Auswahl der wissenschaftlichen Literatur zum Thema „S. Pietro di Carnia“

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Zeitschriftenartikel zum Thema "S. Pietro di Carnia"

1

Sordi, Italo. „Il culto di S. Pietro martire in Sant'Eustorgio a Milano“. La Ricerca Folklorica, Nr. 13 (April 1986): 125. http://dx.doi.org/10.2307/1479680.

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Natta, Federica. „Il viaggio di Enrico di Valois, Re di Francia e Polonia, da Cracovia a Lione (18 giugno – 5 settembre 1574)“. Perspektywy Kultury 41, Nr. 2/1 (30.06.2023): 181–98. http://dx.doi.org/10.35765/pk.2023.410201.14.

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Il saggio descrive i preparativi cerimoniali per la visita a Mantova di Enrico di Valois, re della Polonia, nell’agosto del 1574. Il re visitò la città durante il suo viaggio da Cracovia a Lione (18 giugno – 5 settembre 1574), prima di essere incoronato re di Francia. In questa occasione il duca di Mantova Guglielmo Gonzaga preparò archi trionfali, sculture, danze e celebrazioni per Enrico. Il re visitò la città, ma anche le chiese di S. Andrea e S. Pietro, con le loro importanti reliquie. Il saggio ricostruisce le installazioni attraverso la lettura delle cronache, e soprattutto, della corrispondenza e dei materiali del tempo, ritrovati nell’Archivio Gonzaga di Mantova.
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Manacorda, Daniele. „Siena e Roma nell’alto Medioevo : qualche lume sui secoli bui“. Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 119, Nr. 1 (2007): 5–23. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2007.9431.

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Il riesame dei documenti relativi al Monastero di S. Sebastiano in Pallara sul Palatino mette in luce l’esistenza di rapporti significativi tra Roma e Siena nel corso del X secolo. L’iniziativa di Pietro medico de Seni, fondatore del monastero, si colloca nell’ambito dell’evergetismo che è all’origine di altri insediamenti coevi e induce ad approfondire le conoscenze circa le prime fasi di vita della Cattedrale di Siena sul colle di S. Maria e dell’annesso ospedale, che prenderà poi il nome di S. Maria della Scala. Un’analisi della bolla di Celestino III, che nel 1192 riconferma i beni della chiesa di S. Maria domine Rose in castello aureo, permette di avanzare ipotesi circa la natura di questo insediamento, attestato nella seconda metà del IX secolo, e l’eventuale presenza di personaggi rappresentanti del potere imperiale e legati alla famiglia di Winighis, conte franco di Siena nell’età di Ludovico II e dei suoi immediati sucessori.
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Cielo, Luigi R. „Insediamento e incastellamento nell’area di S. Agata dei Goti“. Mélanges de l École française de Rome Moyen Âge 118, Nr. 1 (2006): 37–58. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2006.9403.

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Quando verso la metà del X sec. anche nell’area di S. Agata dei Goti si stampa l’impronta rivoluzionante dell’incastellamento, alcuni nuclei abitati dovevano già presentarsi in forma accentrata e strutturata a difesa come a Forchia-Arpaia in uno dei punti nevralgici a ridosso dell’Appia. Così come in tempi ancora più precoci va registrata la nascita di S. Agata, già nel VI sec., successivamente sede di un gastaldato longobardo, destinato ad essere in età normanna uno dei centri comitali più vivaci sotto i Quarel di Airola. In pieno processo sembrano porsi Airola e probabilmente Arienzo accanto a villaggi aperti come S. Pietro a Romagnano presso S. Agata, mentre la seconda ondata di castra fortificati (XI-XII sec.) dovrebbe annoverare Valle, Dugenta, Orcoli, Frasso, le cui dislocazioni trovano una logica stringente nel controllo degli assi viari o nella prossimità del fiume Volturno.
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Cavalieri Manasse, Giuliana. „Verona: la città oltre le mura“. Anales de Arquelogía Cordobesa 29 (11.01.2019): 41–84. http://dx.doi.org/10.21071/aac.v29i0.11011.

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L’insediamento più antico sorse nel corso del V sec. a.C. sulla collina di Castel S. Pietro e alle sue pendici, in corrispondenza di un agevole passaggio dell’Adige. Lì il nucleo indigeno continuò a svilupparsi, acquisendo sempre maggiore importanza, soprattutto a partire dalla metà del II sec. a.C., con l’apertura della via Postumia (148 a.C.) che collegava Aquileia con Genova e che proprio qui superava il fiume.
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Gorga, Roberto. „Pseudomorfosi di rutilo da cloromelanite nelle rocce eclogitiche di Monte Tarme presso S. Pietro d’Olba (Appennino settentrionale)“. Rendiconti Lincei 15, Nr. 3 (September 2004): 175–87. http://dx.doi.org/10.1007/bf02904459.

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Żurek, Antoni. „Wierność tradycji. Jan Paweł II a 1200. rocznica soboru nicejskiego II“. Vox Patrum 50 (15.06.2007): 145–58. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6679.

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Nell'anno 1987 accadeva 1200 anniversario del concilio ecumenico di Nicea (787). Nella sua Lettera Apostolica Duodecimum saeculum Giovanni Paolo II ha ricordato il problema trattato dal concilio ma anche ha messo in rilievo alcuni punti essenziali risultati dall'insegnamento di Nicea. Cosi il concilio viene non solo ricordato ma anche interpretato dalia prospettiva del successore di S. Pietro. Dal punto di vista papale ci vuole rivolgere attenzione all’insegnamento sulla tradizione della Chiesa. E una tradizione comune della Chiesa: occidentale et orientalne. Dal punto di vista del dialogo ecumenico ąuesto crea un punto di riferimento. In riferimento alla dottrina del concilio sul culto delle immagini sacre Giovanni Paolo II ha presentato i punti cardinali dell'insegnamento della Chiesa rispetto all'arte cristiana e il suo ruolo nell'annuncio del vangelo.
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Bürgel, Matthias. „Pier Damiani zwischen vita eremitica und vita apostolica“. Deutsches Dante-Jahrbuch 97, Nr. 1 (24.10.2022): 109–20. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0008.

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Riassunto Come dimostra una lettura incrociata con i rispettivi canti dell’Inferno e del Purgatorio, il »dittico« Par. XXI/Par. XXII mette in risalto la possibilità di unire stile di vita contemplativo con fervore apostolico e pastorale. S. Pier Damiani funge da exemplum paradigmatico per una tale unione: infatti, il santo ravennate dimostra che l’ascesa dell’anima è basata sull’umiltà, sulla consapevolezza di essere peccatori, da cui sfocia però anche l’attività missionaria della predicazione. Autodefinendosi Pietro peccator (Par. XXI, 122), Pier Damiani evoca la confessione pietrina di Lc 5, 8: «peccator sum Domine». L’implicita presenza di quest’ultimo versetto neotestamentario spiega anche la variante pescator, lezione attestata da un folto numero di manoscritti appartenenti in modo compatto al gruppo del cento e che conferma ulteriormente il fatto che il verso dantesco in oggetto si riferisca al santo stesso.
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Bergstein, Mary. „Marian Politics in Quattrocento Florence: The Renewed Dedication of Santa Maria del Fiore in 1412“. Renaissance Quarterly 44, Nr. 4 (1991): 673–719. http://dx.doi.org/10.2307/2862484.

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On the Feastday of the Nativity of the Virgin, September 8, 1296, the papal legate of Boniface VIII, Pietro Valeriano di Piperno, blessed the rebuilding of the church of S. Reparata in Florence. In the ceremonial presence of the podestà, the Standard-Bearer of Justice, and the priors of the Signoria, he named the new cathedral “Santa Maria del Fiore.” Arnolfo di Cambio was made chief architect in charge of the renewal; and it was he who began a program of monumental sculpture devoted to the life of the Virgin (fig. 1). Giovanni Villani, who recorded the benediction ceremony in his chronicle, admitted that notwithstanding the rededication of the church to the Virgin and the invention of the poetic name “Santa Maria del Fiore,” most Florentines continued to call the cathedral S. Reparata.
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Auer, Bernhard. „Gräber der byzantinisch-mittelalterlichen Nekropole zu S. Pietro di Deca (Torrenova / ME). Befunde, vorläufige Fundinterpretation, anthropologische Resultate“. Jahrbuch der Österreichischen Byzantinistik 61 (2012): 21–64. http://dx.doi.org/10.1553/joeb61s21.

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Dissertationen zum Thema "S. Pietro di Carnia"

1

HVASS, PUJOL LARS MAGNUS. „LA MUSICA NELLA CATTEDRALE DI S. PIETRO IN BOLOGNA (1417 - 1754)“. Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/697130.

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The thesis represents a first methodic approach to the archival documentation concerning the music in the cathedral of S. Peter in Bologna. Covering a temporary range from 1417 to 1754, the thesis is organised in five chapters, a historical introduction, a catalogue of non preserved and preserved music sources, a chronology of musical attested performances, a chronology of stable musicians and a ordered transcription of all the known documents related to the music in the cathedral.
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Mormone, Valeria. „La conservazione delle antiche strutture lignee di copertura. Le capriate di S. Pietro a Majella“. Tesi di dottorato, 2006. http://www.fedoa.unina.it/2958/1/Mormone_Conservazione_dei_beni_Architettonici.pdf.

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La tutela degli organismi strutturali in legno è attualmente un argomento di grande interesse che negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo. Il presente studio ripercorre in maniera critica le tappe fondamentali degli avanzamenti in campo scientifico e tecnologico che hanno prodotto i criteri e le metodologie che regolano l’attività di conservazione sulle strutture in legno con l’obiettivo di metterne in luce gli aspetti più innovativi al fine di delineare i possibili sviluppi futuri della ricerca nel settore. La ricerca si articola in quattro capitoli. Nei primi tre capitoli sono individuati ed analizzati criticamente gli aspetti fondamentali del progresso teorico sulla conservazione delle strutture di copertura lignee in Italia, secondo una logica d’approccio che pone in evidenza la necessità di anteporre gli studi di carattere generale ed analitico finalizzati alla definizione di metodologie per l’approfondimento delle conoscenze e per la definizione di criteri e metodi d’intervento. Nel primo capitolo sono analizzati alcuni tra i più importanti trattati pubblicati tra il’500 e l’800 al fine di ripercorrere le tappe fondamentali dell’evoluzione delle capriate lignee e al fine di individuare se e a quali rimedi si ricorreva per riparare e rinforzare le strutture lignee. La manualistica prodotta tra il XVI e il XIX secolo si rivela una fonte molto ricca di conoscenze sull’arte di costruire con il legno; in essa sono contenute le regole per una buona progettazione ed una messa in opera che garantiscano efficienza e durabilità al manufatto. In generale dall’analisi di questi trattati emergono poche testimonianze relative al restauro e al consolidamento; tuttavia le antiche carpenterie presentano frequentemente provvedimenti di vario tipo, messi in atto per ovviare ai problemi localizzati d’eccessiva deformazione o rotture, come pure espedienti per evitare il degrado, che testimoniano il sussistere della prassi della manutenzione, intesa quasi sempre come sostituzione di elementi ammalorati, e la prassi degli interventi di rinforzo volti a risolvere le debolezze della struttura mediante aggiunte e integrazioni. Il secondo capitolo è un analisi critica della produzione di studi sperimentali, condotti negli ultimi venti anni in ambiti specialistici, che costituiscono le basi delle attuali conoscenze più avanzate sul legno che si traducono nei procedimenti di calcolo e di verifica, nelle regole di classificazione, negli studi sul degrado e nella definizione di criteri e tecniche diagnostiche per la valutazione preventiva delle strutture. La consapevolezza diffusa della necessità di far precedere il progetto di restauro da indagini volte alla conoscenza approfondita della struttura e dello stato di conservazione del materiale ha comportato la sperimentazione e la messa a punto di nuove metodologie d’indagine sempre più sofisticate. I progressi compiuti portano a riconoscere che l’approccio per il restauro di una struttura lignea antica è sicuramente complesso e richiede conoscenze specifiche che spesso non è possibile ritrovare in un'unica figura se non a fronte di una più che decennale esperienza. Ne deriva l’importanza di una diagnostica integrata, infatti, solo la combinazione logica di metodi e tecniche d’indagine appropriati e quindi la definizione di un vero e proprio progetto diagnostico, che impieghi tutti gli strumenti disponibili, di cui siano ben noti limiti e potenzialità, può fornire un livello soddisfacente di conoscenza, derivato da un analisi integrata e comparativa di tutte le informazioni raccolte, per la definizione di idonei interventi di manutenzione e restauro. Il crescente interesse per la conservazione dei manufatti in legno e la gran quantità di studi teorici e sperimentali sull’argomento hanno avuto come ricaduta una rilevante produzione di normative in ambito tecnico e conservativo. Nonostante i notevoli progressi nel settore della conservazione, accanto ad un crescente numero di restauri esemplari, condotti sulla scorta dei più recenti avanzamenti teorici e tecnici, si assiste ancora oggi ad una gran quantità d’interventi che, poco rispettosi dei principi della conservazione, mettono in atto soluzioni che alterano il comportamento della struttura sulla scorta, molto spesso, di approssimative indagini di diagnostica preventiva e impiegando tecnologie “innovative” non sufficientemente sperimentate. Nel terzo capitolo sono infine analizzati i criteri d’intervento, le tecnologie e i materiali attualmente disponibili per la manutenzione ed il restauro. I principi generali sono quelli stabiliti nella Carta di Venezia e recepiti dall’Unesco e dall’Icomos, con l’approvazione nel 1999 del documento “Principles for the Preservation of Historic Timber Buildings”. Le attuali tendenze nel restauro delle strutture in legno, sulla scorta di temi dibattuti sin dalla metà del XIX secolo, ribadiscono l’importanza della conservazione del manufatto nella sua autenticità materica e della concezione strutturale. A fronte di un’estesa panoramica su tecniche e materiali innovativi, attualmente disponibili ed impiegati in alcuni casi esemplificativi analizzati nel terzo capitolo, viene evidenziata, in linea con le attuali tendenze, l’opportunità del recupero delle tecniche tradizionali e dell’impiego di materiali e tecnologie ampiamente sperimentati onde poter assicurare compatibilità durabilità ed efficacia all’intervento. Un’attenzione particolare è dedicata alla valutazione del comportamento sismico delle strutture a capriata e agli interventi di miglioramento e rafforzamento antisismico riguardo ai quali, in base al raffronto con le normative specifiche, vengono indicate le metodologie più opportune che assicurano il rispetto dei principi del restauro. Appare con evidenza che la questione fondamentale è l’analisi dell’interazione tra strutture di copertura e murature per la stima del comportamento sismico di edifici antichi complessi ai fini della definizione dei criteri d’intervento. Il problema viene affrontato in relazione agli edifici di culto che presentano alcune caratteristiche comuni dal punto di vista della vulnerabilità sismica al fine di valutare, attraverso un approccio semplificato, l’incidenza delle coperture in legno sulla stabilità delle pareti murarie. La ricerca affronta, infine, al capitolo quarto, lo studio delle antiche capriate di S. Pietro a Majella che costituiscono un caso di rilievo per l’applicazione e la verifica della validità degli strumenti normativi di recente definizione nonché delle metodologie e tecniche d’indagine descritte. In seguito ad un’approfondita ricerca storica - archivistica si è proceduto al rilievo critico del sistema nel suo complesso al fine di individuare le tracce degli interventi pregressi e verificare la congruenza tra i dati d’archivio e l’attuale consistenza del sistema di copertura. L’approfondimento del rilievo ha poi riguardato alcune strutture più accessibili a cui si è applicata una metodologia diagnostica per pervenire, attraverso la valutazione comparata ed integrata dei risultati delle diverse indagini svolte in situ, alla valutazione dell’efficienza della struttura e quindi alla definizione delle priorità d’intervento. Il protocollo d’indagine rispetta i contenuti della norma UNI 11119 del 2004 per le ispezioni in situ e la diagnosi degli elementi in opera e conferma la validità dell’approccio normativo.
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Bücher zum Thema "S. Pietro di Carnia"

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Giordano, Bertuzzi, Hrsg. Il Millenario di S. Pietro di Modena. Modena: Aedes Muratoriana, 1985.

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Rugo, Pietro. Chiesa di S. Pietro Apostolo di Travesio. Travesio, PN: 5a Comunità montana della Val d'Arzino, ValCosa, Val Tramontina e Pro Loco di Travesio (PN), 1990.

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3

Storoni, Paola Boccardi. Storia della Basilica di S. Pietro. Pavia: Editoriale Viscontea, 1988.

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4

Candoni, Francesco, und Bruno Repezza. San Pietro in Carnia: La pieve di Zuglio : storia, arte e restauri. Udine: Forum, 2014.

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5

Bova, Giancarlo. Sulle orme di Pietro: La basilica di S. Pietro Apostolo nell'antica Capua. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2004.

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6

Gigli, Laura. Il complesso gianicolense di S. Pietro in Montorio. Roma: F.lli Palombi, 1987.

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Garbellini, Gianluigi. S. Pietro di Teglio: Documento del romanico lombardo. [Villa di Tirano]: Ed. Tipografia Poletti, 1986.

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8

Church, Catholic. Biblioteca apostolica vaticana Archivio S. Pietro B 79: Antifonario della Basilica di S. Pietro : sec. 12. Roma: Torre d'Orfeo, 1995.

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9

L, Zagni, und Archivio di Stato di Milano., Hrsg. Le pergamene milanesi del secolo XII conservate presso l'Archivio di Stato di Milano: S. Margherita (S. Pietro in Caronno), S. Maria Beltrade, S. Maria della Passarella, S. Nazaro in Brolio, S. Pietro delle Rote (sic, ma ad Cornaredum), S. Pietro alle Vigne, S. Pietro (Diversi), S. Protaso ad Monachos. Milano: Università degli studi, 1994.

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S. Paolo e S. Pietro di Michelangelo nella Cappella Paolina in Vaticano. Città del Vaticano: Libreria editrice vaticana, 2010.

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Buchteile zum Thema "S. Pietro di Carnia"

1

Bianca, Concetta. „Iacopo Zeno e le Vitae pontificum“. In Église(s) et grands hommes, entre Renaissance et réformes, 103–12. Rome: Publications de l’École française de Rome, 2024. http://dx.doi.org/10.4000/11uq3.

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Iacopo Zeno (1422-1481), vescovo di Feltre e Belluno (1447-1460) e poi di Padova dal 1460, presente in curia a più riprese, con Pio II e Paolo II, aveva raccolto fin da giovane un’ampia e raffinata biblioteca, ricca anche di incunaboli e si era dedicato alla scrittura storica, come dimostrano alcuni scritti giovanili (consolatorie ed orazioni). Non portò invece a compimento il De pontificibus, opera dove la storia della Chiesa ha inizio con san Pietro per arrivare a Clemente V, a differenza del coetaneo Bartolomeo Platina che, partendo dalla vita di Cristo, era arrivato fino a Sisto IV.
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2

Parlato, Enrico. „Fonti e paesaggio urbano nella Crocifissione di S. Pietro dal medioevo al primo rinascimento“. In Textes et Etudes du Moyen Âge, 524–48. Turnhout: Brepols Publishers, 2001. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.4.00681.

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3

Simeoni, Giulia. „I manoscritti medievali illustrati degli Ab Urbe condita di Tito Livio. Il caso del codice Arch. Cap. S. Pietro C 132“. In Giornale Italiano di Filologia - Bibliotheca, 781–807. Turnhout, Belgium: Brepols Publishers, 2021. http://dx.doi.org/10.1484/m.gifbib-eb.5.125355.

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4

Bartolozzi Casti, Gabriele. „La diffusione del culto di s. Pietro in vincoli in occidente tra tardoantico e medioevo“. In Textes et Etudes du Moyen Âge, 70–80. Turnhout: Brepols Publishers, 2001. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.4.00661.

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5

Gatti, Vincenzo. „Particolare iconografia degli Evangelisti nel contesto liturgico della medioevale basilica benedettina di S. Pietro al Monte sopra Civate“. In Culture et société médiévales, 349–64. Turnhout: Brepols Publishers, 2005. http://dx.doi.org/10.1484/m.csm-eb.3.397.

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6

Cinquantaquattro, Teresa, und Chiara Lambert. „Avella, S. Pietro, chiesa“. In Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD) - 2, 15–16. Collège de France, 2013. http://dx.doi.org/10.4000/books.cdf.3901.

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7

Quadrino, Daniela. „Ponza (?). Insula Eumorfiana. S. Pietro. Oratorium / monastère (?)“. In Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD) - 4, 134. Collège de France, 2016. http://dx.doi.org/10.4000/books.cdf.4294.

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8

WARDEN, ROMAN. „MARIA CLEMENTINA SOBIESKA (1702–35 CE) AT THE BASILICA DI S. PIETRO, PALAZZO MUTI, AND THE BASILICA DEI XII SANTI APOSTOLI“. In People and Places of the Roman Past, 135–46. Arc Humanities Press, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvmd83p9.18.

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LISOT-NELSON, ELIZABETH. „POPE URBAN VIII (1568–1644, r. 1623–44 CE) AT THE BASILICA DI S. PIETRO, FONTANA DEL TRITONE, AND PALAZZO BARBERINI“. In People and Places of the Roman Past, 147–58. Arc Humanities Press, 2019. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvmd83p9.19.

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„Chapter Twelve. Maria Clementina Sobieska (1702–35 CE) at the Basilica di S. Pietro, Palazzo Muti, and the Basilica dei XII Santi Apostoli“. In People and Places of the Roman Past, 135–46. ARC, Amsterdam University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.1515/9781942401568-015.

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