Auswahl der wissenschaftlichen Literatur zum Thema „Giovanni di Parigi“

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Zeitschriftenartikel zum Thema "Giovanni di Parigi"

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Mori, Lorenzo, und Antonela Marić. „Una spia a Parigi. Il raro caso de l’Esploratore turco di Giovanni Paolo Marana“. Italica Belgradensia 2022, Nr. 1 (2022): 45–58. http://dx.doi.org/10.18485/italbg.2022.1.3.

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Johnson, Janet. „Donizetti's first ‘affare di Parigi’: an unknown rondò-finale for Gianni da Calais“. Cambridge Opera Journal 10, Nr. 2 (Juli 1998): 157–77. http://dx.doi.org/10.1017/s0954586700004912.

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Donizetti's involvement with Paris has been understood to date from February 1834, when Rossini, acting as the Théâtre Italien's music director, commissioned Marino Faliero for performance the following winter. Though written in Italy, the work was substantially revised in Paris during the two months Donizetti spent there before the première on 12 March 1835, hence William Ashbrook's assertion that Donizetti ‘wrote for the first time for Paris, absorbing the musical tastes of that city, when he presented Marino Faliero at the Théâtre Italien’. While this opera unquestionably remains the one that officially launched the composer's Parisian career, new manuscript and printed musical sources reveal that Donizetti's ties to the city actually date back to 1833, when plans were laid for productions of two of his earlier operas: Gianni di Parigi (1831) and Gianni da Calais (1828). Like Marino Faliero, the first of these works was composed in Italy with a Paris (or a London) première in mind, Donizetti having hoped diat Giovanni Battista Rubini would introduce it at one of his benefit performances soon after rejoining the Italiens (part of the troupe spent spring and summer seasons at the King's Theatre). A close study of the work might shed light on the composer's understanding (or ignorance) of operatic practice in the city at this point in his career; indeed, it was precisely because Gianni di Parigi was so French at least in terms of its libretto (Felice Romani's adaptation of Claude Godard d'Aucour de Saint-Just's libretto for Boieldieu's classic and closely protected Jean de Paris, in the repertory of the Opéra-Comique since 1812) that the comic melodramma was never mounted in Paris. But it was the second work, composed for the Teatro del Fondo in Naples (where it was premièred on 2 August 1828), and performed at the Théâtre Italien twice, on 17 December 1833 and 4 January 1834, that Donizetti actually helped adapt to Parisian taste.
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Passerini, A. „Storia della Neuroradiologia europea“. Rivista di Neuroradiologia 7, Nr. 4 (August 1994): 541–56. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700401.

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La storia della Neuroradiologia è dispersa nelle pagine delle Riviste di Fisica, di Radiologia, di Otorinolaringologia, di Anatomia Patologica, di Neurologia, di Neurochirurgia, di Neuroradiologia ed è poco nota ai giovani neuroradiologi. Non è definito il periodo al quale risale il primo im-piego del termine «Neuroradiologia». «A Short History of Neuroradiology» è stata pubblicata da Herman Fischgold e da James Bull in occasione dell'VIII Symposium Neuroradiologicum tenuto a Parigi nel settembre 1967. Emmanuel Cabanis ha voluto continuarne la tradizione e, in occasione del XVI Congresso della SocieAà Europea di Neuroradiologia, tenuto ancora a Parigi nel luglio 1989, ha ristampato con il titolo «Contribution a l'histoire de la Neuroradiologie Européenne» il testo di Fischgold e di Bull con l'aggiornamento dei successivi 22 anni e con l'aggiunta dei principali articoli comparsi su riviste mediche e tecniche che ricordano la tappe della diffusione e del rivoluzionario progresso della Neuroradiologia nell'ambito mondiale: integrano queste due, altre storie della Neuroradiologia pubblicate nei classici testi di Neuroradiologia da Lindgren, da Deck, da Newton e Kerber e da altri autori.
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Perolino, Ugo. „Giuseppe Parini, Il Mattino (1763) – Il Mezzogiorno (1765), a cura di Giovanni Biancardi, introduzione di Edoardo Esposito, commento di Stefano Ballerio, “Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Parini”“. Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, Nr. 3 (03.10.2014): 619–21. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542237.

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5

Goria, Clara. „«Reali heroine» Ritratti equestri di sovrane e dame per le residenze ducali“. CHEIRON, Nr. 1 (Juni 2023): 267–93. http://dx.doi.org/10.3280/che2022-001015.

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La fortuna secentesca dei ritratti equestri femminili conosce un partico-lare sviluppo alla corte sabauda. Tra gli anni Cinquanta e Settanta di-verse opere rinnovano l'antica predilezione dei duchi per il ritratto equestre, celebrativo della storia dinastica e massima espressione della regalità. In questo contesto risulta nodale la serie dei grandi doppi ri-tratti su tela della Sala di Diana nella Reggia di Venaria (1657-1665), dipinti dai maggiori artisti attivi a corte, tra cui il fiammingo Jan Miel, romano d'adozione, e il lorenese Charles Dauphin, formatosi a Parigi: rappresentano una parata della famiglia ducale a caccia, dove duchesse, principesse e dame d'onore compongono una cavalcata di caccia-trici e amazzoni, eroine contemporanee e femmes fortes. Emerge qui un'immagine di potere femminile particolarmente legata alle Madame reali, Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours che ricoprirono il ruolo di reggenti. Le protagoniste della serie avanza-no su cavalli al trotto e si esibiscono nella complessa manovra della le-vade o corvetta, prerogativa dei ritratti maschili, ponendo così le rap-presentazioni di Venaria tra le rare declinazioni femminili di questa ti-pologia nelle corti europee di quegli anni. Per comprendere specificità e nuovi esiti di questa significativa fortuna, si ritorna allora alle opere, ai contesti e alla committenza in un critico periodo di passaggio di po-teri, ripercorrendo scelte di stile, modelli e iconografie in rapporto ai codici della ritrattistica e alle esperienze e pratiche in uso a corte. Dalle tele superstiti della serie di Venaria ai ritratti conservati nelle altre residenze, tra loro strettamente correlati, si traccia dunque una lettura d'insieme, con particolare attenzione ai dipinti del Castello di Racconi-gi tornando a rivedere l'identificazione delle enigmatiche principesse a cavallo.
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Brigstocke, Hugh. „The 5th Earl of Exeter as Grand Tourist and Collector“. Papers of the British School at Rome 72 (November 2004): 331–56. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002750.

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IL V EARL DI EXETER COME GRAN TURISTA E COLLEZIONISTACon questo articolo si analizzano e documentano i viaggi italiani e la collezione di quadri di John Cecil di Burghley House (1648–1700), che, dopo aver ottenuto il titolo di V Earl di Exeter nel 1678, fece una serie di grandi viaggi in Italia nel 1679–81, 1683–4 e 1699–1700, prima di morire vicino Parigi nel 1700 sulla via del ritorno a casa. Durante questi viaggi, che si estesero lungo l'intera penisola italiana, da Torino a Napoli, egli sviluppò un notevole desiderio, senza paragoni per i suoi tempi, di acquisire pitture contemporanee barocche, come estensione del suo progetto di rinnovare Burghley House, originariamente costruita tra il 1555 e il 1587. Il gusto artistico di Exeter, che abbracciò artisti come Carlo Dolci e Benedetto Gennari, così pure Calandrucci, Chiari, Gaulli, Giordano, Maratti, Preti, Recco, Ruoppolo e Trevisani, riflette per molti versi quello della corte di re Carlo II. Per la decorazione delle stanze reali a Burghley, compresa la Heaven Room e la Hell Staircase egli impiegò anche Antonio Verrio, che aveva lavorato per re Carlo a Windsor. Rimase leale alla causa Stuart per tutta la sua vita, votò contro il trasferimento del potere a William e Mary in tutte le divisioni parlamentari, e si rifiutò di presenziare come Hereditary Grand Almoner alla loro incoronazione; e avendo anche rifiutato di fare il Giuramento di Fedeltà non mise più piede nella House of Lords dopo il 13 febbraio del 1689. La disaffezione nei confronti del regime protestante ha avuto certamente un ruolo nell'ultima visita degli Exeter a Roma con i loro due figli più giovani, in occasione del Giubileo del Papa del 1699–1700.
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Parisio, Enrico, und Fabio Mongelli. „Place identity design nel quartiere San Lorenzo a Roma“. ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, Nr. 3 (Januar 2022): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003008.

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L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificando la tessitura delle relazioni sociali e l'approccio allo studio e al lavoro. Il ruolo del designer e, più in generale dell'artista, in que-sto contesto storico così imprevedibile, coincide oggi con quello dell'esploratore che abban-dona i processi di ricerca e sperimentazione individuale, per inseguire una nuova vocazione collettiva che guarda al domani. Città, parchi, piazze, agorà culturali dovranno confrontarsi con stravolgimenti che andranno ad incidere sulle abitudini dei cittadini. Gli spazi pubblici saranno rimodellati con progetti che tengano conto delle esigenze culturali connesse alla socia-lità e all'ambiente. È possibile immaginare un processo di rigenerazione urbana che, coinvol-gendo giovani studenti e ricercatori nella valorizzazione di una determinata identità territoriale, possa trasformarsi in un modello operativo aperto da innestare in altre aree. Roma prova a dare una prima risposta, con uno dei suoi quartieri simbolo: San Lorenzo, dando forma ad un'azione di co-design partecipativo che declina storia e futuro.
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Redazione, RGI. „Informazione bibliografica“. RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, Nr. 2 (Mai 2023): 101–29. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2023oa15937.

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Guy Debord, Ecologia e psicogeografia (Giulia Oddi) Elena dell'Agnese, Ecocritical Geopolitics: Popular Culture and Environmental Discourse (Giovanna Di Matteo) Matthew Gandy, Natura Urbana. Ecological Constellations in Urban Space (Martina Loi) Giacomo Zanolin, Geografia dei parchi nazionali italiani (Margherita Cisani) Chiara Spadaro, L'arcipelago delle api. Microcosmi lagunari nell'era della crisi climatica (Giacomo Pettenati) Alessandro Colombo, Il governo mondiale dell'emergenza. Dall'apoteosi della sicurezza all'epidemia dell' insicurezza (Alessandro Ricci) Antonello Romano, La geografia delle piattaforme digitali. Mappe, spazi e dati dell' intermediazione digitale (Mario Paris) Fabio Rossinelli, Géographie et impérialisme. De la Suisse au Congo entre exploration géographique et conquête coloniale (Federico Ferretti) Maria Luisa Sturani, Dividere, governare e rappresentare il territorio in uno Stato di Antico Regime. La costruzione della maglia amministrativa nel Piemonte sabaudo (XVI-XVIII sec.) (Claudio Cerreti)
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Massimo Osanna und Carlo Rescigno. „Le attività della Scuola Superiore Meridionale nel biennio 2022-2023“. Quaderni di ACMA, Nr. 2 (25.09.2024): 11–13. http://dx.doi.org/10.69590/j14w0m76.

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Il secondo Quaderno della serie ACMA è dedicato quasi integralmente alla presentazione delle attività di ricerca incardinate presso l’area Archeologia e Culture del Mediterraneo Antico (ACMA) della Scuola Superiore Meridionale (SSM). Con esso si avvia una tradizione di pubblicazioni open access, inaugurando uno spazio digitale di discussione in cui far circolare acquisizioni, presentare attività, discutere progetti e prospettive di ricerca del gruppo di studiosi, giovani e più avanti negli anni, che hanno trovato nella Scuola un proprio punto di riferimento. L’area ACMA nasce dalla intersezione di diverse discipline umanistiche con i saperi scientifici applicati allo studio delle testimonianze materiali della cultura classica e, nel dettaglio per noi, dello spazio mediterraneo. Il confronto tra discipline avviene, presso la Scuola, nella forma di un dialogo costruito con istituti di ricerca e organi del Ministero della Cultura, Musei, Parchi Archeologici e Soprintendenze. Questo spazio si è strutturato mediante la stipula di convenzioni di ricerca e in questa dimensione si incardina la formazione degli Allievi Ordinari, si strutturano le ricerche dei dottorandi, si muovono le attività degli assegnisti. Un tema dominante nelle ricerche avviate in questo primo quinquennio di attività della Scuola e dell’area ACMA riguarda l’archeologia dell’Italia Meridionale e, nel dettaglio, lo studio dei complessi fenomeni culturali correlati alla colonizzazione greca in occidente, al suo strutturarsi in forme di città, alla sua eredità nel mondo romano, all’analisi della mobilità culturale e sociale tra le sponde del mare interno. Da nord a sud, la Scuola è presente a Cuma, partecipando al cantiere di scavo sull’acropoli e presso il fondo Valentino, ricerche condotte in concessione ministeriale dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università Vanvitelli la prima, in accordo direttamente con la Scuola la seconda. Sono qui oggetto di ricerca lo spazio del sacro, le attività rituali lette nella lunga durata, la definizione degli spazi architettonici. Da ormai un biennio, la Scuola è presente a Metaponto, nel santuario extraurbano delle Tavole Palatine, ove ancora sopravvive il bel tempio dorico dedicato a Hera, dea sacra agli Achei. A Crotone, spostandoci verso sud, la Scuola partecipa attivamente alla costruzione della nuova Carta Archeologica della città, al Progetto Antica Kroton, volto alla riqualificazione del contesto urbano contemporaneo alla luce dell’antico, allo scavo di un settore del santuario extraurbano di Capo Colonna, ancora una volta un santuario dedicato a Hera, come quello delle Tavole metapontine e di Fondo Valentino a Cuma. La Scuola conduce ricerche anche in ambito vesuviano, con indagini al tempio di Atena presso il Foro Triangolare a Pompei e con ricerche a Stabiae che si sono soffermate sullo scavo del Portico Superiore di Villa S. Marco. In ambito italico e lucano, la Scuola è presente ancora presso il santuario di Rossano di Vaglio, a valle di una ricerca iniziata presso la Scuola Archeologica di Matera e ripresa ora presso la Scuola Meridionale.Un affaccio nel cuore del Mediterraneo è offerto dalla collaborazione prestata da alcuni dottorandi e assegnisti alle campagne di survey sull’isola di Rheneia, presso Delo, in accordo con la locale eforia e la Scuola archeologica francese.
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Decadi, Alessandro. „Mozart a Parigi : 'Les Mystères d’Isis'. Opera in quattro atti (1801)“. De Musica, 23.06.2023. http://dx.doi.org/10.54103/2465-0137/18714.

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Les mystères d’Isis è una tra le opere più controverse della storia della musica occidentale. Essa, seppur molto famosa nel periodo ottocentesco francese e soprattutto parigino, oggi è pressoché dimenticata dai più. In ambiente musicologico italiano è poco studiata e manca della letteratura al riguardo. Nata dall’adattamento de Il flauto magico mozartiano, vede la luce nel 1801, dopo due anni di gestazione. Nasce dalla collaborazione tra Ludwig Wenzel Lachnith (1746-1820), che arrangia la musica, ed Étienne Morel de Chédeville (1751-1814). L’adattamento delle opere, soprattutto straniere, è prassi nel teatro ottocentesco, ma questa volta accade qualcosa in più. Mentre il libretto è totalmente riscritto, la musica viene in parte modificata dall’opera originale ed aggiunte arie dal Don Giovanni e dalla Clemenza di Tito. Il risultato fu un’opera che suscitò il favore del pubblico per quanto atteneva alla musica, alla scenografia ed ai balletti ma critiche fortissime relativamente il libretto. Nonostante le critiche testuali essa ebbe oltre 120 rappresentazioni parigine permettendo al vasto pubblico di far conoscere Mozart come operista. Mozart in effetti era stato a Parigi nel 1778 senza raggiungere grandi traguardi. Seppur dette luogo alla divulgazione ed all’apprezzamento delle capacità mozartiane, essa ebbe un punto critico: la versione originale de Il flauto magico non apparì a Parigi prima del 1865 ed in lingua francese. Questo significò da una parte il successo di Mozart compositore ma dall’altro testimoniò una difficile permeazione dell’opera originale in Francia per un lungo periodo dalla morte del musicista.
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Dissertationen zum Thema "Giovanni di Parigi"

1

Arrouet, Tara. „Normes et exercice du pouvoir aux XIIIe et XIVe siècles : le cas du De potestate regia et papali de Jean de Paris“. Electronic Thesis or Diss., Strasbourg, 2024. http://www.theses.fr/2024STRAC007.

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Notre thèse entend analyser les conditions d’exercice et de normalisation du pouvoir dans le contexte intellectuel français de la seconde moitié du XIIIe siècle et du début du XIVe à travers l’étude du De potestate regia et papali de Jean de Paris dont l’argument central repose sur une reconsidération de l’étendue du pouvoir papal, via celui du pouvoir royal, afin de fournir une définition précise des sphères institutionnelles de son époque. Le De potestate en tant que traité politique et polémique, se veut être constitutif d’un débat qui remonte aux sources du conflit médiéval entre regnum et sacerdotium et permet ainsi d’apprécier l’évolution de la pensée des maîtres de l’époque en la matière. Comment et pourquoi le pouvoir devient-il l’objet d’une réflexion philosophique permettant de repenser les relations entre l’Église et l’État à cette époque ? Pour répondre à cette question, nous avons choisi de montrer comment le discours de Jean de Paris s’articule et en quoi il s’inscrit dans une démarche philosophique claire et un univers doctrinal qui lui est particulier, permettant ainsi de penser les conditions d’existence d’un État législateur et autonome
Our thesis aims to analyze the conditions for the exercise and normalization of power in the French intellectual context of the second half of the 13th century and the beginning of the 14th century through the study of Jean de Paris' De potestate regia et papali, whose central argument is based on a reconsideration of the extent of papal power, via royal power, in order to provide a precise definition of the institutional spheres of his time. The De potestate, as a political and polemical treatise, seeks to be part of a debate that traces back to the sources of the medieval conflict between regnum and sacerdotium, thus allowing us to appreciate the evolution of the thought of the masters of that era on the subject. How and why does power become the subject of philosophical reflection, enabling a rethinking of the relations between the Church and the State during this period? To answer this question, we have chosen to show how Jean de Paris' discourse is structured and how it fits into a clear philosophical approach and a doctrinal universe unique to him, thus enabling the consideration of the conditions for the existence of a legislative and autonomous State
La nostra tesi intende analizzare le condizioni di esercizio e di normalizzazione del potere nel contesto intellettuale francese della seconda metà del XIII secolo e dell'inizio del XIV secolo attraverso lo studio del De potestate regia et papali di Giovanni di Parigi, il cui argomento centrale si basa su una riconsiderazione dell'estensione del potere papale, tramite quello del potere reale, al fine di fornire una definizione precisa delle sfere istituzionali della sua epoca. Il De potestate, in quanto trattato politico e polemico, vuole essere costitutivo di un dibattito che risale alle origini del conflitto medievale tra regnum e sacerdotium e permette così di apprezzare l'evoluzione del pensiero dei maestri dell'epoca su questo punto. Come e perché il potere diventa l'oggetto di una riflessione filosofica che consente di ripensare le relazioni tra Chiesa e Stato in quel periodo? Per rispondere a questa domanda, abbiamo scelto di mostrare come il discorso di Giovanni di Parigi si articoli e in cosa si inscriva in un approccio filosofico chiaro e in un universo dottrinale che gli è proprio, permettendo così di pensare le condizioni di esistenza di uno Stato legislatore e autonomo
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FEDERICO, LUCA. „L'apprendistato letterario di Raffaele La Capria“. Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1005664.

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Superati «novant’anni d’impazienza» e dopo un lungo periodo votato all’autocommento e all’esplorazione delle proprie intenzioni, Raffaele La Capria ha raccolto le sue opere in due Meridiani curati da Silvio Perrella. La Capria ne ha celebrato l’uscita nella prolusione inaugurale di Salerno Letteratura, poi confluita nel breve autoritratto narrativo "Introduzione a me stesso" (2014). In questa sede, l’autore è tornato su alcuni punti essenziali della sua riflessione sulla scrittura, come la relazione, reciproca e ineludibile, fra tradizione e contemporaneità. All’epilogo del «romanzo involontario» di una vita, La Capria guarda retrospettivamente alla propria esperienza come ad un’autentica educazione intellettuale. Perciò, muovendo da un’intervista inedita del 2015, riportata integralmente in appendice, la tesi ha l’obiettivo di ricostruire l’apprendistato letterario di La Capria dai primi anni Trenta, quando l’autore ancora frequentava il ginnasio, fino all’inizio dei Sessanta, quando ottenne il premio che ne avrebbe assicurato il successo. Il percorso, che riesamina l’intera bibliografia lacapriana nella sua varietà e nella sua stratificazione, si articola in una serie di fasi interdipendenti: la partecipazione indiretta alle iniziative dei GUF (intorno alle riviste «IX maggio» e «Pattuglia»); l’incursione nel giornalismo e l’impegno culturale nell’immediato dopoguerra (sulle pagine di «Latitudine» e di «SUD»); l’attività di traduttore dal francese e dall’inglese (da André Gide a T.S. Eliot); l’impiego alla RAI come autore e conduttore radiofonico (con trasmissioni dedicate a Orwell, Stevenson, Saroyan e Faulkner); la collaborazione con «Il Gatto Selvatico», la rivista dell’ENI voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci; e le vicende editoriali dei suoi primi due romanzi, “Un giorno d’impazienza” (1952) e “Ferito a morte” (1961), fino alla conquista dello Strega. La rilettura dell’opera di uno scrittore semi-autobiografico come La Capria, attraverso il costante riscontro di fonti giornalistiche, testimonianze epistolari e documenti d’archivio che avvalorano e occasionalmente smentiscono la sua versione dei fatti, diventa allora un’occasione per immergersi nella sua mitografia personale e avventurarsi in territori finora poco esplorati: come la ricostruzione del suo profilo culturale, a partire dal milieu in cui La Capria vive e opera, o l’incidenza delle letture e delle esperienze giovanili sulla sua prassi letteraria.
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Bücher zum Thema "Giovanni di Parigi"

1

Eusebi, Mario, und Eugenio Burgio. Marco Polo. Le Devisement dou monde. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-223-9.

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Il testo del Devisement dou monde (o Milione, secondo la tradizione italiana) trasmesso dal codice parigino fr. 1116 rappresenta la forma linguisticamente più vicina alla superficie discorsiva originale dell’opera poliana. Dopo l’edizione del 2010 Mario Eusebi ne ha rivisto la lezione: il frutto di tale revisione (già disponibile al lettore nell’edizione digitale di Dei viaggi di Messer Marco Polo di Giovanni Battista Ramusio, in questa collana, vol. 5) torna alla tradizionale forma-libro, accompagnato dal glossario integrale e dagli indici dei nomi e dei toponimi, curati da Eugenio Burgio.
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2

Del Vivo, Caterina, Hrsg. In esilio e sulla scena. Florence: Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-589-6.

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Giovane attrice già famosa, destinata a divenire la prima grande diva del teatro italiano in Europa come nelle Americhe, Adelaide Ristori. Donna appassionata, brillante e inquieta quanto amante della poesia e dell’arte, Lauretta Cipriani Parra, attiva fin dalla giovinezza nell’opposizione politica, compagna e poi moglie del tanto più giovane ‘triunviro’ del Governo provvisorio toscano, Giuseppe Montanelli. Adelaide, impegnata in incessanti tournée e corteggiata dalla società internazionale, è alla ricerca di una diversa idea dell’interprete drammatica, che considera il vero fulcro di ogni realizzazione scenica, e domanderà alle capacità letterarie di Montanelli, in esilio a Parigi dopo la Restaurazione granducale toscana, un testo chiave per i futuri successi. E se Lauretta sembra accettare ruoli subalterni e inusuali per amore del marito, persegue invece precise architetture per farlo emergere nei fasti del Secondo Impero e spianare la via politica per un prossimo, trionfante, ritorno nella Penisola.
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3

Turin (Italy). Museo civico d'arte antica, Hrsg. Madame reali: Cultura e potere da Parigi a Torino : Cristina di Francia e Giovanna Battista di Savoia Nemours, 1619 ·1724. Genoa]: Sagep editori, 2019.

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(Conte), Carlo Cipolla. Trattato de Monarchia Di Dante Alighieri e l'opuscolo de Potestate Regia et Papali Di Giovanni Da Parigi: Memoria... Creative Media Partners, LLC, 2023.

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la stanza di giovanni. Firenze: Le Lettere, 2001.

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6

Arte e fede nella parrocchia di Scanello. San Giovanni in Persiceto (Bo) [i.e. Bologna, Italy]: Maglio, 2013.

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7

Abraham, Aedi, und Gaston Leroux. Fantasma Dell'Opera: Un'opera Di Orrore e Suspense, l'esistenza Di uno Spettro, la Bellezza Di una Bellissima Giovane Donna è Assemblata con Musica e Nobiltà. Independently Published, 2021.

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Buchteile zum Thema "Giovanni di Parigi"

1

Piaia, Gregorio. „L'«errore di Erode» e la '«via media» in Giovanni da Parigi“. In Textes et Etudes du Moyen Âge, 1–16. Turnhout: Brepols Publishers, 1994. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.4.00402.

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Allsop, Peter. „Il Bolognese“. In Arcangelo Corelli, 14–26. Oxford University PressOxford, 1999. http://dx.doi.org/10.1093/oso/9780198165620.003.0002.

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Abstract Setting aside the preposterous fabrications and fictions of the previous chapter, it is remarkable how little remains of the life of Arcangelo Corelli considering his phenomenal inter national success. He was born on 17 Febmary 1653 in the small town of Fusignano near Ravenna, about fifty niiles from Bologna. This is confirmed by the baptismal records of the Parish of San Giovanni Battista in Liba di Fusignano: He was given the name Arcangelo after his father, who had died just a month before, on r 3 January. Of his faniily background we know little, although some genealogists have traced a dubious lineage back to the Middle Ages and beyond: Corelli was a common enough name in the region. Information regarding his early life and training has in the past been drawn largely from two sources.
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Gobbato, Veronica. „Introduzione“. In Marco Polo de Veniesia de le meravegliose cose del Mondo Edizione anastatica dell’incunabolo impresso a Venezia da Giovanni Battista Sessa, 1496. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2024. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-875-0/000.

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Il Devisement dou monde è probabilmente l’opera della letteratura medievale che ha attraversato la più intricata vicenda testuale: scritto nel 1298 da Rustichello da Pisa, prigioniero insieme a Marco nelle carceri di Genova (in un francese fortemente mescidato da tratti italiani, riconoscibile nella sola copia rimasta, il cod. parigino fr. 1116: F), entro la prima metà del XIV secolo l’opera fu più volte tradotta in versioni che spesso sfiorano il radicale rimaneggiamento in toscano, veneziano, latino, francese, catalano, tedesco, ecc., producendo una ricchissima tradizione manoscritta e approdando precocemente alla stampa.
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