensuali “ad operatività settoriale” (si considerino, a titolo esemplificativo, talune delle disposizioni di cui al d.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, nonché quanto originariamente previsto dalla legge 1 marzo 1986, n. 64, in tema di intervento straordinario per il Mezzogiorno) ed in vario modo denominate (intese, convenzioni, accordi di programma, etc.), per poi giungere, con l’approvazione della legge sul procedimento amministrativo (l. n. 241/1990), ad una generalizzazione del principio della collaborazione consensuale tra pubbliche Amministrazioni, attraverso l’immissione dell’art. 15 di detta legge, volta a conferire ampia copertura legislativa alla conclusione di accordi tra soggetti pubblici per lo svolgimento di attività di interesse comune. Il comma 1 del richiamato articolo di legge sembra assegnare, in effetti, un riconoscimento generale all’eventualità che due o più enti pubblici decidano di addivenire ad una regolamentazione concordata dell’esercizio dei poteri amministrativi loro attribuiti. La normativizzazione della categoria giuridica degli accordi tra pubbliche Amministrazioni e, contestualmente, della disciplina legislativa ad essi applicabile (a mezzo del rinvio operato dall’art. 15, comma 2 della l. n. 241/1990, a talune delle disposizioni dettate dall’art. 11 della stessa legge, in tema di accordi tra p. A. e privati), seppur definitivamente risolutiva della questione preliminare circa l’ammissibilità dogmatica di fattispecie consensuali aventi ad oggetto l’esercizio di potestà pubbliche, si ritiene non abbia contribuito a risolvere taluni interrogativi che, pur se in parte già affrontati dalla dottrina amministrativistica italiana, non hanno ad oggi ancora trovato risposte univoche. Trattasi di problematiche che, partendo da questioni di teoria generale concernenti l’esatta qualificazione giuridica degli accordi in oggetto, incidono direttamente sull’individuazione dell’insieme di regole e principi giuridici cui detti accordi debbano ritenersi assoggettati. Obiettivo principale della tesi di dottorato è, pertanto, proprio quello di affrontare il problema dell’inquadramento dogmatico degli accordi tra pubbliche Amministrazioni, per poi delinearne il relativo regime giuridico applicabile. Affrontato preliminarmente il tema della natura giuridica delle fattispecie consensuali in esame – rispetto al quale, è qui il caso di ribadirlo, l’elaborazione dottrinale italiana non consente, ad oggi, la formulazione di una conclusione univoca –, l’indagine è mossa dall’intento di individuare lo “statuto giuridico” degli accordi tra pubbliche Amministrazioni, verificando, da un lato, il grado di applicabilità delle disposizioni e dei principi di derivazione civilistica espressamente richiamati (per rinvio) dagli artt. 15 e 11 della l. n. 241/1990, e dall’altro, l’incidenza dei “contrappesi” pubblicistici volti a garantire la costante funzionalizzazione dell’uso del potere amministrativo al perseguimento degli interessi pubblici della cui cura risultino attributarie le Amministrazioni “contraenti”. Il tentativo è quello di stabilire, pertanto, la misura e il modo attraverso cui bilanciare, nelle diverse fasi della negoziazione, della conclusione e dell’esecuzione degli accordi tra soggetti pubblici, la contestuale operatività di principi pubblicistici e principi civilistici, al fine non solo di dar conto della complessità dei problemi sin qui già evidenziati dalle più recenti elaborazioni dottrinali, ma di proporre nuove opzioni interpretative in grado di fornire una soluzione alle questioni ad oggi lasciate ancora irrisolte o sullo sfondo. Tra queste ultime, pare opportuno evidenziare come spicchino per particolare problematicità – e sono state, pertanto, oggetto di particolare attenzione nell’ambito dell’attività di ricerca – le tematiche della vincolatività delle statuizioni convenzionali concordemente individuate dalle pubbliche Amministrazioni “stipulanti”, e della perdurante titolarità, in capo alle stesse, dei tipici poteri di autotutela posti a garanzia della già richiamata funzionalizzazione del potere amministrativo al pubblico interesse. Il mancato rinvio, da parte dell’art. 15, comma 2 della l. n. 241/1990, alla norma di cui all’art. 11, comma 4 della stessa legge (sulla facoltà dell’Amministrazione di recedere, per sopravvenienze di pubblico interesse e comunque previo indennizzo, dall’accordo stipulato con un soggetto privato) ha determinato incertezze interpretative di assoluto rilievo. Sul punto, infatti, possono ad oggi registrarsi almeno due distinti orientamenti dottrinali. Secondo una prima interpretazione, il mancato rinvio alla disposizione sul recesso contenuta nel suddetto art. 11, comma 4 della l. n. 241/1990 sarebbe diretto a sancire l’impossibilità, per i soggetti pubblici contraenti, di sottrarsi unilateralmente – seppur per sopravvenuti motivi di pubblico interesse – all’osservanza delle determinazioni convenzionalmente pattuite. Il che troverebbe giustificazione – secondo detta ricostruzione – nel valore “equiordinato” degli interessi pubblici in gioco, rispettivamente perseguiti dalle diverse parti dell’accordo. Secondo altra parte della dottrina, invece, l’omesso richiamo della suddetta disposizione sul potere di recesso non sarebbe da interpretarsi quale ostacolo ad un suo concreto esercizio, bensì come implicito riconoscimento dell’esclusione della sussistenza dell’obbligo, per l’Amministrazione recedente, di corrispondere un indennizzo a favore delle Amministrazioni che siano chiamate a subire detto recesso. In verità, entrambi i richiamati orientamenti non appaiono soddisfacenti. Se da un lato, infatti, la tesi circa un implicito divieto di recesso nei rapporti convenzionali tra pubbliche Amministrazioni – pur nella sopravvenienza di ragioni di pubblico interesse – si scontra evidentemente in modo insanabile con la già richiamata esigenza di garantire la relazione funzionale tra uso dei poteri amministrativi e perseguimento degli interessi pubblici, dall’altro, l’esclusione, per l’Amministrazione recedente, dell’obbligo di corresponsione di un indennizzo a favore delle altre parti dell’accordo destinatarie del recesso, non pare sia supportata da alcuna adeguata motivazione che spieghi la non indennizzabilità degli (eventuali) danni patrimoniali causati dall’Amministrazione che decida di liberarsi unilateralmente dagli impegni assunti in via pattizia.
CORDOVA, GIOVANNA. "GLI ACCORDI TRA IL CITTADINO E L'AMMINISTRAZIONE: I LIMITI ALL'AUTONOMIA NEGOZIALE E GLI ONERI ESORBITANTI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/123245.
Full textThe thesis reconstructed the theme of the exercise of administrative power by consensus. We started from the observation that in the current scenario the action of the administration according to negotiated models has become increasingly widespread. More specifically, in the absence of a rule that regulates the process of forming the public agreement, the research investigated what are the powers due to the administration andthe citizen in the preparatory phase to the conclusion of the agreement. It was also highlighted how we are witnessing a phenomenon of expansion of the institute under consideration even beyond the regulatory dictate. The research also addressed the issue of the possible contents of public agreements and identified the contractual clauses that are most frequently included in conventional documents, among which the focus was on the clauses containing the cd. "exorbitant charges". The central question is whether and to what extent the public administration can, through these clauses, achieve greater results than those achievable by unilateral administrative measure, without violating the principle of legality. Theadministrative case-law, which currently prevails, considers that these clauses are fully legitimate as the result of the free consent of the private individual. The analysis had as a reference point of all the research the question of whether and how the consensual principle can be combined with the principle of legality. Finally, the research concerned the identification of limits to the negotiating autonomy of the private sector and the administration.
DI, PIERRI Marica. "Cambiamenti climatici e diritti umani. Il paradigma della Giustizia climatica e il ruolo delle climate litigations per la protezione dei diritti umani nel contesto clima-alterato." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2021. https://hdl.handle.net/10447/514951.
Full textTo what extent do the increasingly widespread, pervasive and dramatic impacts of climate change, jeopardise the resilience of the universally recognised human rights system? This research aims to discuss climate change challenges and what legal instruments are currently available to guarantee the full protection of fundamental rights in the new climate-altered context. The anthropogenic nature of climate change is a fundamental ground of this research: the relevance of the climate emergency in the current global scenario is in fact documented by decades of scientific evidence and series of accredited data, systematised and disseminated by research entities and international organisations. The review of the large number of available reports and the selection of the most relevant and accredited data constitute the skeleton of solid evidence on which this research is based. Since The Limits to Growth Report in 1972, countless publications have highlighted the dangers posed by the environmental incompatibility of the economic model with the full protection of human rights. Climate change emphasizes such incompatibility and increasingly threatens the enjoyment of most fundamental rights, including the right to life, health, a healthy environment, food, clean water and self-determination. International organisations, including the UN Human Rights Council, have affirmed and recognised that climate impacts have direct and indirect implications on the effective enjoyment of universal rights. For at least two decades, the United Nations, through its agencies, bodies and activities, have been trying to induce member states to coordinate and multiply their efforts to combat climate change to guarantee the protection of climate-related rights. Following the evolution of the human right to a healthy environment, the doctrinal discussion that arose around the emerging need for protection has been oriented towards the reinterpretation of existing cases in the light of current climate profiles. Alongside this effort of re-signification and specification, the push, coming from many sources, for the recognition of a specific "human right to a safe climate" appears very relevant. The theoretical register through which the analytical reading of the process of affirmation of the new demands is presented is that of Political Ecology, which provides an integrated approach to the reading of environmental issues, using elements of analysis borrowed from sociological and anthropological studies, political science, economics and legal science. Such perspective responds to the need to highlight the connections between political, social and economic factors and ecological challenges, paying particular attention to the effects of environmental threats in terms of justice, discrimination, socio-economic impoverishment and the role of social actors. This relationship is particularly relevant for the full understanding of the climate change phenomenon (both in terms of asymmetry of responsibilities and asymmetry of impacts) and for the identification of effective responses to counter the multiple social implications of global warming. The same kind of integrated perspective between environment, rights, vulnerability, social, political and economic factors, although with different origins and aims in principle, has led to the affirmation of the paradigm of first Environmental Justice and then Climate Justice. These notions are based on the observation of an unequal distribution of environmental and climate risks and impacts - which systematically penalises the most vulnerable sectors of the world's population with greater severity - and constitute the theoretical reference for this study. From a more strictly legal point of view, in addition to the reconstruction of the main stages of the international debate on the relationship between human beings and the environment, this research traces the path that led from the affirmation of the concept of sustainable development to the possibility of legally qualifying - and defend in court - the rights of future generations. The focal point of the excursus is the examination - with particular reference to the documents drawn up by UN bodies (Human Rights Council, General Assembly, Special Rapporteurs' Reports, etc.) - of the stratified links between climate change and the protection of human rights, as well as the existence and configurability of a human right to a stable and safe climate. The legal foundations, the contents and the potential in terms of effectiveness of the protection of such a right are widely argued in this study. The declination of the link between human rights and climate change through the recognition of a specific human right to a safe climate becomes stronger also in the light of the importance assumed by the judicial route to climate justice. In the last decade, legal actions in the climate field have become a tool for claiming and asserting the protection of individuals and communities from the impacts of climate change, used by civil society with increasing frequency and capillarity. The aforementioned scientific evidence shows that a drastic and rapid reduction in greenhouse gas (GHG) emissions is essential to avoid an irreversible imbalance in the climate system and to avert the consequences that ensue. Despite the international instruments in place and the existing national regulations, GHG emissions’ reduction has not yet taken place, a sign of the widespread inertia that is incompatible with a timely reversal of climate change. Consequently, this type of legal dispute aims to involve judicial bodies by calling on judges to play an active role in combating global warming. The examination of the theoretical orientations and the in-depth study of the different legal approaches and cultures from the vast and constantly evolving field of climate litigation, carried out by means of an extensive international cases study, traces a comprehensive overview of the new legal field, highlighting its relevance, trends, challenges, legal issues and perspectives. The rethinking of the role of law as a function of the containment of uncertainties about the future posed by climate change appears to be a central perspective to which this study aims to contribute; the basic question to be addressed is whether in a legal system capable of fully reflecting the scope of such urgency, climate inaction can be considered a violation of human rights and with what consequences. In a multi-dimensional climate governance system, climate litigation stands as a new and useful element and constitutes a valuable tool for the realisation of Climate Justice.
ORLANDO, TECLA. "Consensualità e accordi di programma." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/2158/866803.
Full textMALANDRINO, ANNA. "La cooperazione tra pubbliche amministrazioni ed in particolare tra amministrazioni aggiudicatrici del settore sanitario nell'Unione europea." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2318/1559634.
Full textMOTOLESE, ROCCO. "L’amministrazione per accordi nell’esperienza urbanistica." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1467314.
Full textBooks on the topic "Accordi amministrativi"
Greco, Guido. Accordi amministrativi: Tra provvedimento e contratto. Torino: G. Giappichelli, 2003.
Find full textCorletto, Daniele. Gli accordi amministrativi tra consenso, conflitto e condivisione. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2012.
Find full textManfredi, Giuseppe. Accordi e azione amministrativa. Torino: G. Giappichelli, 2001.
Find full textDamonte, Roberto. Atti, accordi, convenzioni nella giustizia amministrativa. Padova: CEDAM, 2002.
Find full textDamiani, Ernesto Sticchi. Attività amministrativa consensuale e accordi di programma: Ernesto Sticchi Damiani. Milano: Giuffrè, 1992.
Find full textFederico, Andrea. Autonomia negoziale e discrezionalità amministrativa: Gli accordi tra privati e pubbliche amministrazioni. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 1999.
Find full textLolli, Alessandro. L'amministrazione attraverso strumenti economici. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg240.
Full textBook chapters on the topic "Accordi amministrativi"
Galetta, Diana-Urania, and Paolo Provenzano. "Administrative Procedure and Judicial Review in Italy." In Judicial Review of Administration in Europe, 62–64. Oxford University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198867609.003.0010.
Full textConference papers on the topic "Accordi amministrativi"
Buda, Chiara. "Cittadinanze sospese e diritto alla cittá: suspended citizenship and the right to the city." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7905.
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