Zeitschriftenartikel zum Thema „Museo romano di Brescia“

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Alì, Alessandro. „Romano di Lombardia: i valori molteplici di un piccolo capoluogo“. TERRITORIO, Nr. 93 (Januar 2021): 55–58. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093008.

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Collocata in prossimità di vecchi e nuovi tracciati infrastrutturali della metropoli pedemontana nella Bassa Bergamasca, Romano di Lombardia trae la sua originalità dall'incrocio di diversi valori. È una città ricca di storia e arte, con una sedimentata tradizione civica; ha una popolazione dinamica e articolata che produce servizi e lavoro; è un contesto urbano compatto che ha conservato una forma ordinata, anche dopo differenti cicli edilizi di carattere espansivo; è una città d'acqua segnata dal fiume Serio e da un fitto reticolo idrico superficiale. Le fragilità economiche e sociali della sua popolazione e quelle territoriali conseguenti alla profonda crisi dell'edilizia non impediscono a Romano di Lombardia di giocare il ruolo di capoluogo supplente per un vasto territorio tra le province di Bergamo, Brescia e Cremona.
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Alì, Alessandro, und Arturo Lanzani. „Nello spazio periurbano della metropoli estesa: piano e progetti per Romano di Lombardia“. TERRITORIO, Nr. 93 (Januar 2021): 37–43. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093006.

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Il caso di Romano di Lombardia, a cavallo tra le province di Bergamo, Brescia e Cremona, racconta del tentativo di un piccolo centro di costruire un percorso di rilancio e valorizzazione in controtendenza alla visione di sviluppo oggi prevalente all'interno dei territori periurbani della megalopoli padana. L'integrazione di piano e progetti, l'attenzione rivolta alla salvaguardia della risorsa ‘suolo inedificato', la centralità della ricomposizione e della manutenzione straordinaria delle infrastrutture cittadine a supporto della qualità della vita quotidiana costituiscono i caratteri salienti di una vicenda urbanistica particolarmente densa, in corso dal 2016. Il tentativo di costruire una prospettiva di equilibrio e non più di crescita dell'urbanizzato si scontra tuttavia con evidenti difficoltà, il cui superamento richiede un radicale cambiamento di rotta del fare urbanistica.
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Castiglia, Riccardo, und Spartaco Gippoliti. „Neotropical mammals in natural history collections and research in Rome, Italy“. Boletim do Museu Paraense Emílio Goeldi - Ciências Naturais 15, Nr. 3 (22.12.2020): 851–62. http://dx.doi.org/10.46357/bcnaturais.v15i3.254.

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The occurrence and the history of Neotropical mammal specimens in the collections of naturalistic museums in Rome, Italy, and their scientific utilization is here reviewed. These specimens belong to several scientific expeditions made after the discovery of the new Continent. The oldest specimens date back to the famous Museum of Athanasius Kircher at the Collegio Romano (1651) and to the Museo Zoologico della Università di Roma that was established inside the University of the Pontificial State (Archigymnasium) (1823). Many of these early specimens are now lost due to the complex history of Roman scientific museology, but some specimens are now available mainly in two institutions, the Museo Civico di Zoologia (established in 1932) and the Museo di Anatomia Comparata “Battista Grassi” of “Sapienza” University of Rome (1935). Among the numerous specimens, is noteworthy the presence of a hairy long-nosed armadillo, Dasypus pilosus, the first record in an Italian zoological collection and the 26th known specimen of this species in world museums. More recently, some Roman researchers have maintained a scientific interest for Neotropical mammals, including primates, with collaboration with South American mammalogists. A greater historical knowledge of scientific activities concerning the work of Italians researchers on Neotropical biodiversity should be pursued.
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Fullerton, Mark D., und Elena Ghisellini. „Atene e la corte tolemaica: L'Ara con dodekatheon nel Museo Greco-Romano di Alessandria“. American Journal of Archaeology 105, Nr. 2 (April 2001): 360. http://dx.doi.org/10.2307/507302.

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Cassia, Margherita. „“La stola e il silenzio”? “Parole” di donna in un epitaffio catanese d’età imperiale“. Gerión. Revista de Historia Antigua 38, Nr. 1 (01.04.2020): 55–81. http://dx.doi.org/10.5209/geri.68585.

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L’analisi di un’epigrafe in lingua greca, attualmente custodita nel Magazzino del Museo Civico del Comune di Catania “Castello Ursino” (inv. nr. 233) e relativa ad una Giulia Galene, la φιλόστολος, invita a riflettere sul significato da attribuire a questo appellativo, “amica della flotta” o piuttosto “amante della stola”. Il possibile riferimento all’uso dell’indumento distintivo della matrona romana permette di inserire l’epitaffio in un momento di poco precedente all’utilizzo dei titoli onorifici femina stolata o ματρῶνα στολᾶτα, attestati in molte regioni dell’Impero romano a partire dalla fine del II secolo d.C. L’apax φιλόστολος, se non rovescia del tutto il cliché di donna silenziosa e relegata tradizionalmente attribuito alla matrona, pone comunque in evidenza la “visibilità” e il ruolo pubblico di una donna che lasciò memoria di sé sulla pietra senza aver bisogno di una “legittimazione” maschile. Giulia Galene riuscì ugualmente ad “esprimersi” e a far giungere la propria “voce” sino a noi, non rimase in silenzio, pur “amando” la sua stola.
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Thomas, K. D. „Holocene book reviews: The Neolithisation of the Alpine region Edited by P. Biagi, Monografie di 'Natura Bresciana' No. 13. Brescia: Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, 1990, 235 pp., £7.50, paperback. ISSN 0390-6639“. Holocene 1, Nr. 3 (Oktober 1991): 282–83. http://dx.doi.org/10.1177/095968369100100312.

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De Aranguren, J. „Romano GUARDINI, Lettere dal Lago di Como. La tecnica e l'uomo, ed. Morcelliana, Brescia 1993, 113 pp., 12 x 20.“ Scripta Theologica 28, Nr. 3 (24.01.2018): 960. http://dx.doi.org/10.15581/006.28.16509.

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Lewthwaite, James. „Not the Neolithization of the Alpine region - Paolo Biagi (ed.). The Neolithisation of the Alpine region. (Monografie di «Natura Bresciana» 13). 235 72 figures, 18 tables. 1990. Brescia: Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia; ISSN 0390-6639 paperback.“ Antiquity 65, Nr. 249 (Dezember 1991): 995–98. http://dx.doi.org/10.1017/s0003598x00080820.

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Russo, Eugenio. „La scultura della seconda metà del IV secolo d.C.“ Acta ad archaeologiam et artium historiam pertinentia 30 (20.02.2019): 249–308. http://dx.doi.org/10.5617/acta.6874.

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Si parte dalla scultura di Costantinopoli, che assume una propria identità non con Teodosio I come si pensa comunemente, ma con il nipote Teodosio II: la scultura di carattere mitologico, grazie alla statuetta di Cristo del Museo Nazionale Romano e alla statua di Valentiniano II, da Afrodisia, può essere attribuita, unitamente alla produzione “cristiana”, a maestranze afrodisiensi attive nella capitale. Maestranze di Afrodisia che contemporaneamente hanno lavorato a Roma: non solo per soggetti pagani, ma pure per a statuetta diCristo e per sarcofagi cristiani (come quello di Giunio Basso), tra cui spicca - come l’esemplare di più alta qualità - il sarcofago del beato Egidio in S. Bernardino a Perugia. Maestranze afrodisiensi sicuramente attive anche a Mantova per il sarcofago della cattedrale: dove tuttavia, come per i varii esemplari di Roma , vi è la compresenza di maestranze romane, italicheforse. Pure in Renania notiamo l’attività degli artefici di Afrodisia; mentre a Ravenna siamo davanti a sarcofagi importati direttamente da Costantinopoli, nella cui esecuzione si vede evidente la mano di maestranze afrodisiensi di vario livello. Per Efeso, ho rinvenuto nella città alta un capitello di pilastro di età antonina, ch’è stato in parte rilavorato in modo mimetico forse all’inizio del V secolo: è l’unico elemento nuovo tra le opere di artefici effemini finora apparso per questo periodo nella città , accanto ai capitelli della prima basilica di S. Giovanni, della”Stigengasse” e dell’edificio a ovest del Prytaneion.
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Banfi, Fabrizio, Mara Pontisso, Francesca Romana Paolillo, Stefano Roascio, Clara Spallino und Chiara Stanga. „Interactive and Immersive Digital Representation for Virtual Museum: VR and AR for Semantic Enrichment of Museo Nazionale Romano, Antiquarium di Lucrezia Romana and Antiquarium di Villa Dei Quintili“. ISPRS International Journal of Geo-Information 12, Nr. 2 (17.01.2023): 28. http://dx.doi.org/10.3390/ijgi12020028.

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The research focuses on the generation of 3D models aimed at creating interactive virtual environments as the outcomes of scalar representations of existing realities. The purpose is to increase the narration, fruition, and dissemination of the findings that emerged from the archaeological investigations carried out in a large sector of the south-eastern suburbs of Rome. In this context, the research proposes a process oriented toward designing a virtual museum of the first group of works from the Appia Antica Archaeological Park and now exhibited at the Museo Nazionale Romano, the Antiquarium di Lucrezia Romana, and the Antiquarium di Villa Dei Quintili. Managing high historical and cultural findings through geometrical surveys, high-resolution data from 3D survey analysis, archival research, and interactive digital representation is the aim of the study. The digitisation of artefacts has made it possible to build new forms of communication that enrich virtual and on-site visits with content, both of the park and of the Museums that host the collections. In particular, it has gradually allowed a ‘virtual’ relocation of works from the Appia Park, favouring the definition of a method capable of communicating new content and laying the basis for the development of a virtual museum, a temporary exhibition, and a web platform for one of the most important historical sites of ancient Rome.
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González Fernández, Rafael, und Miguel Pablo Sancho Gómez. „La institución del domicilium (en Derecho romano) y su expresión en la epigrafía latina“. Vínculos de Historia Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, Nr. 11 (22.06.2022): 296–310. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2022.11.13.

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La institución romana del domicilium convierte al sujeto en residente. Suele designar el lugar de residencia prolongada del incola o habitante que ha emigrado a una comunidad, por contraposición al municeps; por lo tanto, es un vínculo jurídico entre la ciudad y la persona que ha emigrado a ella. Frente a la expresión de la origo en los textos epigráficos, que es muy abundante, la manifestación del domicilo solo se hace de forma excepcional, en atención al escaso número de referencias conservadas, y su enunciación es muy similar a la que marca el origen. Palabras clave: domicilium, origo, ciudadano, epigrafía, latina.Topónimos: Imperio Romano.Periodo: Principado (27 a. C. – 284 d. C.) ABSTRACTThe Roman institution of the domicilium turns the subject into a resident. It usually designates the place of prolonged residence of the incola or inhabitant who has emigrated to a community, as opposed to the municeps. Therefore, it is a legal link between the city and the person who emigrates there. As opposed to the expression of the origo in epigraphic texts, which is very common, the manifestation of the domicile occurs only exceptionally, in view of the scant number of surviving references, and its enunciation is very similar to that which indicates provenance. Keywords: domicilium, origo, citizen, epigraphy, Latin.Place names: Roman EmpirePeriod: Principate (27 BC - 284 AD) REFERENCIASAncelle, A. (1875), Du Domicile, Paris, these pour le doctorat, Faculte de droit de Paris.Andreu, J., (2008), “Sentimiento y orgullo cívico en Hispania: en torno a las menciones de origo en la Hispania Citerior”, Gerión, 26(1), pp. 349-378.Ayiter, K. (1962),“Einige Bemerkungen zum Domicilium des Filius Familias im römischen Recht“, en Studi in onore di Emilio Betti, vol. II, Milano, pp. 71-84.Baccari, M. P. (1996), Cittadini, popoli e comunione nella legislazione dei secoli IV-VI, Torino, G. 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MINIATI, MARA. „PIETRO SEGALA (a cura di), Università, ricerca e nuove professionalità per la durabilità dell'arte nel museo del mondo. Interventi e documenti dal seminario bresciano del febbraio 1992, Milano, Brescia, Confcooperative Lombardia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1994, 191 pp. («Sistema Museale: problemi, uomini, territori», 1).“ Nuncius 10, Nr. 1 (01.01.1995): 459–61. http://dx.doi.org/10.1163/221058785x00813.

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Montero Herrero, Santiago. „La mujer romana y la expiación de los andróginos“. Vínculos de Historia. Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, Nr. 8 (20.06.2019): 33. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2019.08.02.

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RESUMENEl nacimiento en la Antigua Roma de niños con rasgos sexuales masculinos y femeninos a la vez, los llamados andróginos o hermafroditas, eran considerados como un gravísimo prodigio. Su expiación, necesaria para el restablecimiento de las buenas relaciones entre los hombres y los dioses, quedó en manos exclusivamente de mujeres: ancianas, matronas y virgines.PALABRAS CLAVE: Antigua Roma, Matrona, prodigio, expiación, andróginoABSTRACTThe birth in ancient Rome of children with both male and female sexual features, so-called androgynes or hermaphrodites, was regarded as a an extraordinary phenomenon. Their expiation, necessary for the restoration of good relations between men and gods, remained exclusively in the hands of women: old women, midwives and virgines.KEY WORDS: Ancient Rome, midwife, prodigy, expiation, androgynus BIBLIOGRAFÍAAbaecherly Boyce, A. (1937), “The expiatory rites of 207 B. C.”, TAPhA, 68, 157-171.Allély, A. 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Мингазов, Шамиль Рафхатович. „БУЛГАРСКИЕ РЫЦАРИ ЛАНГОБАРДСКОГО КОРОЛЕВСТВА“. Археология Евразийских степей, Nr. 6 (20.12.2020): 132–56. http://dx.doi.org/10.24852/2587-6112.2020.6.132.156.

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Настоящая работа является первым общим описанием на русском языке двух некрополей Кампокиаро (Кампобассо, Италия) – Виченне и Морионе, датируемых последней третью VII в. – началом VIII в. Культурное содержание некрополей показывает прочные связи с населением центральноазиатского происхождения. Важнейшим признаком некрополей являются захоронения с конем, соответствующие евразийскому кочевому погребальному обряду. Автор поддержал выводы европейских исследователей о том, что с большой долей вероятности некрополи оставлены булгарами дукса–гаштальда Алзеко, зафиксированными Павлом Диаконом в VIII в. на территориях Бояно, Сепино и Изернии. Аналогии некрополей Кампокиаро с погребениями Аварского каганата показывают присутствие в аварском обществе булгар со схожим погребальным обрядом. Из тысяч погребений с конем, оставленных аварским населением, булгарам могла принадлежать большая часть. Авары и булгары составляли основу и правящую верхушку каганата. Народ Алзеко являлся той частью булгар, которая в 631 г. боролась за каганский престол, что указывает на высокое положение булгар и их большое количество. После поражения эта группа булгар мигрировала последовательно в Баварию, Карантанию и Италию. Несколько десятков лет проживания в венедской, а затем в лангобардской и романской среде привели к гетерогенности погребального инвентаря, но не изменили сам обряд. Булгары лангобардского королевства составляли новый военный слой, который представлял из себя профессиональную кавалерию, получивший землю. Эта конная дружина является ранним примером европейского феодального воинского и социального сословия, которое станет называться рыцарством. Библиографические ссылки Акимова М.С. Материалы к антропологии ранних болгар // Генинг В.Ф., Халиков А.Х. Ранние болгары на Волге (Больше–Тарханский могильник). М.: Наука, 1964. С. 177–191. Амброз А.К. Кинжалы VI – VIII вв, с двумя выступами на ножнах // СА. 1986. № 4. С. 53–73. 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Las excavaciones arqueológicas realizadas en Monte Molião permitieron la recogida de un importante conjunto de artefactos de hueso pulido, de la Edad del Hierro y de época Romana, que supone un total de 80 piezas. Están distribuidas por distintas categorías funcionales, relacionadas con el adorno personal, con la actividad textil, con el juego y con la escritura. Otros integran la categoría de complementos de muebles. El conjunto es revelador de la presencia, en el sur de Portugal, de individuos con costumbres y usanzas que siguen patrones estéticos y sociales del Mediterráneo romanizado.Palabras clave: Algarve romano, mundus muliebris, textiles, ludi, stiliTopónimo: PortugalPeriodo: Edad del Hierro, época romana ABSTRACTThe archaeological digs undertaken in in Monte Molião led to the discovery of 80 bone artefacts, dating from Iron Age and Roman times. They are divided into several functional categories, connected with personal adornment, textile activity, games, and writing. Others correspond to furniture complements. They reveal the presence in the south of Portugal of individuals with customs and practices that follow specific aesthetic patterns of the Romanized Mediterranean. Keywords: Roman Algarve, mundus muliebris, textiles activities, ludi, stiliPlace names: PortugalPeriod: Iron Age, Roman times REFERENCIASAlarcão, J. de, Étienne, R., Alarcão, A. y Ponte, S. da (1979), “Les accessoires de la toilette et de l’habitallaments”, en J. de Alarcão y R. Étienne (dir.), Fouilles de Conimbriga, VII, Trouvailles diverses 80, Paris, E. De Boccard.Almagro Basch, M. (1955), Las Necrópolis de Ampurias: Necrópolis romanas y necrópolis indígenas, Barcelona, Seix y Barral.Alonso López, J. y Sabio González, R. (2012), “Instrumentos de escritura en Augusta Emerita. Los stili o estiletes”, Revista de Estudios Extremeños, LXVIII, III, pp. 1001-1024.Andreu Pintado, J. 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Santos Cancelas, Alberto. „Religiones castreñas contra el estado“. Vínculos de Historia. Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, Nr. 8 (20.06.2019): 15. http://dx.doi.org/10.18239/vdh_2019.08.01.

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RESUMENNuestro conocimiento sobre las religiones protohistóricas se encuentra prejuiciado por categorías de pensamiento presentistas y el recurso a fuentes posteriores. Para lograr una caracterización mínima de la fenomenología de tales manifestaciones se propone una aproximación a partir de los materiales de la Edad del Hierro, con atención a los problemas y metodologías de la arqueología, que privilegie el estudio de casos particulares frente a la generalización céltica. A través del ejemplo de la cultura castreña, se examinará qué elementos constituyeron objeto de atención ritual y sobredimensión simbólica para una sociedad de la Edad del Hierro.PALABRAS CLAVE: Cultura Castreña, Edad del Hierro, protohistoria, ritual, arqueologíaABSTRACTOur knowledge of protohistoric religions is prejudiced by presentist ways of thinking and recourse to later sources. To achieve a minimum characterization of the phenomenology of such manifestations, I propose an approach based on Iron Age materials, being careful of the archaeological problems and methodologies, and favouring particular case studies rather than Celtic generalizations. Through the example of Castreño culture, I will examine which elements might have been the object of ritual attention and symbolic oversizing in an Iron Age society.KEY WORDS: Castro culture, Iron Age, Protohistory, ritual, archaeologyBIBLIOGRAFÍAAlmeida, C. A. F. (1980) “Dois Capacetes e tres copos, em Bronze, de Castelo de Neiva”, Gallaecia, 6, 245-257.Alonso Burgos, F. (2014): Estructura social y paisaje simbólico: las comunidades astures y el imperio romano. Tesis doctoral inédita, Universidad Complutense de Madrid.Angelbeck, B. y Grier, C. 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RESUMENEl trabajo aborda el estudio de la inscripción que ostenta una lápida de mármol conservada en la ermita de Nuestra Señora de la Vega. Además de editar y traducir su texto, analiza el contexto histórico y arqueológico de la zona de Torre de Juan Abad y del Campo de Montiel y explora los escasos restos de cultura islámica que conservan. Se concluye que el texto está en lengua árabe y grafía cúfica simple y que fue grabado en la segunda mitad del siglo X sobre una lápida romana reutilizada. Menciona los nombres de dos varones y podría haber sido escrito por uno de ellos, tal vez encontrándose faltos de libertad.PALABRAS CLAVE: epigrafía árabe, graffiti, al-Ándalus, califato, Campo de Montiel.ABSTRACTThe article deals with an inscription on a marble stone that is kept in the chapel of our Lady of la Vega. In addition to the edition and translation of the text, it analyses the historical and archaeological context of the areas of Torre de Juan Abad and Campo de Montiel and explores the scarce remnants of Islamic culture preserved there. The conclusion is that the text is written in Arabic language, in simple Kufic script, and that it was engraved during the second half of the 10th century on a reused Roman gravestone. It mentions the names of two men and it could have been written by one of them, perhaps while they were lacking freedom.KEYWORDS: Arabic Epigraphy, Graffiti, Al-Andalus, Caliphate, Campo de Montiel BIBLIOGRAFÍABarceló, C. (1990), “Estructura textual de los epitafios andalusíes (siglos IX-XIII)”, en Homenaje a Manuel Ocaña Jiménez, Córdoba, Diputación Provincial, pp. 41-54.— (1998), La escritura árabe en el país valenciano. I. Inscripciones monumentales, Valencia, Universitat. 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La parola «archivio» deriva dal greco ἀρχεῖον e dal latino archīvum ed indica un insieme ordinato ed inventariato di documenti, sia essi pubblici che privati, che si riferiscono ad una collezione che può avere anche valore storico. Tuttavia la parola «archivio» non solo definisce la raccolta documentaria ma con lo stesso termine si indica il luogo in cui tali documenti sono custoditi. In realtà sin dall’antichità l’uomo ha avvertito la necessità di lasciare testimonianza del suo passaggio e lo ha fatto mediante azioni diversificate. Tra queste certamente la rappresentazione del linguaggio, prima con l’incisione e poi con la nascita della scrittura (già intorno al 3400 a. C. in Mesopotamia con i Sumeri), ha costituito uno strumento fondamentale affinché l’uomo potesse descrivere e pertanto trasmettere al futuro la propria storia. É stata questa una prima importante formazione di archiviazione delle informazioni.Ovviamente il concetto si è evoluto tanto che in Italia già dal 78 a.C. a Roma si trovava il Tabularium ossia il luogo in cui erano custodite le tavole delle leggi relative allo Stato Romano. Così il concetto di archivio sin dall’epoca romana e per tutto il periodo medievale ha rappresentato nient’altro che il «luogo nel quale gli atti pubblici sono custoditi affinché acquisiscano fede pubblica» , ossia un valore legale.
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Martínez-Sarasate, Javier. „Caruso, Carlota (2022), 101 storie svelate. Le iscrizioni del Museo Nazionale Romano raccontano Roma. Dielle Editore, Villafranca di Verona, 225 páginas, ISBN: 9788899398552.“ Cuadernos de Arqueología, 17.01.2023. http://dx.doi.org/10.15581/012.31.006.

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Corso, Antonio. „Praxitelian Dionysi“. EULIMENE, 31.12.2000, 25–53. http://dx.doi.org/10.12681/eul.32682.

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Si percorre l'evoluzione dell'interpretazione statuaria di Dioniso nel Santuario di Dioniso Eleutereo ad Atene, dallo xoanon arcaico del dio alla statua criselefantina di Alcamene, ai tipi Hope, alcamenico, e Sardanapalo, cefisodoteo. Questa tradizione figurativa, e l'Ermete con Dioniso di Cefisodoto il Vecchio, stanno alla base della ridefinizione del dio operata da Prassitele. L'immagine di Dioniso accreditata nelle 'Baccanti' di Euripide ebbe pure un rilevante impatto nelle cultura figurativa tardoclassica. Alla bottega di Prassitele è riconducibile la base di monumento coregico, con Dioniso e due Vittorie, che si trova ad Atene, Museo Archeologico Nazionale, n. 1463. Il Dioniso di Prassitele ricordato da Plinio e descritto da Callistrato può esser riconosciuto, grazie alla descrizione di questi, nel tipo Sambon/Grimani. Il Dioniso d'Elide, pure di Prassitele, è raffigurato su monete di questa città e riconoscibile nel tipo Tauromorfo Vaticano/Albani. L'Ermete con Dioniso di Olimpia è forse un donario degli Elei del 343 A. C. ed è quasi certamente un'opera originale di Prassitele. Ai figli di Prassitele è ascrivibile il Dioniso WoburnAbbey/Castle Howard, rimeditazione del tipo Sambon/Grimani. Il tipo Richelieu/Prado pare dipendere da una variante protoellenistica del tipo Woburn Abbey/Castle Howard, il tipo Jacobsen sembra essere un adattamento dello stesso alla temperie barocca, il tipo Terme pare costituire una rimeditazione del medesimo in chiave Rococo. Il tipo Cirene offre una soluzione tardorepubblicana dello stesso schema compositivo, rispondente all'esigenza eclettica di valorizzare le soluzioni ritenute migliori di Prassitele, Policleto e Lisippo. Il tipo Borghese/Colonna sembra un adattamento del ritmo Woburn Abbey alla predilezione neoattica per ritmi frontali. Il tipo Horti Lamiani/Holkham Hall pare un adattamento del tipo Woburn Abbey alla posizione di quinta architettonica destra di un ambiente. Il tipo Copenhagen/Valentini risponde al bisogno, tipico del classicismo romano, di dare movimento e vita alla creazione statuaria. Altri due Dionisi, che si trovano a Digione e a Cirene, sono variazioni del tipo Jacobsen. La documentazione raccolta dimostra che l'immagine del dio elaborata nella corrente prassitelica divenne quella consueta nella cultura iconografica di età ellenistica e imperiale.
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