Auswahl der wissenschaftlichen Literatur zum Thema „Famiglia nel cinema“

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Zeitschriftenartikel zum Thema "Famiglia nel cinema"

1

Selvaggi, Caterina. „Potere e affetti nel cinema di Marco Bellocchio fino a "Vincere": il contrappunto“. PSICOBIETTIVO, Nr. 2 (März 2010): 157–78. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002011.

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L'autore analizza alcuni celebri films di Marco Bellocchio ("L'ora di religione", "I pugni in tasca", "La balia", "Enrico IV", "Il principe di Homburg", "Il gabbiano", "Buongiorno notte" e "Vincere"), individuando lo stile espressivo del regista che privilegia l'opposizione e insieme riconosce il legame degli opposti, il contrappunto tra immagini e dialoghi, insieme a rumori e suoni. L'importanza della comunicazione non verbale che puň contrastare con l'immagine o con i dialoghi stessi, in particolare č rintracciata soprattutto nel rappresentare situazioni familiari complesse, simili in modo sorprendente a quelle che, nella terapia della famiglia, vengono considerate "famiglie invischiate". In particolare č in evidenza il rapporto tra potere e affetti che appare rapporto di opposizione tra le persone e si rivela perň anche rapporto di legame difficilmente scindibile.
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Mocci, Maria Lucia. „Cinema, PTSD e trauma in etŕ evolutiva“. IPNOSI, Nr. 1 (August 2011): 69–74. http://dx.doi.org/10.3280/ipn-2011-001009.

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Si propongono due film che offrono al clinico la possibilitŕ di confrontarsi col concetto di trauma in etŕ evolutiva, poiché affrontano da angolature di differente complessitŕ il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder)., film del 2008 di Michael Winterbottom, ci presenta, attraverso la storia di una famiglia, il manifestarsi e l'evolversi nella figlia minore del PTSD come da manuale diagnostico., film del 2004 di Gregg Araki, tratto dall'omonimo romanzo di Scott Heim, ci porta in modo molto intenso, a tratti crudo, attraverso le vicende parallele e contemporaneamente perpendicolari di due adolescenti, a riflettere sui limiti dei manuali nel considerare l'essenza della parola trauma, dal greco,indicante una, unae sui possibili esiti che il trauma vissuto in etŕ infantile puň avere nel tempo.
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3

Nicoletto, Meris. „Bambini infelici e famiglie infrante nel cinema di regime“. Quaderni d'italianistica 34, Nr. 2 (25.03.2014): 29–46. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i2.21033.

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Il saggio focalizza la sua attenzione sul tema dell’adulterio femminile, considerato argomento tabù dalla censura e dalla propaganda fascista, e sulle ripercussioni che esso provoca sui figli. Piccola mia di Eugenio De Liguoro e Il canale degli angeli di Francesco Pasinetti, pellicole uscite a metà anni Trenta, bypassano la tematica incandescente del tradimento extraconiugale con il ravvedimento finale delle protagoniste che tornano al loro ruolo di matres familiae. In particolare il film di Pasinetti anticipa di quasi dieci anni la storia raccontata da I bambini ci guardano di Vittorio De Sica: Bruno, il bimbo protagonista, vive con partecipazione sofferta la nascita di un affetto tra la propria madre e un marinaio. La possibile perdita della figura materna viene somatizzata dal bambino in gesti e azioni fatte di silenzi, di avvicinamenti al padre, di furtivi sguardi verso i due amanti. Il tutto poi si scioglie nel finale quando il marinaio decide di partire e la madre di rimanere con il figlio e il marito. Ne I bambini ci guardano, Pricò non è più in grado di salvare il matrimonio dei genitori perché la famiglia non è più una cellula salda e integra, come il regista dimostra superando ipocrisie ideologiche e radiografando pulsioni sociali ed esistenziali nuove. Lo sguardo del bimbo è lo stesso di Bruno, ma con una messa a fuoco più nitida di quanto accade attorno a lui. A nulla valgono i suoi tentativi di nascondere al padre i continui tradimenti della madre, che alla fine rinuncia al figlio in nome della felicità personale. E nulla può il bimbo per richiamare il padre ai suoi doveri di pater familias. In seguito al trauma dell’abbandono della madre e del suicidio del padre Pricò diventa adulto e sceglie di rimanere in collegio, pur avendo di fronte a sé una madre disponibile a prendersi ancora cura di lui. Il suo dolore è troppo forte per perdonare la donna che lo ha tradito nei suoi affetti più profondi.
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Visintin, Giulia. „Nuovo cinema Buie“. SPONDE 2, Nr. 2 (28.12.2023). http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4370.

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L’obiettivo principale dell’articolo è analizzare i sottotitoli in croato del film-documentario Nuovo cinema Buie. Questo documentario che ricorda gli avvenimenti legati al periodo di esodo di molte famiglie durante il Secondo dopoguerra, è stato girato e presentato al pubblico per la prima volta proprio a Buie, la cittadina istriana nella quale è tuttora forte l’uso del croato, italiano e istroveneto. Nell’analisi sono state prese in considerazione solo le traduzioni in croato espresse in italiano standard e maggiormente in dialetto istroveneto. Seguendo la classificazione di Gottlieb (2009) nel lavoro vengono riscontrate con maggior rilievo le strategie di espansione, condensazione, parafrasi, trasposizione, riduzione, rinuncia e cancellazione, mentre le tecniche del processo traduttivo quali imitazione, trascrizione e dislocazione non sono stati evidenziati.
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Dissertationen zum Thema "Famiglia nel cinema"

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CATI, ALICE. „Pellicole di ricordi. Figure della memoria nel cinema amatoriale italiano, 1926 - 1942“. Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/106.

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A partire dagli anni Venti, in Italia come all'estero, iniziano a diffondersi nuovi dispositivi tecnologici per la produzione e la visione di film amatoriali. Analizzando dieci collezioni italiane di film privati e film di famiglia, realizzati da alcuni cineamatori tra il 1926 e il 1942, la ricerca si focalizza sia sui codici linguistici della rappresentazione, sia sulle pratiche sociali di realizzazione e fruizione di tali film. In particolare, lo studio della cinematografia amatoriale come pratica culturale di conservazione della memoria privata consente di aprire alcuni percorsi di ricerca, dal punto di vista teorico e semiotico. In questo senso, il concetto di memoria filmica si pone come asse di intersezione tra una problematizzazione storiografica di un settore degli studi cinematografici, che solo recentemente ha coinvolto gli studiosi, e una riflessione teorica sui processi di elaborazione di una memoria intima e familiare, che si imprime sulla pellicola cinematografica.
In Italy as abroad, the Twenties saw the establishment of new technological devices for the production and vision of amateur films. Analysing ten Italian collections of private films and home movies, made by cine-amateurs between 1926 and 1942, my research examines both the linguistic codes of representation and the social practise of realisation and reception of these films. In particular, it addresses amateur cinematography as a cultural practise of conservation of private memory. Following both a theoretical and semiotic approach, I use the concept of filmic memory as THE intersection for this new historiography. In this sense, I am establishing a new field of cinematic research, whilst offering a theoretical reflection upon the inscription of the intimate and familiar memory into film.
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CATI, ALICE. „Pellicole di ricordi. Figure della memoria nel cinema amatoriale italiano, 1926 - 1942“. Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/106.

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A partire dagli anni Venti, in Italia come all'estero, iniziano a diffondersi nuovi dispositivi tecnologici per la produzione e la visione di film amatoriali. Analizzando dieci collezioni italiane di film privati e film di famiglia, realizzati da alcuni cineamatori tra il 1926 e il 1942, la ricerca si focalizza sia sui codici linguistici della rappresentazione, sia sulle pratiche sociali di realizzazione e fruizione di tali film. In particolare, lo studio della cinematografia amatoriale come pratica culturale di conservazione della memoria privata consente di aprire alcuni percorsi di ricerca, dal punto di vista teorico e semiotico. In questo senso, il concetto di memoria filmica si pone come asse di intersezione tra una problematizzazione storiografica di un settore degli studi cinematografici, che solo recentemente ha coinvolto gli studiosi, e una riflessione teorica sui processi di elaborazione di una memoria intima e familiare, che si imprime sulla pellicola cinematografica.
In Italy as abroad, the Twenties saw the establishment of new technological devices for the production and vision of amateur films. Analysing ten Italian collections of private films and home movies, made by cine-amateurs between 1926 and 1942, my research examines both the linguistic codes of representation and the social practise of realisation and reception of these films. In particular, it addresses amateur cinematography as a cultural practise of conservation of private memory. Following both a theoretical and semiotic approach, I use the concept of filmic memory as THE intersection for this new historiography. In this sense, I am establishing a new field of cinematic research, whilst offering a theoretical reflection upon the inscription of the intimate and familiar memory into film.
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Calligione, Sara <1987&gt. „"La famiglia Cinese, aspetti di continuità e cambiamento nei rapporti intergenerazionali”“. Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4032.

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Questa tesi mirerà a fornire una definizione chiara ed esaustiva dal punto di vista sociologico del termine Famiglia, analizzerà il suo sviluppo storico-evolutivo, mettendo in evidenza i cambiamenti, gli aspetti e le caratteristiche di continuità che la caratterizzano,soprattutto nei rapporti intergenerazionali.
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Bücher zum Thema "Famiglia nel cinema"

1

Perugini, Sergio. Istantanee di famiglia: La famiglia nel cinema degli anni Duemila. Cantalupa (Torino): Effatà, 2012.

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Perugini, Sergio. Istantanee di famiglia: La famiglia nel cinema degli anni Duemila. Cantalupa (Torino): Effatà, 2012.

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3

La famiglia nel cinema: Un oggetto della psicoanalisi applicata. Napoli: Liguori, 2010.

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Carotti, Carlo. Le donne, la famiglia, il lavoro nel cinema di Pietro Germi. Milano: Lampi di stampa, 2011.

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Barozzi, Laura. Italienisches Capriccio di Glauco Pellegrini. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-452-3.

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Realizzato nel 1960 a Berlino, nell’ex DDR, dal regista Glauco Pellegrini, Italienisches Capriccio (Capriccio Italiano) si configura come una trasposizione cinematografica degli episodi più significativi della vita di Carlo Goldoni, reinventati in modo originale nello stile delle sue commedie. L’incredibile storia subita dal film, di cui fu osteggiata la lavorazione, l’‘imprigionamento’ della pellicola con l’edificazione del Muro nel 1961 e la sua ‘liberazione’, avvenuta per merito del regista Carlo Lizzani, testimoniano i fermenti culturali del cinema italiano degli anni ’50-’60 e il clima politico e sociale della Guerra Fredda. Pellegrini realizza Capriccio Italiano avvalendosi della sceneggiatura di Liana Ferri e del grande sceneggiatore premio Oscar, Ugo Pirro. E dirigendo nel film attori di diversa nazionalità, anticipando così i tempi, Pellegrini scriveva: «Gli artisti possono svolgere un ruolo importante per la fraterna intesa fra i popoli […] io cerco col lavoro di affermare che esiste un’Europa Unica, e che questa grande famiglia di nazioni guarda alla pace e respinge la guerra».
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Buchteile zum Thema "Famiglia nel cinema"

1

D’Attoma, Sara. „4 • Peculiarità dei divorzi per violenza domestica“. In Sinica venetiana. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-602-2/004.

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Nel contesto cinese, ove esiste una normativa ad hoc per contrastare la violenza domestica, ma la cui applicazione non è ancora stata perfezionata, il ricorso al divorzio si inserisce nel disomogeneo panorama legislativo sulla materia come una delle possibili soluzioni alla quale la vittima può ricorrere, una sorta di ultimo rimedio, e unico in ambito civilistico insieme al sistema degli ordini di protezione contro gli abusi famigliari.
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