Auswahl der wissenschaftlichen Literatur zum Thema „Scritti anonimi“

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Zeitschriftenartikel zum Thema "Scritti anonimi"

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Manzi, Alessandra. „Cosmopolitismo e piccola patria. La scrittura politica di Alvise Zenobio, nobile veneziano (1757-1817)“. IL RISORGIMENTO, Nr. 1 (Juni 2016): 117–45. http://dx.doi.org/10.3280/riso2016-001005.

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Il saggio ricostruisce l'avventurosa vita politica del nobile veneziano Alvise Zenobio, un repubblicano anglofilo che tra il 1789 e il 1815 si divise tra Londra e Parigi e intervenne a piu riprese sul significato degli anni rivoluzionari e napoleonici. Dapprima favorevole ai rivolgimenti francesi - tanto da tradurre in inglese un testo di Sieyes - guardo poi con preoccupazione alla nascita di una repubblica democratica per tornare in seguito a entusiasmarsi ai successi di Bonaparte in Italia. Nel 1797 plaudi al crollo della Serenissima e nel 1802 pubblico a Milano uno scritto di Hume, che gli sembrava dovesse ispirare la costituzione della Repubblica italiana. Presto deluso da Napoleone, tento, al momento del crollo dell'Impero francese, di perorare il ritorno all'indipendenza della Serenissima. Il saggio analizza i suoi molti scritti politici - spesso attribuendogliene alcuni pubblicati anonimi - e illustra un curioso percorso politico che esaurisce il cosmopolitismo dei Lumi nell'accettazione di una piccola patria ritrovata.
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Steinsiek, Angela. „Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme“. Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, Nr. 1 (20.12.2017): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0014.

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Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius e uno dei piu importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualita nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attivita liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Steinsiek, Angela. „Das epistolarische Werk von Ferdinand Gregorovius. Eine Bestandsaufnahme“. Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, Nr. 1 (05.03.2018): 290–315. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0014.

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Riassunto Quello di Ferdinand Gregorovius è uno dei più importanti carteggi del XIX secolo. Nonostante gli sforzi dell’autore di sottrarre questa parte delle sue carte al pubblico, si sono conservate diverse migliaia di lettere che, accanto alla sua opera complessiva, rivestono un valore straordinario anche dal punto di vista letterario. Indispensabili sono le lettere per ricostruire la genesi dei suoi lavori, per comprenderne la qualità nella dialettica tra letteratura e scienza, per identificare i suoi scritti anonimi. Le sue corrispondenze con studiosi, nobili, politici, scrittori, artisti ed editori rappresentano nell’insieme un documento unico della storia politica e sociale, culturale e delle scienze nel XIX secolo e permettono di farsi un’idea concreta sulle vaste reti di contatto transnazionali non solo epistolari, ma anche personali, e sulle condizioni di lavoro di uno storico che svolgeva le sue attività liberamente e in modo indipendente. Le sue corrispondenze, coprendo diversi decenni, mettono infine in luce i rapidi sviluppi che nella loro interazione contrassegnarono la storia italiana e tedesca dell’epoca.
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Pöhlmann, Egert. „Ἀνωνύµου σύγγραµµα περὶ µουσικῆς (Anonymi Bellermann)“. Greek and Roman Musical Studies 6, Nr. 1 (22.03.2018): 115–27. http://dx.doi.org/10.1163/22129758-12341315.

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Abstract In 1841, Friedrich Bellermann published two treatises about Greek music, the Anonymi scriptio de musica and Bacchii senioris introductio artis musicae (Bellermann 1841). While the second treatise belongs to some Dionysius, a Byzantine musicologist of the time of Constantine Porphyrogenetos (912-959; new edition Tertsēs 2010), the first treatise is an agglomeration of five musical handbooks (new edition Najock 1972 and 1975). The available manuscript tradition of the respective headings and the beginnings and the content of the different components make it possible to disentangle the alleged σύγγραµµα into its parts and to describe the original treatises accurately.
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Concina, Chiara. „Primi sondaggi sul testimone J del volgarizzamento catalano della Consolatio Philosophiae“. SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 5, Nr. 5 (12.06.2015): 182. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.5.6390.

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Abstract: La vicenda testuale del volgarizzamento catalano del De consolatione philosophiae di Boezio si caratterizza per la problematicità dei suoi aspetti redazionali e per la complessità della sua tradizione manoscritta. Il perduto testo originale di questa traduzione, realizzata dal frate domenicano Pere Saplana in un periodo compreso tra il 1358 e il 1362, si è infatti conservato in due redazioni differenti. La prima (?), anonima, è tramandata da un testimone completo in castigliano e da un frammento catalano. La seconda (?), tràdita da un numero elevato di testimoni, è invece il risultato di un lavoro di revisione operato sul testo di Saplana dal domenicano Antoni Ginebreda (1390 c.). In tempi recenti uno dei due codici del Boeci conservati presso l’Arxiu Comarcal de la Segarra di Cervera (sigla J) è stato indicato come possibile latore di una redazione prossima ad ?, considerata in molti punti quella più conservativa rispetto all’originale di Saplana. Il contributo offre un’indagine preliminare riguardante la struttura e i contenuti del testo tràdito dal codice J ponendolo in relazione con quanto tramandato da ? e ?. Parole-chiave: Boezio; volgarizzamenti medievali; volgarizzamenti catalani; Pere Saplana; Antoni Ginebreda Abstract: The history of Boethius’s De consolatione philosophiae Catalan translation is particularly complex for what concerns its manuscript tradition as well as for the textual differences that can be found in the exstant versions of it. The lost original version of this vernacular translation, written around the years 1358-1362 by the Dominican friar Pere Saplana, is preserved in two different versions. The first one (?) is anonymous, and has survived in its complete form in a Castilian translation and in a Catalan fragment. The second (?) is transmitted by a large number of witnesses and is the result of a revision of Saplana’s text made around 1390 by the Dominican Antoni Ginebreda. One of the two manuscripts containing this translation preserved in the Arxiu Comarcal de la Segarra of Cervera (designed as J) was recently mentioned as the possible bearer of a version very similar to ?, considered the closest to Saplana’s original text. The paper offers a first analysis of the structure and the readings of the text of J, comparing them to the versions transmitted by ? and ?. Keywords: Boethius; Medieval Translations; Catalan Translations; Pere Saplana; Antoni Ginebreda
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Onelli, Corinna. „Tradurre, leggere, scrivere il Satyricon di Petronio nel Seicento“. Cuadernos de Filología Italiana 27 (07.07.2020): 109–35. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.63246.

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L’articolo prende in esame un manoscritto seicentesco (Ang) recante la traduzione in italiano del Satyricon di Petronio, opera dell’Antichità celebre per i suoi contenuti osceni. La traduzione è anonima e si ipotizza di origine settentrionale (Venezia?). Ang non è autografo e probabilmente rappresenta una pubblicazione clandestina. Il confronto sistematico del testo di Ang con le edizioni del Satyricon (in latino), pubblicate fra Cinque e Seicento, ha mostrato come l’autore della traduzione fosse del tutto alieno da preoccupazioni di natura filologica. Quest’ultimo mostra tuttavia una buona padronanza dell’italiano letterario. Il copista che ha materialmente redatto Ang, più che verosimilmente su commissione, rivela invece di non padroneggiare pienamente la norma dello scritto. Inoltre, la punteggiatura, l’organizzazione del testo, così come il particolare uso del richiamo, suggeriscono che Ang possa essere stato espressamente realizzato per essere letto ad alta voce. Il testo della traduzione, così come trasmesso da Ang, contiene delle glosse esplicative atte a delucidare il testo petroniano e, soprattutto, l’italiano originariamente impiegato dal traduttore, chiosato in una varietà meno letteraria (talvolta addirittura ricorrendo al dialetto – di area perugina). Questa complessa stratificazione testuale prova l’effettiva circolazione della traduzione attraverso l’Italia così come il suo progressivo adattarsi ad un pubblico sempre meno esigente.
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Jastrzębowska, Elżbieta. „Ślady gromadzenia ofiar lub darów w przykościelnych domach w Ptolemais i Cyrene?“ Vox Patrum 52, Nr. 1 (15.06.2008): 333–42. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8191.

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Si tratta di cosi dette mangiatoie di pietra, conservate nelle due case tardo antiche di Cirenaica (oggi Libia): casa di Paulos a Tolemaide (6 esemplari) e in una casa anonima (9 esemplari) presso la Basilica Centrale a Cirene. La piu problematica sarebbe la funzione originaria di questi blocchi rettangolari di pietra ricavati dentro e messi in linea, perche gli studi precedenti di molti monumenti simili dell'Africa del Nord (oggi Tunisia e Algeria) non danno la risposta definitiva a questa domanda: se si tratterebbe delle vere mangiatoie per i cavalli oppure dei recipienti per l’annona in natura oppure, nei casi di ambienti cristiani eon le „mangiatoie”, dei recipienti per le offerte di terra dalia parte dei fedeli o per i doni a loro dalla parte della chiesa ai fedeli furono le vere stalle. Le installazioni di Cirenaica, insieme eon le „mangiatoie” del Santuario d’Asclepio di El Bayda, non sono ancora conosciute ne pubblicate, sicuramente non hanno servito ai cavalli. L’ultimo caso sembra il piu chiaro, ed e molto probabile che nelle „mangiatoie” del luogo deponevano le loro offerte portate al dio della Salute dai malati visitatori del santuario. Si puó chiedere se la vicinanza stretta delle chiese, sia a Tolemaide, sia a Cirene, non potrebbe indicare la funzione simile delle „mangiatoie” in queste citta antiche. Purtroppo le fonti scritte cristiane a ąuesto proposito ne taccino oppure non sono ancora scoperte e studiate.
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Popovic, Dusan. „Paideia i nasledje helenske kulture u inauguracionoj besedi Dimitrija Halkondila“. Zbornik radova Vizantoloskog instituta, Nr. 45 (2008): 301–12. http://dx.doi.org/10.2298/zrvi0845301p.

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(italijanski) Nell'articolo l'autore cerca di identificare, tra gli elementi della tradizione retorica tardoantica greca, i principali argomenti con i quali Demetrio Calcondila, uno dei maggiori esponenti dell'umanesimo bizantino della seconda meta del Quattrocento nell'Occidente, si e servito nella sua elaborazione del significato della cultura greca (paideia) non solo per quanto riguarda la civilta europea occidentale, ma anche quella cristiana in generale. Ora, il suo discorso, pronunciato nell'anno 1463 in occasione dell'inaugurazione della cattedra di studi greci all'Universita di Padova rappresenta una testimonianza di primo grado sull'adozione della cultura greca nell'Occidente durante il periodo rinascimentale. Partendo dall'edizione di testo del discorso, pubblicato da Geanakoplos (cfr. n. 1 dell'articolo), e possibile individuare certe particolarita che distinguono il concepimento, da parte di Calcondila, dell'importanza di educazione greca per la formazione di future generazioni di intellettuali nell'ambiente culturale dell'Occidente latino. Demetrio sottolinea anche il vantaggio da ricavare dallo studio di poeti ellenici, soprattutto Esiodo, per le altre artes liberales nel curriculum scolastico, cosi come la disposizione delle discipline dentro il sistema scolastico tardobizantino (cfr. n. 9). L'argomento cruciale della parte esortativa del discorso e il tentativo che lo sforzo, necessario per impossessarsi di queste discipline, ci si giustifici con profitto da esse ottenuto. Questo viene realizzato facendo riferimento al famoso verso sull'acquisizione di virtu attraverso lavoro duro, che e un passo tratto dal poema didattico esiodeo di Opere e giorni, v. 289. La forma sotto la quale questo verso e riportato in greco e molto scorretta, pero Calcondila ne ha proposto, poco piu sotto, una traduzione esatta. Fenomeno, quest'ultimo, abbastanza raro nell'impiego retorico di detti formativi (gr. gnwmai, lat. sententiae). Tra i pochi autori classici, i quali hanno usato il procedimento del genere, si annovera il piu grande grammatico latino, Prisciano di Cesarea, nella sua versione degli eserzici preliminari di retorica ermogeniana, sotto il titolo di Praeexercitamina. Qui lo stesso verso egli ha tradotto dal greco senza molta destrezza, cosicche il verso in latino apparve molto male, trovatosi in contrasto con lo stile elegante del latino (la cosiddetta latinitas). E percio che Prisciano non puo essere considerato quale modello direttamente adoperato da parte di Calcondila. L'impiego del verso citato, nell'ambito della tradizione parenetico- -encomiastica, presso gli scrittori greci, sia quelli bizantini che quelli classici, e abbastanza frequente. Eccone qualche esempio eclatante. Alla meta del Quattrocento Giovanni Eugenico questo topos lo utilizza nella sua Descrizione di Trapezunto, riferendosi al verso esiodeo gia menzionato (cfr. n. 18). Nel secolo dodicesimo, Eustazio di Salonicco lo impiega, all'occasione, perche esalti le imprese dell'imperatore Manuele I. D'altra parte, l'autore anonimo degli scolii ad Aftonio cita questi versi in valore di argomenti, messi nel contesto di un'altro esercizio preliminare quello di dimostrazione (kataskeuh). Simile elaborazione di questo motivo viene intrapresa anche dal platonico Massimo di Tiro, nel quadro della proposizione (qesij), con la quale si cerca di corroborare l'affermazione sulla preminenza della vita attiva sopra quella contemplativa. Peraltro, gia Luciano di Samosata aveva notato che questi versi diventarono convenzionali nelle declamazioni retoriche, e tale sviluppo del loro significato possiamo rintracciare partendo dalla Repubblica e dai Leggi platonici, attraverso le Reminiscenze di Senofonte, fino al Corpus etico di Plutarco. Nel suo discorso inaugurale, in qualita di argomento a contrario, Calcondila riporta anche il verso 287 dello stesso poema esiodeo, e lo traduce in latino. Per il simile procedimento egli, molto probabilmente, si e ispirato al saggio Sull'ebbrezza di Filone di Alessandria, dentro il quale questi versi sono stati utilizzati nel contesto simile, cioe rilevando il contrasto tra virtu ed ignoranza (cfr. n. 37). L'altro modello per l'uso del tema presso Demetrio puo ritenersi il celebre scritto di Basilio di Cappadocia a proposito, visto che quest'ultimo ci sta elaborando il rilievo dell'educazione di gioventu cristiana, basata sulla letteratura pagana. Insomma, la conclusione principale, riguardo alla tecnica compositiva di Demetrio, deriverebbe dal fatto che il suddetto pensiero esiodeo appare anche quale testimonianza degli antichi (marturia palaiwn) dentro il manuale ermogeniano di Progumnasmata, dove si trova appunto per quanto riguarda il procedimento d'elaborazione di una chria, in questo caso quella espressa attraverso la sentenza pseudoisocratea che le radici dell'educazione sono amare, ma che i suoi frutti, invece, sono dolci. A parte i luoghi tratti da alcuni poeti appartenti alla cosiddetta Commedia attica nuova, la metafora di sapienza e di impegno emerge, tra i romani anche presso Catone il Vecchio e si riconferma con il lessico adoperato da Demetrio ai vari posti del suo discorso inaugurale scritto in latino. Infine vanno inoltre menzionate anche delle particolarita che segnalano la meticolosita che Calcondila dimostra nei confronti dello stile elevato (gr. semnothj). Termine, quest'ultimo, cui e stata prestata grande importanza da parte di Ermogene, nell'ambito della sua teoria sopra le Idee (varieta di stile), la quale, poi, avrebbe in gran parte influenzato diversi prodotti letterari rinascimentali, sia quelli scritti in latino che quelli in lingua volgare.
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„UN CASO DI SPIONAGGIO DEL XVIII SECOLO: IL VIAGGIO-RICOGNIZIONE A POLA DI UN GRUPPO DI FUNZIONARI DELL’IMPERATORE ASBURGICO. APPUNTI DA UNA RELAZIONE ANONIMA AL CONTE E PROVVEDITORE DI POLA DEL 12 APRILE 1788“. Studia Polensia 8, Nr. 1 (04.12.2019): 161–68. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2019.08.01.09.

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Nel lavoro si presenta il viaggio compiuto da un gruppo di funzionari della corte imperiale di Giuseppe II, nel 1788, da Fiume, attraverso alcune località della costa orientale dell’Istria, fino a Pola. Facendo riferimento al documento originale, una relazione anonima trasmessa al Conte e Provveditore della città istriana, custodito nell’archivio della biblioteca Universitaria di Pola, si riporta il tragitto della comitiva austro-ungarica e, più dettagliatamente, l’incontro del gruppo con l’anonimo informatore dell’allora Reggitore della città istriana, Angelo Maria Orio, neanch’egli nominato nella relazione. Il documento, accanto all’interesse odeporico- culturale dello scritto, rileva pure interessanti notizie di carattere storico- politico, quali le nascoste motivazioni che hanno portato gli illustri personaggi a ricercare quante più informazioni sulla città, sul porto e sulle vie di comunicazione di Pola; il loro interessamento in merito alle politiche economiche e di difesa della Serenissima in queste terre, a meno di dieci anni dalla caduta della stessa. Illustra, inoltre, la situazione politica dell’Istria e delle realtà statali contermini del tempo.
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Dissertationen zum Thema "Scritti anonimi"

1

NATALELLO, DORIANA. „LA DISCIPLINA DEGLI SCRITTI ANONIMI NEL DIRITTO AMMINISTRATIVO“. Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98840.

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La tesi ha ricostruito la disciplina degli scritti anonimi nel diritto amministrativo. In particolare, in assenza di disposizioni di carattere generale, la ricerca ha avuto l’obiettivo di comprendere la rilevanza attribuita dall’ordinamento pubblicistico alle segnalazioni anonime, sia sul versante processuale sia su quello procedimentale. Nel diritto amministrativo, il fenomeno degli scritti anonimi è stato meno esplorato che nel diritto penale. Di recente, tuttavia, si è registrata una progressiva attenzione per il tema, come si evince soprattutto da due elementi: le numerose pronunce della giurisprudenza relative alla presentazione di denunce anonime volte a sollecitare l’avvio del procedimento amministrativo e i regolamenti delle Autorità amministrative indipendenti che hanno esplicitamente disciplinato il fenomeno. Anche le indicazioni che provengono dal legislatore in alcuni settori speciali sono significative dell’importanza che gli scritti anonimi hanno progressivamente assunto nel diritto amministrativo. La tesi, pertanto, ha analizzato gli indici, peraltro spesso contraddittori, desumibili dall’ordinamento pubblicistico per comprendere le dimensioni del fenomeno degli scritti anonimi e per valutarne la compatibilità con i principi generali dell’attività amministrativa. Domandarsi se la presentazione di una denuncia anonima imponga l’avvio del procedimento significa, infatti, riflettere sulla compatibilità dell’eventuale impiego di tali denunce con i principi che governano l’esercizio dell’azione amministrativa all’interno di un ordinamento democratico.
The dissertation aims to conduct an in-depth examination of anonymous reports’ legal framework in administrative law. In the absence of general provisions on the topic, the research focused on understanding the relevance attributed to anonymous reports by italian public law, both substantive and procedural. Much has been written on the subject of anonymous documents in the field of criminal law, yet the topic was much less studied in administrative law. Recently, though, attention to this theme increased, as demonstrated both by the issuance of regulations concerning anonymous reporting by several independent authorities and the numerous court rulings about anonymous reporting and its effects on the initiation of administrative proceedings. Significant signs of the increasing importance of the phenomenon in administrative law can also be inferred from the specific legislation of certain sectors of the law. The dissertation analyzed the various and often contradictory occurrences of anonymous reports in administrative law, in order to understand the scope of the phenomenon of anonymous reporting and to evaluate its compatibility with the general principles of administrative action. Indeed, the question of whether the submission of an anonymous report can bind the administration to initiate administrative proceedings calls for a in-depth consideration of the compatibility of the use of these reports with the principles governing administrative action in a democracy.
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NATALELLO, DORIANA. „LA DISCIPLINA DEGLI SCRITTI ANONIMI NEL DIRITTO AMMINISTRATIVO“. Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/98840.

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La tesi ha ricostruito la disciplina degli scritti anonimi nel diritto amministrativo. In particolare, in assenza di disposizioni di carattere generale, la ricerca ha avuto l’obiettivo di comprendere la rilevanza attribuita dall’ordinamento pubblicistico alle segnalazioni anonime, sia sul versante processuale sia su quello procedimentale. Nel diritto amministrativo, il fenomeno degli scritti anonimi è stato meno esplorato che nel diritto penale. Di recente, tuttavia, si è registrata una progressiva attenzione per il tema, come si evince soprattutto da due elementi: le numerose pronunce della giurisprudenza relative alla presentazione di denunce anonime volte a sollecitare l’avvio del procedimento amministrativo e i regolamenti delle Autorità amministrative indipendenti che hanno esplicitamente disciplinato il fenomeno. Anche le indicazioni che provengono dal legislatore in alcuni settori speciali sono significative dell’importanza che gli scritti anonimi hanno progressivamente assunto nel diritto amministrativo. La tesi, pertanto, ha analizzato gli indici, peraltro spesso contraddittori, desumibili dall’ordinamento pubblicistico per comprendere le dimensioni del fenomeno degli scritti anonimi e per valutarne la compatibilità con i principi generali dell’attività amministrativa. Domandarsi se la presentazione di una denuncia anonima imponga l’avvio del procedimento significa, infatti, riflettere sulla compatibilità dell’eventuale impiego di tali denunce con i principi che governano l’esercizio dell’azione amministrativa all’interno di un ordinamento democratico.
The dissertation aims to conduct an in-depth examination of anonymous reports’ legal framework in administrative law. In the absence of general provisions on the topic, the research focused on understanding the relevance attributed to anonymous reports by italian public law, both substantive and procedural. Much has been written on the subject of anonymous documents in the field of criminal law, yet the topic was much less studied in administrative law. Recently, though, attention to this theme increased, as demonstrated both by the issuance of regulations concerning anonymous reporting by several independent authorities and the numerous court rulings about anonymous reporting and its effects on the initiation of administrative proceedings. Significant signs of the increasing importance of the phenomenon in administrative law can also be inferred from the specific legislation of certain sectors of the law. The dissertation analyzed the various and often contradictory occurrences of anonymous reports in administrative law, in order to understand the scope of the phenomenon of anonymous reporting and to evaluate its compatibility with the general principles of administrative action. Indeed, the question of whether the submission of an anonymous report can bind the administration to initiate administrative proceedings calls for a in-depth consideration of the compatibility of the use of these reports with the principles governing administrative action in a democracy.
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Redoutey, Emmanuel. „Ville et sexualités publiques : un essai d'ethno(géo)graphie“. Thesis, Paris Est, 2009. http://www.theses.fr/2009PEST3016.

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Lorsqu’elle se manifeste publiquement dans la ville, la sexualité est-elle une forme consubstantielle de l’urbanité ? Sur les plans sociologique, historique et urbanistique, quels relations peut-on établir entre cultures urbaines et subcultures sexuelles ? En mêlant apprentissages théoriques et arpentages empiriques, cette thèse parcourt trois terrains exemplaires de tels rapports : les lieux de l’homosexualité masculine, les territoires de la prostitution, les commerces érotico-sexuels à Paris au début des années 2000. La méthode d’enquête combine l’analyse cartographique et l’observation ethnographique en défendant une heuristique du regard et de la description. Sous un angle territorial et macro-géographique, l’analyse met en exergue des processus d’agrégation, de dispersion et de diffusion des pratiques et des lieux, à différents niveaux de visibilité et d’accessibilité. Sous la focale ethnographique, elle décrit comment des « scripts sexuels » s’adaptent à l’environnement urbain et, inversement, comment des architectures dédiées à la sexualité publique altèrent ou reconfigurent les pratiques. Ces interactions singulières entre le spatial et le sexuel sont enfin rassemblées sous quatre registres d’interprétation : écologique, économique, moral et imaginaire. Ce sont également quatre paradigmes pour comprendre comment la ville se conjugue à la sexualité
Is sexuality, exhibited in public spaces of the city, a consubstantial part of urbanity ? What relationships can we uncover, from a sociological, historical and urbanistic standpoint, between sexual subcultures and urban culture? Mixing theorical examinations and empirical inquiry, the dissertation focuses on three exemplary cases in order to investigate such relationships : male homosexuality in urban places, prostitution areas, and adult business and sex market in early 2000s Paris. The data collection method brings together mapping tools and ethnographic observation, while defending a heuristics of gaze and description. On a geographical scale, the analysis points out processes of aggregation, scattering and diffusion at different levels of visibility and accessibility. From an ethnographic point of view, it describes the ways in which "sexual scripts" get organized in public urban environments and, conversely, the ways in which architecture and urban design dedicated to public sexuality affect these practices. Finally, these particular interactions between space and sex are regrouped under interpretative schemes : ecology, economy, morals and imaginaries. These themes indeed constitute four paradigmatic ways to elucidate the ways in which the city and sexuality mingle
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Sehnal, Jiri, und Jitfenka Peskova. „Catalogus Artis Musicae in Bohemia et Moravia Cultae, Artis Musicae Antiquioris Catalogorum Series, V01. V/I & 2, Caroli de Liechtenstein-Castelcorno Episcopi Olomucensis Operum Artis Musicae Collectio Cremsirii Reservata, Pars prima: Auctorum nominibus signata opera manu scripta A-SW, Pars secunda: Auctorum nominibus signata opera manu scripta SW-Z, Opera manu scripta anonyma et collectanea, Opera typis edita. Prag (Bibliotheca Nationalis Rei Publicae Bohemicae Editio Supraphon Praha, a. s.) 1998,979 S. (daraus: deutschsprachige Einleitung): Die Entstehung der Sammlung“. 2000. https://ul.qucosa.de/id/qucosa%3A15761.

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Die Musiksammlung des Olmützer Bischofs Karl Liechtenstein-Castelcorno bildet einen Komplex von Musikalien, die von der bischöflichen Kapelle in Kremsier in den Jahren 1664-1695 benutzt wurden. Durch die Reichhaltigkeit des Repertoires und des Instrumentariums repräsentierte die Kapelle des Olmützer Bischofs die bedeutendste musikalische Institution der böhmischen Länder in der zweiten Hälfte des 17. JahrhundertsJ.
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VALENTE, LAURA. „GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici“. Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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Bücher zum Thema "Scritti anonimi"

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Rosario, Villari, Hrsg. Scrittori politici dell'età Barocca: Botero, Ammirato, Settala, Boccalini, Tassoni, Zuccolo, Micanzio, Genoino, Spinola, Sammarco, Malvezzi, Accetto, Contarini, e altri autori anonimi. Roma: Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1998.

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Scrittori politici dell'età Barocca: Botero, Ammirato, Settala, Boccalini, Tassoni, Zuccolo, Micanzio, Genoino, Spinola, Sammarco, Malvezzi, Accetto, Contarini, e altri autori anonimi. Roma: Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1998.

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3

Melzi, Gaetano. Dizionario Di Opere Anonime E Pseudonime Di Scrittori Italiani. Oak Knoll Press, 1999.

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Cronichetta Dei Malatesti Scritta Nel Sec. XIV Da Anonimo Riminese (1846) (Italian Edition). Kessinger Publishing, LLC, 2010.

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Codice Magliabechiano, Cl. Xvii. 17, Contenente Notizie Sopra l'arte Degli Antichi e Quella de' Fiorentini Da Cimabue a Michelangelo Buonarroti, Scritte Da Anonimo Fiorentino. Creative Media Partners, LLC, 2022.

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