Academic literature on the topic 'Abbandono degli studi'

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Journal articles on the topic "Abbandono degli studi"

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Tekavčić, Pavao. "Giuseppe Francescato, Saggi di linguistica teorica e applicata, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1996, 260 pagine." Linguistica 37, no. 1 (December 1, 1997): 132–35. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.37.1.132-135.

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Abstract:
Il noto linguista italiano, ordinario di glottologia e dialettologia italiana all' Università di Trieste, raccoglie nel presente volume 26 suoi studi, pubblicati in precedenza (1959-1990) e in parte difficilmente accessibili (p. 3; in seg. senza p.). Gli studi sono stati selezionati dall'autore stesso, al momento dell' abbandono dell' attività ufficiale per lo status di professore emerito (ib.) e con lo scopo di offrire un quadro dello sviluppo del proprio pensiero e della corrispondente ricerca scientifica. Le quattro sezioni in cui si divide il volume riflettono i principali interessi del Nostro; esse sono precedute dalla prefazione e dalla Tabula Gratulatoria (3-8) e seguite dalla bibliografia (231-252), dall'indice dai nomi (255-258) e dall' indice generale ossia sommario (259-260), nel quale per ognuno degli studi riprodotti è indicato l' anno della prima pubblicazione, che consente di individuare il titolo nella bibliografia di G. Francescato (238-241).
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Ricchiardi, Paola, Emanuela M. Torre, Lara Colombo, Marilena Dellavalle, Chiara Ghislieri, and Paola Torrioni. "Educatori, assistenti sociali, psicologi e insegnanti: uno strumento per l'autovalutazione delle rappresentazioni professionali degli studenti." EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no. 1 (April 2021): 49–64. http://dx.doi.org/10.3280/erpoa1-2021oa11510.

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Abstract:
Le professioni in ambito socio-psico-educativo presentano in Italia percorsi di studio distinti, in ragione della necessità di formare professionisti con un profilo di competenze differenziato. Tuttavia le professioni definite "di cura", educative o "del sociale", vengono spesso considerate simili dagli studentiche si stanno orientando verso le stesse, in virtù di un presunto denominatore comune, connesso soprattutto al valore professionale trasversale dell'essere di aiuto agli altri e ai destinatari delle "azioni educative o di cura" (es. bambini, soggetti fragili). Non è infrequente riscontrare misconcezioni erappresentazioni errate non solo in fase di orientamento, ma anche negli studenti che sono già arrivati oltre la metà del proprio percorso di studi, con il rischio di generare abbandono, transizione tra più corsi o insoddisfazione professionale a medio e lungo termine. Risulta dunque importante accompagnare in maniera adeguata gli studenti a scegliere l'ambito professionale più rispondente alle proprie propensioni e attitudini, attraverso l'impiego di specifici strumenti di autovalutazione. A tal fine è stata predisposta una scala di autovalutazione per le professioni socio-psico-pedagogiche. Lo strumento è stato somministrato agli studenti del secondo/terzo anno dei percorsi di studio implicati (Scienze dell'educazione, Scienze e tecniche psicologiche, Servizio sociale e Scienze della formazione primaria), per individuare le misconcezioni che permangono più frequentemente, sulla base delle quali sono stati costruiti percorsi orientativi per le secondarie.
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Lombardi, Lavinia, Giuseppe Grossi, Lorenza Isola, Enrico Iuliano, Monica Mercuriu, Cristiana Patrizi, Giuseppe Romano, Valeria Semeraro, and Carlo Buonanno. "Fattori predittivi del drop-out: accettabilità e impegno nel parent training." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 46 (July 2020): 87–110. http://dx.doi.org/10.3280/qpc46-2020oa10163.

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Abstract:
L'obiettivo di questa revisione è identificare metodi efficaci per migliorare l'impegno e l'adesione delle famiglie ai programmi di parent training (BPT). Nonostante la letteratura indichi risultati positivi, spesso le famiglie mostrano uno scarso impegno, fino a giungere a un precoce abbandono del percorso terapeutico. Ciò comporta una serie di conseguenze negative per le famiglie, i clinici, la ricerca e il servizio sanitario nazionale. La letteratura, ad oggi, individua alcuni fattori predittivi del drop-out e varie componenti da includere nei parent training per aumentare l'impegno e l'adesione alle procedure di intervento. Tra strategie di coinvolgimento, alcuni autori suggeriscono l'utilizzo di un promemoria degli appuntamenti, brevi discussioni iniziali sulla necessità di impegnarsi, metodi di coinvolgimento dei sistemi familiari, adattamenti strutturali del programma, incentivi finanziari, aumento del supporto familiare e colloqui motivazionali. Nonostante i programmi BPT abbiano un'elevata efficacia nel cambiamento del comportamento genitoriale, la letteratura evidenzia elevati livelli di drop-out, ragion per cui gli studi presentati hanno piccoli campioni che limitano il potere statistico e la generalizzabilità dei risultati.
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Berry, Joanne. "The conditions of domestic life in Pompeii in AD 79: a case-study of Houses 11 and 12, Insula 9, Region I." Papers of the British School at Rome 65 (November 1997): 103–25. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010606.

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Abstract:
LE CONDIZIONI DELLA VITA DOMESTICA A POMPEI NELL'ANNO 79 d.C.: UN CASO DI STUDIO DELLE CASE 11 E 12, INSULA 9, REGIONE IQuesto articolo discute delle condizioni di vita a Pompei negli ultimi anni prima della sua distruzione dall'eruzione del Vesuvio. Si tratta di un argomento di difficile interpretazione, per il quale molte diverse teorie esistono, molte delle quali sono basate su evidenza aneddotica e/o comparativa. In contrasto, l'ipotesi presentata in questo articolo si basa sullo studio di due case collegate nella Regione I e prende in considerazione tutta l'evidenza disponibile: vecchie fotografie di scavo, resti di manufatti del 79 d.C., le strutture attualmente ancora in piedi e i risultati degli scavi del 1995 e 1996. L'evidenza disponibile è, di fatto, contraddittoria: all'interno delle stesse case vi sono segni di commercio a grande scala e di restauro, ma anche di abbandono e distruzione. Viene suggerito che queste contraddizioni possono essere spiegate con un terremoto negli ultimi mesi, o perfino settimane, prima della distruzione finale di Pompei. Gli abitanti della città dovevano aver avuto difficoltà ad affrontare la distruzione ed il caos causate da questo terremoto. Risposte individuali ad i danni causati dal terremoto sarebbero state dipendenti da numerosi fattori, quali le possibilità economiche a sostenere le riparazioni, di conseguenza l'evidenza delle due case esaminate riflette solo una delle possibili risposte. Si conclude che un numero maggiore di studi di case individuali in tutti i loro aspetti è necessario prima che si possa pienamente capire l'impatto collettivo e le conseguenze dell'attività sismica per la vita della città negli anni precedenti al 79 d.C.
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La Mantia, T., G. Oddo, J. Rühl, G. Furnari, and R. Scalenghe. "Variation of soil carbon stocks during the renaturation of old fields: the case study of the Pantelleria Island, Italy." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no. 1 (March 21, 2007): 102–9. http://dx.doi.org/10.3832/efor0433-0040102.

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Cerone, Roberta. "Un committente catalano nel monastero di Santa Scolastica a Subiaco: Lluís de Prades e la cappella degli Angeli." Locus Amoenus 19 (March 11, 2022): 23–38. http://dx.doi.org/10.5565/rev/locus.442.

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Abstract:
La cappella degli Angeli in Santa Scolastica a Subiaco costituisce una testimonianza artistica assai significativa, sia per la presenza del ciclo dipinto a tema angelico, un tema iconografico raro nel contesto peninsulare di quegli anni, sia per il carattere del luogo, che ingloba una grotta alla base della fabbrica abbaziale. L’importanza dell’oratorio è legata però soprattutto alla figura del committente, il vescovo di Mallorca Lluís de Prades, che si rifugiò a Subiaco nel terzo decennio del Quattrocento, dopo aver abbandonato la fazione avignonese dello scisma, e che qui fu sepolto dopo la morte a Roma nel 1429. Studi recenti hanno già proposto significativi collegamenti tra la cappella sublacense e il mondo aragonese, ma in questa sede un rinnovato sguardo alla figura del prelato e al suo retaggio culturale rende possibile comprendere la natura di questo luogo e il significato delle pitture. Il presente studio, dunque, si concentrerà dapprima sulla vicenda biografica del vescovo tra Spagna e Italia, quindi sulla ricostruzione del tessuto delle sue relazioni politiche e culturali. Si passerà quindi ad analizzare la peculiare architettura della cappella e il ciclo dipinto dal punto di vista formale e soprattutto iconografico, e si presenteranno alcune ipotesi di lettura dei dipinti, e del luogo che li accoglie, in relazione alla figura del loro committente.
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Biorcio, Roberto, and Paolo Natale. "LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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Abstract:
IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Stefani, Maria, Grazia Maria Cerbo, Sandra Mallone, and Domenico Di Lallo. "Description of psychiatric outpatient services in the Lazio region in the years 1989-1992." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no. 1 (April 1996): 38–45. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003924.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo - Scopo dello studio è quello di descrivere nel tempo l'attività delle strutture ambulatoriali psichiatriche del Lazio. Disegno - Studio descrittivo. Setting - Sono stati analizzati 21 Dipartimenti di Salute Mentale del Lazio nel periodo 1989-92. La fonte dei dati è rappresentata da una scheda riassuntiva mensile dell'attivita dell'ambulatorio. Principali misure utilizzate - Distribuzione di frequenze e tassi di prevalenza ed incidenza. Risultati - La prevalenza e l'incidenza dell'utenza in trattamento aumentano nel periodo considerate Il tasso di prevalenza annuale (per 100.000 residenti) era pari a 900 nel 1989 e 1020 nel 1992, con un incremento del 13% . Il tasso di incidenza annuale è aumentato da 517 nel 1989 a 564 nel 1992, quello di prevalenza di punto da 410 nel 1989 a 540 nel 1992. Il tipo di risposta più frequente data dal servizio è quella di accoglimento e colloquio che rappresenta negli ultimi tre anni circa il 55% del totale delle risposte. Sul totale degli utenti in carico nell'anno, circa il 25% concludono il trattamento; di questi circa il 75% interrompe il trattamento per abbandono. Nel 1992, il 28% dei soggetti conclude il trattamento con diagnosi di psicosi, il 69 % con quella di nevrosi ed il 3% con diagnosi di ritardo mentale (oligofrenia); rimane ancora elevata la quota di trattamenti conclusi con diagnosi sconosciuta. Conclusioni - L'aumento osservato dei tassi di incidenza e prevalenza puo essere determinato da numerosi fattori come l'aumento della domanda espressa, la maggiore efficienza dei servizi, e la migliore sensibilita di notifica del Sistema Informativo. Il fenomeno dei trattamenti interrotti necessita di essere ulteriormente approfondito valutando l'interazione esistente tra modalita terapeutiche e caratteristiche individuali dell'utenza.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Landi, Andrea. "Street knowledge. Stories, codes and street life / Conoscere la strada. Storie, codici e vita di strada / Conocer la calle. Historias, códigos y vida callejera." Rivista di Psicopatologia Forense, Medicina Legale, Criminologia, September 30, 2019. http://dx.doi.org/10.4081/psyco.2019.45.

Full text
Abstract:
This work, besides making a careful examination, represents a real journey inside of a world that has gone through times and places, broke patterns of the past to live without, has undergone changes and revolutions, has known love to destroy hatred, is the knowledge of the movement, the movement of the body and mind ... is the hip hop!! The word "hip hop" contains the term "movement", that it is not only part of its meaning, but is what it represents. The hip hop, in fact, is born and begins to move from a road, or rather from a more restricted and circumscribed place, a house in the neighborhood between you forgotten and abandoned, the Bronx, to spread and take over the entire world. The importance of this phenomenon resides in the factor, that in the early 70s its creators and founders were all teenagers. The world of hip hop, which now affects and imposes itself in the world of fashion, music, language and society, was founded by young people. The hip hop was born from young adolescents of New York and took the world by storm. Over the years he has found a way to break down the barriers that surrounded him, being able to fit into so universal culture and to influence it and change it profoundly. It changed the way we live and stand in the street: from clashes and territories conquests, to a no more shots of gunfire, but sound of scratch and spray. It moved the people making them move and do not die. It moved crew and no gang. It moved minds to create and invent steps, rhymes and lines. It moved fashions, cultures and thoughts uniting and not dividing them. This journey from the gang to the crew begins by providing the reading and analysis keys with which is possible understand and thoroughly investigate birth, origin, causes and evolution of the gang going from New York suburbs up to the main Italian cities. The route continues by examining how many of these gangs have abandoned the path of violence undertaking a new way of re-socialization through the hip hop culture and how this phenomenon is rooted in the world. Through calligraphic analysis, interviews with writers, life stories of street people and contributions on DJing and legality, the journey ends interpreting and expressing the thoughts on the studies and on the investigations examined. RiassuntoQuesto lavoro, oltre a compiere un’attenta disamina, rappresenta un vero e proprio viaggio all’interno di un mondo che ha attraversato tempi e luoghi, ha rotto schemi del passato per vivere senza, ha subito evoluzioni e rivoluzioni, ha conosciuto l’amore per distruggere l’odio, è la conoscenza del movimento, il movimento del corpo e della mente... è l’hip hop!! La parola “hip hop”, contiene al suo interno il termine “movimento” che non solo fa parte del suo significato, ma è ciò che rappresenta. L’hip hop, infatti, nasce ed inizia a muoversi da una strada, anzi da un luogo ancora più ristretto e circoscritto, una casa nel quartiere tra i più dimenticati ed abbandonati, il Bronx, per diffondersi e conquistare il mondo intero. L’importanza di questo fenomeno risiede nel fattore che nei primi anni '70 i suoi creatori e fondatori erano tutti adolescenti. Il mondo dell’hip hop, che oggi influenza e s’impone nella moda, nella musica, nella lingua e nella società nel suo complesso, fu fondata da giovani. L'hip hop nacque tra giovani adolescenti newyorkesi e prese d'assalto il mondo. Nel corso degli anni ha trovato il modo di abbattere le barriere che lo circondavano, riuscendo ad inserirsi nella cultura in modo universale ed a influenzarla e mutarla profondamente. Ha cambiato il modo di vivere e stare in strada: da scontri e conquiste di territori, a non più spari di pistole, ma a ritmo del suono di scratch e spray. Ha mosso le persone facendole muovere e non morire. Ha mosso crew e non gang. Ha mosso menti per creare ed inventare passi, rime e linee. Ha mosso mode, culture e pensieri unendoli e non dividendoli. Questo viaggio dalle gang alle crew inizia fornendo le chiavi di lettura e d’analisi con le quali è possibile comprendere ed approfondire accuratamente nascita, origine, cause ed evoluzione delle gang passando dalle periferie newyorkesi fino ad arrivare alle principali città italiane. Il percorso prosegue esaminando come molte di queste gang abbiano abbandonato la strada della violenza intraprendendo un nuovo modo di risocializzazione attraverso la cultura dell’hip hop e come questo fenomeno si sia radicato in tutto il mondo. Attraverso analisi calligrafiche, interviste di writers, racconti di vita di gente di strada e contributi sul Djing e sulla legalità, il viaggio si conclude interpretando e esprimendo delle riflessioni sugli studi e sulle indagini prese in esame. ResumenAdemás de una cuidadosa análisis, este trabajo cumple un verdadero viaje en un mundo que ha recorrido el tiempo y el espacios, no ha seguido los patrones del pasado, ha sufrido evolución y revolución, ha experimentado el amor para destruir el odio; se trata de la comprensión del movimiento, un paso del cuerpo y de la mente... es el hip hop! La palabra “hip hop” no sólo significa “movimiento”, sino es también lo que representa. De hecho, el hip hop tiene origen en la calle y de aquí empieza a moverse; en realidad, el hip hop nace de un espacio confinado y limitado, una casa en un barrio olvidado y abandonado - el Bronx - y a partir de ahí se difunde y conquista el entero mundo. El valor de este fenómeno es que, a principio de los setentas, su creadores y fundadores eran jóvenes. El mundo del hop hop, que hoy influye y se impone en la moda, la música, el lenguaje y la sociedad en su conjunto, fue fundado por jóvenes. El hip hop nació entre los adolescentes neoyorquinos, difundiéndose en todo el mundo. A lo largo del tiempo, ha roto las barreras que lo rodeaban, se ha integrado en la cultura universal, influenciándola y cambiándola. El hip hop ha mudado el vivir y el estar en la calle, substituyendo el enfrentamiento y la conquista de territorios a sonidos de disparos por schratch y aerosol. El hip hop ha animado la gente a moverse y no ha dejado morirle. Ha traslado equipos y no bandas. Ha condujo las mentes para crear e inventar pasos, rimas y líneas. Ha movido modas, culturas y pensamiento, uniéndole y no dividiéndole. Este viaje, que empieza con las bandas y termina con equipos, tiene su inicio mediante claves de lectura y análisis con las que se puede entender e investigar el nacimiento, origen, causas y evolución de las bandas que van desde los suburbios de Nueva York hasta las principales ciudades italianas. La ruta continúa examinando cómo muchas de estas bandas han abandonado el camino de la violencia, empezando una nueva forma de resocialización a través de la cultura hip hop y cómo este fenómeno tiene sus raíces en el mundo. A través del análisis caligráfico, entrevistas con escritores, historias de vida de gente de la calle y ayudas de DJing y legalidad, el viaje se concluye con interpretaciones y reflexiones sobre los estudios, las investigaciones y las opiniones examinadas
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Dissertations / Theses on the topic "Abbandono degli studi"

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Roberto, Zotti. "Un analisi empirica dei percorsi formativi degli studenti universitari: il caso dell‟Università degli studi di Salerno." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/338.

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Abstract:
2010 - 2011
Il lavoro presenta uno studio di alcuni aspetti del sistema universitario in Italia sia attraverso un’analisi normativa, evidenziando il riconoscimento di un certo grado di autonomia alle università (in particolare didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile) e la costruzione di un sistema di valutazione delle stesse, che attraverso un’analisi empirica dei percorsi formativi degli studenti, avente come oggetto gli immatricolati ai corsi di laurea del nuovo ordinamento (post-riforma) dell’Università di Salerno, allo scopo di esaminare principalmente i parametri e gli indicatori che sono stati utilizzati per valutare le performances degli atenei. [a cura dell'autore]
X n.s.
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ACUNA, COLLADO VIOLETA ROSA. "Gli studenti del sistema educazione degli adulti in Cile: uno studio nella regione di Valparaiso." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1002.

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Abstract:
Il proposito di questa ricerca è di conoscere gli utenti dell’educazione degli adulti in Cile, il motivo per cui hanno abbandonato e poi ripreso gli studi, oltre alla loro attuale percezione del sistema scolastico. Per lo studio si è utilizzata la tecnica dei questionari, con un campione aleatorio di 597 giovani e 61 docenti in 24 scuole della regione di Valparaiso. Gli aspetti analizzati per gli studenti sono stati: abbandono della scuola, reinserimento nel sistema scolastico, didattica dell’insegnante; per gli insegnanti: soddisfazione per lavorare nei centri per adulti, opinioni rispetto agli studenti e percezione della propria didattica. Tra i risultati risalta il fatto che gli studenti riconoscono di aver abbandonato la scuola per mancanza di motivazione e per motivi didattici e per contro la buona percezione che hanno delle peculiarità della modalità di Educazione degli Adulti e del modo di fare degli insegnanti. Gli insegnanti si sentono soddisfatti del loro lavoro e considerano che la specializzazione nell’area l’hanno acquisita con l’esperienza. Riguardo agli studenti rilevano carenze nella motivazione, nella costanza allo studio e nella presenza alle lezioni; c’è una buona percezione dell’aiuto reciproco tra studenti anche se si registrano casi di auto-isolamento.
The purpose of this research is to know users of adult education in Chile, because they left their studies and taken up today, as well as current perception of the school system. The survey technique was used in the study and a random sample of 597 youth and 61 teachers from 24 schools in the Region of Valparaíso. The studied topics of students were: return to the school system, teaching used by teachers and drop out of school. The teacher topics were: satisfaction of working in adult schools, students view and perception of their own teaching. Results indicated that students admit to having left the formal system mostly due to lack of motivation and educational reasons. In addition they have a good perception of the treatment of teachers and characteristics of the adult education system. On the other hand, teachers believe that specialization in this area have been acquired through experience and feel satisfied in their work. About their students, teachers emphasize their lack of motivation, failure to attend classes and persistence in their studies.
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ACUNA, COLLADO VIOLETA ROSA. "Gli studenti del sistema educazione degli adulti in Cile: uno studio nella regione di Valparaiso." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1002.

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Abstract:
Il proposito di questa ricerca è di conoscere gli utenti dell’educazione degli adulti in Cile, il motivo per cui hanno abbandonato e poi ripreso gli studi, oltre alla loro attuale percezione del sistema scolastico. Per lo studio si è utilizzata la tecnica dei questionari, con un campione aleatorio di 597 giovani e 61 docenti in 24 scuole della regione di Valparaiso. Gli aspetti analizzati per gli studenti sono stati: abbandono della scuola, reinserimento nel sistema scolastico, didattica dell’insegnante; per gli insegnanti: soddisfazione per lavorare nei centri per adulti, opinioni rispetto agli studenti e percezione della propria didattica. Tra i risultati risalta il fatto che gli studenti riconoscono di aver abbandonato la scuola per mancanza di motivazione e per motivi didattici e per contro la buona percezione che hanno delle peculiarità della modalità di Educazione degli Adulti e del modo di fare degli insegnanti. Gli insegnanti si sentono soddisfatti del loro lavoro e considerano che la specializzazione nell’area l’hanno acquisita con l’esperienza. Riguardo agli studenti rilevano carenze nella motivazione, nella costanza allo studio e nella presenza alle lezioni; c’è una buona percezione dell’aiuto reciproco tra studenti anche se si registrano casi di auto-isolamento.
The purpose of this research is to know users of adult education in Chile, because they left their studies and taken up today, as well as current perception of the school system. The survey technique was used in the study and a random sample of 597 youth and 61 teachers from 24 schools in the Region of Valparaíso. The studied topics of students were: return to the school system, teaching used by teachers and drop out of school. The teacher topics were: satisfaction of working in adult schools, students view and perception of their own teaching. Results indicated that students admit to having left the formal system mostly due to lack of motivation and educational reasons. In addition they have a good perception of the treatment of teachers and characteristics of the adult education system. On the other hand, teachers believe that specialization in this area have been acquired through experience and feel satisfied in their work. About their students, teachers emphasize their lack of motivation, failure to attend classes and persistence in their studies.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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Books on the topic "Abbandono degli studi"

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Cantini, Federico, and Francesco Salvestrini, eds. Vico Wallari – San Genesio ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del medio Valdarno inferiore fra alto e pieno medioevo. Florence: Firenze University Press, 2010. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-598-6.

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Abstract:
Il volume raccoglie le relazioni presentate nel corso della giornata di studio tenutasi a San Miniato il primo dicembre 2007, dedicata all'indagine storiografica e ad un bilancio della lunga ricerca archeologica condotte sul sito di San Genesio nel Valdarno inferiore, villaggio che ebbe continuità insediativa dall'Antichità al pieno Duecento e che venne definitivamente abbandonato a seguito di una violenta distruzione da parte degli abitanti della vicina San Miniato al Tedesco. La località è nota dalle fonti scritte per alcune assemblee e incontri politici ad alto livello ivi tenutisi fra XI e XII secolo, incontri destinati a svolgere un ruolo significativo nel più ampio contesto della Toscana comunale. L'abitato è stato riportato alla luce nel corso di una quasi decennale campagna di scavo che ha fornito risultati di grande rilievo, tali da farne un interessantissimo case-study. Il volume si pone come momento di confronto fra metodologia storica e archeologica ed ha l'ambizione di evidenziare la grande utilità della collaborazione interdisciplinare sul terreno di realtà campione particolarmente propizie. Nel contempo esso fornisce un primo quadro complessivo circa la storia di un centro abbandonato ma dal passato ricco ed eccezionalmente documentato, proponendo un punto di riferimento per altre analoghe indagini destinate a far luce sulle vicende politiche, sulle istituzioni eclcesiastiche e sulle dinamiche del popolamento nell'Italia medievale.
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